Attacco a Smirne: due morti, uccisi i terroristi

 

Redazione


SMIRNE – Almeno un poliziotto e un dipendente del tribunale sono morti nell'attacco al palazzo di giustizia della città, oltre ai 2 terroristi uccisi in scontri a fuoco con la polizia. Lo riporta l'agenzia statale Anadolu. In precedenza, il bilancio parlava di 11 feriti. L'attentato è stato compiuto prima con un'autobomba e poi con un assalto armato all'edificio da parte di almeno 3 terroristi, 2 uccisi, un altro risulta in fuga.

Il palazzo di giustizia si trova nel distretto di Bayrakli. Oltre alle ambulanze, sul posto sono stati inviati diversi mezzi dei vigili del fuoco."La Turchia è sotto attacco contemporaneo di diversi gruppi terroristici e vogliono metterla in ginocchio. Non c'è nulla che non abbiano ancora provato, ma non ci sono riusciti. Non possono mettere la nostra gente l'una contro l'altra. Non sono riusciti a distruggere la nostra unità e non ci riusciranno": a dirlo il presidente Recep Tayyip Erdogan dopo l'attacco a Smirne ribadendo il suo appello ad una risposta comune al terrorismo, già lanciato dopo la strage di Capodanno a Istanbul.

In base agli elementi raccolti finora, l'attacco sembra opera del Pkk curdo. Lo ha detto il governatore della città, Erol Ayyildiz, secondo cui i terroristi avevano addosso 8 bombe a mano e hanno anche fatto esplodere un altro veicolo dopo la prima autobomba. Il governatore ha inoltre confermato le 2 vittime dell'attacco, oltre ai 2 terroristi uccisi in scontri a fuoco con la polizia, mentre i feriti risultano "6 o 7".

Intanto per il vicepremier turco, Veysi Kaynak, l'attentatore di Capodanno a Istanbul è "probabilmente un uiguro": lo ha detto in un'intervista alla tv A Haber confermando le indiscrezioni dei giorni scorsi sulle indagini mirate a una cellula asiatica dell'Isis. Minoranza turcofona e musulmana, gli uiguri risiedono nella regione cinese dello Xinjiang. Secondo Kaynak, il killer ha agito da solo ma con l'aiuto di una rete di complici su cui stanno indagando le autorità. Inoltre, ha aggiunto, non si può escludere che sia riuscito a fuggire all'estero.

"Servizi di intelligence stranieri" potrebbero essere dietro la strage di Capodanno – ha detto ancora – a Istanbul, visto "il modo professionale" in cui è stata compiuta. "Sono dell'idea che non sia possibile che l'autore abbia compiuto un attacco del genere senza alcun supporto. Ha l'aria di un'azione da servizi segreti. Tutti questi aspetti sono oggetto di valutazione", ha spiegato Kurtulmus.




Identificato il killer di Istanbul


Redazione


ISTANBUL – Una caccia senza sosta ma ancora senza esito in tutta la Turchia al killer di Capodanno, che al momento ha un volto ma non un nome. L'identità dell'autore della strage di Capodanno a Istanbul è stata accertata – conferma il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, intervistato dall'agenzia Anadolu. cavusoglu non ha fornito il nome né altri dettagli sulla persona identificata, che è ancora ricercata. L'agenzia Anadolu ha detto che finora 20 persone sono state fermate nell'ambito delle indagini sulla strage, costata la vita a 39 persone.

Mentre il cerchio intorno all'uomo più ricercato del Paese appare sempre più stretto, con i presunti complici in manette saliti a 16, tra cui la moglie, la sua identità resta un mistero.

È durato solo poche ore il suo presunto riconoscimento da parte dei media turchi, a partire dalla tv di stato vicinissima al presidente Recep Tayyip Erdogan, come il 28enne Ihake Mashrapov, cittadino del Kirghizistan, di cui era stato diffuso persino il passaporto. L'uomo, ora nel suo Paese, ha negato ogni coinvolgimento, come confermato anche dalle autorità di Bishkek.




Brasile, rivolta nel penitenziario: una carneficina

 
di Angelo Barraco

 
Rio De Janeiro – Terribile rivolta nel penitenziario di Anísio Jobim (Compaj), considerato tra i più duri e temuti del Brasile per le disumane condizioni di vita dei detenuti. Una rivolta improvvisa e furibonda che si è trasformata in una vera e propria carneficina in cui il sangue ha fatto da sfondo a immaginabili scene di surreale violenza oltre ogni logica e ragione. I detenuti hanno picchiato e legato le guardie che si trovavano nei corridoi del carcere e si sono armati di pistole, coltelli, machete, bastoni e armi di ogni tipo, trasformando una prigione che già era un inferno nell’inferno stesso. Si contano almeno 60 morti, secondo Sergio Fontes, segretario di Pubblica Sicurezza locale che ha definito l’accaduto come “il maggior massacro del sistema carcerario di Amazonas”. Non è possibile al momento stabilire con esattezza il numero dei morti poiché il sopralluogo all’interno della struttura risulta complesso e richiede tempo. Fontes ha aggiunto che “Tutti hanno sofferto ogni tipo di sevizia” riferendosi alle inumane torture che sono state eseguite nei confronti delle vittime. Poche le informazioni che trapelano dalla blindatissima struttura teatro del massacro e molte notizie sono da verificare, emerge però un quadro agghiacciante, un escalation di violenza in cui le vittime sarebbero state torturate, bruciate vive e i loro corpi gettati dall’alto della struttura e proprio costoro –che sarebbero sei- avrebbero subito la decapitazione. I loro corpi sono stati identificati ma probabilmente si tratta di detenuti uccisi nel corso di uno scontro scoppiato presumibilmente tra esponenti di clan rivali. Dodici gli agenti della penitenziaria presi in ostaggio che sono stati liberati a seguito di lunghe e complesse trattative. I militari hanno blindato il carcere onde evitare eventuali fughe ed evasioni, anche se tale pericolo non si è potuto evitate e 20 detenuti sono riusciti a scappare. Quindici di loro sono stati individuati e catturati dai poliziotti, grazie anche all’ausilio dei cani molecolari. La notizia della rivolta è stata resa nota dai TG e numerose donne si sono accalcate all’esterno del penitenziario, chiedendo a gran voce agli agenti informazioni in merito alle condizioni dei propri cari. Alcune di loro hanno iniziato a spintonare il cancello esterno tentando invano di fare irruzione nella struttura e la zona esterna è stata circondata da agenti armati che hanno fatto allontanare ogni veicolo presente in zona. Nel corso di un programma presso la radio locale Tiradentes, Fontes ha riferito che “Nel corso dei negoziati, i prigionieri hanno chiesto quasi nulla, solo che non vi fossero eccessi all'arrivo della polizia. Hanno fatto quello che volevano, hanno ucciso i membri dell'organizzazione rivale e hanno ottenuto la garanzia che non sarebbero stati attaccati dalla polizia. La Fdn ha massacrato i sospetti membri del Pcc e altri rivali”. 



Strage in discoteca a Istanbul: arrestata moglie del presunto attentatore


di Angelo Barraco
 
 
ISTANBUL – Arrestata la moglie del presunto autore della strage di Istanbul. La notizia è stata resa nota dalla corrispondente in Turchia Sally Lockwood per la ITV britannica che fa riferimento a fonti della polizia. La donna è stata fermata nella provincia di Konya, dove a fine novembre il killer vi si sarebbe recato con i figli.
 
Emerge inoltre che si tratterebbe di un uiguro, originario della regione dello Xinjang. Il terribile attentato di capodanno al nightclub “Reina” di Istanbul, che è costato la vita a 39 persone comportando il ferimento di altre 70 soggetti , è stato rivendicato dall’Isis a poco più di 24 ore con un comunicato in turco, solitamente diffondono comunicati in arabo.
 
Il comunicato del sedicente Stato Islamico dipinge la Turchia come “serva della croce”, parla poi del conflitto in Siria “il governo di Ankara dovrebbe sapere che il sangue dei musulmani, uccisi dai suoi aerei e dalla sua artiglieria, provocherà un fuoco nella sua casa per volere di Dio" sostenendo che il killer ha agito "in risposta agli ordini" del leader dell'Isis, Abu Bakr al-Baghdadi”. Sono stati fermati dalle autorità competenti almeno 8 sospetti militari dell’Isis con l’accusa di presunto coinvolgimento nell’attentato, inoltre sono state identificate già 38 delle 39 vittime della strage, si tratta di 25 uomini e 14 donne.
 
Gli inquirenti intanto stanno analizzando al microscopio le immagini del presunto attentatore e da tale importante elemento hanno avviato indagini di tipo investigativo per risalire all’identità del soggetto. Si presume che il soggetto possa essere originario dello Xinjang, Cina nordoccidentale, luogo in cui risiede la comunità degli uiguri, minoranza musulmana e turca. Un’altra pista investigativa invece colloca l’attentatore nell’Asia Centrale, proprio come gli attentatori della strage di fine giugno all’aeroporto Ataturk di Istanbul. Nel video diffuso dalla tv turca Haber si vede un uomo con addosso un giubbotto nero, senza barba, capelli corti, carnagione olivastra, costui parla con qualcuno e al termine della conversazione attraverso il vetro di sicurezza prende quello che potrebbe essere del denaro o dei documenti. Le operazioni di polizia proseguono senza sosta e nel quartiere di Zeytinburnu a Istanbul sarebbero state fermate alcune persone, come riporta il Daily Dabath. Una strage che lascia il mondo ancora una volta sconvolto per l’ennesima azione compiuta dall’Isis che destabilizza e uccide in modo inarrestabile. Il nuovo anno è un evento che tutto il mondo accoglie con gioia ma la Turchia quest’anno ha visto palesare sotto i propri occhi un incubo indicibile. Un uomo armato, si presume fosse da solo, dopo la mezzanotte è entrato all’interno di un nightclub, spezzando la vita a 39 persone.
 
L’uomo è poi scappato via. Secondo alcuni presenti, il killer avrebbe urlato “Allah Akbar”, le immagini lo immortalano vestito di nero con un cappuccio e un fucile in mano. Ha ucciso anche un poliziotto e una guardia che si trovavano all’ingresso del locale. Diversi gli italiani presenti in loco che fortunatamente sono riusciti a salvarsi dopo che il killer ha iniziato a sparare i primi colpi d’arma da fuoco.  Le istituzioni hanno commentato l’accaduto, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha commentato “fermezza contro la barbarie terrorista”, il premier Gentiloni lo ha definito un “vile e brutale attacco”. Papa Francesco ha parlato dell’attentato nel corso dell’Angelus “Purtroppo, la violenza ha colpito anche in questa notte di auguri e di speranza. Addolorato, sono vicino al popolo turco”. 



Hollyweed: ignoto cambia la storica insegna di "Hollywood", ecco cosa è successo…

 
di Angelo Barraco
 
 
WASHINGTON – Il 2 gennaio 2017 a Los Angeles si è palesata sopra la testa dei cittadini una sorpresa inaspettata e curiosa. La famosa scritta “Hollywood” si trova sul Monte Lee e  sovrasta il quartiere di Hollywood e di Los Angeles, simbolo per antonomasia della città nonché meta di turismo e da sempre elemento immancabile nelle pellicole cinematografiche, una scritta che nel suo simbolismo e sfarzo è anche  tristemente famosa  per il suicidio dell’attrice 24enne Peg Entwistle che nel settembre del 1932 ha deciso di porre fine alla sua vita arrampicandosi nella lettera “H” e per poi lanciarsi nel vuoto e morire. Durante la notte di Capodanno un individuo vestito di nero si è recato presso la collinetta e ha collocato degli stendardi neri e bianchi sulle lettere “O”, smorzandole e tramutandole in “E”, trasformando la scritta in “Hollyweed”. La parola “Weed” in slang indica la marijuana. Le forze dell’ordine hanno avviato le indagini sull’accaduto e controlleranno le registrazioni della videosorveglianza della ditta di sicurezza Trudeau, che si occupa del monitoraggio della scritta, per identificare l’autore del gesto. Non è la prima volta che la celeberrima insegna diventa oggetto di atti vandalici, come dimenticare quanto accaduto il primo gennaio del 1976, quando un uomo voleva celebrare l’entrata in vigore della legge per la depenalizzazione della cannabis e ha tramutato ha scritta in “Hollyweed”. Abbiamo parlato con Roby Vitari, che vive a Torino ma vola spesso a Los Angeles per raggiungere la sua band,  i Mindwars. Essendo lui un frequentatore abituale di quei posti, abbiamo chiesto come pensa abbiano reagito i cittadini a tale gesto e ci ha risposto “credo abbiano sorriso”, abbiamo chiesto quali secondo li possano essere i motivi che abbiano indotto il soggetto a compiere tale gesto e ci ha riferito “credo sia dovuto alla recente legalizzazione della marjuana, 
il motivo principale suppongo sia quello”. 
 
Sette Stati americani hanno votato a favore della legalizzazione a scopo ricreativo o terapeutico. Una virata che accende dibattiti su quelli che sono gli sprechi di energia elettrica poiché la coltivazione di cannabis richiede una luce adeguata, caloria perenne e condizioni adeguate che richiedono un dispendio di energia non indifferente. In America la situazione è cambiata rispetto al passato e il tempo delle restrizioni sembra ormai una mera utopia. Oggi la marijuana è utilizzabile a scopo ricreativo in 8 Stati ed è possibile invece acquistarla sotto prescrizione medica in altri 28. Una situazione che risulta paradossale ad un’America che voleva tagliare i consumi energetici per non parlare del fenomeno di uso/abuso della sostanza che può portare ad una gestione del fenomeno difficile da gestire a causa della sua stessa legalizzazione. Coloro che vogliono coltivarla non possono farlo all’aperto ma indoor, ciò comporta grande dispendio di energie elettrica e bollette salate che riempiono copiosamente le tasche dello Stato. Il Colorado, precisamente la città di Boulder, ha avviato un’iniziativa che tiene conto dell’impatto che il fenomeno ha sull’ambiente e ha introdotto una tassa di 2,16 dollari a kwh di elettricità consumata per la marijuana. Una legalizzazione che apre porte ma che aumenta i consumi e accresce le tasche dello Stato, cosa faranno gli americani? Lenny Bruce disse: “La marijuana un giorno sarà legale, grazie ai molti studenti di legge che ora fumano erba e che un giorno diventeranno deputati e la legalizzeranno in modo da proteggere se stessi.”



Il terrorismo attacca la Turchia a Capodanno: strage in una discoteca a Istanbul

 

Redazione


TURCHIA – Il terrorismo colpisce la Turchia nella notte di Capodanno: è di almeno 39 morti e 69 feriti l'ultimo bilancio ufficiale di un attacco avvenuto in una famosa e affollatissima discoteca di Istanbul, non ancora rivendicato ma le cui caratteristiche fanno pensare a un attentato a firma Isis. Tra le vittime anche 15 stranieri.

L'attacco è avvenuto verso l'1:30 ora locale, le 23:30 in Italia. Sul numero degli assalitori, vestiti con costumi da Babbo Natale, ancora non c'è certezza: solo uno, secondo fonti ufficiali; fino a tre, secondo testimoni e media locali. E il ministero dell'Interno turco afferma che l'assalitore sarebbe ancora in fuga. Il locale preso di mira è il 'Reina': un rinomato nightclub sulle rive del Bosforo posto nel quartiere di Ortakoy nel distretto di Besiktas, parte europea di Istanbul. Al momento dell'attacco, nel night ci sarebbero state tra le 500 e le 600 persone. L'attentatore avrebbe prima ucciso un poliziotto e una guardia giurata all'ingresso, per poi entrare nel locale e iniziare a sparare a caso sulla folla. Molti si sarebbero perfino gettati nelle acque gelide dello stretto per sfuggire alla morte. Circa 60 le ambulanze accorse sul posto.

Condanna dell'attacco e solidarietà alla Turchia da parte di Stati Uniti, Ue e Nato: la Casa Bianca ha offerto ad Ankara l'aiuto degli Usa, mentre il dipartimento di Stato ha espresso solidarietà "all'alleato turco"; l'alto rappresentante europeo per gli Affari esteri Federica Mogherini ha sottolineato come si debba "lavorare per prevenire tali tragedie"; il segretario generale dell'alleanza atlantica Jens Stoltenberg ha parlato di "tragico attacco".




Usa contro Mosca per hackeraggio, sanzione ed espulsione per 35 diplomatici russi

 

di Paolino Canzoneri


WASHINGTON – Dopo settimane di accuse, ritorsioni e smentite tra Usa e Russia circa infiltrazioni ed hackeraggio attuato allo scopo di favorire l'elezione di Donald Trump; l'ex presidente degli Stati Uniti d'America, ancora in carica "d'ufficio" prima di cedere il posto al Tycoon in Gennaio, assesta un colpo durissimo alla diplomazia e ai rapporti con Putin decretando sanzioni dure dirette alle due principali intelligence russe ossia la "Federal'naja služba bezopasnosti Rossijskoj Federacii" Servizi Federali per la sicurezza della Federazione russa, erede del KGB sovietico e oggi comunemente chiamata FSB e il direttorato principale per l'informazione " Glavnoe razvedyvatel'noe upravlenie" chiamato comunemente GRU che svolge compiti specifici di frontiera terrestre e marittima con il resto del mondo e dipendente dallo stato maggiore delle forze armate; nello specifico accuse e sanzioni hanno coinvolto quattro ufficiali e tre società tecnologiche su cui agivano due cyber criminali Evgeniy Bogachev e Aleksey Belan che oltre a rubare 100 milioni di dollari a istituzioni Usa e sottratto dati ad importanti società e-commerce, sembra abbiano fornito apparecchiature cybernetiche allo scopo di rubare fondi ed estrapolare informazioni personali. 
 
Una decisione senza precedenti aggravata ed appesantita dall'espulsione di 35 funzionari russi operanti nel territorio americano con l'accusa di "aver agito in modo incoerente con il loro status diplomatico o consolare". Chiusi pure due complessi ricreativi di proprietà del governo russo nel Maryland e a New York perchè accusati di attività di spionaggio e concesse 72 ore ai 35 funzionari per l'asciare con le famiglie gli Stati Uniti. La risposta russa ovviamente non si è fatta attendere e riferisce la CNN che autorità russe hanno chiuso una scuola anglo amercana frequentata prevalentemente da bambini figli del corpo d'ambasciata canadese e britannico e sicuramente si procederà a successive risposte e contromisure che certamente pongono un serio dubbio sui rapporti tornati improvvisamente gelidi e preoccupanti. Putin dal canto suo nega che il Cremlino abbia dirette responsabilità e ingerenze sulle presidenziali. 
 
Cautela e volontà di stemperare nervi e tensioni da parte di Donald Trump che era stato avvisato dalla Casa Bianca delle sanzioni che Obama avrebbe avviato ma che si mostra in disaccordo con la linea delle durissime sanzioni che Obama sta infierendo alla Russia: "E’ tempo per il nostro Paese di procedere verso cose migliori e più grandi nell’interesse del nostro Paese e del suo grande popolo, la prossima settimana incontrerò i leader dell’intelligence per essere aggiornato sui fatti di questa situazione". 
 
Sui social il portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova ha scritto: "Ci saranno dichiarazioni ufficiali, contromisure e molte cose ancora, l'America e il popolo statunitense sono stati umiliati dal loro presidente. Non da truppe internazionali né da truppe nemiche. Questa volta lo schiaffo a Washington lo ha dato proprio il suo signore". La Zakhrova definisce l'amministrazione Obama come un "gruppo di falliti in politica estera, arrabbiati e poco intelligenti che hanno dato una svolta distruttrice al prestigio e alla leadership degli Stati Uniti, lo spettacolo è finito, Barack Obama e la sua squadra di analfabeti ha rivelato al mondo il suo principale segreto: l’esclusività maschera la debolezza."
 
Obama invece affatto intimorito ma furioso e convinto della pesante ingerenza russa ha apostrofato: "Continueranno a prendere una serie di azioni a tempo debito, alcune delle quali non pubblicizzate contro la Russia e che la sua amministrazione fornirà nei prossimi giorni al Congresso un rapporto sulle interferenza di Mosca nelle elezioni; tutti gli americani dovrebbero essere allarmati dalle azioni russe''. La situazione appare piuttosto seria e il lungo periodo di disgelo fra le due super potenze sembra oramai compromesso. Donald Trump sembra invece intenzionato a ricucire in fretta i rapporti con Putin. Forse perchè sarà un presidente che "non volterà le spalle agli amici". 
 



Shinzo Abe e Obama a Pearl Harbor: "Il potere della riconciliazione" ma niente scuse ufficiali

 

di Paolino Canzoneri

 
NEW YORK – Visita storica per il leader del Giappone Shinzo Abe all'USS Arizona Memorial di Pearl Harbor. Il premier nipponico corona insieme all'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama il luogo storico ove 75 anni fa perirono 2400 persone vittime dell'attacco a sopresa alla flotta americana da parte del Giappone che con questo attacco sanguinario aprì la strada per il coinvolgimento americano nel secondo conflitto mondiale. Una corona simbolica e un omaggio che Obama stesso ha definito "il potere della riconciliazione che dimostra che le ferite di guerra possono cedere il passo all'amicizia". I leader nipponico ha commentato anch'egli con parole profonde: "Non dobbiamo mai ripetere l'orrore delle guerra. Questo e' l'impegno, Il mondo ha bisogno di tolleranza e del potere della riconciliazione". Una profonda e seria riconciliazione già iniziata ad agosto scorso durante la visita dell'allora presidente Barack Obama ad Hiroshima durante il giorno della commemorazione delle circa 200mila vittime ma oscurata forse dalla mancanza di scuse ufficiali da parte degli Stati Uniti che il Giappone si aspettava; "scuse ufficiali prontamente evitate anche dal premier giapponese Shinzo Abe a Pearl Harbor. Il disgelo è in corso e comunque promette bene anche se la nuova presidenza americana di Trump non è vista di buon occhio dal Giappone e sicuramente rappresenta fonte di imbarazzo  all'indomani delle dichiarazioni del nuovo presidente USA di intendere inasprire l'atteggiamento contro la Cina e questo potrebbe causare rischi per il Giappone. Trump stesso durante la campagna elettorale aveva accusato Giappone e Corea del Sud di approfittare troppo della protezione degli Stati Uniti e aveva esortato i due paesi a provvedere autonomamente allo sviluppo dell'armamento nucleare. Il presidente giapponese Abe oltremodo era già rimasto deluso dalla bocciatura da parte di Trump del progetto Partenariato Trans-Pacifico che avrebbe regolato gli investimenti regionali in cui hanno preso parte 12 paesi dell'area pacifica e asiatica. Il disgelo è in corso ma ancora persistono insidie e insoddisfazioni. 



George Michael muore a 53 anni, addio al mito del pop

 

Redazione


LONDRA – Avrebbe lanciato a marzo del prossimo anno un docu-film chiamato 'Libertà'. E che ora diventa il testamento artistico di George Michael, anche lui stroncato dal 2016 maledetto della musica. Il mito del pop è scomparso a 53 anni il giorno di Natale. Non è ufficiale la causa della morte del celebre cantante britannico. Il manager ha parlato di insufficienza cardiaca, la polizia precisa che "non ci sono circostanze sospette". Il suo staff afferma che "è morto serenamente in casa sua". I soccorsi sono arrivati nell'abitazione nel primo pomeriggio.

 

"E' con grande tristezza che confermiamo che il nostro amato figlio, fratello e amico George è passato a miglior vita in casa sua. La famiglia chiede sia rispettata la privacy in questo difficile momento", recita il comunicato. Ora la sua casa è diventata meta dei fan: nel quartiere di Highgate, a nord di Londra portano fiori, biglietti, qualche candela, fino davanti alla porta dell'abitazione. C'è anche chi lascia lunghe lettere in cui ricorda come le celebri canzoni dell'ex Wham gli abbiano cambiato la vita. Lo stesso sta accadendo nel villaggio di Goring-on-Thames, nel South Oxfordshire, di fronte alla casa di campagna del cantante, dove è morto a 53 anni per problemi cardiaci. In un messaggio Tracy ha scritto: "Caro George, il mio cuore è a pezzi, te ne sei andato troppo presto". E ancora: "La tua musica e il tuo spirito vivranno in eterno". Ma anche sui social media, a partire da Twitter, i tanti fan di Michael ricordano il loro beniamino, in particolare sotto l'hashtag #RIPGeorge, 'George riposa in pace'.




Russia, precipita aereo: non si esclude l'attentato

 

Red. Esteri 

 

E' precipitato nel mar Nero l'aereo militare russo trimotore Tu-154 con 92 persone a bordo, scomparso all'alba subito dopo il decollo dalla città di Sochi e in viaggio verso la base russa di Latakia, in Siria. E' stato lo stesso ministero della Difesa russo a comunicare il ritrovamento, da parte dei soccorritori, di frammenti del velivolo nelle acque del mare. A bordo anche i 64 membri del Coro dell'Esercito russo, erede del celebre Coro dell'Armata rossa. Tutti erano in viaggio verso la Siria per tenere un concerto in occasione del nuovo anno per le truppe russe dislocate nel paese mediorientale.

La lista include 8 membri dell'equipaggio, 8 militari, 64 membri del Coro, due responsabili civili, un membro di un'organizzazione umanitaria internazionale e 9 giornalisti. Si tratta degli inviati dei canali Ntv, Channel One e Zvezda.

"Escludo totalmente la tesi dell'attentato. L'aereo apparteneva al ministero della Difesa russo ed è precipitato nello spazio aereo russo. Una simile tesi è impossibile", aveva detto in un primo momento il capo della commissione Difesa del Senato russo, Viktor Ozerov, secondo cui l'incidente aereo potrebbe essere stato causato da un guasto tecnico o da un errore dell'equipaggio. Ma successivamente il ministero dei Trasporti russo ha aggiunto: "Le indagini stanno seguendo tutte le piste, anche l'attentato terroristico".




Strage Berlino: il killer era stato 4 anni in carcere in Italia. Ecco il punto


 
di Angelo Barraco
 
 
BERLINO – Sembra avere un volto e un nome l’attentatore di Berlino, si tratterebbe infatti di un tunisino di 24 anni di nome Anis. A che sarebbe stato raggiunto da un provvedimento di espulsione e inoltre, nel 2012, avrebbe raggiunto anche l’Italia. Si apprende inoltre che “sotto il sedile del guidatore del tir gli inquirenti hanno trovato un documento di espulsione” nei confronti di “un un cittadino tunisino di nome Anis A., nato nel 1992 nella città di Tataouine”. L’uomo sarebbe “noto anche con due altri nomi”. Sueddeutsche Zeitung cita fonti ufficiali e aggiunge inoltre che Anis. A era giunto in Italia nel 2012 e nel luglio del 2015 invece aveva raggiunto la Germania. Thomas de Maizière, ministro dell’Interno, aggiunge “C'è un nuovo sospettato che viene ricercato. È un sospettato e non necessariamente il colpevole” e aggiunge che “è stato emesso alla mezzanotte un mandato di cattura per la Germania e per tutta l'area Schengen, quindi anche per l'Europa”.  Le luci e i colori del natale sono elementi  decorativi collocati all’interno del contesto urbano che creano nell’animo dell’uomo, anche il miscredente, quel senso di affettività e calore che attraverso la condivisione e l’interazione si tramuta in un abbraccio avvolgente che la città emana attraverso la sua anima in questi giorni concitati. In ogni città si creano piccoli angoli in cui ogni anima vuole manifestare con estremo e sentito orgoglio la propria devozione verso il creato mediante l’ostentazione materialistica della fede, ci sono gli alberi in piazza e ci sono i mercatini di natale dove giovani e intere famiglie si riuniscono per acquistare il regalo dell’ultimo momento o semplicemente per respirare lo spirito natalizio lungo le vie illuminate della città. Berlino è una città che pulsa di vita e i suoi cittadini non avrebbero mai immaginato che in un tranquillo pomeriggio pre-natalizio, un mercatino di natale sarebbe divenuto lo scenario dell’ennesima strage. Per molti è stato come rivivere un terrificante flashback come quello di Nizza, poiché un tir è piomba improvvisamente in un mercatino di natale affollato da turisti impegnati nell’acquisto di regali. Il bilancio attuale parla di 12 morti e 48 feriti, all’interno del tir è stato rinvenuto morto un autista polacco che ha cercato di fermare il terrorista fino all’ultimo. Gli italiani rimasti lievemente feriti sono stati dimessi dall’ospedale, uno di essi è palermitano. L’attentato è stato rivendicato da Amaq, l’agenzia di stampa dell’Isis che ha chiamato il terrorista “soldato dello Stato Islamico. E'una vendetta per gli attacchi in Siria”. In un primo momento è stato fermato un 23enne pachistano, accusato di essere l’autore della strage, costui è stato adesso rilasciato. Massima apprensione invece per Fabrizia Di Lorenzo, la 31enne che lavorava e viveva li. La tensione è alta poiché il suo telefonino è stato rinvenuto da una giovane sul luogo della strage che lo ha immediatamente consegnato alla Polizia. La madre e il fratello della donna si sono recati a Berlino per sottoporsi all’esame del Dna e hanno riferito all’Ansa “Abbiamo capito che era finita stanotte all'una e mezza: siamo stati noi a chiamare la Farnesina. Ci siamo mossi coi nostri canali, ma da quanto mi dice mio figlio da Berlino, non dovrebbero esserci più dubbi. E' lì con mia moglie in attesa del dna, aspettiamo conferme, ma non mi illudo”. Fabrizia svolgeva la sua attività lavorativa in un’azienda di trasporti e aveva fatto l’Erasmus in Germania del 2013. Numerosi gli appelli lanciati sul web dai familiari per rintracciarla, anche il web magazine per il quale ha collaborato per un breve periodo Fabrizia ha lanciato un appello, ma tutto ciò è caduto nell’oblio del silenzio. Il Ministro degli Esteri Angelino Alfano aveva preannunciato che tra le vittime poteva esserci la giovane “Abbiamo indicazioni  che ci portano a non escludere in questo momento l'ipotesi che ci possa essere una vittima italiana”.