Tangenti in Russia, in manette il ministro dello Sviluppo economico

 

Redazione

 

RUSSIA – Il ministro dello Sviluppo economico russo Alexey Ulyukaev è stato arrestato oggi con l'accusa di aver preso una tangente da 2 milioni di dollari in cambio del sostegno del suo dicastero a un accordo di una importante compagnia petrolifera.  Ulyukaev avrebbe preso la tangente milionaria per "la valutazione positiva data dal Ministero dello sviluppo Economico all'operazione che ha permesso alla Rosneft di completare l'accordo per l'acquisto del 50% detenuto dal governo del capitale della Bashneft", spiega il Comitato investigativo russo. Rosneft e Bashneft sono entrambe compagnie petrolifere russe. Ulyukaev, 60 anni, è ministro nel governo Medvedev da giugno 2013.

Soltanto lo scorso febbraio Ulyukaev si lamentava della situazione economica in Russia che si mantiene difficoltosa, tanto che a settembre scorso il ministro aveva spiegato che, per quanto riguarda il 2015 ed il 2016, il deficit di bilancio della Russia si sarebbe attestato approssimativamente al 3% del Pil. Per il ministro la colpa sarebbe stata soprattutto imputabile al basso costo del petrolio con perdite di 150 miliardi di euro nel bilancio mentre le sanzioni continuano a costare alla Russia intorno ai 40 miliardi di euro all’anno. Una batosta, se si pensa che l’introito per la vendita di gas all’Unione Europea è di 130 miliardi di dollari l’anno, cosa che rappresenta buona parte dell’export (la vendita di armi assicura 15,7 miliardi di dollari). Certamente gli accordi con i petrolieri, l'ex ministro, sapeva farli molto bene. 




Antiterrorismo: arrestato il reclutatore dell'Isis Moez Fezzani

Red. Cronaca

 

È stato arrestato in Sudan il terrorista tunisino Moez Fezzani, meglio noto come Abu Nassim. Negli ambienti dell'antiterrorismo Fezzani è considerato tra i reclutatori dell'Isis in Italia: Avrebbe fatto parte, tra il '97 e il 2001, di una cellula del 'Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento' con base a Milano che reclutava uomini da inviare nei Paesi in guerra. Nel 2014 è stato condannato definitivamente a Milano per associazione per delinquere con finalità di terrorismo; nel 2012 era stato assolto in primo grado e espulso dall'Italia.

Fezzani era ricercato in base ad un mandato di cattura internazionale, dopo la condanna definitiva a 5 anni e 8 mesi, emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Milano per associazione per delinquere con finalità di terrorismo. È stato individuato in Sudan grazie al lavoro delle due agenzie di intelligence italiane. Nato a Tunisi nel 1969, Fezzani è considerato militante di Al Qaida in Afghanistan, è noto da oltre un ventennio per le sue attività nell'ambito di una delle formazioni satellite di Al Qaida, Ansar Al Sharia Tunisia (AST). Catturato in Pakistan nel 2002, è stato detenuto nella base statunitense di Bagram e poi estradato in Italia. Nell'aprile 2012, dopo un periodo di detenzione, viene espulso in Tunisia.

Successivamente viene localizzato in Libia, dove gestisce campi di addestramento per aspiranti mujaheddin. Nell'estate 2013, raggiunge la Siria, per poi rientrare nuovamente in Libia nel 2014 dove recluta aspiranti combattenti. Era ricercato dalla Tunisia, per l'organizzazione degli attentati al Museo del Bardo e all'Hotel Imperial di Sousse.
 




Trump: "Subito via 3 milioni di clandestini con precedenti"

 

Redazione

 

USA – Donald Trump ha ribadito in una intervista alla Cbs, che sarà trasmessa nelle prossime ore, un'altra delle sue promesse elettorali, l'espulsione di 2-3 milioni di clandestini con precedenti penali. "Quello che faremo e' buttare fuori dal Paese o incarcerare le persone che sono criminali o hanno precedenti criminali, membri di gang, trafficanti di droga", ha detto, indicando la cifra in due, forse anche tre milioni. Quanto agli altri irregolari, il neopresidente eletto ha sostenuto che una decisione verrà presa dopo aver reso sicura la frontiera. Trump ha confermato che intende costruire il muro al confine col Messico, precisando che una parte potrebbe essere muro e una parte una "recinzione", in accordo con quanto proposto dai repubblicani al Congresso.

Migliaia di persone hanno manifestato in diverse città degli Stati Uniti per la quarta notte consecutiva contro l'elezione di Donald Trump a presidente. Diciannove le persone arrestate a Portland dove, nonostante gli appelli alla calma del sindaco e della polizia, si sono verificati nuovi scontri con la polizia che ha sparato granate assordanti dopo il lancio di pietre e bottiglie da parte di un gruppo di manifestanti. A New York la protesta è partita da Union Square, ha attraversato la Fifth Avenue ed è arrivata sotto la Trump Tower, dove è stata bloccata dalla polizia. Manifestazioni anche a Chicago, Los Angeles, San Francisco, Las Vegas.

Intanto Trump starebbe valutando di compiere un tour della vittoria negli Stati che lo hanno eletto presidente. Ad ipotizzarlo Kellyanne Conway, ex campaign manager destinata ad avere un posto di rilievo nella prossima amministrazione guidata dal tycoon. Il presidente eletto ieri ha incontrato Nigel Farage, leader del partito eurofobico Ukip,. ''Hanno parlato di liberta' – ha confermato Conway – e della vittoria e di cio' che questo significa per il mondo'', ha riferito dopo il colloquio, avvenuto nella Trump Tower. Farage e' stato insieme all'olandese Geert Wilders l'unico leader politico europeo a parlare alla convention repubblicana della scorsa estate.
 




Nuova Zelanda: fortissima scossa di terremoto 7.8. Allarme tsunami

Redazione

NUOVA ZELANDA – Una forte scossa di terremoto è stata avvertita in tutta la Nuova Zelanda. Secondo l'Istituto geofisico americano Usgs, il sisma avrebbe una magnitudo di 7.8 mentre per il sito neozelandese Geonet sarebbe 6.6. L'epicentro è stato localizzato a 91 chilometri a Nord di Christchurch. Al momento non ci sono notizie di danni, ma l'allerta tsunami è stata lanciata dalle autorità sulla costa orientale.

Evacuato il centro di Wellington. Uno tsunami di due metri è stato registrato sull'Isola del Sud in Nuova Zelanda, dopo il terremoto di magnitudo 7.8 seguito da diverse scosse. Lo hanno fatto sapere le autorità, che al momento non hanno dato notizie di vittime o danni. La scossa ha avuto ipocentro a 23 chilometri di profondità a 53 chilometri Nordest di Amberley e 93 a Nord di Christchurch. "Chiunque si trovi in quella zona, si sposti immediatamente verso l'interno", scrive la protezione civile del Paese sul suo account Twitter precisando di avere problemi sul sito e quindi che continuerà a fornire informazioni sui social media. In un primo momento, l'allerta tsunami era stata esclusa.

Dopo la prima ondata di due metri di altezza, registrata sulla costa orientale della Nuova Zelanda, la protezione civile della Nuova Zelanda ha diramato su Twitter con un nuovo allarme tsunami alla popolazione che vive sulla costa orientale, specialmente nella sua parte centrale sulla South Island, e sull'arcipelago delle Isole Chatham. Ai residenti è fortemente consigliato di allontanarsi dal mare per la possibilità di onde di tsunami "dai 3 ai 5 metri di altezza", aggiungendo che la prima onda, che è stata misurata a Kaikoura in circa 2 metri, non è stata necessariamente la più potente.

Evacuato il centro di WellingtonMigliaia di persone sono state evacuate dal centro della capitale della Nuova Zelanda in seguito all'allarme tsunami che riguarda l'intera costa orientale neozelandese. Lo rivela il sito di Radio New Zealand che cita il municipio di Wellington.




Parigi: il Batlacan torna a cantare con Sting

 

Redazione

 

PARIGI – Abbiamo due compiti: onorare i morti e ricominciare a vivere. Non li dimenticheremo": alle 21 di sabato 12 novembre Sting è salito sale sul palco del Bataclan. Parlando in francese ha chiesto al pubblico di osservare un minuto di silenzio, straziante, a cui segue subito la musica. 'Fragile', 'Message in a Bottle', fino a 'Roxane' e tanti altri successi. Per circa un'ora e mezza carica di emozione, fino alle 22:40, l''Englishman in New York' ha scatenato Parigi. Dopo un anno di silenzio il Bataclan è tornato a cantare, anche se la direzione ha rifiutato di far entrare due dei componenti degli Eagles of Death Metal che volevano assistere al concerto di Sting. "Sono venuti ma li ho mandati via. Ci sono cose non si perdonano", ha detto il direttore della Sala concerti jules Frutos, citato dalla stampa francese. A inizio marzo, ancora segnato dal massacro, il frontman del gruppo aveva detto che a suo avviso l'attacco era stato preparato dall'interno della sala esprimendo sospetti nei confronti del servizio di sicurezza.

Tra i 1.500 spettatori in sala nella serata di riapertura, c'è anche Aurélien, un cuoco francese di 25 anni, che ha deciso di tornare nel luogo in cui ha perso il suo migliore amico. E nel quale lui si è salvato per miracolo nascondendosi dietro al bancone del bar. "Essere qui è un dovere", afferma lui, che per almeno venti minuti fece il morto, sdraiandosi a terra tra i fusti di birra. "Voi non potete immaginare che cosa sia stato". Nonostante la ristrutturazione ad Aurélien tutto "sembra identico. Vi giuro era proprio così non è cambiato nulla", insiste sfiorando quello stesso comptoir che gli ha salvato la vita prima di lanciarsi verso l'uscita di sicurezza. Ne uscirà illeso, ad altri è andata peggio. Sui 130 innocenti barbaramente uccisi tra i locali del centro di Parigi e lo Stadio di Saint-Denis qui ne vennero trucidati novanta. E tanti tra familiari e superstiti hanno voluto esserci 




Trump come Silvio: primi 100 giorni contratto con gli elettori

di Paolino Canzoneri

NEW YORK – Dopo una volgare ed estenuante campagna elettorale che ha visto, contro tutti i pronostici, la vittoria di un presidente giudicato sessista e razzista la gente è scesa in piazza in varie manifestazioni anti-Trump con lo slogan "Not My President" e in taluni casi si registrano atti di violenza come quella avvenuta a Portland nello stato dell'Oregon dove un uomo è rimasto ferito da un colpo di pistola sparato durante la manifestazione.  A dare la notizia un messaggio della Polizia sui social a cui è seguito l'ordine perentorio per i cittadini di disperdersi per evitare altri episodi di violenza. Da tre notti sit-in e marce di protesta nelle vie di grandi città da Columbus a New York e da Miami a Filadelfia, hanno causato arresti per oltre 200 manifestanti fino alla Trump Tower reggia faranoica del Tycoon che in una intervista in uno dei quotidiani maggiori della città ha detto: "Dobbiamo unire il paese, voglio un paese unito e la strada migliore per ottenerla è quella di creare dei posti di lavoro".

La recente riunione di Trump con Barack Obama, nel classico "passaggio della corona", ha mostrato il nuovo presidente disponibile nel considerare e seguire gli intenti dell'ex presidente in tema di abolizione della riforma sanitaria , controllo frontiere e tasse. Anch'egli come fece Berlusconi nel 1994 sigla una sorta di contratto dei primi 100 giorni con gli americani a cui promette lotta senza confini al potere corrotto e contro le collusioni delle lobby; rinegoziare l'accordo commerciale nafta tra Usa-Canada-Messico, dare mandato al segretario al Tesoro di etichettare la Cina come manipolatore valutario, deportare i due milioni circa di immigrati criminali illegali e cancellare i visti con i Paesi che non intendono prenderseli e tant'altro.

Trump, alle prese con la creazione del suo "team", del suo gruppo di collaboratori stretti che lo seguiranno in questi primi 4 anni, dovrà dare prova di saper interpretare le reali esigenze delle popolazioni americane, riuscire a rispettare quanto detto in campagna elettorale. Ed è cosi che entreranno a fare parte del gruppo il governatore del New Jersey Chris Christie, il governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson, l’ex speaker della Camera dei rappresentanti Newt Gingrich, l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani e la governatrice dell’Oklahoma Mary Fallin, John Bolton diplomatico di lungo corso, Ben Carson il neurochirurgo, una sola donna al momento Sarah Palin ex governatrice dell’Alaska, il gruppo è ancora in fase di definizione e nei prossimi giorni si conosceranno altri probabili nomi che entreranno a farne parte. Il team non è proprio piaciuto al presidente della Commissione UE Juncker che ha detto chiaramente "Con lui perderemo due anni, il tempo che faccia il giro del mondo che non conosce. Rischi di vedere gli equilibri intercontinentali disturbati su fondamentali e struttura".

 




Egitto, liberati i due pescherecci italiani

Redazione

Sono stati liberati i pescherecci mazaresi Ghibli I e Giulia PG fermati nella tarda serata di mercoledì da uomini della Marina militare egiziana mentre erano intenti in una battuta di pesca a circa 28 miglia dalle coste egiziane. Lo conferma l'armatore Domenico Asaro.

I due pescherecci andando via dal porto di Alessandria d'Egitto, dove erano stati condotti, non rientreranno a Mazara del Vallo, ma proseguiranno nel Mediterraneo le loro programmate battute di pesca.

La Farnesina conferma che "grazie all'intervento della nostra ambasciata al Cairo i due pescherecci hanno mollato gli ormeggi e sono diretti in mare aperto".

I due pescherecci furono protagonisti, nel 2008, di un difficile salvataggio di 650 migranti che erano su due barconi a largo di Lampedusa sul mare in burrasca.

Il Ghibli I era già stato sequestrato dagli egiziani circa quattro anni fa. Allora il peschereccio mazarese era con altri tre pescherecci e tutti subirono un sequestro lampo. Il Giulia PG fu sequestrato, insieme con il Daniela L., nell'ottobre 2013 dai miliziani di Bengasi che li avevano bloccato a circa 40 miglia al largo delle coste cirenaiche. Per il rilascio l'armatore ha dovuto affrontare due processi e pagare un riscatto. Il Daniela L. è ancora sotto sequestro da parte dei libici.




"Not my president", in migliaia contro Trump: 30 arresti

Redazione

USA – Decine di migliaia di persone al grido di 'Not My President' sono scese in strada in tutti gli Stati Uniti per protestare contro l'elezione di Trump. Le due manifestazioni piu' imponenti a New York e Chicago. Almeno 30 persone sono state arrestate a Manhattan dove si e' svolta una imponente manifestazione contro Donald Trump. In migliaia, nonostante la pioggia, si sono radunati a Union Square e hannno poi sfilato verso Midtown fino alla blindatissima Trump Tower sulla Fifth Avenue , dove si trova l'abitazione del nuovo presidente Usa. Paralizzato per ore il traffico nella zona. Tensione ed arresti anche a Columbus Circle, all'ingresso Nord di Central Park, dove si trova il grattacielo del Trump Hotel. Tutta l'area dove si trova la residenza del nuovo presidente, uno dei cuori pulsanti dello shopping e del turismo a Manhattan, e' blindatisssima. I voli sopra la zona sono stati vietati. L'isolato della Trump Tower e' circondato da camion 'anti-bomba' pieni di sabbia e da decine di agenti alcuni in tenuta antisommossa. Questi ultimi presidiano anche l'ingresso della residenza della famiglia Trump. Tra gli slogan cantati dalla folla di manifestanti 'Not my President' e "Hey Hey Ho Ho Donald Trump has to go'. Ma proteste anche a Seattle, Portland, Oakland, San Francisco, Los Angeles, Boston, Filadelfia, Detroit, Austin. Davanti alla Casa Bianca a Washington una folla di persone si e' riunita per esprimere tutta la propria rabbia e frustrazione per la sconfitta di Hillary Cinton, invocando anche il nome di Barack Obama.

Intanto oggi Trump è ricevuto alla Casa Bianca da Barack Obama. Un incontro che servirà a cominciare quel passaggio di consegne che in America dura oltre un mese. Sarà un periodo di transizione in cui il nuovo presidente dovrà formare il nuovo governo e scegliere chi mettere nei posti chiave dell'amministrazione. Poi, concluso il processo elettorale con l'insediamento del nuovo Congresso e il voto dei grandi elettori, il giorno dell'ingresso di Donald Trump e della nuova first lady Melania alla Casa Bianca, il 20 gennaio prossimo. Ad attendere Trump ci sarà un Congresso 'amico'. Perché dalle urne dell'Election Day è uscita anche una schiacciante vittoria del Grand Old Party, che mantiene il controllo sia della Camera dei Rappresentanti che del Senato. Il cosiddetto 'transition team' del nuovo presidente Usa Donald Trump avrebbe gia' elaborato una 'short list' di 41 nomi per riempire le varie caselle della futura amministrazione. Lo riportano alcuni media. Tra i nomi individuati ci sarebbero l'ex sindaco di New York Rudi Giuliani, in pole, come ministro della giustizia, e il deputato Duncan Hunter come possibile capo del Pentagono.




Usa 2016, vittoria di Trump: "Sarò il presidente di tutti gli americani"

 

Redazione

 

USA – Sovvertendo tutti i pronostici della vigilia, Donald Trump, a sorpresa, è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Trump ha conquistato la Casa Bianca assicurandosi almeno 276 grandi elettori, lasciando Hillary Clinton a quota 218. Flop della Clinton – dunque – che lo chiama e gli concede la vittoria. Trump vince in quasi tutti gli 'swing state', tra gli altri Florida, Ohio, Virginia, Iowa e Nevada.

L'elezione del candidato Repubblicano pesa sui mercati ma il paventato panico non c'è.

Il tycoon, tra l'altro, lancia messaggi rassicuranti. "Sarò il presidente di tutti gli americani", ha promesso Trump. ''Cercheremo alleanze, non conflitti, nel mondo'', dice ancora Trump, sottolineando che gli Stati Uniti "andranno d'accordo con tutti coloro che vorranno andare d'accordo con noi". Il presidente uscente Barack Obama chiama Trump e la responsabile della campagna del prossimo inquilino della Casa Bianca, Kellyanne Conway, fa sapere che i due "si incontreranno presto". 

E diverse ore dopo la cocente sconfitta e il sogno sfumato di essere la prima donna presidente alla Casa Bianca Hillary Clinton ha rotto il silenzio: "Mi sono congratulata con Donald Trump e impegnata a lavorare con lui per il bene del Paese". "E' una sconfitta dolorosa, e lo sara' per molto tempo. Sono delusa e mi dispiace non aver vinto queste elezioni", ha aggiunto visibilmente emozionata. Poi un messaggio alle sue sostenitrici, facendo riferimento alla possibilità che una donna diventi presidente degli Usa: "Non abbiamo ancora rotto il piu' alto e piu' duro soffitto di cristallo ma un giorno succederà". E concludendo: "Dobbiamo accettare il risultato" della vittoria di Donald Trump che ora "è il nostro presidente".

Nel frattempo, Trump si gode il trionfo e domani verrà ricevuto da Barack Obama. Nel suo primo bagno di folla, ha promesso che sarà il "presidente di tutti" e che "tutte le persone finora dimenticate non lo saranno più". Poi, ha assicurato che gli Usa "cercheranno alleanze e non conflitti nel mondo" e "andranno d'accordo con tutti coloro che vorranno andare d'accordo con noi".




Usa: Trump e Clinton, l'America è chiamata alle urne

di Angelo Barraco

Washington – Alle ore 12 italiane di oggi (ore sei locali) si è aperta la campagna elettorale più discussa e avvincente d’America che da New York fino a Miami giunge finalmente al capolinea e ha visto fronteggiarsi spalla a spalla  la biondissima e carismatica Hillary Clinton,  ex first lady che ha preferito alla poltrona di casa sua il comodissimo e prestigioso trono della Casa Bianca in passato tenuto in caldo dal marito Bill e dalla sua amante, dall’altro fronte c’è invece il magnate dell’imprenditoria americana Donald Trump, che non le ha mandate a dire e pur di ottenere voti ha messo in piedi teatrini di ogni tipo alla vigilia dell’Election Night, con una fuga  improvvisa durante un comizio che nemmeno alla Sagra del Carciofo dopo un’indigestione acuta la si vede con tanta enfasi e dovizia nei particolari e che ha fatto parlare le tv americane e sollevato molti dubbi. Ma come si svolge il voto del Presidente degli Stati Uniti? Non è il popolo ad eleggere direttamente il Presidente degli Stati Uniti, sono 538 grandi elettori suddivisi in 50 Stati in base alla popolazione. Il candidato che vince in uno Stato ottiene la totalità dei suoi elettori eccetto in Maine e Nebraska ove eleggeranno poi il Presidente. Sono chiamati alle urne circa 130milioni di americani, 200milioni meno rispetto ai residenti in Usa. Bisogna infatti togliere i minorenni, gli stranieri –compresi coloro muniti di Green Card- cittadini con reati penali, con problemi mentali, coloro che non sono iscritti a registri elettorali. 
 
Ma non siamo di certo qui per parlare di come hanno fatto spalluccia in questi lunghi ed estenuanti mesi di campagna elettorale poiché sono dettagli oggettivi ben noti ai rigori delle cronache del globo, l’aspetto che andremo ad analizzare è di carattere prettamente tecnico e l’America si trova dinnanzi ad un bivio: Democratici con Hillary o Repubblicani con Trump? Due arterie che non si incrociano ma che determineranno certamente un cambiamento di carattere globale e i mercati del mondo già ne risentono. Ciò che emerge però è che la spinta iniziale e irruenta di Donald Trump ha subito un netto e drastico calo nelle ultime settimane, ma lui non si arrende e come un caterpillar irrompe con il suo caratteristico sproloquio enunciando ai posteri: “Sara' una Brexit all'ennesima potenza, una vittoria senza precedenti”. I dati mostrano un netto vantaggio della biondissima Hillary che attraverso il suo sempreverde sorriso mostra con orgoglio la rimonta avvenuta sul ranch finale. Una battaglia dura che mira all’obiettivo unico di raggiungere il “Magic number” dei 270 elettori necessari per sedere sul tanto ambito podio della White House. Entrambi hanno scelto la Pennsylvania per la finale, Hillary soprattutto a Filadelfia con marito e figlia e con Barack Obama e Michelle Obama in caso di vittoria. Sono 203 gli Stati che Hillary ha sicuri, chiamati “likely” sono e che si trovano nella colonnina blu: Illinois (20), New Jersey (14), Washington (12), Rhode Island (4), Delaware (3). Vengono chiamati “leans” Wisconsin (10), Minnesota (10), Oregon (7), Connecticut (7), Maine CD1 (1). Donald Trump invece dalla sua parte ne ha 164 e sono i cosiddetti “Likely” che sono che si trovano nella colonnina rossa: Indiana (11), Texas (38), Missouri (10), Utah (6), Montana (3), South Dakota (3), Tennessee (11), Alaska (3), Kansas (6), Nebraska CD2 (1), vi sono poi i cosiddetti “leans” e qui troviamo South Carolina (9). Per Hillary Clinton, che gi risulta favorita, basta prevalere in due Stati come la Florida e la Pennsylvania per vincere, mentre per il Tycoon la salita diventerebbe ripidissima e dovrebbe accumulare tante vittorie per poterla battere. In questa campagna elettorale vi sono inoltre quindici Stati che non si trovano nella colonnina denominata “Toss up”, Stati da tener d’occhio e sono: Florida (29), Ohio (18), Michigan (16), Pennsylvania (20), New Hampshire (4), Maine CD2 (1), Maine (2), North Carolina (15), Virginia (13), Georgia (16), Colorado (9), Nevada (6), New Mexico (5), Arizona (11), Iowa (6). Una terra di mezzo che può essere determinante, soprattutto se vi fosse la propensione di Stati come Florida (29) e Pennsylvania (20) di virare a favore di Hillary, si decreterebbe così la sua inoppugnabile vittoria dinnanzi ad un ipotetico Trump che si troverebbe dinnanzi ad una netta discesa nell’oblio dei suoi stessi deliri e il dubbio amletico sul vincitore si annullerebbe in un istante.  “Farò il mio meglio se avrò la fortuna di vincere. Così tanta gente dimostra come oggi il voto sia importante per il futuro del Paese” così ha dichiarato Hillary Clinton, giunta insieme al marito Bill dinnanzi ad un seggio elettorale a Chappaqua a nord di New York. Ma in questa vertiginosa campagna elettorale entrambi i candidati hanno racconto simpatie e antipatie reciproche da parte di un popolo che è sempre stato affamato da una spettacolarizzazione politica animata da uno spirito prospettico devoto alla comunicazione di massa e all’idealismo delle grandi manovre direttamente proporzionate alle parole e alle azioni compiute dai candidati e al loro modus operandi. Il repubblicano Trump, con il suo irruento carattere pronto a tutto, ha raccolto il 24% di elettori che lo vedono in modo negativo contro il 57% che lo vedono invece in modo positivo; Hillary invece, che porta ancora addosso l’abito da first lady ben disegnato ma pronto ad essere tolto definitivamente con grande orgoglio e classe, ha raccolto il 52% negativo e 31% positivo. Un’immagine che hanno dato agli americano e che si è tergiversata nell’esito finale che fa emergere il 46,8% per Hillary contro il 44,3% per Trump in attesa di raggiungere il “Magic Nuber”.  Il vantaggio di Hillary è di 4 punti su 6 e anche i mercati hanno scommesso su di lei e i sondaggi del New York Times dimostrano che viene favorita per l’85% rispetto al suo avversario, ma l’attenzione è sempre mantenuta alta poiché tutto può cambiare e il trionfo di Trump può considerarsi comunque possibile. L’ex first lady ha dichiarato: “Dobbiamo affrontare la prova del nostro tempo, facciamo in modo che non possano esserci dubbi sul risultato di questa elezione, fermare l'establishment politico corrotto” Trump ha riferito invece: “fermare l'establishment politico corrotto. Gli unici che possono fermare questa macchina corrotta siete voi…Hillary è il voto del fallimento, ora è il momento di cambiare”. L’Election Day rappresenta un giorno di estrema importanza per il popolo americano che confluirà alle urne  I primi seggi che chiuderanno a mezzanotte dell’8 (ora italiana) saranno quelli del Kentucky e Indiana, il 9 novembre invece chiuderà il seggio dell’Alaska. Ecco nello specifico gli orari: Indiana e Kentucky (ore 24:00); Florida, Georgia, South Carolina, Vermont,  Virginia (ore 01:00); North Carolina, Ohio, West Virginia (ore 01:30); Alabama,  Connecticut,  Delaware, Illinois, Maine, Maryland, Massachusetts ,  Mississippi,  Missouri,  New Hampshire, New Jersey,  Oklahoma, Pennsylvania,  Rhode Island, Tennessee, Washington DC (02:00); Arkansas (02:30); Arizona,  Colorado, Kansas, Louisiana, Michigan, Minnesota, Nebraska, New Mexico,  New York, South Dakota, Texas, Wisconsin,  Wyoming (03:00); Iowa, Montana, Nevada, Utah (04:00); California, Hawaii, Idaho, North Dakota, Oregon, Washington (05:00); Alaska (05:00). 
 
Laddove Hillary Clinton e Donald Trump hanno la sicurezza oggettiva di ottenere consensi e voti nei vari Stati americani a seguito della serrata campagna elettorale, esiste una “terra di mezzo” costituita da quindi Stati che invece tengono in bilico le sorti di colui o colei che siederà nei prestigiosi salotti della Casa Bianca. Si tratta di quindici Stati che nel corso del tempo hanno cambiato la loro propensione nei confronti di un candidato rispetto che un altro e oggi fanno parte dello status “Toss Up”. Analizziamo i singoli Stati e i risultati che da Marzo a Maggio sono mutati per poi arrivare ad una situazione di stallo: la Florida (29) registra un 46.4 a favore di Hillary, che viene battuta da Trump con un +2.0 da Trump che porta ad un risultato di 46.6; l’Ohio (18) registra un 42.3 per Hillary che viene annientata da Trump con un +3.5 raggiungendo quindi il 45.8; il Michigan (16) vede la Clinton al 45.4 con un +3.4 a favore dell’ex first lady che batte il tycoon a 42.0; la Pennsylvania (20) vede nuovamente la Clinton in testa con 46.2 e +1.9 contro il 44.3 di Trump; il New Hampshire (4) vede la first lady a 43.3 con +0.6 battendo Trump a 42.7; ma il Tycoon non è silente e ne Maine CD2 (1) ottiene il 41.5 con il +0.5 battendo con il 41.0 Hillary; nel Maine (2) ha la meglio Hillary con il 44.0 e un +4.5 che le fa onore dinnanzi ad un esimio 39.5 di Trump; North Carolina (15) vede la vittoria di Trump con il 46.5 e il +1.0 contro i 45.5 di Hillary; Virginia (13) una rimonta notevole di Hillary che raggiunge un punteggio di 47.3 con un +5.0 contro i 42.3 di Trump; in Georgia invece è Trump ad avere la meglio con un punteggio di 49.2 e un +4.8 contro il 44.4 di Hillary; In Colorado (9) Hillary ottiene il 43.3 con un +2.9 su Trump che invece ottiene un 40.4; in Nevada (6) è Trump ad avere la meglio con il 45.8 e un +0.8 su Hillary che invece ottiene il 45.0; New Mexico (5) torna in rimonta Hillary con un punteggio di 45.3 e un recupero di +5.0 su Trump che invece ottiene 40.3; in Arizona (11) Trump ottiene il 46.3 con il +4.0 su la Clinton che ottiene il 42.3; l’Iowa (6) vede protagonista ancora una volta il tycoon con il 44.3 e un +3.0 su Hillary che invece si ferma al 41.3. Altri due Stati erano incerti, ovvero Oregon (7) e Wisconsin (10) che invece adesso si sono schierati dalla parte della biondissima Hillary: il Wisconsin ha visto una rimonta della first lady con un +6.5 raggiungendo il 46.8 contro i 40.3 di Trump, mentre l’Oregon (7) a quota 44.0 contro i 36.0 e un supplemento di +8.0 a favore di Hillary. Secondo quanto riportato dal sito RealClearPolitics, alcuni Stati che si trovano nella cosiddetta “Toss Up” ovvero nella terra di mezzo hanno riportato alcuni dati relativi alle elezioni in corso con un’evidente propensione a Hillary Clinton rispetto che a Trump. Ecco gli Stati a favore di Hillary: Virginia +1.8, Georgia 1.6, Indiana +1.6, Maine +1.6, Maine CD1 +1.6.  Ma prima di arrivare a questo fatidico giorno in cui l’America è stata chiamata a scegliere il futuro Presidente degli Stati Uniti si è svolta la prima dura battaglia delle Primarie, che da un lato ha visto i Democratici e da un lato i Repubblicani. Per ottenere la nomination democratica sono necessari 2.383 delegati sui 4.764 complessivi: Hillary Clinton ha ottenuto 2.820 delegati, Bernie Sanders 1.880 delegati e Martin O’Malley 0 delegati. Per la corda dei Repubblicani sono indispensabili 1.237 delegati su 2.472 complessivi: Donald Trump ha ottenuto 1.542 delegati, Ted Cruz 560 delegati, Marco Rubio 167 delegati, John Kasich 161 delegati.
 
Ma cosa succederà se dovesse vincere Hillary Clinton? Cosa succederà se dovesse vincere Trump?  I Democratici puntano agli interventi pubblici e agli incentivi per le imprese, inoltre è previsto un piano di investimento sulle infrastrutture, migliorie su strade, aeroporti e ferrovie di tutto il paese. I democratici puntano alla crescita imprenditoriale del paese attraverso incentivi per le piccole e medie imprese che sono considerate l’ossatura principale di un sistema economico in grado di poter generare nuovi posti di lavoro. Si punta inoltre ad investimenti sull’energia verde, con l’obiettivo di trasformare gli Usa in leader nell’utilizzo dell’energia solare. Discutibile invece la scelta dell’estrazione di gas dal sottosuolo  . Per quanto riguarda Trump invece, qualora dovesse salire lui al potere si prevede un crollo della Borsa e un crollo dei mercati generali. I piani di Trump sono discutibili poiché prevedono la cancellazione della riforma sanitaria di Obama e molti americani perderanno l’assistenza sanitaria. Non è roseo il quadro prospettico alla luce di un’ipotetica vittoria di Trump poiché viene considerato un imprenditore senza mezze misure che non guarda in faccia il futuro e la crescita del paese ma il timore è che possa compiere manovre atte a cagionare un danno al paese. Uno dei suoi piani è quello di cacciare milioni i immigrati illegali dal paese, che però producono e lavorano in America, inoltre vuole avviare guerre commerciali con la Cina che cagionerebbero danni al sistema economico. Chi sar il prossimo Presidente degli Usa? Trump o Hillary? 



Hillary Clinton prima donna a ricoprire una carica elettiva, prima probabile donna alla Casa Bianca

di Paolino Canzoneri

Hillary Clinton ha già battuto un primato, è stata la prima moglie di un presidente degli Stati Uniti a ricoprire una carica elettiva; senatrice per otto anni in rappresentanza dello stato di New York ed eletta a primo mandato pur essendo first lady. Una donna fuori dal comune e poco disposta al ruolo pacato e marginale della classica moglie del presidente degli Stati Uniti sempre vicina silente e sorridente nelle occasioni mondane e negli importanti viaggi a fianco del marito a voler palesemente dimostrare una corretta e rassicurante normalità. Ma Hillary non è cosi, ha avuto modo di dimostrare capacità da leader politico che non ha nulla da invidiare agli altri grandi uomini politici e presidenti vari. Ha dimostrato una enorme maturità nel sopportare e superare l'umiliazione del tradimento del marito Bill che per debolezza sessuale si era lasciato sedurre come un fesso da una donnina convinta di trovare una scorciatoia per il raggiungimento della propria fulgida carriera passando da sotto la scrivania del presidente. Hillary invece è un altro tipo di donna, nonostante questa umiliazione si è messa in gioco e ha deciso di spendersi per il bene comune candidandosi con i democratici per la corsa alla presidenza della Casa Bianca in un momento cruciale dove si cambia pagina e si chiude definitivamente l'era Obama del primo presidente di colore che fra alti e bassi è riuscito a porre un freno ai vertici terroristici di al-Qāʿida e a mantenere un certo assetto pur con evidenti debolezze contro lo strapotere delle lobby americane che non gli hanno consentito di ridurre drasticamente la libera circolazione delle armi per i cittadini che da anni causa stragi senza riuscire a limitarne il margine d'uso. A favore dell'integralismo, la Clinton accorpa a se le ragioni e le esigenze di tutte quella fasce di popolazioni alle prese con problemi quotidiani con il lavoro, assicurazione medica e una corretta concezione delle tasse senza che come al solito ne vengano favoriti solo certe classi sociali. Non ha impiegato molto tempo per assicurarsi la stima e la fiducia non solo degli ispanici, messicani e popolazione di colore ma anche di tutta una fitta schiera di personalità del mondo dell'arte della cultura e della musica, del cinema ai livelli più alti in assoluto come Bruce Springsteen, Roger Waters, Madonna per la musica e Robert De Niro, Meryl Streep per il cinema e altri ancora mostrando delle salde referenze culturali che nella campagna elettorale le hanno quasi sempre assicurato un certo margine di superiorità nei sondaggi. Il suo avversario Donald Trump, in corsa per i repubblicani, era   riuscito a crearle qualche problema di consensi scoprendo un flusso di mail private della Clinton risalenti ai tempi del lavoro di senatrice, flusso che dimostrava un intreccio complesso fra politica, affari e interessi privati che costrinse l'FBI ad aprire il caso ma solo per pochi giorni fino ad ufficializzarne la repentina chiusura appurando che l'utilizzo del server privato per le mail aveva dimostrato un comportamento superficiale ma non criminale, cioè non esistevano indizi e motivazioni che dimostrassero che le mail contenessero disposizioni gestionali per fini illeciti e criminali. La prima donna che potrebbe diventare presidente degli Stati Uniti che ha dimostrato perizia, conoscenza dei dati, dei numeri e che non si è mai lasciata sopraffare dal facile insulto del suo avversario durante i tre confronti televisivi, occasione per Trump di esternare il suo furente odio cieco contro l'avversario che invece ha saputo mantenere il sorriso e la serenità; dimostrazione palese di forza e di perfetta consapevolezza dei limiti dell'avversario. Nelle prime ore del mattino del 9 Ottobre gli Usa e il mondo intero apriranno una pagina importante per il futuro del mondo. E' auspicabile che vinca sempre la linea della transigenza e della democrazia in rappresentanza d'ogni forma di persona, di cultura, di razza e di tradizione.