Quando Conte diceva lo Stato c’e’. Associazione Vittime di Violenza Io No: “E’ ora che lo Stato ci sia veramente”

La Presidente dell’associazione “Vittime di Violenza Io No” Marina Brasiello, ha scritto al Presidente del Consiglio, per denunciare la mancata risoluzione delle problematiche riguardanti la violenza in ambito famigliare, il bonus spesa per le famiglie in difficoltà e, soprattutto, la totale assenza di controllo igienico e psicologico nelle case famiglia. “La violenza non si è mai fermata, – scrive Brasiello – anzi in questo periodo i riflettori si sono spenti su di essa, ma noi continuiamo a ricevere continuamente richieste di aiuto perché, caro Presidente i carnefici non vanno in vacanza, anzi chiusi in casa la situazione si aggrava, quindi , noi abbiamo adottato un sistema di codice SOS che per ovvie ragioni non posso spiegare, ma le chiedo di non dimenticare che donne e soprattutto i bambini quando ci sono situazioni di violenze non possono essere dimenticati.”

Brasiello entra poi nel merito del Bonus Spesa che il Governo ha stanziato per le famiglie che in questo momento si trovano in difficoltà: “Seppur ringraziando per la sua gentile collaborazione – prosegue – abbiamo riscontrato alcune lacune, le faccio un’ esempio: nelle tabelle comunali viene riportato che per un nucleo familiare di 2 persone la cifra spettante è euro 300 ad aumentare per il nucleo famigliare una Tantum, quanto riportato non corrisponde a quanto viene erogato perché per una famiglia composta da 2 persone vengono erogati 125 euro di cui 100 euro per acquisto di generi alimentari e 25 euro per medicinali da banco ( qui le porto all’attenzione una cosa fondamentale, perché non possono essere acquistati farmaci salvavita ma solo farmaci da banco? Abbiamo inoltre, riscontrato una totale assenza di controllo verso case di accoglienza per minori, per donne maltrattate con minori e per papà separati. Chiediamo a lei gentilmente chi controlla queste strutture? Questo a nostro avviso può scatenare una pandemia come già accaduto nelle case di riposo in quanto sono prive di ogni tutela e la situazione non è sotto controllo. Psicologicamente chi supporta questi bambini che ad oggi non posso uscire e privati anche di ogni contatto con le loro famiglie? Siamo certi che vengono supportati? Vi sono psicologi e psicoterapeuti che spiegano a questi bambini quello che sta’ accadendo fuori? In questo momento di assenza di denaro e soprattutto di lavoro, molte donne, famiglie e papà, nonostante il piccolo aiuto ricevuto dal Governo, come dovranno pagare le bollette Presidente? Forse con i 600 euro che avete concesso ai liberi professionisti? ” Brasiello ha poi concluso la lettera al Presidente Conte con queste parole ” La voglio lasciare con una sua frase “LO STATO C’E'” bene Presidente è ora che lo Stato ci sia veramente”




Il quadro più ammirato dell’ottocento

Il secolo XIX si distinse anche per i sensibilissimi perfezionamenti nell’arte tipografica: la evoluzione fu tale che di tutto si potevano realizzare ormai riproduzioni e copie in numero quasi infinito, anche a colori, e fu dunque una enorme conquista per la umanità che si vide destinataria di infinite informazioni prima di allora impensabili, un contributo dunque notevole all’elevamento  culturale di tutti.

Anche Louis Léopold Robert (1794-1835) giovane artista svizzero educato a Parigi, nei primi anni del 1800  riuscì a realizzare il sogno del viaggio in Italia e a Roma e Napoli in particolare, che da secoli erano le mete abituali di gran parte degli artisti europei, e non solamente degli artisti.

Questo artista è quello che ebbe dalla sorte una destinazione veramente unica, tale da contribuire alla sua perenne memoria nei libri di storia. Masnadieri  e grassatori sono stati una calamità in tutta  Europa, da sempre, dove più dove meno. In Ciociaria, al confine tra Regno di Napoli e Stato della Chiesa, al di qua dei Monti Ausoni ed Aurunci principalmente cioè  sulle  montagne   di fronte a Terracina e specificatamente  a Sonnino la celebrata, era il regno consolidato e quasi inespugnabile di  bande di questi assaltatori di diligenze e di ricchi latifondisti  e che qui si chiamavano ‘briganti’, parola, pare, proveniente dal francese che in quei frangenti della storia e cioè fine 1700 e inizi 1800 occupavano tutto il regno e man forte davano alla lotta contro questi ladroni:  tale zona di confine era particolarmente favorevole alla incolumità dei briganti in quanto neutrale cioè porto franco, dove nessuna delle due autorità (borbonici e papalini) poteva entrare. Il 1825 era anno giubilare e la Chiesa si aspettava  migliaia di pellegrini. Di conseguenza queste bande di nullafacenti armati e feroci che al confine potevano assaltare o derubare quasi impunemente,  rappresentavano una grossa preoccupazione: iniziò, per anni, perciò una feroce e spietata  persecuzione contro i briganti, anche con la collaborazione dei Francesi prima e dei Borboni dopo. E il nostro giovane artista Louis Léopold Robert arrivò a Roma nel pieno della rappresaglia contro i ‘briganti’, nel 1818.  Quindi ne sente parlare in giro,  alle Terme di Diocleziano erano stati asserragliati tutti gli abitanti di Sonnino  qui deportati dalla gendarmeria papale per  evitare che fornissero aiuto ai malviventi. E l’artista cominciò a provar curiosità verso questa umanità di cui le donne chiuse nelle Terme di Diocleziano parlavano  invece con entusiasmo ed amore!

E iniziò dunque da parte dell’artista, con la cassetta dei colori  sulle spalle, la visita  dei luoghi di origine, a piedi o a cavallo, da Roma verso Sonnino. E così  per la prima volta  si vedono sulla tela questi personaggi fuori del comune. Naturalmente le raffigurazioni dei briganti con quei cappelli a cono, le cioce ai piedi,  le cappe addosso, il panciotto colorato, il fucile  in braccio, il petto tappezzato di orologi e monete e spilli derubati a qualche malcapitato, dopo la sorpresa iniziale  e lo stupore iniziarono ad essere apprezzati dai cultori d’arte prima di tutto di Parigi dove le opere venivano inviate dall’artista ai Salon della città e dopo.. dovunque!  Era stata aperta una nuova pagina nella Storia dell’Arte. Altri giovani pittori  iniziarono  il loro viaggio a Sonnino e paesi vicini alla ricerca dei briganti.  E Louis L. Robert a poco a poco  iniziò ad ampliare la gamma dei suoi soggetti al mondo circostante e in particolare alla città di Sezze la quale nei primi quindici anni dell’800 era divenuta la meta di rifugiati, a seguito delle presenze napoleoniche,   da Boville, Isola, da Ceprano, Frosinone, Veroli… e  per il nostro artista fu un ulteriore motivo di  ispirazione la visione di quei derelitti in quegli abiti sgargianti di colori che da Suso, così si chiamava e chiama la valle dove si erano assembrati in migliaia, che si recavano nelle paludi  circostanti   o nelle campagne per i lavori dei campi. E anche questi personaggi nelle  loro vestiture  così particolari mai apparsi sulla scena artistica, risvegliarono grandissimo interesse ed ammirazione. Fu unque Louis L.Robert  che ha fatto conoscere per primo i briganti e il costume ciociaro, che diverranno  il soggetto certamente  più ritratto dagli artisti  europei. Una delle sue opere  è intitolata i ‘Mietitori  delle Paludi Pontine’  fu presentata  alla fine degli anni ’20 dell’800 nel Salon di Parigi: successo enorme, il quadro fu acquistato dal Re della  Francia  e da allora  si ammira al Louvre: ebbene quest’opera così tanto ammirata che  per tutto il secolo è stata replicata e copiata e imitata infinite volte,  riprodotta e  diffusa a mezzo dei nuovi procedimenti tecnologici tanto da divenire letteralmente l’opera più  diffusa e più conosciuta di tutto il secolo in Europa.




Decreto imprese, Assoconfam denuncia l’ostruzionismo delle banche a concedere i finanziamenti e il rischio usurai

Ostacoli per le imprese, i lavoratori autonomi e i professionisti che tentano di ottenere i prestiti bancari derivanti dai provvedimenti economici del Governo per il contrasto all’emergenza Covid-19.

Questo quanto registrato da Assoconfam, l’associazione Consumatori e Famiglie che sta ricevendo numerosissime segnalazioni e proteste da parte dei propri associati, cittadini e imprese, che evidenziano le difficoltà di accesso ai finanziamenti.

Il Presidente di Assoconfam Aps-Area Metropolitana di Roma, associazione dei consumatori e famiglie, e direttore responsabile territoriale di C.I.L.A., Confederazione Italiana di Imprenditori, Lavoratori, Artigiani Dario Ferraro ha quindi scritto una Pec al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte per sottoporre alla Sua autorità la forte indignazione che ha suscitato nei cittadini il comportamento di chiusura al credito che le banche stanno esercitando nei confronti dei segnalati alla centrale rischi.

“Spesso trattasi di aziende che hanno vissuto un momento di difficoltà o aziende segnalate per errore che si vedono negata la possibilità di aiuto. – Si legge nella lettera indirizzata al primo ministro – Non è giusto, specialmente in un momento del genere, negare l’accesso al credito a chi è segnalato sul registro della Centrale rischi, a nostro avviso. Bloccare l’accesso al credito in questo momento oltre a contrastare la ripresa economica, potrebbe far aumentare le problematiche connesse al rischio infiltrazioni mafiose nelle attività connesse alla stessa ripresa economica. Preoccupa perché questo potrebbe far scattare il ricorso a l’usura, perché l’usuraio ‘ndranghetista vuole meno garanzie.

Un allarme concreto anche perché se le mafie dovessero riuscire a sostituirsi alle banche, acquisterebbero consenso e potere. È per tali ragioni che, per la carica che Ella ricopre, La investo della questione, per la quale la nostra associazione, interpretando le numerose e accorate invocazioni di intervento ricevute dai cittadini, si fa portavoce. Per quanto esposto, – – ha concluso Ferraro – illustrissimo Presidente, rivolgo a Lei questo accorato appello. Nell’auspicio di un suo intervento, volto a ricevere risposte immediate per garantire il diritto al credito a tutti”




Cisterna di Latina, organizzava lo spaccio di stupefacenti sul territorio: arrestato il papà di Desirèe Mariottini

CISTERNA DI LATINA (LT) – Arrestato e portato in carcere il papà di Desirèe Mariottini, la sedicenne morta a ottobre 2018, per un mix di farmaci e droga, in uno stabile abbandonato del quartiere romano di San Lorenzo.

Gianluca Zuncheddu è stato arrestato all’alba dello scorso giovedì nell’ambito di un’operazione antidroga. Otto le ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri di Cisterna di Latina e Aprilia a carico di presunti componenti di un gruppo dedito spaccio di cocaina e a violente azioni di ‘recupero crediti’.

Per gli investigatori Zuncheddu sarebbe l’organizzatore dello spaccio di stupefacenti che avveniva a Cisterna di Latina

Due degli arrestati sono ritenuti responsabili, inoltre, di un atto intimidatorio avvenuto a maggio 2018, quando furono esplosi colpi di arma da fuoco contro l’auto di un maresciallo della stazione dei carabinieri impegnato nelle indagini.

L’attività investigativa è scattata a febbraio del 2018 in seguito alla richiesta di aiuto di un giovane di Cisterna, aggredito per costringerlo a pagare un debito di droga contratto da un suo cugino. E così i carabinieri avrebbero ricostruito l’articolata attività di spaccio di cocaina, marijuana e hashish. La droga veniva consegnata a clienti selezionati, previo appuntamento telefonico, in località sempre diverse di Cisterna.

Zuncheddu, in particolare, per i carabinieri era “l’organizzatore” e faceva avere ai pusher la sostanza da smerciare

Dopo l’arresto di tre spacciatori, avvenuto qualche mese dopo l’avvio delle indagini, la pressione investigativa sul territorio, secondo gli investigatori, avrebbe infastidito il gruppo tanto che due componenti a bordo di un’auto rubata esplosero 4 colpi di arma da fuoco contro l’auto del maresciallo dei carabinieri e non avrebbero escluso di compiere altri gesti intimidatori, anche più gravi, contro altri militari della stessa stazione o addirittura loro familiari.

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di tentata estorsione, lesioni aggravate, cessione di sostanze stupefacenti aggravata e continuata, porto abusivo di armi da fuoco, danneggiamento aggravato, ricettazione, maltrattamenti in famiglia.




Regione Lazio, test Covid-19 per chi rischia in prima linea: e la Polizia locale?

“La Regione, come annunciato dall’Assessore alla Sanità D’Amato si appresta a fare i test sul Covid-19 partendo da chi rischia di più: dalle forze di polizia, vigili del fuoco, militari e si è scordato delle Polizie Locali; eppure in questi giorni siamo in prima linea a Roma come nel Lazio, con migliaia di posti di blocco, abbiamo controllato centinaia di migliaia di persone alla pari o forse più di altre Categorie inserite invece con priorità in quell’elenco. Non possiamo credere che per l’Assessore D’Amato la vita di un Poliziotto Locale valga meno di quella di un appartenente alle forze di polizia, visto che stiamo facendo lo stesso tipo di controlli e corriamo gli stessi rischi di contagio.” ha dichiarato Alessandro Marchetti, Segretario regionale del SULPL, Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale

“E non credo che non si sappia quello che sta facendo la Polizia Locale” aggiunge Marchetti, sindacalista ed Ufficiale della Polizia di Roma Capitale “è sotto gli occhi di tutti, in strada come sulle TV nazionali e sui  quotidiani, dove sono state riportate le immagini ed i dati dei controlli fatti proprio dalle Polizie Locali di Roma e del Lazio. Persino il Presidente della Repubblica Mattarella a reti unificate ha ringraziato le Polizie Locali, cosi come ha fatto il Direttore dell’ISS e il Capo del Dipartimento della Protezione Civile Borrelli, mentre addirittura il Capo della Polizia ha disposto il nostro inserimento nei decreti di ordine pubblico dei Questori.”

“In Lombardia ad esempio le polizie locali stanno facendo i test con le altre polizie. Qui nel Lazio siamo carne da macello e cittadini di serie B. Con questi politici verrebbe voglia di gettare la spugna e proclamare lo stato di agitazione o lo sciopero, ma non lo faremo, perché sappiamo bene che finché in strada ci saremo noi, ci sarà sicuramente più gente a casa e alla fine vinceremo tutti insieme il Covid, nonostante l’Assessore D’Amato.” ha concluso Marchetti.




La Finlandia si prepara al Covid-exit

Il 10 aprile scorso il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva annunciato che per la “fase 2” dell’emergenza legata al coronavirus, si sarebbe avvalso di un Comitato di esperti in materia economica e sociale con il compito di elaborare e proporre misure necessarie a fronteggiare l’emergenza e per una ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive.

Un passaggio simile era stato deciso l’8 aprile dal primo ministro finlandese Marin con la nomina di un gruppo di lavoro incaricato di preparare un piano per l’uscita della Finlandia dalla crisi COVID-19 e di decidere le misure per far fronte alle conseguenze.

Come primo compito del mandato, il gruppo di lavoro riferirà entro il 1° maggio sulle misure per limitare il danno economico e sociale nella fase di crisi immediata e su come abbandonare le misure ora decise in modo tempestivo.

Per quanto riguarda il secondo compito, il comitato riferirà entro il 31 maggio sulle misure post-crisi e su come prepararsi alla loro introduzione nei vari settori della società.

Il gruppo è composto dai segretari permanenti dei ministeri, con il professor Martti Hetemäki del Ministero delle Finanze come presidente e Kirsi Varhila del Ministero degli affari sociali e della salute come vicepresidente, ed è supportato da una segreteria i cui membri sono nominati dai ministeri.

Questa task force è coadiuvata da un gruppo scientifico composto da ricercatori/esperti di diversi settori di competenza, quali la politica sociale, la politica dell’istruzione e la politica economica, nonché le scienze ambientali e climatiche. La proposta di invitare gli esperti al panel sarà predisposta da rappresentanti della comunità scientifica (Università Finlandia UNIFI, Consorzio degli istituti di ricerca statali Tulanet e Accademia finlandese di scienze e lettere). Durante i suoi lavori, il gruppo consulterà i rappresentanti della comunità imprenditoriale, i comuni, le organizzazioni della società civile e le organizzazioni ambientaliste su ampia scala.

Un sottogruppo composto da rappresentanti di organizzazioni collettive (Organizzazione centrale dei sindacati finlandesi SAK, Confederazione dei sindacati per il personale professionale e direttivo in Finlandia Akava, Confederazione finlandese dei professionisti STTK, Confederazione delle industrie finlandesi EK, Confederazione delle imprese finlandesi e governo locale I datori di lavoro KT) può presentare proposte al gruppo di lavoro sulle misure di ricostruzione post-crisi e sulla preparazione per la loro adozione nei vari settori della società.




Le suore Oblate di Gesù e Maria donano mascherine da loro realizzate agli Ospedali di Iglesias e Carbonia

In questo interminabile momento di emergenza epidemiologica legata al Covid-19, in Italia come nel resto del mondo, uno dei problemi maggiormente riscontrati è la mancanza di dispositivi personali di sicurezza.

L’operosità e la sensibilità delle Suore Oblate di Gesù e Maria a Gonnesa, in provincia di Carbonia-Iglesias, non si sono fatte attendere.

Immediatamente le Suore Oblate Di Gonnesa, facendo proprie le difficoltà delle strutture sanitarie ospedaliere del territorio, sono scese in campo per convertire le loro abituali attività di educatrici della scuola dell’infanzia paritaria, in un piccolo laboratorio di cucito per la realizzazione di mascherine. Suor Emanuela Guarini, madre generale dell’istituto Suore Oblate di Albano Laziale che si era recata nei giorni precedenti all’emergenza covid-19 in Sardegna, non potendo rientrare presso la struttura di Albano a causa del lockdown, si è immediatamente profusa in questa lodevole iniziativa insieme a tutta la comunità di Gonnesa.
Le Suore si sono subito messe a lavoro utilizzando tessuti di cotone a due strati o “tessuto non tessuto-TNT” ed hanno iniziato a produrre mascherine realizzandole alternando i loro momenti di preghiera e di condivisione comunitaria.
Tutte le mascherine prodotte, anche grazie al sostegno del comune di Gonnesa che ha messo a disposizione parte del tessuto, nel giro di una settimana sono state donate agli ospedali di Carbonia e Iglesias.

Suor Emanuela dichiara “Siamo state sostenute soprattuto dalle parole del Santo Padre -Nessuno può ritenersi così povero da non poter dare qualcosa agli altri- rivolgo un saluto e un grande abbraccio a Papa Francesco, il più fedele e tenace alleato di Dio e dell’umanità.
Spiritualità e solidarietà, in particolare per i più poveri, caratterizzano il suo Magistero, al suo sguardo vigile e compassionevole sono presenti le più svariate categorie umane. Papa Francesco vive e realizza con passione e determinazione ciò che pensa e sente, raccomandando di non rimandare a domani la risposta concreta all’oggi di Dio”. Infine Suor Emanuela rivolge un appello a tutti i Cristiani “ Lasciamoci scuotere da Cristo Risorto, facciamoci attenti ai minimi indizi di vita nuova e nel suo nome, senza perderci in discussione, mettiamoci in cammino, dandoci al meglio della vita e Tutto andrà bene!”




Covid-19, al via procedura per “test nazionale” immunizzati

Parte la procedura per i test sierologici che dovrebbero consentire di individuare i potenziali ‘immunizzati’ dal coronavirus.

Il commissario Domenico Arcuri, secondo quanto si apprende, ha avuto dal governo l’incarico di avviare la procedura pubblica per la ricerca e l’acquisto dei test, che dovranno rispondere ad una serie di caratteristiche individuate dal ministero della Salute.

Il test, a quanto risulta, sarà somministrato ad un campione di 150mila persone individuate su scala nazionale e suddivise per profilo lavorativo, genere e 6 fasce di età.

L’obiettivo “è avere un unico test nazionale”, ha spiegato il vicedirettore dell’Oms e membro del Comitato tecnico scientifico Ranieri Guerra sottolineando che “se andiamo ad usare diversi test con diverse performance rischiamo di avere una difficile comparazione”. Guerra ha poi spiegato che il test che verrà selezionato dovrà garantire “standard minimi di qualità” – tra cui avere un’attendibilità superiore al 95% – e sarà tra quelli che prevedono un prelievo da “sangue venoso” perché “quelli da sangue periferico non sono accettabili”.




Notre-Dame, un anno fa il maxi incendio

La cattedrale di Parigi, capolavoro gotico e patrimonio dell’umanità, è stata divorata dal rogo, ma la sua struttura, la facciata e i tesori che custodisce sono stati salvati. La sua guglia, uno dei simboli della capitale francese, è crollata dopo essere stata preda per più di un’ora delle fiamme.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha ribadito oggi – a un anno dall’incendio di Notre-Dame – che “tutto” sarà fatto per ricostruire la cattedrale in cinque anni, come si era impegnato a fare subito dopo il disastro. In un video postato sul sito dell’Eliseo, il capo dello Stato francese sottolinea che il dramma non è stato dimenticato anche se “le nostre giornate, i nostri pensieri, le nostre vite sono accaparrate” dalla crisi del Coronavirus. “Ricostruiremo Notre-Dame – annuncia Macron – in 5 anni, ho promesso. Faremo di tutto per rispettare questa scadenza. Certo, il cantiere è in attesa in questo momento per la crisi sanitaria, ma riprenderà appena sarà possibile”. Il cantiere è stato interrotto dal 16 marzo per evitare rischi agli operai e agli addetti alla ricostruzione del sito. Il restauro vero e proprio della chiesa non è ancora cominciato, la cattedrale è ancora in una situazione di emergenza dopo l’incendio del 15 aprile 2019. Macron, nel messaggio, ringrazia “tutti quelli che, ieri, l’hanno salvata e quelli che, oggi, la ricostruiscono”. “Se il restauro di Notre-Dame interessa noi tutti – continua il presidente – è senza dubbio anche perché si tratta di un simbolo della resilienza del nostro popolo, della sua capacità a superare le prove, e a rialzarsi”. La grossa campagna “Emmanuel” della torre sud di Notre-Dame di Parigi suonerà stasera alle 20 per commemorare l’inizio dell’incendio.

La Banca centrale europea e la Banque de France sono fra i sostenitori impegnati nella costituzione di fondi per interventi sulla cattedrale. “Siamo rincuorati dall’iniziativa volta a ripristinare e ricostruire questo punto di riferimento. La Bce devolverà un contributo finanziario al restauro”, ha annunciato ieri via Twitter l’istituto centrale che ora precisa in una nota che “la somma verrà garantita da un fondo costituito con donazioni interne e finalizzato a interventi di beneficenza. La Bce non ha fino ad ora indicato l’ammontare della cifra che verrà data per contribuire alla ricostruzione di Notre-Dame.La Banca centrale europea ha elargito donazioni in passato a vari altri paesi europei”.




Covid-19, farmaco Tocilizumab e vaccino: l’intervista al professor Paolo Ascierto dell’Ospedale Pascale di Napoli

L’Osservatore d’Italia ha intervistato il Prof. Paolo Ascierto dell’Ospedale Pascale di Napoli, originario di Solopaca, dall’inizio dell’emergenza CoVid-19 ha somministrato ai malati il farmaco Tocilizumab chiamato anche “Toci”.

“Cauto ottimismo” è stata la frase che subito ha adottato fin dall’inizio, quante persone sono state guarite con il farmaco Tocilizumab?
La sperimentazione fase 2, coinvolge 330 persone in Italia. Prima di questa sono state trattate 1200 persone e nel cosiddetto studio osservazionale, ancora altri 1500 pazienti. Su quanti ha avuto effetto ce lo dirà l’Aifa a fine aprile. Se parliamo dell’Ospedale Cotugno su 7 intubati, quattro ora sono a casa, due sono morti, un altro è stabile. Degli altri che non erano intubati, 8 sono molto migliorati e sono quasi tutti a casa.

Quante ore al giorno passa in ospedale?
Molte ore. Non ci sono quasi mai a casa. L’Ospedale Pascale è la mia seconda casa dal ’91, da quando ero specializzando. Oggi guido il reparto melanoma e immunoterapie e terapie innovative, anche se da più di un mese l’attività all’80 per cento è concentrata sui pazienti colpiti da CoVid.

Era prevedibile che il virus si propagasse così tanto da diventare una pandemia?
No, nessuno lo aveva previsto.

Molti sperano che con il caldo il virus scompaia, che ne pensa? Il problema sarebbe l’estate.
Questa della temperatura è una cosa che è stata detta, ma non ci sono assolutamente prove. Tra l’altro il virus è stato riscontrato anche in paesi in cui la temperatura è molto alta. Speriamo solo che con i provvedimenti contenitivi che sono stati adottati si arrivi a quest’estate con livelli di contagio molto bassi.

Abbiamo letto che lei ha intenzione di voler sperimentare un vaccino volevamo sapere di più…
C’è una sperimentazione portata avanti con la Takis e i primi risultati dei test preclinici dei cinque candidati vaccini che inducono una forte produzione di anticorpi contro il CoViD-19 sono positivi e incoraggianti e li sperimenteremo, appena pronti, anche a Napoli.

È vero tifa la Juve? ..e perché? e da quando?
Si è vero. Nessuno è perfetto. Il grande Luciano De Crescenzo diceva che il calcio è la forma d’amore più vera. Me ne invaghii da bambino a 7 anni nonostante a casa fossero tutti interisti e lo feci una domenica in cui la Juve perse contro il Catanzaro. Diciamo che decisi di tifare una squadra “debole”.

Abbiamo letto che i medici statunitensi l’hanno contattata, anche Trump ha elogiato il suo operato, ci sono stati altri Paesi che l’hanno contattata?
Sono nel consiglio direttivo della Society for Immunotherapy of cancer ed insieme ad altri colleghi che utilizzano il sistema immunitario per curare i tumori: ci confrontiamo con gli americani due volte al giorno, stiamo sollecitando l’attenzione di grandi aziende internazionali sui vari farmaci. Abbiamo fatto anche delle pubblicazioni per dare indicazioni a tutti. Ma, ogni giorno sono in contatto anche con i colleghi in Gran Bretagna, Australia, Israele, Africa, Francia, Belgio, Germania, Spagna e Svezia.




Fondi sull’emergenza covid19. AEPI scrive al ministro del Lavoro: “Passo indietro o pronti alle vie legali”

Nessuna condizione per l’iscrizione al Fondo né la pretesa di una regolarizzazione contributiva a beneficio di quest’ultimo. Confederazione Aepi (Associazione Europea dei Professionisti e delle Imprese), sindacato CIU-Unionquadri, Unilavoro PMI, UNIPEL e Federdat tornano a chiedere l’intervento del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. In caso di mancato accoglimento delle loro istanze, annunciano di voler procedere per le vie legali.

Al centro l’Fsba, il Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato che, per dare la possibilità alle imprese artigiane di accedere all’assegno covid19, chiede loro la regolarizzazione dei 36 mesi di contributi e l’adesione obbligatoria ad un ente bilaterale.

“Tutto questo sta avvenendo in palese violazione dei principi costituzionali- tuona il presidente di Aepi Mino Dinoi- e chiediamo un immediato passo indietro, nel rispetto delle migliaia di imprese artigiane che necessitano di questi soldi per la cassa integrazione che, vorrei ricordarlo, sono pubblici. È impensabile vincolarne l’accesso all’iscrizione a un fondo privato, altrimenti sarebbe come non dare alcun sostegno, dal momento che il pagamento delle mensilità per i datori di lavoro può arrivare anche a qualche migliaia di euro. Al ministro chiediamo di fermare questo abuso”.

Negli scriventi, legittimi dubbi “sulla trasparenza nella rendicontazione dei proventi pubblici da quelli privati, visto che il finanziamento destinato a Fsba viene di fatto incorporato all’interno del bilancio dello stesso”. Questa unificazione del canale di finanziamento mette in discussione i principi e le disposizioni della Costituzione in materia di libertà associativa, sindacale, e i principi e le regole del diritto comunitario della concorrenza. Da qui la richiesta che il Fondo garantisca semplicemente la fruizione dell’assegno ordinario a tutte le aziende in possesso dell’unico requisito per l’accesso e cioè il codice di autorizzazione, così come specificato dall’Inps.

Nella lettera, inviata per conoscenza anche al presidente dell’Istituto di previdenza Pasquale Tridico, si chiede di rettificare quanto previsto dal decreto interministeriale dell’1/04/2020, a beneficio di quanto disposto dall’art. 19 comma 6 del decreto legge n. 18/2020. Nello specifico: «gli oneri finanziari relativi alla predetta prestazione sono a carico del bilancio dello Stato» al fine di garantire l’assoluta trasparenza nella rendicontazione delle risorse pubbliche rispetto a quelle private. Diversamente, verranno interessate le autorità competenti alla vigilanza sui conti dello Stato.

“Già nei giorni scorsi- ricorda Dinoi- avevamo sollecitato un intervento urgente per regolarizzare questa situazione. Non vorremmo che qualcuno stia facendo il furbo in un momento così difficile per la nostra economia. Penso alle migliaia di piccole e microimprese artigiane che non possono rischiare di perdere la propria posizione sui mercati nazionali e internazionali né di interrompere la produzione”. La richiesta è la creazione di un codice EMENS e F24 separato per il finanziamento del Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato, proprio per evitare venga meno quanto previsto a livello costituzionale. “Mi auguro sia solo un’errata interpretazione di quanto stabilito dal Governo- conclude Dinoi- ed è per questo che chiediamo una immediata inversione di rotta. Il tempo stringe, le aziende hanno bisogno di questo sostegno e nessuno può permettersi errori”.