Bangladesh, sviluppo agricolo: delegazione Ifad valuta interventi di aiuto allo sviluppo

Una delegazione di rappresentanti di stati membri del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) ha avviato una missione di cinque giorni in Bangladesh, che prevede visite sul campo a progetti finanziati dall’IFAD e mirati ad aumentare i redditi e a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali povere nel paese. La delegazione comprende 11 membri del Consiglio di Amministrazione dell’IFAD, che rappresentano i governi di Angola, Brasile, Cina, Ghana, Indonesia, Giappone, Kenya, Messico, Nigeria, Svizzera e Stati Uniti. L’IFAD finanzia attualmente sei progetti in corso di attuazione in Bangladesh, che mirano ad aumentare la capacità delle popolazioni rurali povere di generare un reddito, facilitando loro l’accesso a mercati e servizi finanziari e sostenendoli nel processo di adattamento agli effetti del cambiamento climatico.

La delegazione dell’IFAD visiterà tre progetti sostenuti dal Fondo nel paese e incontrerà membri delle comunità e operatori locali di sviluppo, per valutare l’impatto dei progetti sulle condizioni di vita e sui mezzi di sostentamento della popolazione e per discutere delle sfide che queste persone si trovano ad affrontare. Il lavoro dell’IFAD in Bangladesh ha contribuito a favorire le pari opportunità e ad attribuire alle donne un maggior potere decisionale sul piano economico e sociale, facilitando loro l’accesso a servizi di microfinanza, formazione e attività generatrici di reddito. I progetti visitati comprendono anche interventi sulle infrastrutture locali, alcuni dei quali disegnati espressamente per favorire l’inclusione delle donne che vivono nelle aree rurali.

In Bangladesh, il 32 per cento della popolazione soffre ancora di malnutrizione acuta. Le opportunità lavorative che consentono alle donne di ottenere un reddito aiutano a
migliorare la sicurezza alimentare delle famiglie e a combattere la malnutrizione. Nel paese, un abitante su tre vive sotto la soglia di povertà. Gli investimenti dell’IFAD contribuiscono a migliorare la qualità della produzione alimentare e ad aumentare i redditi dei piccoli agricoltori e imprenditori rurali. Il programma dell’IFAD per ridurre la povertà nel paese contribuisce al raggiungimento degli obiettivi del settimo piano quinquennale del Bangladesh (2016-2020).

Per massimizzare gli investimenti, in Bangadesh l’IFAD lavora con diversi partner, tra cui la Banca mondiale, la Banca asiatica di sviluppo, il governo dei Paesi Bassi, il governo della Spagna, la Banca di sviluppo tedesca (KfW), la Repubblica di Corea, l’Agenzia norvegese per la cooperazione allo sviluppo (NORAD), l’Agenzia danese
per lo sviluppo internazionale (DANIDA), l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID) oltre a varie ONG nazionali e internazionali.
I membri del Consiglio di Amministrazione dell’IFAD concluderanno la loro visita riunendosi con Matia Chowdhury, Ministro dell’Agricoltura, e Abul Maal Abdul Muhith, Ministro delle Finanze del Bangladesh.

Dal 1978, l’IFAD ha investito 717,2 milioni di dollari per finanziare 31 progetti di sviluppo rurale in Bangladesh, a beneficio di circa 10,7 milioni di famiglie bengalesi.

Gianfranco Nitti




Repubblica Ceca, tornano i tradizionali mercatini natalizi: l’appuntamento quest’anno è da fine novembre all’Epifania,

Il Natale in Repubblica Ceca è una festa dei sensi… A essere sedotti sono l’occhio con luci e addobbi sgargianti, le narici e la gola con il profumo e il sapore dei dolci alla vaniglia, delle mandorle tostate, delle caldarroste fumanti, del famoso prosciutto di Praga, di würstel, salsicce e pannocchie alla griglia, di vin brulè, medovina (liquore al miele servito caldo) e grog aromatizzati. Ma anche l’orecchio con cori e jingle delle Feste e infine le mani, che sfiorano il legno di statuine e giochi antichi, la paglia di bamboline e addobbi per l’albero, il vetro soffiato di delicate palle di Natale, le stoffe variopinte e il pannolenci dei tipici burattini, la cera di profumate candele artistiche, la superficie liscia e magica dell’ambra lavorata in preziosa bigiotteria, le “architetture” candide di pizzi e merletti, la ceramica grezza o smaltata di stoviglie uniche, il ferro forgiato ad arte nei tradizionali campanelli di Gesù Bambino…

Impossibile non trovare l’idea giusta in questo tripudio di regali, addobbi e manufatti tipici con cui sorprendere amici e parenti. In Cechia, infatti, niente succursali dei grandi centri commerciali travestite da mercatino, niente oggetti omologati prodotti su scala industriale… solo artigianato unico, di lunga tradizione. Tra le casupole di legno gli artigiani si adoperano in dimostrazioni dal vero del proprio talento, così come in rievocazioni di antichi mestieri.

E anche le atmosfere che si respirano sono ancora quelle di un tempo… Le Festività di fine anno in Repubblica Ceca sono tuttora come dovrebbero essere: ancora avvolgenti, ancora basate sulla condivisione, ancora occasione di vera festa. Ovunque – dalle città fino al più piccolo villaggio di campagna- nelle piazze, lungo i vicoli, tra le bancarelle, dentro le mura di antichi castelli, nelle chiese, tra le figure e le casupole di presepi bellissimi va in scena un travolgente e dolcissimo spettacolo di colori, suoni, profumi che coinvolge e travolge chiunque.

 

Il tour dei mercatini cechi parte naturalmente dalla capitale, particolarmente affascinante nella sua veste invernale. A Praga, dove ad andare in scena è una costellazione di mercatini, sparsi nei vari quartieri, l’appuntamento quest’anno è da fine novembre all’Epifania, a seconda delle location. Le bancarelle più belle e famose sono certamente quelle della Piazza Vecchia, ma tra i mercatini “minori”, sono affascinanti quelli delle piazze namesti Miru e namesti Republiky.

 

In Moravia l’appuntamento è invece a Brno, dal 24 novembre al 23 dicembre. In piazza namesti Svobody, in piazza Libertà, in via Radnicka, al celebre Mercato dei Cavoli (Zelny trh), in piazza Moravia e in piazza dei Domenicani, ma anche in altre location “nascoste”, sono in vendita non solo oggettistica, ma anche specialità alimentari tipiche. A fare da corollario, dimostrazioni d’artigianato e momenti culturali. Sempre in Moravia, sempre più popolari sono anche i mercatini nella storica città di Olomouc, presso Horní náměstí (Piazza Superiore) e Dolní náměstí (Piazza Inferiore). Un appuntamento –dal 23 novembre al 24 dicembre- frizzante e anche “alcolico”: qui si possono degustare infinite varianti di punch e vin brulé –speziati, aromatizzati al maraschino, all’arancia e altri gusti insoliti- ma soprattutto il vino caldo di Norimberga, proposto solo qui in tutta la Repubblica Ceca. Vastissimo il calendario di intrattenimenti per grandi e piccini, che possono anche scatenarsi con i pattini sul ghiaccio.

 

Gianfranco Nitti

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Maggiori informazioni:

Date a Praga:
– Piazza della Città Vecchia/Staromestske namesti dal 02/12 al 06/01
– Piazza Repubblica/Namesti Republicky dal 25/11 al 24/12
– Piazza della Pace/Namesti Miru dal 20/11 al 24/12
– Piazza Venceslao/Vaclav namesti dal 02/12 al 06/01
– Castello di Praga dal 02/12 al 06/
Praga www.vanocevpraze.cz/en
Brno www.brnenskevanoce.cz/en




Egitto: strage in una moschea

Strage in Egitto in una moschea nel nord del Sinai. L’attacco è stato condotto piazzando una bomba all’interno del luogo di culto e sparando sui fedeli che fuggivano dopo l’esplosione.

L’ultimo bilancio è di 235 morti e 109 feriti fino ad ora.

Gli attentatori sarebbero giunti sul posto su fuoristrada 4×4.

La presidenza della Repubblica ha annunciato un lutto nazionale di tre giorni per le vittime.

Ferma condanna dell’attentato arriva in un tweet da Emmanuel Macron: “Tutte le mie condoglianze per le vittime del terribile attentato contro la moschea Bir El-Abid in Sinai”, scrive il presidente francese. Paolo Gentiloni sempre via twitter: “orrore per la strage terroristica nella moschea del Sinai. I nostri pensieri vanno alle vittime, la nostra solidarietà alle famiglie colpite e all’Egitto”. Il presidente Sergio Mattarella ha inviato al Presidente della Repubblica Araba d’Egitto, Abd Al-Fattah Khalil Al-Sisi, il seguente messaggio: “Ho appreso con profondo dolore la notizia del vile attentato che ha colpito poche ore fa la moschea di Bir Al-Abed con un drammatico bilancio di morti e feriti. Nella comune lotta contro il terrorismo e l’estremismo religioso – nemici esiziali della libera espressione del culto – l’Egitto potrà contare sempre sul determinato sostegno dell’Italia”.




Iraq, terremoto magnitudo 7.2 al confine con l’Iran: almeno 339 morti e 2.530 feriti

IRAQ – Sale a 339 morti e oltre 2.530 feriti il bilancio provvisorio del terremoto che ha colpito l’Iran occidentale. Nel Kurdistan iracheno, dove è stato registrato l’epicentro del sisma 7.2, il bilancio resta fermo a 7 morti e 321 feriti.

La cittadina più colpita è quella di Sarpol-e Zahab. Nella provincia iraniana di Kermanshah sono stati indetti tre giorni di lutto. Le autorità hanno disposto la chiusura di scuole e università nella provincia di Kermanshah, dove invece sono chiamati a presentarsi al lavoro tutti i dipendenti governativi.

“L’obiettivo dei responsabili ora è quello di accelerare gli aiuti e di soccorrere le persone rimaste intrappolate sotto le macerie”. Così la Guida suprema iraniana Seyyed Ali Khamenei, citato dall’Irna, in un messaggio al Paese. L’ayatollah ha chiesto a Esercito e Pasdaran di intervenire nelle aree colpite dal sisma. Il ministro dell’Interno, Abdolreza Rahmani Fazli, ha riferito che sono stati allestiti ospedali da campo e di temere per le aree rurali “dove si prevedono altre vittime”.




Corea Nord: al via esercitazioni con tre portaerei Usa

Tre portaerei Usa a propulsione nucleare e relativi gruppi d’attacco, 11 cacciatorpediniere con tecnologie antimissile Aegis, 7 unità navali sudcoreane, incluse due con standard Aegis, hanno dato oggi il via alle manovre nel mar del Giappone. La prova di forza contro la Corea del Nord, nel mezzo della visita del presidente Donald Trump in Asia, mira anche a neutralizzare la minaccia nucleare di Pyongyang. La Uss Reagan, la Uss Roosevelt e la Uss Nimitz si ritroveranno in zona intorno a lunedì, secondo il Comando di stato maggiore di Seul.

Le manovre sono state duramente criticate da Pyongyang nei giorni scorsi, ritenute essere le prove generali di un attacco nucleare ai suoi danni verso il quale ha minacciato a sua volta “un attacco atomico preventivo”. La moltitudine di mezzi militari e uomini messi in campo ha lo scopo di rafforzare le capacità operative congiunte e “la forte reattività a difendersi con una forza dominante contro qualsiasi provocazione messa in essere da Pyongyang in caso di crisi”, hanno spiegato i militari di Seul in una nota.
La riunione di tre portaerei in un’ unica zona operativa, come quella del Pacifico occidentale che fa capo alla Settima Flotta, non è nuova per la Marina americana: l’ultima risale al 2007 e si tenne a Guam, l’isola americana nel mar delle Filippine finita nel mirino di Pyongyang per un possibile attacco dimostrativo “di quattro missili balistici”, come annunciato dal Nord ad agosto.
Le tre portaerei, inoltre, avranno dopo il ciclo di manovre con la Corea del Sud, un altro con il Giappone che mobiliterà tre cacciatorpediniere.

Il tour asiatico di Trump, oltre al tema del commercio, ha avuto il suo focus primario sulla minaccia nucleare e balistica di Pyongyang. Appena ieri, parlando a summit Apec di Da Nang, nel Vietnam, il tycoon ha detto che il futuro della regione “non deve essere tenuta in ostaggio dalle contorte fantasie di conquista violenta e di minaccia nucleare di un dittatore”.
Mercoledì, parlando al parlamento di Seul, Trump ha lanciato un altro perentorio messaggio: “Non ci sottovalutate e non metteteci alla prova”.




Texas, sparatoria in chiesa: 26 morti

Hanno fra i cinque e i 72 anni le 26 persone uccise mentre partecipavano alla messa della domenica nella chiesa della loro piccola comunita’, a Sutherland Springs, in Texas. La strage peggiore nella storia dello Stato, ha detto il governatore Greg Abbott, mentre sfuggono ancori i motivi che abbiano potuto armare la mano di quel giovane giunto vestito completamente di nero, con un giubbotto antiproiettile, per aprire il fuoco ancor prima di entrare nella chiesa dove era in corso la funzione, e continuare angora dentro.

Il killer sarebbe stato identificato in Devin Kelley 26enne di una contea vicina, con esperienza da militare. Lo riferiscono diversi media Usa, ma le autorita’ locali in conferenza stampa non vogliono fare nomi. Soprattutto non quelli delle vittime, non prima di aver avvisato le famiglie, di aver usato la cura necessaria per gestire queste notizie drammatiche, ancora una volte insensate.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump definisce un “atto malvagio” la sparatoria nella chiesa in Texas, parlandone per la prima volta da Tokyo dove si trova per la prima tappa del suoi tour asiatico. “Non possiamo tradurre in parole il dolore che proviamo – ha detto Trump -. Meglio, restiamo uniti e attraverso le lacrime, restiamo forti. La sparatoria in Texas – ha detto anche – è stata compiuta da un individuo che aveva enormi problemi mentali, semplicemente uno squilibrato”,

Si sa pero’ che fra loro c’e’ una 14enne, e’ la figlia del pastore della chiesa, Frank Pomeroy. Lui e sua moglie Sherry non erano in chiesa. Si sa poi che un bambino di sei anni e’ tra le 20 persone rimaste ferite: e’ stato raggiunto da un proiettile ed e’ stato sottoposto ad un intervento chirurgico. Si comincia poi a dare forma alla dinamica di quanto accaduto, tra l’incredulita’ di una comunita’ piccolissima: il giovane vestito di nero era stato notato gia nei pressi della stazione di servizio vicina alla chiesa, pochi minuti prima che vi si avvicinasse e che cominciasse ad aprire il fuoco.

Erano circa le 11.30 del mattino. C’e’ chi ricorda di aver sentito il rumore che fanno le armi semi-automatiche, di aver riconosciuto i colpi a poca distanza gli uni dagli altri, venti colpi, senza sosta. Dopo aver aperto il fuoco fra i fedeli, il giovane vestito di nero si apprestava a lasciare la chiesa e una folle scia di sangue dietro di se’, quando uno dei presenti ha inforcato la sua di pistola e ha cominciato a sparargli contro. Il killer e’ fuggito a bordo dell’auto con cui era arrivato, e a bordo di questa e’ stato poi trovato morto non lontano, non e’ chiaro se deceduto in seguito ai colpi di arma da fuoco sparato contro di lui. Nell’auto sono state trovate altre armi. Il movente rimane sconosciuto, ma preziosi per le indagini potrebbero risultare i video che la congregazione era solita registrare della messa e non solo. le immagini venivano poi postate su youtube.

Qualcuno forse stava registrando anche quando nella chiesa ha fatto irruzione la morte. Alcuni degli elementi descritti dalle autorita’ locali lasciano immediatamente pensare alla premeditazione. Adesso gli inquirenti andranno a perquisire la casa del killer, parleranno con familiari e conoscenti, scandaglieranno il web e i social network per tracce e indizi. Un copione tristemente noto. Con cui torna a confrontarsi il presidente Donald Trump, a quasi un ano dalla sua elezione. Come tante volte e’ accaduto per il suo predecessore, adesso e’ lui a parlare agli americani colpiti sprofondati nel dolore, e lo fa da Tokyo dove e’ in visita per la prima tappa del suo vasto tour asiatico. Il presidente Usa definisce la sparatoria un “atto malvagio” e aggiunge: “Non possiamo tradurre in parole il dolore che proviamo. ma nel momento di difficolta’ facciamo quello che gli americani sanno fare meglio, restiamo uniti e attraverso le lacrime, restiamo forti”.




Trump alla Corea del Nord: “Nessun dittatore sottovaluti gli Usa”

TOKYO – “Nessun dittatore deve sottovalutare la determinazione e la risolutezza degli Stati Uniti”. Lo ha detto il presidente Usa Donald Trump, riferendosi alla situazione geopolitica nella penisola coreana, durante il suo discorso alle truppe militari della base aerea di Yokota, a ovest di Tokyo. Trump si fermera’ nella capitale nipponica fino a martedi’.

La Corea del Nord minaccia una “punizione spietata” contro il presidente Usa Donald Trump per gli “stupidi commenti”: a due giorni dalla visita a Seul, il Rodong Sinmun, organo del Partito dei Lavoratori, accusa in un commento il tycoon di irretire “seriamente” Pyongyang con le sue parole. “Trump deve dare retta alle affermazioni di altri esperti Usa secondo cui lui dovrebbe fermare l’incauto ricatto e tirarsi fuori dagli affari della penisola coreana”.




Dubai, arrestato Giancarlo Tulliani: il fratello della compagna di Fini e le slot machine

DUBAI – Giancarlo Tulliani, fratello della compagna dell’ex leader di An, Gianfranco Fini, è stato arrestato a Dubai dove era latitante. Tulliani è destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per riciclaggio nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Roma. Lo rende noto il suo legale Titta Madia.

“L’arresto è legato ad un mandato internazionale disposto dalla Procura di Roma – spiega l’avvocato Madia -. Adesso si avvierà la procedura di estradizione al termine della quale le autorità di Dubai potranno concedere o meno il trasferimento in Italia di Tulliani”. In base a quanto si apprende l’indagato sarebbe stato fermato mentre si trovava all’aeroporto dove si era recato per accompagnare la sua compagna.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti era stata emessa dal gip Simonetta D’Alessandro nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma sul presunto riciclaggio internazionale e le slot machine, ma l’arresto non era stato eseguito perché Tulliani si era reso irreperibile.

La stessa inchiesta, che ruota intorno ai rapporti della famiglia Tulliani con l’imprenditore Francesco Corallo, considerato il ‘rè delle slot machine, aveva portato all’arresto di quest’ultimo il 13 dicembre 2016. Insieme con Corallo, furono arrestati l’ex parlamentare Pdl Amedeo Laboccetta, Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica e Arturo Vespignani. In concomitanza con gli arresti scattarono perquisizioni a carico di Giancarlo e Sergio Tulliani, quest’ultimo suocero di Fini.

Tra le operazioni al centro dell’inchiesta anche la vendita della casa di Montecarlo, già di proprietà di An, che sarebbe stata acquistata da società legate all’imprenditore Corallo che poi avrebbe riversato il denaro alla famiglia Tulliani.– Nell’ambito della stessa indagine, il 14 febbraio scorso i finanzieri eseguirono un sequestro preventivo di beni nei confronti di Sergio, Giancarlo ed Elisabetta Tulliani per un valore di circa 5 milioni di euro, con riferimento ai reati di riciclaggio, reimpiego ed autoriciclaggio posti in essere dal 2008. Ed è di quello stesso giorno la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Gianfranco Fini.

Nel comunicato stampa della Gdf reso pubblico il 14 febbraio veniva spiegato che “le perquisizioni a carico di Sergio e Giancarlo Tulliani, eseguite contestualmente all’ordinanza di custodia cautelare (di Corallo e degli altri, ndr), nonché l’esito degli accertamenti bancari sui rapporti finanziari intestati ai membri della famiglia Tulliani, hanno fatto emergere nuove condotte di riciclaggio, reimpiego ed autoriciclaggio compiute da Sergio, Giancarlo ed Elisabetta Tulliani”.Secondo gli inquirenti “i membri della famiglia Tulliani, dopo aver ricevuto, direttamente o per il tramite delle loro società offshore, ingenti trasferimenti di denaro disposti da Francesco Corallo ed operati da Rudolf Baesten, privi di qualsiasi causale o giustificati con documenti contrattuali fittizi – proseguiva la Guardia di Finanza – hanno ulteriormente trasferito ed occultato, attraverso operazioni di frazionamento della provvista illecita e movimentazioni reciproche, il profitto illecito dell’associazione utilizzando propri rapporti bancari, accesi in Italia e all’estero”. Oggetto di queste vorticose operazioni, tra l’altro, sarebbero stati “i 2,4, milioni di euro, direttamente ricevuti da Francesco Corallo e, successivamente, trasferiti da Sergio Tulliani ai figli Giancarlo ed Elisabetta per essere reimpiegati in acquisizioni immobiliari siti nel comprensorio di Roma e provincia” nonché “il rilevante plusvalore di oltre 1,2 milioni di euro, derivante dalla vendita dell’appartamento di Montecarlo, già di proprietà di Alleanza Nazionale, di cui erano divenuti proprietari, di fatto, i fratelli Tulliani, a spese di Francesco Corallo, il quale aveva anche provveduto all’intera creazione delle società offshore dei Tulliani”.




Catalogna, arrestati 8 ministri: in migliaia scendono in piazza

CATALOGNA – Migliaia di persone sono scese in piazza in tutte le città catalane alla 19 all’appello delle organizzazioni della società civile indipendentista per denunciare l’arresto ordinato oggi dalla giudice spagnola Carmen Lamela di otto membri del Govern di Carles Puigdemont, fra cui il vicepresidente Oriol Junqueras, leader del primo partito catalano, Erc. Concentrazioni sono in corso in particolare a Barcellona, Girona, Badalona, Tarragona, Lleida.  La giudice ha ordinato che gli otto ministri  siano separati e detenuti in cinque prigioni diverse. Il vicepresidente Oriol Junqueras e il ministro Joaquim Forn saranno trasferiti nel carcere di Estremera, Jordi Turull e Raul Romeva a Valdemoro, Josep Rull a Navalcarnero e Carlesd Mundò a Aranjuez. Dolors Bassa e Meritxell Borras saranno detenute nel carcere per donne di Alcalà.

Tutti i leader indipendentisti hanno lanciato appelli perché la popolazione catalana mantenga la calma. Lo stesso appello è stato lanciato, “nell’indignazione”, dalle segretarie di Erc e Pdecat, Marta Pascal e Marta Rovira. Gli avvocati degli otto detenuti hanno detto che anche da parte loro, prima di essere portati via, nei furgoni cellulari sono venuti appelli “alla tranquillità”.

In un comunicato diffuso ieri sera a Bruxelles, scrive la stampa belga, l’ex presidente Carles Puigdemont, in Belgio insieme ad altri quattro suoi ministri, ha ribadito che non tornerà in Spagna denunciando “un processo politico” nei suoi confronti. I giudici spagnoli potrebbero quindi spiccare un mandato di arresto europeo.




New York, il killer di Manhattan: “Orgoglioso dell’attacco. Ho agito per l’Isis”

Gli investigatori sono riusciti a parlare con Sayfullo Saipov, il killer di New York. L’aggressore è in ospedale, dove è ricoverato dopo un intervento chirurgico, e si sarebbe mostrato abbastanza “collaborativo. Nel suo computer è stato trovato materiale legato all’Isis. Per il governatore di New York, Andrew Cuomo, è un “lupo solitario” che si è “radicalizzato” negli Stati Uniti.

L’attentatore ha detto agli investigatori che avrebbe continuato a uccidere lungo la pista ciclabile se il furgoncino non si fosse scontrato con il pulmino di una scuola limitrofa. L’uomo si sarebbe anche detto “orgoglioso” dell’attacco. “Un animale”: così Trump ha chiamato l’attentatore. “E’ arrivato nel nostro paese grazie alla cosiddetta ‘lotteria per la diversità dei visti’ – ha twittato Trump – una bellezza di Chuck Schumer. Li voglio in base al merito”.

Sayfullo Habibullaevic Saipov, 29 anni, di origini uzbeke: vive a Tampa, in Florida, e sarebbe arrivato negli Stati Uniti dal 2010. E’ stato neutralizzato dalla polizia un chilometro dopo la strage, mentre gridava ”Allahu Akhbar”. Per il presidente Usa Donald Trump, che ha immediatamente twittato, e’ stato ”un altro attacco da parte di una persone malata e folle, ho ordinato di rafforzare i controlli”. Il sindaco di New York Bill de Blasio ha detto che si e’ trattato di ”un atto terroristico particolarmente codardo”.

Saipov ha lasciato un bigliettino vicino al furgoncino usato per l’attacco, nel quale ha scritto che agiva per l’Isis. Il killer ieri ha fatto tornare il terrore a poche decine di metri dal World Trade Center a New York, il ‘Ground Zero’ dell’11 settembre. Alle tre del pomeriggio con il suo camion è piombato su una delle più affollate piste ciclabili di Manhattan facendo una strage: almeno otto morti e una quindicina di feriti.

Tra le vittime un cittadino belga e cinque argentini. ‘Italia abbraccia New York colpita dall’attentato. Vicini alle famiglie e alle autorità
contro il terrore’, scrive su Twitter il premier Paolo Gentiloni

Ecco il primo video dell’aggressore di New York. L’uomo con una lunga barba è vestito di scuro, con una giacca con una riga rossa al centro. Corre per le strade della città e sembra essere in possesso di due armi. Si vede quando è a terra colpito dalla polizia




Terrore a New York: furgone su ciclisti. Morti e feriti

NEW YORK – New York ore 15 locali, le 21 in Italia, un veicolo, un pick-up noleggiato da Home Depot, si schianta contro un gruppo di ciclisti su una pista ciclabile lungo l’Hudson per poi finire contro uno scuolabus della Stuyvesant High School nella zona meridionale di Manhattan. L’uomo che guidava il veicolo è sceso e ha impugnato un’arma giocattolo, poi si è messo ad urlare. La polizia gli ha sparato a una gamba e lo ha ammanettato. Isolata la zona tra Chambers Street e West Street teatro dell’incidente. Il bilancio al momento è di almeno 8 morti accertati e 15 feriti. Gli inquirenti newyorkesi non escludono l’ipotesi dell’attentato terroristico. Il sindaco di New York Bill De Blasio si è immediatamente recato sul luogo della strage. Per sicurezza è stata fatta intervenire la squadra degli artificieri per esaminare il veicolo.

 

Il fatto è accaduto a poche decine di metri dal World Trade Center, il ‘Ground Zero’ dell’11 Settembre, intorno alle tre del pomeriggio di New York. Un pick-up è piombato su una delle più affollate piste ciclabili di Manhattan e ha fatto una strage: almeno otto morti e una quindicina di feriti, ma il bilancio è destinato a salire.

 

Dai tempi delle Torri Gemelle, è il primo attentato terroristico di rilievo a New York. Che si tratti di un atto di terrorismo islamico è praticamente certo: l’aggressore, con tratti mediorientali, neutralizzato dalla polizia un chilometro dopo la strage, avrebbe gridato “Allah Akhbar” secondo i testimoni prima di abbandonare le corsie della West Street, l’autostrada urbana che costeggia l’Hudson, e percorrere la ciclabile a tutta velocità, seminando morte. Un chilometro più a sud, all’altezza di Chambers street, proprio di fronte alla Peter Stuyvesant High School, il pick-up con il logo della Home Depot, il supermercato americano del bricolage e del fai-da-te, ha investito un altro camioncino. E’ stato lì che il terrorista è stato bloccato, a quanto pare intenzionalmente, da un bus scolastico, quelli gialli presenti in tutti gli Stati Uniti. Un uomo robusto, vestito con una tuta blu, è uscito dal pick-up della Home Depot con due pistole in mano, che però erano pistole giocattolo.

La polizia, già presente in massa a Tribeca, ha sparato ferendolo ad una gamba e lo ha arrestato. L’uomo era solo, anche se per un certo tempo si è temuta la minaccia di un secondo uomo armato in giro per Battery Park, all’estremo sud di Manhattan. Per lunghi minuti la situazione è apparsa molto confusa e le informazioni contraddittorie. Quello che all’inizio sembrava soltanto un violento fatto di cronaca locale, forse legato semplicemente all’intenso traffico newyorchese, si è trasformato pian piano in un atto terroristico islamico, visto che l’assassino ha invocato Allah.
L’Fbi ha assunto il comando delle indagini, visto che la strage viene trattata come un atto terroristico. Non ha dubbi il Site di Rita Katz, il sito di monitoraggio del terrorismo islamico sul web. “Non c’è nessuna rivendicazione dell’attacco a New York, ma le modalità, come l’uso di un mezzo, sono in linea con le istruzioni dell’Isis”, ha spiegato la direttrice.

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