Velletri, documento choc del 1944: segnalata strage efferata

Un altro documento sconvolgente è stato ritrovato dall’associazione nazionale vittime delle marocchinate. Il presidente Emiliano Ciotti, nell’archivio centrale dello Stato di Roma, ha rinvenuto un rapporto dei Carabinieri datato 22 giugno 1944, con il quale viene segnalata una strage efferata compiuta dai coloniali francesi.

Il 18 giugno 1944, alle ore 16.30, in località Faiola, in agro di Velletri – si legge nella denuncia della Benemerita – due militari francesi non identificati intimavano l’alt a quattro contadini “che si recavano alla loro campagna per motivi di lavoro.”

I soldati alleati ordinavano ai quattro di tornare indietro e appena questi si voltavano, uccidevano Demetrio Benedetti di anni 56 e Giovanni Benedetti di anni 20, mentre Eugenia Benedetti di anni 27 decedeva dopo quattro re di agonia “mentre veniva trasportata all’ospedale”.

Una ragazza di 16 anni era violentata dai due e lasciata esanime a terra, perché “non dava più segni di vita”.

“La ragazza sopravvisse alla strage – dichiara Ciotti – si sposò ed è deceduta nel 2002. Si tratta di una delle tante stragi alleate che sono state colpevolmente dimenticate. I soldati alleati in generale e le truppe coloniali francesi in particolare, si macchiarono di delitti efferati, ruberie e furti, innumerevoli violenze carnali ai danni di donne e uomini italiani.

Vicende alle quali invece andrebbe dedicata una Giornata Nazionale del Ricordo – conclude Ciotti – analogamente a quanto accade per le Foibe e la Shoah.”




Roma, Eur: 23 enne strappa la collana d’oro a coetano e si da alla fuga. Arrestato dai carabinieri

ROMA – I Carabinieri della Stazione Roma EUR hanno arrestato un 23enne originario della provincia di Napoli, con precedenti, subito dopo avere scippato una collanina ad un altro ragazzo, frequentatore della “movida” nell’area di piazzale Guglielmo Marconi.

Il malvivente,
confondendosi tra gli altri giovani, si è avvicinato ad un 26enne romano e gli
ha strappato la collana d’oro che portava al collo.

Alla reazione della
vittima, il 23enne, l’ha minacciata e dopo essersi svincolato si è dato alla
fuga.

I Carabinieri arrivati
sul posto, a seguito di una segnalazione giunta al 112, hanno raccolto la
descrizione del malfattore e dopo pochi minuti lo hanno intercettato e bloccato,
recuperando la collana.

L’arrestato
è stato accompagnato in caserma, in attesa del rito direttissimo che ci sarà
questa mattina presso le aule di piazzale Clodio, dovrà rispondere del reato di
rapina.




Fiumicino, tassista aggredisce cliente per mancata applicazione del tassametro: l’intervista all’avvocato Francesco Buonomini legale della parte offesa

FIUMICINO (RM) – L’Avvocato Francesco Buonomini ha fatto sapere che per professionalità e serietà non è intervenuto con dichiarazioni a catena sulla stampa a seguito del caso di Fiumicino dove un tassista ha malmenato un uomo di 65 anni. Il passeggero era stato aggredito il 27 novembre dopo aver chiesto all’autista di utilizzare il tassametro.

La vittima dell’aggressione era appena arrivata a Roma da Madrid

Dopo essersi rivolto al tassista, che era in servizio regolare all’aeroporto di Fiumicino, è stato colpito con un violento pugno in pieno volto, che gli ha causato la frattura del setto nasale.

Avvocato Buonomini, come ha appreso il suo assistito la notizia diffusa dalla Sindaca Raggi della revoca della licenza al tassista che lo ha colpito con un pugno?

Il mio assistito, onesto cittadino 65 enne tutt’ora sofferente fisicamente e scosso psicologicamente dall’aggressione subita all’aeroporto di Fiumicino soltanto per aver chiesto la legittima applicazione del tassametro, ritiene che la revoca della licenza di tassista fosse un provvedimento inevitabile, giustificato dal gravissimo episodio di cui è stato vittima incolpevole.

Ha qualcosa da dire sulle ricostruzioni veicolate da alcuni mass media nei giorni? Secondo lei sono fedeli ai fatti?

Senza entrare nel merito della vicenda che, trovandosi nella fase delle indagini preliminari esige il dovuto riserbo, mi limito a rilevare che l’intera vicenda si è svolta sotto gli occhi delle telecamere di sorveglianza, che hanno permesso di identificare l’aggressore immediatamente allontanatosi dal luogo dei fatti senza prestare soccorso, pertanto ogni diversa ricostruzione degli eventi accaduti appare puramente fantasiosa.

Il suo assistito come si è comportato con il tassista? Non ha nulla da aggiungere su questo aspetto?

Dovere professionale mi impone di precisare a tutela del mio assistito che, come si evince inequivocabilmente anche dalle immagini del filmato, ormai di dominio pubblico, egli per tutto il tempo ha tenuto un comportamento assolutamente pacato, senza offendere alcuno, tanto meno la categoria dei tassisti di cui ha fatto anche parte, non entrando mai nel taxi dal quale è stato respinto per poi essere colpito con inaccettabile violenza e lasciato a sé stesso senza soccorso




Ferrovia Roma Viterbo, nessuna diffamazione verso Atac: Tribunale di Roma archivia e ribadisce il diritto di cronaca e critica per David Nicodemi

Il Presidente dell’Associazione TrasportiAmo, David Nicodemi, non ha diffamato il Direttore di Esercizio metro-ferro di Atac SpA, Giovanni Battista Nicastro. Questo quanto ha stabilito il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Dott. Valerio Savio, che ha respinto l’opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dai legali di Battista Nicastro in merito alla querela intentata contro il cronista/blogger e disposto l’archiviazione del provvedimento nei suoi confronti accogliendo le istanze della difesa, sostenuta dall’avvocato e docente di Diritto Penale Dott.ssa Francesca Trentinella, e dal P.M., Dott. Eugenio Albamonte. Il decreto di archiviazione è stato notificato nella giornata del 10 gennaio, in seguito all’Udienza in Camera di Consiglio del 20 dicembre scorso, nella quale il GIP si era riservato di decidere.

Tre gli articoli contestati al capo di imputazione, pubblicati nell’ottobre 2014 dalla redazione romana della testata giornalistica online “Quotidiano Italiano” con sede in Bari, con la quale Nicodemi collaborava, riferiti a una specifica circostanza riscontrata nella ferrovia Roma-Viterbo, denunciata anche dagli utenti e dal Comitato Pendolari RomaNord.

In particolare il P.M., nel richiedere l’archiviazione, ha evidenziato che “il reato debba considerarsi scriminato alla luce del diritto di cronaca e di critica senz’altro sussitente in capo dell’indagato, alla luce della rilevanza sociale delle argomentazioni affrontate e della ‘continenza’ delle espressioni verbali utilizzate”.

“Il Tribunale di Roma ha quindi ribadito quanto sancito dall’articolo 21 della Costituzione Italiana – dichiara il Presidente Nicodemi – e conferma la correttezza del lavoro svolto. È una vittoria che intendo condividere con tutta la categoria. La stampa, purtroppo, è sempre più oggetto di intimidazioni e di aggressioni, nei casi più gravi, o di querele temerarie. Esprimo sincera gratitudine al GIP e al PM e ringrazio sentitamente il lavoro profuso dall’avv. Trentinella, persona attenta, preparata e precisa. Unico rammarico? In caso di archiviazione, l’attuale legislazione non consente di richiedere il risarcimento del danno, salvo che per specifiche condizioni, che, comunque, mi riserverò di valutare”.




Bari, coniugi taglieggiati da banda di aguzzini: arrestate 6 persone

SANTERAMO IN COLLE (BA) – I Carabinieri della Stazione di Santeramo in Colle hanno arrestato L.M. 46enne, M.A. 33enne, N.M. 33enne, L.R.V. 30enne, B.D., 45enne, P.N., 59enne, tutti del luogo, in esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP Tribunale Bari su richiesta della locale Procura, per tentata estorsione ai danni di due coniugi del posto.

Il 29 novembre scorso, marito e moglie, rispettivamente di 50 e 29 anni, si sono presentati presso la Stazione Carabinieri di Santeramo in Colle per denunciare una tentata estorsione ai loro danni. In quell’occasione l’uomo, che presentava vistose ecchimosi in viso, riferiva che, poco prima di recarsi in caserma, era stato aggredito da due soggetti a lui noti, poiché si era rifiutato di elargire somme di denaro riconducibili a debiti che la consorte aveva contratto tempo addietro per l’acquisto di sostanza stupefacente. Tale episodio,  era l’ultimo di una lunga serie di sopraffazioni e minacce che dal mese di ottobre scorso, i due coniugi avevano subito, in quanto erano stati avvicinati più volte, anche da altri soggetti che li avevano minacciati di morte se non avessero saldato il debito complessivo ammontante a circa 2.000,00 euro. In un’occasione, gli aguzzini, a bordo di un’autovettura, raggiungevano i coniugi mentre viaggiavano sulla loro auto, tagliando loro la strada e  minacciandoli di doversi subito recare presso un’agenzia per il disbrigo pratiche automobilistiche  al fine di intestare ad uno di malfattori la loro autovettura, pur di saldare il debito. Nella circostanza tale tentativo non si realizzò, in quanto i coniugi riuscirono a dileguarsi nel traffico, evitando così ulteriori conseguenze.

Le
immediate indagini, avviate dai Carabinieri sotto la direzione della Procura
della Repubblica di Bari,  sulla scorta della minuziosa descrizione dei fatti da
parte delle vittime, hanno consentito di ricostruire i singoli episodi, molti
dei quali immortalati dai circuiti di videosorveglianza pubblici e privati
presenti nel territorio di Santeramo, le cui immagini, corroborate anche dalle
dichiarazioni rese da persone a conoscenza dei fatti, hanno suffragato la
versione delle vittime e portato all’emissione del provvedimento restrittivo che
è stato subito eseguito dai militari operanti. Dei sei indagati, di cui solo
N.M. incensurato, L.M. ed M.A. sono stati associati presso la Casa Circondariale
di Bari, mentre i restanti quattro sono stati sottoposti agli arresti
domiciliari. Tutti dovranno rispondere, a vario titolo, di tentata estorsione in
concorso, a seconda dei ruoli ricoperti nelle varie condotte contestate.




Guidonia, la maggioranza grillina perde un pezzo storico. Zarro passa al Gruppo Misto: “La misura è colma”

GUIDONIA (RM) – Il Sindaco di Guidonia Montecelio, il pentastellato Michel Barbet, perde un pezzo della maggioranza: il consigliere e storico attivista Claudio Zarro. “La misura è colma, aderisco al gruppo misto”, spiega il diretto interessato nel lungo messaggio postato nella sua pagina Facebook. Una decisione, pesante, dovuta alla “reiterata mancanza di condivisione di scelte per la città, inopportuni personalismi e la totale assenza di ruoli e il rispetto degli stessi”. Dunque, il dado è tratto.

Dai malumori
nazionali a quelli locali il passo è breve. E se a livello nazionale si
cacciano i Senatori dissidenti, a detta dei probiviri, nei piani bassi sono gli
eletti nelle file grilline, al contrario, che sbattono la porta o minacciano di
farlo a stretto giro di posta. Come nel caso dei consiglieri di maggioranza del
Municipio XII che, entrati in rotta di
collisione con la Sindaca Raggi per
aver individuato la nuova discarica a Monte
Carnevale
, poco distante da Ponte
Galeria
, sono pronti a dare le dimissioni in massa qualora l’inquilina del
Campidoglio non riveda quella scelta. Segnali, questi, che se analizzati nell’insieme,
danno una visione completa sulla crisi che sta attraversando M5S. Tra l’altro
in continua discesa in termini di consensi elettorali.

Il Consigliere Zarro

Al Comune di
Guidonia l’ultimo strappo, dei tanti registrati nell’alveo pentastellato del
Lazio e in quella stessa Amministrazione, con l’uscita dalla maggioranza del
consigliere Zarro. “Otto anni di M5S buttati al vento”, esordisce rammaricato, “potrei,
come tantissimi miei colleghi nelle istituzioni, anche a livelli più alti,
comunicare semplicemente la mia fuoriuscita e la mia adesione al gruppo misto
in maniera scevra da spiegazioni. Ma non lo farò. No. Spiegherò per filo e per
segno i motivi, tutti, che mi hanno costretto a lasciare un gruppo di
sognatori, di persone utopiche, di gente perbene ma che ha perso di vista i
valori che li univa”.

“Qualcuno può pensare
che di questa scelta al sottoscritto non freghi nulla; eppure al sottoscritto
pesa e peserà qualsiasi momento di quello che sta per fare. In primis perché la mia vita per quasi 9
anni è stata scandita da infinite riunioni, gazebo, agorà e momenti di incontro
sul territorio locale, regionale e nazionale. In secondo luogo perché ho
condiviso per quasi un decennio con delle persone un sogno che non è possibile
e non si può raccontare umanamente in due righe. Chi mi conosce lo sa, e non
sputerò mai nel piatto dove ho mangiato per anni. Ma il piatto attuale ha un
sapore amaro e non si possono più mandare giù bocconi di questo tipo”.

La sua è una
posizione sentita, sofferente. Sottolinea: “quando ho iniziato questa
avventura, gli intenti volevano che in quanto rappresentante eletto all’interno
di un’istituzione, l’assise della terza città del Lazio, avremmo potuto
lavorare e portare avanti, seppur in tempi non celeri e con le difficoltà note,
una costruzione di città diversa, così come paventato all’interno del nostro
programma elettorale. Spesso invece, mi sono trovato a dover avallare scelte
non condivise e le posizioni difformi non avevano modo di esistere, neanche a
mo’ di critica costruttiva. Non è un giorno, bensì sono svariati mesi che si
reiterano queste dinamiche: poche persone, tra l’altro non sempre elette dai
cittadini, incidono sulle scelte e sulle linee politiche di questa maggioranza.
Non mi aspettavo tutto ciò e soprattutto non mi aspettavo di non poter
contribuire attivamente ai punti del programma che ci ha portato a vincere le
elezioni 2 anni e mezzo fa”.

il Sindaco Barbet alle prese con l’ennesima crisi

E ancora: “La
priorità era quella di orientare la nostra azione amministrativa verso una
profonda ristrutturazione di se stessa, un far riavvicinare i cittadini alle
istituzioni e far sentire il Comune come la casa di tutti. Dove?? Ma dove?? Abbiamo
perso 2 anni solo per fare una macrostruttura, il primo atto che si fa quando
una persona prende in carico un ente o un amministratore delegato un’azienda
degna di chiamarsi tale. Tantissimi uffici non ricevono né tramite il dirigente
né le p.o. d’area e la burocrazia che attanaglia il nostro Comune è aumentata,
non snellita, come auspicato. È aumentata l’esternalizzazione e non invertito
il trend tramite internalizzazione e formazioni dei dipendenti; gli unici
assessori che hanno provato a puntare su questi aspetti sono stati mandati via”.
Poi la bordata: “Abbiamo cambiato otto assessori nell’arco di 2 anni e mezzo, e
solo nell’area di cui sono presidente di commissione (commercio ed attività
produttive) si sono susseguiti i seguenti dirigenti: da Simoncini alla Piseddu,
a Nardi, all’interim della Pasquali, all’interim del Segretario Generale Livia
Lardo, alla Petricca ed ora al Dottor Lauro. Con quale faccia un amministratore
locale che intenda dare una progettualità alla sua azione legislativa può
andare in giro? Come possono esserci provvedimenti che vanno portati avanti e
che vedono cambiare sempre e comunque l’interlocutore di turno?”

“C’è bisogno
di dare una scossa”, prosegue il consigliere, “un qualcosa che faccia capire
che non siamo solo 1/16 della maggioranza, bensì un valore aggiunto da tenere
in considerazione. A chi mi chiederà le dimissioni dal mio ruolo, per far
entrare un mio successore all’interno del gruppo consiliare del MoVimento,
risponderò che non sono io ad esser mutato, ma è cambiato totalmente
l’atteggiamento del Sindaco e di come egli si approccia al rapporto col nostro
gruppo consiliare. Dimettermi per cosa? Per rispettare delle regole mai
rispettate da nessuno? Dove sono le assemblee pubbliche semestrali? Dove la
rendicontazione e la trasparenza di quei pochi nostri introiti dei gettoni di
presenza come consiglieri comunali, dove la rotazione del capogruppo
semestrale? Dove la pubblicazione del lavoro fatto sul portale delle liste
civiche del movimento E ancora: dov’è il rispetto (reale), di una meritocrazia
paventata solo a parole e mai realmente messa in pratica!? Sono stato il nono
consigliere per numero di preferenze nell’ultima tornata elettorale, eppure
nessuno si è mai arrogato o non mi è mai balenata per la testa la possibilità
di chiedere qualcosa in più o di diverso rispetto ai miei compagni di
avventura. Questo perché credevo ed ho creduto, sempre, che il valore di ognuno
di noi fosse uguale, sebbene i numeri dicessero altro”.

“Mi chiedo e
chiedo a coloro che leggono e leggeranno può un consigliere comunale venire a
conoscenza di un cambio del dirigente di riferimento da un articolo di
giornale, senza che nessuno gli abbia mai detto prima niente? No. Può avallare
scelte che prevedono l’assunzione a tempo indeterminato all’interno dell’ente
di persone prese da graduatorie di comuni limitrofi, senza che venga spiegata
la genesi e gli input che sottintendono a tutto ciò? Vogliamo parlare di chi c’è
all’interno di questa graduatoria? No, meglio stendere un velo pietoso. Può relazionarsi
all’interno di una maggioranza dove porre i problemi internamente, farlo
ripetutamente nel corso di quasi 3 anni, far uscire questi problemi anche
pubblicamente sperando che qualcosa cambi una volta per tutte, comporta come
conseguenza solo una richiesta di dimissioni dagli altri suoi colleghi? No, non
può.  Può in continuazione giustificare
in commissione le parole del Sindaco, che dichiarava ad ottobre 2018, con
l’apertura del sottopasso di Via Lucania, che il mercato di Villalba sarebbe stato
pronto una settimana dopo? Può, in continuazione, fare riunioni su riunioni con
lui, il Segretario Generale, il ViceSindaco ed il Presidente del Consiglio,
portando avanti soluzioni concordate nelle stesse e poi vedere quelle stesse
decisioni stravolte totalmente giorni dopo senza nessuna spiegazione? Può, in
continuazione, nelle riunioni di maggioranza vedere a precise domande, un muro
di gomma di non-risposte da parte del Sindaco, oppure un suo non alzare nemmeno
lo sguardo usando il cellulare fregandosene totalmente? No, non può”.

Il Consigliere
riferisce inoltri, con toni perentori, di essersi rifiutato di partecipare alle
riunioni della maggioranza da due mesi “perché erano un esercizio inutile e
sterile di perdita di tempo. Tolto alla famiglia ed a cose molto più
importanti, come la salute persa”. Poi si toglie altri sassolini dalle scarpe,
per non dire macigni. “Questa non è un’amministrazione a 5 stelle, questa è un
amministrazione Barbet, dove non c’è nulla di 5 stelle. Manca la condivisione,
la trasparenza, gli atti vengono tenuti nei cassetti e se si pongono delle
domande è un problema, perché più teste pensanti ci sono, più problematico è
governare. Qua siamo al silenzio-assenso di una maggioranza, dove la Giunta ed
altri attori non titolari a farlo (tranne sporadiche eccezioni) agiscono
autonomamente, bypassando totalmente la volontà politica della maggioranza,
anzi, gliela comunicano a cose fatte. Proseguirò il mio impegno di consigliere
comunale”, conclude, “nel gruppo misto, sperando che le persone che so esserci
in maggioranza e che la pensano come me, non abbiano il timore di rimandare o
di non esprimere ciò che pensano, o di seguire il sottoscritto in un percorso
arduo. Sono convinto che il tempo mi darà ragione e sono convinto che seppur a
fatica, questa è la scelta giusta, senza nessun calcolo, né politico, né di
sorta”.




“Scrivo nell’aria che vivo”: l’aria che tira a Roma (spesso un’ariaccia) nella raccolta di poesie di Roberto Ciavarro

Un’intervista con il poeta Roberto Ciavarro per parlare di poesia e romanità.

Ciavarro ha presentato il suo ultimo libro “Scrivo nell’aria che vivo” una raccolta di poesie dove il poeta narra della Roma vissuta tutti i giorni e dell’aria che tira in città, un’aria che a volte, come si sente dire spesso è un’ariaccia.

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L’intervista al poeta romanesco Roberto Ciavarro trasmessa il 9/1/2020 a Officina Stampa



Bruxelles, Ufficio Europeo per la lotta alla Frode: il ricordo del magistrato tedesco Hermann Bruener

Generale Butticè: “Un ‘Grand Monsieur’ dell’Europa della legalità”

A cura del Generale Alessandro Butticè

BRUXELLES – Il 9 gennaio 2020, è stato decimo anniversario della morte di Franz-Hermann Bruener, il magistrato tedesco che è stato per quasi dieci anni, esattamente dal 1° marzo 2000 al 9 gennaio 2010, il primo direttore generale dell’OLAF, l’Ufficio Europeo per la lotta alla Frode.

In buona parte di questi dieci anni, esattamente fino al 16 novembre 2009, ho avuto il privilegio e l’onore di esserne stato il portavoce e il capo dell’Unità Comunicazione, ed essere testimone del suo grande amore per l’Italia, cui, come spiegherò in conclusione, ha fornito un contributo superiore a quello di tanti italiani.

È stato quindi sempre con una certa emozione che ogni anno, in occasione della consegna del Premio Argil “Uomo Europeo”, aderivo alla richiesta del presidente del Premio, Gino Falleri (storico vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio e icona del giornalismo italiano, scomparso lo scorso anno), di ricordare chi era Franz-Hermann Bruener, alla cui memoria era dedicata la sezione “Comunicare l’Europa” del Premio “Argil: uomo europeo”.

Commozione particolare nel ricordare, nel decennale della sua scomparsa, un uomo che, chi ha avuto la fortuna di conoscere veramente, penetrando la coltre di riservatezza e di discrezione che spesso lo avvolgeva e dalla quale pensava di difendersi, non poteva che stimare da vivo e rimpiangere da morto.

Franz-Hermann era, innanzitutto, un uomo europeo. Era poi un tedesco nato nel 1944 e quindi cresciuto e formatosi in piena rinascita della Germania, uscita distrutta dalla Seconda Guerra Mondiale, prima di diventare la locomotiva economica dell’Unione Europea. Diplomatosi presso una delle più prestigiose scuole tedesche, prestò il suo servizio militare in un reggimento di artiglieria da montagna. Servizio militare che gli fu prolungato a seguito dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia.

Nel 1968 iniziò una carriera nel campo commerciale, prima di completare i suoi studi universitari in Diritto, Economia e Scienze Politiche nel 1976, presso l’Università di Monaco di Baviera.

Da lì l’inizio della sua carriera giudiziaria, prima come giudice istruttore, poi giudice, successivamente come pubblico ministero, prima di divenire procuratore capo a Berlino, dove, dopo la caduta del Muro, svolse anche la funzione di Pubblico Ministero nei processi contro figure di primo piano dell’ex DDR, tra i quali lo stesso leader della Germania Est, Erich Honecker.

Franz-Hermann Bruener dimostrò sempre una spiccata attitudine per le indagini contro la criminalità finanziaria ed economica e nel 1998 assunse l’incarico di Capo dell’Unità Antifrode dell’Alta Rappresentanza delle Nazioni Unite per la Bosnia and Erzegovina.

Nel marzo del 2000 giunse a Bruxelles, quale primo direttore generale dell’OLAF. Con la sua nomina, la stampa europea non mancò di sottolineare la sua indipendenza di magistrato equilibrato, dai modi sempre affabili e gentili, ma irremovibile, quando necessario, e di uomo della legalità.

Avviando l’attività dell’OLAF in un delicatissimo periodo istituzionale, che seguiva le prime dimissioni della Commissione Europea, per sospette irregolarità, dispensò ogni sua energia nella definizione della struttura organizzativa e della strategia investigativa dell’OLAF.

Non fu immune anche da difficoltà, che affrontò sempre con grande determinazione, ma con la forza della calma e del rigore della sua indipendenza e della sua grande onestà e integrità.

A seguito dei successi ottenuti nel suo primo mandato quinquennale ottenne, nel febbraio del 2006, la conferma per un secondo mandato da parte della Commissione, del Parlamento e del Consiglio europei. Mandato che non riuscì però a terminare, perché stroncato da un’incurabile malattia, che non gli evitò però di dedicarsi sino alle ultime ore della sua vita – e io ne sono stato testimone diretto – al mandato che aveva ricevuto. Pur consumato dalla malattia, che trattava con distacco e noncuranza, così come aveva trattato alcuni suoi collaboratori non sempre leali, qualche settimana prima di morire aveva presieduto una indimenticabile celebrazione solenne del decennale dell’OLAF, alla quale aveva avuto la squisitezza di invitare tutti i vecchi funzionari dal momento della sua creazione. E fece un discorso sui prossimi dieci anni dell’Ufficio, come se fosse stato certo, incurante della malattia che lo stava consumando, che lui sarebbe ancora stato lì, con i suoi investigatori.

I principali risultati che sono stati unanimemente riconosciuti a Franz Hermann Bruener – soprattutto alla luce degli anni che sono seguiti alla sua direzione – sono quelli d’avere reso l’OLAF, seppure allora giovane servizio investigativo europeo, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. Non è un caso che la sala magna dell’Accademia Anticorruzione Europea di Vienna sia stata dedicata alla sua memoria. Come non è un caso che Franz Hermann Bruener sia considerato e ancora ricordato come un “Grand Monsieur” e non solo a Bruxelles, ma anche a New York e Washington, sedi delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale, e nelle maggiori capitali del mondo.

Dalla Cina al Sud Africa, dall’Atlantico al Mediterraneo, il suo nome è stato sinonimo di Europa della legalità contro l’internazionale del crimine.

Franz Hermann Bruener è stato anche un maestro della trasparenza e dei rapporti con i media nel rispetto della legalità. I rapporti con la stampa dell’OLAF, sotto la sua guida, sono stati di grande apertura, sempre limitati però dall’assoluto rispetto della legge, compreso quello del segreto investigativo e dei diritti di tutti: tra i primi quelli delle persone soggette a indagini.

La sua politica di comunicazione e dei rapporti con la stampa – della quale chi scrive, quale suo portavoce, è stato il principale esecutore – era quella della trasparenza, ma nella legalità assoluta. Per un uomo di legge ed un Magistrato con la M maiuscola come Franz Hermann Brüner, il fine non giustificava mai i mezzi. I mezzi dovevano sempre essere quelli consentiti dalla legge e nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti i cittadini. In questa politica non c’era spazio per le fughe di notizie, che Bruener ha combattuto duramente, e per un rapporto di complicità tra investigatori e giornalisti. C’era invece lo spazio per la creazione di una nuova politica di mutuo rispetto tra giornalisti e investigatori. Con Franz Hermann Bruener l’OLAF ha inaugurato un’inedita politica di comunicazione e informazione come strumenti di lotta alla frode, coinvolgendo i servizi investigativi di tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea e le associazioni nazionali della stampa, oltre la Federazione Internazionale dei Giornalisti. Da questa nuova politica è nata una tavola di discussione, prima al mondo, tra giornalisti e investigatori europei, che è spesso stata presa ad esempio dalle Nazioni Unite e da diversi Paesi oltre Europa, dagli Emirati Arabi ad Honk Kong, dall’Algeria al Qatar.

Non posso concludere il ricordo di Franz-Hermann Bruener senza rammentare che è stato anche un grande estimatore dell’Italia e della Guardia di Finanza, in particolare, sostenendo più volte pubblicamente che la reputazione di capitale della frode che l’Italia ha avuto per anni (e grazie a lui, oggi non è più così) non rende giustizia né alla realtà delle cose né agli sforzi, davvero esemplari, che l’Italia, anche e soprattutto grazie alla Guardia di Finanza, che gli ho fatto scoprire ed amare non meno di un vero finanziere, ha compiuto e continua a compiere nella lotta alle frodi ai danni degli interessi finanziari dell’Unione Europea.

In un’intervista ad un organo di stampa italiano, qualche mese prima della sua scomparsa, ricordava come l’Italia sia uno dei Paesi in cui si scopre annualmente un numero molto elevato di frodi e irregolarità. “Non bisogna però dimenticare – sottolineava all’intervistatore – che è anche il Paese che dispone degli arsenali di protezione penale e investigativa tra i più avanzati a livello europeo. E per noi è molto più facile indagare in Italia che in altri Paesi. Gli strumenti d’indagine utilizzati in Italia sono tra i più avanzati al mondo. Nella lotta alle frodi comunitarie si usano strumenti d’indagine avanzatissimi: si pensi alle intercettazioni telefoniche e ambientali. Strumenti raramente utilizzati nella maggior parte degli altri Paesi per tali tipi di illeciti. Le forze di polizia e la magistratura italiane dispongono di strumenti che spesso vengono invidiati dai colleghi di altri Paesi. È quindi abbastanza naturale che i casi scoperti siano superiori”.

È anche per questo che Franz-Hermann Bruener, un gentiluomo dai tratti affabili e dai modi sempre gentili e rispettosi del prossimo, è rimpianto da chi l’ha veramente conosciuto e sarà ricordato, nella storia della costruzione europea, come un “Grand Monsieur” dell’Europa della legalità. (alessandro butticè per OsservatoreItalia)




Morte di Paolo De Sanctis, fascicoli in Procura a Roma: speranze sulla riapertura del caso

Sono trascorsi 2 anni dalla morte di Paolo De Sanctis, avvenuta la notte del 17 febbraio del 2018.

Il caso, trattato da alcuni magistrati della Procura di Velletri, ha portato ad una prima archiviazione del 30 maggio 2018, dopo solo 3 mesi dal tragico incidente, quindi ad una ulteriore richiesta di archiviazione, dello scorso 20 novembre, dopo che il papà di Paolo, il signor Gino De Sanctis, il 28 dicembre del 2018 aveva presentato una denuncia per far riaprire il caso. 

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Il video servizio di Valeria De Luca sulle novità giudiziarie sul caso della morte di Paolo De Sanctis trasmesso a Officina Stampa del 9/1/2020

Gino De
Sanctis, infatti, ha sempre sostenuto che le indagini svolte dalla Procura di
Velletri non fossero state sufficientemente approfondite rispetto ad un
fascicolo ricco di documentazione relativo delle responsabilità, da accertare,
da parte del personale sanitario del pronto soccorso dell’ospedale di Albano
Laziale e di altri soggetti durante quella tragica notte del 17 febbraio 2018.

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Il video servizio che ripercorre i tragici fatti accaduti la notte del 17 febbraio del 2018 trasmesso a Officina Stampa del 9/1/2020

I dubbi
sull’operato della Procura di Velletri, hanno quindi spinto il papà di Paolo e
il suo legale, l’avvocato Alessandro Zottola, a presentare istanza di
avocazione presso la Procura Generale di Roma, la quale, secondo quanto
asserito dal sig. Gino De Sanctis, ha già richiesto tutta la documentazione in
originale compresi filmati e foto alla Procura di Velletri.

Un atto
straordinario, quest’ultimo, che ribalterebbe totalmente le direzioni
intraprese fino ad oggi. Un atto che raramente viene intrapreso e tanto più viene
accolto.




Asl, Aziende Ospedaliere e tutte le strutture accreditate alla Regione Lazio: vietato svapare

La Regione Lazio in applicazione del ‘principio di precauzione’ ha allertato le Asl, le Aziende Ospedaliere e tutte le strutture accreditate affinché il divieto di fumo venga esteso anche all’utilizzo delle cosiddette ‘sigarette elettroniche’ nelle strutture del sistema sanitario regionale e le aree limitrofe.

“Ho inviato una comunicazione a tutti i Direttori delle Asl e delle Aziende Ospedaliere per ricordare che da ottobre scorso, quando l’Istituto Superiore di Sanità emanò un’allerta di grado 2, abbiamo esteso il divieto di fumo anche alla sigaretta elettronica in tutte le strutture sanitarie, ospedali e aree limitrofe.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità – commenta l’Assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria, Alessio D’Amato – ha affermato che i prodotti/liquidi di ricarica per le sigarette elettroniche ‘non sono privi di rischi e l’impatto a lungo termine sulla salute e sulla mortalità è ancora sconosciuto’. Per questo abbiamo avviato un Tavolo interistituzionale tra la Regione Lazio, il Dipartimento di Epidemiologia del SSR e l’Istituto Superiore di Sanità per favorire il raccordo e la condivisione delle più aggiornate evidenze scientifiche sui rischi collegati all’uso della sigaretta elettronica e l’impatto sulla salute.

Il Tavolo nel documento di revisione ha concluso che ‘la sigaretta elettronica non dovrebbe essere pubblicizzata come un prodotto sicuro per la salute e dovrebbe essere sottoposta, in via cautelativa, alle stesse restrizioni della sigaretta tradizionale’”. “Dobbiamo elevare il livello di guardia a tutela della salute pubblica – conclude D’Amato – soprattutto per gli adolescenti che in modo sempre più precoce vengono fidelizzati anche attraverso messaggi pubblicitari ingannevoli, peraltro la stessa indicazione è stata data dal Comitato nazionale di Bioetica nella mozione contro il tabagismo.

Nei primi mesi del 2020 realizzeremo, prima regione in Italia, l’indagine GYTS (Global Youth Tobacco Survey) per raccogliere informazioni sul fumo e l’utilizzo della sigaretta elettronica in un campione rappresentativo di studenti del Lazio”.




Giochi e scommesse, monopolio dei clan baresi: 36 arresti

Gli storici clan della criminalità barese avevano messo le mani sul settore dei giochi. Lo ha accertato la Guardia di finanza al termine di un’indagine che ha portato all’emissione da parte del gip di 36 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Dall’inchiesta, coordinata dalla Dda di Bari, è emerso che i membri dell’organizzazione avevano concentrato i propri interessi sull’installazione e sulla gestione degli apparecchi di intrattenimento nei negozi e nelle sale gioco in città.

Dei 36 soggetti coinvolti nell’inchiesta, condotta dagli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari e da quelli del Gioco, alcuni appartengono a storici clan baresi: gli Anemolo, gli Strisciuglio e i Capriati. Oltre agli arresti, i finanzieri di Bari e dello Scico di Roma stanno eseguendo sequestri di beni per un valore complessivo di oltre 7,5 milioni. I dettagli dell’operazione verranno resi noti in una conferenza stampa in programma alle 10.30 in procura a Bari.