Trump si complimenta con Conte: “Sui migranti l’Europa dovrebbe seguire l’esempio dell’Italia”

Il primo ministro Giuseppe Conte è stato ricevuto alla Casa Bianca con una calorosa stretta di mano dal presidente americano Donald Trump. “Grazie Giuseppe per essere qui”, ha detto il presidente Usa. “E’ un grande onore essere qui”, ha risposto il premier.
Conte ha ricevuto il via libera dal presidente americano su tre questioni cruciali: la Libia, una cabina di regia permanente per il Mediterraneo e la questione degli scambi commerciali e dei dazi. Lo affermano fonti di Palazzo Chigi al termine dell’incontro alla Casa Bianca.
Il Presidente americano – informano fonti di Palazzo Chigi – ha dato il suo via libera su tre questioni cruciali poste da Giuseppe Conte. In particolare, il primo è che l’Italia conta sull’appoggio degli USA per la Conferenza sulla Libia che si terrà nel nostro Paese, come annunciato dallo stesso Conte un mese fa al vertice NATO, e che può rappresentare un passaggio cruciale nel processo di messa a punto delle condizioni politiche, legali e di sicurezza indispensabili per lo svolgimento delle prossime elezioni politiche e presidenziali libiche. Ricevuto l’ ok di Trump. Quindi è stato ottenuto – prosegue la stessa fonte – il sostegno di Trump ad una “cabina di regia permanente” tra USA e Italia per il Mediterraneo allargato in chiave di lotta al terrorismo, maggiore sicurezza, immigrazione e soprattutto Libia. Con questa cabina di regia – da attuarsi attraverso i reciproci ministeri degli Esteri e della Difesa – l’Italia assumerebbe un ruolo di punto di riferimento, in Europa, per la Libia e di interlocutore privilegiato con gli Usa. L’idea è che Italia e USA possano insieme farsi promotori e fautori della stabilizzazione del paese nord africano. Ricevuto ok di Trump. Infine, via libera sul tema degli scambi commerciali e dazi: l’obiettivo di Conte è anche avere da Trump garanzie che gli interessi delle aziende italiane non vengano toccati, con particolare riferimento ai prodotti dell’agroalimentare. Per questo l’Italia si dichiara soddisfatta dell’accordo raggiunto tra Trump e Junker e ne auspica una rapida attuazione. Anche su questo tema via libera di Trump.

“Conte sta facendo un lavoro fantastico”, ha detto Donald Trump ricevendo alla Casa Bianca il premier Giuseppe Conte. “Sono molto d’accordo con quello che state facendo sull’immigrazione legale e illegale”, ha affermato il presidente Usa sottolineando: “Sono d’accordo con la vostra gestione dei confini”. “Molti altri Paesi in Europa dovrebbero seguire l’esempio dell’Italia” sull’immigrazione e su una posizione dura ai confini, ha spiegato il presidente Usa.




In Finlandia nuovo sito web su Alvar Aalto per appassionati di architettura e turisti

Visit.alvaraalto.fi è un nuovo servizio online realizzato per chi ama architettura e viaggi. Il sito web passa in rassegna l’architettura unica di Alvar Aalto (1898-1976) e combina destinazioni Aalto con vari servizi turistici in tutta la Finlandia. Oltre a famosi classici architettonici e siti architettonici meno noti, i visitatori possono abbinare di destinazioni naturali, attrazioni culturali e prelibatezze culinarie. Il sito presenta diverse destinazioni Aalto a Helsinki. Includono Finlandia Talo, l’edificio per uffici Rautatalo, la casa della cultura, Studio Aalto (ufficio dell’architetto) e Aalto House (casa e studio).

Vi è inoltre una lunga lista di destinazioni Aalto in tutta la Finlandia. Le destinazioni nella regione del lago Päijänne includono l’acclamato municipio di Säynätsalo, la Muuratsalo Experimental House, che fu la residenza estiva dell’architetto e il museo Alvar Aalto, che consente ai visitatori di immergersi nel mondo dell’architettura, del design e della storia personale di Aalto.
Le escursioni sono state progettate realizzate congiuntamente da esperti della Fondazione Alvar Aalto, guide turistiche locali e imprenditori locali. Il progetto architettonico e turistico nazionale è stato coordinato dalla Fondazione Alvar Aalto e sostenuto dal fondo del progetto del Ministero dell’educazione e della cultura finlandese per i prodotti del turismo culturale.
Il sito web è disponibile in inglese e finlandese.




Grecia nell’inferno di fuoco, incendi alle porte di Atene: morti e feriti

ATENE – Sono almeno 54 le vittime dei devastanti incendi che interessano in queste ore la zona a nordest di Atene: lo riporta l’emittente greca Skai sul proprio sito, che cita – tra gli altri – un membro della Croce Rossa, Bill Andriopoulos. La situazione è drammatica: migliaia le persone evacuate, la località di Mati è incenerita. Il fumo denso ha raggiunto la capitale e si vede il Partenone avvolto da una nube fitta. Il governo greco ha chiesto aiuto all’Europa. Nel frattempo la Turchia, storicamente ‘rivale’ della Grecia, ha offerto aiuto nei soccorsi.

 

Il bilancio ufficiale è ancora di 24 vittime, scrive Skai sul proprio sito, ma secondo Andriopoulos 26 corpi sono stati trovati nella regione della Costa d’Argento, tra alcune case a 30 metri dalla spiaggia. La notizia, prosegue l’emittente, è stata confermata dal sindaco di Pikermi-Rafina, Evangelos Bournos, secondo il quale gli incendi hanno distrutto finora almeno 1.000 abitazioni nella zona. Almeno altre quattro persone risultano disperse. Si teme che alcuni, per fuggire alle fiamme, si siano tuffati in mare e siano morti annegati. La Grecia ha chiesto l’aiuto dell’Europa.

 

“Ho visto cadaveri, auto bruciate, mi sento fortunata ad essere viva. Mati non esiste nemmeno più come insediamento”. E’ la testimonianza di una donna sopravvissuta agli incendi alla tv greca Skai, ripresa dai media internazionali. Mati è una località turistica costiera nella regione di Rafina, a circa 40 km a nordest di Atene. Qui si conta il maggior numero di vittime, morte nelle loro case o nelle auto.

La Turchia ha offerto il suo supporto. “Siamo pronti ad aiutare”, ha detto il ministro degli Esteri di Ankara Mevlut Cavusoglu in una telefonata all’omologo greco Nikos Kotzias. Non è chiaro tuttavia se Atene accetterà l’offerta. I due Paesi, divisi da una storica rivalità e protagonisti anche di tensioni recenti, avevano in passato cooperato in caso di disastri naturali, come nella cosiddetta ‘diplomazia dei terremoti’ del 1999.

Nella vicina Mati la Guardia Costiera è stata costretta a intervenire per evacuare i turisti intrappolati sulla spiaggia. Un secondo incendio sta devastando le pinete in una zona a 50 chilometri a ovest di Atene. Il fumo denso, arrivato fin sulla capitale, ha costretto alla chiusura della principale autostrada di collegamento con il Peloponneso. Sul campo sono stati dislocati centinaia di vigili del fuoco e decine di mezzi. Sette aerei anti-incendio e quattro elicotteri cercano di circoscrivere i roghi dall’alto.

Il governatore dell’Attica, che ieri ha proclamato lo stato di emergenza nella zona est e ovest, sta mettendo a disposizione bus e cisterne di acqua per aiutare a domare le fiamme. Migliaia le persone fuggite, decine le auto distrutte e le case incendiate. “Il fuoco infuria senza sosta, facciamo appello ai residenti di dirigersi verso Corinto per proteggere se stessi e i propri figli”, è il drammatico appello del vicesindaco di Megara, che sorge nei pressi di Kineta, dove le fiamme avanzano con maggiore velocità. “La gente piange, urla al telefono, mentre bruciano le auto parcheggiate e le sirene risuonano ovunque. L’aria è torrida, le fiamme sono vicine”, è la drammatica testimonianza di un cronista nei pressi di Rafina, non lontano da Penteli, epicentro dell’incendio.




Pechino, tornano i pattugliamenti delle forze dell’ordine italiane

PECHINO – Tornano a Pechino i pattugliamenti congiunti tra le forze dell´ordine italiane e cinesi, l´innovativo progetto che vede impegnati agenti italiani, affiancati dai colleghi cinesi, in una attività di pattugliamento nei luoghi turistici della capitale, per assistere i turisti italiani che vi si trovano e facilitare la comunicazione con le forze di polizia cinese in caso di necessità. Il programma è stato presentato oggi a pechino nel corso di una cerimonia organizzata dal ministero della Pubblica Sicurezza a Qianmen, nel cuore della capitale cinese, alla presenza dell´Ambasciatore Sequi e del Vice Capo dalla Polizia, Prefetto D´Angelo.

“La cooperazione internazionale di polizia è uno degli obiettivi principali del Dipartimento di Pubblica Sicurezza

Le pattuglie congiunte sono certamente un elemento operativo che ha portato e porta risultati concreti per i nostri cittadini in Italia e all´estero” ha dichiarato il Vice Capo della Polizia, Prefetto D´Angelo. “Questa iniziativa è una “storia di successo” per la cooperazione tra Italia e Cina in materia di pubblica sicurezza” ha detto l´Ambasciatore Sequi nel suo saluto inaugurale rivolto ai pattugliatori. “Non è un caso che i pattugliamenti congiunti siano pubblicamente apprezzati tanto dalle istituzioni quanto dai sempre più numerosi turisti italiani e cinesi” ha proseguito Sequi.
L´iniziativa dei pattugliamenti congiunti – giunta in Cina alla sua seconda edizione – ha suscitato anche quest´anno apprezzamento e grande interesse nei gruppi di turisti italiani e di molti altri Paesi. Il personale della Polizia di Stato e dell´Arma dei Carabinieri e gli operatori della Polizia cinese svolgeranno i pattugliamenti congiuntamente in quattro città della Repubblica Popolare dal 16 al 29 luglio. A Pechino e Shanghai si aggiungeranno quest´anno Hangzhou e Xi´an, rinomate mete turistiche per decine di migliaia di visitatori da ogni parte del mondo.
In Italia, dal 28 maggio al 17 giugno scorsi, sono stati già accolti gli operatori della Polizia cinese che, insieme ai colleghi della Polizia di Stato e dell´Arma dei Carabinieri, hanno effettuato pattugliamenti nella città di Roma, Milano, Venezia e Prato, replicando anche quest´anno i buoni risultati raggiunti nelle due precedenti edizioni.




Helsinki, crocevia di pace

Con l’incontro tra il presidente USA, Trump, e quello russo, Putin, ancora una volta Helsinki, la bianca città del Baltico, come spesso viene definita nelle guide turistiche la capitale della Finlandia, attira su di sé, anche se solo per un giorno, l’attenzione dei mass media mondiali, con gli oltre 1500 giornalisti accreditati. Se incerti appaiono i risultati di questo vertice tra due leader mondiali, meno incerto invece si definisce il ruolo di questa città che li ospita, riaffermando una sua vocazione di ospitalità ed intermediazione per la ricerca di soluzioni pacifiche ai dissidi ed ai potenziali conflitti. Questa attitudine si può far risalire al lontano 1969, in pieno clima di guerra fredda tra il blocco occidentale e quello allora guidato dall’Unione Sovietica, ad Helsinki ebbe luogo infatti la prima fase del negoziato SALT I, a partire dal 17 novembre 1969. Il SALT, ovvero il negoziato sulla limitazione delle armi strategiche, ebbe due fasi, la prima delle quale fu appunto ospitata nella capitale finlandese e produsse il Trattato sui Missili Antibalistici.

Ma Helsinki ritornò sotto i riflettori del mondo nel periodo tra il 1972 ed il 1975, quando le varie fasi della Conferenza sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa, CSCE, portarono alla firma del cosiddetto Atto Finale di Helsinki, il 1° agosto 1975, evento che pose le basi per un avvio della distensione tra i bue blocchi contrapposti, e che vide la partecipazione di 33 Stati oltre ad USA ed URSS. Il documento finale di Helsinki, può essere considerato come uno degli strumenti più significativi del dialogo internazionale. In quell’occasione tutti i trentacinque paesi firmatari arrivarono ad un accordo su un fatto fondamentale, ovvero che la pace non è sicura quando le armi tacciono; piuttosto la pace è il risultato della cooperazione degli individui da una parte e delle società stesse dall’altra. I famosi “dieci principi” che aprono il documento finale di Helsinki costituiscono la base sulla quale i popoli d’Europa, che sono stati per anni vittime di tante guerre e divisioni, esprimevano il desiderio di consolidare e preservare la pace, in modo tale da permettere alle generazioni future di vivere in armonia e in sicurezza. Fu, questo, definito lo ‘spirito di Helsinki, e molti considerano quell’evento il seme che cancellò il comunismo nell’URSS, favorendo la nascita della moderna Russia.

Ma se le ideologie nascono e muoiono, la necessità di promuovere il dialogo diretto fra coloro che posseggono armi che possono far scomparire la nostra Terra dall’universo non viene mai meno, e dunque il ruolo di una città come Helsinki ridiventa attuale nel favorire lo scambio di idee e di proposte de visu. Il Presidente finlandese Sauli Niinistö ospita l’incontro nel sobrio palazzo presidenziale che fronteggia il porto, ed incontra bilateralmente i due Capi di Stato, idealmente connettendosi al grande Presidente finlandese Urho Kekkonen, che fu l’artefice della riunione finale di Helsinki nel 1975. Da parte sua, il sindaco di Helsinki Jan Vapaavuori. non si è lasciato sfuggire l’occasione per una, giusta, vanteria “Helsinki è uno dei luoghi al mondo di cui ci si può fidare per organizzare un simile incontro in modo affidabile – tutto funziona bene qui, e possiamo predisporre il tutto in sole due settimane. Solo pochi giorni dopo l’annuncio della riunione, i preparativi erano già molto avanzati”.

Gianfranco Nitti




In Finlandia d’estate: un affare da un miliardo di euro

La Finlandia è spesso considerata una destinazione tipicamente invernale, ma lo sforzo messo in atto per promuovere i viaggi estivi sta iniziando a dare i suoi frutti. L’estate scorsa, i visitatori hanno speso 1,3 miliardi di euro in Finlandia. Quest’anno, l’ente del turismo nazionale, Visit Finland prevede una crescita per tutti i settori. I pernottamenti da parte dei visitatori sono aumentati del 14% nell’estate 2017, posizionando la Finlandia chiaramente davanti agli altri paesi nordici. “Ci aspettiamo più visitatori soprattutto dalle destinazioni a lungo raggio, come Stati Uniti, Cina e Giappone. L’Europa non ci ha dimenticati: l’interesse per la Finlandia è in aumento soprattutto in Olanda, Regno Unito e Germania “, afferma Paavo Virkkunen, capo dell’unità Visit Finland di Business Finland, che promuove il turismo internazionale in Finlandia. I voli diretti per la Finlandia dispongono del 15% di posti in più in estate. L’aumento maggiore si può vedere sui voli da Mosca, Tokyo, Amsterdam, Monaco e Malaga. Ela compagnia aerea di bandiera, Finnair, ha appositamente potenziato i collegamenti intereuropei. “L’impennata dei posti ci dice che le compagnie aeree credono nell’attrattività della Finlandia”, aggiunge Virkkunen.

In crescita russi, britannici ed olandesi, ma anche italiani

Durante l’estate del 2017, i viaggiatori hanno compiuto 4,3 milioni di visite in Finlandia. Il paese di origine più importante è di gran lunga la Russia (37% di tutte le visite). Si prevede che le visite dalla Russia aumenteranno del 5-10% se il rublo mantiene il suo corso. Giappone e Cina sono nella stessa categoria di crescita. I pernottamenti dal Regno Unito sono aumentati in modo significativo la scorsa estate, fino al 28%, e la tendenza dovrebbe continuare. Altri visitatori olandesi sono attesi anche quest’estate: oltre il 20% in più rispetto all’anno scorso. L’Italia, la Germania e la Francia mostrano segni di crescita più prudente. Nei primi 4 mesi del 2018, per esempio, i visitatori italiani hanno fatto registrare il 4,6% in più di pernottamenti sullo stesso periodo del 2017.
“Il Regno Unito e la Francia sono le principali fonti di turismo, ma la sfida per noi è la loro forte preferenza per i viaggi invernali. In questo momento, il nostro obiettivo principale è correggere questo squilibrio “, spiega Virkkunen.

La Finlandia ha molto potenziale per il turismo estivo

La Finlandia è una destinazione relativamente nuova nel mercato dei viaggi internazionali e quindi ha un grande potenziale di sviluppo. L’industria dei viaggi considera il viaggio estivo come la strada migliore per la crescita: il clima fresco e fresco della Finlandia, la serenità e la natura bella ed ancora incontaminata sono elementi che stanno iniziando a essere notati in paesi in cui la Finlandia non è stata finora una destinazione popolare. Al momento, numerose regioni finlandesi stanno impiegando molte energie per confezionare pacchetti estivi in prodotti che i consumatori possono facilmente acquistare sia dalle agenzie di viaggio tradizionali che dai canali di vendita online.
“Il turismo estivo è un affare da miliardi di euro. Se diversifichiamo i nostri prodotti e servizi a tema, possiamo offrire ai viaggiatori più motivi per visitare la Finlandia e anche per tornare. L’interesse per tutto l’anno è la chiave. La Finlandia ha anche bisogno di regioni più acclamate a livello internazionale, oltre alla Lapponia e ad Helsinki. Se il numero di viaggiatori cresce in Finlandia e nel corso dell’anno, possiamo costruire su fondamenta solide e stabili “, afferma Virkkunen.

La sfida più grande per il viaggio in Finlandia è la consapevolezza dei mercati internazionali

Negli ultimi anni, il numero di viaggiatori internazionali in visita in Finlandia ha chiaramente superato la media globale di crescita del 5%. Tuttavia, la Finlandia segue ancora gli altri paesi nordici e la sua quota di tutti i pernottamenti dei visitatori internazionali nella regione è solo del 14%. Il 7 giugno un Gruppo di Cooperazione sul Turismo ha presentato un suo rapporto sullo sviluppo del turismo in Finlandia al ministro degli affari economici Mika Lintilä. L’evento comprendeva anche le relazioni di otto membri del Parlamento che hanno presentato la linea del rispettivo partito sul sostegno a Visit Finland e sull’impegno per promuovere la Finlandia sui mercati esteri. “Il settore dei viaggi è riconosciuto a tutti gli effetti come uno dei nostri campi di esportazione più forti con un potenziale di crescita ancora più inespresso. Tuttavia, nessuno era disposto a impegnare più risorse per l’industria. Abbiamo bisogno di maggiore consapevolezza della Finlandia sui nostri mercati di riferimento al fine di rimanere competitivi nella corsa per attirare i viaggiatori. Promuovere l’immagine della Finlandia attraverso il marketing turistico aiuterà anche altre industrie a creare più esportazioni e ad attrarre investimenti stranieri “, afferma convinto Virkkunen.

Gianfranco Nitti




Migranti: è scontro tra Conte e Macron

L’accordo sui migranti faticosamente raggiunto tra i 28 nella lunga notte di trattative si rivela alle prime luci dell’alba di Bruxelles per quello che è: un’intesa per salvare la faccia ed evitare l’implosione dell’Unione ma che risolve poco o nulla. E la lite a distanza tra il premier Giuseppe Conte ed il presidente francese Emmanuel Macron sui centri volontari per i migranti diventa emblematica del caos.

E’ proprio il concetto di volontarietà – cardine attorno al quale ruota tutta l’intesa – a rendere tutto troppo aleatorio. E le piattaforme di accoglienza da condividere in Europa tra gli Stati ‘volenterosi’ diventano il primo casus belli. Francia, Belgio, Olanda, Austria non ne vogliono sentir parlare. Lo spagnolo Pedro Sanchez spiega di averne già. E anche Conte, vista l’indisponibilità degli altri, ne sta alla larga. “I centri sorvegliati di accoglienza in Ue su base volontaria vanno fatti nei Paesi di primo ingresso, quindi sta a loro dire se sono candidati ad aprire questi centri. La Francia non è un Paese di primo arrivo”, mette le mani avanti Macron. In buona sostanza, il capo dell’Eliseo rimanda la palla a Italia, Spagna e Grecia. Ma così per Roma salta tutto. “Abbiamo finito alle 5 di mattina. Macron era stanco, lo smentisco”, gli replica stizzito Conte in conferenza stampa. Nell’accordo raggiunto, spiega, “non si fa riferimento a un Paese di primo transito o di secondo transito”. Ma linea di Parigi resta quella. E pochi minuti dopo le parole del premier, Macron la chiarisce di nuovo: “Il concetto di Paese di primo arrivo non si può cancellare. La Francia non è un paese di primo arrivo e non aprirà dei centri di controllo dei migranti”. Chiusura totale.

Anche tra Roma e Berlino le cose non vanno meglio: sui respingimenti, Angela Merkel ha chiuso intese bilaterali con molti Paesi, dalla Spagna alla Grecia, dall’Austria alla Francia, ma non con l’Italia. “Non riprenderemo alcun migrante che dovesse essere stato registrato da noi e poi andato in Germania”, avverte il presidente del Consiglio, insistendo sul fatto di non aver promesso niente alla cancelliera. Poco male per la Merkel, che lasciando Bruxelles con in tasca un carnet di accordi sui movimenti secondari “che dovrebbero più che soddisfare gli alleati bavaresi della Csu”, mette però in guardia Conte: continueremo a prendere rifugiati sbarcati in Italia “come abbiamo fatto in passato” solo se ci sarà un accordo con Roma sui movimenti secondari. Intanto i quattro Paesi dei Visegrad esultano per essere riusciti ad evitare le quote obbligatorie per la ridistribuzione dei migranti. Di “grande vittoria” parla l’ungherese Viktor Orban. Un “gigantesco successo” lo definisce il polacco Mateusz Morawiecki. E “soddisfazione” viene espressa dallo slovacco Peter Pellegrini e dal ceco Andrej Babis




Africa, emergenza migrazione: la Cina segna la strada da percorrere

Fino agli anni ’60 / ’70 le imprese europee colonizzavano l’intero territorio africano. Dal 1970 in poi, sono seguiti gli anni di decolonizzazione e gli spazi sono stati occupati massicciamente dalle imprese cinesi. Nel 2000, dopo la nascita del Forum Economico Cina-Africa, Pechino, in maniera molto lungimirante, decideva di investire miliardi di dollari con ingenti finanziamenti da impegnare nella costruzione di infrastrutture primarie nei paesi africani, come ponti, strade, scali portuali e aeroportuali. E l’Europa, pur essendo la settima potenza industriale mondiale, pur godendo di relazioni diplomatiche con molti di questi paesi africani, a oggi non sembra aver capito l’occasione che il continente africano le può offrire.

Il problema “immigrazione” non si risolve con slogan oppure proclami. La Cina segna la strada da percorrere

La Commissione europea, dibattendo sulla creazione di un nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi nell’ambito dell’agenda europea sulla migrazione, tenuta il 7 giugno 2016, verso la conclusione, si è così espressa: “Gli strumenti di cui dispone l’UE per gestire la migrazione non bastano per ottenere un impatto reale”. C’è dell’imprecisione in questa dichiarazione. Non sono gli strumenti che mancano bensì le idee, i veri progetti. In quella Commissione si stava dibattendo per l’ennesima volta sul “Migration Compact” progetto dell’allora governo Renzi. Un anno dopo, il 13 luglio 2017, l’Europa tornava su quell’idea italiana e il Parlamento europeo, in seduta plenaria, approvava in via definitiva il programma dell’UE da 3,3 miliardi di euro. Gli investimenti stimati da impegnare in Africa per il progetto ammonterebbero a circa 62 miliardi ma l’Europa, come al solito, al momento si è fermata e ha rimandato ogni decisione al riguardo per un prossimo futuro.

L’Africa non può aspettare

Quello che l’Europa non ha capito è che l’Africa non può aspettare, si è messa già in movimento e la Cina le porge sempre di più la mano allargando la sua influenza. Lo scorso 15 giugno 2018, nel loro breve incontro, Macron sembra avere prospettato a Conte la solita soluzione degli hotspot nei paesi africani. Questa soluzione è stata altre volte dibattuta e da molti scartata perché è solo una soluzione palliativa ed in più, gli hotspot non sono ben visti dai paesi che dovrebbero ospitarli.

Sulle previsioni pesa sempre lo scetticismo della Commissione e cioè che gli strumenti della UE non bastano

A rafforzare il timore dei commissari ci sarebbero due economisti dello sviluppo, Michael Clemens e Hammah Postel, estensori del documento “Deterring Emigration with Foreign Aid”, un’indagine di “Evidence from Low Income- Countries”, avanzano la tesi: “Lo sviluppo economico nei paesi a basso reddito aumenta generalmente la migrazione” C’è del vero nella loro teoria, non sono gli aiuti economici, bensì la fornitura di strutture e il know how, ovvero l’assistenza di carattere tecnico-industriale, del resto è ciò che sta facendo Pechino. Il Fondo Fiduciario per l’Africa, fondo da 1,9 miliardi di euro, lanciato nel 2015 al vertice maltese a La Valletta, oltre a non godere la fiducia piena dei membri del Parlamento Europeo, i quali mettono in guardia circa la deviazione dei fondi verso i regimi autoritari per arginare i flussi migratori, è inoltre da più parti criticato per i suoi fini dubbi e la sua poca trasparenza. Inoltre la mancanza di chiare linee guida su come accedere ai fondi disponibili rende l’operazione molto rischiosa. Forse anche per questi motivi che calano di quasi un quinto gli aiuti dell’Unione Europea a quindici verso i paesi dell’Africa sub sahariana. Molti dei paesi UE hanno ultimamente ridotto drasticamente la percentuale della spesa pubblica destinata agli aiuti per l’Africa. Molti hanno destinato una percentuale inferiore a quella del 2004 e fra questi figurano la Francia, la Danimarca, la Grecia, l’Olanda e la Spagna.

Mani sbagliate per gli aiuti finanziari

In cima a tutti questi ragionamenti rimane sempre il fatto che si parla principalmente di aiuti finanziari che spesso e volentieri finiscono nelle mani sbagliate. A tutto ciò ci si aggiunge la farraginosità dei partner che operano sul campo degli aiuti umanitari, convogliati attraverso 200 tra organizzazioni e agenzie e tra cui spiccano le organizzazioni non governative (ONG), le organizzazioni internazionali, le società della Croce rossa e le agenzie dell’ONU, il tutto gestito da Echo, la direzione per gli aiuti umanitari.

Domenica 24 giugno 2018 si è tenuto a Bruxelles l’ennesimo incontro

Un mini-summit inizialmente nato a otto e dopo il chiarimento del governo italiano che non intendeva firmare bozze già predisposte anticipatamente, la Merkel ha accantonato quel documento ed allargato il mini-summit a 16. L’esito di questo summit non è risultato alquanto incoraggiante e nulla di concreto si prevede per il Consiglio europeo in vista per i prossimi 28 e 29 giugno. C’è molto poco da sperare, usciranno da quel Consiglio i soliti piani quinquennali-progetti-attese-delusioni. L’Africa ha impellente urgenza di raggiungere l’obiettivo per consolidare il progresso economico e lo sviluppo degli ultimi anni. Il Sud Africa è il Paese più sviluppato del continente africano, garantisce un sistema legale e giudiziario, attua una politica di attrazione degli investimenti esteri, oltre naturalmente, a godere di una posizione strategica. Altri cinque paesi dell’Africa australe – Botswana, Lesotho, Namibia, Sudafrica e Swaziland hanno già stretto accordi commerciali con l’UE. C’è da augurarsi che l’Europa che gode di contatti diplomatici con tante realtà africane e la Cina, paese più interessato con i suoi investimenti in Africa, si uniscano in un unico progetto per finanziare ed incrementare lo sviluppo e favorire l’occupazione ed il risveglio del Continente. Per combattere lo scetticismo della stessa Commissione UE, per rimediare alla farraginosità del sistema nel distribuire finanziamenti, sussidi ed aiuti umanitari, ci vorrebbe il coinvolgimento dell’Onu per definire le priorità mentre la sorveglianza e la distribuzione verrebbe affidata alla Banca africana di sviluppo. In questo modo l’Africa si riapproprierebbe del proprio obiettivo mentre per le risorse finanziarie si occuperebbe l’eventuale progetto UE-Cina. L’Africa è un grande paese, ricco e prosperoso ma nel frattempo, sfruttato e martoriato. E’ un paese ferito. Chiede solo di potersi incamminare verso un suo futuro. L’Europa con la Cina la potrebbero accompagnare nel suo cammino.

Emanuel Galea




Incontro segreto Salvini – Macron: la nave Lifeline andrà a Malta

Un incontro segreto, lunedì sera alla Casina Valadier di Roma, tra il premier Conte e il presidente francese Macron sblocca il caso della Lifeline. La nave della ong andrà a Malta, annuncia il capo dello governo italiano, e ‘una quota’ dei 234 migranti a bordo sarà accolta in Italia, il resto in altri 6 Paesi Ue. Ma 4 sono pronti, altri 3 valutano. Per questo La Valletta ora frena. Lifeline: ‘Ci vietano ancora l’ingresso’. Il comandante della Guardia Costiera all’ANSA: ‘Risponderemo sempre agli sos’. A sorpresa il faccia a faccia di lunedì, mentre continuano gli attacchi di Salvini e Di Maio all’inquilino dell’Eliseo. ‘Conte ha chiesto di vedermi, incontro proficuo. ‘Non c’è crisi crisi sui migranti in Italia, sbarchi diminuiti’, dice Macron. L’Ue prepara il Consiglio di giovedì e venerdì. Sanchez dalla Merkel, si consolida l’asse Berlino-Parigi-Madrid.

Lifeline, Malta ci vieta ancora l’ingresso – “Abbiamo ricevuto un messaggio da Malta alle 18: dice che non ci è permesso di entrare nelle acque territoriali”. Lo sostiene Lifeline in un tweet, aggiungendo di non essere quindi in grado di “confermare ciò che è stato diffuso dai media finora”.

Macron, colloquio proficuo con Conte sui migranti – “Sono stato sollecitato dopo il nostro incontro di domenica dal presidente Conte. I nostri protocolli si sono messi in contatto e si è convenuto che un incontro riservato fosse rispettoso nei confronti del Vaticano” presso cui era la visita ufficiale. E’ stato uno scambio privato, per questo non era in agenda”. Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron in una conferenza stampa a Roma rispondendo a una domanda sull’incontro con il premier italiano.

Con il premier italiano Giuseppe Conte “ci siamo confrontati su questioni di attualità, eurozona e migranti. Non abbiamo parlato di politica italiana o della posizione italiana, il tema delle migrazioni riguarda tutti. E’ stato uno scambio proficuo e interessante su come rispondere nella maniera più efficace possibile alla questione dei flussi”, ha spiegato Macron.

Fonti Malta, 4 Stati disponibili su Lifeline, 3 valutano – Quattro Stati dell’Ue – Italia, Malta, Francia e Portogallo – hanno confermato di essere disposti ad accogliere parte dei migranti salvati dalla nave Lifeline, mentre altri tre paesi – Germania, Paesi Bassi e Spagna – stanno ancora “valutando” il caso. E’ la situazione, aggiornata a oggi pomeriggio, ricostruita dal quotidiano Times of Malta che attribuisce la notizia a proprie fonti. In un comunicato stampa, il governo maltese aveva parlato invece di sei Stati coinvolti nell’accordo.

Il governo maltese ha annunciato l’apertura di ‘un’inchiesta sul capitano della Lifeline che ha ignorato le istruzioni delle autorità italiane date in accordo alle leggi internazionali’, e non si è ancora pronunciato sull’ipotesi, ventilata da Macron e confermata dal premier italiano Conte, che la nave della Ong si diriga verso l’isola.

Salvini,dopo Aquarius Lifeline, stop invasione – “E due! Dopo la ong Aquarius spedita in Spagna, ora tocca alla ong Lifeline che andrà a Malta, con questa nave fuorilegge che finalmente verrà sequestrata. Per donne e bambini davvero in fuga dalla guerra le porte sono aperte, per tutti gli altri no! #stopinvasione”. Lo scrive in un tweet il vicepremier e ministro del’Interno, Matteo Salvini.




Usa, Trump su conferma bando contro musulmani: “Wow!”

“La corte suprema conferma il travel ban. Wow!”: e’ il commento di Donald Trump alla decisione della massima istanza giuridica americana di confermare il controverso bando contro alcuni Paesi a maggioranza musulmana.

Con una decisione sofferta (5 a 4), i giudici hanno respinto la tesi che il provvedimento discrimina i musulmani o eccede l’autorità del presidente.

Casa Bianca, decisione corte su bando vittoria enorme – Una “vittoria enorme per il popolo americano e per la Costituzione”. Così la Casa Bianca descrive la decisione oggi della Corte suprema che conferma il bando emanato dal presidente Usa Donald Trump contro gli arrivi da alcuni paesi musulmani e mette fine ad una battaglia legale cominciata di fatto all’indomani dell’emanazione del provvedimento. La Casa Bianca parla inoltre di questo come un “momento di forte rivincita, dopo mesi di commenti isterici dai media e dai politici democratici”.




Migranti, Salvini sveglia la Ue: verso la fine dei barconi. Fondi a Turchia e Africa

“Il Consiglio europeo dà il benvenuto all’accordo raggiunto per il finanziamento” della seconda tranche da tre miliardi “per i profughi in Turchia” ed il “Fondo fiduciario per l’Africa”: lo si legge nella nuova bozza delle conclusioni del vertice Ue, da poco in circolazione e di cui l’Ansa ha preso visione. Nelle scorse settimane, l’Italia aveva chiesto alla Commissione Ue garanzie affinché vi fossero risorse sufficienti per il Fondo fiduciario per l’Africa, ponendo la riserva sulla formula di rifinanziamento dell’accordo Ue-Turchia.

Sembra proprio che Matteo Salvini abbia svegliato la Ue. Lui che ha saldamente respinto barche piene d’immigrati portando l’Europa a prendere coscienza che l’Italia non può fare tutto da sola e non può essere l’unico Paese punto di primo arrivo. Questo anche alla luce dei 10 obiettivi presentati da Conte a Bruxelles

Sulla riforma del “Regolamento di Dublino è necessario trovare l’unanimità basata su un equilibrio tra responsabilità e solidarietà. La presidenza di turno austriaca entrante è invitata a continuare col lavoro”, si legge ancora nell’ultima bozza di conclusioni del vertice europeo di giovedì circolata.

“Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale – si legge ancora nella nuova versione della bozza delle conclusioni del summit Ue, di cui l’ANSA ha visione -, gli sforzi per fermare i trafficanti che operano dalla Libia o da altri luoghi devono essere intensificati. L’Ue continuerà ad essere al fianco dell’Italia e degli altri Paesi in prima linea. Rafforzerà il suo sostegno alla Guardia costiera libica, alle comunità costiere e meridionali, così come la cooperazione con gli altri Paesi di origine e transito”.

“I movimenti secondari dei richiedenti asilo tra Stati membri – dice l’ultima bozza di conclusioni del vertice europeo circolata – rischiano di mettere in pericolo l’integrità del Sistema comune europeo d’asilo e quello di Schengen. Gli Stati membri devono prevedere tutte le misure legislative e amministrative necessarie per contrastare tali movimenti, e cooperare gli uni con gli altri a questo fine”.

“Per smantellare il modello di business dei trafficanti, evitando tragiche perdite di vite, occorre eliminare l’incentivo ad imbarcarsi – si legge nella nuova versione della bozza di conclusioni del vertice Ue -. Questo richiede un nuovo approccio agli sbarchi di quanti sono soccorsi nei salvataggi. In questo quadro, il Consiglio europeo sostiene lo sviluppo del concetto di piattaforme di sbarco regionali, in stretta collaborazione con i Paesi terzi, così come Unhcr e Oim”.