Valls: "Il burkini è incompatibile con i valori della Francia"

Redazione

Il burkini è "incompatibile con i valori della Francia", non è un costume da bagno ma "l'espressione di un'ideologia basata sull'asservimento della donna". E' la presa di posizione, la prima, del premier francese Manuel Valls che esprime così sostegno per il bando emesso da alcuni comuni francesi per il burkini in spiaggia. Ieri il primo esponente del governo francese ad esprimersi in materia era stato il ministro dei Diritti delle donne Laurence Rossignol, dicendosi d'accordo con la necessità di "combattere il burkini".

Tuttavia, in una intervista al quotidiano La Provence, Valls ha detto di non essere favorevole a una legge nazionale contro il burkini. Finora tre città francesi hanno messo al bando il Burkini per motivi di sicurezza dopo gli attacchi terroristici nel Paese. Secondo Valls, il costume da bagno islamico costituisce una "provocazione" ed una "visione arcaica" secondo cui le donne sono "indecorose, impure e che quindi dovrebbero essere completamente coperte". Il premier ha inoltre avvertito che l'estrema destra sta traendo vantaggio dalle tensioni create dal burkini.

A Cannes prime multe in spiaggia – Prime multe anti-burkini dopo il divieto imposto dal comune di Cannes di indossare il costume integrale islamico in spiaggia. Tre donne, riferisce Le Parisien, sono state multate lo scorso week-end. L'ammenda è di 38 euro.




Usa, agente uccide afroamericano a Milwaukee, protesta degenera in violenza

di Angelo Barraco
 
Milwaukee – Un agente di polizia spara e uccide un afroamericano armato. E’ accaduto a Milwaukee, città degli Stati Uniti nello Stato del Wisconsin. Una città che ancora oggi piange le vittime dello spietato serial killer Jeffrey Dahmer, noto come “Il cannibale di Milwaukee”. L’uccisione del ragazzo afroamericano ha portato ad una vera e propria protesta da parte dei cittadini contro la polizia e in centinaia si sono riversati in piazza. Ma la protesta è degenerata in violenza e sono state incendiate diverse auto, sono stati feriti agenti a seguito del lancio di mattoni, una stazione di servizio è stata messa in pericolo e la situazione era diventata ingestibile e le fiamme indomabili. I manifestanti hanno appiccato un incendio anche alla filiale di una banca che si trova nella zona nord della città, si tratta della banca BMO Harris che si trova vicino il luogo in cui vi sono stati gli scontri principali. Sono stati incendiati quattro edifici: una stazione di servizio, un negozio di ricambi per auto, un negozio di prodotti di bellezza e la banca appunto. Inoltre è stato saccheggiato un negozio di alimentari. Tom Barret, primo cittadino, ha chiesto alle famiglie di coloro che si trovano sul posto di “portarli a casa immediatamente”. Ma analizziamo bene i fatti che hanno portato a tutto ciò: la polizia ha fermato un auto con a bordo due ragazzi, l’autovettura si è fermata ma i due ragazzi si sono dati immediatamente alla fuga. Scatta l’inseguimento e un agente insegue uno dei ragazzi in possesso di un’arma semiautomatica. Il ragazzo afroamericano rincorso dall’agente di polizia è stato ucciso dall’agente di polizia, i motivi che hanno portato alla sua uccisione sono ad oggi tutti da chiarire. L’altro ragazzo invece è stato fermato. Malgrado i familiari del ragazzo ucciso avessero detto “Non vogliamo che nessun altro finisca in carcere o venga ferito”, quella sera è scoppiato il caos urbano. Ancora non sono chiari i motivi che hanno spinto gli agenti a fermare l’auto con a bordo i due ragazzi come non è chiaro se l’azione del poliziotto sia stata messa in atto a seguito una coercizione nei suo confronti. L’omicidio si colloca in un contesto di pregressa violenza, la polizia riferisce “Le ultime 24 ore sono state molto violente” in riferimento a cinque soggetti uccisi nel corso di omicidi e sottolinea che “Gli agenti sono in strada e si assumono rischi per la comunità con decisioni da prendere in pochi secondi”. 
 
Sangue e la violenza  New York, città multietnica e multiculturale diventa il teatro di un episodio di intolleranza religiosa. Nella moschea che si trova nel quartiere di Queens è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco un Imam mentre camminava per strada e tornava a casa al termine di una preghiera e il tutto si è svolto nei pressi della moschea  Al-Furqamm Jame Masjid a Ozone Park. Un uomo che gli stava accanto invece è stato colpito al torace. Il New York Daily sostiene che l’efferato omicidio è opera di un singolo soggetto.  Si apprende inoltre che i due uomini sarebbero stati rinvenuti a terra, un testimone inoltre avrebbe raccontato di aver udito cinque colpi. I testimoni raccontano che il killer indossava una maglietta blu scura e dopo aver sparato è immediatamente scomparso tra i vicoli della città. La polizia esclude che sia un “crimine di odio” ma tale affermazione viene data senza elementi oggettivi. 



Terrore su un treno in Svizzera, uomo attacca con coltello e liquido infiammabile: 7 feriti

Redazione

SVIZZERA – Un uomo ha compiuto un attacco con un coltello su un treno in Svizzera, causando il ferimento di almeno sette persone tra i quali un bambino di sei anni. Gli altri sono due uomini di 17 e 50 anni e tre donne di 17, 34 e 43 anni.

L'attacco è avvenuto su un convoglio regionale del Cantone San Gallo. L'uomo ha usato anche del liquido infiammabile, cui ha dato fuoco, causando tra i feriti anche diversi ustionati.

Il sospetto aggressore è stato preso. Si tratta di uno svizzero di 27 anni, anch'egli rimasto ferito e che è stato condotto in ospedale.




Cuba: Fidel spegne 90 candeline

 

di Paolino Canzoneri

 

L'AVANA – Cuba celebra i 90 anni del leader Fidel Castro, figura storica e "comandante" oramai lontano dal potere da oltre 8 anni ma che tutta la popolazione cubana e non solo riconosce e venera come l'ultimo baluardo del comunismo mondiale. Da lui si elevarono aspre critiche per il riavvicinamento di Cuba agli Stati Uniti sancito da fratello Raul ad oggi al governo quale leader. 

 

L'Avana è in fermento e sono previsti eventi di vario tipo come un importante concerto sinfonico di musiche appositamente composte per Castro, apertura di siti storici, mostre fotografiche, musei e visite guidate nella casa natìa del Comandante dove trascorse la sua infanzia. Ad aprile l'ultima apparizione di Fidel alla chiusura del congresso del partito comunista cubano con la sua tuta sportiva adottata in sostituzione della consueta divisa militare e con il suo solito infaticabile vigore che ne ha da sempre contraddistinto i suoi discorsi oratori, Fidel aveva difatti criticato le scelte del fratello circa lo sforzo di riavvicinamento agli Stati Uniti in un percorso complesso e irreversibile che prevedeva soluzioni in tempi stretti circa embargo, liberazione e riconoscimento di prigionieri politici e importanti sviluppi commerciali.


La stretta di mano tra Raul e Obama del 2014 sembrava rappresentare agli occhi del mondo la fine delle rivalità che da 50 anni hanno scritto una pagina controversa ed ambigua sul rapporto difficile del governo castrista, fin troppo autorevole e repressivo, e gli Stati Uniti, di buon grado aperti alla volontà di disgelo e predisposizione a garantire un futuro meno isolato di Raul insediatosi  al posto di Fidel oramai troppo anziano e cagionevole di salute per poter mantenere le fila del governo cubano. Ma al momento sembra che le belle parole e intenti abbiano trovato solo parziale attuazione e Cuba rimane una spina nel fianco per gli Stati Uniti. Buon compleanno Comandante!

 




Thailandia, continuano gli attacchi: 2 italiani tra i feriti

Redazione

THAILANDIA – Almeno quattro persone sono morte e una quarantina sono rimaste ferite – tra cui due italiani – in Thailandia in una decina di esplosioni che tra ieri e stamattina hanno colpito cinque località costiere nel sud del Paese, tra cui le mete turistiche di Hua Hin e Phuket. Gli attacchi, che non sono stati rivendicati, appaiono chiaramente coordinati. Mentre continuano le indagini, le autorità di Bangkok – notoriamente timorose degli effetti sul turismo – hanno escluso l'ipotesi terroristica e in particolare il terrorismo islamico, preferendo parlare di "sabotaggio locale".

L'attacco più forte L'attacco più grave è avvenuto ieri sera a Hua Hin, 200 chilometri a sud di Bangkok. In una via adiacente a un popolare mercatino turistico, due ordigni sono esplosi a venti minuti di distanza, causando un morto e oltre 20 feriti tra cui due italiani. Uno di essi è stato dimesso dopo le prime cure, mentre il secondo – il 51enne Andrea Tazzioli, di Genova – è stato operato alla spalla per rimuovere una scheggia. "Ero a due metri dalla bomba, sono stato fortunato", ha raccontato all'Ansa.

Ancora esplosioni Ma è questa mattina che la strategia coordinata degli attacchi è diventata evidente. Di nuovo a Hua Hin, altri due ordigni vicino alla torre dell'orologio hanno causato un morto. Un'altra vittima thailandese si è registrata a Surat Thani, più a sud, dopo una cerimonia per il compleanno della regina thailandese Sirikit. E poi a Phuket, nella turistica zona di Patong, un ordigno minore è esploso causando un ferito, e altre bombe minori sono state identificate e disinnescate dalla polizia. Alla luce di questa serie di attacchi, va contata tra gli attentati anche l'esplosione di ieri pomeriggio in un mercato a Trang, nell'estremo sud, che ha causato un altro morto. Sia a Hua Hin sia a Phuket, le autorità hanno invitato i turisti a evitare le zone affollate. Ancora da chiarire la matrice degli attacchi. Un movimento separatista islamico è presente da oltre un decennio nell'estremo sud ed è responsabile di una guerriglia costata oltre 6 mila morti ma finora ha sempre colpito nelle quattro province dove è attivo e non ha mai mostrato nessun legame con il terrorismo islamico globale o con l'Isis.

Forse movente politico E' possibile anche un movente politico, dopo l'approvazione della nuova Costituzione nel controverso referendum di domenica scorsa. Lo stesso premier Prayuth Chan-ocha ha indirettamente puntato il dito contro l'opposizione.Il fatto che oggi sia l'84esimo compleanno della regina, e che i militari ora al potere siano i più strenui difensori della monarchia, rafforza l'ipotesi di attacchi simbolici per lanciare messaggi. Nell'attesa di fare chiarezza, la Thailandia è oggi in stato di allerta.




Sirte: conquistata la roccaforte dell'Isis

di Angelo Barraco
 
Tripoli – Sirte è la principale roccaforte dell’Isis, ma tale barriera invalicabile  sembra non esserci più poiché le forze militari vincine al governo libico del premier Fayez al Serraj hanno comunicato che Sirte è stata conquistata e che stanno provvedendo a liberarla dalle resistenze del califfo Abu Bakr al Baghdadi. L’operazione è stata facilitata dai raid Usa, se ne contano circa 28 messi in atto da caccia americani nell’arco di otto giorni, una media di tre bombardamenti al giorno. Secondo quanto riporta il Washington Post, gli alleati libici stanno ricevendo una manforte dagli uomini delle forze speciali americane, inoltre il quotidiano riporta che vi sarebbe una diretta collaborazione tra forze speciali statunitensi e britanniche con le forze leali. E’ stato stabilito inoltre un centro operativo alle porte di Sirte dagli americani. Ma era ben nota la presenza della Sas (Special Air Service) contro l’Isis ed emerge inoltre che nel corso del conflitto sarebbe stata utilizzata una nuova arma d’attacco chiamata “il punitore”, un’arma di matrice statunitense che da la possibilità di lanciare granate da 25 metri. Intanto l’Europa è preoccupata per la situazione petrolifera di Zuetina, che si trova attualmente sotto attacco da fazioni rivali. Il fronte italiano intanto ammette di aver inviato corpi speciali in Libia per “formare, addestrare” e supportare le milizie che lottano contro l’Isis. Si tratta di uomini dei corpi d’elite, incursori del Comsubin, appartenenti al nono reggimento Col Moschin del 17esimo stormo incursori dell’Aeronautica Militare e del Gis dei Carabinieri (riporta Ansa). I militari sono partiti qualche settimana fa, ma non sono andati a Sirte, il generale della roccaforte dell’Isis riferisce “Non ci sono forze speciali italiane presenti a Sirte. Siamo però favorevoli ad ogni tipo di aiuto da parte dell'Italia”. L’autorizzazione delle forze speciali arriva direttamente da Palazzo Chigi e la normativa approvata dal Parlamento consente di utilizzare corpi speciali per le operazioni d’intelligence all’estero. Emerge inoltre che i militari italiani hanno avuto il compito di aiutate le milizie a Tripoli e Misurata che appoggiano a Serraj e organizzare gli interventi militari. Un altro aspetto che li ha visti impegnati ha riguardato principalmente un impegno sul fronte del recupero delle informazioni nei luoghi teatro di guerra. 



Ancora terrore a Bruxelles: allarme bomba su due voli

A.B.

Bruxelles – Allarme  bomba rientrato a Bruxelles, lo riferisce il ministro dell’Interno Jan Jambon: Su due voli diretti all’aeroporto di Zaventem era scattato un allarme bomba che era stato definito dalle autorità competenti e dalla Procura “una minaccia sufficientemente grave”. La notizia era stata resa nota dall’emittente pubblica Rtbf. Si apprende inoltre che uno dei due aerei, appartenente alla compagnia Air Arabia Maroc, è atterrato a Tolosa; l’altro aereo invece che appartiene alla compagnia Sas è atterrato a Zavantem, luogo tragicamente colpito da un attentato il 22 marzo scorso. Si apprende inoltre che i passeggeri sono stati fatti scendere dal mezzo e che vi sono in corso accurate verifiche. La conferma dell’allarme sul volo Sas è stata data anche dal giornalista Bart Raes che si trovava sul volo e che ha scritto un post su Twitter. La tv pubblica Rtbf riferisce “Non c'è motivo di panico”. Inizialmente l’allarme era stato definito grave.



Istanbul: Un milione di manifestanti per Erdogan "per la democrazia e per i martiri"

di Angelo Barraco
 
Un milione di manifestanti si sono riuniti in piazza a Yenikapi, nel distretto di Istambul, in risposta al fallito colpo di Stato in Turchia di tre settimane fa. La manifestazione contro i golpisti è stata denominata “per la democrazia e per i martiri” ed è stata fortemente voluta dal presidente Recep Tayyip Erdogan che ha chiesto al suo popolo una reazione nonché una prova di forza a seguito di quanto accaduto. Alla manifestazione hanno partecipati i maggiori leader dei partiti d’opposizione: Kemal Kilicdaroglu del Chp, Devlet Bahceli del partito nazionalista Mhp. Non è stato invitato invece il partito filo-curdo Hdp. La zona presso cui si è svolta la manifestazione si è riempita nelle prime ore del pomeriggio con soggetti vestiti di bianco e rosso che cantavano slogan inneggiando all’unità della Turchia e sventolavano la bandiera. I media parlano di circa un milione di manifestanti, ma vi sono fonti che riferiscono cifre notevolmente più alte e che si aggirano attorno ai tre milioni di presenti in piazza. Il presidente Erdogan è giunto in loco in elicottero accompagnato dalla moglie e con la folla bene accolto. Precedentemente aveva scritto il seguente post su Twitter “Invito tutti i miei cittadini a Yenukapi, per mostrare in modo inequivocabile e forte la nostra unità e solidarietà”. Giunto sul posto ha preso subito la parola e ha rivolto il suo sentito ringraziamento verso coloro che “a petto nudo” hanno fermato i golpisti. Tale affermazione è stata bene accolta dalla folla, generando fragore ed entusiasmo tra i presenti. Alla manifestazione hanno partecipato anche i familiari dei 239 “martiri” del fallito golpe, inoltre Binali Yildirim –primo ministro turco- ha fatto sapere che non sono ammessi slogan legati a partiti politici ma esclusivamente bandiere turche poiché si tratta di una manifestazione di unità del paese “Una sola nazione, una sola patria un solo Stato è lo spirito che deve prevalere”. Le misure di sicurezza sono elevate e vi sono circa 15mila poliziotti pronti ad assicurare l’ordine. Il presidente Erdogan si dice contento della partecipazione dei membri dell’opposizione e ritiene che la manifestazione di Yenikapi “rafforzerà la nostra unità”. Ma le ultime settimane di manifestazione pro Erdogan hanno portato all’arresto di circa 70mila persone tra giudici, militari, insegnanti, giornalisti, funzionari di stato e cittadini poiché sospettati di avere in qualche modo legami con il nemico numero uno di Erdogan, il movimento Fetullah Gulen, accusato di essere l’ispiratore del fallito colpo di Stato. Erdogan inoltre si rivolge alla folla dicendo “Se il Parlamento la voterà, reintrodurrò la pena di morte” aggiungendo poi “Staremo insieme come un'unica nazione, un'unica bandiera, un'unica madrepatria, un unico stato e un'unica anima”. Morte e unità, parole in netto contrasto tra di loro, parole che rievocano incubi di un passato politico molto lontano che ha intaccato alcuni paesi in modo indelebile e che ancora oggi giace nella memoria di chi vuole soltanto dimenticare gli orrori di regimi che non toglievano le catene al popolo. 



New york, colpo alla mafia: arrestati 46 affiliati a Cosa Nostra

di Angelo Barraco
 
New York – Maxioperazione dell’FBI negli USA contro Cosa Nostra. Sono finiti in manette oltre 46 affiliati alle famiglie Genovese, Lucchese, Bonanno, Gambino, Columbo. La notizia è stata resa nota dalla stessa agenzia federale tramite il social network Twitter. L’indagine è scattata dopo un’intensa attività d’indagine durata diversi anni e che ha interessato l’intera costa orientale degli USA, coinvolgendo New York, Florida, New Jersey, Massachussetts, Connecticuts, New Haven, Boston, Newark, Miami. Il numero complessivo degli arrestati  sarebbe di circa 46 e tra essi spicca il nome del boss di Filadelfia Joseph Merlino, che sarebbe stato fermato presso la sua residenza in Florida, altri soggetti finiti in manette sono conosciuti come Nicholas “Nicky la Parrucca” Vuolo, Anthony “Tony lo storpio” Cassetta, Eurene “Gallo” O’Nofrio, John “rimorchiatore” Togino”.  Ai soggetti coinvolti vengono contestati i reati di estorsione, usura, traffico d’armi, contrabbando e vengono loro contestati anche i reati di frode alle assicurazioni mediche e contrabbando di sigarette. Il procuratore federale Preet Bharara ha riferito “le accuse di oggi contro 46 persone, inclusi potenti capi dimostrano che la mafia continua a essere una spina in questa città e nel Paese” e che la mafia “minacciare, mutilare, assassinare la gente che ostacola il loro cammino”. I soggetti hanno tra i 24 e i 72 anni e rischiano tutti una condanna a 20 anni di carcere. Il tutto sarebbe avvenuto sotto la guida di Joey Merlino, il proprietario dei ristoranti Pasquale “Patsy” Parrello appartenenti alla famiglia Genovese e O’Nofrio. Emerge uno spaccato fatto di violenza senza scrupoli, che rievoca i dogmi della mafia che tanto sembrava essere scomparsa e archiviata dalla mente e dalla memoria ma che in realtà è più viva che mai. Una mafia che attacca e deruba un senzatetto perché distribuisce ai clienti del ristorante, che ordina la gambizzazione di altri soggetti e l’uccisione di altri. E’ emerso inoltre che le attività criminali si svolgevano principalmente a New York, soprannominata “East Coast LCN Enterprise”, la fonte di approvvigionamento dei gruppi criminali era l’attività estorsiva e la violenza, esercitata attraverso azioni quali incendi, vendita illegale di armi, ma anche gestione illecita di sale da gioco. Molte delle famiglie mafiose finite in manette sono ben note nella storia della mafia Newyorkese; La famiglia Genovese, meglio conosciuta come la famiglia Luciano è una delle più temute a New York. E’ una famiglia che ha che partono dall’entroterra Siciliano, precisamente da Corleone. Ha mantenuto negli anni rapporti con le famiglie di Cleveland, Buffalo, Boston, Filadelfia e nel corso degli anni si sono succeduti boss come Frank Costello, Vito Genovese, Lucky Luciano, Thomas, Eboli, Philip Lomabrdo, Vincent, Gigante. La famiglia Gambino è anch’essa una delle più potenti di New York, originaria di Palermo che ha mosso i suoi passi negli USA grazie a Salvatore D’Aquila, un uomo d’onore che si è trasferito a Manhattan per allargare i suoi loschi affari. 



Terrore a Londra: 19enne uccide una donna e ferisce 5 passanti a coltellate, arrestato

di Angelo Barraco
 
Londra – Una donna uccisa a coltellate e cinque persone ferite, è questo il terribile bilancio dell’azione criminale messa in atto da un 19enne nel centro di Londra, a Russel Square. Il giovane, che avrebbe problemi mentale, è stato fermato con l’aiuto del Taser e arrestato. Mark Rowley, Commissario aggiunto di Scotland Yard, ha commentato così l’arresto “Un uomo di 19 anni e' stato fermato poco dopo le 22:39 ora locale (le 23:39 on Italia) e si trova in stato di fermo in ospedale. Le prime indicazioni suggeriscono che la salute mentale avrebbe un ruolo significativo in questo caso”, inoltre si è espresso in merito alla salute mentale dell’aggressore “Le prime indicazioni suggeriscono che la salute mentale dell'aggressore sia un fattore significativo in questo caso ed è questa una delle linee maggiori delle indagini. Ma certo a questo punto dobbiamo mantenere ampie vedute riguardo al movente e di conseguenza il terrorismo rimane una delle linee di indagine che dobbiamo esaminare”. In merito alla pista del terrorismo gli inquirenti hanno puntualizzato “La pista terroristica e' una delle possibiiltà studiate in questo momento”. L’identità del giovane non è stata ancora resa nota e nemmeno quella delle vittime dell’agguato. Nell’edizione online del Daily Mail ha parlato un testimone che ha parlato di una donna di 25 anni ferita alla schiena che perdeva sangue e di un’altra con un lesione al braccio. Il testimone ha avuto inoltre l’impressione che l’aggressore parlasse lo spagnolo. Londra piomba nel panico e nel terrore e la pista terroristica è la più temuta nonché quella su cui vertono i maggiori sospetti. Emergono altre testimonianze, un altro uomo ha riferito di aver visto un altro soggetto complice dell’aggressore che si sarebbe dato alla fuga su di un motorino a seguito del delitto. Londra intanto rafforza le misure di sicurezza e il 3 agosto è stato annunciato l’impiego di 600 poliziotti, raggiungendo un totale di 3mila. Sadiq Khan, Sindaco di Londra, ha rivolto un appello ai cittadini chiedendo loro di restare calmi e rassicurandoli in merito al lavoro che sta svolgendo la polizia che è “incredibilmente difficile”. La tensione è alta dopo gli attentati che stanno infiammando l’Europa ma il Sindaco ha voluto sottolineare “Io chiedo a tutti i londinesi di rimanere calmi e vigili. Per favore riportate qualsiasi cosa sospetta alla polizia. Tutti noi possiamo giocare un ruolo importante come 'occhi e orecchi' della nostra polizia e dei servizi di sicurezza e per fare in modo che Londra sia protetta". Il 7 luglio del 2005, nella stessa zona, esplose una bomba ai danni dei sistema di trasporto pubblico. Quel giorno stesso, alle 9, esplosero tre bombe in vari punti. 



Papa Francesco ad Auschwitz: "Signore, perdona tanta crudeltà"

Redazione
 
Polonia – "Signore, abbi pietà del tuo popolo! Signore, perdona tanta crudeltà" è il messaggio che Papa Francesco ha scritto e lasciato al campo di concentramento di Auschwitz, un messaggio forte, ricco di un sentimento che nasce dall’incredulità di un uomo che vede sotto i suoi occhi quanto male è stato fatto a uomini innocenti torturati e uccisi senza pietà. Una visita che il Santo Padre ha vissuto in religioso silenzio, attraversando il campo di concentramento a piedi, con le mani giunte, il capo chino e lo sguardo fisso. Ha sostato in una panchina all’esterno, ha chiuso gli occhi e ha pregato in solitudine per alcuni minuti. Nel corso della sua visita ha incontrato dei sopravvissuti alla Shoah, con ciascuno di loro si è intrattenuto a parlare e ha scambiato abbracci. Si è fermato anche davanti al Blocco 11, il “Blocco della morte” e ha baciato una delle colonne poste all’ingresso. Terminata la visita ad Auschwitz si è recato al campo di Birkenau che dista pochi chilometri. 
 
L'ultimo dei sopravvissuti ha donato al Papa una candela che Francesco ha posizionato su una lampada, con stemma in argento dorato, costituita da una base in legno di noce tornito, che si ispira al reticolato del campo di concentramento, ormai eroso dal tempo, e ha pregato dinanzi al muro fucilazioni. Poi Bergoglio, sempre in devoto silenzio, accolto dal superiore generale e dal provinciale dell'Ordine francescano dei Frati Minori Conventuali, si è recato nella cella 18 del seminterrato del Blocco 11, la "cella della fame", che è stata la prigione di san Massimiliano Kolbe, il religioso polacco che si offrì di morire al posto di un altro prigioniero.

 Il Papa nella penombra della nuda stanzetta si è inginocchiato e ha pregato restando per qualche minuto davanti alla lapide commemorativa che ricorda il sacrificio del religioso beatificato da Paolo VI e proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1982. "Signore abbi pietà del tuo popolo, Signore perdona per tanta crudeltà", ha poi scritto Papa Francesco sul libro d'onore di Auschwitz. Dunque, la visita al campo di Birkenau, a quello principale di Auschwitz (Auschwitz I), a quello di lavoro di Monowitz (Auschwitz III) e ad altri 45 sottocampi. Francesco, quindi, si è avviato a piedi verso il cancello che porta la scritta "Il lavoro rende liberi", e in auto ha raggiunto l'altro campo, dove lo attendevano un centinaio di "giusti delle nazioni" che salvarono ebrei, con i loro familiari. Anche a Birkenau, il Papa ha utilizzato una vetturetta per poi raggiungere il piazzale dove ha acceso una lampada e lasciato una lettera sul basamento delle 23 lapidi che ricordano le vittime della follia nazista in tutte le lingue degli internati, compresa quella dei rom, il romanes. Il Papa e gli eroi (e i loro familiari) hanno ascoltato il canto del De Profundis da parte del rabbino capo della Polonia.