ISIS, 250 MILIZIANI UCCISI IN RAID USA

Redazione

Raid aerei americani hanno ucciso ieri almeno 250 combattenti dell'Isis in un convoglio che si muoveva fuori da Falluja, in Iraq. Lo riporta la stampa Usa, sottolineando che negli attacchi sono stati distrutti 40 veicoli. I raid arrivano a 24 ore dall'attacco all'aeroporto di Istanbul, per il quale l'Isis e' considerato il primo sospettato.

I combattenti dell'Isis stavano fuggendo da un'offensiva lanciata sul terreno dall'esercito di Baghdad. Lo ha detto una fonte irachena alla Bbc. Sono stati bombardati mentre si stavano dirigendo verso zone ancora sotto il controllo dello Stato islamico, vicino al confine con la Siria, ha aggiunto la fonte. Il ministero della difesa di Baghdad ha anche diffuso un video e foto in cui si vedono le bombe cadere sugli obiettivi e una decina di camion bruciati. Domenica il governo iracheno ha annunciato di aver preso il pieno controllo di Falluja dopo un'offensiva durata cinque settimane.




OPERAZIONE ANTIDROGA ITALIA-USA-COLOMBIA: SGOMINATA RETE DI NARCOTRAFFICANTI

Redazione

Sgominata una pericolosissima organizzazione internazionale di narcotrafficanti. La maxi operazione antidroga, denominata «Due mari», è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e condotta in sinergia tra la Guardia di Finanza, la Polizia nazionale colombiana e la Dea – Agenzia antidroga americana.Diversi gli arresti e le perquisizioni effettuati nel corso dell'operazione




RENZI-MERKEL, SCONTRO SULLE REGOLE. LA CANCELLIERA: "LA FLESSIBILITÀ HA UN LIMITE"

Redazione

Stoccata della Cancelliera tedesca Angela Merkel all'Italia sul fronte della flessibilità. "Credo – ha detto la Merkel – che sia stata concessa una certa flessibilità a certi Paesi per favorire la crescita. Guardando soprattutto all'Italia, posso dire che abbiamo adottato diverse soluzioni, ma non possiamo ridiscutere ogni due anni le regole del settore bancario".

"Non possiamo ora cambiare le regole ogni due anni" sulle banche, a livello Ue "abbiamo appena lavorato per avere regole sulla ricapitalizzazione". L'attuale quadro dell'Unione bancaria, ha sottolineato Merkel, "offre la possibilità di affrontare le richieste di ogni stato membro", ha sottolineato.

Nessuno vuole cambiare le regole" europee sulle banche, è stata la replica di Matteo Renzi. "Abbiamo perduto l'occasione – ha detto – di intervenire in modo strutturale, come ha fatto la Germania intorno al 2010-2011", quindi è "inutile piangere sul latte versato perché non possiamo farlo adesso che le regole sono diverse". Renzi ha assicurato che "in questa situazione, se ci fossero problemi, saremmo in condizioni di proteggere i denari di correntisti e cittadini". "L'Italia – ha sottolineato il premier – non chiede di non rispettare le regole. L'ultima che non le ha rispettate in Europa è stata la Germania nel 2003, e l'Italia di Berlusconi glielo consentì".

"Noi abbiamo messo il sistema (bancario, ndr) in sicurezza, abbiamo fatto pulizia, abbiamo fatto l'operazione banche popolari che serve ad evitare gli scandali, mi auguro che le azioni di responsabilità si facciano": lo ha detto il premier Matteo Renzi.

"L'Italia – ha detto Renzi – ha l'ambizione di guidare il percorso di cambiamento dell'Ue venendo qui a portare idee e proposte, non per chiedere deroghe, anche perché nelle regole ci sono spazi per fare tutto ciò che serve al nostro Paese".




USA ELEZIONI, DOPO BREXIT: HILLARY CLINTON VOLA NEI SONDAGGI


Redazione

Usa – Hillary Clinton avanti a Donald Trump. La candidata dei democratici aumenta il suo vantaggio staccando il rivale repubblicano. Oltre il 50% degli americani avrebbe l’intenzione di votare Clinton alle presidenziali di Novembre. La Brexit e il possibile effetto domino dell'ondata populista che ha travolto il Regno Unito spaventano Hillary Clinton. Ma per ora, in vista delle presidenziali americane di novembre, è lei a volare nei sondaggi, con Donald Trump che sprofonda accumulando uno svantaggio a doppia cifra. La conferma – dopo i dati di Reuters e Ipsos – arriva da un'altra rilevazione, quella realizzata da Washington Post e Abc, che dà la Clinton avanti di 12 punti. E dire che solo un mese fa i numeri parlavano di un clamoroso sorpasso del tycoon. Hillary comunque resta cauta, anche perché altri sondaggi – vedi quello di Wall Street Journal e Nbc – parlano di un distacco su Trump più ridotto, di soli 5 punti. Per molti osservatori è comunque ancora troppo presto per capire quale sarà l'effettivo impatto del referendum britannico sulla campagna elettorale statunitense.

Nell'entourage della famiglia Clinton, riportano alcuni media americani, serpeggia comunque una certa preoccupazione. Hillary, ma anche l'ex presidente Bill, teme di non riuscire a intercettare quella rabbia sempre più profonda che anima l'elettorato americano, così come accade in Europa. E si fa strada il dubbio che non possa più bastare il messaggio finora portato avanti dall'ex segretario di Stato, volto a privilegiare la stabilità e i cambiamenti graduali rispetto al rischio caos dei cambi radicali invocati da Trump. In quest'ottica sarà fondamentale la scelta del candidato vicepresidente. E soprattutto il lavoro sempre più intenso che Hillary sta portando avanti con la progressista Elizabeth Warren e con lo stesso Bernie Sanders, per costruire un'agenda in grado di intercettare gran parte di quell'elettorato scontento che anche a sinistra è tentato dal non votare la Clinton.

Intanto Trump, nonostante parli di 'parallelismi' tra Brexit ed elezioni americane, continua a vivere il suo momento più nero da quando è iniziata la campagna elettorale. Non è solo il crollo nei sondaggi. Il Washington Post spiega il 'mese orribile' del tycoon con un diffuso e crescente disagio dell'elettorato americano nei confronti di Trump, anche di parte dell'elettorato conservatore (circa un terzo) che non condivide la sua retorica incendiaria. A non piacere alla maggioranza degli americani anche il modo in cui il tycoon gestisce temi delicati di politica economica o estera mischiandoli con i suoi affari personali. Vedi l'esultanza per la Brexit mentre era in Scozia per inaugurare un suo golf club. Così circa due americani su tre affermano che Trump non è idoneo a guidare il Paese, 'non qualificato' per fare il presidente. Sempre due su tre non condividono le affermazioni del tycoon su donne, minoranze e musulmani. E non pochi lo definiscono "razzista", in riferimento soprattutto alle affermazioni sui messicani.




BREXIT, PRESSING DELLA UE: "LONDRA NON FACCIA GIOCHETTI!"

Redazione

Bruxelles – Pressing dell'Ue sulla Gran Bretagna dopo la Brexit. Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker sottolinea la necessità di "un chiarimento" britannico e avverte: "la commissione continuerà sulla sua strada", stop, inoltre, ai colloqui informali prima della formalizzazione del risultato del voto popolare con la richiesta di uscita. Stessa linea da Angela Merkel: "nessun colloquio senza richiesta uscita". "L'ora è grave" – ha detto Juncker – ma "io sono allergico alle incertezze" e quindi "vorrei che la Gran Bretagna rispettasse la volontà del popolo britannico senza nascondersi dietro giochi a porte chiuse". "Sono sorpreso di vedere che io, proprio io che in Gran Bretagna vengo dipinto come tecnocrate, eurocrate e robot, voglio trarre le conseguenze del voto. E loro no?".

"No a trattative anche informali senza la notifica dell'articolo 50" ma "la Gran Bretagna deve rimanere un Paese amico e partner anche nelle relazioni bilaterali". E' il messaggio che la cancelliera Angela Merkel ha ribadito al suo arrivo del vertice Ue. Questa a Bruxelles "è la prima possibilità che Cameron ha per presentare la sua valutazione del referendum" ai 27, "ma la trattativa sarà possibile solo quando ci sarà la notifica", ha detto Merkel, aggiungendo che si dovrà parlare anche di economia.

Intanto il presidente Tusk ha di fatto ha rifiutato un potenziale incontro bilaterale con la first minister della Scozia Nicola Sturgeon, perchè "ritiene che questo non sia il momento più appropriato data la situazione in Gran Bretagna". Lo stesso Tusk in apertuura del Consiglio Europeo ha sottolineato come la Gran Bretagna stia per avviare le procedure relative all'articolo 50 della Costituzione Ue. "Rispettiamo il volere dei britannici – ha detto – ma dobbiamo rispettare anche i Trattati che dicono che sta al Governo britannico avviare la procedura, è il solo modo legale, tutti devono essere consapevoli di questo e perciò dobbiamo essere pazienti": lo ha detto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, entrando al vertice. "L'Ue è pronta a partire con quel processo anche oggi, senza entusiasmo, come immaginate", ha aggiunto. Un vertice informale straordinario Ue – ha inoltre fatto sapere – si terrà a settembre a Bratislava per discutere del futuro dell'Ue.

Intanto il Parlamento chiede "una implementazione rapida e coerente della procedura di revoca" dell'appartenenza della Gran Bretagna alla Ue in conseguenza della decisione del popolo britannico nel referendum. La plenaria straordinaria ha approvato la risoluzione bipartisan a larghissima maggioranza con 395 voti a favore, 200 contrari e 71 astenuti.




L'ISIS MINACCIA LA TURCHIA, ATTENTATO ALL'AEROPORTO DI ISTANBUL: UNA STRAGE

Redazione

Istanbul – Il terrore Isis torna in Turchia dopo Bruxelles. Come a marzo a Bruxelles, è il maggiore aeroporto della Turchia a finire sotto attacco. E anche stavolta ad agire potrebbe essere stata una cellula dell'Isis. Almeno 3 terroristi armati di kalashnikov hanno aperto il fuoco intorno alle 22 locali ai controlli di sicurezza nella zona degli arrivi dell'aeroporto Ataturk, provocando 41 morti, tra cui 13 stranieri. Mentre sono 239 i feriti accertati, di cui 109 già dimessi dagli ospedali. Il premier turco Binali Yildirim ha precisato che nell'attacco terroristico all'aeroporto Ataturk di Istanbul un kamikaze si è fatto saltare fuori dal settore arrivi e due altri hanno sfruttato il panico creato dall'esplosione per entrare nell'edificio. Poco dopo, si sono fatti saltare in aria durante uno scontro a fuoco con la polizia.

Alla luce di questa dinamica, "potrebbe essere necessario prendere misure contro attacchi armati anche all'esterno" degli aeroporti, dove "aumenteremo il numero degli agenti di sicurezza con un addestramento specifico", ha spiegato il premier turco.

Secondo il direttore della Cia, John Brennan, l'attacco porta la chiara firma dell'Isis. "Ci sono i segni distintivi della depravazione dello Stato Islamico", ha detto Brennan al Council on Foreign Relations. Anche le autorità turche continuano a puntare sulla pista Isis: "L'idea che sia stato Daesh" (l'Isis) a compiere l'attacco "si fa sempre più forte", ha detto stasera il premier turco, Binali Yildirim.

Tra le 41 vittime, per le quali è stato decretato un giorno di lutto nazionale, oltre ai cittadini turchi, ci sarebbero 5 sauditi – tra cui almeno 3 anche con cittadinanza turca – 2 iracheni, 1 tunisino, 1 uzbeko, 1 cinese, 1 iraniano, 1 ucraino, 1 giordano e una donna palestinese. Le vittime di cui finora è stata accertata l'identità sono 37. Tra queste non risultano al momento italiani, anche se sono ancora in corso verifiche.

Nel conto delle vittime non sono inclusi i 3 kamikaze, di cui è stata conclusa l'autopsia. La loro identità non è ancora stata resa nota, ma secondo fonti delle indagini si tratterebbe di cittadini stranieri. Secondo le stessi fonti, sarebbe una donna la persona arrestata ieri sera dalla polizia turca perché sospettata di far parte in qualche modo del commando.

L'attacco, ha sottolineato Yildirim, arriva mentre la Turchia sta avendo successo nella lotta al terrorismo e sta cercando di normalizzare i rapporti con Paesi come la Russia e Israele. L'aeroporto è parzialmente riaperto. Le autorità riferiscono che i voli sono ripresi, ma sono almeno un terzo quelli cancellati e ci sono molti ritardi. Anche i social network funzionano a singhiozzo. Sia Facebook che Twitter risultano fortemente rallentati per gli utenti turchi, al punto da essere di fatto inaccessibili.
 




LA SCOZIA TENTA DI BLOCCARE LA BREXIT E LA GRAN BRETAGNA RACCOGLIE OLTRE 3 MILIONI DI FIRME PER UN NUOVO REFERENDUM

Redazione Esteri

Londra – Dentro o fuori? C'è chi dice sì e c'è chi vorrebbe vedere l'Europa sgretolarsi come un biscotto. Sarà colpa della crisi economica? O di una gestione fallimentare? Intanto la Scozia potrebbe tentare di bloccare la Brexit attrrabverso una mozione del Parlamento di Edimburgo contraria alla ratifica dell'esito del voto che sancisce l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione. "Chiederò ai parlamentari di negare il consenso legislativo", ha detto alla Bbc la signora Nicola Sturgeon, primo ministro della regione a nord del Vallo di Adriano in cui il Remain ha prevalso sul Leave con il 68% dei consensi. La Sturgeon può contare sul ssotegno dei 69 deputati del suo Scottish National Party (su un totale di 129). Resta tutto da vedere se questo tentativo abbia un fondamento giuridico o non sia solo un modo per aprire la strada a un nuovo referendum per l'indipendenza della Scozia dal Regno Unito.

Sturgeon rispondeva alla domanda del giornalista sulla possibilità di una o più mozioni che nel Parlamento scozzese accolgano l'esito del voto. "Secondo logica, e' difficile che non arrivi una richiesta simile – ha risposto – e credo che il governo del Regno Unito abbia una visione diversa su questo punto, ma ne discuteremo". "Se il Parlamento scozzese è chiamato a giudicare su ciò che riguarda gli interessi scozzesi, allora, certo, è sul tavolo l'opzione di non votare ciò che è contrario a questi interessi", ha spiegato Sturgeon. Il segretario di Stato del Regno Unito per la Scozia, David Mundell, ha detto di non credere "personalmente" che il governo della regione potrebbe bloccare la Brexit.

La Sturgeon ha comunque avvertito che il Regno Unito, nel quale la Scozia ha deciso di restare con il referendum del 2014, "non esiste più" e a questo punto una nuova consultazione popolare sull'indipendenza della Scozia è "altamente probabile" . E da un sondaggio del Sunday Times emerge che stavolta il 52% degli scozzesi voterebbe a favore del distacco da Londra. Già sabato la Sturgeon aveva manifestato la volonta' di avviare "colloqui immediati" con "le istituzione comunitarie" e "con altri Stati membri" per "esplorare tutte le possibili opzioni in vista di tutelare il posto della Scozia nell'Unione Europea".

Intanto è arrivata quasi a tre milioni e mezzo di fitrme la petizione per un nuovo referendum lanciata sul sito del Parlamento britannico. I firmatari chiedono la promulgazione di una nuova legge che consenta la ripetizione della consultazione popolare nel caso la vittoria del 'Leave' o del 'Remain' sia inferiore al 60% e l'affluenza non superiore al 75%. La petizione era stata promossa il 25 maggio da un attivista del 'Leave', il nazionalista William Oliver Healey, quando sembrava ceh potesse prevalere il "Remain".




SPAGNA, ELEZIONI POLITICHE: VINCE RAJOY CON IL 33%

Redazione

Spagna – "Rivendichiamo il diritto di governare, perchè abbiamo vinto": lo ha detto questa notte il premier spagnolo uscente e leader del Pp Mariano Rajoy davanti a una folla di sostenitori festanti davanti alla sede del partito in calle Genova. "Da domani, ha aggiunto, inizieremo a parlare con tutti" in vista della formazione di un futuro governo.

l Pp del premier spagnolo Mariano Rajoy ha superato il Psoe nel suo bastione storico, l'Andalusia, secondo i dati definitivi delle elezioni politiche di ieri. I popolari hanno ottenuto nella 'regione rossa' il 33,5% dei voti e 23 deputati, contro il 31,2% e 20 seggi dei socialisti. Podemos è terzo con il 18,5% e 11 deputati andalusi.

Il Pp di Mariano Rajoy ha conquistato la maggioranza assoluta nel Senato di Madrid con 130 seggi su 208, davanti a Psoe (43) e Podemos (16). Rispetto al Senato uscente il Pp cresce di 6 seggi, il Psoe ne perde 4. I senatori in Spagna non votano la fiducia al governo ma sono decisivi nelle riforme costituzionali.

I partiti nazionalisti e indipendentisti catalani e baschi mantengono le loro posizioni nel Congresso dei deputati di Madrid alle elezioni politiche di ieri. I repubblicani di sinistra catalani di Erc sono il primo dei 'piccoli' partiti presenti al Congresso – dopo i quattro 'grandi' nazionali Pp, Psoe, Podemos e Ciudadanos – con 9 seggi, davanti all'altro partito indipendentista catalano, Cdc, con 8. Fra i partiti baschi i nazionalisti del Pnv ottiene 5 seggi, gli indipendentisti di Bildu 2. Coalicion Canaria conserva il seggio che aveva conquistato nel dicembre scorso.

Il Partito Popolare del premier uscente Mariano Rajoy ha vinto le elezioni politiche in Spagna con il 33% e 137 seggi su 350 nel Congresso dei deputati, ha annunciato la vicepremier Soraya de Santamaria, in base a dati quasi definitivi. Il Psoe ottiene il 22,7% e 85 deputati, Podemos il 21,1% e 71 seggi, Ciudadanos il 13% e 32 seggi.

Il partito socialista spagnolo, alle elezioni politiche di oggi, ha ottenuto il suo peggiore risultato storico in seggi nel Congresso dei deputati, riferisce la tv pubblica Tve. Rispetto alle politiche di dicembre, che già avevano fatto toccare ai socialisti il livello più basso dalla fine della dittatura franchista, il Psoe ha perso 5 deputati (85 contro 90) e mezzo milione di elettori.




SI FA IMPIANTARE STAMINALI DOPO ICTUS, RIMANE PARALIZZATO

di Angelo Barraco
 
Jim Gass è un uomo di 66 anni di San Diego che la mattina del 10 maggio 2009, dopo essersi alzato dal letto, avverte un fortissimo mal di testa, prova ad alzarsi ma cade subito per terra. La diagnosi è chiara, si tratta di Ictus. L’uomo due anni dopo non riusciva a muovere il braccio sinistro e la gamba sinistra era indebolita. I suoi movimenti avvenivano con l’ausilio di un deambulatore e/o con un bastone. Al New York Times ha raccontato “Ho cominciato a fare ricerche su Internet e rimasi molto colpito dalla storia di John Brodie, ex giocatore di football e golfista professionista che aveva avuto un ictus e dopo una terapia a base di cellule staminali in Russia è tornato a giocare a golf”. Da quel momento l’uomo spese circa 300mila dollari, rivolgendosi a cliniche che si occupano di staminali in Russia, Messico, Argentina, con la speranza di eliminare i problemi lasciati dall’Ictus. Ma tali cure e iniezioni non portarono a beneficio e l’uomo si ritrovò con un tumore sulla spina dorsale che lo paralizzò dal collo in giù. Il chirurgo che vide la sua massa tumorale disse di non aver mai visto nulla del genere poiché vi era una massa di cellule grandi come una mano, gli accertamenti hanno appurato che si trattava di cellule anormali che crescevano in modo aggressivo. Sempre al New York Times ha dichiarato “Dopo un piccolo miglioramento iniziale ho cominciato a stare male. Sentivo dolore quando mi sdraiavo e ho cominciato a perdere la capacità di camminare. In ospedale a Boston hanno scoperto la massa tumorale, sono stato operato, ma ad oggi i medici non sanno come bloccare la crescita delle cellule”. Sono molte le cliniche che offrono cure con staminali in Russia, Cina, Messico, Argentina e propongono tali terapie per curare malattie come ictus e Alzheimer attraverso iniezioni di staminali. L’accrescimento di queste “miracolose” terapie è stato incentivato da atleti che hanno fatto usufruito di queste cure. Un business di centinaia di migliaia di dollari, dove spesso sono cliniche non autorizzare a svolgere tale attività e cagionano un danno ai pazienti e alla ricerca scientifica. 



EFFETTO BREXIT: BORSE E MERCATI A PICCO

di Chiara Mattei
 
Dopo il referendum sulla Brexit, il mondo ha accolto con grande clamore l’uscita dall’UE del Regno Unito. Si parla subito di rottura dell’Unione Europea, ma in merito a tale prematuro messaggio lanciato su tutti i maggiori mezzi di diffusione, il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha riferito “Nessuno ci ruberà la nostra Europa. Sono sicuro che questi Stati invieranno come messaggio che non permetteremo a nessuno di prendersi la nostra Europa, questo progetto di pace e di stabilità”. Il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker si è pronunciato in merito alla spaccatura tra Regno Unito ed UE: “non sarà un divorzio consensuale, ma non è stata neppure una grande storia d'amore”. Ciò che predomina adesso è l’incertezza all’indomani del voto, ma non solo, la Gran Bretagna rischia il down grande. Lo riferisce Moody’s, l’agenzia internazionale che ha confermato il rating “Aa1” e l’outlook è stato portato da stabile a negativo. Tutti sono stati profondamente colpiti da questa bufera, eccetto la regina. Cameron si è dimesso e resterà in carica altri tre mesi, nell’attesa di un nuovo leader, pressioni nell’opposizione, grande confusione nella City tra cittadini aventi regolare cittadinanza e miliardi di europei giunti in UK per lavoro, in dubbio sulle loro sorti e sulle loro future prospettive. La Scozia e l’Irlanda del Nord non vogliono seguire quella che è stata la decisione della maggioranza inglese nell’abbandonare l’UE, l’effetto attuale sembra tutt’altro che rassicurante e positivo. A picco la sterlina, ne risentono i mercati di tutto il mondo. Per lunedì è previsto un vertice a Berlino tra Angela Merkel, Matteo Renzi e Francois Hollande. Renzi ha riferito in una conferenza stampa “Il governo e l'Ue garantiranno la stabilità finanziaria”. Si esclude inoltre che cambi qualcosa per tutti gli europei che si trovano in Gran Bretagna, compresi gli italiani. Johnson, candidato a subentrare a Downing Street, ha riferito che la Gran Bretagna “resta parte dell'Europa, una grande potenza europea”. Nigel Farage, leader dell’Ukip "la vittoria della gente comune contro le grandi banche, il grande business e i grandi politici”. 



EUROEXIT: DOPO GRAN BRETAGNA REFERENDUM IN TUTTI I PAESI

Red. Politica

Al grido di “Euroscettici di tutta Europa, unitevi” i leader di tutti i movimenti anti euro chiedono che anche nei loro paesi venga fatto un referendum per l’uscita dall’Unione. E così parte l'effetto domino innescato dall'uscita delle Gran Bratgna dopo il referendum popolare.

Londra l’appello di Farage
"L'Unione europea sta fallendo e altri Paesi seguiranno il nostro esempio come Danimarca, Svezia, Austria e anche l'Italia". Lo ha dichiarato Nigel Farage, leader del partito euroscettico Ukip, che ha commentato così la vittoria nel referendum britannico di ieri.

In Italia a chiedere il referendum Fratelli d'Italia-AN, Lega Nord e Movimento 5 Stelle
Un invito ai movimenti omologhi degli altri stati d’Europa a imboccare la stessa strada. In Italia, per il momento, a rispondere all'appello ci sono il leader della Lega Matteo Salvini e Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia. Anche il Movimento 5 stelle si è mostrato aperto verso una consultazione referendaria, lasciando la parola ai cittadini.

Francia. Le Pen: "Ora referendum in tutti i paesi" A guidare il blocco euroscettico francese è ovviamente il Front National di Marine Le Pen: "questa è la vittoria della libertà! Come chiedo da diversi anni, bisogna indire lo stesso referendum in Francia e nei paesi della Ue", ha dichiarato la guida del partito di estrema destra, che oggi su facebook ha sostituito la sua foto profilo con una bandiera britannica. "Uscire dall'Unione Europea è possibile, come avete visto tutti –ha aggiunto su twitter – Se vinciamo le elezioni, faremo un referendum entro sei mesi".

Olanda. Wilders: "L'Europa ha perso, adesso 'Nexit' " "L'elite eurofila ha perso. I cittadini britannici hanno mostrato all'Europa il cammino verso il futuro e la liberazione", ha dichiarato il deputato olandese di estrema destra Geert Wilders che chiede un referendum "Nexit", una sorta di Brexit da applicare anche ai Paesi Bassi. "L'Europa è profondamente divisa sul modo di gestire la crisi migratoria, ma anche i problemi finanziari di paesi come la Grecia", ha dichiarato Wilders, alleato della Le Pen in Parlamento europeo nel gruppo Enf (Europa delle nazioni e delle libertà).

Svezia, Democratici: "Il popolo dica la sua" Anche in Svezia, gli euroscettici Democratici Svedesi, con il leader Jimmie Akersson, chiedono di dare la possibilità di scelta ai cittadini: "Aumenteremo la pressione sul governo e chiediamo immediatamente che la Svezia rinegozi gli accordi a cui ci siamo impegnati. La cosa più importante è che il premier svedese cerchi il bene della Svezia, non dell'Ue. E anche il popolo svedese dovrebbe avere l'opportunità di poter dire la sua sull'appartenza all'Ue”

Germania
La risposta del fronte euroscettico In Germania, Frauke Petry, capo del partito populista di destra AFd, ha fatto sapere che a suo giudizio "i cittadini europei vogliono riprendere la loro sovranità alla maniera britannica". Da parte sua, il leader dell'estrema destra austriaca FPO, Heinz Christian Strache, ha detto che "se l'Europa si ostina nel suo rifiuto a fare le riforme, allora un voto dell'Austria sarà un nostro obiettivo".

In Ungheria il primo ministro Orban da tempo vuole indire un referendum per erodere potere all’Unione: non un vero e proprio voto per l’uscita dunque, anche se l’oiettivo è quello di indebolire la posizione di Bruxelles. Già lo scorso dicembre invece i cittadini danesi si erano espressi, tramite un referendum, contro l’espansione dei poteri Ue nel loro Paese. Uno degli argomentati scottanti che, in questa fase, infiammano gli animi degli euroscettici è sicuramente quello dell’immigrazione.