Tempi duri per i manipolatori affettivi: a Fregene Roberta Bruzzone spiega come riconoscerli e allontanarli

“Io non ci stò più” questo il titolo del libro con i consigli pratici per riconoscere un manipolatore affettivo e liberarsene scritto da Roberta Bruzzone la profiler più famosa d’Italia.

La psicologa forense e criminologa investigativa è intervenuta lo scorso sabato all’arena Fellini di Fregene, dove si è tenuta una presentazione del suo ultimo lavoro che è stato discusso insieme alla biologa e genetista forense Marina Baldi, all’avvocato Serena Gasperini e alla giornalista Chiara Rai.

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Ilvideo servizio trasmessoa Officina Stampa del 4/7/2019

All’evento era presente anche l’Avvocato specializzato in diritto penale e criminologia Anna Maria Anselmi assessora al Comune di Fiumicino con deleghe ai Servizi sociali, Pari Opportunità, Farmacie, cimiteri, Formazione e Lavoro. E di fronte al numeroso pubblico si sono dunque analizzati quelli che sono i segnali classici per riconoscere i manipolatori affettivi, le trappole che usano per farci fare ciò che vogliono quindi le strategie da mettere in campo per neutralizzarli e le tecniche per allontanarli definitivamente dalla nostra vita.

“Io non ci stò più” è un libro dunque rivolto a tutti, anche a chi pensa di non averne bisogno. E tutti, prima o poi, abbiamo a che fare con un manipolatore affettivo: qualcuno che dice di tenere a noi, ma finisce per farci fare sempre quello che vuole.

La manifestazione è stata introdotta da un momento musicale, molto apprezzato dal pubblico, con l’esibizione della pianista Kasia Chojnacka e del sassofonista Carmelo Iorio.




Giovanni dietro Falcone – quarta puntata: un uomo lasciato solo

Paolo Borsellino aveva capito tutto. Giovanni Falcone era stato lasciato solo. Lo Stato e la magistratura gli avevano voltato le spalle. Falcone inizia a morire il 19 gennaio 1988 quando il Consiglio Superiore della Magistratura gli preferisce Antonino Meli a capo dell’ufficio istruzione. È il 23 maggio 1992, ore 17 e 57. Mezza tonnellata di esplosivo apre una voragine di 140 metri sull’autostrada A29 che dall’aeroporto di Punta Raisi conduce a Palermo. (pausa). Il primo ad arrivare è Antonio Vassallo, un fotografo. Ma cosa è successo prima della strage. Antonio Vassallo fa il nome di Giovanni Battaglia… Sulla collina, dove oggi si legge in carattere la scritta No Mafia, vengono ritrovati mozziconi di sigarette, un pizzino con il numero di telefono di un uomo dei servizi segreti…

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Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 4/7/2019



A Firenze la storia dell’Italia ebraica nell’arte del tessuto

Agli Uffizi fino alla fine di ottobre una mostra inedita con 140 opere tra arazzi, merletti, stoffe e addobbi

La storia degli ebrei italiani osservata da una prospettiva inedita e cromaticamente caleidoscopica, quella dell’arte del tessuto: è Tutti i colori dell’Italia ebraica, grande mostra dal 27 giugno al 27 ottobre nell’aula magliabechiana della Galleria degli Uffizi di Firenze.

Circa 140 opere, tra arazzi, stoffe, addobbi, merletti, abiti, dipinti ed altri oggetti di uso religioso e quotidiano, presentano per la prima volta la storia degli ebrei italiani attraverso una delle arti meno conosciute, ossia la tessitura, che nel mondo ebraico ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nell’abbellimento di case, palazzi e luoghi di culto.

Ne emerge un ebraismo attento alla tradizione, ma anche gioioso, colorato, ricco di simboli. Si riconosce inoltre il carattere interculturale e internazionale di questo popolo, soprattutto grazie all’eccezionale varietà dei motivi sui tessuti, dove il colore spesso predomina in maniera stupefacente.

Si parte dai tempi antichi e si arriva fino alla moda del Novecento e all’imprenditoria tessile moderna, affrontando temi chiave quali il ruolo della scrittura come motivo decorativo, l’uso dei tessuti nelle sinagoghe, il ricamo come lavoro segreto, il ruolo della donna. Protagoniste già nella Bibbia, anche nei secoli recenti le stoffe hanno la capacità di esprimere l’anima del popolo ebraico attraverso capolavori assoluti, spesso provenienti dal vicino e dal più lontano Oriente con cui gli ebrei italiani entravano in contatto per legami familiari e per commerci: si veda la spettacolare tenda (la parokhet), di manifattura ottomana del primo quarto del XVI secolo, prestata dal Museo della Padova Ebraica.

Le diverse comunità ebraiche italiane, in osmosi con la società circostante con cui si confrontavano, finivano per acquisire linguaggi ed espressioni artistiche locali: nelle opere tessili provenienti da Livorno, Pisa, Genova e Venezia, ad esempio, è manifesta l’influenza del vicino Oriente, molto diversa da quanto vediamo in quelle romane, fiorentine o torinesi, che si confrontavano con il gusto dei poteri dominanti in Italia.

Nel percorso della mostra è possibile ammirare alcuni pezzi rarissimi, provenienti da musei e collezioni straniere, che conducono idealmente il visitatore attraverso le feste ebraiche: tra questi i frammenti ricamati provenienti dal Museum of Fine Arts di Cleveland, le due tende dal Jewish Museum di New York e dal Victoria and Albert Museum di Londra che insieme a quella di Firenze formano un trittico di arredi (per la prima volta riuniti insieme) simili per tecnica e simbologia.

Straordinario e unico è un cofanetto a niello della fine del Quattrocento proveniente dall’Israel Museum di Gerusalemme che, come una specie di computer ante litteram ad uso della padrona di casa, tiene il conto della biancheria che via via era consumata dai componenti della famiglia.
Dagli abiti – in particolare quelli femminili – spesso si ricavavano le stoffe preziose per confezionare paramenti e arredi sinagogali, dove talvolta è possibile individuare le linee delle vesti e il loro uso originario.

Nel Ritratto del conte Giovanni Battista Vailetti di Fra Galgario, del 1720 (un prestito eccezionale dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia) il personaggio indossa una splendida marsina in prezioso broccato e nell’Allegoria dei cinque sensi di Sebastiano Ceccarini (1745), ad esempio, la veste della bambina è dello stesso tessuto della mappà Ambron realizzata a Roma nel 1791-92.

Splendidi i ricami, alcuni con ‘stemmi parlanti’ (gli ebrei non potevano ricevere un titolo nobiliare) entro fastose cornici barocche. Vere e proprie “pitture ad ago” che brillavano alle luci mobili delle candele e delle torce, in un trionfo di sete colorate, di fili d’oro e d’argento, sono opera delle abili mani delle donne che, pur rinchiuse tra le mura domestiche, esprimono una stupefacente inventiva e ampiezza di conoscenze.

Tra i tessuti più antichi in mostra, databili al Quattrocento, sono una tenda per l’armadio sacro proveniente dal Museo Ebraico di Roma, un’altra proveniente dalla Sinagoga di Pisa e un telo del ‘Parato della Badia Fiorentina’ che in origine ricopriva per le feste solenni tutte le pareti della chiesa. Sono tutti eseguiti in un velluto cesellato e tramato di fili d’oro nel motivo della ‘griccia’ – una melagrana su stelo ondulato – che è forse il disegno tessile più tipico del Rinascimento in Toscana.

Una scoperta sorprendente è l’Aron Ha Qodesh, un armadio sacro proveniente dalla più antica sinagoga di Pisa. Le decorazioni dipinte e le dorature del mobile, ora riscoperto come originale del XVI secolo, sono riemerse sotto le innumerevoli mani di tinta bianca che l’avevano deturpato.

Le sezioni tematiche della mostra giungono ai giorni nostri, passando attraverso il collezionismo tessile dell’Ottocento, di cui fu massimo esponente Giulio Franchetti, che ha donato la sua raccolta al Museo del Bargello, ma anche l’imprenditoria – in particolare di quella pratese con la famiglia Forti-Bemporad – e la creatività di alcune famose stiliste.
L’esposizione termina con un capolavoro assoluto, il merletto lungo otto metri disegnato da Lele Luzzati per il transatlantico Oceanic. È un collage di pezzi antichi e moderni che riproduce I fasti e le immagini della Commedia dell’Arte Italiana, in un medium inusitato, che unisce l’antica manualità a un’incredibile forza espressionista.

Come afferma il direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt: “è una rassegna di amplissimo respiro su un tema mai affrontato prima. Il visitatore rimarrà sorpreso dalla varietà e ricchezza degli oggetti esposti, che spaziano dai solenni parati liturgici ai doni diplomatici, dagli abiti ai ricami, dai ritratti al prêt-à-porter e molto altro: sono le fitte, preziose trame del popolo ebraico in Italia”.

La presidente della fondazione per il Museo Ebraico di Roma Alessandra Di Castro, commenta: “La produzione ebraica dei tessuti, come anche degli argenti e di altre tipologie di arti decorative, è intimamente legata alla storia dell’arte italiana in una dimensione più generale; ha risentito nei secoli dei cambiamenti di gusto della civiltà artistica italiana e a sua volta li ha determinati, influenzati. E per questa ragione la mostra riguarda tutti e accende le luci della ribalta su un patrimonio comune – incredibile per qualità e quantità – che va valorizzato, promosso, tutelato e soprattutto raccontato perché lo si conosca in tutta la sua ricchezza”.




Racconti inenarrabili di mezz’estate: politici in barca… in cerca di gloria

Non certo di letteratura che si vuole trattare oggi, perché quello che commentiamo, nonostante descriva scenari tragi-comici, rappresenta le disavventure di superstiti, più precisamente di naufraghi, sempreché non li si voglia classificare come derelitti.

Comunque li si voglia considerare rimangono sempre dei sopravissuti all’agonia di un partito politico.

Sono tre uomini in barca, Orfini, Del Rio e Faraone, con una voglia matta di alzare la vela e prendere il largo, invece si sono trovati, loro malgrado, arenati ed impantanati in una storia che acutizza e impoverisce sempre più il già modesto bacino dei consensi della corrente ideologica a cui appartengono.

A fargli compagnia sulla barca è precipitato Riccardo Magi sognando lidi più gloriosi dopo il flop di +Europa.

In questa solenne occasione non poteva mancare Nicola Fratoianni di Sinistra italiana, conosciutissimo come Maestro Cerimoniere in materia di emigrazione.

“Posti esauriti” si è sentito dire Zingaretti al telefono ed ha dovuto rimandare l’exploit a Lampedusa. Matteo Renzi è arrivato fuori tempo massimo e si è visto sulla banchina contemplando il tramonto e la decadenza degli eventi.

Sono questi racconti che proprio ci volevano, in parte comici, leggeri, spensierati da assaporare e che fanno coinvolgere sentimentalmente. Figure di spicco, altri insignificanti, movimenti nazionali, una eroina in cerca spasmodica di notorietà e una tifoseria da ultras curva sud.

E’ molto strano eppure ritornano in mente alcuni versi della canzone “Sempre” di Mario Castellucci, divinamente interpretata da Gabriella Ferri: “Ognuno è un cantastoria /Tante facce nella memoria /Le parole di tanta gente. /Tanto buio tanto colore /Tanta noia tanto amore /Tante sciocchezze tante passioni /Tanto silenzio tante canzoni”.
Canta bene Gabriella. Quanti cantastorie in giro per l’Isola ! Quanto buio nella politica odierna e quante nefandezze che di tanto in tanto affiorano, vengono in superficie con tutto il tanfo di una cloaca in ebollizione. Casi come gli orrori degli affidi di quelli di una scuola di Reggio Emilia, un vero ventaglio del male che corrompe e corrode il tessuto sociale italiano.
Quanto buonismo, falsità, moralismi da lungo predicati per rinfacciare agli altri, lì, in quella scuola si è presentata la nudità dei fatti crudi, con nomi e cognomi. Quanti silenzi, quante facce nella memoria! Quanta retorica, quante sciocchezze!
Quando è che si smette di adoperare i bambini come scudo, come merce, come cause per commuovere, per impietosire le anime? I bambini muoiono se diventano merce per guadagni, ideologia gay o finti abusi», dice giustamente don Noto, il sacerdote in prima fila contro la pedofilia.
Proprio di oggi lo scandalo delle “fake Onlus” che vede coinvolti alcuni come (“Volontari senza frontiere”, “Milano Solidale”, “Amici di Madre Teresa” e “Area solidale”.

Qualcuno, molto caro agli italiani, usava dire: “E non finisce qui”e Magda di Verdone memoria, con quella voce esasperata , ci pare ancora essere presente supplicando: “Non ce la faccio più”!

Tante storie, tanti silenzi e tanta corruzione. Ovunque si può leggere che l’attuale scandalo che investe il CSM, centro di potere che per spartirsi le nomine esternamente allo stesso Consiglio, è di una gravità senza precedenti e sta scuotendo l’Italia. A giudizio a Perugia figurerebbe anche l’ex presidente ANM.

Lo scandalo si allarga a macchia d’olio e si salvi chi può

Si rasenta il ridicolo. Gian Carlo Perego, vescovo di Ferrara vuole dedicare il porto di Lampedusa alla “capitana” paragonandola a Garibaldi.
Ma per cortesia! Caro Monsignore, non sarebbe meglio dedicarsi al Vangelo e a pascere il gregge?

“Battere il ferro finché è caldo”, pensava l’opposizione a Salvini

Lo scandalo CSM è targato PD ed è scoppiato nel momento sbagliato quando il partito, frantumato non dava segni di vita. C’è chi dice che Zingaretti ci sia ma non si vede. Renzi c’è, gira il mondo e pensa a Zingaretti. Calenda impegnato con Cuperlo nel difficile compito d’inventare un nuovo PD. Intanto, zitti zitti e mogi mogi, mentre aspettano l’ispirazione, stanno seduti sulla riva del fiume aspettando di vedere passare il corteo funebre dell’avversario politico per non diventare: “Come un vecchio ritornello /Che nessuno canta più”.

All’improvviso gli è piovuta dal cielo l’avventura Carola e vincendo lo smarrimento e l’incertezza si sono buttati sul carro vincente del momento, la barca della buona speranza.

La storia non finisce qui perché il gesto gli verrà a costare caro quando gli italiani entreranno nuovamente nella cabina elettorale. Salvini se la ride sotto i baffi mentre i vari Giannini, Lilly, Mughini,i Fazio e la sinistra chic continuano ad aspettare “ Il sole che sorge”.

Auguri e lunga vita.




‘Ndrangheta e politica, 34 arresti: le cosche puntavano ai servizi aeroportuali di Malpensa

‘Ndrangheta, politica e gestione di attività commerciali attorno all’aeroporto di Malpensa. Sono gli elementi dell’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e condotta dai carabinieri del comando provinciale del capoluogo lombardo, che dalle prime luci dell’alba stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 34 persone (32 italiani, un marocchino e una romena) in varie province italiane. Al centro dell’inchiesta ci sono le dinamiche della locale di ‘ndrangheta di Legnano (Milano)-Lonate Pozzolo (Varese).

Sono 400 i carabinieri impegnati nell’esecuzione dell’ordinanza nelle province di Milano, Ancona, Aosta, Cosenza, Crotone, Firenze, Novara e Varese. I destinatari del provvedimento (27 in carcere e 7 ai domiciliari) sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, danneggiamento seguito da incendio, estorsione, violenza privata, lesioni personali aggravate, minaccia, detenzione e porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti (tutti aggravati perché commessi avvalendosi del metodo mafioso e al fine di agevolare le attività dell’associazione mafiosa), truffa aggravata ai danni dello Stato e intestazione fittizia di beni, accesso abusivo a un sistema informatico o telematico.

L’indagine è partita nell’aprile 2017 e ha documentato la capacità dell’associazione di infiltrarsi negli apparati istituzionali dell’area di Varese. Gli investigatori hanno inoltre accertato che dalla seconda metà del 2016 era in corso un processo di ridefinizione degli assetti organizzativi della locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo, a seguito della scarcerazione di due boss in contrasto tra loro.

L’indagine dei Carabinieri e della Dda di Milano avrebbe accertato un legame tra l’ex sindaco di Lonate Pozzolo (Varese), Danilo Rivolta, e alcuni esponenti del locale di ‘ndrangheta. L’elezione di Rivolta sarebbe stata appoggiata da influenti famiglie calabresi che lo avrebbero aiutato in cambio di un assessorato alla nipote del boss Alfonso Murano, ucciso il 28 febbraio del 2006 a Ferno (Varese). Tra gli indagati anche un consigliere di Fratelli d’Italia e un perito che lavorava per la Procura di Busto Arsizio (Varese): avrebbe fatto da ‘talpa’ su alcune indagini.

Le cosche puntavano ai parcheggi attorno all’aeroporto di Malpensa e alla costruzione di nuove attività commerciali in aree nei comuni adiacenti. E’ uno degli aspetti che emergono dall’inchiesta “Krimisa” che questa mattina ha portato all’arresto di 34 persone accusate a vario titolo di reati commessi con l’aggravante del metodo mafioso. Il gip della procura di Milano ha disposto il sequestro di due parcheggi privati, “Malpensa Car Parking” e “Parking Volo Malpensa”, oltre a metà delle quote della società “Star Parkings”, che non si trovano nell’area aeroportuale. In totale il decreto ha consentito di sequestrare beni per un valore complessivo di 2 milioni di euro. I carabinieri sono riusciti a documentare summit criminali durante i quali, oltre alle questioni prettamente politiche, c’era anche la pianificazione imprenditoriale della cosca, i cui proventi erano investiti in parte nell’acquisto di ristoranti e di terreni per la costruzione di parcheggi poi collegati con navette all’aeroporto.




Fiumicino, colpito il circolo Aldo Moro. Il sindaco Montino: “Sono gruppi di fascisti dell’odio! Stufi di questa violenza”

“Dopo il blitz di qualche giorno fa alla sede del Partito democratico in via del Nazareno, questa notte Azione frontale ha ben pensato di prendere di mira il nostro circolo Aldo Moro in via della Scafa. Gli estremisti di destra hanno infatti imbrattato la cancellata e la parete attaccando manifesti ingiuriosi e oltraggiosi con la loro sigla.

Siamo stufi di queste manifestazioni di intolleranza e violenza. Fiumicino non è questo.

Ci batteremo sempre affinché certi gesti, che condanniamo fermamente, non vengano più ripetuti. Questo clima di repressione e fanatismo non fa bene a Fiumicino e all’intero nostro Paese.

Questi gruppi di fascisti dell’odio continuano a spadroneggiare oramai in tutto il Paese senza che accada mai nulla. Evidentemente pensano di sentirsi tranquilli”. Lo dichiara il sindaco di Fiumicino Esterino Montino.




Orrore a Catania: violenta continuamente la figlia con disabilità mentali

CATANIA – La Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito di indagini a carico di F.G., di anni 60, indagato per il reato di violenza sessuale aggravata, commesso in danno della figlia, oggi di anni 24, ha richiesto ed ottenuto la misura cautelare in carcere eseguita dai Carabinieri della Stazione di Catania Piazza Dante.

Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, hanno messo in evidenza le azioni spregevoli commesse dal genitore dal 2015 ad oggi il quale, approfittando dello stato di disabilità intellettiva della figlia, ne ha abusato sessualmente in modo sistematico.

Sfruttando le condizioni minoritarie sia della figlia che dalla moglie, anch’ella affetta da patologie mentali, il bruto imponeva la propria supremazia sessuale alla discendente attraverso minacce e
violenze consistite in percosse a lei e alla madre.

Proprio grazie alla mamma della ragazza, che sorprese suo marito in bagno mentre abusava della figlia (episodio confidato dalla donna al figlio più grande non convivente) è stata presentata una denuncia contro l’uomo, mentre per salvaguardare la vittima si provvedeva a trasferirla in casa di
una zia materna.

La perfetta osmosi investigativa tra carabinieri e magistrati, consentiva nel frattempo di acquisire numerose testimonianze tra le quali quella della ragazza, sentita previo parere di un noto psichiatra, tutte comunque convergenti verso un solo responsabile di tale abominio seppur commesso in un contesto socio familiare alquanto problematico, connotato da scarsissime risorse intellettive e culturali.

La mancanza di scrupolo dimostrata dall’indagato nel porre in essere dei gesti di tale gravità nei confronti della figlia disabile, nei cui confronti avrebbe dovuto, invece, apprestare condotte finalizzate all’assistenza ed alla cura, nonché la perseveranza nel perseguire lo scopo abbietto anche
quando la figlia si era trasferita in casa della zia, con continui ppostamenti e abboccamenti dove, anche in presenza della cognata “pretendeva” (anche afferrandola per un braccio e minacciandola) che la figlia facesse ritorno a casa, ha convinto il giudice, su proposta del magistrato titolare del
fascicolo, di ritenerlo una persona socialmente pericolosa e capace di reiterare il reato, tanto da ordinarne l’immediato arresto e la reclusione nel carcere di Catania Piazza Lanza




Crash Team Racing torna in grande spolvero

Con Crash Team Racing Nitro Fueled Activision riporta sulle console di attuale generazione uno dei titoli più amati ai tempi della primissima Playstation, nel lontano 1999. Ma veniamo al dunque, il gioco propone in chiave moderna il Ctr originale, quello più amato e iconico, dotandolo di una grafica in stile cartoon moderna, ma mantenendo sempre il gameplay virtualmente identico al gioco originale, se non per qualche piccola miglioria e un paio di aggiunte per arricchire l’offerta. I poco dettagliati e pixellosi mondi del gioco originale lasciano così spazio a rivisitazioni fedeli nel design ma molto più ricche di colori, varietà e dettagli che regalano nuova linfa vitale a piste che negli anni ’90 risultavano essere spoglie e poco movimentate. Crash Team Racing Nitro-Fueled è assolutamente all’altezza dei prodotti contemporanei, sia come resa grafica, sia come fluidità in game, e il salto qualitativo di 3 generazioni di console, nonché 20 anni di evoluzione tecnica si fanno sentire davvero poco. Per giustificare maggiormente il comunque economico prezzo di 39,99 Euro, il team di Beenox ha inoltre pensato di aumentare ulteriormente il valore del prodotto aggiungendo, tra le altre cose, numerose piste dai sequel di CTR, nonché moltissime opzioni di personalizzazione e un multiplayer online appassionante e spassoso. L’idea di base del titolo originale era ovviamente quella di creare un degno avversario del famosissimo Mario Kart, e così fu. Adesso con questo remake il titolo offre quanto visto in passato ma elevato all’ennesima potenza, qundi: gare di pochi giri all’interno di spettacolari piste in scenari coloratissimi e folli in giro per il mondo, da castelli fino a deserti, dove 8 piloti del roster si affrontano su kart veloci e che possono guadagnare ulteriore velocità con i boost offerti dalla corretta gestione di derapate, partenze e salti. Il sistema di derapate, nello specifico, è molto diverso da quanto visto in giochi simili e vede i giocatori attivare il turbo a più riprese col giusto tempismo ad ogni derapata per sfruttarne al meglio l’effetto. Ovviamente non mancano i famosissimi power-up, componente imprescindibile di questo genere che contribuisce a rendere questi giochi titoli molto divertenti in compagnia: bombe, missili, pozioni trappola, scatole di TNT, scosse elettriche e turbo permettono ai giocatori di rimontare nei confronti di chi si trova davanti, portando spesso a photo-finish a sorpresa dove un giocatore che è stato per buona parte al comando può essere fermato all’ultimo momento da qualcuno che passa ad alta velocità con qualche folle power-up o che lo manda in testa coda con un bel missile. Questo modo di giocare rende Crash Team Racing Nitro Fueled un party game capace di dar vita a divertentissime sessioni tra amici sia in locale che online.

In ogni caso, se non si ha mai avuto l’occasione di provare
il titolo originale, il miglior metodo per prendere familiarità con le
dinamiche di gioco resta la “campagna”. Tale modalità di gioco è strutturata in
maniera molto diversa da quanto visto in altri titoli del genere: qui Crash o
il personaggio che si selezione deve affrontare diverse isole che fungono da
hub, ognuna delle quali presenta varie piste in cui arrivare vincitori per poi
battere i boss dell’area in una letale battaglia uno contro uno. Finito questo,
è possibile affrontare sfide aggiuntive sui livelli già affrontati, come sfide
a tempo dove bisogna cercare di fermare il cronometro il più spesso possibile
raccogliendo casse con secondi bonus o le sfide CTR, dove bisogna battere la
CPU raccogliendo le lettere C, T ed R nascoste in giro per i livelli. Queste
sfide portano il giocatore a trovare le scorciatoie rischiose ma efficaci di
ciascuna pista, preparandoli al meglio per le sfide competitive del multiplayer
locale e online. La campagna di Crash Team Racing Nitro Fueled è davvero lunga
se si decide di completare ogni sfida secondaria, ma come detto è un ottimo
modo per conoscere al meglio ogni pista, diventa quindi molto consigliata a chi
ha intenzione di puntare a competere. Per chi ha tali ambizioni, c’è l’ormai noto
split screen fino a 4 giocatori in qualunque pista o modalità, ma soprattutto
un supporto online abbastanza basilare ma incredibilmente spassoso e molto
gradito, considerando che CTR non ha mai avuto ufficialmente una componente
online. Anche questa componente è giocabile in split screen, permettendo ai
giocatori di portare anche la propria squadra online. Insomma, il videogame ripropone
fedelmente gameplay, campagna e opzioni multiplayer (ma con diverse novità) del
gioco originale, il tutto con un’ottima resa grafica e tanti piccoli
miglioramenti. Possiamo affermare senza timore di essere smentiti che questo
gioco è la versione definitiva di uno dei kart racer più spassosi di sempre,
capace quasi di rendere obsoleto e l’originale. Per chi si avvicina per la
prima volta a Crash Team Racing, il titolo può sembrare come un banale clone di
Mario Kart senza nessuna differenza degna di nota. Ma non è così, soprattutto
per il modello di guida che riesce a combinare in maniera egregia una
maneggevolezza arcade a un impressionante elemento tecnico di bravura. Il
fulcro sta nel riuscire a concatenare derapate cercando di azionare nel momento
giusto il boost generato da queste, per arrivare a passare praticamente tutto
il giro sotto l’effetto del nitro. Anche Mario Kart e compagnia hanno un
sistema di derapate turbo, ma le tante curve a gomito, i dislivelli e gli
ostacoli di CTR uniti a questo sistema più complesso rendono il racer game di
Crash e soci decisamente più tecnico, dove ogni giocatore può costantemente
migliorarsi ed aumentare in abilità partita dopo partita. E vi assicuriamo che
se si vuole dominare sarà necessario un duro allenamento, visto che per
completare la storia al 100% o per avere una chance di vincere contro gli
agguerriti avversari online bisognerà essere davvero a proprio agio con il
meccanismo di derapate. Attenzione però, come già sottolineato più volte, Crash
Team Racing Nitro Fueled non è però solamente una copia dell’originale CTR,
poiché aggiunge anche diversi elementi dai sequel meno riusciti del gioco
portandoli però nella struttura e nel gameplay pluripremiato del primo
episodio. Spuntano così piste da Crash Nitro Kart e Crash Tag Team Racing,
diversi nuovi personaggi, un’abbondanza di elementi cosmetici abbastanza
numerosa ma anche e soprattutto il multiplayer online. La quasi totalità di
questa saga si è giocata su console che nemmeno avevano una porta Ethernet,
figuriamoci funzionalità online degne di questo nome. Bene, adesso grazie alle
nuove tecnologie il gioco permette a giocatori di tutto il mondo di sfidarsi in
qualunque pista del gioco. C’è ovviamente anche il multiplayer locale per
divertenti sessioni casalinghe tra amici, ma il gameplay estremamente tecnico e
caotico del titolo lo rende un’esperienza multiplayer online decisamente
esilarante. Per chi non ha intenzione di mettere le mani sul comparto multiplayer
e desidera godersi solo l’esperienza “classica” di CTR non c’è da
preoccuparsi, visto che ogni oggetto di personalizzazione è sbloccabile anche
in locale e non ci sono obiettivi esclusivi per la modalità online.

A livello di modalità di gioco, Crash Team Racing Nitro
Fueled ne offre davvero tante. La modalità Arcade Locale è quindi quella che
racchiude al suo interno la maggior parte dei contenuti del gioco e li offre
sin da subito senza ulteriori attese. Gli unici elementi bloccati riguardano i
piloti aggiuntivi, un totale di 25, tra cui i boss da sbloccare nell’Avventura,
e le personalizzazioni dei kart, queste ultime puramente estetiche. All’interno
della sezione arcade si potrà disputare una Gara Singola – scegliendo il numero
di giocatori, di giri, il livello di difficoltà e se affrontarla in versione
standard o speculare -, oppure ci si potrà cimentare in una delle 7 coppe
presenti in “Gara di Coppa”, prendere parte alla modalità Battaglia,
partecipare alle Prove a Tempo, gareggiare nella Corsa delle Reliquie, nella
Sfida CTR o nella Sfida dei Cristalli. Chi ha giocato al capitolo del ’99 riconoscerà
ogni singola modalità e si renderà subito conto di come l’offerta di Crash Team
Racing Nitro-Fueled sia assolutamente completa e in linea con l’originale. Per
chi invece si stesse avvicinando al titolo solo ora, ricordiamo che la modalità
Battaglia consente di combattere in una delle 12 piste/arene disponibili
esclusivamente in questa sezione. Qui si può scegliere se gareggiare a punti, colpendo
gli avversari con le armi a disposizione, in una versione alternativa del “ruba
bandiera”, collezionando il maggior numero di cristalli e così via. Insomma, la
modalità Battaglia è a sua volta un gioco nel gioco ed è particolarmente adatta
a tutte quelle sezioni multi player in stile party game senza dover badare alla
qualità della guida. La Sfida delle Reliquie è invece una variazione della
Prova a Tempo, dove si potranno migliorare i propri risultati aprendo le casse
bonus in grado di congelare il cronometro. La Sfida CTR invece è una semplice
gara nella quale, come già detto, bisognerà raccogliere le lettere C, T e R
sparse per il tracciato, mentre nella Sfida dei Cristalli bisognerà raccogliere
i cristalli viola sparsi nelle arene della modalità Battaglia. Ricordiamo che tutto
ciò potrà essere giocato in multi player locale a schermo diviso sino a 4
giocatori, mentre la modalità online consente la partecipazione fino a 8
giocatori. Per quanto riguarda il comparto audio, i puristi potranno infatti
scegliere se utilizzare la colonna sonora remixata o quella classica, inoltre,
a livello di gioco potranno affrontare la campagna in modalità
“classica” o Nitro-Fueled, potranno persino scegliere i modelli
poligonali originali per i kart e i personaggi principali, rinunciando a
qualsiasi orpello estetico che possa alterare l’esperienza. A questo grande
richiamo al passato si contrappone l’aggiunta di personaggi del tutto inediti,
fra cui alcuni che arriveranno nei prossimi mesi, per il titolo, una nuova
schermata di personalizzazione del kart e persino un negozio giornaliero dove
spendere le monete accumulate con le gare per poter acquistare skin, personaggi
e pacchetti bundle.

Dal punto di vista tecnico i ragazzi di Beenox sono stati in
grado di effettuare un lavoro di ricostruzione di livello altissimo. Questo
significa che ogni pista, ogni arma e ogni personaggio sono delle copie 1:1 di
ciò che era presente nel capitolo per PlayStation del 1999, ovviamente
reinterpretati e restaurati in chiave moderna. I tracciati ripropongono lo
stesso feeling degli originali, con curve e dossi ricostruiti con precisione
millimetrica, quindi se si era già degli assi di Crash Team Racing ai suoi
tempi, basteranno pochi minuti per ritrovare le stesse sensazioni dell’epoca e
se la memoria non inganna si potranno anche sfruttare sin da subito tutte le
scorciatoie presenti nelle mappe. Tirando le somme Activision e Beenox con
questo Crash Team Racing Nitro Fueled hanno ridato vita a uno dei videogame più
divertenti di sempre dove competizione, divertimento e adrenalina sono sempre
presenti in ogni metro della pista. Insomma, come avrete dedotto leggendo il
nostro articolo, se siete alla ricerca di un gioco da fare con gli amici, ma
che offra una componente di sfida degna di questo nome, tante modalità e una
grandissima varietà di tracciati, questo remake del classico CTR è proprio ciò
che fa per voi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8

Longevità: 9

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Allerta ransomware in Italia, pericolo via PEC

I ricercatori di ESET Italia hanno rilevato negli ultimi
giorni una distribuzione massiva di PEC pericolose che presentano degli
allegati in grado di infettare il sistema con una minaccia ransomware. In
questa specifica campagna creata ad hoc per l’Italia, i cybercriminali stanno
diffondendo delle PEC su larga scala riconducibili ad aziende “fantasma” in cui
si fa riferimento a presunte fatture allegate in formato PDF. L’apertura di
questi file innesca una payload che infetta il sistema ospite con un pericoloso
ransomware in grado di codificare tutti i documenti della vittima rendendoli di
conseguenza inaccessibili, se non previo pagamento del cosiddetto “riscatto”. Di
seguito è riportato il tipico messaggio distribuito dai criminali a cui nella
maggior parte dei casi viene allegato un file PDF infetto:

“OGGETTO: Emissione fattura SS059656”

Buongiorno Allegata alla presente email Vi trasmettiamo copia PDF di cortesia della fattura in oggetto. Documento privo di valenza fiscale ai sensi dell’art. 21 Dpr 633/72. L’originale e disponibile all’indirizzo telematico da Lei fornito oppure nella Sua area riservata dell’Agenzia delle Entrate”.

Solitamente le PEC vengono utilizzate per comunicazioni
sensibili e spesso riservate, tanto da venir considerate l’unica soluzione
informatica accettata per la corrispondenza dalla pubblica amministrazione e
dagli enti governativi. Tale prerogativa fa sì che gli utenti si sentano più
tranquilli nel considerare attendibili questi messaggi, portandoli ad eseguirne
senza preoccupazioni i file allegati. ESET Italia consiglia di porre la massima
attenzione anche ai messaggi PEC, di non aprire assolutamente il file “.pdf” o
altri tipi di allegato se il mittente è sconosciuto o palesemente “falso”. Se
al contrario il mittente fosse noto ma il contenuto della comunicazione
risultasse sospetto o simile a quello appena riportato, è opportuno chiedere
direttamente conferma di quanto inviato. Inoltre, come in altri casi simili è
necessario: proteggere adeguatamente gli indirizzi email utilizzando una valida
soluzione antimalware che integri un motore antispam, cambiare, se non si è già
provveduto a farlo, le password dei propri account creandone di complesse e
abilitando dove possibile l’autenticazione a due fattori, non utilizzare mai la
stessa password per più servizi, provvedere periodicamente al backup del
sistema e in particolare dei documenti e dei file più importanti, mantenere
costantemente aggiornati il sistema operativo e la soluzione di sicurezza
installata.

F.P.L.




Roma, colpo alla ‘ndrangheta: maxi sequestro per oltre 120 milioni di euro a noti esponenti dei clan

ROMA – Maxi sequestro della Polizia di Stato per un valore di oltre 120 milioni di euro nei confronti di noti esponenti della criminalità organizzata calabrese radicata nella Capitale e nella Provincia.

L’operazione di polizia è scattata alle prime ore della mattina

Un maxi sequestro da parte degli uomini della Divisione Anticrimine della Questura di Roma, per un valore complessivo di oltre 120 milioni di euro, nei confronti di esponenti di spicco della criminalità organizzata calabrese radicata a Roma e Provincia già dagli anni ’80.

Tra i nomi degli ndranghetisti colpiti dal provvedimento emergono: Scriva, Morabito, Mollica, Velona’ e Ligato.

Tra i beni sequestrati spiccano 173 immobili situati tra Roma, Rignano Flaminio, Morlupo, Campagnano Romano, Grottaferrata ed altre province italiane.

Impegnati nell’operazione 250 uomini della Polizia di Stato. Oltre a quella di Roma, sono coinvolte anche altre 10 Questure.

Il maxi sequestro il cui valore è di oltre 120 milioni di euro, è stato adottato nei confronti di:
SCRIVA Placido Antonio, nato ad Africo (RC) l’11.04.1966; MORABITO Domenico, nato ad Africo (RC) il 09.08.1967; MOLLICA Domenico Antonio, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 10.09.1967; VELONA’ Giuseppe, nato a Bruzzano Zeffirio (RC) il 28.11.1954 e LIGATO Salvatore, nato a Bruzzano Zeffirio (RC) il 23.11.1964, esponenti di vertice del gruppo laziale della pericolosa e temuta ‘ndrina di ‘ndrangheta MORABITO – MOLLICA-PALAMARA-SCRIVA, originaria di Africo (RC) e insediatisi a nord di questa Provincia a partire dagli anni ’80.
Il loro inserimento nella cosca di ‘ndrangheta può definirsi per nascita, atteso che sono figli di indiscussi sodali, unitamente ai quali parteciparono attivamente alla  sanguinosa guerra intestina,  combattuta negli anni ‘80/’90 nei comuni reggini di Africo e Bruzzano Zeffirio tra i potenti gruppi degli “SCRIVA-PALAMARA-SPERANZA”,  da una parte,  e quello dei “MOLLICA-MORABITO, dall’altra, tristemente nota come “faida di Motticella”, che determinò l’uccisione di circa cinquanta persone e la chiusura,  da parte degli organismi di vertice della ‘ndrangheta,  della “locale”.
L’approfondita attività investigativa, svolta da personale del Settore Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Polizia Anticrimine coordinati dalla dott.ssa Angela ALTAMURA, ha ripercorso “la carriera criminale” ed ha analizzato  le posizioni economico-patrimoniali dei proposti, dei rispettivi nuclei familiari e di numerosi terzi, evidenziando una notevole sproporzione tra i beni posseduti, direttamente o per interposti fittizi,  e i redditi dichiarati o l’attività economica svolta ovvero la sussistenza di sufficienti indizi per ritenere che essi siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego.
Al fine di segnalare l’importanza di tale misura di prevenzione, si ritiene opportuno sottolineare l’elevatissimo spessore criminale dei cinque proposti, tre dei quali condannati in via definitiva per associazione di tipo mafioso. 
Le attività illecite cui si sono dedicati riguardano i più risalenti sequestri di persona a scopo di estorsione, il traffico di stupefacenti e di armi, nonchè i più recenti delitti di estorsione, usura e di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso.  
L’offensività dei proposti deve, inoltre, essere necessariamente valutata anche in relazione ai vincoli parentali tra loro intercorrenti, che ne rafforzano oltremodo la coesione e, di conseguenza, la pericolosità sia sotto il profilo criminale che dell’ordine pubblico economico, avendo costituito un inscindibile unicum.
La pervasività nel tessuto economico ed i rilevanti interessi imprenditoriali sono emersi, oltre che in questo capoluogo, prevalentemente nei centri poco distanti, nell’area della Tiberina e della Flaminia, quali  Rignano Flaminio, Morlupo, Sant’Oreste, Capena, Castelnuovo di Porto, Campagnano e Sacrofano, con investimenti immobiliari in Alghero (SS), Rocca di Cambio (AQ), Genova, Bruzzano Zeffirio (RC) e Faleria (VT), inquinando profondamente l’economia legale, anche avvalendosi dell’apporto di specifiche competenze professionali, istituzionali e del sistema bancario.
Sono state accertate pesanti infiltrazioni in molteplici settori produttivi tramite interposti fittizi,  tra cui CINTI Massimiliano nipote del noto boss romano e il cassiere della “Banda della Magliana” NICOLETTI Enrico.

I settori economici di diretto riferimento sono risultati quelli della distribuzione all’ingrosso di fiori e piante; della vendita di legna da ardere; dell’allevamento di bovini e caprini; bar/ gastronomia e commercio di preziosi e gioielli, mentre attraverso prestanome sono penetrati nel settore della grande distribuzione attraverso supermercati della catena “Carrefour”; in quelli edilizio/immobiliare, della panificazione, della vendita di prodotti ottici e dei centri estetici.
L’indagine condotta ha avuto, altresì, il pregio di individuare nella forma giuridica del contratto di rete di imprese uno strumento idoneo e perfettamente funzionale alla realizzazione degli scopi illeciti dell’organizzazione criminale de quo che, attraverso la Rete di Imprese Morlupo (RM), si è recentemente aggiudicata l’assegnazione di un finanziamento pubblico di 100 mila euro da parte della Regione Lazio, oggi in sequestro.
In particolare, il provvedimento giudiziario riguarda il seguente compendio patrimoniale, il cui valore, allo stato, può solo approssimativamente indicarsi in oltre 120 milioni di euro, atteso che restano ancora da quantificare le disponibilità finanziarie presenti sugli oltre mille rapporti bancari accertati e gli ulteriori beni che dovessero essere individuati in corso di esecuzione:
•       173 immobili, ubicati in Roma, Rignano Flaminio; Sant’Oreste; Morlupo; Capena; Castelnuovo di Porto; Campagnano Romano; Riano; Grottaferrata; Faleria (VT); Rocca di Cambio (AQ); Alghero (SS); Genova e Bruzzano Zeffirio (RC);
•       38 quote societarie e ditte individuali; 
•       40 complessi aziendali di cui 7 supermercati siti in Roma, Rignano Flaminio, Capena, Fiano Romano, Morlupo e Castelnuovo di Porto. 
•       4 allevamenti di bovini, bufalini, ovini e cavalli;
•       38 veicoli tra cui una Ferrari F 131 ADE;
•       1 contratto di rete di imprese e fondo patrimoniale finanziato dalla Regione Lazio di € 100.000;
•       titoli per l’erogazione di aiuti all’agricoltura finanziati dall’Unione Europea;
•       oltre 1000 rapporti finanziari;
•       gioielli e preziosi  il cui valore deve essere periziato, contenuti in 3 cassette di sicurezza gia’ sottoposti a sequestro preventivo ex art. 321 c.p.p.;
•       assegno circolare di € 90.000;
•       dispositivi informatici (personal computer, tablet, telefoni cellulari ecc.) intestati a persone fisiche comunque nella disponibilità diretta o indiretta dei proposti;
•       monete virtuali o criptovalute che dovessero essere individuate;
•       ulteriori beni di valore che nel corso dell’esecuzione dovessero essere trovati nella disponibilità dei proposti.
Infine, una particolare menzione si ritiene di dover riservare all’elemento di assoluta novità in materia di procedimenti di prevenzione, costituito dal disposto sequestro di eventuale moneta virtuale o criptovaluta che dovesse essere individuata nella disponibilità diretta o indiretta dei proposti.
L’esecuzione del provvedimento ha richiesto l’impiego di 250 della Polizia di Stato delle Divisioni e Commissariati di P.S. Sezionali e Distaccati territorialmente competenti per Roma e Provincia, nonché la collaborazione di personale del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Lazio, del Reparto Prevenzione Crimine Lazio, del locale Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica, di un’unità cinofila e del Reparto Volo. Inoltre risultano altresì impegnate nell’esecuzione le Divisioni Polizia Anticrimine delle Questure di Viterbo, L’Aquila, Sassari, Reggio Calabria, Genova, Milano, Palermo, Pistoia e Vibo Valentia ed i Commissariati di P.S. di Alghero (SS) e Bovalino (RC) La caratura criminale dei proposti, l’impero imprenditoriale della cosca calabrese, il potere di alterare il mercato economico, consentono di sostenere che le mani della ‘ndrangheda su Roma sono ormai sempre più “ visibili” e che i “pezzi di ‘ndrangheda” presenti nei comuni a nord della capitale sono capaci di replicare pienamente la propria struttura criminale nel territorio dove si sono stabilizzati.
In tale ottica il maxi sequestro costituisce una straordinaria azione di contrasto alla criminalità organizzata e un importante strumento attraverso il quale le aziende sequestrate vengono sottratte al circuito criminale per essere restituite alla collettività. Infatti le attività non saranno chiuse bensì gestite dall’Amministrazione giudiziaria al fine di immetterle in un percorso di legalità.




Palermo, Squadra Mobile: colpo al clan di corso dei Mille

PALERMO – La Polizia di Stato di Palermo sta eseguendo un´ordinanza di applicazione della misura cautelare a carico di numerosi soggetti ritenuti responsabili, a diverso titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, incendio, trasferimento fraudolento di valori aggravato, autoriciclaggio, detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio e contrabbando di tabacchi.

Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile, hanno fatto luce su una delle articolazioni territoriali “chiave” nell´economia di cosa nostra palermitana: il mandamento mafioso di Brancaccio e, in particolare, la famiglia di corso dei Mille. Le attività investigative hanno permesso di appurare che il gruppo criminale, già profondamente colpito nel luglio del 2017 dall´operazione Maredolce, è stato capace di mantenere rapporti stabili con autorevoli esponenti di altri mandamenti di cosa nostra palermitana e di incidere e condizionare profondamente il tessuto economico.

La droga, il business delle slot machine, il controllo di alcune case di riposo, le immancabili estorsioni sono soltanto alcuni degli interessi perseguiti dagli affiliati e documentati dalle indagini dei poliziotti.
I destinatari del provvedimento esercitavano un capillare e rigoroso controllo del territorio anche nei confronti della microcriminalità predatoria, assoggettata all´ “autorità” mafiosa.

Nel corso dell´operazione sono stati sequestrati all´organizzazione beni per un valore approssimativo di un milione di euro.