Roma-Giardinetti, l’appello del Comitato di Torre Maura: “Toglieteci dall’isolamento”

ROMA – A pochi giorni dal comunicato stampa sugli esiti del tavolo congiunto tra associazioni e comitati pro Roma-Giardinetti che, promosso da Andrea Ricci dell’ORT-Osservatorio Regionale sui Trasporti, si è svolto 14 gennaio nella sede di Legambiente Lazio, il Comitato di Quartiere di Torre Maura tira le somme. Sottoscrive il documento e chiede di partecipare ai lavori futuri, consapevole delle difficoltà, oggettive, che il quartiere sta attraversando da quanto il trenino è stato soppresso.

A parlarne ai nostri microfoni è il Presidente Alfredo Trebbi: “Il Comitato di Quartiere Torre Maura condivide totalmente le proposte emerse nel tavolo congiunto, ammodernamento della linea e, soprattutto, riapertura immediata della tratta Centocelle-Giardinetti, necessario per far uscire dall’isolamento in particolar modo il nostro quartiere”.

Il Presidente del CdQ Alfredo Trebbi

Non
è la prima volta che da quelle strade si levano richieste del genere. “Siamo
convinti che il ripristino della citata tratta ferroviaria sia fondamentale per
tutti, cittadini e commercianti, pertanto abbiamo la necessità di una risposta
chiara e concreta dopo anni di attese. Inoltre”, prosegue il Presidente Trebbi,
“il tema dell’inquinamento ambientale è argomento da noi molto sentito:
troviamo assurdo che per raggiungere le fermate della Metro C, siamo costretti a utilizzare le auto private, e che quella
tratta sia stata sostituita da bus, che tra l’altro passano di rado. Dobbiamo
lottare”, conclude, “per il ripristino della ferrovia”. Il Presidente quindi
chiede di “aderire come Comitato di Quartiere” al “tavolo congiunto con le
altre associazioni”.

“Piena
solidarietà e sostegno ai cittadini e commercianti”, rincara Alessandra Vasselli abitante e
attivista del Comitato stesso, “per questi anni di immobilismo e silenzio
davanti ad una critici. Invito i cittadini a partecipare alla seduta del
Consiglio Comunale di domani pomeriggio [24 gennaio, ndr] che discuterà e voterà
la mozione sul potenziamento della linea e riapertura fino a Giardinetti”.

“Nel
2015 la limitazione della Roma Giardinetti a Centocelle ha portato i quartieri
della Casilina, e in special modo il quartiere di Torre Maura, a un totale
isolamento”, dichiara il giovane Mattia
D’Amico
, studente universitario e membro dell’UTP,associazione che fa
parte, insieme a Legambiente Lazio e
altre realtà del Comparto, dell’Osservatorio Regionale sui Trasporti, e come
tale presente al tavolo congiunto. Anche lui abita a Torre Maura e sa cosa
significa muoversi in assenza del treno. “La Metro C ha una frequenza
rinomatamente insufficiente e il servizio autobus di superficie, il 106, è
inadeguato. Mancano punti di collegamento tra le due linee su ferro e per fare
un viaggio di pochi km ci vuole un’ora”.

Un’analisi
che non fa una grinza: “L’isolamento forzato a cui siamo stati sottoposti in
seguito alla limitazione della Roma Giardinetti deve finire”, aggiunge
perentorio, il trenino effettuava nel quartiere tre fermate nevralgiche, ‘Torre
Spaccata’ (poco prima del Policlinico Casilino), ‘Torre Maura’
(all’intersezione delle frequentatissime vie commerciali del quartiere, Colombi
e Rondini) e la lontana ‘Tobagi’, dove attualmente i cittadini scendono per
prendere la Metro. Che per l’appunto si trova lontana dal cuore del quartiere. Da
abitante di Torre Maura ed ex studente del Liceo Kant di Tor Pignattara, ho
potuto subire in prima persona il tracollo del TPL in questo quadrante. Provate
infatti a raggiungerla da Torre Maura: i 45 minuti della metro (se tutto va
bene…) non sono per niente paragonabili ai 15 del trenino. È necessario
quindi che tutte le associazioni, e in modo particolare il Comitato di Quartiere
Torre Maura, alzino la voce per pretendere la riapertura e l’ammodernamento
della linea. Da membro dell’Associazione Utenti del Trasporto Pubblico,
ribadisco che il trenino e la Metro non sono in competizione, ma in sinergia
per un TPL moderno, efficace e per tutti”.

La mozione, presentata il 18 dicembre scorso dalla consigliera capitolina Svetlana Celli, riprende sostanzialmente i punti fermi del documento emerso dal tavolo congiunto. E non manca l’attesa: infatti, appena l’associazione TrasportiAmo ha raso noto il giorno e ora della seduta (venerdì 24 gennaio dalle ore 14), il post facebook è diventato subito virale. Molte le adesioni, il sostegno, anche da parte delle organizzazioni sindacali che, insieme a numerosi cittadini, parteciperanno ai lavori dell’Aula.

Foto Copertina di Alessio Cellanetti, per gentile concessione




Marsala, carnevale 2020: tornano le sfilate di carri e maschere

MARSALA (TP) – La città di Marsala dopo l’apprezzamento per l’edizione 2019 del “Carnevale a Marsala”, quale momento di aggregazione sociale e con notevole partecipazione di cittadini, l’Amministrazione Di Girolamo organizzerà dal 23 al 25 Febbraio prossimo una nuova “Sfilata di Carri allegorici e Gruppi in Maschera”.

A tal fine, il settore Attività Culturali diretto da Giuseppe Fazio ha pubblicato un avviso per consentire la partecipazione alla realizzazione dell’iniziativa ad Associazioni, Enti, Comitati, etc., senza fini di lucro ed ovunque residenti. Il termine entro il quale inviare l’istanza di partecipazione è fissato per il prossimo 4 Febbraio.

Il programma del “Carnevale 2020”

due le sfilate di Carri e Maschere – il 23 e il 25 Febbraio – con partenza da Piazza del Popolo (ore 16:30), per poi proseguire lungo la Via Mazzini, rotazione attorno a Piazza Francesco Pizzo e ritorno sullo stesso percorso (ore 20.30 circa). Lunedì 24, invece, il programma prevede la sosta dei Carri nel piazzale del Monumento ai Mille, con balletti e gruppi in maschera che si esibiranno a partire dalle ore 16:30.




Da Google 3 app per ridurre la dipendenza da smartphone

Google ha lanciato tre nuove applicazioni pensate per far
usare di meno lo smartphone, favorendo il digital detox e quindi di conseguenza
riducendo la dipendenza da cellulari. Due di queste particolari applicazioni
puntano a rendere gli utenti più consapevoli del tempo che trascorrono con il
telefonino in mano, mentre la terza offre un aiuto pratico per disintossicarsi
dal “morbo del cellulare”. Proprio quest’ultima si chiama Envelope e propone
degli involucri per avvolgere lo smartphone. In pratica consiste in alcuni Pdf
contenenti le cover di carta che l’utente può stampare e avvolgere intorno al
telefono, così da limitarne le funzionalità. Una cover consente soltanto di
fare telefonate, mentre un’altra lascia abilitata solo la fotocamera. Un
approccio più morbido è rappresentato dalle app Screen Stopwatch e Activity
Bubbles. La prima lanciata da Google consiste in una schermata che tiene a
caratteri cubitali il conto delle ore, minuti e secondi che trascorriamo con lo
smartphone in mano. Activity Bubbles ha un funzionamento simile: ogni volta che
si sblocca lo schermo del dispositivo, la schermata mostra una bolla in più,
che diventa tanto più grande quanto più lunga è la sessione d’uso dello
smartphone. Le tre app fanno parte della Digital Wellbeing Initiative,
l’iniziativa per il benessere digitale che Google definisce come “una
raccolta di idee e strumenti per aiutare le persone a trovare un equilibrio
migliore con la tecnologia”. Con questa mossa Google vuole dare il suo
apporto a quella che di fatto sta diventando una patologia che colpisce sia le
nuove generazioni che le persone più avanti con l’età. E’ bene ricordare
infatti che un utilizzo più sano ed oculato degli smartphone migliora la
qualità della vita e soprattutto può evitare rischi per la salute delle
persone. L’iniziativa di Google quindi rappresenta a tutti gli effetti un primo
passo, da parte di un colosso del web, per ridurre drasticamente la dipendenza
da cellulare. C’è da sperare che tale idea sia d’esempio per tutti.

F.P.L.




Roma, Auditorium Parco della Musica: oggi il concerto della memoria

Giovedì 23 gennaio 2020,
Auditorium Parco della Musica, ore 20.30 – Ingresso gratuito

Dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden, la storia di Israel è segnata dalle peregrinazioni e dalla nostalgia per il Paradiso perduto. Dalla deportazione Babilonese, alla schiavitù in Egitto, dalla espulsione dalla Spagna nel 1492, fino alla fuga dai pogrom e dalle guerre nel Novecento, la condizione di esilio e sradicamento ha segnato nel profondo l’identità del Popolo ebraico, accompagnandone la storia.

Il 7° Concerto della Memoria, “Là dove giace il cuore. Note e parole d’esilio”, si impegna ad illuminare e far risuonare, attraverso la parola e la musica, l’esperienza di tutti coloro i quali ieri e oggi, ebrei e non, hanno condiviso il medesimo destino di separazione, allontanamento e abbandono della propria identità: ebrei askenaziti e sefarditi, armeni, africani deportati come schiavi, italiani e irlandesi imbarcatisi in un passato recente in cerca di fortuna, profughi contemporanei respinti alla frontiera o separati dai figli.

Là dove giace il cuore: note e parole d’esilio

Si può a lungo discutere su
che cosa sia l’esilio
” – spiega Viviana Kasam, ideatrice del
concerto – “Essere deportati, tratti in schiavitù? Scappare dalla guerra e
dalla persecuzione? Lasciarsi famiglia e casa alle spalle per cercare di
sfuggire a un destino di miseria e sradicarsi lontano? Nella mia visione,
quello che conta è che la condizione di esiliato è comunque simile per tutti, e
lo testimoniano sia le canzoni sia i testi che ho raccolto, con la preziosa
collaborazione dello scrittore Edmund De Waal (“Una eredità di ambra e
avorio
”, 2011), che ha recentemente creato la “Biblioteca dell’esilio –
Psalm
”. Sono parole di scrittori e di poeti di origini diversissime, da
Dante e Foscolo, a Neruda e Nabokov, a Jabès e Hanna Arendt, da Miriam Makeba al
poeta armeno Yeghishe Charents, uniti dall’esperienza di sradicamento e perdita
di identità
”.

“‘L’esilio è qualcosa di
singolarmente avvincente a pensarsi, ma terribile a viversi –
spiega Marilena
Citelli Francese
, co-ideatrice dell’iniziativa – È una crepa che si
impone con la forza degli eventi e che si insinua tra l’essere umano e il posto
in cui è nato. Non dimentichiamo che le conquiste di un esule sono
costantemente minate dalla perdita di qualcosa che si è lasciato per sempre
alle spalle. e molte volte, per fortuna, diventa testimonianza attiva. La
nostra storia è frutto di esili ma l’apice viene raggiunto nel secolo scorso
macchiato dal sangue di due guerre mondiali e dalla vergogna delle leggi
razziali. Partiamo da questa sofferenza condivisa per coinvolgere un pubblico
più ampio a riflettere affinché il concerto diventi un messaggio di dialogo fra
popoli e religioni”.

I testi selezionati saranno
letti da Manuela Kustermann e Alessandro Haber, che hanno aderito
con entusiasmo all’iniziativa.Un cast di interpreti internazionali farà
rivivere le canzoni composte da musicisti esiliati in epoche e Paesi diversi.
Protagonista per il terzo anno del Concerto della Memoria, Cristina
Zavalloni
, accompagnata dall’ensemble di solisti jazz Lagerkapelle
(Vince Abbracciante, Giuseppe Bassi, Seby Burgio, Andrea Campanella, Gaetano
Partipilo, Giovanni Scasciamacchia). Le guest stars sono Raiz, protagonista
della scena musicale partenopea e interprete della pellicola di John Turturro
“Passione” e, dall’Armenia, Gevorg Dabaghyan, considerato uno dei
massimi suonatori di duduk, lo strumento nazionale armeno, che farà rivivere la
voce del genocidio del suo popolo attraverso le note di Padre Komitas,
compositore ed eroe nazionale che trascrisse, salvandole dall’oblio, le musiche
tradizionali.

Da Toronto arriva per la prima
volta a Roma l’ARC Ensemble (Artists of The Royal Conservatory), tre
volte nominato per il Grammy Award e specializzato nella ricerca e nel recupero
delle opere di compositori ebrei che fuggirono dalla Germania nazista. Per il
Concerto della Memoria l’ARC Ensemble eseguirà brani sinfonici di Walter
Kaufman
(“String Quartet n°11 – Finale”) e Julius Chajes (“Palestinian
(Hebrew) Suite
”), edi Michael Csanyi Wills “The Last
Letter
, una canzone composta sul testo della lettera-testamento che
sua nonna scrisse per incoraggiare figli e nipoti a lasciare l’Ungheria. Il Coro
delle Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretto da Piero
Monti,
aprirà il concerto con “Và pensiero”, una delle pagine
più celebri della storia della musica, paradigma di tutti gli esili. Canti
sefarditi (“La Roza enflorence”), afroamericani (“I Be So
Glad… When The Sun Goes Down
”, “Homeland”), armeni (“Dle
Yaman
”), italiani (“Ma se ghe pensu”, “Lacreme
napulitane
”) rievocheranno la condizione dello sradicamento, della
nostalgia, della speranza, sentimenti comuni a tutti gli esiliati.

L’Unione delle Comunità
ebraiche promuove per il settimo anno il Concerto della Memoria, con
l’obiettivo di maturare senso di appartenenza e responsabilità attraverso la
dimensione della musica e dell’arte teatrale
” – dichiara Noemi Di Segni,
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane –“Il
tema dell’esilio, una delle conseguenze meno esplorate della Shoah, vuole
generare nei giovani che hanno il privilegio di vivere in tempo di pace e di
attraversare l’Europa per libera scelta, la consapevolezza su quanto accaduto
ai nostri avi nei secoli. E ripercorrendo le vicissitudini storiche del popolo
di Israel, desideriamo stimolare la riflessione su uno dei temi più attuali e
più drammatici del mondo contemporaneo
”.

Ad arricchire il programma è
anche la partecipazione della giovane contralto Nathalie Coppola
cantante italiana di origine haitiane, che canterà Homeland di Miriam Makeba con
il coro delle Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia – e quella
straordinaria di Daniela Ayala e Pasquale Di Simone, ballerini di
tango noti per la partecipazione a Ballando con le stelle.

Il concerto è organizzato da BrainCircleItalia, Musadoc, Accademia
Nazionale di Santa Cecilia e Euro Forum, con il contributo di Mediocredito
Centrale, Salini Impregilo, Acea e Lundbeck Italia; con il sostegno
dell’Ambasciata del Canada, dell’Ambasciata della Svizzera e di Gomitolorosa;
con la media partnership di Rai Cultura.

Il cast

Voce solista: Cristina
Zavalloni

Guest Stars:  Raiz
e Gevorg Dabaghyan

Narratori: Manuela
Kustermann e Alessandro Haber

Lagerkapelle: Vince
Abbracciante (fisarmonica), Giuseppe Bassi (contrabasso), Seby Burgio (pianoforte),
Andrea Campanella (clarinetto), Gaetano Partipilo (sax), Giovanni
Scasciamacchia (batteria)

ARC Ensamble – The Royal Conservatory of Music, Toronto

Coro delle Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
diretto dal maestro Piero Monti

Regia: Angelo Bucarelli

Direzione musicale:
Cristina Zavalloni e Giuseppe Bassi

Arrangiamenti: Giuseppe
Bassi, Vince Abbracciante e Seby Burgio

Direzione artistica:
Michelangelo Busco




Palermo, in manette primario, infermiere e caposala di una struttura ospedaliera

PALERMO – Su delega della Procura della Repubblica di Palermo, i Carabinieri del N.A.S. di Palermo hanno dato esecuzione a una ordinanza di sottoposizione alla misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Palermo nei confronti di un direttore di Unità Operativa Complessa, di un coordinatore infermieristico e di un infermiere, tutti dipendenti di un nosocomio cittadino, nonché di un agente di commercio di protesi sanitarie, ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in reato continuato di truffa aggravata ai danni di ente pubblico, falsità ideologica aggravata commessa dal P.U. in atti pubblici, abuso d’ufficio.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Palermo e condotte dal NAS del capoluogo, con servizi di osservazione e pedinamento, ispezioni ed anche attraverso attività tecnica di intercettazione, hanno permesso di scoprire un’articolata organizzazione finalizzata a perpetrare truffe ai danni del servizio sanitario regionale, mediante la falsificazione di documenti e registri di carico e scarico del materiale protesico utilizzato negli interventi di chirurgia cranica e della colonna vertebrale, in particolare dichiarando l’uso di dispositivi medici in numero notevolmente superiore rispetto a quello realmente impiantato sui pazienti nel corso degli interventi chirurgici.

Inoltre, in tale contesto, il suddetto direttore, con la collaborazione di altri medici ed infermieri della sua Unità Operativa, faceva bypassare ai propri pazienti privati, paganti, le liste d’attesa per gli interventi chirurgici, facendoli figurare come se avessero seguito le normali procedure istituzionali di ricovero.

Con la medesima Ordinanza il GIP ha anche disposto il sequestro preventivo, per equivalente, della somma di € 43.724,00, quale profitto di reato, da eseguirsi, oltre che nei confronti degli arrestati, anche nei confronti di altri due soggetti non colpiti da provvedimento restrittivo, rispettivamente un infermiere dello stesso ospedale e l’amministratore della società fornitrice dei dispositivi medici.

Prosegue l’azione dei Carabinieri del N.A.S. di Palermo, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, nel contrasto dei reati commessi ai danni della pubblica amministrazione e nello specifico del servizio sanitario nazionale.




Ristorazione in Italia, stato di salute del settore e le nuove tendenze dei consumi nel rapporto FIPE 2019

Cambiano i ritmi di vita, i luoghi di consumo, gli stili alimentari, ma una
cosa è certa: la passione degli italiani per il ristorante e la buona cucina
non accenna a tramontare. Al contrario.

Se si guarda ai dati assemblati da Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, all’interno del rapporto 2019, appena presentato a Roma, infatti, si nota come il settore della ristorazione stia conoscendo una stagione estremamente dinamica.

Il Presidente ed il Direttore Generale di FIPE

Gli italiani infatti non solo investono di più, ma lo fanno in maniera sempre più mirata, andando a ricercare la miglior qualità dei prodotti locali e un servizio attento alla sostenibilità ambientale. Una marcia in più per un comparto che si muove all’interno di un quadro congiunturale niente non semplice, con un 2019 che ha visto il moltiplicarsi di forme di concorrenza sleale nel mondo del cibo. Hanno preso parte alla presentazione, il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani, il direttore generale, Roberto Calugi, ed il vice direttore generale, Luciano Sbraga.

Il mondo della ristorazione– ha dichiarato il presidente di Fipe, Lino
Enrico Stoppani
è un grande asset della nostra economia e un
patrimonio, anche culturale, del Paese. I dati parlano chiaro: con 46 miliardi
di euro siamo la prima componente del valore aggiunto della filiera
agroalimentare, continuiamo a far crescere l’occupazione e contribuiamo alla
tenuta dei consumi alimentari: negli ultimi 10 anni, nonostante la crisi, gli
italiani hanno speso sempre di più per mangiare fuori casa, riducendo al
contrario la spesa in casa. Merito di un’offerta che cresce in segmentazione
dei formati commerciali, in qualità dell’offerta gastronomica e in
professionalità. I milioni di turisti che arrivano in Italia mettono proprio
bar e ristoranti tra le cose che maggiormente apprezzano del nostro Paese
.”
Questo – ha aggiunto Stoppani – non è un settore dove si vive di
rendita, come dimostra l’altissimo turnover imprenditoriale. I nostri
imprenditori si stanno dimostrando particolarmente attenti ad alcune nuove
tendenze del mercato: sono in prima linea nella lotta allo spreco alimentare e
molto sensibili sia al tema della sostenibilità ambientale che a quello della
valorizzazione dei prodotti del territorio. Su questo punto giova ricordare che
come settore acquistiamo ogni anno 20 miliardi di euro di materie prime alimentari
sia dall’industria che dall’agricoltura
”.

A
colazione e a pranzo, vince il fuori casa

Dall’analisi in dettaglio del rapporto 2019, si scopre che ogni giorno
circa cinque milioni di persone, il 10,8% degli italiani, fanno colazione in
uno dei 148mila bar della penisola. Altrettante sono le persone che ogni giorno
pranzano fuori casa, mentre sono poco meno di 10 milioni (18,5%) gli italiani
che cenano al ristorante almeno due volte a settimana.  Un vero e proprio esercito di consumatori che
nel 2018 ha speso, tra bar e ristoranti, 84,3 miliardi di euro, l’1,7% in più
in termini reali rispetto all’anno precedente e che nel 2019 ha fatto ancora
meglio, arrivando complessivamente a spenderne 86 milioni. La ciliegina sulla
torta di un decennio che ha visto i consumi degli italiani spostarsi al di
fuori delle mura domestiche: tra il 2008 e il 2018, infatti, l’incremento reale
nel mondo della ristorazione è stato del 5,7%, pari a 4,9 miliardi
di euro, a fronte di una riduzione di circa 8,6 miliardi di euro dei consumi alimentari in casa. Una cifra,
quest’ultima, che nel 2019 è salita a 8,9 miliardi di euro. Una performance che
consente al mercato italiano della ristorazione di diventare il terzo più
grande in Europa, dopo quelli di Gran Bretagna e Spagna e che ha ricadute
positive sull’intera economia italiana e in particolare sulla filiera
agroalimentare. Ogni anno, infatti, la ristorazione acquista prodotti
alimentari per un totale di 20 miliardi di euro, andando a creare un valore
aggiunto superiore ai 46 miliardi, il 34% del valore complessivo dell’intera
filiera agroalimentare.

Prodotti tracciabili e zero
sprechi

Nonostante la sperimentazione degli chef televisivi abbia raggiunto in
questi anni livelli record, ciò che attira in maniera sempre più marcata i
consumatori all’interno dei ristoranti è la tradizione. Il 50% degli
intervistati da Fipe, infatti, cerca e trova nei locali che frequenta un’ampia
offerta di prodotti del territorio, preparati con ricette classiche ma non
solo. Il 90,7% dei clienti confessa di essersi fatto tentare da piatti nuovi e
mai provati, mentre il 60,5% ammette di andare al ristorante anche per affinare
il proprio palato. Tutti, o quasi, concordano, però su un punto: è fondamentale
sapere ciò che si mangia. Il 68,1% dei clienti quando entra al ristorante, per
prima cosa si informa sulla provenienza geografica dei prodotti, il 58,5% sui
valori nutrizionali dei piatti e il 54,5% sull’origine e la storia di una
ricetta. L’altro elemento che incide sulla scelta di un locale è la sua politica
“verde”. Sette consumatori su dieci sostengono infatti che sia importante che i
ristoranti operino in modo sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale.
Il che significa, per il 37,7% degli avventori, che portino avanti politiche
contro lo spreco alimentare dotandosi di doggy bag o rimpiattini, per il
36,7% che utilizzino materie prime provenienti da allevamenti sostenibili,
mentre per il 33,3% che limitino l’uso della plastica. Solo meno di un italiano
su tre rimane totalmente indifferente di fronte a questo tipo di politiche
sostenibili.

Un marchio doc contro la
contraffazione alimentare

Quello della contraffazione alimentare dei prodotti
italiani è un problema che si sta estendendo sempre più e che ormai non vede
coinvolti solo i prodotti italiani. Sempre più numerosi sono infatti i casi di
plagio all’estero dei marchi dei principali ristoranti e delle pasticcerie
italiane più note. Per questo è stato creato il marchio di riconoscimento
“ospitalità italiana”, attraverso il quale il nostro Paese certifica che si
tratta di ristoranti che utilizzano prodotti italiani e si ispirano ad
autentiche ricette italiane con una forte enfasi sulle cucine del territorio.
La presenza è diffusa ovunque, dall’Europa all’Oceania: il Paese con il maggior
numero di ristoranti certificati sono gli Stati Uniti d’America e la prima
città è New York. In totale, sugli oltre 60mila ristoranti “all’italiana”
presenti nel mondo, solo 2.200 hanno ottenuto questo importante riconoscimento.

Donne, giovani e stranieri. sempre più occupati nella ristorazione

Secondo l’ultimo censimento disponibile, sono 336mila le imprese della
ristorazione attualmente attive. Sono 112.441 quelle gestite da donne che
scelgono in un caso su due di aprire un ristorante. 56.606 imprese sono, invece,
gestite da giovani sotto i 35. Sono infine 45mila le imprese che hanno soci o
titolari stranieri. Nel mondo della ristorazione l’occupazione rimane stabile
rispetto allo scorso anno (1,2 milioni di dipendenti di cui il 52% donne) ma
sul lungo periodo mostra un’impennata notevole, soprattutto rispetto agli altri
settori dell’economia nazionale. Negli ultimi 10 anni fa, infatti, i posti di
lavoro, misurati in unità di lavoro standard, in bar e ristoranti sono
cresciuti del 20%, a fronte di un calo dell’occupazione totale del 3,4%.

Luci e ombre

Esistono alcune criticità strutturali nel mercato della ristorazione e
alcuni fenomeni recenti. Da un lato il settore soffre ancora di un elevato
tasso di mortalità imprenditoriale: dopo un anno chiude il 25% dei ristoranti;
dopo 3 anni abbassa le serrande quasi un locale su due, mentre dopo 5 anni le
chiusure interessano il 57% di bar e ristoranti. Un dato che fa il paio con la
bassa produttività di questo settore: il valore aggiunto per unità di lavoro è
di 38.700 euro, il 41% più basso rispetto al dato
complessivo dell’intera economia. Nel corso degli ultimi 10 anni il valore
aggiunto per ora lavorata è sceso di 9 punti percentuali. La novità risiede
invece nelle piaghe dell’abusivismo commerciale e della concorrenza sleale. Nei
centri storici, nel corso degli ultimi 10 anni, si è impennato il numero di
paninoteche, kebab e (finti) da asporto di ogni genere (+54,7%), mentre sono
diminuiti i bar (-0,5%). Il pubblico esercizio deve fare i conti con una
concorrenza ormai fuori controllo. Crescono soprattutto le attività senza
spazi, senza personale, senza servizi soprattutto nei centri storici delle
città più grandi.

Questo – continua il Presidente Stoppani – dipende da una
molteplicità di fattori: i costi di locazione sono diventati insostenibili,
il servizio richiede personale e il personale costa, gli oneri di gestione, a
cominciare dalla Tari, sono sempre più pesanti. La scorciatoia è fatta da
attività senza servizio, senza spazi e con personale ridotto all’osso, ed è
favorita da politiche poco lungimiranti delle amministrazioni locali che
consentono a tutti di fare tutto senza il rispetto del principio “stesso
mercato, stesse regole” che per noi è alla base di una buona e sana
concorrenza
. La disparità di condizioni non genera soltanto concorrenza
sleale, ma finisce per impoverire il mercato stesso, la sicurezza dei
consumatori e la qualità delle nostre città
”.




Coronavirus cinese, si trasmette da uomo a uomo: ministero sconsiglia viaggi a Wuhan

Il coronavirus cinese che ha già colpito, secondo alcune stime, 1.700 persone, uccidendone tre, si può trasmettere anche da uomo a uomo.

Un team di esperti della National Health Commission cinese ha confermato che il nuovo ‘misterioso’ coronavirus, che provoca una malattia simile alla polmonite, si trasmette da persona a persona. Nel sud del Paese si sarebbero dunque verificati due casi di trasmissione uomo-uomo del coronavirus, in particolare nella provincia del Guangdong, ha fatto sapere il capo del panel di studiosi, Zhong Nanshan.

Il primo focolaio di quest’infezione è stato individuato nella città di Wuhan, ma la patologia, che si presenta con sintomi come febbre e problemi respiratori, è arrivata anche in Corea del Sud, in Thailandia e Giappone. Per ora Europa e Italia sembrerebbero ancora sicure. Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, il rischio di diffusione nei paesi europei è estremamente limitato. Ma il ministero della Salute, nelle locandine affisse nell’aeroporto di Roma Fiumicino, consiglia di “rimandare viaggi a Wuhan non necessari”. E di consultare il medico e vaccinarsi contro l’influenza “almeno due settimane prima del viaggio”.

Dopo la notizia del contagio da uomo a uomo “nessuno può escludere che il virus arrivi in Europa, e anche in Italia – spiega ancora Rezza – ma al momento non ci sono indicazioni particolari dall’Oms. Ci sono le normali misure di sicurezza, c’è ancora da capire bene la portata del fenomeno, vedere come evolve e poi eventualmente adottare misure più restrittive, come fu per l’epidemia di Sars”.




Gelato artigianale, una passione che non conosce stagioni: 39mila le gelaterie sparse per lo stivale

Quella degli italiani per il gelato
artigianale è una passione che non conosce stagioni. La domanda pressoché
costante da parte dei consumatori sta spingendo sempre più locali ad accorciare
il periodo di chiusura invernale e restare aperti 12 mesi l’anno. A
certificarlo sono i dati raccolti da Fipe,
la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, inseriti all’interno della
“Guida di business della gelateria” presentata a Rimini in occasione della
41esima edizione di Sigep, il Salone
internazionale della gelateria, pasticceria, panificazione artigianale e caffè,
dove Fipe è presente con un apposito spazio espositivo.

Un vero e proprio manuale di 9 capitoli e
250 pagine che parte dalla fotografia della situazione attuale e analizza un
comparto del fuori casa italiano il cui valore complessivo supera i 4,2
miliardi di euro. “Quello del gelato – sottolinea il Presidente di Fipe Lino Enrico Stoppani
è un settore estremamente vivace nel quale la qualità, non solo del
prodotto ma anche dell’imprenditoria, è sempre più decisiva per il successo. Un
mercato in espansione, un prodotto sempre più apprezzato, ma un comparto
caratterizzato da forte turnover, concorrenza agguerrita e margini ridotti. È
proprio in contesti come questo che conoscere il mercato, sviluppare un modello
di business credibile e impegnarsi ad innovare diventa decisivo per assicurarsi
prospettive di successo imprenditoriale. 
In questa nuova Bussola di Fipe si offrono prima di tutto una mappa di
contesto, e poi tante indicazioni operative per chi vuole investire in questo
settore, o per chi vuole ripensare il suo posizionamento e ricercare occasioni
di innovazione commerciale nel settore del cibo italiano, affrontandolo nel suo
complesso con una visione professionalmente strutturata
”.

Un traino per il sud

Quello del gelato è un mercato che affonda
le proprie radici in particolare nel sud Italia e sulle isole. È qui che si
trova infatti il 43% delle 39mila gelaterie sparse per lo stivale.
Un’eccezionale fonte di lavoro, visto che l’intero settore, complessivamente,
occupa in maniera diretta oltre 74mila persone e genera un fatturato
complessivo di 4,2 miliardi di euro.

In gelateria 365 giorni l’anno

I dati presentati nella Guida certificano
come il 37% delle gelaterie lavori ormai tutto l’anno, tanto da rinunciare alle
tradizionali chiusure stagionali. Un’attività su quattro, al contrario, sceglie
comunque di chiudere i battenti durante il periodo invernale, in particolare
tra novembre e gennaio.

Per quanto riguarda le abitudini dei
consumatori, invece, la voglia di gelato si concentra soprattutto nel
pomeriggio: l’81,8% degli intervistati da Fipe si concede un cono o una
coppetta come spuntino pomeridiano, mentre per il 66% del campione, si tratta
di un ottimo dopocena. Poco meno di un italiano su quattro sceglie il gelato
come alternativa al pranzo (22,3%) o alla cena (24,9), e solo il 16% degli
intervistati si lascia tentare già nelle prime ore della mattinata.

Gelato artigianale, passione nazionale

Con il passare degli anni i palati degli
italiani si stanno facendo sempre più fini, tanto è vero che sempre più
persone, in particolare uomini ultra 65enni residenti al sud o sulle isole,
dichiarano di mangiare esclusivamente gelato artigianale. Ma cosa significa
gelato artigianale? Per il 79% dei consumatori si tratta di un prodotto
preparato con materie prime fresche, mentre per il 65% degli intervistati è
quello che si trova nelle gelaterie dotate di un proprio laboratorio. Quel che
è certo è che nell’88% dei casi quello che si ricerca quando si sceglie un
gelato artigianale è un perfetto connubio tra qualità e gusto. Per questo il
95% degli intervistati predilige negozi specializzati: non pasticcerie o bar,
insomma, ma gelaterie “pure” che quindi offrono soltanto questo tipo di
prodotto. Una garanzia di qualità, appunto, che si traduce in un’elevata
capacità di fidelizzare i clienti. Il 63% delle persone dichiara infatti di
avere una propria gelateria di fiducia, in cui è possibile trovare un prodotto
genuino (66,8%) e un vasto assortimento di gusti (33,2%).  Quando capita di dover cercare una gelateria
nuova, solo un italiano su tre si affida ai social network. La percentuale sale
a sfiorare il 38% se si considera chi cerca consigli su TripAdvisor o su
Google. A farla da padrone resta il passaparola: l’89,9% delle persone si fida
infatti dei suggerimenti dei propri conoscenti.

Sul cono vince la tradizione

Quando entrano in gelateria, gli italiani
si scoprono conservatori: le creme vincono di misura sulla frutta, ma in
generale ognuno sceglie sempre gli stessi gusti. Sul gradino più alto del
podio, con il 21,8% di preferenze, troviamo il cioccolato, tallonato dalla
fragola (21,3%) e dalla nocciola (20,2%). Medaglia di legno per il limone, fermo
al 19,5%, che stacca comunque di oltre 6 punti percentuali il pistacchio.  




Libri, “Scogliere d’ombra”: dal 27 gennaio il nuovo romanzo dello scrittore sardo Marco Casula

Uscirà il 27 gennaio Scogliere d’ombra il nuovo romanzo dello scrittore sardo Marco Casula edito da Intrecci Editore.

Alfredo, colpito a morte, giace quasi cadavere in una piscina. È lì che pare riflettere sulla propria vita. È davvero morto? Gli istanti del suo trapasso sono la rievocazione di un incubo che usurpa un presente angosciante, illusorio e frustrante di piaceri e ambizioni. Alfredo galleggia sullo specchio d’acqua e la disgregazione della sua psiche si consuma in una sorta di fuga dalla Giungla Inestricabile della mente.

L’angoscia prende forma attraverso le sembianze della sua città, al tempo delle aspirazioni giovanili. Alfredo parte, dunque, con l’amico Nanni verso la Città Giusta, luogo utopico, per un viaggio di de-costruzione e di emancipazione interiore. Solo alla fine il protagonista farà una scoperta che sembra banale, ma che per uno che sa di morire (e che certamente morirà) è sconcertante: la vita è un mattino che si ripete tutti i giorni. L’esistenza è un continuo ripiegarsi su se stessa. Dramma psicologico, romanzo di introspezione e ricostruzione. Una riflessione sulla ciclicità della vita: niente muore davvero.

Marco Casula è nato a Nuoro nel 1950, ma Sassari è la sua città d’anima. Risiede da tempo a Cagliari, dove vive con una pensione di buon ritiro e tante medaglie di gratitudine. La sua attività di autore comincia tardi attraverso un percorso non lineare vista la sua formazione culturale decisamente diversa (è stato un funzionario pubblico). Però la pratica di scrittura esercitata in altri ambiti e la frequentazione di letture ad ampio raggio sono stati elementi decisivi per fargli seguire la sua vocazione letteraria. La lettura (narrativa, saggistica e poesia) è una delle attività a cui dedica più tempo.

Dichiara spesso di aver cominciato a scrivere “panzane” per raccontare la sua verità attraverso alcuni racconti brevi, pubblicati a partire dal 2006 sul quotidiano Il Sardegna. Seguono una serie di romanzi: Le strade perdute, La maschera sotto la neve e Fratelli di storia. È autore, inoltre, di una poetica della Beat Generation (sulle orme di Jack Kerouac) dal titolo Beat ’n Bebop on the Road,per una Jazz Band. Nel suo curriculum di scrittore non mancano i premi: La maschera sotto la neve ha meritato il primo posto al Concorso Opere d’Autore (Sanremo 2012), mentre il racconto breve Freddo e nebbia si è classificato terzo per gli inediti nello stesso concorso. È stato finalista al Trofeo Penna d’Autore con Le strade perdute. La fotografia è una passione che ha fin da giovane e continua a coltivare.

Il suo blog è marcocasula.wordpress.com (Yoknapatawpha)

La sua pagina Facebook @marcocasula.autore

SCOGLIERE D’OMBRA DI MARCO CASULA (INTRECCI EDIZIONI), 208 PAGINE, 14 EURO

Mirella Dosi
320/5315481

Cs Scogliere dombra Marco Casula.docx




C’era una volta Carosello, spettacolo pubblicitario amato da grandi e piccini

La pubblicità odierna, amorfa,
grigia ed afona, per la sua invasività rende la visione dei programmi
sgradevoli. Ottiene effetto negativo sul prodotto reclamizzato e fa sì che il
cittadino, il più delle volte, si tiene lontano dall’apparecchio tv. Tutt’altra
cosa la pubblicità semplice ed 
intelligente dei tempi di Carosello.

Chi non si ricorda Calimero che non era piccolo e non era nero; Ernesto
Calindri, all’incrocio stradale che brindava “Contro il logorio della vita
moderna?”. Ancora ci ritorna in mente il ritornello “Fino dai tempi dei
Garibaldini” e l’espressione: “Non dura, dura minga, non può durare.”

Personaggi simpatici che rendevano appetibile il prodotto. Minuti di
pubblicità, rilassante, rispettosa verso gli ascoltatori. Una pubblicità che
convinceva, trasmetteva affidabilità del prodotto reclamizzato, si accoglieva con
fiducia.

Triste il dover assistere oggi a tutta un’altra pubblicità. E’aggressiva,
invasiva e non convincente. Un messaggio colorato ma privo di sostanza.
All’insipienza dei messaggi, che sembrano fatti appositamente per annoiare il
telespettatore, ci si mette con impegno, la trasmissione, interrompendo
continuamente il programma per trasmettere il messaggio. Il risultato chiunque
lo può capire, rende la visione della trasmissione sgradevole con quello che ne
consegue come spiegheremo di seguito.

Gli audaci del “clic” ed i temerari del “like”

La nostra è una società piena d’interessi generici, ma nessuno in
particolare. Una strana società che sente ma non ascolta, guarda ma non vede.
Grazie allo smartphone, sempre aggiornato secondo le ultime innovazioni, è
onnipresente ma disinteressata di quello che le capita intorno. Si occupa degli
indigeni dell’altro mondo ma snobba i barboni che dormono nei cartoni sotto
casa. 

Sa brontolare, trova gusto a lamentarsi e protesta solamente in piazza,
non si identifica ma si confonde tra altre mille facce. In privato piace
ritirarsi davanti alla tastiera del PC, fa parte degli audaci del “clic”, dei
partecipanti attivi dei “like” e spesso e volentieri, davanti allo schermo tv
36”, anche questo ultimo modello sul mercato, indottrinandosi del non detto,
del vuoto a perdere, del banale e dello scontato, non accorgendosi che la
stanno bidonando, ipnotizzando e condizionando.

Metamorfosi della
sponsorizzazione

La nostra società, tanto presa a correre dietro al “non conosciuto”, al
“non avuto”, sempre più ansiosa di riempire il vuoto incolmabile, ignora l’eccessiva ingerenza degli sponsor sul
contenuto delle trasmissioni.
La pubblicità è stata ed è tutt’ora oggetto di contestazioni tra carta
stampata, radio, cinema e le stesse reti tv, pubbliche e private. Il mercato
pubblicitario fa gola a tanti e coinvolge una pluralità di merci e servizi il
cui costo, direttamente o indirettamente ricade sul prodotto e cioè sul
consumatore. E’ un giro di milioni di euro e per questo la pubblicità in tv è
stata dall’inizio regolamentata e si è cercato di disciplinarla. Tante sono le
forme di pubblicità alla quale lo spettatore viene assiduamente assoggettato,
quale spot, televendite, trailer, videoclip e anche, perché no, pubblicità
occulta. La pubblicità nasce alla Rai nel 1957, circoscritta alle trasmissioni serali della durata di 10
minuti. Per rispetto del telespettatore fu, intelligentemente collocata tra il
telegiornale e il programma di prima serata.

La comunicazione pubblicitaria televisiva fu regolamentata in maniera
tale da non danneggiare la stampa, che anche questa da essa trae le sue
risorse.

La legge di riforma della Rai del 1975, all’art.21 stabiliva che gli
spazi pubblicitari non potevano superare il tetto del 5% del tempo di
trasmissione totale. Il mercato pubblicitario si è organizzato sotto le testate
Sipra e Upa. Quest’ultima gestiva circa 400 aziende, vale a dire l’80% della
pubblicità circolante in Italia.

Questo dato e non solo, spiega l’invasività, l’aggressività e la
prepotenza che si scatena dai monitor durante i programmi di maggiore ascolto,
siano essi di intrattenimento, di approfondimento o altro.

Invasività pubblicitaria rende la visione dei programmi sgradevole

Oggi la televisione non ti allunga la vita, oggi ti logora, ti annoia e
palesemente dimostra mancanza di rispetto verso il telespettatore. Come?

Alcuni casi esemplificativi:

  • Mentre si sta seguendo un dibattito, nel
    momento più critico della discussione, ecco la conduttrice che interrompe
    dicendo, un attimo di pubblicità. Lo schermo cambia colore e si riempie di
    pannolini, mutande e donne incontinenti.

Cambi canale, ti dicono, se non vuoi vedere. Bene. Si cambio canale,
con quale risultato?

  • Altra interruzione dello spettacolo per la
    pubblicità. Questa volta protesi, creme per la cellulite, intime di push up
    varie, antidiarroici, crema anti emorroidaria e tante altre belle cose. 

Ciak si cambia nuovamente. Un caso
particolare. Un interessante dibattito sui fatti del giorno.

  • E’ il giorno che Trump sganciando i suoi
    missili ha ucciso Soleimani. Il mondo è ad un passo dalla guerra. La Libia
    brucia sotto i nostri piedi. Il Medio Oriente è una polveriera. In Puglia 20
    mila operai dell’ex Ilva rischiano di perdere il lavoro. Dipendenti
    dell’Alitalia a rischio licenziamento. La Banca di Bari con 4 miliardi di euro
    e oltre mancanti. I risparmiatori defraudati in piazza. Il governo sull’orlo di
    una crisi di sopravvivenza.
  • Orbene, di cosa si discute in studio? Non ci
    si crede. E’ proprio così. Si discute di Tola Tola, sì, di Tola Tola! Ma cosa avrà
    fatto mai di male questo paese per essere così ridotto? 

Una amara constatazione:

Vicino a Sipra e UPA nascono nuove società pubblicitarie come
Publitalia, la concessionaria Publiepi e altre. L’affare pubblicità ha sempre
richiamato gli interessi di forti investitori. Per rendere chiaro il concetto
basti dire che nel 2018 Publitalia ha raggiunto un fatturato di 3,401 miliardi di euro. Il fatturato della Sipra nel 2000  si è fermato a euro 1.446 milioni,
esiguità  della cifra spiegata con altre
forme di entrate..

Assistere oggi giorno ad uno spettacolo televisivo sia esso di
intrattenimento, sia un dibattito culturale, politico  o documentario, oppure durante i vari Tg e
altro,  è diventato sgradevole e pochi
sopportano la continua interruzione per dare spazio alla pubblicità.

Per questo disservizio si deve ringraziare anche il ben noto Parlamento
Europeo che nel 2006 espresse voto favorevole al testo della nuova direttiva,
recepita dall’Italia nel 2010 con una modifica al Testo unico della
radiotelevisione, e così permettendo un’interruzione pubblicitaria ogni 30
minuti e consentendo la pubblicità indiretta.

Conclusione:  Si è doppiamente “cornuti
e mazziati”. Prima perché non è più gradevole guardare la televisione, poi
perché il costo di tutta quella pubblicità si riversa sul costo dei prodotti e
cioè sui consumatori.

Addio all’intrattenimento! Largo alla pubblicità! Così è se vi pare.

(Ha collaborato Miranda Parca)




Delegazione ecumenica finlandese dal Papa per la settimana della preghiera comune

Ricevendo una delegazione ecumenica della Chiesa luterana di Finlandia, Francesco ha detto che “anche l’ospitalità fa parte della comune testimonianza di fede”.

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, dal 18 al 25 gennaio,“ci indica questa virtù ecumenica, e soprattutto ce la raccomanda”.. Ricordando un versetto degli Atti degli Apostoli, Francesco ha aggiunto: “Ci trattarono con rara umanità (At 28,2), dice l’Apostolo Paolo riferendosi agli abitanti dell’isola di Malta, che lo accolsero in modo ospitale insieme a centinaia di naufraghi. Come cristiani battezzati, noi crediamo che Cristo vuole incontrarci proprio in quelle persone che nella vita hanno fatto naufragio, in senso letterale e in senso figurato. Chi offre ospitalità non diventa più povero, ma più ricco. Chiunque dona, riceve a sua volta. Infatti, l’umanità che mostriamo agli altri ci rende misteriosamente partecipi della bontà del Dio fattosi uomo”.

Il dialogo ecumenico serve ad approfondire lo “stare insieme” dei battezzati, la comunità dei quali “non è un mero ‘stare gli uni accanto agli altri’, e certamente non è uno ‘stare gli uni contro gli altri”.

Il Papa ha detto che “il cristiano è una persona che può rendere grazie per il suo Battesimo; e questa gratitudine ci unisce nella comunità di tutti i battezzati”.  L’incontro con una delegazione ecumenica della Chiesa luterana di Finlandia in occasione dell’annuale pellegrinaggio ecumenico a Roma, per celebrare la festa di Sant’Enrico, patrono del Paese, è stato occasione per Papa Francesco di tornare a sottolineare l’importanza dell’ecumenismo.

Da parte sua, il vescovo luterano di Helsinki, Laajasalo, ha dichiarato di essere molto grato per l’opportunità di incontrare Papa Francesco. “Questo incontro è un’espressione di reciproco apprezzamento per il lavoro teologico di lunga data delle nostre chiese. È meraviglioso che il Papa sia in grado di trovare il tempo di incontrare un vescovo luterano finlandese “.

La visita della delegazione finlandese a Roma è una tradizione che risale al 1985. Durante la Settimana di preghiera, la delegazione frequenta i servizi di culto ecumenico, apprende come opera la Chiesa cattolica e ha un incontro privato con il Papa.

Per Laajasalo “il Papa è il volto della Chiesa cattolica, ma anche di tutti i cristiani. Con le sue azioni, Papa Francesco è stato un brillante esempio di fede, compassione e carità per tutti noi. Ha anche dimostrato come un leader competente possa rapidamente influenzare una comunità di oltre un miliardo di persone “. Ha aggiunto di aver trascorso molto tempo a pensare di cosa discutere con il Papa durante il loro incontro privato. Alla fine, ha deciso che “mi piacerebbe prendere una linea guida meravigliosa dalla sua omelia di Natale”. Come dono papale, il vescovo Laajasalo ha offerto a Papa Francesco una donazione per l’opera di pace colombiana cui partecipa Felm, la missione evangelica luterana finlandese.

Ricordando sant’Enrico di
Finlandia

La delegazione luterana partecipa anche alla tradizionale celebrazione ecumenica finlandese, in occasione della festa di S. Enrico di Finlandia, domenica 19 gennaio 2020 alle ore 16.00, nella sagrestia della basilica romana di Santa Maria sopra Minerva, rito presieduto dal padre Marco Pasinato, amministratore della diocesi cattolica di Helsinki, con la partecipazione di Teemu Laajasalo, vescovo della diocesi evangelico-luterana di Helsinki e di Elia, metropolita di Oulu della Chiesa ortodossa finlandese.

In programma canti dal coro Cantores minores di Helsinki

La celebrazione ecumenica è organizzata dalle Chiese finlandesi in collaborazione con l’Ambasciata di Finlandia presso la Santa Sede. Intervengono anche il vescovo Brian Farrell e P. Augustinus Sander OSB, Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Lunedì 20, alle 17.30, invece sono previsti presso la chiesa di Santa Brigida (Piazza Farnese) Vespri ecumenici. Li presiede il Cardinale Kurt Koch e vi partecipano il Metropolita Elia, il Vescovo Teemu Laajasalo, P. Marco Pasinato,. Omelia curata dal Rev. Pekka Huokuna, Direttore generale del Consiglio nazionale delle Chiese in Finlandia, e coro “Cantores Minores”.