Palermo, spaccio sostanze dopanti: in manette 4 persone

Su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, i Carabinieri del N.A.S., con il supporto operativo del Comando Provinciale di Palermo, hanno notificato quattro ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emesse dal G.I.P. del medesimo Tribunale, a quattro persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione e commercio di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive, al fine di alterare le prestazioni agonistiche di atleti gravitanti nel mondo del bodybuilding e delle palestre

Inoltre, hanno eseguito
perquisizioni domiciliari, su mandato della citata Procura della
Repubblica, rispettivamente nei confronti di altri 21 soggetti di cui 16
anch’essi indagati
, a vario titolo, per i medesimi reati. Sei di essi sono
ritenuti responsabili di esercizio abusivo della professione sanitaria, in
quanto dispensavano terapie mediche e piani nutrizionali, somministrando anche
farmaci per curare gli effetti collaterali provocati dalle sostanze
dopanti.

Purtroppo, in questi ultimi
anni, il “doping”, inteso come assunzione di sostanze stimolanti vietate
per ottenere risultati sportivi migliori di quelli fisiologici, si è
esponenzialmente e rapidamente diffuso anche tra gli atleti non professionisti,
finanche in palestra. Le sostanze proibite (Stimolanti – Narcotici ed
analgesici – Steroidi anabolizzanti – Diuretici – Ormoni peptidici ed
affini)
sono molteplici, così come i metodi illegali di assunzione. Nel body
building sono particolarmente utilizzati gli anabolizzanti
(testosterone, nandrolone, stanozololo) per accrescere la massa
muscolare e gli ormoni peptidici ed affini (corticotropina e ormone
della crescita
), in grado di generare un aumento della forza e della
muscolatura.

A fronte di
evidenze scientifiche piuttosto dubbie sul reale miglioramento delle
performance, i rischi correlati all’uso di queste sostanze sono ben risaputi e
spesso irreversibili: si pensi, per esempio, agli effetti devastanti connessi
all’uso di steroidi anabolizzanti sulla sfera sessuale e sui caratteri somatici
sia maschili che soprattutto femminili, al rischio di crisi ipoglicemiche
mortali per l’uso di insulina, ai devastanti effetti sul sistema nervoso
centrale e sull’apparato cardiovascolare indotti dalle amfetamine e dalla
cocaina.

Inoltre, gli
anabolizzanti aumentano il rischio di tumori al fegato e di rotture dei tendini.

Oggigiorno il problema è
notevole, sebbene la vendita e l’uso di sostanze ha trovato un fermo “contrasto”
da parte dello Stato, le vie per procurarsele sono molteplici, internet su
tutte, e chi è convinto che lo sport sia ginnastica a base di “steroidi
scorgerà sempre un nuovo sistema per approvvigionarsene. Soprattutto nei
giovani, le attività investigative condotte sul territorio nazionale dai
Carabinieri del NAS hanno evidenziato che esiste l’impazienza e il desiderio di
pervenire nel più breve tempo possibile ai risultati sperati o spesso suggeriti
da istruttori privi di scrupoli. Quindi, accanto ad un effetto economico-sociale
del doping, consistente nell’offesa della lealtà sportiva e nell’alterazione
delle regole della libera concorrenza, trattandosi di fenomeno a doppia lesione
sia sotto il profilo della salute dell’atleta che dell’etica sportiva, esiste un
ben più grave problema sanitario strettamente connesso alla disonesta
manipolazione del corpo umano ed ai gravi esiti per la salute che questa
manipolazione comporta.

È proprio in tale ambito, volto
alla tutela della salute dei cittadini che a volte, volontariamente, mettono a
repentaglio la propria salute, si inserisce l’operazione odierna. L’indagine è
scaturita da un controllo eseguito dagli ispettori investigativi antidoping del
NAS di Palermo su un atleta, risultato poi positivo, della gara ciclistica
“Granfondo MTB – Baronessa di Carini”, disputata a Carini (PA) il 29
maggio 2016. La positività ha originato una complessa attività investigativa,
coordinata dalla già citata Procura della Repubblica, realizzata con servizi di
osservazione, controllo e pedinamento, intercettazioni telefoniche e ambientali.
Questo ha permesso di risalire al sodalizio criminoso che utilizzava come base
operativa e di copertura due palestre e un negozio di integratori alimentari del
palermitano. I rispettivi titolari, tutti preparatori atletici, assieme ad un
altro soggetto, anch’esso preparatore e body builder, attivo collaboratore in
una delle palestre, avevano posto in essere un’intensa e ben avviata
associazione dedita al commercio di sostanze anabolizzanti finalizzato ad
alterare le prestazioni agonistiche degli atleti. Tra i farmaci e le sostanze
maggiormente spacciati vi erano Winstrol, Proviron, Testovis, Sustanon,
Gonasi
e Monores, nonché trenbolone e nandrolone
(quest’ultima sostanza, oltre che ad effetto dopante, è anche ad effetto
stupefacente).

Gli anabolizzanti venivano
venduti al dettaglio o spediti nascosti all’interno di plichi veicolati da
corrieri per consegne in città e in altre località dell’Italia. Si ipotizza che
il volume di affari dell’organizzazione si aggirasse sui 300.000,00 euro annui
circa, tenuto conto dei numerosi episodi di vendita documentati, del numero
delle transazioni post-pay accertate e del monitoraggio dei pacchi
spediti.

Nel corso dell’attività
investigativa è stato accertato che molti degli acquirenti erano atleti che
praticano il body-building a livello agonistico e partecipavano regolarmente a
numerose manifestazioni di tale specialità, anche di livello nazionale e
internazionale, classificandosi quasi sempre ai primi posti delle competizioni.

Nello specifico, una delle
palestre era diventata un vero e proprio “ambulatorio del doping”,
infatti, all’interno dello spogliatoio i giovani body-builder si somministravano
vicendevolmente le sostanze dopanti, attraverso iniezioni intramuscolo o
sottocutanee. Altresì, grazie alla complicità di un infermiere professionale,
che veniva chiamato appositamente, venivano eseguite delle flebo per la
somministrazione di sostanze per via endovenosa. La somministrazione delle
sostanze anabolizzanti avveniva anche all’interno del negozio di integratori,
che, seppur all’apparenza era una normale attività commerciale, nella realtà
funzionava come “un supermarket di sostanze dopanti”, ove si rifornivano
numerosi giovani body-builder provenienti da tutta la Sicilia. In un caso, per
raggiungere l’aumento della massa muscolare nel minor tempo possibile, è stato
accertato l’utilizzo, da parte di un atleta, del medicinale veterinario
STARGATE, un farmaco a base di stanozololo normalmente utilizzato per il
potenziamento muscolare e scheletrico di cani e gatti.

Quando parlavano dei farmaci e
delle sostanze illecitamente commercializzate, gli indagati, nel tentativo di
eludere le indagini e le intercettazioni, utilizzavano un linguaggio in codice,
ovvero WINNIE THE POOH o DOPPIA V, riferito al Winstrol e GIGETTO o
GIUBOTTINO riferito al GH (la sostanza più cara, visto che alcune di
queste fiale venivano vendute anche a 400 euro). Uno degli arrestati, temendo di
essere intercettato, utilizzava anche una SIM intestata ad una ignara cittadina
straniera.

Tra gli indagati figura anche un
bancario che suggeriva ad uno degli arrestati di effettuare i versamenti di
contante in tre distinte tranche, di importi dispari, invitandolo a
recarsi insieme a lui in banca per effettuare l’operazione, aggiungendo che egli
stesso avrebbe provveduto ad eludere la disciplina sulla segnalazione
obbligatoria in materia di antiriciclaggio.

Nel corso dell’attività
investigativa sono stati accertati casi di stati patologici derivanti dall’uso
indiscriminato di sostanze anabolizzanti, come per esempio: GINECOMASTIA,
DISTURBI TIROIDEI, IMPROVVISI AUMENTI DELLA PRESSIONE ARTERIOSA, TACHICARDIA,
ACNE IN FORMA SEVERA E DISTURBI DELL’APPARATO GENITALE. A tal proposito, senza
averne la benché minima competenza medica, i soggetti arrestati
commercializzavano, consigliandone l’uso, anche specialità farmaceutiche per
combattere tali patologie, ad esempio: farmaci per la cura della ginecomastia
(ARIMIDEX e NOVALDEX) e un disintossicante epatico da assumere dopo i cicli di
anabolizzanti (TAD 600).

I provvedimenti dell’A.G.,
oltre che dai reparti palermitani, sono stati eseguiti anche con la determinante
collaborazione dei NAS di Catania, Ragusa, Salerno, Treviso e dei Comandi
Provinciali Carabinieri di Catania,
Caltanissetta, Enna, Siracusa, Ragusa, Salerno e Treviso.




Milano, Gallerie d’Italia: in mostra oltre 160 opere di Canova e Thorvaldsen

MILANO – Le Gallerie d’Italia in piazza Scala, sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano, presentano fino al 15 marzo 2020 la mostra Canova | Thorvaldsen.

La nascita della scultura moderna, a cura di Stefano Grandesso e Fernando Mazzocca. Ancora qualche settimana, quindi, per ammirare una mostra veramente rara. Realizzata in collaborazione con il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo e con il Museo Thorvaldsen di Copenaghen, l’esposizione è resa possibile grazie all’apporto di prestiti fondamentali concessi da musei e collezioni private italiani e stranieri, solo per citarne alcuni: la Biblioteca Apostolica Vaticana, le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, il Museo Nacional del Prado di Madrid, la Pinacoteca di Brera e la Pinacoteca della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, il Metropolitan Museum di New York, le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, le Gallerie dell’Accademia di Venezia.

Un consistente nucleo di opere proviene inoltre dal Museo e Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, promotore delle celebrazioni canoviane, che sono iniziate a luglio 2019 – a 200 anni dalla posa della prima pietra del Tempio di Possagno – e si concluderanno il 13 ottobre 2022, data che segna i due secoli dalla morte dell’artista.

La mostra propone il confronto, mai tentato prima, tra i due grandi protagonisti della scultura moderna in età neoclassica e romantica: l’italiano Antonio Canova (1757-1822) e il danese Bertel Thorvaldsen (1770-1844), i due “classici moderni” in grado di trasformare l’idea stessa della scultura e la sua tecnica, creando opere immortali, diventate popolari e riprodotte in tutto il mondo.

Il terreno su cui si affrontarono originariamente i due illustri maestri è stato il suolo romano, dove svolsero entrambi una buona parte della loro carriera: Canova giunse a Roma nel 1781 e vi morì nel 1822, mentre Thorvaldsen vi si insediò a partire dal 1797 per i successivi quarant’anni. Qui, i due artisti ingaggiarono una delle più note e produttive sfide su identici temi e soggetti che regaleranno all’arte alcuni capolavori: le figure della mitologia classica, come Amore e Psiche, Venere, Paride, Ebe,le Grazie, rappresentavano nell’immaginario comune l’incarnazione dei grandi temi universali della vita,come il breve percorso della giovinezza, l’incanto della bellezza, le lusinghe e le delusioni dell’amore.

Il plauso con cui vennero entrambi accolti dalla critica coeva è emblema di una civiltà che guardava all’antico,ma che aspirava nello stesso tempo alla modernità, dualità che seppero magistralmente interpretare e guidare: Canova era stato l’artista rivoluzionario, capace di garantire alla scultura un primato sulle altre arti, nel segno del confronto e del superamento dell’antico; Thorvaldsen, guardando all’opera e alla strategia del rivale, si era ispirato a un’idea della classicità più severa e austera, avviando una nuova stagione dell’arte nordica, ispirata alle civiltà mediterranee.

Entrambi avevano saputo emanciparsi dal vincolo che la committenza poneva tradizionalmente alla scultura a causa dei costi elevati del marmo o del bronzo, fondando grandi studi che avevano le dimensioni di complesse officine, con numerosi collaboratori e allievi: con le innovazioni tecniche introdotte da Canova e utilizzate su larga scala da Thorvaldsen – creazione di un modello in gesso prima della statua in marmo – lo scultore acquisiva infatti per la prima volta la libertà di esprimere nella statua, ideata senza commissione, la propria poetica.

Attraverso oltre 160 opere divise in diciassette sezioni la mostra documenta la straordinaria complessità delle creazioni di Canova e Thorvaldsen, destinate ad un collezionismo di alto profilo sia italiano sia internazionale, e l’enorme seguito che la loro scultura ebbe, proponendo continui confronti con gli altri artisti di ogni nazionalità.

  1. La prima sezione affronta il tema de L’immagine dell’artista. Gli autoritratti, con i lavori eseguiti dai due artisti in tre momenti: all’inizio della loro carriera, quando si erano ormai affermati, e quelli realizzati in maturità. Canova si è rappresentato sia come scultore che come pittore in una serie di dipinti. Thorvaldsen ci ha lasciato in alcuni disegni un’immagine più intima del suo volto dai lineamenti romantici. Ma i due ritratti ufficiali sono quelli in cui si sono raffigurati in due busti di carattere eroico, cioè di dimensioni maggiori del vero, all’antica: due ritratti autocelebrativi, proiettati in una dimensione senza tempo, ma animati anche da una grande carica introspettiva.
  2. Si prosegue con la sezione de Gli studi di Canova e di Thorvaldsen a Roma, con una serie di opere che rimandano alle vere e proprie officine in cui operavano i due maestri nel centro di Roma: in mostra i lavori che testimoniano come lo studio sia diventato per Canova e Thorvaldsen una sorta di museo dell’artista, dove esporre il proprio operato e i modelli in gesso da copiare.
    Le sezioni seguenti, dedicate ai ritratti, per lo più a quelli tributati ai due scultori, testimoniano un
    fenomeno che per numero e qualità non ha eguali nella storia dell’arte, giustificato dall’ammirazione di cui furono oggetto. Canova vi appare contemporaneamente come l’artista di fama universale e la personificazione dell’identità nazionale italiana. Thorvaldsen, il Fidia nordico, è il riferimento per la rinascita dell’arte germanica e nordica in generale.
  3. Nella terza sezione, La gloria di Canova, una serie di effigi, opere di Andrea Appiani, Giuseppe Bossi, Giovanni Ceccarini, Hugh Douglas Hamilton, Angelica Kauffmann, John Jackson, Giovanni Battista Lampi Junior, Thomas Lawrence, Ludovico Lipparini, hanno come soggetto Antonio Canova, immagini molto diverse tra loro che rivelano la grandezza dell’artista, a volte rappresentato accanto alle sue opere, e l’ammirazione nei suoi confronti. Emblematica è la statua monumentale, posta al centro di questa sezione, in cui Canova non appare in abiti moderni come negli altri ritratti, ma seduto e seminudo con un corpo atletico, con accanto la testa antica del cosiddetto Giove di Otricoli.
  4. Si prosegue con Ritratti in scena, che riunisce i ritratti di carattere celebrativo tra cui quelli dei due artisti in posa nei loro abiti cerimoniali (tre di Rudolph Suhrlandt e uno di Jacob Munch), ma anche le opere di François Xavier Fabre con Ugo Foscolo, Vittorio Alfieri, Antonio Canova identificati come le grandi glorie d’Italia; la Venere Italica e il ritratto di Maria Luigia d’Asburgo e il gesso per il Monumento a Vittorio Alfieri, tutti di Canova, segnano l’ultima grande stagione del ritratto allegorico come apoteosi all’antica.
  5. Una particolare attenzione è dedicata nella quinta sezione, Icone popolari. L’immagine moltiplicata dei capolavori, alla circolazione delle riproduzioni eseguite da altri artisti in tutti i materiali e tecniche, dalle riduzioni in bronzo alle incisioni. Un posto di rilievo viene accordato alle riduzioni in bronzo dorato usate come eccezionali pezzi d’arredo: mentre Desiderio Cesari ritrae con questa tecnica il maestro danese, viene esposto in mostra uno dei soggetti prediletti da Canova, un’Ebe eseguita dalla manifattura Strazza e Thomas, a confronto con quella eseguita su modello di Pietro Galli, da Thorvaldsen, da Wilhelm Hopfgarten e Benjamin Ludwig Jollage, di cui viene esposto anche Giasone con il vello d’oro. Concludono la sezione le litografie a soggetto religioso e ritratti in stile neoclassico di Michele Fanoli provenienti dalla Biblioteca Nazionale Braidense, che furono pubblicate e diffuse in tutto il mondo, testimoniando la vastità e la versatilità della produzione di Canova.
  6. Nella sesta sezione La gloria di Thorvaldsen, intorno all’effigie monumentale a figura intera dell’Autoritratto con la statua della Speranza, dove l’artista seppe far rivivere la misteriosa bellezza
    dell’arte greca di età arcaica, troviamo effigi che lo ritraggono o che riproducono le sue opere: l’immagine di Thorvaldsen divenne straordinariamente popolare, alimentando il mito dello scultore che, venuto dal Nord, si era fatto interprete di un ideale classico e mediterraneo di bellezza.
  7. Il primato della scultura e la celebrazione del genio si sofferma sulla fortuna che il genere scultoreo assunse grazie a Canova e Thorvaldsen, testimoniata sia sul piano illustrativo sia allegorico, su marmo e su tela. Le allegorie di derivazione classica sono state utilizzate per celebrare il potere delle arti ed in particolare della scultura come quella che più di tutte riesce a imitare e gareggiare con la Natura, creando figure tridimensionali capaci di vivere nello spazio. Non mancano i ritratti di Canova dove viene celebrato nelle solenni cerimonie officiate per la sua morte, vissuta come un lutto nazionale, e nei monumenti che lo ricorderanno come il genio universale. Anche Thorvaldsen, al suo ritorno a Copenaghen, fu festeggiato come un dio e gli fu dedicato un museo personale, onore mai prima di allora concesso ad un artista in vita.
  8. Nel grande salone centrale, attorno cui si impernia l’esposizione, Le Grazie e la danza, la sezione dedicata al sensazionale confronto, mai proposto prima, tra i due celeberrimi capolavori, i due gruppi marmorei de Le Grazie dove Canova e Thorvaldsen hanno espresso meglio il proprio ideale di bellezza. Al concetto di grazia come movimento, varietà e sentimento del gruppo di Canova proveniente dall’Ermitage, Thorvaldsen risponde ribadendo il suo ideale austero di casta semplicità con Le Grazie con Cupido, dal Thorvaldsens Museum. Queste due opere sono circondate da una coreografia di quattro figure in cui Canova, Thorvaldsen e un loro seguace, Gaetano Matteo Monti, hanno rappresentato il motivo della danza, grande novità perché tema mai affrontato prima in scultura.
  9. I ritratti come specchio di un’epoca ripercorre la vasta produzione ritrattistica in marmo di Canova e di Thorvaldsen, restituendo l’immagine dei personaggi più in vista del tempo, sovrani, aristocratici, collezionisti, artisti e letterati che vollero farsi immortalare in sembianze idealizzate. Nonostante l’idealizzazione, questi volti non appaiono freddi, ma animati da una straordinaria capacità di rendere la psicologia dei personaggi.
  10. Altra tematica cara ai due scultori si trova esemplificata nella sezione Venere e il trionfo della bellezza.Canova, Thorvaldsen e il loro seguace Mathieu Kessels sono messi a confronto nella rappresentazione di Venere, la dea dell’amore. Soprattutto Canova ha prediletto questo soggetto, rappresentando in diverse statue, leggermente diverse l’una dall’altra, il motivo di Venere che uscendo dal bagno cerca di coprirsi da sguardi indiscreti. Intendeva così rendere l’emozione che si prova ogni volta alla comparsa della bellezza. La dea di Canova appare più donna e quindi più sensuale rispetto a quella di Thorvaldsen che, nella sua nudità assoluta, rimane una divinità: una Venere vincitrice che, perfettamente immobile, esibisce trionfante il pomo della vittoria assegnatale nella celebre gara.
  11. L’undicesima sezione, Amor vincit omnia. La rappresentazione d’Amore, prende in esame uno dei temi più amati dalla scultura e dalla pittura tra Neoclassicismo e Romanticismo, ovvero quello di Amore o Cupido. Simbolo di grazia sensuale, bellezza intatta e innocente, con il corpo di un adolescente o di un bambino, la figura di Cupido offriva un’occasione di virtuosismo unica nella rappresentazione delle ali, che rendono queste immagini straordinariamente seducenti. Thorvaldsen e il suo seguace Wolff raffigurano Amore come una divinità vittoriosa e fiera del proprio trionfo, rendendo così la potenza di questo sentimento universale, dominante sulla vita e sul destino dell’uomo. Particolarmente apprezzati e richiesti sono stati i bassorilievi in cui Thorvaldsen ha saputo rendere con infinita grazia l’antico mito di Amore bambino consolato da Venere o come emblema, insieme a Bacco o Anacreonte, delle stagioni, dove la bellezza giovanile è indagata insieme alle risorse allegoriche del mito, a simboleggiare che c’è sempre un tempo per amare. Nell’Apollo che si incorona, esperimento giovanile di Canova eseguito nell’atelier di Roma nel 1781-82 e conservato oggi al Getty Museum di Los Angeles, e nell’Apollino riscoperto di recente, si ritrova più accentuata l’attenzione al movimento. In mostra anche le opere su tela di vari autori. Sulla scia di Cupido, si inseriscono le due sezioni interamente dedicate ai soggetti prediletti dai due scultori: la dodicesima ad Amore e Psiche e la tredicesima ad Ebe.
    La prima, Nel segno della grazia. Amore e Psiche, e la seconda, Figure in volo. Ebe coppiera degli dei; un capitolo a parte, I grandi mecenati. Napoleone e Sommariva, si sofferma sulla committenza dei due maestri: mecenati come Napoleone e la sua famiglia e il grande collezionista lombardo Giambattista Sommariva, che acquisì numerose statue di Canova ed ebbe da Thorvaldsen il suo capolavoro, Il trionfo di Alessandro in Babilonia, commissionato da Napoleone per il Quirinale ma poi eseguito per la villa di Tremezzo sul lago di Como. Grazie a Sommariva e ad altri committenti, entrambi gli artisti ebbero con Milano un rapporto privilegiato. Ritraendo Napoleone, Canova ha cercato di rendere il fascino dell’eroe, dell’uomo del destino, mentre Thorvaldsen ha divinizzato l’imperatore rappresentandolo come Giove con l’aquila. Sommariva è rappresentato nel magnifico ritratto di Prud’hon ispirato a quelli di grandi collezionisti inglesi che si erano fatti ritrarre da Batoni insieme alle statue antiche ammirate a Roma.
    Si prosegue sui temi cari a Thorvaldsen, con L’incanto dell’eterna giovinezza. Ganimede: il soggetto prediletto dal maestro, complementare a quello di Ebe, non è mai stato considerato da Canova. Il danese ne ha fatto l’immagine al maschile di una bellezza adolescenziale simbolo di eterna giovinezza, sperimentando diversi modi di rappresentarlo, influenzando i pittori e gli scultori contemporanei, come nel caso delle opere di Camillo Pacetti, presentate in mostra.
    L’eredità romantica. Il pastore errante riassume, con opere dedicate alla bellezza naturale e al carattere sentimentale dei soggetti arcadici e pastorali di Hippolyte Flandrin, John Gibson, Aleksandr Andreevic Ivanov e Bertel Thorvaldsen, l’eredità degli stilemi e dei modelli di universalità senza tempo del linguaggio di Canova e Thorvaldsen. Qui, alle sembianze più idealizzate di Ganimede, si sostituiscono quelle più naturali del Pastorello che nella versione della Manchester Art Gallery posa ancora sul suo piedistallo originale disegnato da Flaxman. Nel Fauno rappresentato dal migliore seguace di Thorvaldsen, Pietro Tenerani, seduce la verosimiglianza al vivo mentre suona una musica che sembra addolcire le sue membra. Allo stesso modo, il sonno conferisce un sentimento di malinconia alla figura abbandonata e sognante del pastore di Gibson. Lo stesso languore lo ritroviamo nel Giovane pastore dipinto da Flandrin, nostalgico di un’Arcadia perduta.
    Rientra nel percorso espositivo, concludendolo, la splendida serie di 13 bassorilievi in gesso di Canova permanentemente esposti alle Gallerie d’Italia e appartenenti alla collezione dell’Ottocento della Fondazione Cariplo. Essi immortalano scene mitiche e rappresentazioni di alcuni precetti della filosofia socratica.

Il catalogo della mostra è edito da Edizioni Gallerie d’Italia | Skira

INFORMAZIONI UTILI
Apertura al pubblico: 25 ottobre 2019 – 15 marzo 2020
Sede: Gallerie d’Italia – Piazza Scala – Piazza della Scala, 6 Milano
Orari: dalle 09.30 alle 19.30 (giovedì chiusura alle ore 22:30) – Chiuso lunedì.

Ingresso
Biglietto: intero 10 euro, ridotto 8 euro, ridotto speciale 5 euro. È prevista una riduzione reciproca con la mostra Canova. I volti ideali alla Galleria d’Arte Modena (GAM): il biglietto d’ingresso della prima mostra visitata dà diritto all’ingresso ridotto a 8 euro alla seconda esposizione.
Gratuità: convenzionati, scuole, minori di 18 anni e ogni prima domenica del mese. #canovamilano
Informazioni
numero verde 800 167619
info@gallerieditalia.com
www.gallerieditalia.com




Il Giorno del Ricordo e il pericoloso integralismo ideologico: intervista al Prefetto Francesco Tagliente

Tagliente: Il 27 gennaio e il 10 febbraio, due date simbolo per l’intera collettività, scelte per ricordare la ferocia dell’uomo sull’uomo e per onorare tutte le vittime di quei tragici avvenimenti e le tragedie umane,
causate dalla guerra

Prefetto Tagliente, oggi è un’altra data importante… La necessità di non dimenticare le tragedie umane, causate dalla guerra, viene garantita anche con le celebrazioni delle solennità nazionali.
Il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano- dalmata, delle vicende del confine orientale. Istituita con legge 30 marzo 2004 n. 92. Soltanto 15 giorni fa, il 27 gennaio, abbiamo celebrato la “Giornata della Memoria” per commemorare le vittime dell’Olocausto. Due date simbolo per l’intera collettività, dunque, scelte per ricordare la ferocia dell’uomo sull’uomo e per onorare le vittime di quei tragici avvenimenti.

Che cosa rappresenta il Giorno del Ricordo? Il Giorno del ricordo vuole conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Coltivare la memoria di quanto è accaduto è indispensabile anche per ristabilire la verità storica.

Quattordici anni fa la prima celebrazione…
Sì. Il primo anno in cui si celebrò il Giorno del ricordo fu il 2005. Il 9 febbraio, l’allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi, fece un comunicato, nel quale espresse la propria soddisfazione per l’istituzione della solennità:
rivolgendo il proprio pensiero «a coloro che perirono in condizioni atroci nelle Foibe alle sofferenze di quanti si videro costretti ad abbandonare per sempre le loro case in Istria e in Dalmazia» affermò che «Questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale; devono essere radicati nella nostra memoria; ricordati e spiegati alle nuove generazioni. Tanta efferatezza fu la tragica conseguenza delle ideologie nazionalistiche e razziste propagate dai regimi dittatoriali responsabili del
secondo conflitto mondiale e dei drammi che ne seguirono».
A partire dal 2006 la ricorrenza viene celebrata annualmente dalle massime autorità politiche italiane con una cerimonia solenne, svolta spesso nel palazzo del Quirinale, al cospetto dei Presidenti della Repubblica
succedutisi negli anni, i quali, oltre a conferire le onorificenze alla memoria ai parenti delle vittime hanno pronunciato, in molti casi, emozionanti discorsi. Il Quirinale per la seconda celebrazione del Giorno del ricordo organizzò la prima delle cerimonie solenni che poi si succedettero di anno in anno.

Ripercorrere le tappe e riflettere sulle azioni e le parole, secondo lei Prefetto è importante? Senz’altro. E’ molto interessante rileggere alcuni passaggi del messaggio del Presidente della Repubblica Ciampi rispetto ai drammatici fatti delle foibe e dell’esodo: “L’odio e la pulizia etnica sono stati l’abominevole corollario dell’Europa tragica del Novecento, squassata da una lotta senza quartiere fra nazionalismi esasperati”. “La Seconda guerra mondiale, scatenata da regimi dittatoriali portatori di perverse ideologie razziste, ha distrutto la vita di milioni di persone nel nostro continente, ha dilaniato intere nazioni, ha rischiato di inghiottire la stessa civiltà europea”. “L’Italia, riconciliata nel nome della democrazia, ricostruita dopo i disastri della Seconda Guerra Mondiale anche con il contributo di intelligenza e di lavoro degli esuli istriani, fiumani e dalmati, ha compiuto una scelta fondamentale. Ha
identificato il proprio destino con quello di un’Europa che si è lasciata alle spalle odi e rancori, che ha deciso di costruire il proprio futuro sulla collaborazione fra i suoi popoli basata sulla fiducia, sulla libertà, sulla
comprensione”.

Queste parole, secondo Lei, hanno fatto breccia nelle coscienze? Non come avrebbe dovuto essere. Indubbiamente, legge istitutiva e celebrazioni istituzionali non sono stati sufficienti per placare polemiche e contromanifestazioni. Fin dalla prima celebrazione del Giorno del ricordo nel 2005 da diversi gruppi dell’estrema sinistra furono organizzate delle contromanifestazioni in occasione del 10 febbraio, con la
partecipazione di alcuni storici d’area.

Anche oggi, probabilmente da qualche parte in Italia ci saranno atti vandalici, manifestazioni, disordini…
Il 10 febbraio del 2007, da Questore di Firenze, ho dovuto a gestire una manifestazione di piazza molto critica, per la contestazione, diciamo un po’ vivace di un corteo diretto al Largo Martiri delle Foibe per la deposizione di una corona di fiori. Dovette interessarsi al caso anche il Ministro dell’Interno. Ancora oggi, in molte località dell’Italia si registrano atti di vandalismo contro vari simboli dell’esodo e delle foibe, spesso in prossimità delle celebrazioni del 10 febbraio. Vengono ancora prese di mira le targhe
innalzate in luoghi pubblici e i monumenti a memoria delle vittime.
E’ bene tenere presente che il 27 gennaio e il 10 febbraio, vanno considerate due date simbolo per l’intera collettività, scelte per ricordare la ferocia dell’uomo sull’uomo e per onorare tutte le vittime di quei tragici
avvenimenti e le tragedie umane, causate dalla guerra.

A chi va il suo pensiero oggi?
Il nostro pensiero e la nostra vicinanza vanno, oggi, a tutti i familiari delle vittime degli efferati massacri delle foibe ed ai rappresentanti delle associazioni che mantengono viva la memoria di quella tragedia e
dell’esodo di intere popolazioni, portatrici di identità culturali e tradizioni che non devono essere cancellate Giornate come questa devono rappresentare momenti di riflessione perché situazioni così dolorose siano
per sempre consegnate al passato. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare chi fu ucciso o costretto ad abbandonare la propria terra per restare fedele alla propria identità culturale di lingua e tradizioni. È importante che tragedie come quelle delle Foibe e della Shoah rimangano stampate nella memoria collettiva affinché si consolidi, soprattutto nelle giovani generazioni, un profondo spirito di solidarietà, tolleranza e comprensione verso i propri simili, qualunque sia la loro estrazione geografica, storica, politica, religiosa e sociale.




Caso omicidio Serena Mollicone: il criminologo Carmelo Lavorino querela “Le Iene”

Sulla morte di Serena Mollicone – la ragazza di Arce trovata senza vita nel 2001 in un boschetto nei pressi di Arce – non è mai stata fatta chiarezza. Incolpato in un primo tempo il carrozziere di Rocca d’Arce, Carmine Belli, poi assolto in tre gradi di giudizio, ora i riflettori della procura di Cassino puntano sul maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce, sulla moglie Annamaria e sul figlio Marco.

Questo in seguito alla testimonianza del brigadiere Santino Tuzi, che riferì d’aver visto la ragazza salire nell’appartamento del maresciallo, in caserma. Il brigadiere Tuzi si è poi tolto la vita, senza aver potuto chiarire la sua testimonianza davanti al magistrato. Come consulente della difesa è stato chiamato il criminologo professor Carmelo Lavorino, autore, a suo tempo, dell’assoluzione di Carmine Belli.

Nonostante i processi si debbano celebrare in tribunale, da tempo è invalso l’uso di celebrarli mediaticamente, convocando, in alcuni programmi pruriginosi che attirano grande audience, personaggi vari e diversi – investigatori o presunti tali, parenti delle vittime che hanno da sciorinare le proprie supposizioni e teorie colpevoliste, pseudoesperti, sociologi – e -udite udite – giornalisti investigatori che imbastiscono indagini mediatiche molto ghiotte.

È il caso, stavolta, del noto programma ‘Le iene’, i cui operatori si sono rivolti al professor Lavorino, chiedendogli un’intervista a proposito del caso di Arce. Pare che non tutto, secondo Lavorino, sia stato fatto nel binario dell’obiettività e della correttezza che ogni professionista deve mostrare nell’esercizio della sua professione.

Il servizio è andato in onda, ma non secondo ciò che era stato registrato, secondo Lavorino.

Pare infatti che alcune frasi pronunciate dal criminologo siano state manipolate nel montaggio del servizio, assumendo così un significato che mai il professore aveva inteso dal loro. Questo è il motivo per cui Carmelo Lavorino ha sporto querela contro i giornalisti autori della registrazione, contro il programma televisivo, ed altri.

Di queste querele abbiamo ricevuto un comunicato stampa dal professor Lavorino, che pubblichiamo, sotto la piena responsabilità di chi lo ha redatto, affinchè il lettore meglio possa rendersi conto di ciò che è accaduto, e di ciò che potrà accadere.

Questo è il testo trasmessoci dal professor Lavorino

“Rendo noto che questa mattina ho presentato querela alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per il tramite della Stazione dei Carabinieri di Gaeta (LT) nei confronti dei signori del programma televisivo LE IENE Alessia RAFANELLI, Veronica RUGGERI e Marco ALINI, del Direttore Responsabile del suddetto programma e di altri allo stato ignoti, per i seguenti motivi:

= MOTIVO 1. La sera di domenica 8 dicembre 2019 il canale Italia 1 di Mediaset mandava in onda una puntata del programma LE IENE, dove veniva trasmesso un servizio di circa 26 minuti dedicato all’omicidio di Serena Mollicone – Caso di Arce. Il servizio divulgava alcuni mie frasi estrapolate dall’intervista da me rilasciata agli inviati delle IENE (Veronica RUGGERI e Marco ALINI) il 19 novembre 2019 presso il mio domicilio. Delle suddette frasi (A) alcune sono state registrate in modo fraudolento all’interno del mio domicilio tramite il posizionamento a mia insaputa di uno strumento atto a registrare e mai sono state da me autorizzate ad essere divulgate, frasi da me espresse a fine intervista e a “telecamere spente”; (B) alcune sono state estrapolate dai responsabili del servizio dopo essere state astutamente, abilmente, slealmente e dolosamente tagliate, spostate e manipolate, in modo tale da cambiare il senso reale, il significato e il contesto delle mie parole e del mio pensiero, tanto che – ciliegina finale sulla torta – la parte finale dedicata alle mie dichiarazioni vedeva tagliata la mia frase iniziale “I CARABINIERI INIZIALMENTE HANNO PENSATO CHE FOSSE VERA LA DICHIARAZIONE DI ELVIRA MOLLICONE, LA MAESTRA” e inseriva soltanto la frase “la ragazza doveva andare dal dentista, lui le ha dato un passaggio”, PER COSÌ PRESENTARE COL SUDDETTO TAGLIO DOLOSO LA SEGUENTE “CLAMOROSA RIVELAZIONE” DECLAMATA IN POMPA MAGNA DA VERONICA RUGGERI: “Il primo giugno del 2001 Serena doveva andare dal dentista, TUZI secondo la difesa Mottola l’avrebbe incontrata, le avrebbe dato un passaggio un passaggio e l’avrebbe uccisa per motivi psichiatrici”. In tal modo – e ciò è gravissimo – si fa apparire falsamente la risposta del sottoscritto come riferita a una personale e propria conclusione deduttiva, eliminando il riferimento lo stesso fa all’ipotesi dei Carabinieri in un discorso riservato ed esplicativo, per poi effettuare la seguente manipolazione: mutare l’aggettivo “psichici” proferito dal sottoscritto quando ha parlato delle motivazioni della menzogna del Tuzi con “psichiatrici”.

= MOTIVO 2. Quanto sopra è stato messo in essere per fare risultare FALSAMENTE che io accusassi il brig. Santino TUZI di essere l’assassino di Serena MOLLICONE con l’obiettivo complesso di: (A) danneggiare la mia reputazione, la mia professionalità, (B) inibire le attività di consulenza che su incarico dell’avvocato Francesco GERMANI sto svolgendo per conto dei signori Franco, Marco e Annamaria MOTTOLA, per i quali la Procura di Cassino ha chiesto il rinvio a giudizio, (C) fare lo “scoop” mediatico con diversi scopi, fra cui quello dell’audience.

= MOTIVO 3. Le “accuse verso il brig. TUZI” messemi falsamente e dolosamente in bocca dal suddetto servizio hanno spinto la famiglia del brig. TUZI ed altri a propalare comunicati stampa contro il sottoscritto sino ad accusarlo di “infamia” e di “affermazioni calunniose” ed hanno sollevato indignazione, proteste e insulti da parte di moltissime persone nei miei confronti: hanno indotto molti giornali ed emittenti televisive a pubblicare INCAUTAMENTE titoli del tipo “Il criminologo Lavorino accusa il brig. Tuzi di essere l’assassino di Serena”; ha fatto sì che la famiglia Tuzi presentasse querela contro il medesimo per diffamazione, notizia, quest’ultima, anch’essa divulgata a livello nazionale e sempre riferita alle “mie dichiarazioni ‘accusatorie’ (sic!!!) di omicidio verso il brig. Santino Tuzi”, tanto che una giornalista compiacente, parziale e imprecisa, ha pubblicato, sulle manipolazioni delle IENE ai danni del sottoscritto, ulteriori falsità tutte denigratorie del sottoscritto.

= MOTIVO 4. È evidente che le condotte oggetto della mia querela hanno denigrato la mia persona nella sfera professionale, quale figura di esperto criminologo e criminalista, analista della scena del crimine, profiler e consulente globale investigativo, essendomi stata falsamente attribuita una tesi investigativa arbitraria e non riscontrata, così essendo stato additato come sostenitore di tesi infondate, tanto più scorretto in quanto mosso dal fine di fuorviare l’opinione pubblica e l’Autorità Giudiziaria in favore degli imputati per i quali svolgo la mia opera professionale di consulenza tecnica.

TRATTASI EVIDENTEMENTE DI UN PIANO COMPLESSO, BEN PREMEDITATO
E BEN AGITO, ANCHE IN PERFETTA SINCRONIA FRA LE VARIE PARTI: UN PIANO
RAGIONEVOLMENTE COMMISSIONATO DA SOGGETTI IGNOTI E GESTITO DA ALTRI E/O DAI
DENUNCIATI IN FASI DIVERSE E SINCRONIZZATE.

= MOTIVO 5- Il suddetto servizio delle IENE ha preso in giro,
ingannato e turlupinato quasi tutte le testate giornalistiche tramite
l’organizzazione e la divulgazione dell’INGANNO.

QUATTRO CONSIDERAZIONI DEL SOTTOSCRITTO:

– CONSIDERAZIONE 1- Sicuramente il servizio delle IENE,
eliminando la mia frase “È IPOTESI DEI CARABINIERI CHE” ed attribuendomi
falsamente le frasi accusatorie contro il brig. Tuzi, ha sollevato contro di me
la riprovazione di moltissime persone e giornalisti.

– CONSIDERAZIONE 2. Sicuramente vi è stato l’intento
diffamatorio della combinazione che mi ha teso la trappola e che i tre
denunciati hanno attivato contro il sottoscritto un progetto criminale ben
preciso consistito in fasi ideative-esecutive ben individuate e definite dal
sottoscritto.

– CONSIDERAZIONE 3- La falsa attribuzione alla mia persona
della tesi secondo cui il brig. Santino TUZI deve ritenersi l’assassino di
Serena Mollicone comporta, in via necessaria e di diretta consequenzialità, la
contestuale attribuzione a me medesimo di dichiarazioni diffamatorie nei
confronti del Tuzi, proprio in quanto arbitrarie e infondate, ha di fatto
indotto fraudolentemente e consapevolmente in errore chiunque – ed in primis la
figlia del brig. Tuzi, sig.ra Maria Tuzi – circa la consumazione da parte mia
della diffamazione, tanto da indurla a querelarmi, quale prossima congiunta a
tutela della memoria del defunto padre, ai sensi dell’art. 595 c.p.

– CONSIDERAZIONE 4- Il servizio delle IENE, lungi dall’avere
riportato mie dichiarazioni sulla scorta del diritto di cronaca (ma sono
iscritti all’Ordine dei Giornalisti i tre delle IENE???), appare avere commesso
esso stesso diffamazione ai danni del defunto Santino Tuzi, poiché la tesi
accusatoria nei suoi confronti è opera della sua stessa manipolazione
dichiarativa. Ne consegue che gli autori essi dovranno essere perseguiti per la
condotta oggetto della querela sporta dalla sig.ra Maria Tuzi (erroneamente nei
miei confronti).

Ho nominato mio difensore l’avv. Piergiorgio DI GIUSEPPE.

La querela sarà inviata anche all’Ordine dei Giornalisti, al
Garante della Privacy, a Mediaset, alla Direzione del programma televisivo LE
IENE e ad altre Autorità e Istituzioni con la richiesta di diretto intervento
affinché vengano stroncate e inibite vergognose attività di falsa informazione
basata sul cannibalismo, sulla manipolazione, sulla fraudolenza, sulla slealtà,
sul “taglia-sposta-incolla-fai quello che ti pare e piace tanto sei protetto
dall’interesse dell’audience”, sulla prepotenza, sull’inganno e sulla certezza
dell’impunità in quanto imbevuti dell’autoconvincimento di essere protetti a
livello legale e mediatico sempre in nome dell’audience.

Sono in fase di ultimazione altre querele verso altre persone e/o per altri reati.

Prof. Carmelo Lavorino”




Viterbo alla Bit di Milano, una grande occasione per valorizzare le ricchezze della Tuscia

VITERBO – Sarà l’Ufficio turistico del Comune di Viterbo a illustrare al pubblico della storica manifestazione fieristica internazionale, organizzata da Fiera Milano, in programma dal 9 all’11 febbraio, due importanti iniziative. Si tratta dell’evento “Viterbo-Roma Via Francigena in Mtb” e del progetto “In bici nei giardini della Tuscia”. Entrambe le iniziative rientrano nella programmazione generale del Comune di Viterbo e nelle linee guida tracciate dall’assessore alla cultura e al turismo Marco De Carolis, che nel corso dell’ultimo anno, ha individuato tra le priorità dell’assessorato lo sviluppo del segmento turistico che sceglie come priorità lentezza e sostenibilità ambientale. In particolare, per quanto riguarda il territorio viterbese, la Via Francigena del Nord e più in generale i cammini di cui la città è crocevia, e il termalismo.

La Borsa internazionale del Turismo, che dal 1980 porta nel capoluogo lombardo operatori turistici e viaggiatori da tutto il mondo, favorisce l’incontro tra decision maker, esperti del settore e buyer accuratamente selezionati e profilati, provenienti dalle aree geografiche a più alto tasso di crescita economica e da tutti i settori della filiera. Un evento che è anche formativo, tra convegni e seminari sulle ultime tendenze di settore. Tra questi, con un intervento presso lo stand della Regione Lazio, si parlerà di “Viterbo-Roma Via Francigena in Mtb”, un evento previsto per il prossimo 21 giugno, organizzato da Promotuscia e dall’associazione sportiva Tuscia Bikers Mtb, in collaborazione con l’Ufficio Turistico di Viterbo. Il percorso valorizza il territorio della Tuscia, costellato di monumenti d’epoca etrusca, romana e medievale e fa rivivere l’antica strada che collega il nord Europa al cuore di Roma, la Via Francigena, con il suo fascino e il significato della sua simbologia. In sella a una mountain bike, i bikers affronteranno gli oltre 115 km con 1500 m di dislivello dal cuore della città di Viterbo sino alla città eterna. Partendo da piazza San Lorenzo, dove è ubicato il Palazzo Papale del capoluogo della Tuscia, si sfioreranno le Torri di Orlando a Capranica, il Mitreo, l’Anfiteatro e le necropoli etrusche di Sutri, inoltrandosi progressivamente verso le porte di Roma. Nella stessa occasione si illustrerà anche il progetto che vede coinvolto, insieme all’Ufficio Turistico, la guida escursionistica Daniele Bifulco “In bici nei giardini della Tuscia”. La straordinaria rete di giardini di cui è ricca la provincia di Viterbo è resa fruibile da itinerari dedicati agli amanti dell’arte e della botanica che privilegiano una fruizione legata alla due ruote. “La BIT è un evento fieristico internazionale a cui non si può e non si deve mancare – ha sottolineato l’assessore al turismo Marco De Carolis –. La Borsa del Turismo significa promozione ad ampio raggio.

Una grande occasione quest’anno per valorizzare, da una parte uno dei principali cammini religiosi, dall’altra il patrimonio legato a ville, parchi e giardini, entrambi straordinarie ricchezze della Tuscia legate a una delle modalità di fruizione turistica in maggiore espansione negli ultimi anni”.




Firenze, stazione Lepolda: count down per Buy Tourism Online edizione 2020

Tutto pronto per il BOT – Buy Tourism Online – edizione 2020 l’evento di riferimento in Italia sulle connessioni tra turismo, innovazione e tecnologia che si svolgerà a Firenze i prossimi 12 e 13 febbraio.

L’evento giunto alla 12ima edizione rappresenta il principale appuntamento italiano di networking tra operatori e aziende sul turismo digitale.

CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 06/02/2020

Nato nel 2008 come incontro tra gli operatori del turismo e i fornitori delle tecnologie che hanno radicalmente e rapidamente trasformato il settore, BTO è un evento con la forza di una identità che unisce il valore scientifico al format creativo molto amato dal proprio pubblico.

Il Buy
Tourism Online, dopo una crescita costante, rappresenta oggi l’appuntamento più
atteso dai professionisti della filiera turistico-ricettiva, della promozione
territoriale, della ricerca sul marketing dei prodotti turistici accogliendo
ogni anno migliaia di operatori pubblici e privati in cerca di risposte alle
tendenze del mercato e delle soluzioni più avanzate per promuovere attività
turistiche e territori con le tecnologie di rete.

L’appuntamento
con l’edizione 2020 è fissato alla stazione Lepolda per i prossimi 12 e 13
febbraio per una due giorni all’insegna degli ultimi trend e per ricevere
stimoli ed idee, entrare in relazione con aziende/brand protagoniste nei
diversi settori, con Istituzioni, media e ricercatori di livello
internazionale. Un appuntamento da non mancare per conoscere nuove opportunità,
idee, collaborazioni, progetti sui nuovi strumenti digitali per gli operatori
del settore.




Bullismo, mobbing e stalking. Nuove tutele per delle patologie certificate: parlano gli esperti

Il mobbing, lo stalking ed il bullismo sono di fatto l’espressione di una società in cui sono dominanti i valori della sopraffazione e dell’arbitrio del più forte sul più debole, in cui i modelli vincenti, spesso veicolati anche attraverso i mass media, sono quelli dell’arroganza e del non rispetto per l’altro.

Strumenti di
autoaffermazione sono la violenza, l’aggressività, la minaccia, quale risultato
di un modo di concepire se stessi come al di sopra di tutto e tutti e quindi
anche sulle volontà altrui.

CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 06/02/2020

Questo in tutte
le sfere interpersonali a partire dai luoghi di lavoro, o di studio, nelle
relazioni affettive dove vige il principio della supremazia del più forte.

Ma oggi ci sono
nuove tutele per queste patologie certificate? Sicuramente è necessario un
lavoro di squadra per neutralizzare il problema.

CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE L’INTERVISTA AGLI ESPERTI

Da sinistra: Daniela Iozzi (Psicologa, psicoterapeuta) – Luigi Iavarone (Presidente associazione EMotivAzione) – Rosj Guido (Psicologa, psicoterapeuta)

Spesso il
persecutore è un soggetto non nuovo a certi comportamenti illeciti o criminali
e ha una certa domestichezza nel gestire le proprie attività delittuose,
rendendo di fatto poco produttive le azioni di tutela della vittima messe in
campo dagli avvocati.

Pertanto, per
ottenere risultati apprezzabili, soprattutto in caso di persecutori “abituali”
o recidivi, risulta opportuno affrontare il problema da diverse prospettive. In
sostanza, è necessaria la sinergia di diversi specialisti che si occupino del
caso congiuntamente, apportando le loro specifiche conoscenze e competenze.




Lazzaro Spallanzani, un’eccellenza nel mondo tutta “Made in Italy”

I virologi dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”, a meno di 48 ore dalla diagnosi di positività per i primi due pazienti affetti da Coronavirus in Italia, sono riusciti, per primi in Europa, ad isolare il virus responsabile dell’infezione.

Avere a disposizione in modo così tempestivo il virus è un passo fondamentale, che permetterà di perfezionare i metodi diagnostici esistenti ed allestirne di nuovi, inoltre, di studiare i meccanismi della malattia per lo sviluppo di cure e la messa a punto del vaccino.

CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 06/02/2020

La sequenza parziale del virus isolato nei laboratori dello Spallanzani, è stata già depositata nel database GenBank, ed a breve anche il virus sarà reso disponibile per la comunità scientifica internazionale.

Un risultato quello ottenuto dallo Spallanzani, che ancora una volta conferma l’istituto come eccellenza italiana nel campo della virologia. Un risultato frutto del lavoro di squadra, della competenza e della passione dei virologi di questo Istituto, da anni in prima linea in tutte le emergenze sanitarie nel nostro Paese.

L’ospedale Lazzaro Spallanzani inaugurato nel 1936 nacque come presidio destinato alla prevenzione diagnosi e cura delle malattie infettive
Nel corso degli anni ha modificato il suo campo di interesse per rispondere all’evolversi delle malattie infettive prevalenti come la poliomelite, il colera e la salmonellosi.

Struttura di spicco nell’emergenza straordinaria, in primo piano nell’assistenza quotidiana lo Spallanzani assiste ogni anno oltre 3000 pazienti ricoverati, mezzo milione di persone affette da infezioni croniche e fornisce 400.000 prestazioni ambulatoriali per pazienti del territorio.

Nel dicembre 1996 il Ministero della Sanità riconosce lo Spallanzani istituto di ricovero e cura a carattere scientifico e nel 2003 lo identifica quale polo nazionale di riferimento per il bioterrorismo e per la sindrome respiratoria acuta grave, ovvero la Sars.

Dal 2007 è sede del polo ospedaliero interaziendale trapianti il point struttura integrata con l’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini e deputata ai trapianti di pancreas, fegato e rene con un centro di rianimazione e terapia intensiva ed un centro di riferimento per le infezioni nei trapianti.

Effettua esami di laboratorio per tutte le malattie infettive, mentre laboratori specifici si dedicano alla prevenzione e alla cura delle infezioni in gravidanza, alle malattie tropicali mettendo a disposizione anche un centro di counselling e test per l’HIV.

Opera di pubblica utilità inaugurata e nell’annuale della marcia su Roma il vice Governatore è un gruppo di personalità sanitarie inaugura all’ospedale per le malattie infettive sulla via Portuense il grandioso edificio ispirata agli ultimissimi criteri di igiene assicura la più accurata assistenza ai degenti e garantisce contro ogni diffusione del contagio.

Ad oggi, l’ospedale Lazzaro Spallanzani detiene l’unico laboratorio italiano con livello di biosicurezza grado quattro, certificato ed inserito nelle reti internazionali di diagnosi e ricerca per agenti ad alta pericolosità, cinque laboratori di livello 3 una banca criogenica, un laboratorio di livello 3 per la manipolazione e la preparazione dei campioni da congelare.

Il Ministero degli Esteri ha affidato allo Spallanzani il coordinamento tecnico scientifico di programmi sanitari in Tanzania per il controllo di AIDS, tubercolosi e malaria. E in Sierra Leone per il programma speciale di intervento contro l’ebola.

Lo Spallanzani ha gestito i due pazienti italiani affetti da ebola garantendo un intervento di diagnostica avanzata e ricerca che ancora continua in Sierra Leone.

In occasione del Giubileo della Misericordia la Regione Lazio ha affidato allo Spallanzani la funzione di coordinamento della rete regionale delle malattie infettive. Dal primo dicembre 2016 Spallanzani continua stabilmente a coordinare la rete regionale per la gestione delle malattie infettive.




Caos Roma-Giardinetti, il personale riporta Comune e Atac alla realtà

È tornato regolare il servizio nella ferrovia Roma-Giardinetti dopo il caos di ieri, 4 febbraio, treni fermi in
deposito fin dall’inizio del servizio, cancelli chiusi e pendolari appiedati.
Una disfatta. Che, comunque, ha avuto il merito di rimarcare l’importanza della
linea e scoperto la vulnerabilità del sistema. “Disposti controlli su
macchinisti non presenti”, faceva sapere Atac,
“dei 48 in organico, cinque risultavano in riposo programmato, sei si sono resi
disponibili per il servizio e 37 hanno prodotto vari documenti giustificativi,
adesso all’attenzione dell’azienda”. Ma la fritta è fatta, lo smacco è
clamoroso, e riecheggia nei corridoi di via Prenestina come in Campidoglio.  

Inevitabili i disagi e le polemiche, forse ancora più pesanti del
disservizio stesso. Dal comitato di quartiere Tor Pignattara, Claudio Gnesi esprime solidarietà ai macchinisti, “a
loro dobbiamo la sopravvivenza della linea. Vanno rispettati e sostenuti.
Sempre”. E aggiunge: “La cosa positiva è che tutta Roma si rende conto di
quanto sia importante questo sistema di trasporto pubblico su ferro in sede
segregata. Il MIT cominciasse a ragionare pensando a quei 7.000.000 di persone
e non a questioni, l’interoperabilità in primis, che, onestamente, lasciano il
tempo che trovano”. “La pilatesca versione di Atac e di Roma Servizi della
Mobilità nel dare la notizia”, rincara Andrea
Ricci
dell’Osservatorio Regionale sui
Trasporti
, “non deve dividere i cittadini dai lavoratori, che mai come
stavolta hanno uno scopo comune. Non siamo i soli ad essere preoccupati per il
futuro. Della linea come dei lavoratori. Certo la disinvoltura di Atac nel
riconvertire in passato i ferrovieri di questa linea ad autoferrotranvieri in
forza sulla metropolitana, che è riportata oggi come una delle ostative alla
riapertura della Centocelle-Giardinetti, ci conferma che molte cose ci sono da
rivedere, ma se il futuro della linea fosse sicuro, nel breve e nel lungo
periodo, questi timori non sorgerebbero”. E Fabrizio Bonanni del Comitato
Pendolari RomaNord
, alle prese con le drammatiche soppressioni giornalieri,
chiosa: “La chiusura della ferrovia rappresenta una sconfitta della mobilità
sostenibile”.

“Non entriamo nel merito della questione”, è invece il commento del Cesmot, “ma quanto avvenuto, qualora
fosse un segnale di disagio da parte del personale, ci preoccupa moltissimo, in
quanto finora né la politica né i sindacati sembrano aver mai sollevato alcun
problema. Al di là delle considerazioni sulla scarsità di personale non
vorremmo che quanto avvenuto oggi sia solo una ‘prova tecnica di chiusura’,
ovvero un modo ‘elegante’ per convincere utenza a migrare verso altri vettori e
fare definitivamente fuori una linea che da anni è vittima del disinteresse
della politica e Delle attuali e ben note inefficienze gestionali di Atac”. Mentre
Roberto Sacchi, Presidente di Legambiente Lazio tuona: “La cura del
ferro è lontana anni luce, e pensare che l’Amministrazione comunale e gestore
hanno raccontato pochi giorni fa l’intenzione di prolungare il trenino della
Casilina, certificando però che non c’è nessun progetto esecutivo e non è
previsto intanto alcun ritorno dei tram a Giardinetti.
Purtroppo sembra evidente che, mentre progetti di tramvie, studi di fattibilità
e magnifici rendering, vengono accatastati nei cassetti delle buone intenzioni
irrealizzate, a Roma continuiamo a perdere pezzi di mobilità sostenibile e
quindi di qualità della vita”.

“I lavoratori della Giardinetti hanno riportato Roma Capitale alla realtà,
a quelli che sono i problemi e le esigenze attuali del servizio”, sottolinea la
consigliera comunale Svetlana Celli
(RomaTornaRoma), “lontani dalle futuristiche slide mostrate l’altro giorno in
commissione Mobilità. Dove, tra l’altro, diversamente da quanto dichiarato dalla
maggioranza in Aula, non sono stati affrontati i temi trattati nella mozione
che avevo presentato. E cioè: trasferimento proprietà a Roma Capitale, riapertura
tratta Centocelle-Giardinetti, revisione generale di 5 elettrotreni, certezze
al personale e istituzione di un Osservatorio”.

È il Segretario Regionale SLM
Fast-Confsal Renzo Coppini
a dare una spiegazione: “Quella di Atac non è
stata una programmazione intelligente. Si sono accavallati concorsi interni per
formare nuovi capitreno e macchinisti da destinare alle metropolitane e
ferrovie, senza aprire una finestra al personale della Giardinetti, nel
rispetto dell’anzianità di qualifica”. Al centro gli accordi degli ultimi anni sottoscritti
da Atac e Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Che stanno “saturando l’organico in quelle
linee”, obietta l’associazione TrasportiAmo
nel comunicato diventato il manifesto della protesta, “e non consente il
trasferimento del personale della Giardinetti. Sono almeno tre anni che si
discute della conversione della linea ferroviaria in tramvia”, rileva, “sistema
che non prevede talune figure professionali. Atac sapeva, Roma Capitale sapeva,
la politica sapeva e i sindacali pure, ciò nonostante hanno fatto spallucce”. Dove
finiranno, visto che né in metro né nelle ferrovie ci sarà posto? In esubero? “Situazione
in confusione”, riprende Coppini, “è da un anno che consigliamo all’Azienda di
prendere seriamente in considerazione questa problematica e quella legata alle
abilitazioni alle ex-concesse. Che, adesso, con ANSF, devono essere nuovamente certificate”.

Un cortocircuito, insomma, tutto aziendale. L’Assessore alla mobilità Pietro Calabrese ha cercato di gettare
acqua sul fuoco. “Voglio pertanto rassicurarli tutti personalmente”, queste parole
pronunciate a margine del vertice con Atac, “l’azienda di trasporto pubblico assicurato
che saranno garantiti tutti i livelli occupazionali. Non c’è alcun presupposto
di un nuovo blocco. Dopo aver ricevuto le prescrizioni da parte del Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti siamo impegnati nelle fasi di modifica del
progetto. Lo presenteremo entro aprile e, appena avremo la validazione dal Mit,
l’iter burocratico sarà concluso, quindi l’Amministrazione potrà dare incarico
ad Atac di procedere con tutti gli atti necessari e conseguenti, comprese le
qualifiche a macchinisti metro per i lavoratori della Termini-Centocelle.
Questo è il motivo per cui non è stato possibile dare seguito amministrativo
alle istanze dei lavoratori”.

Per ora tregua. Forse. Oggi e domani incontri serrati con le
Organizzazioni Sindacali per cercare una soluzione, ma l’ultima parola spetterà
ai macchinisti. E, intanto, proprio sul progetto di ammodernamento, il Coordinamento Roma-Giardinetti, riunitosi
presso la sede di Legambiente, fa sapere di essere pronto a interfacciarsi con Ministero
e Regione al fine mantenere il progetto così com’è stato presentato e di
istituire un comitato scientifico, composto da tre tecnici del settore.




Presentato a Roma Ufi Global Ceo Summit

Nel 2018, 4,5
milioni di aziende hanno preso parte a fiere nel mondo e un totale di 303
milioni di visitatori vi hanno partecipato. Questi eventi hanno generato un
impatto economico pari a 275 miliardi di euro e hanno contribuito per 167,2
miliardi di euro sul PIL mondiale. Roma è fiera di poter ospitare, grazie al
sostegno del Convention Bureau Roma e
Lazio
e Fiera Roma, i vertici di
questa industria per sviluppare al meglio il potenziale di settore.

Dal 5 al 7 febbraio
2020 si svolge a Roma l’UFI Global CEO Summit, un evento di grande rilevanza per
la città e per l’Italia, perché si riuniranno nel nostro Paese gli amministratori
delegati e i presidenti dei più importanti enti organizzatori di fiere ed
eventi del mondo. Grazie al vertice, questi 100 leader del settore fieristico constateranno
come la Capitale, il suo territorio e il Paese possano essere una destinazione
ideale per il mercato degli eventi.

L’UFI Global CEO Summit UFI, è un incontro
di rilievo per l’industria fieristica a livello mondiale. Durante tale incontro
i partecipanti analizzano le migliori strategie ed opportunità nel settore, ispirano
tendenze e definiscono obiettivi a lungo termine.  Il summit si svolgerà all’Hotel Palazzo Naiadi.

UFI, The
Global Association of Exhibition Industry (UFI)
rappresenta, da sola, più di 800
organizzazioni.
L’associazione
conta membri da oltre 86 paesi. Circa 1.000 fiere internazionali
portano con orgoglio il marchio “UFI approved event”, sinonimo di garanzia e
qualità per visitatori ed espositori. L’associazione è costantemente impegnata
in analisi di settore e produce ricerche accurate attraverso cui possiamo avere
un quadro della situazione del comparto. “Come UFI rappresentiamo e serviamo l’industria
fieristica globale. Ogni anno, la nostra industria genera 275 miliardi di euro di
volume di affari in tutto il mondo. In totale, più di 3,2 milioni di persone lavorano
per il comparto. All’inizio di ogni anno, UFI riunisce i leader mondiali del settore
per il Global CEO Summit, il nostro evento più prestigioso”
afferma Mary Larkin, presidente
UFI.
Ancora oggi l’Europa è, e rimane, il
mercato più internazionale per le fiere mondiali, e l’Italia è uno dei
principali mercati europei.
L’industria fieristica italiana attraversa una fase di rinascita,
ed è sempre più presente su scala globale. Siamo felici, quest’anno, di essere
a Roma con il nostro evento, e siamo grati di avere Fiera Roma come nostro host
partner”,
afferma Kai Hattendorf, amministratore
delegato UFI. Vi sono forti legami tra l’Italia e l’UFI: la nostra associazione è stata
fondata in Italia, a Milano, nel 1925. Negli ultimi anni, abbiamo organizzato
eventi regolarmente nel Paese: il Congresso Globale a Milano nel 2015, la
Conferenza Europea a Verona nel 2018, e ora il Global CEO Summit a Roma nel
2020. Abbiamo avuto un italiano alla presidenza della nostra associazione
globale nel biennio 2017/18, Corrado Peraboni.
Inoltre, collaboriamo a stretto contatto con enti
italiani come l’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane (AEFI), in
particolare su progetti come il Global Exhibitions Day, una giornata annuale di
advocacy per il settore fieristico”,
conclude Kai Hattendorf,

dig

L’industria espositiva nel mondo

Secondo i dati UFI
nel 2018, nel mondo, ci sono state 4,5 milioni di imprese che hanno perso parte
a fiere e un totale di 303 milioni di visitatori che hanno partecipato a questi
eventi. I risvolti occupazionali sono decisivi ed hanno prodotto, 3,2 milioni
posti di lavoro.

Quanto agli spazi
espositivi globali, si registra una crescita del +7,6% delle venue (pari ad un aumento
dell’1,3% annuo per le infrastrutture del settore). Il 61% delle sedi ha una
capacità interna compresa tra 5.000 e 20.000 mq. Un terzo (34%) di tutte le
sedi a livello globale appartiene al segmento di medie dimensioni, offrendo tra
20.000 e 100.000 mq. Tuttavia le 62 sedi con più di 100.000 mq registrano una
crescita del 29%, rappresentando il segmento di mercato in più rapida ascesa. In
questo scenario industriale l’Europa si posiziona prima, con 112 milioni di visitatori
e 1,3 milioni di espositori, nel 2019, rappresentando più di un terzo del
totale dei visitatori globali. L’Europa è leader nel mondo anche per spazi
espositivi con i suoi 15,7 milioni di metri quadrati e 499 sedi.

L’industria espositiva in Italia

In Italia ci sono 43 poli espositivi con 2.300.000
metri quadrati di superficie secondo i dati Aefi (ricerca del 2019
relativa all’anno 2018). Nel 2018 si sono tenute 913 manifestazioni (200
internazionali, 224 nazionali, 400 regionali/locali, 89 organizzate all’estero)
per un totale di 200.000 espositori di cui 98.000 di manifestazioni
internazionali
. I visitatori intervenuti a questi eventi sono stati 22
milioni
, di cui 13 milioni per manifestazioni internazionali. In
totale questo ha generato un volume di affari di 60 miliardi di euro e
le fiere hanno dato origine al 50% dell’export nazionale.
 Le fiere quindi sono il principale strumento
di promozione, per il 75% delle imprese industriali e per l’85% delle PMI, e il
principale strumento di diffusione dell’immagine del nostro Paese nel mondo. Secondo
i dati del rapporto “UFI World Map of
Venus”, l’Italia è quarta nel mondo

per spazi interni dopo Usa, Cina e Germania, seconda in Europa dopo la
Germania. A questo vanno aggiunti i dati dell’Osservatorio
Italiano dei Congressi e degli Eventi(OICE)
secondo cui la spesa di un congressista in Italia equivale al doppio o
triplo della spesa media di un turista. Bisogna considerare che il visitatore MICE (Meetings,
Incentives, Conferences and Exhibitions), soprattutto quello internazionale, secondo OICE ha
una spesa media pro-capite di oltre 800€ euro al giorno
, ed è quasi sempre
un potenziale repeater, orientato a tornare per un viaggio di piacere con i propri
affetti.

Le potenzialità di Roma

È soprattutto sul mercato internazionale che si aprono
le maggiori opportunità di crescita per Roma. Dal suo esordio nel 2017 ad oggi
l’impegno del Convention Bureau Roma e Lazio ha generato sul territorio
eventi per
15,1 milioni di euro di fatturato, una stima basata sul calcolo delle spese per
l’hotel e per la sede dell’evento. Secondo gli studi UFI, ad ogni euro di spesa
per un evento espositivo vanno aggiunti 7/10 euro che ricadono sul territorio come
indotto tra servizi, prodotti, export e turismo. Quindi, questo impegno per
attrarre eventi, che poi si sono realizzati, ha un effetto moltiplicatore
esponenziale sul territorio di Roma e del Lazio. Il settore da cui provengono
le richieste per eventi a Convention Bureau Roma e Lazio è prevalentemente
quello farmaceutico che detiene il 49% della domanda, seguito
dalla tecnologia al 22%. Quindi il fascino delle rovine antiche e del
patrimonio culturale ha la sua importanza per un target colto come quello
congressuale, ma nel settore del MICE entrano in gioco anche la
presenza di centri di
eccellenza nella formazione, nella ricerca, nella scienza, nella medicina, nell’industria,
nel design, nell’agricoltura, nella tecnologia. A
favore di Roma gioca la
posizione centrale nel Mediterraneo, la facile accessibilità internazionale e
la storica apertura al mondo. Presenti alla conferenza stampa Pietro
Piccinetti, amministratore unico e direttore generale di Fiera Roma, e Onofrio
Rebecchini, presidente del Convention Bureau Roma e Lazio.




Anguillara Sabazia, rimborsopoli e condonopoli a 5 stelle: Fioroni (FdI) chiede chiarezza

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Rimborsi alle stelle e condoni generosi ad Anguillara Sabazia per alcuni componenti della giunta Anselmo. Questo in sintesi quanto denunciato a mezzo stampa dal Consigliere comunale di Fratelli d’Italia Antonio Fioroni che ha messo in evidenza alcune pratiche amministrative riservate per coloro che si sono da sempre autodefiniti come i paladini dell’onestà e che secondo Fioroni cozzerebbero con quanto previsto dalla norma.

“Il consigliere De Rosa cerca di distrarre l’attenzione dal tema centrale con la sua solita violenza verbale” dice Antonio Fioroni facendo riferimento all’affermazione del Consigliere comunale Massimiliano De Rosa postata sul social Facebook a chiosa di una replica di quest’ultimo a Fioroni: “Aspetto formale denuncia per farti a pezzi”. Frase quest’ultima che ha visto intervenire anche il coordinatore del partito della Meloni ad Anguillara Sabazia Enrico Serami con una nota ufficiale.

Fioroni: “Invito il segretario comunale a chiarire la faccenda”

“Mi aspetto che i consiglieri di maggioranza – prosegue Fioroni – prendano le distanze dalla sua voglia di “farmi a pezzi. I rimborsi che nel 2017 sono pari a 5.589 euro vanno a sommarsi ai 9.100 euro del 2018 e immagino una cifra simile anche nel 2019, quindi il consigliere De Rosa per ora è costato alla collettività oltre 23.000 euro.

Una cosa mai vista. Cerca di giustificare questi rimborsi con la sua presenza in Comune, peccato che la norma giustifica rimborsi solo per Consigli comunali o per presenza in Commissioni formalmente istituite, quindi o sono tutte per la Commissione Statuto e Regolamenti, o qualcosa non quadra. Spero di essere smentito e invito il segretario comunale a chiarire la faccenda”.

“Per quanto riguarda il condono a lui rilasciato poco prima delle dimissioni del precedente capoarea, – continua Fioroni – il suo nervosismo potrebbe far pensare di aver colpito nel segno, un condono dalla dubbia regolarità, ma per avere conferma aspetto i documenti. Fatto sta che da agosto a oggi il suo è uno dei 4 condoni rilasciati, mentre centinaia di cittadini comuni attendono in fila. La cosa più curiosa è che l’attuale sindaco Sabrina Anselmo prima delle amministrative del 2016 chiese a tutti, me compreso, se avessimo qualcosa da nascondere, qualche irregolarità che avrebbe potuto creare problemi, ma ci fu un silenzio tombale, lei stessa tacque. Poi una volta in sella, prima esce fuori l’abuso edilizio del consigliere Massimo Pierdomenico, già sanzionato ma ancora manca sia il pagamento dei 10.000 euro che l’acquisizione a patrimonio dopo quasi 2 mesi (e dubbia incompatibilità con la poltrona da consigliere) e ora questo condono generoso al delegato alla scuola, dimostrazione di imparzialità a 5 stelle.

La cosa che mette più tristezza è che fanno finta di non leggere le domande più importanti ma quando colpiti personalmente aggrediscono e non rispondono nel merito. Uno squadrismo schifoso che manifesta un totale menefreghismo nei confronti della cittadinanza”.

Scuola che vai perizia che trovi…

Ancora devono spiegare perchè è stata chiusa solo la scuola di via Verdi quando tutte le perizie – Asilo nido comunale “Il Ranocchio” Via Duca degli Abruzzi e l’Istituto Comprensivo SAN FRANCESCO Scuola Materna “Maria Felice” via Maria Felice, 9 (Ndr.) – riportano risultati uguali. I genitori e i bambini della scuola sono state le vittime sacrificali di una palese incapacità amministrativa. La loro unica preoccupazione è quella di puntare il dito a nemici immaginari invece di spiegare quali provvedimenti sono sul tavolo per risolvere il dossier scuole. Ricordo che l’ingegnere ha scritto che si deve intervenire. Date risposte, spiegate. Non pensate solo alla vostra faccia, quella l’avete persa da un bel pezzo”.