IPhone 7: "lo smartphone più avanzato mai realizzato"

Angelo Barraco
 
San Francisco – L’Apple ha lanciato il nuovo IPhone 7, che rappresenta il non plus ultra della tecnologia digitale, dotato di due fotocamere sul retro invece di una, ambedue di 12 megapixel, quella anteriore è di 7 megapixel. Tim Cook, amministratore delegato di Apple, ha definito la nuova creaione “lo smartphone più avanzato mai realizzato” aggiungendo che è “il migliore IPhone mai creato” puntualizzando inoltre che ne sono già stati venduti un miliardo.  Cook lo definisce lo smartphone a cui tutti ambiscono e allo stato attuale è classificato nella categoria “gold standard” e ha precisato che “Il miglior sistema operativo mobile merita il miglior smartphone al mondo: ecco l'iPhone 7”. Phil Schiller, responsabile marketing di Apple, in merito alla fotocamera ha riferito che "Questa è la migliore fotocamera fatta per uno smartphone”. E’ resistente all’acqua e alla polvere, ha un design liscio con finitura lucida, creato dalla cada di Cupertino. E’ disponibile in cinque colori, oltre ai tradizionali vi sono: silver, rose gold e gold, le tonalità sono invece nero, lucido e opaco. Il tasto “Home” è stato personalizzato ed è stato reso durevole e veloce. La fotocamera, come detto poc’anzi, è stata ottimizzata e dispone di uno stabilizzatore ottico per foto che le rende qualitativamente perfette anche se la mano di chi scatta la foto non è ferma. Ha inoltre uno zoom ottico 2x, in digitale raggiunge i 10x, ha inoltre la funzione sneek peak, retina HD display, Live preview. Il flash è stato ottimizzato e il processore lavorerà insieme alla fotocamera. Per il nuovo IPhone7 si è pensato proprio a tutto, anche alla diffusione sonora, ottimizzandola. Jabra ha detto definitivamente addio al jack per le cuffie, immettendo sul mercato auricolari full wireless Elite. Una qualità audio eccelsa, superiore per 3 ore consecutive di allenamento smart, 6 ore addizionali date dalla batteria integrata nella custidia, senza fili e consentono piena libertà nei movimenti, possibilità di indossarne una o entrambi, live training, possibilità di integrazione con app di terze parti. Calum MacDougall, SVP di Jabra ha dichiarato che “L'uso di cuffie e auricolari è in continuo mutamento e sempre più spesso gli utenti si trovano ad alternare chiamate, ascolto di musica e altri strumenti multimediali. Molti sono già da tempo passati alla tecnologia Wireless e molti abbracceranno questa scelta dopo il lancio del nuovo iPhone 7. Il jack 3,5 diventerà sempre meno indispensabile. Questo nuovo scenario non è dato solo dalla scelta di Apple di abbandonare il jack 3,5, ma è in primis determinato dal fatto che sono gli stessi utenti a richiedere dispositivi sempre più avanzati, capaci di interagire vocalmente e dove i fili sono sempre meno graditi”. Cupetino ha lanciato anche la seconda generazione di quello che definisce “smartwatch”, ovvero l’orologio più venduto e amato dopo il Rolex. Si chiama Apple Watch Series 2, ha caratteristiche simile al nuovo IPhone 7 poiché anch’esso è impermeabile, è dotato di sistema Gps in modo tale da poter funzionare anche senza smartphone, possiede un processore Dual-core e un display cristallino. Cook ha sottolineato che “L'App store ha cambiato le nostre vite e oggi ha raggiunto 140 miliardi di download". A seguito della presentazione dell’IPhone 7 che ha messo in subbuglio tanti italiani, la domanda che si sono posti in molti riguarda la disponibilità del prodotto in Italia. Il preordine è possibile farlo dal 9 settembre. I prezzi sono lievitati rispetto ai precedenti prodotti e le innovazioni apportate fanno decisamente leva sui costi. L’IPhone 7 da 32 GB costerà 799 euro, il 128 GB 909 euro, 256 GB costerà 1019 euro. L’Apple Watch Serie 2 invece ha prezzi che partono da 439 euro, l’Airpods costa 179 euro.  L'IPhone 7 è un'innovazione che cambierà senz'altro la visione prospettica di molti appassionati di tecnologia e innovazione, cristallizzando quella che è la realtà in immagini e video in alta definizione. Crescerà la curiosità di molti e si svuoteranno i portafogli di altri. Leggi di un mercato in continua evoluzione che si appoggiano all'involuzione culturale odierna di chi vuole a tutti i costi rincorrere l'innovazione per sentirsi parte di un sistema precostituito. 



Studente molisano muore a Parigi. Suicidio e non aggressione?

Paolino Canzoneri

PARIGI – Un giovane studente italiano Ciro Ciocca si sarebbe suicidato tra venerdi 2 e sabato 3 settembre. Il ragazzo ventunenne originario di Riccia nel Molise si trovata da pochi giorni nella capitale francese per studi legati al programma Erasmus. Il caso da subito seguito dalla gendarmeria parigina appare poco chiaro poichè in precedenza si era diffusa la voce di una rapina conclusasi tragicamente. Le numerose coltellate, il ricovero, le condizioni stabili iniziali e dopo cinque giorni un repentino peggioramento fino al decesso la dicono lunga su un caso che presenta elementi controversi. Il fratello Gianluigi alle 2,16 della notte aveva lanciato su Facebook un primo concitato allarme senza chiare spiegazioni dicendo che tutto questo non sarebbe dovuto accadere a Ciro e rivolgendosi poi a Dio: "Se esisti veramente fai qualcosa!!!"; pochi minuti prima delle 3 sempre sul social aveva chiesto con urgenza qualcuno che fosse in grado di parlare correttamente il francese per un dialogo di "alto livello". Sabato 3 settembre l'ultima frase: "Che cosa strana la vita!" e sul profilo del social della fidanzata di Ciro appare una foto in bianco e nero con i loro due primi piani e un cuore con la scritta: "Ti amo". A complicare maggiormente un caso già contorto, parenti e fonti locali molisane di Campobasso parlano di aggressione con accoltellamento per tentato furto di un cellulare e un computer facendo scatenare commenti accuse e polemiche sui social ingarbugliando maggiormente la matassa. Il presidente della regione Molise in un comunicato ha chiestto al Governo italiano di impegnarsi e coadiuvarsi con le autorità francesi per risolvere presto il caso e per fare piena luce sull'accaduto: ""La morte di un giovane è un dramma in queste circostanze ancora più grande. Tutta la comunità è distrutta e si interroga sul futuro". I genitori volati immediatamente a Parigi non hanno voluto rilasciare nessuna dichiarazione.  Il dirigente dell'ufficio scolastico regionale molisano Annapaola Sabatini ha commentato: " Una tragedia che sconvolge l'intero mondo della scuola molisana" e Micaela Fanelli, sindaca di Riccia ha aggiunto: "Addolorati e sconvolti ci stringiamo alla famiglia e rispettiamo il loro silenzio." Un caso assolutamente aperto che riserverà notizie e aggiornamenti costanti nelle prossime ore.




Giulio Regeni: nuove informazioni dall'Egitto

 
di Angelo Barraco

IL CAIRO – Un importante incontro a Roma tra il procuratore generale Giuseppe Pignatore e il procuratore generale egiziano Nabil Ahmed Sadek con la delegazione che lo accompagna in merito all’inchiesta che riguarda la morte del giovane ricercatore Giulio Regeni scomparso dal Cairo il 25 gennaio scorso e rinvenuto successivamente in un fossato alla periferia della capitale egiziana. In un quotidiano egiziano si legge “Sadek presenterà nuove informazioni trovate nell'inchiesta per giungere alla verità sulla morte del ricercatore”.
 
Questo è il terzo incontro tra le parti, il primo si è tenuto al Cairo il 14 marzo scorso e il secondo il 7 aprile. Quest’ultimo durerà due giorni. La matassa che riguarda la morte di Giulio Regeni non  sembra affatto sbrogliata e tutte le presunte novità e il supporto che dovrebbe giungere da quel paese che lo ha accolto e che poi lo ha visto morire in modo inumano e in modo inspiegabile invece sembrano venir meno. Un supporto stentato, tanto cercato e voluto ma che sin dall’inizio ha visto l’innalzamento di barriere separatiste che hanno impedito di coadiuvare ai fini della risoluzione del caso. Il corpo di Giulio ha parlato e ha detto quanto abbia realmente sofferto prima di morire, ma le cause che hanno portato a quell’atroce morte rimangono ad oggi un mistero. Ultimamente ha fatto parlare molto Amnesty International in merito a quanto accaduto, riferendo in un nuovo rapporto che “La sparizione forzata di Giulio Regeni ha attratto l'attenzione dei mezzi d'informazione di ogni parte del mondo. Le autorità egiziane si ostinano a negare qualsiasi coinvolgimento nella sua sparizione e uccisione, ma Amnesty International rivela le similitudini tra i segni di tortura sul suo corpo e quelli sugli egiziani morti in custodia dello stato. Ciò lascia supporre che la sua morte sia stata solo la punta dell'iceberg e che possa far parte di una più ampia serie di sparizioni forzate ad opera dell'Nsa e di altri servizi d'intelligence in tutto il Paese” e ha denunciato la scomparsa di centinaia di persone e la tortura di altrettante di esse nei primi mesi del 2015. Amnesty punto il dito contro la NSA, Agenzia per la sicurezza nazionale che si rende responsabile che per incutere paura agli oppositori mette in atto rapimenti e torture. Il rapporto parla di studenti spariti nel nulla senza lasciare la benché minima traccia. Tale rapporto è stato intitolato “Egitto: 'Tu ufficialmente non esisti'. Sparizioni forzate e torture in nome del contrasto al terrorismo”. NSA agiscono facendo irruzione nelle case degli studenti e li portano via, trattenendoli per mesi, ammanettandoli e bendandoli. Il direttore Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International ha riferito “Questo rapporto rivela le scioccanti e spietate tattiche cui le autorità egiziane ricorrono nel tentativo di terrorizzare e ridurre al silenzio manifestanti e dissidenti”. Aggiungendo inoltre che “"Le sparizioni forzate sono diventate uno dei principali strumenti dello stato di polizia in Egitto. Chiunque osi prendere la parola è a rischio. Il contrasto al terrorismo è usato come giustificazione per rapire, interrogare e torturare coloro che intendono sfidare le autorità. Le autorità egiziane si ostinano a negare l'esistenza del fenomeno delle sparizioni forzate, ma i casi descritti nel nostro rapporto forniscono ampie prove del contrario”. Nel rapporto sono descritti 17 casi in cui persone sono sparite per causa terzi, sono state detenute per periodi medio lunghi, senza aver nessun contatto con l’esterno e sottoposte ad interrogatori estenuanti con il fine di usarli poi durante gli interrogatori ufficiali dinnanzi ai giudici che condanneranno costoro. Anche diversi minorenni sono stati sottoposti a torture di questo tipo.



Precipita aereo in Macedonia. Sei vittime italiane

Paolino Canzoneri

Skopje – Ieri pomeriggio un veivolo con sei cittadini italiani a bordo partito da Treviso alle 14 e diretto a Pristina nel Kosovo è precipitato vicino il villaggio di Kozhle nelle vicinanze di Veles in Macedonia. Nessun sopravissuto. L'aereo, un Piper, era scomparso dai rilevamenti radar dell'aeroporto di Skopje intorno alle 17.40 e avrebbe dovuto compiere uno scalo per il rifornimento di carburante. Le condizioni del tempo erano piuttosto avverse con vento, pioggia e scarsa visibilità. Le vittime tutte residenti nelle provincie di Udine, Padova e Treviso sono Francesco Montagner presidente dell'Associazione dilettantistica sportiva Aeroclub trevigiana, il vicepresindente Dario Bastasin, Luca Dalle Mulle, Ilaria Berti, Angelo Callegari  e Visar Degaj kosovaro con cittadinanza italiana. Lo scopo per viaggio era legato ad affari e attività dell'Aeroclub trevigiano. I primi allarmi dell'avvenuto schianto del Piper sono giunti da abitanti del villaggio Vetersko a seguito di un enorme boato con esplosione seguito da colonna di fumo e fiamme. Sembra che lo schianto sia avvenuto proprio in fase di atterraggio. Sul posto sono accorsi Vigili del fuoco e squadre di emergenza che hanno iniziato subito la ricerca della scatola nera del veivolo per appurare le cause della disgrazia. La conferma della sciagura è stata data in serata dal direttore dei servizi di sicurezza della Macedonia Mitko Ciakov. La procura macedone come da prassi ha avviato una inchiesta.

L'Unità di Crisi della Farnesina e l'Ambasciata d'Italia a Skopje, appena appresa la notizia, si sono immediatamente attivate e sono sin da ieri al lavoro con le autorità locali macedoni per far luce sull'accaduto e ottenere quanto prima conferma ufficiale del bilancio definitivo e dell'identità delle vittime. Lo riferisce la Farnesina. L'Ambasciata sta garantendo inoltre tutta l'assistenza necessaria agli otto passeggeri dei due velivoli che accompagnavano l'aereo precipitato e che sono riusciti ad atterrare nella capitale Macedone.

Maurizio Patuelli, dell'AeroClub di Treviso confermano che il tempo era pessimo: «Le uniche notizie che abbiamo le apprendiamo dai giornali e dai mass media, ancora nessuno ha ufficializzato quanto è successo, né dalla Macedonia né dalla Farnesina». Il Piper precipitato a 20 km da Skopje era partito con altri tre aerei diretti a Prisitina, in Kosovo, dove era in programma una manifestazione con le autorità locali per festeggiare il primo anno di attività del locale aeroclub, per il quale la scuola di volo di Treviso offriva la propria collaborazione. Fra le ipotesi sul tragico schianto si propende per quella delle condizioni meteorologiche, che ieri erano pessime. «C'erano forti temporali e molto vento – afferma Patuelli – Escluderei la causa tecnica perché noi voliamo per divertimento, non per affari, e spendiamo tutti i soldi nella manutenzione degli aerei, le cui procedure sono obbligatorie per legge». All'Aeroclub di Treviso, per avere informazioni su quanto accaduto, si attende che rientri in giornata il primo degli aerei partiti ieri.




Terrorismo: l'Isis aveva un piano d'azione oltre Parigi

 
di Angelo Barraco
 
 
PARIGI – Gli attentati della capitale francese del 13 novembre 2015, che hanno colpito la città per ben sei volte in 33 minuti, cagionando la morte di almeno 129 persone e il ferimento di 300 innocenti per mano di terroristi al grido di “Allah è grande”, facevano parte di un piano che prevedeva una serie di attentati e  diversi obiettivi da colpire in diversi paesi europei. E’ quanto emerge dalle scottanti 90mila pagine in mano alla CNN, che contengono informazioni che provengono direttamente dagli interrogatori e  dati relativi ai telefoni cellulari di due militati di cui uno di origine algerina, tale Adel Haddadi, l’altro di origine pakistana, tale Muhammad Usman. Dalle carte emerge inoltre che vi era l’interesse nel voler colpire aree commerciali e un supermercato di Parigi. Gli attentati non sono stati portati a compimento perché le autorità greche hanno arrestato i soggetti perché utilizzavano documenti di identificazione falsa per entrare in Europa. Emerge dai documenti anche il nome di Abid Tabaouni, che avrebbe dovuto aiutare i due terroristi in un attentato, nel mese di luglio venne però arrestato. Le carte in possesso della CNN sono come un tesoro che rivela i piani di menti criminali senza scrupoli. Si apprende da esse che Adel Haddadi e il pachistano Muhammad Usman facevano parte del commando che doveva farsi esplodere il 13 novembre insieme a Ahmad al-Mohammad e Mohamad al-Mahmod, ma i piani saltarono perché i due arrivarono in Austria il 14 novembre. I loro piani erano stati organizzati e gestiti da un leader dell’Isis conosciuto con il nome di Abu Ahmad, che da lontano avrebbe manovrato il tutto come un “burattinaio”, gestendo  i viaggi, gli incontri, fornendo loro anche telefonini e passaporti falsi. Il Presidente del Centro francese per le analizi del terrorismo ha spiegato che “Abu Ahmad è la chiave per l'invio di quegli individui, almeno gli stranieri, a Parigi. Ahmad è colui che li ha reclutati, che li ha finanziati, che li ha addestrati”. La CNN ha ricostruito il modus operandi dei jihadisti ed emerge che ognuno rispondeva ad ordini precisi e conosceva il percorso fino alla tappa seguente, aveva con se il denaro a sufficienza per portare a termine la missione, un cellulare e documenti falsi. Successivamente attendeva ordini sul da farsi, il tutto rappresentava “qualcosa di grande, in onore di dio”. Fonti della CNN sostengono che in Europa vi siano cellule dell’Isis operative, che attendono soltanto qualcuno che dalla Siria impartisca loro gli ordini necessari per agire. 



Eurowings: la compagnia aerea potenzia la sua presenza in Austria

di Gianfranco Nitti

La compagnia aerea Eurowings rafforza la sua presenza in Austria. Dopo aver basato 3 aeromobili a Vienna è ora ad aggiungerne un altro dalla città austriaca di Salisburgo a partire da gennaio 2017. Volando dal Salisburghese, Eurowings Europe, con licenza di volo austriaca, offrirà voli low-cost con i migliori servizi del settore verso le città di Bruxelles, Ginevra, Amburgo, Colonia/Bonn, Parigi e Zurigo con aeromobile Airbus A320. Bruxelles, Ginevra, Amburgo, Parigi e Zurigo sono nuove destinazioni della rete di Eurowings, Colonia/Bonn invece fa già parte dell’operativo dell’aeroporto di Salisburgo.
Sotto l’ombrello del gruppo Eurowings, la compagnia austriaca ha iniziato le operazioni da Vienna con il suo primo aeromobile il 23 giugno. Il reclutamento dei piloti e degli assistenti di volo per Salisburgo è attualmente in corso. Sin dal primo giorno Eurowings Europe sta creando nuovi posti di lavoro nella quarta città più grande dell’Austria. 

 
A partire da gennaio 2017 Eurowings volerà da Salisburgo a Zurigo sei volte alla settimana
, verso Ginevra e Amburgo tre volte alla settimana, verso Bruxelles quattro volte alla settimana e verso Parigi cinque volte alla settimana. Il numero dei collegamenti con Colonia/Bonn sarà incrementato fino a raggiungere le sette volte a settimana. Le nuove rotte saranno prenotabili a partire da settembre sul sito internet www.eurowings.com o tramite call center al numero 199 257 013. Alla fine di luglio 2016, un secondo Airbus A320 è stato posizionato a Vienna ed un terzo aeromobile si aggiungerà alla flotta alla fine del mese di ottobre. Eurowings Europe offrirà così 15 diversi collegamenti dalla città di Vienna. A partire da gennaio 2017 altre sei rotte, operate da un quarto aeromobile, saranno introdotte da Salisburgo. Eurowings amplierà in questo modo il traffico aereo da e verso l’Austria.
Oliver Wagner, direttore commerciale di Eurowings ha dichiarato: “Eurowings sta dimostrando una grande crescita in Austria, creando nuovi posti di lavoro nel paese. Questo ci avvicina sempre di più al nostro obiettivo di diventare i primi del nostro mercato interno”. Si stima che la sussidiaria austriaca di Eurowings trasporterà circa un milione di passeggeri nel primo anno di operatività.  


Roland Hermann, direttore generale dell’aeroporto di Salisburgo, ha detto:
“Per noi Eurowings è un partner molto importante. Combina la qualità del Gruppo Lufthansa con la comodità dei voli diretti low-cost. Queste nuove ed interessanti rotte, non solo espandono la rete di collegamenti offerti da Salisburgo, ma incontrano perfettamente la domanda di molti dei nostri clienti”. Heinz Schaden, sindaco di Salisburgo ha aggiunto: “Sono veramente felice che presto Eurowings aprirà una seconda base a Salisburgo, dopo la già inaugurata Vienna. L’aggiunta dei collegamenti con alcune delle principali città Europee sarà un elemento strategico per i passeggeri che volano da Salisburgo. Sarà una spinta sia per l’aeroporto che per la città e creerà 30 nuovi posti di lavoro qualificati”. Robert Salzl, Presidente di Tourismus Oberbayern–München e vice presidente del Tourism Committee in the Bavarian Economic Advisory Council, ha dato il benvenuto all’espansione di Eurowings sulle rotte da e per Salisburgo ed auspica un maggior numero di visitatori da tutto il mondo. L’Alta Baviera stava aspettando un soffio d’aria fresca che dovrebbe portare benefici anche a chi viaggia per lavoro.

Eurowings Europe Eurowings Europe fa parte del Gruppo Eurowings, specializzata nei collegamenti diretti low-cost in Europa. Oggi i clienti sono sempre in cerca della tariffa più attraente e preferibilmente su un volo diretto. Un sondaggio condotto dalla Wahlen Research Group bene illustra come spesso questi due criteri siano i più importanti nella scelta di un volo. La compagnia, che fa parte del Gruppo Lufthansa, sta quindi arricchendo sempre più la sua offerta di voli diretti low-cost nel traffico aereo europeo da Vienna.




Kashmir: polizia spara sulla folla, almeno cento feriti

Ang. Barr.
 
India – Nel corso di una manifestazione a cui partecipavano migliaia di persone, nella parte indiana del Kashmir, l’esercito indiano ha sparato sulla folla una serie di pallottole di gomma e ha lanciato gas lacrimogeni, cagionando il ferimento di almeno cento manifestanti. Una scia di sangue che sembra non volersi fermare, con alla base il dissenso alla sovranità dell’India sul Kashmir. La notizia è stata resa nota dalla polizia e si apprende inoltre che gli scontri tra poliziotti e manifestanti sono iniziati quando quest’ultimi erano diretti verso un villaggio nel distretto di Shopian e la Polizia ha cercato di bloccarli. La zona in cui si è verificato lo scontro è situata a settanta chilometri a sud di Srinagar, la città più importante del Kashmir indiano. Si apprende inoltre che i leader separatisti kashmiri Ali Shah Geelani, Mirwaiz Umar Farooq e Yasin Malik erano stati inviati a New Delhi dal primo ministro Narendra Modi per mediare e riportare alla normalità il marasma che è in atto nella regione, ma il leader separatista ha declinato l’invito.
 
Le azioni della Polizia  in kashmir sono ben note e nella metà di agosto è stato brutalmente ucciso un maestro indiano di trent’anni –secondo fonti locali- a seguito di percosse ricevute quando si trovava nelle mani della polizia indiana. L’uomo ucciso è Shabir Ahmad Moonga e fu arrestato insieme ad trenta persone a seguito di una manifestazione nel villaggio di Khrew. La Polizia ha restituito i resti alla famiglia ma alcuni testimoni che hanno potuto vedere da vicino il cadavere asseriscono che quel corpo presentava segni evidenti di torture. Le tensioni in Kashmir sono iniziate dopo l’uccisione di Burhan Wani per mano delle forze di sicurezza. Costui era un giovane comandante del gruppo clandestino terrorista Hizbul Mujaheddin. Da quel momento è scoppiato il caos sociale, è stato imposto il coprifuoco nei dieci distretti e il bilancio delle vittime e dei feriti è salito sempre di più. La vita dei cittadini si è interrotta bruscamente e con essa la normalità, lasciando spazio a scontri con i militari indiani. Strade deserte e la costante unica dei soldati che sorvegliano le strade e i negozi che ormai sono chiusi e le reti internet sono bloccate. I muri riportano le seguenti scritte “Burhan è il nostro eroe” oppure “Indian dogs go back”. Una situazione che ha imposto rigidità e che ha interrotto dei cicli e delle ritualità che rappresentavano un “marchio” per il territorio. E’ stata rimandata la stagione dei matrimoni, il coprifuoco è rigido e i giovani aspettano le ore 18, anche se qualcuno di essi sfida le forze armate pur di poter uscire e lo fa con in mano delle pietre. Un sistema economico bloccato, una cultura congelata poiché la situazione attuale non incentiva la crescita e la propensione allo studio e molti giovani rischiano di perdere anni scolastici. 



Merkel battuta dall'ultradestra di Petry

Redazione

GERMANIA – Secondo un exit-poll del primo canale pubblico tedesco Ard, il partito populista di destra Afd ha superato la Cdu della cancelliera Angela Merkel nelle elezioni regionali svoltesi oggi in Meclemburgo: l'Alternativa per la Germania avrebbe ottenuto il 21% dei voti mentre l'Unione cristiano-democratica si fermerebbe al 19%, il suo peggiore risultato nel Land ex-Ddr. A vincere le elezioni sarebbero i socialdemocratici della Spd con il 30,5% in calo rispetto al 35,6% del 2011.

Anche secondo il primo exit-poll della rete pubblica Zdf, i socialdemocratici vincono le elezioni in Meclemburgo, ma i nazional-populisti di Afd sorpassano la Cdu di Angela Merkel al secondo posto. Questi i dati in dettaglio: Spd 30%, Afd 21,5%, Cdu 20%, Linke 12,5%, Verdi 5%, Fdp 3%, Npd 3%, altri 5%.

"Per Angela Merkel è un tonfo non solo a Berlino ma anche nel suo collegio elettorale del Meclemburgo" e "la sua catastrofica politica sull'immigrazione" ha oscurato tutti gli altri campi della politica. Lo ha detto la leader di Afd Frauke Petry. Gli altri partiti sono stati bocciati perché "per troppo tempo non hanno ascoltato gli elettori", ha aggiunto Petry. La leader del partito nazional-populista ha concluso affermando che il suo partito farà "un buon lavoro di opposizione" e non "un'opposizione di tipo fondamentalista".

"Siamo felici che il nostro presidente in Meclemburgo abbia ottenuto un buon risultato, tenendo conto che solo poche settimane fa i sondaggi ci davano poco sopra il 20%". Lo ha detto il leader dell'Spd e vice cancelliere Sigmar Gabriel. Riguardo al tema dominante delle elezioni in Meclemburgo, i profughi, Gabriel ha ribadito che "da oltre un anno diciamo che non basta dire ce la facciamo ma che bisogna realizzare le condizioni per l'integrazione e anche fare in modo che i tedeschi non si sentano marginalizzati". "Spero che il nostro partner di governo adesso lo capisca", ha concluso Gabriel.




Un anno dopo la morte del piccolo Aylan: è ancora emergenza immigrazione

di Angelo Barraco

Roma – Un corpicino abbandonato alle flebili onde del mare che si scagliavano sulla riva, una maglietta rossa leggermente alzata, scarpe perfettamente allacciate e il silenzio di una vita interrotta bruscamente. Questa era l’immagine del piccolo Aylan Kurdi che il mondo conosceva, morto annegato insieme alla madre Rehan di 35 anni e al fratellino Galip di 5 anni, sulla spiaggia di Bodrum, sulla costa egea della Turchia dopo che la barca su cui viaggiavano si era ribaltata. Un viaggio della speranza che avrebbe dovuto cambiare le sorti di una famiglia ma così non è stato poiché quella traversata su un fatiscente gommone, per un viaggio  di appena cinque chilometri, che li avrebbe dovuti condurre da Bodrum all’isola greca di Kos, ha spezzato quelli che erano i progetti e i sogni di una famiglia che ha sfidato il mare impetuoso e ha affidato le proprie sorti e il proprio destino a gente senza scrupoli che li ha catapultati su barconi fatiscenti. La famiglia aveva pagato 4000 euro per quel viaggio e il padre ricorda che “Quando la barca si e' rovesciata, ho preso mia moglie e i miei bambini tra le braccia ma mi sono accorto che erano morti”. La foto del piccolo Aylan è stata scattata dalla giornalista Nilufer Demir, dell’agenzia di stampa turca Dogan “L'unica cosa che potevo fare era far sentire suo urlo al mondo” ha dichiarato e in un primo momento la politica ha alzato la voce sul tema immigrazione, sottolineando che non sarebbe mai più successa un’altra tragedia del genere: ma cosa è cambiato? Abdullah, padre del piccolo Aylan, denuncia che la situazione resta difficile per i migranti diretti in Europa “Dopo la morte della mia famiglia i politici hanno detto: mai più! Ma cosa succede adesso? Le morti continuano e nessuno fa niente”. Per la morte della sua famiglia, nel mese di marzo il Tribunale Turco ha condannato 2 cittadini siriani a 4 anni e 2 mesi, accusati di essere gli scafisti di quella traversata mortale. Allo stato attuale sembra che non vi sia stata nessuna azione concreta nell’arginare il problema sui “viaggi della speranza” poiché il mare è ancora un cimitero silente che inghiotte corpi e anime in transito. Lo sconforto e l’indignazione per la foto del piccolo Aylan è stata di transito ed è affondata, esattamente come quel gommone che il 21 luglio ha attraversato il Canale di Sicilia e sono morte 39 persone tra cui 21 donne e un minore. Ma ancora oggi le operazioni di contrasto sono in corso e la squadra mobile di Cagliari, in data 2 settembre, ha arrestato 13 presunti scafisti che sbarcati con 913 migranti al porto canale di Cagliari, tra loro anche 7 minori. I presunti scafisti sono accusati di favoreggiamento all’immigrazione clandestina e su due di loro pende l’accusa di morte come conseguenza di altro delitto, per aver cagionato la morte di tre migranti. 



Charlie Hebdo: "Le vostre case le costruisce la mafia"

di Angelo Barraco
 
Roma – “Italiani…Non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la mafia!” è la frase pubblicata in una nuova vignetta sulla pagina facebook del settimanale satirico nel tardo pomeriggio. Una risposta a delle polemiche che si sono scatenate a seguito di una precedente vignetta intitolata “Sisma all’italiana”, raffigurante un uomo esteticamente trasandato, senza scarpe, con la barba lunga e con su scritto “Penne al pomodoro”; accanto a lui una donna corpulenta, anch’essa trascurata e con le forme del corpo e del viso apparentemente provato da fattori esterni e su di essa la scritta “Penne gratinate”; infine un cumulo di macerie con delle gambe che fuoriescono, il sangue ben visibile e la scritta “Lasagne”. La nuova vignetta di Charlie Hebdo raffigura una donna con il volo tumefatto, semisotterrata dalle macerie e dai mattoni, da lontano è ben visibile un edificio semi diroccato con una bandiera dell’Italia e il chiaro messaggio poc’anzi citato. Un seguito concreto alla precedente vignetta che tanto ha fatto discutere e fomentato l’ira di Italiani e non che si sono sentiti offesi e sorpresi da tutto ciò, una dimostrazione oggettiva che persiste una linea editoriale che mira alla satira pungente e senza filtro, che racconta e ironizza su tutto, persino su un disastro che ha cagionato un numero copioso di morti. Ma Charlie Hebdo è sempre stato così, coloro che riempivano le pagine social con matite colorate spezzate e dicevano “Je suis Charlie” dovevano saperlo o meglio, erano tenuti ad informarsi. Maometto è stato oggetto di humor da parte di Charlie Hebdo, con numerose vignette satiriche. Intanto la Francia  prende posizioni e l’ambasciatore di Francia a Roma ha scritto in una nota “Il disegno pubblicato da Charlie Hebdo non rappresenta assolutamente la posizione della Francia” sottolineando che “La Francia ha espresso le sue sincere condoglianze alle autorità e al popolo italiano e ha offerto il suo aiuto. Siamo vicini all'Italia in questa difficile prova. Il sisma che ha colpito il centro Italia lo scorso 24 agosto è una tragedia immensa. La Francia ha porto le sue più sentite condoglianze alle autorità e al popolo italiano e ha proposto il suo aiuto. A tale fine, la nostra ambasciata è a disposizione delle autorità italiane. Siamo vicini all'Italia in questa difficile prova. Trattandosi di caricature della stampa, le opinioni espresse dai giornalisti sono libere. Il disegno pubblicato da Charlie Hebdo non rappresenta assolutamente la posizione della Francia”. Gli italiani scriveranno ancora “Je Suis Charlie” domani sui social? 



Siamo tutti Charlie Hebdo finchè non sfottono noi

di Angelo Barraco
 
Roma – “Ricordo una battuta di un grandissimo uomo di teatro il quale diceva: "Prima regola: nella satira non ci sono regole". Disse Dario Fo nel corso di un’intervista rilasciata a Daniele Luttazzi per il programma Satyricon, nel 2001. Questo principio è seguito alla lettera dal settimanale satirico francese Charlie Hebdo, che puntualmente mette sotto la lente d’ingrandimento la politica, la religione e gli accadimenti di tutto il mondo. L’Italia è finita nel mirino della spinosa satira del settimanale francese con il terribile terremoto che ha scosso il Centro Italia che ha cagionando la morte di 290 persone e un copioso numero di sfollati. Una vignetta intitolata “Sisma all’italiana”, raffigurante un uomo esteticamente trasandato, senza scarpe, con la barba lunga e con su scritto “Penne al pomodoro”; accanto a lui una donna corpulenta, anch’essa trascurata e con le forme del corpo e del viso apparentemente provato da fattori esterni e su di essa la scritta “Penne gratinate”; infine vi è un cumulo di macerie con delle gambe che fuoriescono, il sangue ben visibile e la scritta “Lasagne”. Una vignetta pubblicata nell’ultima pagina di un numero che riporta in prima pagina una vignetta sul burkini. La reazione dei social è stata rapida e molti si sono  indignati per tale vignetta, ritenendola una vera e propria mancanza di rispetto, sottolineando di essere fieri per non essersi associati a suo tempo all’ondata mediatica e social “Je suis Charlie Hebdo” in cui vi era massima solidarietà nei riguardi del quotidiano a seguito dell’attentato terroristico del 7 gennaio del 2015, dove morirono dodici persone, e undici rimasero ferite. Nelle vignette antecedenti all’attentato, Charlie Hebdo aveva scherzato su possibili attacchi terroristici, dopo l’attentato tutti si sono sentiti vicini al quotidiano, manifestando solidarietà, abbracciando sui social una catena fatta di slogan, foto con una matita spezzata e condivisioni che apparentemente mostravano una conoscenza in merito ai contenuti che il settimanale pubblicava, compreso il pesante  humor nero sulla cultura Islamica. Adesso quegli stessi italiani che si sentivano “Charlie Hebdo” si sono indignati, si sono sentiti offesi da quelle vignette che raffigurano il terremoto, dimostrando che la vicinanza compassionevole iniziale era prettamente relativa e dettata dalla necessità di aggregarsi ad un gruppo di supporto del momento e non alla voglia stessa di conoscere l’elemento in oggetto che ha portato alle gravi conseguenze dell’attentato alla redazione giornalistica. Oggi emerge  il concetto italiota per eccellenza “Siamo tutti Charlie Hebdo finchè non sfottono noi” e così il marasma oceanico si è scatenato sui social e si grida allo scandalo, venendo meno alla coerenza. Il Sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha reagito “Ma come cazzo si fa a fare una vignetta sui morti! Sono sicuro che questa satira sgradevole e imbarazzante non risponde al vero sentimento dei francesi. Ben venga l'ironia, ma sulle disgrazie e sui morti non si fa satira e sapremo mostrare come il popolo italiano sia un grande popolo, lo è stato nell'emergenza e lo sarà nella ricostruzione”. Il deputato del PD Michele Anzaldi ha dichiarato “La vignetta è vergognosa e indegna. Come il mondo intero non ha aspettato un attimo ad esprimere vicinanza, in maniera forte e concreta, dopo la drammatica strage nella redazione del giornale satirico francese, così oggi ci aspettiamo che la Francia, a partire dalle sue istituzioni, prenda le distanze da una vignetta che rinnova il dolore nelle tante famiglie italiane che hanno subito il grave lutto del terremoto. Servono le scuse”. Giorgia Meloni invece ha scritto su facebook “Non fa ridere, non è sagace, non c'è neppure del "sarcasmo nero". È solo brutta. Si vede che l'ha fatta un cretino. Mi spiace non siano riusciti più a trovare vignettisti capaci”, Barbara Saltamartini “E' ignobile e offensiva per i nostri morti del terremoto. Questa non è satira ma spazzatura”.