Turismo del vino, gli effetti del Covid-19 nelle cantine turistiche italiane: il punto di Donatella Cinelli Colombini

Donatella Cinelli Colombini, ideatrice della giornata Cantine aperte e prima promotrice del turismo del vino in Italia, docente di enoturismo in master universitari e autrice di 3 manuali sulla wine hospitality, fa il punto sugli effetti del covid nelle cantine turistiche italiane che perdono business e posti di lavoro perché difficilmente riusciranno a ripartire dopo la fase 1

La crisi del turismo mondiale blocca un business da 1.300 miliardi vuotando aerei, alberghi, ristoranti, agenzie viaggi e cantine che perdono i migliori clienti

Il turismo è la vittima economica principale dell’epidemia covid: un miliardo e quattrocento milioni di viaggiatori l’anno con un business mondiale intorno a 1.300 miliardi bloccato dalla paura. Paura di salire in aereo dove potrebbero esserci dei passeggeri contagiosi oppure di andare in alberghi o ristoranti dove il viaggiatore precedente, forse malato di covid, potrebbe aver starnutito su coperte o cestini del pane…. La reclusione in casa ha aumentato la percezione di pericolo rispetto a tutto quello che sta fuori delle mura domestiche per cui le vacanze, più che momenti di evasione, appaiono come esperienze ansiogene con il coronavirus sempre in agguato.

Meglio evitare? Una prospettiva che la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha espresso con la frase “non prenotare le vacanze della prossima estate” e che il Presidente dell’Istituto Superiore della Sanità Silvio Brusaferro ha ripreso il 17 aprile “è presto per pensare alle vacanze”.

In questo disastroso 2020 ogni Paese cercherà di tenere i cittadini nei propri confini nazionali e probabilmente anche gli Italiani faranno viaggi di prossimità. Per questo le destinazioni turistiche dove i viaggiatori sono prevalentemente italiani saranno meno colpite rispetto a regioni, come la Toscana, dove gli arrivi dall’estero hanno percentuali molto alte e fra loro gli Statunitensi sono numerosi (9% degli arrivi totali). Qui si sta delineando un autentico tracollo. Non dimentichiamo che il turismo estero vale oltre 40 miliardi per l’Italia.

Più grave la situazione in campagna dove il turismo si è sviluppato negli ultimi anni sotto forma di agriturismo e turismo enogastronomico. In queste zone, ad esempio, i ristoranti non hanno, oppure hanno pochissima clientela locale e, rispetto ai colleghi di città non possono usare il delivery come alternativa. Non escluderei che molti decidessero di rimanere chiusi per tutto il 2020.

Oltre alla diminuzione dei flussi turistici esiste infatti un altro aspetto da considerare: gli effetti dell’eventuale contagio dove, per ora, l’epidemia di coronavirus è stata quasi assente. Prendiamo in esame le attività turistiche più problematiche, quelle delle aziende agricole – ricettività, ristorazione e enoturismo – che sono accessorie e spesso in promiscuità, con i lavori propriamente agricoli. Portando i visitatori in azienda aumenta il numero delle misure protettive da prendere nell’impresa nel suo complesso, ma soprattutto aumenta la probabilità di contrarre il covid. In una simile eventualità l’obbligo di quarantena potrebbe riguardare sia chi lavora nell’hospitality che il personale di cantine, uffici, vigneti e altre attività tipicamente rurali, con il blocco totale di ogni produzione. 

Per le destinazioni del turismo enogastronomico che negli ultimi anni sono cresciute a doppia cifra facendo da locomotore alla ripresa del turismo in Italia, il futuro prossimo appare molto preoccupante. Il Chianti classico, le Langhe, la Valpolicella …. hanno costruito un autentico sistema economico sull’attrattiva vino con alberghi e agriturismi, ristoranti, enoteche, cantine aperte al pubblico per visite, degustazioni e vendita diretta.

Per restringere alle sole cantine l’esame dei problemi turistici creati dal coronavirus, è ipotizzabile che le 25.000 aziende enologiche italiane aperte al pubblico,  e fra esse le 5-8.000 ben organizzate per l’hospitality, occupino intorno a 30.000 dipendenti stagionali addetti all’enoturismo, oltre al personale a tempo indeterminato e ai membri delle famiglie produttrici. Tutte persone che potrebbero rimanere senza lavoro.

Se andiamo a vedere il contraccolpo economico della mancanza di vendita diretta nelle cantine abbiamo dati altrettanto sconfortanti: 2-2,5 miliardi di Euro che costituiscono una liquidità importante per le imprese italiane ma soprattutto una fonte di guadagno con marginalità nettamente più alta rispetto ai normali canali commerciali.

Come ha ben messo in evidenza Roberta Garibaldi nei suoi Rapporti sul turismo enogastronomico in Italia e dalle Città del Vino con l’Osservatorio diretto dal Professor Giuseppe Festa, il turismo del vino comprende un’articolata serie di consumi che solo parzialmente riguardano le cantine. È da presumere che per un Euro speso nell’acquisto di bottiglie il visitatore ne paghi altri 5 nelle zone del vino per mangiare, dormire, fare shopping di specialità tradizionali o partecipare a eventi, corsi, degustazioni e altre occasioni di intrattenimento. 

Secondo i dati della Banca d’Italia (2019) i turisti esteri in Italia spendono 12 miliardi all’anno in cibo e vino consumato nei pasti oppure acquistato come shopping goloso. Un autentico motore per la ristorazione e i negozi di tutte le città turistiche. Un motore che oggi è spento e farà rallentare anche chi riforniva questi luoghi di consumo e vendita cioè le cantine e i produttori di specialità alimentari di eccellenza.  Non scordiamoci che fino allo scorso anno metà dei 58 milioni di turisti stranieri in Italia aveva comprato almeno una bottiglia di vino.




ANBI, bollettino su risorse idriche: cresce preoccupazione per il Po e il sud paga il prezzo più alto

Cresce la preoccupazione per la portata del fiume Po, dimezzata rispetto alla media storica ed inferiore del 20% sull’anno scorso, secondo un andamento indicativamente costante dal Piemonte al delta; gli fanno da corollario i corsi d’acqua dell’Emilia Romagna, tutti abbondantemente sotto i livelli dello scorso anno e della media stagionale (ad eccezione del Panaro).

A renderlo noto è il periodico bollettino dell’Osservatorio ANBI sulla Stato delle Risorse Idriche.

Il quadro è preoccupante anche in Veneto, la cui situazione idrica è classificata molto simile a quella registrata nella primavera del 2017, l’anno più siccitoso degli ultimi due secoli; la situazione più grave è quella del fiume Brenta, largamente al di sotto della media stagionale. Venerdì 24 Aprile prossimo, tornerà a riunirsi l’Osservatorio permanente per le emergenze idriche, istituito presso l’Autorità di Bacino delle Alpi Orientali, che potrebbe riconoscere ed attivare lo “scenario di severità idrica bassa”.

Sono in leggera ripresa, invece, le portate dei fiumi piemontesi (Dora Baltea, Tanaro, Stura di Lanzo) in conseguenza del progressivo sciogliersi delle nevi alpine.

Dello stesso fenomeno stanno beneficiando i grandi laghi alpini, i cui livelli sono in crescita ed il lago d’Iseo, dopo mesi di sofferenza, è tornato in media stagionale con un riempimento pari al 51,4%; restano, invece, sotto media: il lago Maggiore (riempimento: 54,1%) ed il lago di Como (riempimento: 30,6%). Sopra la media stagionale, seppur in rapida flessione, permane il lago di Garda (riempimento: 85%).

In Toscana, le piogge di Marzo (superiori alla media lungo l’Appennino, il monte Amiata e le Colline Metallifere) hanno permesso il rimpinguarsi delle riserve idriche, ben rappresentate dai 68,44 milioni di metri cubi trattenuti nell’invaso di Bilancino, a monte di Firenze.

Sostanzialmente in media con le annate scorse sono le riserve d’acqua, presenti nei bacini marchigiani ed umbri, mentre la diga di Penne, in Abruzzo, registra addirittura il record in anni recenti con 7,84 milioni di metri cubi presenti (capacità massima di invaso: 8,80 milioni di metri cubi). La confortante stagione idrica nell’Italia centrale è confermata anche dal livello idrometrico del lago di Bracciano nel Lazio, cresciuto di 32 centimetri rispetto allo scorso anno e dalle quantità d’acqua, trattenute nei bacini della Sardegna: circa 788 milioni di metri cubi, 17 in più del 2019.

Seppur in leggera ripresa nelle disponibilità idriche, appare irrimediabilmente pregiudicata la stagione irrigua 2020 in Puglia (-113 milioni di metri cubi d’acqua circa ), Basilicata (-121 milioni di metri cubi circa), Sicilia (-107milioni di metri cubi circa); resta problematica anche la situazione calabrese, dove le piogge invernali hanno registrato un calo del 40% ed è esemplare la condizione del bacino di Sant’Anna, sul fiume Tacina, alla quota minima degli anni più recenti: 7,59 milioni di metri cubi.

“Nella Giornata della Terra – chiosa Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue – mi corre l’obbligo di ricordare che su una popolazione mondiale di oltre 7 miliardi e mezzo, circa un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile, mentre circa due miliardi e mezzo non dispongono di acqua a sufficienza per le pratiche igieniche ed alimentari.”

“La siccità – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – è la prima causa di carestie nel mondo che per effetto dei cambiamenti climatici e senza adeguate infrastrutture, rischia di diventare un fenomeno endemico anche nel Sud Europa. Per questo è necessario aumentare la capacità di stoccare l’acqua quando c’è, per utilizzarla nei momenti di bisogno. Occorre adottare politiche di controllo capaci di garantire la produzione di cibo, la coesione tra Regioni e Stati, la sicurezza alimentare per favorire il contenimento dei flussi migratori provocati dal fabbisogno idrico.”




Via Veneto, Harry’s Bar. Pietro Lepore ai microfoni RAI: “Prima si riapre e meglio è”

“La fase 2 è tutta un punto interrogativo e prima che si riprenderà il ritmo normale penso che ci vorrà più di qualche anno”. A dirlo durante il TG RAI di ieri è  Pietro Lepore General Manager dell’Harry’s Bar di via Vittorio Veneto.

Parliamo di uno dei locali più famosi al mondo che ha visto passare tutti i volti più noti del Jet Set italiano ed internazionale rigorosamente immortalati dal re dei paparazzi Rino Barillari al quale l’Harry’s ha dedicato un museo dove sono esposti gli storici scatti e gli apparecchi fotografici, usati in tutti questi anni, che hanno fatto la storia del fotogiornalismo.

Lepore è stato molto chiaro: “Prima si riapre e meglio è” anche se nel prossimo biennio si dovrà convivere con questa emergenza. “Naturalmente non è che posso riaprire domani mattina con tutti i miei dipendenti – ha detto il General Manager – perché se le regole sono che i tavoli devono stare ogni 2 metri questo significa che fuori dal locale io metto 25 persone e all’interno ne metto 15. E questo significa un terzo della forza lavorativa”.

Il locale della “Dolce Vita” per antonomasia si prepara quindi a riaprire, non appena sarà dato il via libera governativo e tornare ad essere, tra celebrità e fascino, il cuore glamour di Roma.  




Covid-19 e PMI: trasformiamo i problemi in opportunità

di Alessandro Maria D’Amati*

Il 95% delle imprese italiane è identificato come “PMI”, ovvero le piccole e medie imprese. La maggior parte degli analisti afferma che le PMI sono il potere dell’economia reale italiana, mentre una certa parte degli analisti sostiene che esse fanno parte della resistenza italiana al cambiamento della strategia di sviluppo.

In termini di flessibilità e velocità nei processi decisionali, le PMI possono rispondere in modo efficiente alla domanda del mercato, anche in grandi cambiamenti ambientali come quelli causati dalla pandemia di COVID-19. Nella PMI italiana c’è una costante ricerca del “bene dell’azienda”, una condivisione di un sistema di valori tra collaboratori. L’imprenditore di una PMI ha un facile controllo del business e del team, promuovendo una sorta di “imprenditoria diffusa” attraverso il coinvolgimento di qualsiasi dipendente a qualsiasi livello lavorativo.

Le PMI italiane registrano anche alcuni punti di debolezza. In generale, le PMI italiane sono povere di manager e povere di una corretta gestione in termini di piani strategici e questioni finanziarie. Una PMI può essere affetta da un deficit di informazioni scientifiche e multidisciplinari, dal momento che sta abbastanza da sola: essere al di fuori di qualsiasi rete limita il potere contrattuale delle PMI. Le PMI tendono a concentrarsi su un numero limitato di combinazioni prodotto-mercato, rifiutando di riesaminare o reinventare la società, se necessario.

Una delle questioni specifiche delle PMI italiane è la transizione imprenditoriale. I vecchi imprenditori (insieme a un certo numero di vecchi collaboratori in pensione ancora all’interno dell’azienda) sono riluttanti a costruire il futuro senza di loro. Di conseguenza, la PMI italiana può consolidare caratteristiche stagnanti, più familiari con il passato e meno orientate verso il futuro.

L’esperienza COVID-19 può essere un incentivo per le PMI italiane nel rilanciarsi e ringiovanirsi, ove necessario. La quarantena ha costretto le aziende ad abbracciare lo smart working, se non ancora fatto, a massimizzare il digitale e organizzare i meeting virtuali. Potrebbe essere il momento di uno spillover, nel tempo di COVID-19!

La via della possibile innovazione è diventata aperta per quelle PMI che ne hanno bisogno. Cogliamo l’occasione, trasformando i problemi in opportunità.

COVID-19 : A POSSIBLE “SPILLOVER” FOR SMALL/MEDIUM ITALIAN ENTERPRICES

The 95% of Italian enterprises is identified as “PMI”, that is Small to Medium-sized Enterprises “SME”. The most of analysts state that SMEs are the power of Italian real economy, while a certain part of analysts argues that SMEs are part of the Italian resistance to change development strategy.

In terms of flexibility and velocity in decision making processes, SME can respond efficiently to market demand, even in big environmental changes like those caused by COVID-19 pandemic. In the Italian SME, there is a constant pursuit of the “good of company”, a sharing of a value system between collaborators. The entrepreneur of a SME has a easy control of the business and of the team, promoting a sort of “widespread entrepreneurship” by means of involving any employee at any job level.

The Italian SMEs do record also some points of weakness. Generally, Italian SME are poor of managers and poor of a right management in terms of strategic plans and financial issues. A SME may be affected by a deficit in scientific and multidisciplinary information, since standing pretty alone: being outside any network limits the contractual power of SME. The SMEs tend to concentrate onto a limited number of product-market combinations, refusing to re-asses or re-invent the company whether necessary.

One of the specific issues of Italian SME is the entrepreneurship transition. The old entrepreneurs (together with a certain amount of old retired collaborators still into the company) are reluctant to construct the future without them. As consequence, the Italian SME may consolidate stagnant characteristics, more familiar with the past and less oriented to the future.

COVID-19 experience can be a booster for Italian SMEs to relaunch and to rejuvenate themselves, where needed. The quarantine has forced companies to embrace the smart working, if not yet did, to maximize the digital, and to arrange the virtual meetings. It could be time for a spillover, in COVID-19 time!

The route of possible innovation became open for those SMEs that need it. Let’s take the chance, transforming troubles into opportunities.

*Resp. Comunicazione Europa Verde Albano Laziale




Rocca di Papa, ispezioni al San Raffaele. La Vicesindaco emana Ordinanza specifica

ROCCA DI PAPA (RM) – La Vicesindaco di Rocca di Papa Veronica Cimino ha informato la Cittadinanza che, visti i verbali ricevuti ieri, relativi ai sopralluoghi effettuati in questi giorni presso il San Raffaele di Rocca di Papa da parte degli ispettori dell’ASL RM6 e dei Carabinieri del NAS di Roma, ha emesso l’Ordinanza n. 48, con la quale ha ordinato al San Raffaele S.p.A. di dare immediata esecuzione alle prescrizioni sanitarie fornite dall’ASL RM 6 per l’adeguamento della struttura a tutela di pazienti e operatori sanitari, a seguito del rapido aumento dei casi di Covid-19 riscontrati. Inoltre, la Vicesindaco ha ordinato alla società di attenersi anche alle indicazioni fornite per la gestione dei rifiuti, in relazione all’infezione di trasmissione del Covid-19.

“Le prescrizioni sono state inviate dall’ASL in data 17/04/2020 al rappresentante legale della società San Raffaele S.p.A., ma stando a quanto riportato dai verbali dei sopralluoghi, risulta che ancora non sono state attuate – dichiara la Vicesindaco – Dai verbali emerge invece, con tragica chiarezza, l’estrema gravità della situazione emergenziale in atto presso la struttura. In particolare, la mancata separazione tra degenti Covid e no-Covid, l’assenza di percorsi emergenziali, il mancato controllo del confinamento dei pazienti e l’assenza di personale medico e infermieristico in numero adeguato e sufficiente all’assistenza dei numerosi pazienti ospitati.”

“Una situazione del genere riveste carattere di grave eccezionalità e urgente necessità di tutela della salute pubblica, soprattutto considerata la rapida evoluzione dell’epidemia e l’esigenza di contenere la diffusione del contagio, che ormai presenta dati impressionanti all’interno della struttura San Raffaele Rocca di Papa.”

“Per questo, come massima autorità sanitaria locale, dopo aver chiesto il commissariamento sanitario della struttura, ho ritenuto doveroso emettere l’Ordinanza di ieri. Dobbiamo difendere la dignità, la salute, la vita delle persone, che siano queste pazienti, operatori sanitari o cittadini . Stiamo utilizzando ogni strumento che un’Amministrazione Comunale può attivare, lavorando strenuamente anche per consentire agli organi competenti di fare chiarezza sulle eventuali responsabilità in merito a quanto sta accadendo dentro al San Raffaele, fornendo ogni tipo di documentazione e supporto si ritenga necessario.”

“Ringrazio quegli operatori sanitari del San Raffaele che nonostante la situazione così critica vivono i difficili turni e fanno il massimo per prendersi cura dei pazienti – conclude Cimino – Sono vicina a quegli operatori che hanno contratto il virus e mi auguro che possano guarire presto. Per tutti loro chiedo ancora di riequilibrare il personale a tutela dei diritti dei lavoratori e dei pazienti degenti nella struttura.”




Rocca di Papa, casa di cura San Raffaele. La direzione sanitaria contesta quanto emerso dal sopralluogo della ASL e dei NAS e scrive a tutti

ROCCA DI PAPA (RM) – La direzione sanitaria della casa di cura San Raffaele di Rocca di Papa contesta quanto emerso dal sopralluogo effettuato ieri dagli Ispettori della Asl Rm6 e dai carabinieri del NAS di Roma.

Rocca di Papa, pazienti da soli e senza operatori sanitari alla clinica San Raffaele: ecco l’esito del blitz ASL e NAS

Il Dott. Domenico Damiano Tassone Direttore Sanitario della struttura ha inviato una Pec – indirizzata
ai vertici della ASL Rm6, all’assessore regionale alla Sanità, alla sindaca di Rocca di Papa, al Dirigente del Commissariato di Polizia di Frascati, al Comando Carabinieri del NAS di Roma, alla Procura della Repubblica di Velletri, al Prefetto di Roma, alla Protezione Civile e infine alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – dove fa presente che:

  • In riferimento alla non presenza di personale infermieristico ed assistenziale programmato per il turno di notte del 20/04/2020, sì chiarisce che le presenze del personale in turno in tale data constano di 7 infermieri e 2 me-dici di guardia (come da estrazione informatizzata -allegato 1 ).
  • In riferimento alla apodittica affermazione contenuta nel Verbale Prot. 5752 del 20 aprile 2020 a firma del Dr Cangiano “Dato il numero di pazienti, soprattutto quelli COVID-19+ che di fatto trasformano la strut-tura in una RSA COV/D-19+ di tipo estensivo [ .. .]”, si contesta tale assunto e sì chiarisce che la scrivente Direzione Sanitaria ha quotidianamente richiesto il trasferimento dei casi positivi lvi ricoverati in quanto tale RSA, per sua natura e conformemente all’autorizzazione sanitaria rilasciata non possiede i requisiti strutturali ed organizzativi che consentano la permanenza di pazienti ad alto rischio infettivo per COVID-19.
  • Al riguardo si ricorda che, come da normativa regionale riguardante i requisiti organizzativi delle RSA, non è previsto un organico medico h24, ma solo attività medica garantita dai Medici di Medicina Generale del Servizio Sanitario Regionale i quali, peraltro, sin dal primo caso positivo, non si sono più recati presso la nostra RSA, pur avendo la responsabilità medica prevista dalla normativa regionale vigente.
  • E’ altrettanto inesatta la dichiarazione che, presso la nostra struttura, sia prevista la presenza di un solo medico di guardia. Come risulta dalla rilevazìone informatizzata delle presenze della notte del 20/04/2020, infatti, sono previsti 2 medici di guardia in servizio (e nello specifico il Dott. Lucci Mauro e Dott.ssa Vita Silvia).
  • In riferimento all’affermazione della Vicesindaca di Rocca di Papa, che riferiva la presenza in struttura di sole 5 unità per l’assistenza, si risponde allegando le timbrature delle presenze del 19/04/2020 del personale della Casa di Cura, già comunicate allo stesso Dott. Cangiano, che rilevano 65 unità totali, di cui 44 Operatori Sanitari.
  • Infine, in risposta alla richiesta di documentazione del Dott. Cangiano, pervenuta in
    data odierna, si trasmette in allegato quanto richiesto, relativamente al personale in
    servizio e in carico alla Struttura e il dettaglio numerico dei pazienti
    tuttora ricoverati suddivisi per reparto e per pazienti COVID-19 positivi e COVID-19
    negativi.

Alla luce di tutto quanto sopra esposto ed allegato si chiede che codesta Asl RM6 ne dia atto e modifichi, in via formale, le conclusioni dei predetti verbali, mediante apposite note da inviare a tutti i destinatari delle medesime. Si chiede altresì al Vice Sindaco di Rocca di Papa di dare atto, in via formale, di quanto sopra esposto ed allegato, quale adempimento di cui all’Ordinanza n. 48 del 20 aprile 2020 in parte qua, avendo con separata comunicazione via pec odierna già adempiuto alle disposizioni di cui al punto 2 della stessa relativa alla gestione dei rifiuti ai fini dell’esimente di cui ai punti 3 e 4 della precitata Ordinanza, anticipata via Facebook e notificata in data odierna alle ore 14,50, mediante apposite note da inviare a tutti i destinatari della medesima.
Con salvezza di ogni nostro diritto eccezione e ragione.




Rocca di Papa, pazienti da soli e senza operatori sanitari alla clinica San Raffaele: ecco l’esito del blitz ASL e NAS

ROCCA DI PAPA (RM) – Pazienti abbandonati alla casa di cura San Raffaele di Rocca di Papa. Questo quanto emerso durante il sopralluogo effettuato ieri dai carabinieri del NAS di Roma insieme ai tecnici ispettori della ASL RM6.

Su 70 ricoverati solo 20 sono risultati adeguatamente assistiti nell’espletamento delle pulizie quotidiane mentre gli altri 50 sono rimasti privi di idonea igiene e assistenza. Inoltre, i militari e gli ispettori ASL hanno appurato, dalla visione del foglio turni consegnato nel corso del sopralluogo, che durante la giornata del 20 aprile non è risultato coperto il turno di notte da nessun infermiere e da nessun operatore socio sanitario.

Una struttura, quella della San Raffaele di Rocca di Papa che dato il numero dei pazienti, soprattutto quelli Covid-19+, che di fatto hanno trasformato la struttura in una RSA Covid-19+ di tipo estensivo il personale trovato in servizio ieri non è stato reputato sufficiente a garantire un’assistenza adeguata a pazienti che hanno subito, nel corso della degenza una trasformazione delle condizioni cliniche con aggravamento delle stesse a causa del contagio Covid-19.

Veronica Cimino, vice sindaco reggete di Rocca di Papa ha ordinato al legale rappresentante della San Raffaele SpA di procedere a dare immediata esecuzione, entro e non oltre il termine perentorio di 24 ore, alle prescrizioni sanitarie dei tecnici della Asl Rm6 già trasmèsse via pec. Prescrizioni che potrebbero riguardare la immediata e necessaria separazione dei pazienti Covid-19 dal resto dei ricoverati e l’attivazione di tutte le disposizioni di contenimento necessarie.




Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ecco le novità per il post lockdown: l’intervista al direttore Paolo Giulierini

L’emergenza Covid-19 ha cambiato la vita di tutti noi e di conseguenza non abbiamo più potuto godere delle bellezze custodite all’interno dei poli museali di tutto il Paese, dalle esposizioni permanenti alle exhibit temporanee, ma ricordiamo che i musei sono sempre vivi anche se vuoti di fruitori, in attesa del ritorno alla normalità, nel frattempo, grazie al web, possiamo programmare quale museo andare e fruire da vicino.

L’Osservatore d’Italia ha intervistato il Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini su cosa ci attende dopo il lockdown.

Quando ci sarà la riapertura del Museo le mostre temporanee – tra queste Lascaux 3.0 e le altre exhibition, interrotte l’8 marzo con il D.P.C.M.- i fruitori le potranno vedere ancora quando ci sarà la riapertura?. Oppure non ci saranno più?
Alla riapertura del MANN, stiamo pensando di garantire la proroga delle mostra temporanee che avevamo in programma prima del lockdown: si tratta di “ Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo”, “Capire il cambiamento climatico” e “Lascaux 3.0”. Sono esposizioni diverse: dall’archeologia alla didattica, dalla conoscenza della preistoria all’attualità, una gamma differenziata di proposte per un pubblico curioso, composto da addetti ai lavori e non solo.
Naturalmente, restiamo in attesa delle disposizioni governative per la fase 2, nell’ottica di una programmazione più precisa degli eventi.

“Lascaux 3.0” era visitata?
La mostra “Lascaux 3.0” ha riscosso un grande successo di pubblico e critica. In oltre un mese di programmazione, prima della chiusura, i visitatori hanno raggiunto, all’incirca le 60mila unità. Ci auguriamo, con l’eventuale proroga, di coinvolgere quel pubblico che non ha ancora potuto fruire dell’esposizione.

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli si sta preparando per altre exhibition? Riaprirà nella cosiddetta Fase 2? Come sarà il Museo “ai Tempi del post coronavirus”?
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, alla ripresa della normale attività espositiva secondo quanto definito dal Governo, presenterà al pubblico, in primis, il riallestimento delle sale degli affreschi: saranno fruibili nuove opere, portate alla luce dai nostri depositi, e sarà rinnovato anche l’apparato grafico.
Per quanto riguarda le esposizioni temporanee, al via “Gli Etruschi e il MANN”, un percorso da non perdere per conoscere non soltanto la ricchezza storica e culturale dell’Etruria campana, ma anche l’interesse di quel collezionismo che caratterizzò l’Italia tra Ottocento e Novecento. Qualsiasi percorso di visita, nelle collezioni permanenti e nelle mostre temporanee, sarà sempre adeguato agli standard di sicurezza indicati dal Governo e dalle istituzioni competenti: questo nelle sale, ma non escludiamo di abbinare, alla fruizione in loco, il ricorso alle tecnologie digitali per valorizzare il nostro patrimonio.

Ci sono mostre che state preparando? (dell’importanza di “Canova e l’Antico”)
Ogni mostra ha, naturalmente, un suo unico ed originale fattore di interesse, per cui è difficile paragonarla ad esperienze pregresse. Sicuramente l’esposizione sui Gladiatori sarà un grande evento che, slittato giocoforza al gennaio 2021, avrà un’anticipazione sul web entro l’estate. Questo per anticipare i contenuti, il percorso scientifico ed i criteri di allestimento dell’exhibit.

Una notevole quantità di “luoghi d’interesse culturale” di tutto il Bel Paese hanno partecipato alle innumerevoli iniziative tra queste: #l’Italiachiamò e #iorestoacasa. Anche il MANN ha partecipato alle iniziative di eventi culturali con video, percorsi virtuali all’interno del Museo dando anche la possibilità di vedere particolari che normalmente in una visita non è possibile scoprire.
Siamo sempre stati molto attivi sui social, ma il lockdown ha amplificato, naturalmente, il ricorso alla comunicazione digitale: la piattaforma Google Arts&culture, che mette in rete 750 capolavori del MANN e presenta diversi percorsi tematici, i documentari MANNstories realizzati nell’ambito del progetto Obvia, il ciclo “Antico Presente” di Lucio Fiorentino, sono stati soltanto alcune delle nostre proposte social, accolte, peraltro, con grande entusiasmo. Sul web, anche tante anticipazioni delle mostre “Gli Etruschi e il MANN”, “I Gladiatori” e “Sing Sing. Il corpo di Pompei”.

Fin quando non si avrà la possibilità di fruire da vicino dei tesori custoditi all’interno del Museo, uno dei luoghi simbolo del capoluogo campano, quali saranno le prossime iniziative virtuali?
Il passaggio successivo, nella divulgazione online, sarà la messa in rete di alcuni eventi che abbiamo presentato al MANN: “Gli Incontri di Archeologia”, ad esempio, così come alcuni appuntamenti della rassegna “Fuoriclassico”. Nell’ambito della rete EXTRA MANN, saranno anche valorizzati i contenuti video inerenti al Cartastorie ed alle prime scoperte archeologiche nei siti del vesuviano.

Il Museo Archeologico è parte integrante della città di Napoli e dell’Italia (ha registrato solo con la mostra “Canova e l’Antico” ben 60.000 utenti solo nei primi 15 giorni di programmazione) i visitatori abituali che partecipavano a tutti i Vostri eventi (mostra, eventi ecc) qualcuno di loro Vi ha manifestato affetto? Vi contattano per sapere delle prossime exhibit future?
Sui social ed anche tramite e-mail, riceviamo diverse manifestazioni di affetto e vicinanze da parte dei nostri utenti: il desiderio di stabilire un contatto, anche solo per sapere una data di programmazione o un’ipotesi sulla possibile riapertura, è emblematico di quanto l’arte faccia parte della vita di ciascuno di noi. Il digitale aiuta a colmare le distanze.




Centri ippici lanciano l’appello al presidente Zingaretti: “Consentiteci di aprire per far tornare alla vita i nostri cavalli e i nostri ragazzi”

Chiedono un immediato intervento da parte delle istituzioni per riaprire i centri ippici, i responsabili delle strutture del territorio.

In una lettera aperta al Presidente della Regione Lazio Zingaretti il referente SEF Equitazione Diversamente Abili Lazio Roberto Tartaglia e il referente Gimkana Lazio Nicola Simeone – SEF-ITALIA Sport e Formazione – lanciano un appello: “Permettete ai centri ippici la riapertura regolamentata sotto la responsabilità dei gestori, in modo da contribuire al una maggiore sicurezza sanitaria. L’equitazione non è un passatempo per ricchi, è lavoro, è fonte di mantenimento per migliaia di figure professionali che, a vario titolo e mansione, ruotano attorno alla cura, mantenimento, gestione, produzione e distribuzione di alimenti e accessori per il cavallo.

I cavalli non si possono chiudere dall’oggi al domani con un lucchetto ai cancelli, non si ripongono negli armadi, non si spengono con la leva di un interruttore.  L’equitazione è una attività che si pratica all’aperto, o comunque in strutture coperte di estesa volumetria. È improbabile che si creino situazioni di concentrazione virale come nei luoghi chiusi, tuttavia negozi e studi professionali di certi settori stanno avendo l’autorizzazione alla riapertura (e ben venga la restituzione del proprio lavoro alle persone) ma non viene presa in considerazione un’attività di lavoratori costantemente all’aria aperta”, scrivono Tartaglia e Simeone in una lettera aperta. L’equitazione è salute, è la pratica regolare di un’attività motoria all’aria aperta suggellata dal legame affettivo con un animale. Riassume quanto da sempre consigliato dai medici per un sano stile di vita; un valido aiuto per avanzare negli anni anche con meno patologie debilitanti. A darne conferma anche i benefici terapeutici di ippoterapia e pet-therapy. Da non trascurare che la noia e depressione di questo interminabile periodo di reclusione eleva i livelli di stress, il quale porta alla riduzione delle difese immunitarie. L’equitazione può aiutare bambini e ragazzi al reinserimento sociale. Con quanta difficoltà le famiglie stanno fronteggiando il contenimento dei più giovani; una carica di esuberanza e voglia di muoversi compressa al chiuso di piccoli spazi da intere settimane. In questa emergenza sanitaria non stanno soffrendo solo le persone ma anche gli animali, in particolar modo il comparto equestre è in grossissime difficoltà in quanto i nostri amati cavalli hanno la necessità di essere alimentati almeno 3 volte al giorno e moltissimi centri ippici non riescono a sostenere lo sforzo economico in quanto oramai chiusi da settimane.

“A sostegno dei Centri Ippici chiediamo interventi economici a favore delle ASD/SSD/Aziende Agricole/Società che scuderizzano cavalli, pertanto è nostra intenzione avanzare alcune richieste precise ed improrogabili, rispondenti alle necessità del comporto equestre. Le misure economiche devono essere “urgenti e indifferibili” e vanno contabilizzate in ragione di situazioni oggettive ed ufficiali riscontrabili nei database dell’anagrafe equina (BDN) di ciascun Centro Ippico. In caso contrario molti centri non saranno in grado di sostenere il mantenimento dei cavalli e la mancata tutela del loro benessere rischia di diventare una brutta medaglia appuntata sulla bandiera del nostro Paese. Purtroppo le altre misure, che tengono conto dello slittamento di tasse e contributi previdenziali, non sono sufficienti ai bisogni dei Centri Ippici in quanto le spese per il mantenimento dei cavalli/pony rappresentano l’80% dei costi e non sono differibili. Inoltre, è possibile praticare l’equitazione nel rispetto delle norme di protezione individuale: chi si occupa della pulizia, cura, movimento (da terra o a sella) del cavallo può farlo con mascherina e guanti; – considerata l’estensione delle strutture del maneggio è possibile mantenere le distanze di sicurezza tra persone, e di gran lunga ben superiore al metro indicato nelle direttive; – in base alle dimensioni del centro, la presenza contemporanea di più utenti può essere distribuita in campi e impianti diversi (campi da lavoro, pista, tondino, paddock), inclusa quella degli eventuali accompagnatori dei minori. – la permanenza presso la struttura può essere disciplinata in termini di tempo sufficienti a provvedere al movimento del cavallo, permettendo così a tutti i proprietari e frequentatori abituali di svolgere l’attività a turni. Oltre alla riapertura regolamentata è fondamentale riconoscere un contributo forfettario per ogni Centro Ippico minimo di 1.500€/mese per almeno tre mesi, rinnovabili, per il persistere dell’emergenza fino a quando l’attività di tutti i Centri Ippici possa riprendere la normalità”. Questo quanto scrivono nella nota Roberto Tartaglia e Nicola Simeone. La Sef Italia – Scuola Equestre di Formazione, ha dislocato sul territorio del Lazio 15 centri affiliati, 25 tecnici, e quasi i 500 tesserati – allievi.




Rocca di Papa, la sindaca chiede il commissariamento della San Raffaele: la Procura indaga per omicidio colposo e i vertici della clinica lanciano accuse alla Regione

ROCCA DI PAPA (RM) – La sindaca di Rocca di Papa scrive al ministro della Sanità, all’assessore regionale alla Sanità e al direttore della ASL Rm6 per chiedere il commissariamento della casa di cura San Raffaele.

Una decisione, quella di Veronica Cimino maturata dopo che la stessa ha avuto modo di interfacciarsi con gli ispettori, definiti come “perplessi” dalla Sindaca, successivamente al sopralluogo effettuato nella RSA.

Cimino: Un commissariamento necessario

La prima cittadina denuncia il fatto che alla San Raffaele “non c’e’ più personale per assistere i pazienti”. In pratica nella RSA sono rimasti solo 5 infermieri e 5 operatori socio sanitari ad assistere i 72 ricoverati rispetto ai 46 operatori che c’erano prima che scoppiasse l’emergenza Covid-19.

Sulla vicenda si indaga per omicidio colposo

Sulla vicenda che riguarda i 5 morti e i 138 contagiati della RSA di Rocca di Papa la Procura di Velletri ha aperto un fascicolo e tra le ipotesi di reato che si stanno configurando c’e’ anche l’omicidio colposo.

Trivelli: “La Regione, dopo l’accaduto, ha chiesto di poter ricoverare altri pazienti all’interno della struttura”

“Il San Raffaele di Rocca di Papa “aveva chiesto fin dall’inizio dell’epidemia la possibilità di fare tamponi”, “anche a proprie spese”, possibilità “ripetutamente negata dall’assessorato alla Sanità del Lazio”.

Carlo Trivelli, presidente del Gruppo San Raffaele, replica così all’assessore alla Sanità della Regione Lazio che ieri, nel consueto aggiornamento coronavirus, ha spiegato che il sindaco della cittadina in zona rossa ha chiesto di valutare il commissariamento della Residenza sanitaria assistenziale.

“Trovo singolare – dice Trivelli – l’atteggiamento dell’assessore alla Sanità D’Amato e del governatore Zingaretti. Sembra l’ennesima punizione al San Raffaele perché si è permesso di chiedere i tamponi in anticipo. Zingaretti dovrebbe forse valutare la possibilità di commissariare l’assessorato alla Sanità invece dell’ospedale di Rocca di Papa.

All’interno della stessa Asl – osserva Trivelli – non esiste una struttura che non sia diventata covid: peccato però che delle altre case di cura non ne sia stata commissariata nessuna fino a oggi nel Lazio,  nemmeno dove si registrano decine di morti”.

“La struttura di Rocca di Papa – prosegue ancora il presidente Trivelli – aveva chiesto fin dall’inizio dell’epidemia la possibilità di fare tamponi anche autonomamente e a proprie spese a tutela del proprio personale e dei propri malati. Una possibilità negata ripetutamente dall’assessore D’Amato, perfino dopo la circolare del ministero della Sanità che lo obbligava e le ulteriori sollecitazioni dalla San Raffaele e dalla Confindustria. Peraltro – ricorda Trivelli – solo venerdì scorso, dopo l’accaduto, la Regione Lazio ha chiesto di poter ricoverare altri pazienti all’interno della stessa struttura. Forse il San Raffaele deve pagare l’ennesimo dispetto perché ha rotto il muro del silenzio?”.




Maltempo, tornano le piogge e si abbassano le temperature

Arriva il maltempo e calano le temperature. Le previsioni meteo per la nuova settimana vedono il ritorno delle piogge con maltempo diffuso da Nord a Sud e temperature massime in sensibile calo. Tutta colpa di una bassa pressione sul Tirreno che richiamerà aria fredda da nord, non mancheranno temporali e neve in montagna.

Lazio

“Il Centro Funzionale Regionale rende noto che il Dipartimento della Protezione Civile ha emesso oggi il documento “Previsione Sinottica e QPF” che riporta una previsione di precipitazioni sparse, anche a carattere di rovescio, su tutto il territorio regionale, con quantitativi cumulati da deboli a moderati. Il Centro Funzionale Regionale ha effettuato la valutazione dei Livelli di Allerta/Criticità e pertanto inoltrato un bollettino con allerta gialla per criticità idrogeologica con validità dalle prime ore di domani, lunedì 20 aprile e per le successive 24-36 ore su Bacini costieri nord, Bacino Medio Tevere, Appennino di Rieti, Bacini di Roma, Aniene, Bacini Costieri Sud e Bacino del Liri. La Sala Operativa Permanente della Regione Lazio ha diramato l’allertamento del Sistema di Protezione Civile Regionale e invitato tutte le strutture ad adottare tutti gli adempimenti di competenza. Si ricorda, infine, che per ogni emergenza la popolazione potrà fare riferimento alle strutture comunali di Protezione civile alle quali la Sala Operativa Regionale garantirà costante supporto”.