Usa: Trump e Clinton, l'America è chiamata a decidere

di Angelo Barraco
 
Washington – Alle ore 12 italiane di oggi (ore sei locali) si è aperta la campagna elettorale più discussa e avvincente d’America che da New York fino a Miami giunge finalmente al capolinea e ha visto fronteggiarsi spalla a spalla  la biondissima e carismatica Hillary Clinton,  ex first lady che ha preferito alla poltrona di casa sua il comodissimo e prestigioso trono della Casa Bianca in passato tenuto in caldo dal marito Bill e dalla sua amante, dall’altro fronte c’è invece il magnate dell’imprenditoria americana Donald Trump, che non le ha mandate a dire e pur di ottenere voti ha messo in piedi teatrini di ogni tipo alla vigilia dell’Election Night, con una fuga  improvvisa durante un comizio che nemmeno alla Sagra del Carciofo dopo un’indigestione acuta la si vede con tanta enfasi e dovizia nei particolari e che ha fatto parlare le tv americane e sollevato molti dubbi. Ma come si svolge il voto del Presidente degli Stati Uniti? Non è il popolo ad eleggere direttamente il Presidente degli Stati Uniti, sono 538 grandi elettori suddivisi in 50 Stati in base alla popolazione. Il candidato che vince in uno Stato ottiene la totalità dei suoi elettori eccetto in Maine e Nebraska ove eleggeranno poi il Presidente. Sono chiamati alle urne circa 130milioni di americani, 200milioni meno rispetto ai residenti in Usa. Bisogna infatti togliere i minorenni, gli stranieri –compresi coloro muniti di Green Card- cittadini con reati penali, con problemi mentali, coloro che non sono iscritti a registri elettorali. 

Ma non siamo di certo qui per parlare di come hanno fatto spalluccia in questi lunghi ed estenuanti mesi di campagna elettorale poiché sono dettagli oggettivi ben noti ai rigori delle cronache del globo, l’aspetto che andremo ad analizzare è di carattere prettamente tecnico e l’America si trova dinnanzi ad un bivio: Democratici con Hillary o Repubblicani con Trump? Due arterie che non si incrociano ma che determineranno certamente un cambiamento di carattere globale e i mercati del mondo già ne risentono. Ciò che emerge però è che la spinta iniziale e irruenta di Donald Trump ha subito un netto e drastico calo nelle ultime settimane, ma lui non si arrende e come un caterpillar irrompe con il suo caratteristico sproloquio enunciando ai posteri: “Sara' una Brexit all'ennesima potenza, una vittoria senza precedenti”. I dati mostrano un netto vantaggio della biondissima Hillary che attraverso il suo sempreverde sorriso mostra con orgoglio la rimonta avvenuta sul ranch finale. Una battaglia dura che mira all’obiettivo unico di raggiungere il “Magic number” dei 270 elettori necessari per sedere sul tanto ambito podio della White House. Entrambi hanno scelto la Pennsylvania per la finale, Hillary soprattutto a Filadelfia con marito e figlia e con Barack Obama e Michelle Obama in caso di vittoria. Sono 203 gli Stati che Hillary ha sicuri, chiamati “likely” sono e che si trovano nella colonnina blu: Illinois (20), New Jersey (14), Washington (12), Rhode Island (4), Delaware (3). Vengono chiamati “leans” Wisconsin (10), Minnesota (10), Oregon (7), Connecticut (7), Maine CD1 (1). Donald Trump invece dalla sua parte ne ha 164 e sono i cosiddetti “Likely” che sono che si trovano nella colonnina rossa: Indiana (11), Texas (38), Missouri (10), Utah (6), Montana (3), South Dakota (3), Tennessee (11), Alaska (3), Kansas (6), Nebraska CD2 (1), vi sono poi i cosiddetti “leans” e qui troviamo South Carolina (9). Per Hillary Clinton, che gi risulta favorita, basta prevalere in due Stati come la Florida e la Pennsylvania per vincere, mentre per il Tycoon la salita diventerebbe ripidissima e dovrebbe accumulare tante vittorie per poterla battere. In questa campagna elettorale vi sono inoltre quindici Stati che non si trovano nella colonnina denominata “Toss up”, Stati da tener d’occhio e sono: Florida (29), Ohio (18), Michigan (16), Pennsylvania (20), New Hampshire (4), Maine CD2 (1), Maine (2), North Carolina (15), Virginia (13), Georgia (16), Colorado (9), Nevada (6), New Mexico (5), Arizona (11), Iowa (6). Una terra di mezzo che può essere determinante, soprattutto se vi fosse la propensione di Stati come Florida (29) e Pennsylvania (20) di virare a favore di Hillary, si decreterebbe così la sua inoppugnabile vittoria dinnanzi ad un ipotetico Trump che si troverebbe dinnanzi ad una netta discesa nell’oblio dei suoi stessi deliri e il dubbio amletico sul vincitore si annullerebbe in un istante.  “Farò il mio meglio se avrò la fortuna di vincere. Così tanta gente dimostra come oggi il voto sia importante per il futuro del Paese” così ha dichiarato Hillary Clinton, giunta insieme al marito Bill dinnanzi ad un seggio elettorale a Chappaqua a nord di New York. Ma in questa vertiginosa campagna elettorale entrambi i candidati hanno racconto simpatie e antipatie reciproche da parte di un popolo che è sempre stato affamato da una spettacolarizzazione politica animata da uno spirito prospettico devoto alla comunicazione di massa e all’idealismo delle grandi manovre direttamente proporzionate alle parole e alle azioni compiute dai candidati e al loro modus operandi.
 
Il repubblicano Trump, con il suo irruento carattere pronto a tutto, ha raccolto il 24% di elettori che lo vedono in modo negativo contro il 57% che lo vedono invece in modo positivo; Hillary invece, che porta ancora addosso l’abito da first lady ben disegnato ma pronto ad essere tolto definitivamente con grande orgoglio e classe, ha raccolto il 52% negativo e 31% positivo. Un’immagine che hanno dato agli americano e che si è tergiversata nell’esito finale che fa emergere il 46,8% per Hillary contro il 44,3% per Trump in attesa di raggiungere il “Magic Nuber”.  Il vantaggio di Hillary è di 4 punti su 6 e anche i mercati hanno scommesso su di lei e i sondaggi del New York Times dimostrano che viene favorita per l’85% rispetto al suo avversario, ma l’attenzione è sempre mantenuta alta poiché tutto può cambiare e il trionfo di Trump può considerarsi comunque possibile. L’ex first lady ha dichiarato: “Dobbiamo affrontare la prova del nostro tempo, facciamo in modo che non possano esserci dubbi sul risultato di questa elezione, fermare l'establishment politico corrotto” Trump ha riferito invece: “fermare l'establishment politico corrotto. Gli unici che possono fermare questa macchina corrotta siete voi…Hillary è il voto del fallimento, ora è il momento di cambiare”. L’Election Day rappresenta un giorno di estrema importanza per il popolo americano che confluirà alle urne  I primi seggi che chiuderanno a mezzanotte dell’8 (ora italiana) saranno quelli del Kentucky e Indiana, il 9 novembre invece chiuderà il seggio dell’Alaska. Ecco nello specifico gli orari: Indiana e Kentucky (ore 24:00); Florida, Georgia, South Carolina, Vermont,  Virginia (ore 01:00); North Carolina, Ohio, West Virginia (ore 01:30); Alabama,  Connecticut,  Delaware, Illinois, Maine, Maryland, Massachusetts ,  Mississippi,  Missouri,  New Hampshire, New Jersey,  Oklahoma, Pennsylvania,  Rhode Island, Tennessee, Washington DC (02:00); Arkansas (02:30); Arizona,  Colorado, Kansas, Louisiana, Michigan, Minnesota, Nebraska, New Mexico,  New York, South Dakota, Texas, Wisconsin,  Wyoming (03:00); Iowa, Montana, Nevada, Utah (04:00); California, Hawaii, Idaho, North Dakota, Oregon, Washington (05:00); Alaska (05:00). 
 
Laddove Hillary Clinton e Donald Trump hanno la sicurezza oggettiva di ottenere consensi e voti nei vari Stati americani a seguito della serrata campagna elettorale, esiste una “terra di mezzo” costituita da quindi Stati che invece tengono in bilico le sorti di colui o colei che siederà nei prestigiosi salotti della Casa Bianca. Si tratta di quindici Stati che nel corso del tempo hanno cambiato la loro propensione nei confronti di un candidato rispetto che un altro e oggi fanno parte dello status “Toss Up”. Analizziamo i singoli Stati e i risultati che da Marzo a Maggio sono mutati per poi arrivare ad una situazione di stallo: la Florida (29) registra un 46.4 a favore di Hillary, che viene battuta da Trump con un +2.0 da Trump che porta ad un risultato di 46.6; l’Ohio (18) registra un 42.3 per Hillary che viene annientata da Trump con un +3.5 raggiungendo quindi il 45.8; il Michigan (16) vede la Clinton al 45.4 con un +3.4 a favore dell’ex first lady che batte il tycoon a 42.0; la Pennsylvania (20) vede nuovamente la Clinton in testa con 46.2 e +1.9 contro il 44.3 di Trump; il New Hampshire (4) vede la first lady a 43.3 con +0.6 battendo Trump a 42.7; ma il Tycoon non è silente e ne Maine CD2 (1) ottiene il 41.5 con il +0.5 battendo con il 41.0 Hillary; nel Maine (2) ha la meglio Hillary con il 44.0 e un +4.5 che le fa onore dinnanzi ad un esimio 39.5 di Trump; North Carolina (15) vede la vittoria di Trump con il 46.5 e il +1.0 contro i 45.5 di Hillary; Virginia (13) una rimonta notevole di Hillary che raggiunge un punteggio di 47.3 con un +5.0 contro i 42.3 di Trump; in Georgia invece è Trump ad avere la meglio con un punteggio di 49.2 e un +4.8 contro il 44.4 di Hillary; In Colorado (9) Hillary ottiene il 43.3 con un +2.9 su Trump che invece ottiene un 40.4; in Nevada (6) è Trump ad avere la meglio con il 45.8 e un +0.8 su Hillary che invece ottiene il 45.0; New Mexico (5) torna in rimonta Hillary con un punteggio di 45.3 e un recupero di +5.0 su Trump che invece ottiene 40.3; in Arizona (11) Trump ottiene il 46.3 con il +4.0 su la Clinton che ottiene il 42.3; l’Iowa (6) vede protagonista ancora una volta il tycoon con il 44.3 e un +3.0 su Hillary che invece si ferma al 41.3. Altri due Stati erano incerti, ovvero Oregon (7) e Wisconsin (10) che invece adesso si sono schierati dalla parte della biondissima Hillary: il Wisconsin ha visto una rimonta della first lady con un +6.5 raggiungendo il 46.8 contro i 40.3 di Trump, mentre l’Oregon (7) a quota 44.0 contro i 36.0 e un supplemento di +8.0 a favore di Hillary. Secondo quanto riportato dal sito RealClearPolitics, alcuni Stati che si trovano nella cosiddetta “Toss Up” ovvero nella terra di mezzo hanno riportato alcuni dati relativi alle elezioni in corso con un’evidente propensione a Hillary Clinton rispetto che a Trump. Ecco gli Stati a favore di Hillary: Virginia +1.8, Georgia 1.6, Indiana +1.6, Maine +1.6, Maine CD1 +1.6. Ma prima di arrivare a questo fatidico giorno in cui l’America è stata chiamata a scegliere il futuro Presidente degli Stati Uniti si è svolta la prima dura battaglia delle Primarie, che da un lato ha visto i Democratici e da un lato i Repubblicani. Per ottenere la nomination democratica sono necessari 2.383 delegati sui 4.764 complessivi: Hillary Clinton ha ottenuto 2.820 delegati, Bernie Sanders 1.880 delegati e Martin O’Malley 0 delegati. Per la corda dei Repubblicani sono indispensabili 1.237 delegati su 2.472 complessivi: Donald Trump ha ottenuto 1.542 delegati, Ted Cruz 560 delegati, Marco Rubio 167 delegati, John Kasich 161 delegati.



Donald Trump e il disordine strutturale dell'essere umano

di Paolino Canzoneri

Uomo tutto d'un pezzo, Donald Trump ha da sempre mostrato un carattere molto deciso e sicuro che lo ha da sempre favorito nella sua ascesa imprenditoriale iniziata da giovanissimo dopo un percorso educativo trascorso fra la New York Military Academy e i successivi studi assidui che gli diedero modo di laurearsi in Economia e Finanza presso la Wharton School of Businness in Pennsylvania. Favorito dalla carriera societaria del padre nel campo immobiliare, Trump non tardò di certo a mostrare quella sua spiccata predisposizione agli affari e all'importanza di considerare i media televisivi e web quali trampolino di lancio per la notorietà. Da sempre capitalista convinto, Trump ha subito chiarito, a scanso di fraintendimenti, la sua fiera appartenenza a quella classe imprenditoriale fortemente sostenitrice del modello americano. Imprenditoria, sviluppo e industria tesi alla produzione e al consumo visti come scopo assoluto e obiettivo unico, come cieca finalità al fine di consentire il tenore di vita agiato dei più ricchi e con relativo interesse alle classi meno abbienti e di sangue misto presenti nel vastissimo territorio americano. Le grandi industrie colosso negli Stati Uniti d'America hanno accolto benevolmente Trump dimostrandogli fiducia e riconoscendogli grande capacità imprenditoriale grazie agli ingenti investimenti che nel giro di pochi anni lo hanno fatto entrare a forza nella lista degli uomini più ricchi d'America alla posizione 405 con un patrimonio di oltre 4 miliardi di dollari anche se durante una intervista televisiva lui stesso ha dichiato che il suo patrimonio si aggirava invece sui 9 miliardi di dollari. Considerato come perfetto candidato e uomo ad hoc per preservare e favorire gli interessi dei vari zio Paperone in tutte gli stati americani, Donald Trump pensa bene di candidarsi nel giugno del 2015 nella corrente dei Repubblicani riuscendo tra l'altro ad ottenere immediati consensi e pioggia di voti nelle primarie che hanno consentito di fare chiarezza su quali stati fossero dalla sua parte e quali invece dimostrano ancora oggi forte ostilità per via della presenza di popolazioni di colore, di ispanici e messicani da sempre visti come invasori pericolosi e criminali; Trump infattti non ha mai nascosto il suo razzismo e la sua scialba considerazione all'ipotesi di accoglienza delle popolazioni messicane viste come pericolose ed eversive. La sua campagna elettorale si è da subito incentrata sulla rassicurazione al popolo americano (ricco e capitalista) che ogni sforzo di emarginazione e controllo di tutte le popolazioni del sud sarebbe sempre stato fra i principali punti di programmazione politica e accanto alla tutela fiscale per le grosse multinazionali delle armi sono tornati propositi di muri nelle frontiere con il Messico, argomenti che sanno di vecchio e di evidente arretramento per un popolo che nello scacchiere mondiale muove e manovra più o meno responsabilmente le sorti e gli equilibri di tutti. A peggiorare un profilo pieno di "crepe" e di scarsa credibilità, vi è anche una forma di maschilismo e sessismo che svilisce quella integrità e quei valori che dovrebbero tenere in piedi e in asse qualsiasi uomo politico che intende rappresentare intere comunità e in questo putroppo Donald Trump, incapace forse a cibarsi di cultura,  preferisce invece ingozzarsi di piaceri materiali che trascendono il rispetto per la donna vista come mezzo di soddisfazione di "pruriti" carnali. Più volte nella sua carriera di imprenditore si è lasciato andare in inopportuni e vergognosi episodi di molestie sessuali sempre approfittando e abusando del suo potere, della sua carica e sopratutto dei soldi che il più delle volte fomentano la perdita del raziocinio in una direzione patologica da delirio di onnipotenza. La storia antica dell'America facilmente trascrivibile in un libretto di poche pagine paga la mancanza di contatti con culture ed etnie varie e oltre ai nativi indiani sterminati senza tanti convenevoli non vi è mai stato contatto con altre popolazioni e questo ha causato una precisa convinzione di perseguire ideali tesi alla produzione e al consumo cieco e veloce senza margini di considerazione per nient'altro. La campagna elettorale americana lunga ed estenuante è stata una sorta di caccia allo scheletro nell'armadio dell'avversario, una ricercata costruzione di "gogna mediatica" al solo scopo di screditare l'altrui credibilità sguinzagliando i collaboratori per scandagliare eventi del passato alla ricerca di qualche peccato veniale o meno al solo scopo di rafforzare la propria credibilità. E non lo sarà stato per Trump apparire in un video di Playboy accanto alle conigliette sensuali e mezze nude e tantomeno le tante denunce di donne molestate in diversi periodi nel posto di lavoro o privatamente, tutti elementi che mostrano una persona debole troppo fragile dinanzi agli istinti sessuali. Appare evidente quanto rabbioso debba essere stato per il Tycoon trascorrere la campagna elettorale avendo una donna quale unica e forte contendente, la probabilità d'esser battuti da una "femmina" deve aver aumentato la dose di stress e prova ne sono stati i molti strafalcioni e clamorosi scivoloni "social" con tutta una serie di tweet rabbiosi e fuori luogo che negli ultimissimi giorni hanno convinto i collaboratori di Trump a sospendergli l'account. Elementi oggettivi che un presidente non dovrebbe avere e che la dicono lunga sull'importanza della integrità mentale e del self control che una persona deve avere quando si appresta a coprire un ruolo fondamentale nelle sorti del mondo intero. Il talento imprendoriale non può bastare per compiti cosi importanti e condurre la campagna elettorale paventando muri, intolleranze razziali, sessismo, cieco consumismo e totale servilismo verso le industrie delle armi non potrà mai durare perchè quella strada porta solo al disordine strutturale dell'essere umano. 




Presidenziali Usa, trionfa Clinton in un piccolo centro del New Hampshire

Redazione

USA – In un piccolo centro del New Hampshire autorizzato a votare sin dalla mezzanotte scorsa (locale), Hillary Clinton ha battuto Donald Trump: a Dixville, riferisce la Cnn, ha ottenuto 4 voti contro i 2 del suo rivale. Poco dopo sono arrivati anche i risultati della vicina Millsfield, dove Trump ha invece ottenuto una netta vittoria, incassando 16 voti contro i 4 di Clinton. E ancora, in un altro piccolo centro, Hart's Location, l'ex first lady ha avuto la meglio, 17 a 14. Si tratta di risultati, scrive Cnn online, che incoraggeranno i sostenitori di Hillary Clinton, poiché in recenti elezioni, chi ha prevalso a Dixville ha poi vinto la Casa Bianca. In particolare nel 2000 e 2004, il più votato è stato George W.

L'America al voto. E' il momento della verità dopo la campagna elettorale più divisiva e velenosa che si ricordi negli ultimi decenni. Mai come questa volta gli americani sono chiamati a scegliere tra due visioni diametralmente opposte. E l'esito resta incerto. Mentre i mercati e il resto del mondo guardano con ansia all'esito di un'elezione il cui impatto non può essere che globale.

Un dato è certo: la spinta propulsiva di Donald Trump, impetuosa nelle ultime settimane, sembra scemata. Anche se lui sembra crederci ancora: "Sara' una Brexit all'ennesima potenza, una vittoria senza precedenti". Ma Hillary Clinton appare in vantaggio, in rimonta grazie al rimbalzo delle ultime ore nei sondaggi. Rimbalzo dovuto anche alla decisione dell'Fbi di chiudere definitivamente l'inchiesta sulle email che ha pesato come un macigno sulla candidata democratica.

Siamo pero' ancora dentro il margine di errore: secondo la media del sito specializzato RealClearPolitics, è avanti di soli tre punti. Trump continua ad insidiare l'avversaria in molti dei 'battleground state'. Ed è da 15 stati in bilico – in cui il distacco tra i due è sotto i 5 punti – che dipendono le sorti del voto. L'obiettivo è raggiungere il 'magic number' dei 270 grandi elettori necessari per conquistare la Casa Bianca. Clinton al momento ne ha 203 sicuri, contro i 164 di Trump.




Rush finale della campagna per la presidenza alla Casa Bianca

di Paolino Canzoneri

NEW YORK – Una campagna elettorale lunga ed estenuante, cosi Hillary Clinton l'ha definita in un messaggio finale ai suoi elettori sui social network. Ma adesso ci siamo, a poche ore dal voto in quella che è l'ultima giornata di campagna elettorale, il candidato dei Repubblicani Donald Trump e la candidata dei Democratici Hillary Clinton sono impegnati negli ultimissimi comizi negli stati che secondo loro appaiono fondamentali per la loro corsa alla presidenza della Casa Bianca e che in molti casi coincidono come Michingan, New Hampshire, North Carolina, Ohio, Winsconsin e Pensylvania dove Hillary Clinton questa sera chiuderà sul palco con i coniugi Obama e con un mega concerto del "Boss" Bruce Springsteen; stessi stati ma in più Virginia e Florida per il Tycoon che ieri ha incassato l'ultimo colpo basso per la notizia inaspettata anunciata dal direttore dell'FBI James Comey ai membri del congresso di Capitol Hill della chiusura dell'indagine per Hillary Clinton per le nuove email trovate nel computer di Anthony Weiner. Nessun margine per incriminare la candidata dei democratici, indagine risalente ad una decina di giorni orsono a seguito dell'accusa di utilizzo di un server privato per il flusso di mail private, comportamento dichiarato come "superficiale ma non criminale" ma che nella sostanza, con la sua definitiva chiusura, riporta la Clinton in maggioranza nei sondaggi. La reazione di Trump non si è fatta attendere e per l'ennesima volta il Tycoon ha tuonato furioso denunciando pubblicamente la presenza di un sistema "truccato" e fazioso che vorrebbe la Clinton come presidente degli Stati Uniti ma solo domani si comprenderà quanto l'ultima stoccata dell'FBI abbia favorito o meno la leader democratica sopratutto per quel numero ancora abbastanza alto di persone indecise sul voto. Secondo il quotidiano New York Times lo staff di Trump avrebbe tolto la gestione dell'account Twitter per via dell'uso snodato, poco felice e ritenuto controproducente del Tycoon stesso, utilizzo che ha offerto un assist a Barack Obama per ironizzarci: "Se non sa gestire un account Twitter, figuriamoci i codici nucleari. Negli ultimi due giorni, hanno avuto così poca fiducia nel suo self-control, che gli hanno detto: 'Ti togliamo il tuo Twitter'. Ora se qualcuno non sa gestire un account Twitter, figuriamoci i codici nucleari. Se qualcuno inizia a twittare alle tre di notte perché il Saturday Night Live, la trasmissione tv satirica con Alec Baldwin che impersonifica un Trump più vero del vero ti prende in giro, non è in grado di gestire i codici nucleari". Accuse di questo genere sono state il "tema conduttore" di una campagna elettorale fatta di scontri durissimi, di accuse e di insulti davvero poco "politically correct" che hanno toccato punti bassissimi e infimi. Quel che conta è che la forte presenza di ispanici e tutta la popolazione di colore potrà davvero fare la differenza. Di fatto la fluttuazione delle comunità miste verso i democratici potrebbe giocare la carta definitiva della sconfitta del Tycoon che non è riuscito a frenare il suo modo eccessivo e sprezzante di attaccare in modo esageratamente razzista tutte quelle minoranze etniche e bianchi d'America che tutto sommato erano repubblicani ma che giocoforza sono passate alla Clinton. Ma è pur vero che da sempre sondaggi e previsioni spesso hanno tradito le attese e domani l'incoronazione a presidente degli Stati Uniti sarà una sorpresa tra due candidati praticamente quasi a pari merito. L'8 Novembre sarà quindi una data storica perchè vedrà il rimescolamento della carte nello scacchiere mondiale per la nuova era post Obama. 




Ragusa: scafista incastrato da un selfie di un migrante

Redazione

RAGUSA – La mania dei selfie può essere pericolosa, riesce persino a mettere le manette ai trafficanti di vite umane. Sì, è successo veramente. Solo grazie a un selfie è stato possibile identificare lo scafista al timone di un'imbarcazione di migranti. Si tratta di un tunisino, Msarra Ben Ammar, 39 anni, che è stato inchiodato dall'immagine scattata con uno smartphone da uno dei 32 passeggeri a bordo che inizialmente non avevano collaborato con gli investigatori. Il barcone era stato soccorso due giorni fa da una motovedetta della Guardia di Finanza a Sud di Lampedusa. Sette persone che necessitavano di cure mediche erano state sbarcate sull'isola, gli altri 25 erano stati trasferiti a Pozzallo (Ragusa), dove la polizia di stato ha avviato le indagini per risalire allo scafista. Quando gli investigatori hanno trovato nello smartphone di un giovane migrante il selfie con l'immagine del tunisino al timone anche gli altri testimoni che erano accanto a lui non hanno potuto fare altro che ammettere l'evidenza. Lo scafista è stato fermato con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e accompagnato nel carcere di Ragusa.
Durante i controlli sull'identità tutti gli sbarcati, gli agenti hanno anche accertato che un altro tunisino, Chebani Hedi, era stato arrestato a Bolzano per spaccio di stupefacenti nel 2007 e doveva scontare una condanna a sette mesi di reclusione. Anche lui è stato condotto in carcere per scontare la pena residua.

Non si ferma la strage nel Mediterraneo: nel corso del salvataggio di due gommoni al largo della Libia sono morti 4 migranti, mentre sono state salvate circa 200 persone. Le operazioni sono state coordinate dalla Guardia Costiera. Un primo gommone è stato soccorso dalla Nave Diciotti che ha tratto in salvo 100 migranti. Sul secondo gommone, una nave di Medici senza Frontiere ha recuperato un cadavere: inoltre, durante le operazioni di soccorso degli altri 100 migranti il gommone si è rotto e sono morte altre 3 persone.

La nave Bourbon Argos di Medici senza frontiere è approdata stamane nel porto di Catania con 867 profughi soccorsi nei giorni scorsi nel Canale di Sicilia. Tra di loro anche 119 donne e otto bambini di cui quattro neonati di pochi mesi. Una delle sette donne in stato di gravidanza ha accusato le doglie subito dopo lo sbarco ed è stata trasferita d'urgenza in ospedale. Medici senza frontiere sottolinea che il 2016 si conferma l'anno più nefasto per le morti nel Mediterraneo, con un tragico record di 4.200 vittime. "Di fronte a questo nuovo vergognoso record, l'Unione Europea non può continuare a far finta di niente e farsi complice di questa tragedia sempre più imponente. Servono con urgenza vie legali e sicure che consentano a persone disperate di trovare sicurezza in Europa senza rischiare, o perdere, la propria vita" ha dichiarato Tommaso Fabbri, capomissione di Msf in Italia.




Libia: liberati i due ostaggi italiani

 

di Paolino Canzoneri

 

La Farnesina conferma l'avvenuta liberazione dei due tecnici italiani e del cittadino canadese rapiti in Libia lo scorso 19 Settembre. Danilo Calonego, Bruno Cacace e il canadese Frank Boccia hanno fatto rientro in Italia con un volo dedicato nelle prime ore della mattinata. I due tecnici della società piemontese Con. I. Cos di Mondovi furono rapiti quando erano in servizio all'aeroporto della cittadina libica di Ghat a sud della Libia fra le 7 e le 8 del 19 settembre da uomini mascherati a bordo di un fuoristrada nelle vicinanze della cava di El-Gnoun. Con i due connazionali vi erano un italo-canadese e il conducente dell'auto algerino che li stava portando come ogni mattina alla sede della loro azienda in località Bir Tahala ad una decina di chilometri a nord della città algerina di Ghat. Bruno Cacace di 56 anni residente a Borgo San Dalmazzo nella provincia di Cuneo, Danilo Calonego di 68 anni della provincia di Belluno e Frank Boccia di un'altra azienda che aveva solo chiesto un passaggio, il sequestro era avvenuto durante il loro percorso abituale che dall'aeroporto della città li avrebbe condotti all'azienda di uffici e lavori di manuntenzione Con.I.Cos di Mondovì.

 

Il rapimento Il veicolo degli italiani aveva incontrato un fuoristrada fermo al bordo della strada apparentemente in panne con alcuni individui che al passaggio lento della vettura hanno immediatamente tirato fuori le armi intimando al conducente di fermarsi e procedendo repentinamente al rapimento per poi dileguarsi in fretta. L'italo canadese Boccia è stato poi abbandonato al ciglio della strada legato in una zona desertica. La Farnesina da subito si era attivata per una veloce liberazione degli italiani per scongiurare il pericoloso rischio che i due italiani potessero diventare oggetto di scambio per milizie islamiste altrettanto pericolose. Urgeva quindi una una soluzione tempestiva e il sindaco di Ghat Komani Mohamed Saleh aveva mobilitato le forze di polizia mentre il ministero degli Esteri aveva confermato che si sta lavorando a pieno ritmo senza sosta con il massimo riserbo. La zona è sotto il controllo del governo di Tripoli guidato da Fayez Al-Sarraj ma perennemente contesa fra diverse tribù vicine in una area decisamente incontrolllabile. Le tribù prevalenti sono quelle dei Tuareg che si schierarono nel 2011 contro Gheddafi durante la rivoluzione e appoggiano Al-Sarraj ma le forze filo Haftar non intendono cedere e in una area estesa quasi quanto la Francia fanno sentire la loro presenza come una minaccia sempre presente. A rendere il tutto ancora più complesso la zona di montagne attorno alla città di Ghat è praticamente diventato un covo di gruppi islamici e di rifugi nascosti e minacciosi. Una netta prevalenza di milizie fra le quali spicca per pericolosità Al-Qaeda che dopo la caduta di Gheddafi ha condotto scorribande sempre più cruente e, come se non bastasse, la nascita di sottomilizie e nuovi flussi di combattenti hanno reso quella zona veramente caotica tale da rendere quasi impossibile un'azione diplomatica e politica per cercare di ordinare e garantire un assetto stabile. L'azienda degli italiani Con.I.Cos con sede a Mondovì nella provincia di Cuneo già da diversi anni era attiva in alcune città algerine e libiche come Bengasi, Tripoli e Ghat. Era stata fondata nel lontano 1977 da Giorgio Vinai e da Celeste Bongiovanni. "Non abbiamo subito violenze" hanno detto gli ex-ostaggi e alla conferma della liberazione dei connazionali da parte dell'Ansa sono seguiti commenti festosi dei parenti in angosciante attesa da mesi.

 

Gioia immensa nelle parole della sorella di Danilo Calonego: "Finalmente è un buon giorno. So che mio fratello è libero e sono felice. Non l'ho ancora sentito. Aspettiamo tutti il suo ritorno. Sono contenta, veramente contenta. E' da quel 19 settembre che non avevamo piu' notizie di Danilo. Non so quando tornerà a casa ma l'aspettiamo".  Il sindaco di Borgo San Dalmazzo Gian Paolo Beretta non è da meno: " Sono felice per questa bella notizia che ci dà sollievo dopo tanti giorni di apprensione. Ero sempre in contatto con la famiglia. Volevamo organizzare un momento di riflessione, adesso organizzeremo una festa per il suo ritorno a casa". La situazione è stata veramente difficile e l'ottimismo sembrava quasi azzardoso. L'area libica è divenuta terra di caos e la situazione sembra cambiata repentinamente negli ultimi anni. Sembra si sia persa la percezione reale di pericolo a seguito della caduta di Gheddafi che ha gettato il paese e le nazioni vicine in un caos difficile da compredendere pure dai libici. Il timore e la preoccupazione si spinge anche alla presenza vicino Ghat di importanti giacimenti di gas come il gasdotto Greenstream di gestione dell'ENI che arriva ad alimentare Gela in Sicilia attraversando tutto il Mediterraneo e rende oltremodo l'aeroporto di Ghat come un punto strategico di enorme importanza. I lavori di manutenzione devono gioco forza essere affidati a nostri tecnici ma dopo il sequestro dei quattro tecnici italiani della Bonatti di cui due uccisi avvenuto nel luglio dell'anno scorso, alle aziende italiane è stato formalmente consigliato di preferire la mano d'opera locale ma evidentemente non è sempre possibile. Danilo Calonego e Bruno Cacace al loro rientro verrano ascoltati dai magistrati della procura di Roma e in particolar modo dal PM Sergio Colaiocco che si era occupato dellla faccenda sin dal rapimento del 19 Settembre aprendo l'inchiesta per sequestro di persona con finalità di terrorismo.




Usa: allarme attentati per la vigilia delle elezioni presidenziali

 
di Angelo Barraco

Washington – Gli americani attendono con ansia e trepidazione il momento topico che permetterà loro di scegliere colui o colei che governerà gli Stati Uniti, ma l’enfasi del momento è stata surclassata da una notizia che ha decisamente fatto rincarare la dose di serotonina negli animi degli statunitensi poiché l’intelligence ha lanciato un’allerta terrorismo per il 7 novembre, il giorno antecedente le votazioni.

Si teme che Al Qaeda possa pianificare attacchi a New York, Virginia e Texas, secondo quanto riporta la Cbs. Gli Stati Uniti inoltre temono anche un attacco Hacker dalla Russia o dagli altri paesi che avrebbero come obiettivo unico quello di mettere a rischio i sistemi elettronici il giorno delle elezioni presidenziali e creare il caos. L’amministrazione si sta preparando al peggio e considera l’attacco hacker come minaccia imminente dinnanzi ad una scelta che decreterà per il paese un cambiamento decisivo. La paura più grande per l’amministrazione è un parziale o totale tilt della rete internet o elettrica. Sembra però che le azioni coercitive e/o cospirative possano dilagarsi ad amplio raggio e l’azione di controllo si è estesa anche nei confronti dei mezzi di informazione e social network, onde evitare che vengano divulgati documenti falsi che riguardano i candidati. Gli hacker Usa intanto sarebbero riusciti ad entrare nei sistemi informatici del Cremlino, rendendoli vulnerabili ed esposti a minacce.

Dalle carte usa emerge infatti che sono stati disseminati “malware” nelle infrastrutture della Russia esattamente come quest’ultima ha fatto con gli Usa. La Russia corre ai ripari e  Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha riferito: “Le misure per assicurare la cyber-sicurezza e la sicurezza dei sistemi informativi sono al momento capaci di fronteggiare le minacce ufficialmente ventilate contro di noi dai rappresentanti di altri paesi”. La vigilia delle elezioni ha acceso campanelli d’allarme in merito a possibili attacchi da parte di Al Qaeda e sono stati messi in atto nuovi ulteriori sistemi di sicurezza. Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha riferito: “Non ho altre informazioni di intelligence da offrire” aggiungendo inoltre che gli organi di sicurezza nazionale stanno “le misure necessarie” ed è “consapevole del tipo di rischi che gli Stati Uniti si trovano ad affrontare in eventi particolari”. L’Fbi ha dichiarato massima allerta per il fine settimana, quando appunto è in programma la tanto attesa maratona di New York con circa 50mila atleti provenienti da ogni parte del mondo. La Polizia di New York a tal proposito: “Siamo consapevoli delle informazioni. Stiamo lavorando con l'Fbi e l'antiterrorismo”. La minaccia è stata raccolta molto seriamente dalle autorità ma alcune fonti dell’amministrazione riferiscono le gli 007 stanno valutando la credibilità di tale minaccia.



Brexit: il Parlamento britannico deve votare per avviare l'iter. Miller sfida May

di Paolino Canzoneri

LONDRA – A sorpresa arriva lo storico verdetto dell'Alta corte di Londra che contro ogni previsione ha accolto il ricorso di alcuni attivisti pro Unione Europea che richiedevano il voto del Parlamento di Westminster per avviare il processo Brexit. Il giudice ha umiliato il governo di Theresa May che rivendicava il pieno e assoluto diritto di riferirsi all'articolo 50 del Trattato di Lisbona anche ricorrendo alla Royal Prerogative. Una diatriba legale apertasi con una netto e perrentorio "Il Parlamento è sovrano" che non lascia dubbi sul fatto che i magistrati britannici stabiliscono che malgrado l'esito del referendum popolare sul divorzio dall'UE è il Parlamento che deve decidere ed è risaputo che il Parlamento è costituito da una fortissima maggioranza per il "remain" ma è pur vero che non sarà facile dissentire dalla volontà della popolazione che in forte maggioranza ha scelto di uscire dall'Unione. Eroina del giorno la donna d'affari Gina Miller che ha organizzato la campagna europeista e che fiera ha annunciato la vittoria del suo fronte proprio davanti l'entrata del Parlamento. Adesso dopo il ricorso annunciato dall'esecutivo la palla passerà alla Corte suprema che per i primi di dicembre ufficializzerà il verdetto e qualora il governo ne uscirà nuovamente sconfitto le operazioni di uscita subirebbero un certo ritardo rispetto la tabella di marcia prospettata da Theresa May. Questo rappresenterà una sorta di indebolimento del governo che sempre più dovrà fare i conti con il Parlamento che comunque evidenzia una sorta di spauracchio collettivo e una sempre più crescente impressione di fare da cavia, d'essere i primi a sperimentare sulla loro pelle quello che significa e quello che comporterà l'uscita dall'Unione Europea. Intanto la Scozia sostiene Gina Miller; il governo autonomo gudato dal premier Nicola Sturgeon si schiera con la Miller e la Scozia minaccia di indire a distanza di due anni un secondo referendum per la scissione dal Regno Unito e per la conseguente permanenza nell'Unione Europea. Sembra palese come l'Hard Brexit paventato felicemente dalla May stia sempre più diventando un "soft Exit" perchè la Gran Bretagna sembra sempre più vicina al mantenimento di almeno un piede in Europa.   




Isis, orrore a Mosul: persone usate come scudi umani

Redazione

IRAQ – I miliziani jihadisti "hanno arretrato la propria ridotta difensiva, attestandosi nel cuore di Mosul". Lo riferiscono gli attivisti anti-Isis dalla città, secondo i quali le Forze speciali di Baghdad sono penetrate per "5 chilometri" all'interno di Mosul. "Il quartiere di Kharama è deserto, la popolazione aspetta l'arrivo dei liberatori". Dall'inizio dell'offensiva, 16 giorni fa, i cacciabombardieri della Coalizione "hanno sganciato 3.000 bombe sulla città", ha riferito il portavoce, Colonnello John C. Dorian.

Le forze speciali irachene hanno preso l'edificio della tv di Mosul nel quartiere orientale di Gogjali, secondo quanto annuncia un generale iracheno citato dall'Associated Press. "Vi libereremo dall'Isis", ha detto il portavoce della coalizione a guida Usa, colonnello John Dorian, in una conferenza stampa trasmessa in diretta tv rivolgendosi agli iracheni.

Almeno 1.792 persone sono rimaste uccise in violenze in Iraq nel mese di ottobre contro i 1.003 del mese precedente. Lo rende noto la missione Onu di assistenza in Iraq. Almeno 1.120 delle persone uccise sono civili, gli altri 672 erano membri delle forze di sicurezza irachene tra cui i curdi pershmerga e le milizie che combattono a fianco dell'esercito mentre 1.358 sono i feriti. La città più colpita è Baghdad con 268 civili uccisi e 807 feriti seguita dalla provincia di Ninevah, con capitale Mosul, con 566 morti e 59 feriti.

Otto civili di una stessa famiglia, tre dei quali bambini, sono stati uccisi per errore nei giorni scorsi da un raid Usa sulla loro casa nel villaggio di Fadhiliya, pochi chilometri fuori Mosul. Lo affermano ong, fonti ufficiali e le milizie curde che combattono nell'area secondo quanto riferisce il Guardian. E' la prima volta, scrive il sito del giornale, che un raid occidentale uccide civili da quando è iniziata l'offensiva per riprendere Mosul. Gli Usa affermano di aver condotto un raid nell'area il 22 ottobre e che indagheranno sulla vicenda.

L'Isis ieri ha cercato di trasformare 25mila civili in scudi umani per impedire la presa di Mosul da parte delle forze alleate, ma i raid aerei hanno impedito il trasferimento della maggior parte delle persone dai sobborghi vicini verso la città. Lo ha detto oggi a Ginevra la portavoce dell'Ufficio dell'Alto commissario Onu per i diritti umani Ravina Shamdasani citando diversi rapporti in possesso delle Nazioni Unite.

Le forze curdo-irachene hanno sbaragliato l'Isis sul fronte est di Mosul e ora le truppe speciali di Baghdad combattono contro l'Isis all'interno della città. "Come comandante degli uomini e delle donne che hanno addestrato più di 6mila uomini in Kurdistan, non posso che essere orgoglioso, soddisfatto del lavoro svolto". Così all'ANSA il Generale Ristuccia, comandante del Contingente in Iraq inquadrato nell'Operazione Prima Parthica. "Con l'addestramento, in particolare sugli ordigni artigianali, abbiamo contribuito a creare le condizioni per affrontare in modo decisivo l'Isis. E risparmiare tante vite".

Il Generale di Brigata Angelo Michele Ristuccia, 50 anni originario di Caltanissetta, è al comando di 950 militari italiani. In Kurdistan si occupano di molte cose, dall'addestramento dei Peshmerga, donne e uomini, per la 'caccia' alle bombe dell'Isis, per le procedure di comando e controllo, e altri settori collegati alle attività militari. Il quadro generale, sottolinea un comunicato ufficiale della Difesa, è quello di assicurare "il necessario supporto operativo per sconfiggere" l'Isis, rendere sicuri i confini, ristabilire la sovranità dello Stato, formare Forze Armate e di polizia in grado di garantire la sicurezza". I seguaci di Abu Bakr al Baghdadi "sono un nemico molto forte, ben organizzato, difficile da affrontare", spiega l'Alto ufficiale all'ANSA nella base italiana a Erbil. "Sono molto soddisfatto del lavoro che è stato fatto. Certo c'è molto ancora da fare: noi siamo pronti a svolgerlo", sottolinea il Generale di Brigata.

Le forze speciali irachene hanno preso l'edificio della tv di Mosul nel quartiere orientale di Gogjali, secondo quanto annuncia un generale iracheno citato dall'Associated Press. Stamattina le Golden Eagle avevano cominciato l'assalto contro la vecchia torre tv. Sull'area soffia un forte vento carico di sabbia che ha ridotto fortemente la visibilità. "Vi libereremo dall'Isis", ha detto il portavoce della coalizione a guida Usa, colonnello John Dorian, in una conferenza stampa trasmessa in diretta tv rivolgendosi agli iracheni.




Usa 2016, l'ultimo asso nella manica di Trump: FBI riapre il caso della email della Clinton

 

di Paolino Canzoneri

 

NEW YORK – Improvvisa inversione di tendenza nei sondaggi per la candidata dei Democratici Hillary Clinton a pochi giorni dalle elezioni per la presidenza degli Stati Uniti. L'FBI ha reso noto in una lettera ai membri del Congresso che è in corso la riapertura delle indagini sulle famose mail della Clinton ai tempi del suo operato come segretaria di Stato per accertarne la presenza di materiale classificato. A dare la notizia quasi in tempo reale durante un comizio a Manchester nel New Hampshire, l'altro candidato dei Repubblicani Donald Trump unico rivale della Clinton per la corsa alla Casa Bianca. Comprensibile l'ovazione e il frastuono che ne è seguito fra i suoi sostenitori: "Una corruzione su una scala mai vista prima" – ha commentato il Tycoon fiero di aver uscito l'asso dalla manica: "Uno schema criminale nello studio ovale. Sono contento che l'FBI stia ponendo rimedio a tutti gli orribili errori fatti." Hillary Clinton in conferenza stampa nello stato dello Iowa, appresa la notizia della riapertura delle indagini ha prontamente commentato: "Il popolo americano merita i fatti al completo, immediatamente.

 

E'  imperativo che l'FBI spieghi. Il direttore dell’Fbi James Comey deve immediatamente fornire più informazioni al pubblico americano rispetto a quelle che ha mandato al Congresso. E’ incredibile assistere a qualcosa di questo tipo a soli undici giorni dalle elezioni… Siamo fiduciosi che quest’indagine non arriverà a nulla di diverso rispetto a quella chiusa dall’Fbi in luglio quando l'agenzia federale aveva chiuso l'inchiesta escludendo responsabilita penali a riguardo. Siamo a soltanto 11 giorni dalle elezioni nazonali forse più importanti della nostra vita e il voto è già in corso. Non aspetto altro che concentrarmi sulle sfide che stanno dinanzi agli americani per vincere l'8 novembre e lavorare con tutti gli americani per costruire un futuro migliore."Ancora troppo presto per comprendere l'impatto che questo nuovo scandalo potrà riservare a Hillary Clinton e tutto sommato questo "colpo basso" ha tutti i connotati per apparire come l'ultimo colpo sferzato da Trump poco prima del voto con una certa complicità o avallo del capo dell'FBI che aveva spiegato con una lettera ai dipendenti del bureau le motivazioni della comunicazione al Congresso dove ha reso nota la riapertura del caso della mail della Clinton.


Furiosi e increduli i democratici che hanno mostrato sdegno nel vedere come il direttore dell'FBI abbia voluto favorire i repubblicani in un momento delicatissimo e con un tempismo troppo difficile da ritenere casuale. In queste ultime ore la Clinton godeva di una certa supremazia nei sondaggi a causa delle ultime denunce sessiste di donne e attrici molestate dal Tycoon e qualora non dovesse emergere nulla di illecito, questa nuova e ultima riapertura del caso mail non dovrebe farle perdere troppi consensi nonostante quelle rese pubbliche in queste settimane rivelino un intreccio fra politica, affari e interessi della Clinton che certamente non la gioveranno.




Brexit: Regno Unito fuori, l’Unione europea non parlerà più inglese

di Paolino Canzoneri

LONDRA – La lingua inglese è sempre stata usata in Europa e nel mondo per via della sua semplicità e schiettezza, scevra da complessi meccanismi grammaticali, per decenni ha assunto un ruolo fondamentale quale mezzo efficace per la comprensione fra diverse popolazioni divenendo una condizione indispensabile ad ogni livello di comunicazione sociale. Prima lingua estera in ogni indirizzo scolastico, ha confermato e confermerà la sua presenza almeno fino a quando le "pratiche" del Brexit potrebbero invertire questa prassi pluridecennale. Sembra infatti che la lingua inglese possa scomparire fra le lingue della Comunità Europea. La presidente della commissione Affari Costituzionali del Parlamento UE Danuta Hubner nonchè grande economista deputata in rappresentanza della Polonia, ha paventato questa ipotesi che lascia stupiti e anche un po preoccuppati perchè in un futuro neanche tanto lontano, nonostante l'inglese sia ad oggi la lingua più usata negli interscambi verbali tra i deputati, potrebbe nel giro di poco uscire anche anche dalle abitudini come già è avvenuto qualche giorno fa quando il capo negoziatore prescelto da Bruxelles, l'ex Ministro degli Esteri francese Michel Barnier, chiamato per condurre la trattativa con il Regno Unito circa le operazioni da condurre per il Brexit, ha chiarito che preferirebbe utilizzare la sua lingua madre per le discussioni e per redigere tutta quella serie di documentazione necessaria per la complessa uscita del Regno dalla comunità europea. Una sostanziale perdita a livello ufficiale dell'uso della lingua inglese. Comprensibile lo sdegno di Theresa May ma è pur vero che il conto da pagare di certe scelte azzardate avrebbero dovuto includere anche tutte quelle conseguenze piccole o grandi che potranno essere che al momento sembra proprio non siano mai state considerate in modo serio. Danuta Hubner ha sostenuto con determinazione: "Abbiamo una norma in base alla quale ogni Paese membro della Ue ha diritto di scegliere una lingua ufficiale; gli irlandesi hanno scelto il gaelico. Malta il maltese. Soltanto la Gran Bretagna ha scelto l'inglese. Perciò, se nella Ue non ci sarà più la Gran Bretagna, non ci sarà più neanche l'inglese". Scapperebbe un sorriso un po maligno nel vedere come tutti gli "effetti collaterali" stiano pian piano togliendo il sonno al Regno Unito che dopo anni e anni di insolente comportamento da viziati d'Europa, stiano accorgerndosi di antipatie e ostilità fra i deputati di Bruxelles che sembra proprio che "non le mandino a dire". Sta di fatto che la Commissione ha già iniziato ad avvalersi di altre lingue come tedesco e francese cosi come riporta lo stesso Wall Street Journal. Effetti del Brexit nonostante sia palese che la lingua inglese giochi ancora un ruolo dominante ma sembra che sia una tendenza che arreca un certo imbarazzo visto che si tratterà di una lingua "extracomunitaria". Rimane tempo a sufficienza per comprendere quanto tutto questo divenga una faccenda seria da risolvere lontani da ripicche personali e sopratutto che non diventi una scusa per un immobilismo in tempi difficili dove risposte e soluzioni garantiranno lo svolgimento corretto delle attività di Bruxelles. "God save the Queen".