Linea Verde: domenica va in onda un focus su “l’agricoltura che resiste”

Viaggio attraverso la filiera agricola al tempo dell’emergenza

Domenica 5 aprile Linea Verde, alle 12, 50 su RAI UNO vi porta a seguire la filiera alimentare in tempi di crisi. L’emergenza Coronavirus sta cambiando la vita e le abitudini degli italiani. In questo scenario, però, c’è un comparto, quello dell’agricoltura, che va avanti pur tra mille difficoltà, per continuare a rifornire le industrie e i negozi di alimentari, non lasciare la popolazione in difficoltà, insomma per consentire agli italiani di resistere. Linea Verde racconterà la filiera agricola al tempo dell’emergenza, i passaggi, dal produttore, ai mercati generali fino al piccolo commercio che si è dovuto reinventare con le consegne a casa per non soccombere. LINEA verde, con un focus particolare su Roma, racconta questa Italia silenziosa, produttiva, l’abnegazione di un mondo che resiste in attesa del ritorno alla normalità.

Linea Verde è un programma di Camillo Scoyni e Nicola Sisto e di Giuseppe Bosin, Dario Di Gennaro, Lucia Gramazio, Carola Ortuso e Yari Selvetella

Regia di Daniele Agostini

Produttore esecutivo Federica Giancola




Albano laziale, Covid-19: l’iniziativa di Fratelli d’Italia per aiutare le famiglie in difficoltà

Chiara Rai intervista Roberto Cuccioletta Coordinatore FDI ad Albano Laziale e Simone Carabella ideatore dell’iniziativa per spiegare come funziona questa iniziativa di solidarietà verso le famiglie in difficoltà a causa dell’emergenza Covid-19.

https://www.facebook.com/paginaosservatoreitalia/videos/216594739588621/



Gli “euroburocrati” e gli accademici invocano l’Europa della solidarietà contro quella degli egoismi sovranistici

di Alessandro Butticé

Nella
frenetica attesa delle decisioni economiche del Consiglio Europeo per
fronteggiare l’emergenza Coronavirus, continua il grande fermento nella
comunità italiana e internazionale a Bruxelles.

Oltre
all’iniziativa di Esperia – circolo
di ispirazione centro-destra europea, nato più sull’esempio dell’Agorà greco
che di un vero e proprio circolo politico – che ha lanciato una petizione pubblica in
favore dell’istituzione degli Eurobond,
che in poche ore ha raggiunto oltre 2000
firme.

ed
alla quale si sono aggiunti ora i tedeschi, olandesi e austriaci promotori di
altra petizione, sono ora scesi in campo anche i funzionari dell’Unione
Europea, e gli accademici europei.

Il
principale sindacato dei funzionari dell’UE, Rinnovamento e Democrazia (R&D), presieduto dall’italiano Cristiano Sebastiani, ha inviato oggi
una dura lettera aperta alla
Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Layen
.

Durante
questo periodo di emergenza sanitaria ed economica, R&D chiede alla
Commissione europea di tornare ad essere il vero motore dell’integrazione
europea e di svolgere un ruolo chiave in questa crisi.
“In tutta l’Unione, i governi hanno adottato misure coraggiose per impedire che
il virus si diffonda ulteriormente.
Anche così, e lungi dall’essere finita, migliaia di persone hanno perso la vita
in questa battaglia.
Il blocco ha radicalmente cambiato la vita di tutti noi in molti modi e ad ogni
latitudine.
Solo per citarne alcuni: scuole, università e uffici pubblici sono chiusi,
eventi culturali e sportivi sono stati rinviati e negozi, ristoranti, grandi
fabbriche, PMI, lavoratori autonomi e molti altri stanno affrontando sfide
eccezionali che porteranno sicuramente a molti fallimenti e  tassi di
disoccupazione senza precedenti.
Soprattutto, nessuno sa quanto durerà questa situazione e questo è abbastanza
inquietante.”, scrive Sebastiani.

In
questa lettera, che ha ricevuto il plauso dei funzionari delle istituzioni
europee, spesso sconcertati dalle loro guide politiche, e frustrati nei loro
sforzi di proteggere e tutelare i cittadini europei e le loro famiglie che
vivono in tutti gli stati membri, R&D ricorda che “va da sé che deve
emergere un risveglio collettivo.  Oggi più che mai l’Unione europea, e in
particolare la Commissione europea, devono svolgere un ruolo chiave, fungendo
ancora una volta da vero motore del processo di integrazione europea.”
“Come personale delle istituzioni dell’UE, siamo rimasti in silenzio a lungo
negli ultimi anni durante varie crisi passate, che hanno costantemente minato
la credibilità delle nostre istituzioni, come la recessione del 2008 e la
successiva crisi del debito sovrano, non  per citare la crisi migratoria e
la Brexit.
Tutte queste crisi avrebbero dovuto essere prese come segnali di sveglia e
opportunità per dimostrare che quelle lezioni erano state apprese”, scrive il
rappresentante dei veri euroburacrati. Criticati dall’opinione pubblica per
perseguire sempre lealmente le direttive dei vertici politici delle istituzioni
UE. E che ora vogliono rendere pubblico il loro grido e la loro frustrazione di
fronte ai veti del Consiglio.
“Oggi più che mai”, si legge nella nota “R&D richiede una vera solidarietà
europea e quindi chiede alla von der Leyen, di coordinare immediatamente tutte
le azioni nel campo della salute, per impedire ulteriormente l’aumento del
bilancio delle vittime, non solo nei settori critici della logistica e di
preziose misure restrittive,  ma anche sostenendo iniziative per l’uso
immediato di nuovi mezzi terapeutici promettenti.  Alcune azioni, come lo
stock comune di attrezzature mediche, stanno andando nella giusta direzione, ma
chiediamo molto di più.
Per questo Sebastiani, in nome di tutti i funzionari europei, chiede anche alla
presidente della Commissione Europea di lavorare a stretto contatto con il
Parlamento europeo, al fine di trovare una soluzione alle vergognose
strozzature emerse nell’ultimo Consiglio europeo, più rapidamente delle due
settimane scadenza.  “Agire con la mentalità secondo cui il giuramento di
agire nel migliore interesse dell’Unione è ora più che mai diametralmente
opposto a una formula semplice e vuota.”, conclude Sebastiani riferendosi al
giuramento di assoluta indipendenza prestato dai membri della Commissione
Europea. Esortando Ursula von der Leyen ad agire insieme a tutti i
rappresentanti politici e al personale dell’UE per difendere l’integrazione
europea, attraverso la solidarietà, il dialogo, la comprensione reciproca e il
sostegno tra i paesi europei”.

Un’altra lettera aperta alle Istituzioni Europee, ed in particolare al
Consiglio, è stata scritta, su input di Mario
Telò
, professore alla LUISS-Roma e ULB, e presidente emerito dell’Istituto
di Studi Europei di Bruxelles, assieme ad altri accademici di tutti gli stati
membri dell’UE.

Convinti che “Senza un nuovo patriottismo europeo, sia inevitabile il declino dell’UE”

Di seguito il testo della lettera, firmata da Gesine Schwan, ex Rettore Viadrina University of Frankfurt,  e due volte candidato alla Presidenza della Repubblica Federale Tedesca; Bertrand Badie, professore emerito di università presso Sciences Po Paris; Ramona Coman, professore all’ULB e presidente dell’IEEE-ULB; Biagio De Giovanni, ex rettore dell’Università dell’Est di Napoli ed ex presidente della commissione affari costituzionali del PE; André Gerrits, Università di Leyden, Paesi Bassi; Christian Lequesne, professore a Sciences Po Paris, ex direttore del CERI; Lucio Levi, Università di Torino, direttore del dibattito The Federalist; Thomas Meyer, direttore, Neue Gesellschaft / Frankfurter Hefte, Berlino; Leonardo Morlino, professore ed ex vice-rettore LUISS, Roma; Ferdinando Nelli Feroci, Presidente dell’Istituto Affari internazionali (IAI) di Roma; Ruth Rubio Marin, Professore presso l’Istituto universitario europeo (Fiesole) e presso l’Università di Siviglia, in Spagna; Maria Joao Rodrigues, ex ministro del Portogallo e presidente della FEPS; Mario Telò, professore alla LUISS-Roma e ULB, presidente emerito IEE; Luk Van Langenhove, professore presso l’Istituto di studi europei VUB, Bruxelles; Didier Viviers, segretario perpetuo della Royal Academy of Belgium; Michael Zürn, professore alla Freie Universität e direttore fondatore della Hertie School di Berlino.

“L’UE è uscita strappata dal Consiglio europeo del 26 marzo dedicato alla gestione della crisi più grave dal 1929, molto peggio di quella del 2012-2017.  Tuttavia, riteniamo che la pandemia di coronavirus e la crisi economica e sociale offrano all’Europa una straordinaria opportunità di decidere se andare verso un’unità più profonda o se declinare irreversibilmente.  Dipenderà dalle decisioni dei governi, del Consiglio europeo e delle istituzioni dell’UE;  ma anche e soprattutto la mobilitazione appassionata e competente dei cittadini e dell’opinione pubblica in ogni stato membro.  La domanda per l’Europa è questa: è una comunità del destino, una Schicksalsgemeinschaft, consapevole delle sue responsabilità globali, o è solo un’associazione strumentale di egoismo suicida nazionale, dove la scelta cieca di tutti per se stesso prevale chiaramente durante gli eventi storici? Esiste ancora un senso di appartenenza comune, basato su forti interessi comuni?
Le forze della disintegrazione e dell’estrema destra, vittoriose della Brexit, ma sconfitte alle elezioni del PE del 26 maggio, sono già lì, pronte per un nuovo attacco illimitato all’euro e all’UE: questa volta il  l’attacco potrebbe vincere, sfruttando cinicamente l’enorme disaffezione popolare causata dall’enorme sofferenza causata dalla crisi sanitaria e dalla tragedia sociale ed economica che ci attende, ma anche dall’inerzia politica delle élite europee.
Il Parlamento europeo si è chiaramente dichiarato a favore di un balzo in avanti: ma come?  La Commissione europea, che aveva comunque proposto il “pilastro sociale europeo” e lanciato il grande progetto “Green Deal”, è responsabile dell’attuale stagnazione, a causa della sua mancanza di leadership sia in termini di bilancio pluriennale che di strumenti innovatori per gestire la crisi sanitaria e le sue conseguenze economiche.
Questa crisi non è uno shock asimmetrico come quello del 2012-17: è simmetrico, riguarda tutti i paesi, anche se colpisce per il momento soprattutto quelli che erano già stati maggiormente colpiti dalla crisi dei migranti e dei rifugiati.

Un’emergenza eccezionale richiede rimedi eccezionali

La decisione della BCE di impegnare 750 miliardi di euro nel mercato obbligazionario è necessaria ma non sufficiente.  Per la crisi del 2012, meno grave, la BCE si è impegnata da diversi anni tra i 50 e gli 80 miliardi al mese (Q.E).  Inoltre, la BCE non può essere lasciata sola: le sue misure devono essere accompagnate da politiche nazionali ed europee.  La sospensione del Patto di stabilità può consentire ai governi nazionali di rispondere a questa emergenza “come una guerra”, nelle parole di Draghi (Financial Times): tutto ciò che serve per salvare la nostra industria e la nostra economia, il che implica anche il nostro livello  di lavoro.
Ma tutto ciò sarebbe insufficiente di fronte ai disavanzi fiscali che aumenteranno inevitabilmente di diversi punti del PIL e in un contesto di recessione previsto dagli ottimisti tra – 2 e – 5%.  L’UE deve imperativamente combinare una spinta alla solidarietà antivirus con una nuova solidarietà finanziaria.
Perché così poca iniziativa e creatività nelle istituzioni dell’UE?  Perché tale inerzia burocratica?  I gesti politici, simbolici di solidarietà e nuove proposte in cerca di un compromesso dinamico, aiuterebbero enormemente, in un quadro in cui sembrano manifestarsi solo gli aiuti di Cina, Russia, Stati Uniti e Cuba!
Due iniziative per due messaggi forti, ai cittadini e al mondo
La situazione nell’UE non è mai stata peggiore e le decisioni fallite possono spingere milioni di cittadini verso l’euroscetticismo e il nazionalismo con conseguenze imprevedibili, come dimostra l’esempio ungherese.
In effetti le accuse reciproche sono più dure che mai.  Da un lato, il tema del diritto olandese e tedesco del “rischio morale”: Eurobond, la messa in comune dei debiti nazionali incoraggerebbe pratiche immorali di lassità fiscale nei paesi indebitati.  D’altra parte, accusiamo i paesi del Nord, non solo della mancanza di solidarietà in una situazione che vede quasi 1000 morti al giorno e dei primi disordini sociali in Italia e Spagna, e di una svolta dell’epidemia in Francia e Belgio;  l’accusa più grave è quella di voler approfittare dell’imminente crisi finanziaria per arricchirsi e cambiare l’equilibrio di potere in Europa.  Diventa ricco?  Sì, dal desiderio di attrarre risparmi globali sulle obbligazioni nazionali.  E gli investimenti delle multinazionali, attraverso il dumping fiscale ottenuto riducendo le imposte sulle società.  Queste accuse non provengono più dalla sottocultura dei Salvini, dai Wilders, da Le Pen o dall’AfD, ma da circoli decisivi e centrali, quelli che hanno investito nella costruzione europea.  Queste reciproche accuse, questo crollo della fiducia, pubblicizzato e ripetuto mille volte, sconvolgono anche gli europei più convinti, a impantanare il nocciolo duro del consenso europeo che è stato costruito in 70 anni.  Il danno arrecato alle nostre democrazie potrebbe presto essere irreparabile.
Il Consiglio europeo ha delegato la ricerca di una soluzione all’Eurogruppo, quando quest’ultimo aveva appena delegato la mediazione, bloccata al suo interno, al Consiglio europeo.  Siamo quindi in un vicolo cieco e i prossimi giorni saranno decisivi.
Siamo convinti che non solo nelle 9 nazioni i cui governi hanno inviato a Ch. Michel la lettera per i coronabond, ma anche nelle opinioni pubbliche di Germania, Paesi Bassi, Austria e Finlandia, un grande  esiste un consenso per:
a) negoziare le condizioni per l’accesso al MES, il meccanismo europeo di stabilità, dotato di 430 miliardi, i cui prestiti sono ora troppo subordinati a un’inaccettabile subordinazione dello Stato in crisi;
b) creare un gruppo europeo di esperti qualificati, che possano proporre urgentemente nuovi strumenti con tutti i dettagli tecnici necessari.  Va bene, i 9 stati non devono accontentarsi di coronabondi come se fosse l’unica soluzione: ma a condizione di salvare l’idea di base, perché questa proposta è tuttavia ricca di promesse di efficacia (  mostra unità di fronte ai mercati globali) e simbolico (di fronte ai cittadini): non può essere liquidato come uno “slogan di propaganda”.  La cosa principale è quindi che vengano inviati due messaggi:
1.il primo messaggio di speranza deve essere fedele ai cittadini comuni, ai popoli d’Europa sconvolti dalla crisi del coronavirus e preoccupati per il loro futuro: l’UE è lì per aiutarli concretamente e si trova ad affrontare la crisi sanitaria e sociale ed economico attraverso una maggiore unità e un grande progetto di rilancio economico e sociale.
2. Il secondo messaggio deve essere inviato al mondo esterno: unità, forza e stabilità della zona euro, una garanzia, come dice Macron, della nostra “sovranità comune” di fronte ai mercati mondiali e di fronte alle potenze che cercano di dividere e distruggere l’UE.
L’UE ha effettivamente la responsabilità globale di fronte alla razza umana e alle implicazioni geopolitiche della crisi.  Gli Stati Uniti hanno sottovalutato l’epidemia e l’amministrazione centrale, nella fase preelettorale e di autoisolamento, dimostra che non ha più l’autorità politica e morale necessaria per coordinare la lotta contro il coronavirus a livello globale, anche della nuova politica economica necessaria.  In questa situazione, la Cina sta giocando il suo soft power.  Gli aiutanti sono i benvenuti.  Ma, responsabile di ritardi e mancanza di trasparenza sulla malattia e sulle sue vittime, non può costituire un modello globale, perché, di fatto, si oppone all’efficienza e al rispetto dei diritti dell’individuo.  L’India è nel caos totale e il Brasile è trattenuto da uno strano presidente che si presenta come l’ultimo negazionista dell’epidemia.  Solo l’Europa può indicare la strada, come parte di uno sforzo di cooperazione multilaterale.
Questa è l’idea centrale per un nuovo patriottismo europeo, nuovo perché deve assolutamente essere radicato sia nelle comunità nazionali rinnovate sul tema della solidarietà, sia nelle reti transnazionali.  I milioni di cittadini impegnati, volontari, membri del personale sanitario e associazioni di volontariato della società civile, attivi nelle molteplici opere essenziali per la sopravvivenza della nostra società, essenziali per resistere oggi e per il recupero di domani: questa è la base  solido umano per una nuova fase dell’idea di Europa, il modo di collegare in modo innovativo i nostri valori fondamentali e la capacità tecnica e politica di offrire al mondo un messaggio di speranza e forza contro la crisi.”




Italiani, tedeschi, olandesi e austriaci si appellano da Bruxelles alla solidarietà economica europea per fronteggiare l’emergenza coronavirus

di Alessandro Butticé

Grande
fermento nella comunità italiana e internazionale nella capitale d’Europa in attesa
delle decisioni del consiglio, rimandate di due settimane, sulle misure
economiche speciali per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Esperia – circolo
di ispirazione centro-destra europea, nato più sull’esempio dell’Agorà greco
che di un vero e proprio circolo politico – ha lanciato una petizione pubblica in
favore dell’istituzione degli Eurobond, che in poche ore ha raggiunto oltre
1.600 firme.

https://www.change.org/p/policy-experts-we-call-on-the-european-council-to-agree-a-common-eurobond

Nel
farlo ha ricordato che “in queste ore drammatiche si sta combattendo la
battaglia politica tra chi vuole cambiare l’Europa e costruire finalmente una
casa comune solidale, semplice e vicina ai popoli europei e quanti, soprattutto
nel Nord Europa, pensano che proseguire ad oltranza nella difesa dei propri
egoismi nazionali possa ancora essere la soluzione, nonostante tutto”. 

“Se
credete in una vera solidarietà Europea, con responsabilità e sforzi condivisi,
vi invitiamo a firmare, diffondere e condividere sui vostri social questa
petizione” – scrive Esperia con spirito costruttivo e certamente europeista.   “Vogliamo contribuire a costruire la
volontà politica indispensabile per andare oltre le tattiche e i bizantinismi,
con il coraggio che ebbero i padri fondatori dell’Europa alla fine della
seconda guerra mondiale”, ha dichiarato 
Antonio Cenini, uno dei promotori del Circolo.

Ma non sono solo gli ambienti italiani a mobilitarsi

Ma
anche cittadini tedeschi, olandesi e austriaci hanno lanciato analoga petizione
rivolta ai loro governi nazionali

https://www.change.org/p/deutsche-bundesregierung-europäische-solidarität-jetzt-institutionalisieren-eurobonds-gegen-die-coronakrise?recruiter=641320904&utm_source=share_petition&utm_medium=copylink&utm_campaign=share_petition

“La
solidarietà europea fallisce di fronte alla crisi del coronavirus”, si legge. “Sebbene
la crisi del covid-19 colpisca tutti gli stati membri dell’Unione Europea, i
governi nazionali – e in particolare l’Aia, Berlino e Vienna – continuano a
cercare di guadagnare e sottrarsi alle loro responsabilità condivise.  Al
fine di garantire la stabilità dell’area dell’euro e consentire la
ricostruzione dell’economia europea dopo la crisi, sono inevitabili #Eurobonds,
ovvero la responsabilità solidale per i debiti che devono necessariamente
essere coperti e a beneficio dell’economia europea.

 I
nostri sistemi sanitari, e in particolare quelli del Sud europeo, sono sotto
pressione non solo a causa della diffusione aggressiva del virus corona, ma
anche e soprattutto a causa di anni di misure di austerità che sono state
imposte agli Stati membri sotto il mantra dell’austerità.  La complicità
degli stati che ora rifiutano la solidarietà è innegabile.

Come cittadini europei della Repubblica Federale Tedesca, del Regno dei Paesi Bassi e della Repubblica Federale d’Austria, invitiamo i nostri governi ad assumersi le proprie responsabilità e ad usare la crisi del Coronavirus per istituzionalizzare la solidarietà europea.  I principali economisti di tutta Europa sono a favore di questo sviluppo dell’Unione Europea e forniscono regolarmente prove dell’effetto positivo dei cosiddetti Eurobond.  Il primo ministro portoghese Costa, il presidente italiano Mattarella e il primo ministro Conte sottolineano il dramma della situazione attuale e fanno appello alla Comunità europea affinché agisca finalmente. Perfino Jacques Delors, il padre dell’euro, che di solito non si esprime più politicamente, rompe il suo silenzio e mette in guardia dalla disgregazione del progetto comune europeo di fronte al travolgente egoismo nazionale.

Ci
uniamo a questi appelli e con la presente invitiamo i nostri governi ad agire
finalmente.”




Cultura ai tempi del coronavirus: tanti i tour virtuali che si possono fruire online da Nord a Sud

Il
patrimonio artistico italiano culturale è uno dei beni più preziosi del nostro
Paese e vanta una ricchezza culturale diffusa di ben 4.908 luoghi di interesse
culturale diviso tra musei, aree archeologiche, monumenti ed ecomusei aperti al
pubblico secondo i dati ISTAT.

Il
coronavirus nel giro di poco tempo ha cambiato la nostra vita e di conseguenza
i luoghi di iniziative culturali come il cinema, il teatro e qualsiasi sito di
aggregazione hanno dovuto sospendere le attività per prevenire maggiormente la
propagazione del virus, e di conseguenza arrecando un danno economico notevole,
basta pensare, che difatti sono stati annullati nella prima settimana del
lockdown ben 7.400 spettacoli in tutta il Paese e i musei “custodi” della
nostra memoria storica hanno dovuto chiudere.

Da quando è
stata data l’emergenza del Covid-19 la nostra vita si svolge nelle nostre case
cambiando radicalmente le nostre abitudini e i luoghi di interesse culturale
sono diventati utopici.

I direttori dei maggiori poli museali e teatrali italiani hanno creato tour virtuali o spettacoli on line per gli abituè della cultura come cura alla chiusura forzata delle sale sull’emergenza della pandemia dando la possibilità di “viaggiare” tra le epoche attraverso i reperti, opere e i luoghi stessi mantenendo viva l’interesse e i musei, stando comodamente seduti sul proprio divano.

Sono tantissime le iniziative virtuali che si possono fruire online da Nord a Sud di spettacoli e di esposizioni dei maggiori musei italiani che spiegano la storia dei reperti al loro interno o delle exhibition temporanee che erano in programmazione, ma che hanno dovuto sospendere.

Fra i musei che hanno aderito alle innumerevoli iniziative in tutta Italia vi è il Real Museo e Bosco di Capodimonte di Napoli diretto da Sylvain Bellenger. Il Museo partenopeo nel 2019 è risultato fra i primi 5 siti di interesse culturale più frequentati d’Italia, ogni anno il Bosco è frequentato gratuitamente da ben 2 milioni di utenti, e il Museo, al suo interno, rientra nella classifica 30esimo per affluenza secondo i dati MIBACT.

Il polo
museale partenopeo si è mobilitato aderendo alla maratona “L’Italia chiamò” sul
canale Youtube del Mibact offrendo ai “visitatori” innumerevoli iniziative.
L’intendo è di poter far  vivere
un’esperienza culturale notevole sperando al più presto che si ritorni alla
normalità. Fra le offerte museali del Museo di Capodimonte agli abituè
dell’arte vi è il focus sull’artista partenopeo con il tour virtuale con
“Gemito Dalla scultura al disegno”.

Altra
notevole iniziativa on line lo offre il Museo archeologico Nazionale di Napoli,
il polo aderisce all’iniziativa #iorestoacasa con tour virtuali da fruire
comodamente sul divano della propria abitazione. Il Real Museo Archeologico
Nazionale ha chiuso il 2019 con 673mila visitatori ed è rientrato tra i primi
dieci musei italiani per affluenza. Il Museo Nazionale risulta tra i maggiori
“custodi” dell’arte antica a livello mondiale.

Attualmente
in attesa del ritorno alle nostre abitudini offre ai “viaggiatori” un ‘Grand
Tour Virtuale’ con le sue collezioni, fra queste anche  l’exhibition dal titolo “Lescaux 3.0”  già in programmazione dal 31 gennaio al 31
maggio adesso sul canale di Youtube.




Ronciglione, messa la parola fine alle continue evasioni dai domiciliari di un pregiudicato del posto

RONCIGLIONE (VT) – Rompe il braccialetto elettronico e fugge dai domiciliari per l’ennesima volta. Si tratta di un pregiudicato agli arresti domiciliari che puntualmente manomette il braccialetto elettronico e se ne va a spasso per la città e puntualmente viene intercettato dai Carabinieri di Ronciglione e rimesso agli arresti domiciliari su disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

La scorsa settimana l’uomo evadeva nuovamente dai domiciliari e veniva riarrestato dai militari, oltre che denunciato per inosservanza del DPCM sulle norme antiCovid-19 e rimesso ai domiciliari.

Ieri il pregiudicato ha deciso di manomettere nuovamente il braccialetto elettronico e di riandarsene in giro per Ronciglione, probabilmente pensando che tanto in caso di nuovo arresto sarebbe stato rimesso ai domiciliari, ma questa volta gli è andata male. Infatti i Carabinieri della stazione di Ronciglione lo hanno rintracciato e portato direttamente in carcere, come disposto dalla misura cautelare richiesta dagli stessi militari dell’Arma per porre fine ai continui episodi di evasione.

Ora a meno che non venga rimesso per l’ennesima volta ai domiciliari, da dove con tutta probabilità potrebbe evadere nuovamente, il pregiudicato è stato assicurato in carcere.




Covid-19, attenzione alla mascherina “psicologica” non difende dal virus: ecco come riconoscerle

Mascherine e marcatura CE si dividono in tre famiglie principali. Di seguito uno schema delle mascherine protettive con o senza marchio CE

La mascherine bianche non necessitano di marcatura CE, sono prodotti generici

Servono a respirare aria meno fredda, quindi proteggono da colpi di freddo e da polveri grossolane. Non sono considerati quindi DPI (dispositivi di protezione individuale). Sono un placebo (supporto psicologico), quindi sempre utili. Tutto ciò che evita la psicosi collettiva ed il panico, che sono un pericolo più grande del virus, è utile.

Le mascherine con obbligo di marcatura CE – Mascherine come dispositivo medico

Le mascherine utilizzate in ambito medico servono per proteggere l’ammalato ed il personale medico dal reciproco contagio, dato che sono a stretto contatto e si possono trasmette piccole parti di saliva o altri liquidi corporali. Queste mascherine in quanto dispositivo medico, hanno obbligo di marcatura CE e fungono da barriera meccanica. Rappresentano una piccola protezione ed un buon placebo (supporto psicologico) ma non si pensi di entrare in un focolaio di coronavirus ed essere protetti da questa mascherina. Non ha particolari caratteristiche di ermeticità e deve rispettare la norma UNI EN 14683:2019, che ne indica le prestazioni.

Le mascherine con obbligo di marcatura CE – Come dispositivo di protezione individuale (DPI)

Le mascherine utilizzate come dispositivo di protezione individuale hanno l’obbligo di marcatura CE. Come tutti i DPI sono destinate a proteggere personale operativo, sanitario od operatori in qualsiasi altro ambiente di lavoro. Offrono protezione delle vie respiratorie dall’entrata di particelle più o meno grandi di sostanze nocive o che possono essere veicolo di sostanze nocive.

Queste mascherine devono essere obbligatoriamente presenti in tutti gli ambienti di lavoro dove esiste il pericolo di respirare sostanze moderatamente pericolose. Devono rispettare il Regolamento (UE) 2016/425 sui dispositivi di protezione individuale e le norme:

  • UNI EN 149:2009
  • UNI EN 13274-7:2019
  • e tutte quelle ad esse collegate.

In quanto DPI rientrano nella categoria II o III in base al grado di protezione offerto, mai nella categoria I.

Tutti i DPI di categoria superiore alla prima, quindi tutte le mascherine protettive DPI, oltre al marchio CE, devono riportare un numero di 4 cifre, che indica l’organismo che ha eseguito i test ed il simbolo che indica il grado di protezione.

I gradi di protezione delle mascherine come DPI sono 3:

  • FFP1,
  • FFP2,
  • FFP3

Essi indicano quanto queste mascherine proteggono dalla penetrazione di “corpi” estranei. I test su questi DPI misurano vari parametri, come:

  • l’ermeticità,
  • la depressione che si crea all’interno, che condiziona la facilità respiratoria,
  • le dimensioni delle particelle che vengono fermate da tali protezioni
  • ed altri parametri.

Le mascherine DPI forniscono certamente una protezione maggiore rispetto a quelle che sono dispositivo medico, ma per essere efficaci necessitano di essere accompagnate da altri DPI, come tuta, guanti, occhiali ed essere con questi altri DPI, completamente sigillate.




Formia, richiesta mascherine con Whatsapp: prosegue la consegna a domicilio

FORMIA (LT) – In questi giorni il Comune di Formia ha attivato un nuovo servizio di distribuzione mascherine che verranno consegnate primariamente ad anziani, immunodepressi, con gravi o particolari patologie o in difficoltà economica.

La distribuzione iniziata la scorsa settimana, con il supporto della Protezione Civile Ver Sud Pontino, ha interessato prima gli anziani residenti nelle case di riposo presenti sul territorio. Tale distribuzione ha l’obiettivo di tutelare gli utenti di tali case che giornalmente sono a contatto con il personale sanitario e di assistenza che si prende cura di loro.

Da ieri la distribuzione è stata implementata interessando le famiglie con persone disabili, che in forza dell’ultimo DPCM hanno la possibilità di uscire per brevi passeggiate.

Oggi,
invece, è iniziata la consegna ai cittadini che hanno contattato tramite
Whatsapp il numero 3518141904, per farne richiesta. 

A tale numero è possibile inviare un messaggio indicando nome, cognome, numero di telefono, numero di componenti del nucleo famigliare e indirizzo. Sarà data nella distribuzione, priorità alle persone con problemi di salute o in stato di necessità.

Il
piano di consegna è coordinato dalla Presidente della Commissioni Servizi
Sociali, Rossana Berna, coadiuvata dai consiglieri e dal personale dei servizi
Sociali.

Grazie all’azione sinergica tra amministrazione, forze dell’ordine e privati cittadini si sta cercando di accorciare la “distanza”, purtroppo necessaria in tal frangente, con la collettività, attenzionandone le istanze. 




Oltre 20 milioni di euro dalla Regione Lazio per buoni spesa: ecco come funziona

La Regione Lazio con due apposite delibere di giunta approvate oggi su proposta dell’assessore alle Politiche sociali Welfare ed Enti locali Alessandra Troncarelli, sono stati approvati due provvedimenti: “Buono spesa” che stanzia 19 milioni di euro in favore dei Comuni e misure straordinarie per gli enti del terzo settore per un importo di 2 milioni di euro.

Nel dettaglio, i 19 milioni di euro sono così suddivisi:

7 milioni sono destinati ai Municipi di Roma Capitale, mentre i restanti 12 milioni sono ripartiti tra gli altri Comuni del Lazio, in proporzione alla popolazione.

“Le risorse di “Buono spesa” – spiega l’assessore Troncarelli – sono riservate all’acquisto di cibo, alla distribuzione di pacchi alimentari, nonché alla copertura dei costi sostenuti per i medicinali. Destinatari sono le famiglie e tutte quelle persone che, con l’attuale crisi, non hanno mezzi per far fronte ai bisogni primari. In un momento tanto difficile, la Regione Lazio sta mettendo in campo una serie di azioni concrete e immediate per alleviare le difficoltà delle fasce più vulnerabili, assicurando i beni di prima necessità e dando la possibilità di acquistare anche le medicine. È prevista la possibilità di usufruire delle convenzioni con gli enti del terzo settore per la distribuzione a domicilio”.

Per accedere al servizio, va presentata domanda al segretariato sociale territorialmente competente (anche per via telefonica o mail) oppure bisogna essere segnalati da parte degli enti del Terzo settore.

Tra i requisiti richiesti, l’essere in carico ai servizi sociali comunali oppure trovarsi in una situazione di bisogno a causa dell’emergenza derivante dalla epidemia, previa autocertificazione soggetta a successiva verifica.

Il buono spesa o pacco alimentare ha un valore di 5 euro a persona al giorno, elevabile a 7 euro in caso in cui il destinatario sia un minore. Al fine di raggiungere il maggior numero di soggetti possibile, il massimo importo concedibile per singolo nucleo familiare ammonta a 100 euro a settimana. Le spese per medicinali sono riconosciute in base alla situazione di disagio economico, fino a un massimo di 100 euro al mese.

I Comuni provvederanno tempestivamente all’erogazione dei buoni spesa o dei pacchi alimentari ai beneficiari, anche attraverso l’attivazione di accordi con le catene di distribuzione alimentare o con singoli esercizi per il servizio di consegna a domicilio. Fondamentale sarà anche il ruolo degli uffici di piano dei distretti socio-sanitari a supporto dei singoli Comuni.

“Con lo stanziamento in favore degli enti del terzo settore – continua l’assessore Troncarelli – diamo un ulteriore riconoscimento al mondo del volontariato che, ancora una volta, assicura un supporto insostituibile nella erogazione di servizi essenziali a favore delle fasce più deboli della popolazione”.

Tra le iniziative finanziate: acquisto e consegna al domicilio di pasti, beni di prima necessità, farmaci, alimentari, prodotti per igiene e profilassi; acquisto e distribuzione di dispositivi di protezione individuale dal Covid19 anche per gli ospiti di case di riposo, ‘dopo di noi’ e altre strutture di accoglienza; acquisto pasti per le mense sociali, per i dormitori e per le strutture di accoglienza. Le risorse sono destinate tramite avviso pubblico, per un massimo di 200mila euro per ciascun ente del terzo settore.




Donna in gravidanza si presenta in ospedale con sintomi covid-19 e rifiuta il tampone: intervengono i carabinieri

BOLOGNA – Questa mattina, la Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di Molinella (BO) ha ricevuto una richiesta d’intervento dai sanitari del 118 dell’Ospedale di Bentivoglio (BO), perché si trovavano alle prese con una donna in stato di gravidanza che, giunta al Pronto Soccorso, si era rifiutata di sottoporsi al tampone faringeo per la diagnosi del coronavirus, pur avendo tutta la sintomatologia del caso.

Appresa la notizia, i Carabinieri della Stazione di Bentivoglio (BO), si sono diretti velocemente sul posto e al loro arrivo sono stati sottoposti ad una scrupolosissima e professionale procedura di vestizione dei dispositivi di protezione individuale (DPI) che il personale sanitario è tenuto a usare per proteggersi quando si prende cura di pazienti con affezione o sospetta affezione da Covid-19.

Alla vista dei Carabinieri, stranamente vestiti come da infermieri, ma con gli “alamari in mostra” la donna ha cambiato rapidamente idea e si è fatta sottoporre al tampone. La situazione è tornata alla normalità.




Ancona, commemorazione nazionale vittime Covid 19: anche il sindaco Mancinelli in silenzio davanti alla casa comunale

ANCONA – Un minuto di silenzio carico di significato, di dolore e sgomento, di condivisione autentica e   commossa quello che ha unito i sindaci d’Italia alle ore 12, questa mattina, davanti alle sedi comunali con le bandiere abbassate a mezz’asta in segno di lutto, per piangere le vittime che il Covid-19 in poche settimane ha prodotto nel nostro Paese, e in molti altri in Europa e in ogni continente.

Ha risposto anche il sindaco
di Ancona, Valeria Mancinelli, all’appello che ‘Associazione nazionale Comuni
italiani ha lanciato a tutti i sindaci, “per ricordare le vittime
dell’epidemia, per onorare gli operatori sanitari e per darsi reciproco
sostegno,  guardando al futuro con
speranza”.  Con indosso la fascia
tricolore, in piedi da sola sulla scalinata del palazzo municipale (la “casa
comune” ) – con Maurizio Bedeschi, 
rappresentante di  Anci Marche, al
lato opposto-    il sindaco Mancinelli ha
osservato il silenzio con lo sguardo puntato verso le bandiere e con il
pensiero rivolto -a nome dell’intera comunità- 
a tutti coloro che l’epidemia si è portata via.  “ In tutta Italia con questo momento di
raccoglimento-  ha sottolineato poi ai
(pochi) presenti, tutti giornalisti- 
vogliamo ricordare coloro che ci hanno lasciato nell’ambito di questa
tragedia. E’ un momento significativo per rendere collettivo quello che non è
un dolore privato, bensì di una intera comunità.  Questo dolore può trasformarsi in energia
positiva se produrrà in tutti noi una rinnovata consapevolezza e un senso di
responsabilità  forte.  Perchè nessuno si salva da solo”