Potenziale conflitto Usa – Corea del nord: in un video il perchè sarà molto breve

In un video, gli ultimi aggiornamenti da parte della difesa statunitense analizzano perché un potenziale conflitto tra Usa e la Corea del nord sarà molto breve rispetto alle guerre in Vietnam, Iraq o Afghanistan.

 

Armi chimiche – La Corea del Nord è nota per possedere armi chimiche ed è considerata tra i più grandi possessori dopo gli Stati Uniti e la Russia. Nel 2012, il Ministero della difesa nazionale della Corea del sud ha stimato che la DPRK possiede tra 2.500 e 5.000 tonnellate di armi chimiche.

Si ritiene che la Corea del Nord possa dispiegare la sua scorta di agenti chimici attraverso una varietà di mezzi, tra cui artiglieria di campo, lanciagranate multipli, razzi FROG, missili Scud e Nodong, aerei e mezzi non convenzionali. Questa situazione garantirà l’uso della forza letale con l’eventuale utilizzo di armi nucleari tattiche.

 

Artiglieria – La Corea del Nord potrebbe scatenare il proprio arsenale sulla città di Seoul che dista solo 35 miglia dal confine. Le migliaia di pezzi di artiglieria settentrionale sono già mimetizzati e scavati. I pezzi di artiglieria della Corea del Nord includono il Koksan da 170 mm, che ha una portata di circa 40 km, usando i proiettili convenzionali. Tuttavia, Seoul dispone di razzi assistiti dall’eser-cito coreano, che hanno una portata di circa 60 km.

Questo scenario costringerà nuovamente gli Stati Uniti a utilizzare un’opzione militare che possa sot-tomettere rapidamente le forze nordcoreane, e questo è potenzialmente possibile con l’uso delle armi nucleari tattiche.

 

Nukes con Icbm – La Corea del Nord ha provato il missile balistico intercontinentale (ICBM) denominato HWA-SONG-14 su quello che ha la gamma per colpire le principali città statunitensi. La Corea del Nord ha testato questo ICBM due volte nel mese di luglio ed entrambe le volte il test ha avuto successo, segnando una tappa importante per il paese. Questa è la prima volta che la Corea del Nord ha dimostrato la capacità di poter colpire gli Stati Uniti.
In totale la Corea del Nord ha condotto fino ad ora sei test nucleari. Il primo nucleo test è stato condotto dalla Corea del Nord l’8 ottobre 2006. Secondo gli analisti sta-tunitensi, ha avuto una resa di meno di un kilotone di TNT.
Le esplosioni sono diventate più potenti da allora. Il dispositivo testato dal Nord ha recentemente avuto una resa di oltre 100 chilogrammi di TNT. In caso di conflitto, gli Stati Uniti non hanno altra scelta se non di estrarre i nucleari e missili nord-coreani. Ciò è possibile solo con l’uso di una forza letale che comprende bombe di precisione e nuclei tattici per distruggere le strutture sotterranee indurite.

 

In conclusione – Il punto cruciale della questione è che, a differenza del Vietnam, Iraq o Afghanistan, una guerra con la Corea del Nord sarà una corsa contro il tempo. Dare la possibilità di ritorsione della Corea del Nord provocherebbe una catastrofe. Gli Stati Uniti dovranno quindi portare le grandi armi fin dall’inizio compreso l’uso possibile di nucleare tattico. La guerra sarà rapida e sarà combattuta a ritmo fulmini. La cache statunitense di nucleare tattica ha il potenziale di accorciare la guerra come quello che è accaduto nella seconda guerra mondiale.

B61 nuke è una delle armi che possono svolgere un ruolo importante.

B61 è una resa variabile, arma di chilotoni. Le versioni tattiche possono essere impostate su una resa esplosiva di 0,3, 1,5, 5, 10, 45, 60, 80 o 170 kilot, e la versione strategica ha un rendimento di 340 kilotoni.

Le parole di Trump, minacciando di incontrare le minacce della Corea del Nord con un “fuoco e fu-ria come il mondo non hanno mai visto”, sono stati l’avvertimento più forte di uno sciopero nucleare da qualsiasi presidente Usa nei tempi moderni.

 

Anche Trump nel discorso dell’ONU ha detto, riferendosi al regime del leader del Nord Corea Kim Jong Un: “Nessuna nazione sulla Terra ha interesse a vedere questa banda di criminali armarsi con armi nuclea-ri e missili. Gli Stati Uniti hanno grande forza e pazienza, ma se è costretto a difendersi o ai suoi al-leati, non avremo altra scelta se non per distruggere completamente la Corea del Nord “.




Relazioni Italia – Finlandia: il presidente Mattarella in partenza per la visita di Stato

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, effettua una visita di Stato in Finlandia dal 26 al 28 settembre. Ospite di  Sauli Niinistö, Presidente della Repubblica di Finlandia, insieme alla consorte Jenni Haukio. Mattarella  parteciperà ad una cerimonia di accoglienza nel Palazzo Presidenziale mercoledì 27 settembre 2017. L’ordine del giorno della visita ufficiale prevede una discussione bilaterale tra i presidenti e discussioni in un gruppo allargato. I temi delle discussioni includono le relazioni politiche ed economiche tra la Finlandia e l’Italia, le questioni relative alla politica di sicurezza, nonché altre questioni internazionali di attualità. La giornata si conclude con un cena di Stato al Palazzo Presidenziale ospitata dal presidente Niinistö e dalla signora Jenni Haukio.

Durante la sua visita, il presidente Mattarella si incontrerà anche con la Presidente del Parlamento finlandese Maria Lohela e con il primo ministro Juha Sipilä.

Il 26 sera è previsto, nella Residenza dell’Ambasciatore d’Italia ad Helsinki, un incontro con una rappresentanza della collettività italiana. Sempre il 27, il Presidente Mattarella verrà accolto nel palazzo Municipale dal Sindaco di Helsinki, Jan Vapaavuori. In quella circostanza, è prevista la Firma del Libro d’Onore, una colazione in onore del Presidente della Repubblica offerta dal Sindaco, che consegnerà  la Medaglia d’Onore della Città di Helsinki al Presidente Mattarella. Successivamente, Mattarella si recherà presso il Cimitero Monumentale di Hietaniemi. , accolto dal Comandante della Guarnigione della Guardia Jaegaer, Colonnello Ahti Kurvinen,  per una cerimonia di deposizione di due corone rispettivamente presso la Croce degli Eroi di Hietaniemi e presso il Monumento al Maresciallo Carl Gustav Emil Mannerheim. In giornata, il Presidente visiterà anche il Museo del Design, ove sarà accolto dal  Direttore del Museo, Jukka Savolainen. Il 28 mattina è previsto l’incontro col primo ministro Sipilä

La visita del presidente Mattarella assume un particolare significato in quanto il 2017 contrassegna le celebrazioni del centenario dell’indipendenza del Paese dalla Russia, nel 1917

Dal 1946 in poi le visite di Stato in Finlandia di Presidenti della Repubblica italiana ammontano, con l’attuale a quattro: la prima, del Presidente Scalfaro in Finlandia, nel settembre 1993, seguita dalla visita del Presidente Ciampi nel settembre 1999, quindi dalla visita del Presidente Napolitano nel settembre 2008. Curiosamente, sembra che il mese preferito sia settembre.

L’ultima visita di un presidente finlandese in Italia risale al novembre 2014 quando Sauli Niinistö effettuò una visita di lavoro durante la quale incontrò il presidente Giorgio Napolitano. La prima visita di Stato in Italia di un Presidente finlandese risale invece al 27 gennaio-1° febbraio 1971 con il Presidente Urho Kekkonen,seguito da Martti Ahtisaari, 28-29 gennaio 1997, e dalla signora Tarja Halonen, 7-9 settembre 2010.

Gianfranco Nitti

 

 




Corea del Nord: Trump minaccia Pyongyang con i bombardieri

USA – Donald Trump minaccia Pyongyang con i suoi bombardieri B-1B Lancer supportati da caccia F-15C sopra i celi delle acque internazionali della Corea del Nord.

Il messaggio che vuole mandare Trump alla Corea del Nord è quello di informrlo che ha tutto il necessario militare per fermarlo.

Toni duri quelli di Trump diretti a Pyongyang: “Un folle gonfio della sua megalomania”. Intanto al confine con la Corea del Nord sono in corso esercitazioni congiunte Stati Uniti-Corea del Sud.

Quello che pensa Donald Trump di Pyongyang è stato chiarito, ma cosa pensa Pyongyang di Trump? Chiaramente non c’è nessuna stima nei confronti del presidente a stelle e strisce: “Le parole incoscienti e violente di uno chiamato presidente degli Stati Uniti”.

 

Intanto il ministro degli Esteri nordcoreano Lee Yong-Ho, parlando all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha messo le mani avanti e chiarito: “”La Corea del Nord è uno stato responsabile, che possiede armi nucleari. Prenderemo misure preventive “spietate”, se da parte degli USA e dei loro vassalli-alleati ci sarà solo un segno di intervento per l’eliminare il leader o per attaccare il paese” ha detto il ministro. Pyongyang non ha intenzione di minacciare con le armi nucleari gli stati che non partecipano alle manovre militari degli USA”,




Pyongyang contro Usa: prepara il più potente test di bomba all’idrogeno nel Pacifico

La Corea del Nord potrebbe condurre il più potente test di bomba all’idrogeno nel Pacifico, tra le “azioni di più alto livello” contro gli Usa. E’ l’ipotesi espressa dal ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong-ho in merito alle affermazioni del leader Kim Jong-un, che sta considerando iniziative in risposta al presidente americano Donald Trump e alla sua minaccia di “distruzione totale” del Paese asiatico.

“Potrebbe essere la detonazione più potente di bomba all’idrogeno nel Pacifico“, ha affermato Ri, a New York per seguire i lavori dell’Assemblea generale dell’Onu, aggiungendo però “di non avere idea di quali azioni potrebbero essere prese dato che saranno ordinate dal leader Kim Jong-un”. Pyongyang, a partire dal 2006, ha effettuato un totale di sei test nucleari, di cui l’ultimo, il più potente, risale al 3 settembre ed è stato rivendicato come la detonazione di ordigno all’idrogeno.

Kim ha definito Trump “un folle” e ha aggiunto che il presidente statunitense “pagherà caro” per le sue minacce. Kim ha accusato Trump di non essere adeguato per ricoprire il ruolo di “comandante in capo di un Paese”. Il capo del regime nordcoreano ha descritto il presidente Usa come “una canaglia e un bandito, desideroso di giocare con il fuoco”.

Kim ha accusato Trump di non essere adeguato per ricoprire il ruolo di ‘comandante in capo di un Paese’. Il capo del regime nord coreano ha descritto il presidente americano come “una canaglia e un bandito, desideroso di giocare con il fuoco”. Le parole di Kim arrivano in risposta al bellicoso discorso fatto da Trump sulla Corea del Nord all’assemblea generale dell’Onu. Il discorso del presidente americano hanno convinto Kim – riferisce l’agenzia nazionale nord-coreana – che “il percorso da me intrapreso è corretto e lo seguirò fino alla fine”. Il dittatore asiatico ha aggiunto di stare “pensando intensamente alla risposta da dare”. In ogni caso “Trump pagherà caro per il suo discorso in cui ha minacciato la totale distruzione della Corea del Nord”.

Giappone, preparati ad ogni evenienza – “Non possiamo escludere la possibilità che il test missilistico minacciato dalla Corea del Nord – capace di far esplodere una bomba all’idrogeno nel Pacifico – possa essere condotto sui nostri cieli”. Ha risposto così alla stampa il ministro della Difesa giapponese Itsunori Onodera, spiegando che Tokyo prende seriamente le parole del ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong Ho, e che il governo nipponico risponderà ad ogni eventualità con i necessari livelli di allarme e le misure di sorveglianza adeguate. Il rappresentante del regime di Pyongyang si era rivolto ai giornalisti al palazzo di vetro dell’Onu, aggiungendo che ogni manovra militare deve essere approvata dal leader Kim Jong Un.




Finlandia, Costa Crociere: partiti i lavori per la prima nave alimentata a gas naturale liquefatto

HELSINKI – Nel cantiere navale Meyer a Turku, Finlandia, si è svolto il 13 settembre scorso il taglio della lamiera della prima delle due navi di Costa Crociere alimentate con gas naturale liquefatto (LNG). Annunciato anche il nome della nuova nave, che si chiamerà Costa Smeralda, in omaggio al meglio dell’Italia e a uno dei luoghi più belli del Mediterraneo.

Costa Smeralda fa parte di un piano strategico di crescita di Carnival Corporation & plc – il più grande gruppo crocieristico al mondo con 10 diversi marchi, tra cui anche Costa Crociere – che prevede la costruzione di 7 nuove navi alimentate a LNG. A partire dall’autunno 2018, con la consegna di AIDAnova del marchio AIDA Cruises, che opera solo nei paesi di lingua tedesca, queste 7 navi andranno ad arricchire la flotta del gruppo Carnival, composta attualmente da 103 navi in servizio.

Costa Smeralda, che avrà una stazza lorda di oltre 180.000 tonnellate e offrirà più di 2.600 cabine per un totale di circa 6.600 passeggeri, entrerà in servizio nell’ottobre 2019. Nel 2021 è prevista la consegna di una seconda nave, gemella di Costa Smeralda, sempre costruita da Meyer-Turku.

Entrambe le navi Costa saranno alimentate sia in porto che in mare aperto con LNG, il combustibile fossile più “pulito” al mondo. Il gas sarà immagazzinato in appositi serbatoi a bordo delle navi e utilizzato per produrre il 100% dell’energia necessaria alla navigazione e ai servizi di bordo, grazie a motori ibridi a doppia alimentazione. L’utilizzo di LNG sarà una grande innovazione in termini di impatto ambientale, perché consentirà di ridurre in maniera molto significativa le emissioni di gas di scarico, in particolare quelle di zolfo (SO2), di azoto (NO2), di CO2 e particolato.

“Queste navi consolideranno la leadership del Gruppo Costa, già numero uno in tutti i principali mercati dell’Europa continentale,” ha affermato Michael Thamm, CEO del Gruppo Costa e di Carnival Asia. “Il contratto plurimiliardario con Meyer, che prevede la costruzione di due navi alimentate a LNG anche per il nostro marchio tedesco AIDA Cruises, rispecchia la nostra strategia di innovare costantemente le nostre offerte di vacanza e di proporre ai nostri ospiti un’esperienza di crociera insuperabile”.

Le due navi Costa rappresentano una vera innovazione a livello globale e fisseranno nuovi standard per l’intero settore” – ha aggiunto Neil Palomba, Direttore Generale di Costa Crociere – “Saranno infatti tra le prime navi da crociera in assoluto alimentate a LNG, e le prime a essere commercializzate in diversi mercati mondiali, in particolare quelli europei: daranno quindi un impulso allo sviluppo di questa tecnologia green, soprattutto nell’area del Mediterraneo. Inoltre saranno navi uniche dal punto di vista dei servizi offerti a bordo e del design: la migliore espressione del concetto di Italy’s finest che caratterizza il marchio Costa a livello internazionale.”

Negli ultimi due anni abbiamo collaborato molto intensamente con i nostri committenti sul progetto di queste nuove navi, ed il risultato è un design davvero nuovo ed originale, che si combina con una tecnologia all’avanguardia. Siamo lieti di aver portato in questo progetto tutta l’esperienza che abbiamo maturato nella costruzione di navi passeggeri a LNG. Oggi è un giorno davvero speciale, in cui le idee, la creatività, la tecnologia e il design delle nuove navi Costa iniziano a diventare realtà.” – ha dichiarato Jan Meyer, CEO di Meyer Turku.

Le nuove navi Costa a LNG saranno un’opportunità per l’Italia anche in termini di occupazione. Secondo le previsioni di Costa Crociere, circa 750 italiani saranno assunti per prendere servizio su Costa Smeralda e la sua gemella. Faranno parte di un piano di crescita del personale recentemente annunciato, che prevede 4.500 nuove assunzioni di personale di bordo italiano entro il 2022 da parte del Gruppo Costa e della sua società madre Carnival Corporation & plc.

Costa Smeralda offrirà crociere nel Mediterraneo occidentale, che saranno disponibili per la prenotazione nei primi mesi del prossimo anno. Come già annunciato, l’approvvigionamento di LNG verrà effettuato da Shell Western LNG B.V. (Shell).

Le due navi Costa a LNG, così come quelle di AIDA Cruises, fanno parte di un contratto del valore di diversi miliardi di dollari siglato con i due cantieri Meyer di Turku (Finlandia) e Papenburg (Germania). Il contratto con Meyer è il risultato di un più ampio documento di intesa, già reso pubblico, tra Carnival Corporation & plc e i costruttori navali Meyer Werft, Meyer Turku e Fincantieri S.p.A. per la costruzione di nove nuove navi tra il 2019 e il 2022.

Gianfranco Nitti




Usa – nord Corea, il messaggio di Trump a Kim Jong-un: “Ti distruggo”

Ieri il vicepresidente Mike Pence ha incontrato il ministro degli Esteri Wang Yi della Repubblica popolare cinese per discutere della crescente minaccia dei programmi nucleari e missilistici della Corea del Nord e delle sue azioni provocanti e destabilizzanti. Il vicepresidente Pence ha trasmesso la decisione dell’Italia di fare pressione sulla RPDC per cambiare il suo percorso pericoloso. Il vicepresidente e il ministro degli esteri Wang hanno ribadito l’importanza di una robusta applicazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e di adottare ulteriori misure in risposta al comportamento sfidante della Corea del Nord. I due discutevano anche la necessità di creare condizioni di parità per il commercio e gli investimenti.

“Rocket man è in missione suicida”. E’ il messaggio che Donald Trump, al debutto davanti all’assemblea generale dell’Onu con un discorso di 41 minuti, invia a Kim Jong-un. “La Nordcorea minaccia il mondo”, è un passaggio del discorso del presidente degli Stati Uniti. Se Pyongyang proseguirà lo sviluppo del suo programma nucleare, “non avremo scelta se non quella di distruggere totalmente la Nordcorea. Speriamo non sia necessario. E’ ora che la Nordcorea realizzi che la denuclearizzazione è l’unico futuro accettabile”, aggiunge. “Rocket man è in una missione suicida per sé e il suo regime. Gli Stati Uniti sono pronti e capaci” di attuare un attacco “ma si spera che questo non sia necessario”, dice il numero 1 della Casa Bianca dopo aver assicurato, nella fase iniziale del suo intervento, che gli Usa “vogliono armonia e pace, non conflitti”.

“Nessuno, più del malvagio regime nordcoreano, ha mostrato disprezzo per gli altri paesi e per il benessere del proprio popolo. E’ responsabile della morte per fame di milioni di nordcoreani e della prigionia, della tortura, dell’uccisione e dell’oppresione di tantissimi altri. Siamo tutti testimoni dell’abuso mortale compiuto nei confronti dello studente americano Otto Warmbier, restituito all’America solo perché morisse qualche giorno dopo”, dice Trump, elencando altre ‘imprese’ compiute da Pyongyang. Ora, il programma missilistico e nucleare costituisce una minaccia “per l’intero mondo, con perdite impensabili di vite umane”. “E’ vergognoso che alcune nazioni non solo facciano affari con questo regime, ma forniscano anche armi e lo sostengano finanziariamente. Nessuna nazione ha interesse a vedere che questa banda di criminali si arma con un arsenale nucleare. Gli Stati Uniti hanno grande forza e pazienza, ma se saranno costretti a difendere se stessi o i propri alleati, non avranno altra scelta se non quella di distruggere totalmente la Corea del Nord”, ribadisce. “Speriamo non sia necessario: è per questo che ci sono le Nazioni Uniti, vediamo come agiscono”.

IRAN – “L’accordo sul nucleare con l’Iran è fonte d’imbarazzo per gli Stati Uniti, dice Trump in un altro passaggio. Il presidente degli Stati Uniti accusa il “regime” di Teheran di usare le sue risorse non per il progresso del suo popolo ma per “finanziare Hezbollah” contro “i pacifici vicini arabi e Israele”. “Non possiamo rispettare un accordo se questo dà copertura all’eventuale costruzione di un programma nucleare”, denuncia Trump, che definisce l’accordo raggiunto due anni fa dai 5+1 con Teheran “una delle transazioni peggiori e unilaterali mai fatte dagli Stati Uniti”. Il presidente americano però non chiarise se Washington si ritirerà o meno dall’accordo: l’amministrazione ha tempo fino al 15 ottobre per certificare o meno il rispetto dell’intesa da parte dell’Iran.

VENEZUELA – Trump punta il dito contro un altro regime canaglia quello del presidente venezuelano Nicolas Maduro, minacciando “ulteriori azioni” se persisterà nell’imporre un governo autoritario”. “Come buoni amici e vicini” il nostro obiettivo è aiutare i venezuelani “a riconquistare la loro libertà, recuperare il loro paese e restaurare la democrazia”, dice il presidente americano, esortando la comunità internazionale ad agire in questo senso. “Il problema non è che il socialismo sia stato male applicato in Venezuela, ma è che sia stato applicato fedelmente”, dichiara sostendendo che tutti i Paesi dove è stato applicato, dall’Unione Sovietica a Cuba, ha portato solo sofferenza. A parte i tre ‘regimi canaglia’, Trump descrive un mondo in cui “terroristi ed estremisti hanno preso forza e si sono sviluppati in ogni regione” e “grandi porzioni del Pianeta che sono in conflitto con alcune che stanno andando al diavolo”.

AMERICA FIRST – “Come presidente degli Stati Uniti metterò sempre l’America al primo posto, come così voi leader dovete sempre mettere il vostro Paese al primo posto”, dice proponendo uno slogan (America First) già utilizzato in campagna elettorale. “Gli Stati Uniti rimarranno per sempre grandi amici del mondo, specialmente dei loro alleati, ma non si potrà più approfittare di noi e non faremo più accordi sbilanciati in cui l’America non ottiene nulla”, ha poi aggiunto con quello che è stato letto come un riferimento agli accordi di Parigi da cui ha ritirato gli Stati Uniti. “Fino a quando io rimarrò presidente, io metterò gli interessi dell’America sopra ad ogni cosa”, conclude.




Terremoto in Messico: 150 vittime. Crolla una scuola e muoiono 22 bambini

MESSICO – Una capitale, e un intero Paese, sotto shock. Nella prima notte dopo il fortissimo terremoto di ieri, Città del Messico conta i morti, mentre i soccorsi cercano disperatamente di salvare chi è rimasto sotto le macerie. Ma non c’è stato niente da fare per otto bambini e una maestra rimasti intrappolati dentro una scuola. Il bilancio della mega-scossa di magnitudo 7.1 è tragico e nel corso della notte non ha mai smesso di aggravarsi. Di ora in ora, gli aggiornamenti sono state costanti: l’ultimo è di 149 morti, gran parte dei quali nello stato di Morelas e a Città del Messico, oltre che a Puebla e negli stati del Messico e di Guererro. Sui tanti fronti dell’emergenza, l’aspetto centrale è quello di salvare chi è rimasto sotto i detriti dei tanti crolli in città: una quarantina, ha precisato il presidente Enrique Pena Nieto, tra i quali quello nella scuola ‘Enrique Rebasamen’ dove sono rimasti intrappolati anche dei bambini. Otto di loro sono morti insieme ad una maestra del collegio dal quale, riferiscono i media locali, una piccola di sei anni ancora intrappolata è riuscita a entrare in contatto via Whatsapp con i soccorritori. A sottolineare la lotta contro il tempo per scavare tra i detriti alla ricerca dei sopravvissuti è stato tra gli altri il sindaco Miguel Angel Mancera, che ha disposto lo ‘stato d’emergenza’ in tutta la città. Oltre agli uomini delle forze di sicurezza – tra i quali 3 mila miliari – tantissimi volontari hanno preso parte alle operazioni di soccorso fin da subito dopo la mega-scossa di ieri alle 13,14 (ore locali). La megalopoli-capitale, dove 49 persone che hanno perso la vita, è rimasta profondamente ferita dal terremoto. Il rientro a casa di migliaia e migliaia di persone si è svolto in mezzo a numerose difficoltà e un clima caotico, tra l’altro per le fughe di gas e strade chiuse, molte delle quali senza semafori a causa dei black out, soprattutto nell’area del centro e del sud della capitale: in totale, circa 3,8 milioni di persone sono rimaste senza elettricità, 2 milioni a Città del Messico.

 

“Ero in un bar prendendo un caffè nella zona di Prados de Coyoacan, è arrivata la scossa e sono stato letteralmente scaraventato fuori. In genere sono io a mantenere i nervi saldi, ma questa volta ho avuto tanta paura, sono stato confortato da chi mi stava vicino per strada”, racconta all’ANSA Marcos Martinez. I commenti di tutti in città sono soprattutto due e mettono in luce i tratti fondamentali della scossa: ieri, la terra ha tremato in modo ancora più violento sia del devastante sisma del 1985 (10 mila morti, anche questo un 19 settembre) sia di quello dello scorso 7 settembre, che ha avuto un’intensità maggiore (8,2) e nel quale hanno perso la vita 100 persone.




Londra, Met: attentato terroristico nella stazione metropolitana di Parsons Green

LONDRA – Il Met è stato chiamato a circa 08: 20hs venerdì 15 settembre alla stazione della metropolitana di Parsons Green dopo segnalazioni di un incendio sul treno.

Il vice assistente commissario Neil Basu, coordinatore nazionale senior per la polizia di CT, ha dichiarato come un incidente terroristico.

Gli ufficiali della Met e della polizia britannica dei trasporti hanno partecipato alla scena, insieme ai colleghi della London Fire Brigade e London Ambulance Service.

Al momento siamo consapevoli di un certo numero di persone che hanno subito ferite.

È troppo presto per confermare la causa del fuoco, che sarà oggetto dell’inchiesta che è ora in corso dal Comando di Counter Terrorism di Met.

La stazione rimane bloccata e consigliamo alle persone di evitare la zona.

Chiediamo al pubblico di rimanere calmo ma attento e se hai qualche preoccupazione, vedi o sente qualcosa di sospetto, quindi contattaci.

I funzionari del Comando del Terrorismo del Met sono indagando dopo un incidente su un treno a Londra di mattina.

La polizia è stata chiamata a circa 08: 20hs venerdì 15 settembre alla stazione della metropolitana di Parsons Green seguendo le segnalazioni di un incendio sul treno.

Il vice assistente commissario Neil Basu, coordinatore nazionale senior per la polizia di CT, ha dichiarato un incidente terroristico.

Gli ufficiali del Servizio di polizia metropolitano e della polizia britannica dei trasporti hanno partecipato alla scena, insieme ai colleghi della London Fire Brigade e London Ambulance Service.

Al momento siamo consapevoli di un certo numero di persone che hanno subito ferite.

È troppo presto per confermare la causa del fuoco, che sarà oggetto dell’inchiesta che è ora in corso dal Comando di Counter Terrorism di Met.

La stazione rimane bloccata e consigliamo alle persone di evitare la zona.

Chiunque abbia informazioni che aiutino i detective è invitato a contattare la hotline 0800 789 321; se è un’emergenza, chiamare sempre 999.

Chiunque abbia immagini dalla scena viene chiesto di caricarli su www.ukpoliceimageappeal.co.uk




Corte UE su migranti: sì alla ricollocazione in aiuto di Italia e Grecia

LUSSEMBURGO – La Corte respinge i ricorsi della Slovacchia e dell’Ungheria contro il meccanismo provvisorio di ricollocazione obbligatoria di richiedenti asilo

Tale meccanismo contribuisce effettivamente e in modo proporzionato a far sì che la Grecia e l’Italia possano far fronte alle conseguenze della crisi migratoria del 2015

Come risposta alla crisi migratoria che ha colpito l’Europa nell’estate 2015, il Consiglio dell’Unione europea ha adottato una decisione[1] per aiutare l’Italia e la Grecia ad affrontare il flusso massiccio di migranti. Tale decisione prevede la ricollocazione, a partire da questi ultimi due Stati membri e su un periodo di due anni, di 120 000 persone in evidente bisogno di protezione internazionale verso gli altri Stati membri dell’Unione.

La decisione impugnata è stata adottata sul fondamento dell’articolo 78, paragrafo 3, TFUE, il quale così dispone: «[q]ualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati. Esso delibera previa consultazione del Parlamento europeo».

La Slovacchia e l’Ungheria, che, al pari della Repubblica ceca e della Romania, hanno votato in seno al Consiglio contro l’adozione di tale decisione[2], chiedono alla Corte di giustizia di annullarla deducendo, da un lato, motivi intesi a dimostrare che la sua adozione è viziata da errori di ordine procedurale o legati alla scelta di una base giuridica inappropriata e, dall’altro, che essa non è idonea a rispondere alla crisi migratoria né necessaria a tal fine.

Nel corso del procedimento dinanzi alla Corte, la Polonia è intervenuta a sostegno della Slovacchia e dell’Ungheria, mentre il Belgio, la Germania, la Grecia, la Francia, l’Italia, il Lussemburgo, la Svezia e la Commissione sono intervenuti a sostegno del Consiglio.

Con la sua odierna sentenza, la Corte respinge integralmente i ricorsi proposti dalla Slovacchia e dall’Ungheria.

In primo luogo, la Corte confuta l’argomento secondo il quale la procedura legislativa[3] avrebbe dovuto essere applicata poiché l’articolo 78, paragrafo 3, TFUE prevede la consultazione del Parlamento europeo qualora sia adottata una misura fondata su tale disposizione. A tal riguardo, la Corte rileva che la procedura legislativa può essere applicata soltanto se una disposizione dei Trattati fa ad essa espresso riferimento. Orbene, l’articolo 78, paragrafo 3, TFUE non contiene alcun espresso riferimento alla procedura legislativa, cosicché la decisione impugnata ha potuto essere stata adottata nel quadro di una procedura non legislativa e costituisce, pertanto, un atto non legislativo.

Nel medesimo contesto, la Corte dichiara che l’articolo 78, paragrafo 3, TFUE consente alle istituzioni dell’Unione di adottare tutte le misure temporanee necessarie a rispondere in modo effettivo e rapido ad una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di migranti. Dette misure possono derogare anche a atti legislativi a condizione, segnatamente, che siano circoscritte sotto il profilo del loro ambito di applicazione sia sostanziale che temporale, e che non abbiano per oggetto o per effetto di sostituire o di modificare in modo permanente siffatti atti, condizioni rispettate nel caso di specie.

La Corte chiarisce del pari che, poiché la decisione impugnata costituisce un atto non legislativo, la sua adozione non era assoggettata ai requisiti riguardanti la partecipazione dei parlamenti nazionali e il carattere pubblico delle deliberazioni e dei voti in seno al Consiglio (applicandosi siffatti requisiti soltanto agli atti legislativi).

Inoltre, la Corte rileva che l’ambito di applicazione temporale della decisione impugnata (ossia dal 25 settembre 2015 al 26 settembre 2017) è circoscritto in maniera precisa, cosicché il suo carattere temporaneo non può essere rimesso in discussione.

Inoltre, la Corte dichiara che le conclusioni del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno 2015, secondo le quali gli Stati membri devono decidere «per consenso» in ordine alla distribuzione di persone in evidente bisogno di protezione internazionale «tenendo conto della situazione specifica di ogni Stato membro», non potevano ostare all’adozione della decisione impugnata. Infatti, tali conclusioni facevano riferimento a un altro progetto di ricollocazione inteso, come risposta all’afflusso di migranti rilevato nei primi sei mesi del 2015, a ripartire 40 000 persone tra gli Stati membri. Detto progetto è stato oggetto della decisione 2015/1523[4] e non della decisione impugnata nel caso di specie. La Corte aggiunge che il Consiglio europeo non può in alcun caso modificare le regole di voto previste dai Trattati.

La Corte rileva altresì che, se è pur vero che sono state apportate modifiche sostanziali della proposta di decisione iniziale della Commissione, in particolare quelle intese a dare attuazione alla domanda dell’Ungheria di non figurare nell’elenco degli Stati membri beneficiari del meccanismo di ricollocazione[5] e qualificandola come Stato membro di ricollocazione, il Parlamento è stato debitamente informato di tali modifiche prima dell’adozione della sua risoluzione del 17 settembre 2015, il che gli ha consentito di tenerne conto nella suddetta risoluzione. A tal riguardo, la Corte sottolinea che le altre modifiche apportate dopo tale data non hanno inciso sulla sostanza stessa della proposta della Commissione.

Inoltre, la Corte dichiara che il Consiglio non era tenuto ad adottare la decisione impugnata all’unanimità anche se, in vista dell’adozione delle suddette modifiche, si è dovuto discostare dalla proposta iniziale della Commissione. Infatti, la Corte rileva che la proposta modificata è stata approvata dalla Commissione tramite due dei suoi membri che erano autorizzati dal collegio a tal fine.

La Corte considera d’altronde che il meccanismo di ricollocazione previsto dalla decisione impugnata non costituisce una misura manifestamente inadatta a contribuire al raggiungimento del suo obiettivo, ossia aiutare la Grecia e l’Italia ad affrontare le conseguenze della crisi migratoria del 2015.

A tal riguardo, la Corte ritiene che la validità della decisione non possa essere rimessa in discussione sulla base di valutazioni retrospettive riguardanti il suo grado di efficacia. Infatti, quando il legislatore dell’Unione deve valutare gli effetti futuri di una nuova normativa, la sua valutazione può essere rimessa in discussione solo qualora appaia manifestamente erronea alla luce degli elementi di cui esso disponeva al momento dell’adozione di tale normativa. Orbene, così non avviene nel caso di specie, poiché il Consiglio ha proceduto, sulla base di un esame dettagliato dei dati statistici disponibili all’epoca, ad un’analisi obiettiva degli effetti della misura con riferimento alla situazione di emergenza in questione.

In tale contesto, la Corte osserva, in particolare, che il numero poco elevato di ricollocazioni effettuate a tutt’oggi in applicazione della decisione impugnata può spiegarsi con un insieme di elementi che il Consiglio non poteva prevedere al momento dell’adozione di quest’ultima, tra cui, segnatamente, la mancanza di cooperazione di alcuni Stati membri.

Infine, la Corte rileva che il Consiglio non è incorso in errore manifesto di valutazione nel considerare che l’obiettivo perseguito dalla decisione impugnata non poteva essere realizzato da misure meno restrittive. Infatti, la Corte dichiara che il Consiglio non ha ecceduto il suo ampio potere discrezionale nel ritenere che il meccanismo previsto dalla decisione 2015/1523, che era già inteso a ricollocare, su base volontaria, 40 000 persone, non sarebbe stato sufficiente ad affrontare il flusso senza precedenti di migranti che ha avuto luogo nei mesi di luglio e agosto dell’anno 2015.

 




Usa, attacchi terroristici: prosegue l’emergenza nazionale. Casa bianca difende Trump su caso Comey

USA – In linea con la sezione 202 (d) del National Emergencies Act, 50 USC 1622 (d), continuo per 1 anno l’emergenza nazionale precedentemente dichiarata il 14 settembre 2001, nella Proclamazione 7463, per quanto riguarda gli attacchi terroristici dell’11 settembre , 2001, e la continua e immediata minaccia di ulteriori attacchi contro gli Stati Uniti.

Dato che la minaccia terroristica continua, l’emergenza nazionale dichiarata il 14 settembre 2001 e i poteri e le autorità adottate per far fronte a tale emergenza devono proseguire in vigore oltre il 14 settembre 2017. Pertanto continuo in vigore per un ulteriore anno il emergenza dichiarata il 14 settembre 2001, in risposta ad alcuni attacchi terroristici. Quest’informazione sarà pubblicata nel registro federale e trasmessa al Congresso.

Intanto la Casa Bianca ha difeso la decisione del presidente americano Donald Trump di silurare il capo dell’Fbi, James Comey, dopo che l’ex chief strategist Steve Bannon l’aveva definita in una intervista “il piu’ grande errore della storia politica moderna”. La portavoce Sarah Sanders ha sostenuto che la decisione di Trump si e’ rivelata ancora piu’ giustificata alla luce della condotta dello stesso Comey dopo il licenziamento. La Sanders ha accusato l’ex numero uno del Federal Bureau of Investigation di aver dato “falsa testimonianza” (al Congresso, ndr) e di aver fatto “trapelare informazioni privilegiate ai giornalisti” politicizzando la sua inchiesta sul Russiagate. Alla domanda se intendesse accusare Comey di spergiuro (davanti al Congresso), la portavoce ha risposto che spetta al dipartimento di Giustizia valutare.




Usa, uragano Irma: la Florida si prepara all’impatto

L’uragano Irma si e’ di nuovo rafforzato a categoria 4, con venti fino a 210 chilometri orari, mentre prosegue la sua rotta verso la Florida. Irma era stato declassato ieri sera a categoria 3.

“La Guardia Costiera americana, Fema (l’ente federale per la gestione delle emergenze, ndr) e tutte le persone coraggiose federali e statali sono pronte – ha scritto il presidente Trump su Twitter – Irma sta arrivando. Dio benedica tutti”.

Trump si è unito agli ultimi appelli accorati a lasciare i luoghi lungo i quali è previsto il passaggio della perturbazione, senza preoccuparsi delle cose materiali. “Gli oggetti si possono rimpiazzare ma le vite no” insiste Trump intervenendo sull’argomento a Camp David dove è riunito con i membri del suo governo. Alle 22 ora locale la perturbazione si trovava a circa 95 miglia a sud-est di Key West con venti a 120 miglia orarie.

Il primo impatto avverrà all’altezza della costa orientale del ‘Sunshine State’ e gli esperti prevedono con sempre più certezza che il tragitto porterà la perturbazione verso la regione di Tampa Bay . “Sta appena cominciando ad accadere”, ha affermato il metereologo Dennis Feltgen del National Hurricane Center secondo la Associated Press, “il centro (della perturbazione ndr) ha lasciato la costa cubana e si sta dirigendo verso le acque della Florida” mentre sta anche mostrando i primi segnali di un rafforzamento di intensità.

DIRETTA DA FOX NEWS

E sono oltre 76mila le persone già senza energia elettrica in Florida. Lo ha comunicato il governatore dello Stato, Rick Scott, che ha rinnovato ancora una volta l’appello a lasciare le zone a rischio: “E’ l’ultima chance di prendere una buona decisione” ha detto. Intanto circa 75mila persone si sono riversate nei centri di accoglienza allestiti in Florida. Le autorità locali ne indicano oltre 400, principalmente in scuole e chiese.