Turchia, video shock che prova l’uccisione del giornalista saudita

TURCHIA – Il governo turco ha riferito a funzionari statunitensi di essere in possesso di registrazioni audio e video che provano che Jamal Khashoggi è stato ucciso all’interno del Consolato saudita a Istanbul. Lo scrive il Washington Post citando funzionari Usa e turchi.
In particolare, un audio confermerebbe i particolari più raccapriccianti emersi in questi giorni: “Si può sentire la sua voce, si può sentire come è stato interrogato, torturato e ucciso”, dice una delle fonti al Wp.

Il materiale non sarebbe stato pubblicato ufficialmente perché la Turchia “teme si possa rivelare come Ankara spii le entità straniere nel Paese”. Non è chiaro, sottolinea il Wp, se i funzionari Usa abbiano visto i video o ascoltato gli audio, ma i colleghi turchi hanno descritto loro il contenuto. Secondo questi resoconti, “dopo aver ucciso” il giornalista il team di agenti sauditi si è spostato nella vicina residenza del console, dove il personale era stato fatto andare via in anticipo




Mogadiscio, autobomba coinvolge convoglio italiano

MOGADISCIO – Un blindato Lince, appartenente ad un convoglio di cinque mezzi italiani, è stato coinvolto a Mogadiscio, alle 12.10 locali, in un’esplosione al rientro da un’attività addestrativa in favore della forze di sicurezza somale. Nessun militare italiano è rimasto ferito, mentre il mezzo, con a bordo 4 soldati, è stato lievemente danneggiato ed è rientrato in base.

L’esplosione è avvenuta a 700 metri circa dalla sede del Ministero della Difesa. I militari italiani operano nell’ambito della missione europea in Somalia (Eutm), finalizzata al rafforzamento del Governo Federale di Transizione somalo (Tfg), attraverso la consulenza militare a livello strategico alle istituzioni di difesa somale e l’addestramento militare.

La missione militare dell’Ue opera in stretta collaborazione e coordinamento con gli altri attori della comunità internazionale presenti nell’area d’operazione come le Nazioni Unite, l’African Union Mission in Somalia (Amisom) e gli Usa.

Sui media circola l’informazione che “quattro bambini” sono morti per l’autobomba kamikaze. La notizia, che cita un “responsabile somalo”, viene rilanciata dal sito egiziano Mobtada.

L’attentato viene presentato come diretto a “un convoglio dell’Unione europea”. Senza porre l’annuncio in relazione con l’attentato, probabilmente perché si tratta di operazioni precedenti, il sito libanese El Nashra riferisce che l’esercito somalo ha annunciato che “cinque elementi armati del movimento terrorista Al Shabaab” sono rimasti uccisi in “scontri” con le forze armate “nel sud del Paese”. Una fonte ufficiale dell’esercito ha precisato che le forze armate hanno “liberato diverse regioni in operazioni che si sono svolte 70 km a nord di Chisimaio”, e che due soldati sono rimasti feriti.




Indonesia, terremoto e tsunami: morti e feriti

Il terremoto di magnitudo 7.5 nell’arcipelago di Sulawesi, in Indonesia, ha provocato uno tsunami che ha colpito la città di Palu, la capitale della provincia. Lo ha confermato il portavoce dell’istituto geofisico indonesiano, Hary Tirto Djatmiko. La tv indonesiana mostra un video girato con il cellulare con una potente onda che colpisce Palu, con persone che urlano e scappano.

Lo tsunami, con onde fino a 2 metri di altezza, ha colpito anche la città indonesiana di Donggala, nell’arcipelago di Sulawesi, e ha spazzato via le case.

Secondo funzionari locali, ci sarebbero almeno cinque morti anche se non è ancora chiaro se questo dato sia riferito allo tsunami o al sisma.

In precedenza, un portavoce dell’agenzia per i disastri indonesiana, Sutopo Purwo Nugroho, aveva detto che l’allerta tsunami era stata tolta. Nel dicembre 2004, un terremoto di magnitudo 9.1 al largo dell’isola di Sumatra, nell’ovest dell’Indonesia, causò uno tsunami che provocò 230mila morti in una decina di Paesi del sudest asiatico.

Il buio e le interruzioni alle reti di telecomunicazione stanno ostacolando i soccorsi e i tentativi delle autorità indonesiane di stilare un bilancio dei danni e delle vittime. Lo ha dichiarato Sutopo Purwo Nugroho, portavoce dell’agenzia nazionale per la gestione dei disastri, sottintendendo che fino a domani mattina i soccorsi saranno limitati. “Tutto il potenziale nazionale verrà dispiegato, e domattina invieremo un aereo da trasporto militare Hercules ed elicotteri per fornire assistenza nelle aree colpite dallo tsunami” ha detto Nugroho. L’aeroporto di Palu è stato chiuso almeno fino a domani.




Siria abbatte jet militare russo

SIRIA – Un aereo militare russo Il-20 con a bordo 14 militari è scomparso dai radar ieri notte mentre sorvolava il Mediterraneo di ritorno alla base aerea russa di Khmeimim, in Siria. Secondo il dicastero, i contatti col jet si sono persi mentre quattro F-16 israeliani attaccavano obiettivi siriani nella provincia di Latakia. “Allo stesso tempo – riporta il ministero – i radar russi hanno registrato lanci di missili dalla fregata francese Auvergne, che era in quella zona”.

Secondo la CNN, l’aereo è stato abbattuto per errore dalle difese anti-aeree siriane. In quel momento Damasco si stava difendendo dall’attacco israeliano. Sempre secondo l’emittente Usa il velivolo è stato abbattuto da un sistema di difesa anti-aerea venduto ai siriani dai russi diversi anni fa.

“Il 17 settembre, attorno alle 23 ora di Mosca (le 22 in Italia, ndr), si sono persi i contatti con l’equipaggio di un aereo russo Il-20 sopra il Mediterraneo, mentre il velivolo era di ritorno all’aerodromo di Khmeimim e si trovava a 35 chilometri dalla costa siriana”, fa sapere il ministero della Difesa russo. Il comando della base aerea di Khmeimim ha lanciato un’operazione di ricerca e di soccorso.




Scontro il ministro lussemburghese e Salvini: “Usa metodi fascisti!”. La risposta: “Se vuole i migranti se li tenga”

Nuova puntata del diverbio tra il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il collega Lussemburghese Jean Asselborn. Dopo la lite postata su Fb da Salvini, Asselborn torna sulla vicendae ventila oltretutto l’ipotesi di essere stato vittima di una ‘imboscata’. “Salvini – dice allo Spiegel – usa metodi e toni dei fascisti degli anni Trenta”.

Secondo Asselborn, “si è trattato di una provocazione calcolata”. Il video – dice al portale online del settimanale tedesco – è stato fatto “a sua insaputa”.

Se vengono ripresi incontri di ministri Ue oppure addirittura di capi di governo e di stato, “allora non ci potrà mai più essere un dibattito franco“, aggiunge. Pronta la replica del vicepremier Matteo Salvini: “Il ministro socialista del paradiso fiscale Lussemburgo – attacca – dopo aver paragonato i nostri nonni emigranti italiani ai clandestini che sbarcano oggi, dopo aver interrotto un mio discorso urlando ‘merda’, oggi mi dà del ‘fascista’. Ma dico io, che problemi hanno in Lussemburgo?!? Nessun fascismo, solo rispetto delle regole. Se gli piacciono tanto gli immigrati che li accolga tutti in Lussemburgo, in Italia ne abbiamo già accolti anche troppi. Buona domenica a tutti, cin cin”.

La presidenza austriaca di turno dell’Ue “non era al corrente della registrazione” dell’intervento del ministro Matteo Salvini alla riunione di Vienna e del botta e risposta con il collega lussemburghese Asselborn. Lo afferma la stessa presidenza all’ANSA. “Non ci sono regole per le riunioni informali o le conferenze“, sottolinea la presidenza, spiegando che comunque il suo obiettivo “è assicurare discussioni riservate, rispettose ed eque“.




Aumenta la fame nel mondo

Un pianeta diviso a metà, dove da una parte c’è chi “soffre” per non avere l’ultimo telefonino o magari l’ultima maglietta firmata, dall’altra si muore di fame. Segno evidente che c’è qualcosa che non quadra nel disegno della globalizzazione. O forse per una sorta di guadagno, nell’ottica capitalista è meglio che le cose vadano come vanno….Fatto sta, che la fame nel mondo cresce: nel 2017 il numero di persone denutrite è aumentato toccando 821 milioni di persone, circa una su nove, tornando ai livelli di quasi dieci anni fa. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto ‘Lo stato di sicurezza alimentare e nutrizione nel mondo’, presentato dalle agenzie delle Nazioni Unite, Fao, Ifad, Pam Unicef e Oms. Si registrano incrementi in quasi tutte le sotto regioni dell’Africa, così come in Sud America; situazione stabile invece nella maggior parte delle regioni dell’Asia. Circa 151 milioni di piccoli sotto i cinque anni, il 22% nel mondo, sono affetti da arresto della crescita per denutrizione. Tra le cause principali dell’aumento della fame, il rapporto indica la variabilità climatica caratterizzata da eventi estremi, i conflitti e i rallentamenti economici. Ed è il cambiamento climatico, in particolare, secondo il rapporto, a minare la produzione di cibo in alcune regioni dove, senza interventi specifici e in vista di un costante innalzamento della temperatura, si prevede un rapido peggioramento. Secondo il rapporto, per sradicare la fame occorre intraprendere urgentemente più azioni entro il 2030 per raggiunge l’obiettivo di sviluppo sostenibile della fame zero. Questo include azioni concrete e costanti per migliorare la nutrizione e costruire la resilienza delle popolazioni al cambiamento del clima. Anche un recente rapporto di Oxfam aveva sottolineato il dramma, parlando di 815 milioni di persone nel mondo, che soffrono la fame e di queste 200 milioni sono bambini e bambine sotto i 5 anni, vittime della carenza di cibo e nutrienti fondamentali per la crescita, nati in moltissimi casi da madri a loro volta denutrite. Un’emergenza senza precedenti, che sta colpendo soprattutto l’Africa orientale, lo Yemen e la Nigeria nord-orientale: solo in Yemen oltre 17 milioni di persone (tra cui circa 400mila bambini) soffrono di malnutrizione. Stessa sorte tocca a metà della popolazione in Sud Sudan e a circa 5 milioni di persone nella Nigeria. Anche per l’Oxfam oltre la guerra, tra le cause ci sono anche i cambiamenti climatici, che hanno provocato lunghe e durissime siccità in Paesi come l’Etiopia dove interi raccolti sono andati persi e molti allevamenti sono stati decimati e dove ora 12,5 milioni di persone stanno rimanendo senza cibo. Bisogna agire subito: secondo le Nazioni Unite, rimanere a guardare potrebbe costare la vita a centinaia di migliaia di bambini.

Marco Staffiero




“Iniziativa di Intervento Europea” guidata dalla Francia: anche la Finlandia aderisce. L’Italia scettica. Il Ministro Trenta, riterrebbe che ci siano ambiguità fondamentali da chiarire

Nel corso di una conferenza stampa durante la visita ufficiale del presidente francese Emmanuel Macron lo scorso giovedì ad Helsinki, il presidente Sauli Niinistö ha dichiarato che la Finlandia firmerà una lettera di intenti in autunno per aderire alla cosiddetta “Iniziativa di Intervento Europea” guidata dalla Francia che, una volta stabilita, intende essere in grado di reagire a situazioni vicine ai confini europei senza l’assistenza della NATO o degli Stati Uniti.

Niinistö ha ringraziato il presidente Macron per le sue iniziative dicendo che stava aspettando una discussione del genere da circa dieci anni. “È estremamente importante, non solo per la Francia, non solo per la Finlandia e non solo per l’Europa, ma per il mondo intero che l’Europa cominci ad assumere maggiori responsabilità per la propria sicurezza e il proprio ruolo nel mondo. Nel mondo di oggi la forza è rispettata. E se desideriamo sostenere posizioni che rispettiamo, dobbiamo apparire forti. Questo è quello che rileva in Europa al momento, penso. Ed è importante portare quella bandiera “.

Finora, nove paesi dell’UE hanno annunciato la loro decisione di aderire alla coalizione dei volenterosi, di Macron, ovvero Francia, Germania, Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Estonia, Spagna, Portogallo e Regno Unito

La Francia prevede una forza militare europea schierabile al di fuori degli attuali impegni dell’UE. Niinistö ha affermato che è strategicamente importante per tutti sapere che l’Europa rimarrà unita. Il presidente ha aggiunto che la Finlandia vuole sinceramente essere coinvolta nella costruzione di un’Europa sicura la cui voce possa essere ascoltata. Macron si è detto compiaciuto del fatto che la Finlandia abbia deciso di unirsi alla forza di intervento che porrebbe le basi per una strategia di difesa comune. Macron ha aggiunto che voleva rafforzare il trattato fondativo dell’UE per includere una clausola di solidarietà automatica che sarebbe vincolante per tutti gli stati membri. Secondo una comunicazione ufficiale, i due leader hanno discusso, tra le altre questioni, della politica di sicurezza e di difesa, delle relazioni con la Russia e Stati Uniti, sui cambiamenti climatici, su questioni artiche e sullo ‘ stato dell’ordine internazionale multilaterale basato su regole’.
Questa rapida espressione di interesse ad aderire all’iniziativa francese potrebbe però significare, al di la delle motivazioni formali, l’interesse della Finlandia a dotarsi di una rete di sicurezza su cui fare affidamento come contrappeso al rinato imperialismo russo, e la Russia è il tradizionale vicino con cui avere storicamente rapporti amichevoli ma non fidandosene troppo.

Italia scettica

Da parte sua, l’Italia non sembra intenzionata ad aderire a questo progetto. Infatti, il ministro della Difesa italiano, Elisabetta Trenta, riterrebbe che ci siano ambiguità fondamentali da chiarire e che siano necessari più elementi per comprendere la complementarietà della proposta francese con la Difesa europea (Pesco) e la NATO. L’interesse francese, più che per una rapida forza di intervento europea in possibili aree di crisi, sembra essere quello di fare la primadonna. Non un interesse paneuropeo, ma un interesse francese diffuso nel continente. E lo scetticismo sembra doveroso.

Gianfranco Nitti




Kosovo, operazione Kfor: CIMIC italiano in “prima linea” anche in agosto

NEPOLJE – Negli ultimi giorni sono state portate a termine due importanti donazioni in favore dei cittadini Kosovari da parte dei militari del 5° Reggimento Alpini, reggimento attualmente impiegato in Kosovo all’interno dell’operazione KFOR.

Il 14 agosto personale del CIMIC italiano (Civilian Military Cooperation) ha donato diversi serbatoi da 1500l che verranno adibiti alla raccolta di acqua potabile e per l’irrigazione in favore della comunità RAE (Rom, Ashkali ed Egiziani) – una minoranza etnica composita presente in Kosovo – di Nepolje/Nepole, che vive una condizione di particolare difficoltà per quanto concerne la disponibilità di acqua corrente, disagio accentuato dalla calura estiva.

Il 15 agosto sono stati invece donati alcuni PC ed un proiettore in favore dei Vigili del Fuoco di Djakovica/Gjakova, al fine di poter attrezzare un aula didattica che verrà utilizzata per l’addestramento e l’aggiornamento del personale del corpo.

Attività come queste ricadono pienamente nel mandato del CIMIC, tanto quelle mirate ad un miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia delle istituzioni locali, quanto quelle di immediato supporto alla popolazione per il ripristino dei fabbisogni primari.




Troika, Atene esce dalla crisi ed entra in rianimazione

Il 20 agosto la Troika ha lasciato Atene. L’operazione chirurgica è stata conclusa lasciando la Grecia in prognosi riservata. Come scriveva l’Avvenire “La crisi partì nel 2009 ed ebbe i suoi picchi nel 2015 e 2016. L’austerity pesa ancora su una popolazione stremata”. Il 20 agosto è giunta a termine la servitù finanziaria, chiuso il programma di aiuti da parte dei creditori internazionali ma, soprattutto, il 20 agosto è rinata la speranza per il governoTsipras di fare ripartire l’economia, con l’opportunità di tornare a finanziarsi direttamente sui mercati.

La troika lascia le coste elleniche dopo 8 anni di predominio. Bruxelles e le banche tedesche e francesi esultano e hanno ben donde. Si calcola che dei 216 miliardi di euro erogati fino al 2016, solo il 5% sono finiti nelle casse di Atene. Il 95% sono serviti per ripagare i creditori come le banche francesi e tedesche.

Quanto sia giustificata tutta questa euforia è da stabilire

Dopo questi otto lunghi anni di austerità il paese non si presenta nelle migliori condizioni. Mentre l’economia greca segnala dei primi avvisi di crescita, la vera ripresa ha ancora molta strada da fare. L’uscita della Grecia dal programma di salvataggio, forse vantaggerebbe più l’Eurozona che la stessa Grecia e non per niente che le autorità europee per prime e le banche francesi e tedesche poi, salutano “come una vittoria” il completamento del programma di salvataggio finanziario di Atene.

L’Unione europea canta vittoria ma la Grecia è al collasso

La chiusura dell’ultimo bilancio con un superattivo pari al 3,7% del Pil non poteva essere altrimenti dopo 15 tagli alle pensioni e pesanti sforbiciate allo stato sociale. Si è sicuri che sia finito l’incubo dell’austerità mentre si parla solamente dei problemi dell’economia? Al ministro delle Finanze, Euklides Tsakalotos aspettano tempi difficili. Proprio mentre scriviamo scade per Atene l’ultima tranche di prestito, 15 miliardi di euro. Ad Atene è stato concesso più tempo e potrà posticipare di 10 anni il pagamento del prestito di 110 miliardi di euro previsto dal vecchio fondo salva-Stati. Se poi non dovesse riuscire a pagare nei tempi previsti, avrà la possibilità di farlo entro altri 10 anni senza sanzioni.

Il futuro del paese è affidato alla buona sorte

Il paese esce stremato da otto anni di austerità la più rigorosa . Il paese deve ricostruire la sua economia industriale, un servizio sanitario, assistenza sociale, lotta alla povertà, alla disoccupazione. L’autunno 2019 la Grecia tornerà alle urne. Quale sarebbe il programma di Tsipras se dovesse essere eletto? I senzatetto superano il migliaio, altri migliaia occupano case abusivamente perché non possono permettersi il pagamento di un affitto.

Secondo il Financial Times , la povertà assoluta, che nel 2009 era del 2%, in appena sei anni di austerità è schizzata al 15%. Il rigore ha reso impossibile al governo Tsipras l’assunzione di medici e infermieri, riducendo così a lumicino l’assistenza sanitaria. Per chi viveva sulla strada non esisteva alcuna assistenza. Oggi è tutto da ricostruire. Molti considerano la situazione presente una vera emergenza umanitaria. Per chi conosce Atene può farsi un idea di cosa vuole dire quando si dice che da piazza Syntagma a piazza Omonoia, i portici che fiancheggiano la strada sono un dormitorio a cielo aperto. Le associazioni di volontariato hanno fatto un grandissimo lavoro di sostegno alla povertà e ai senza tetto.Volontariato come Step, Bananas, Human Aid e Help Refugees hanno rimboccato le maniche e hanno dimostrato che la solidarietà è un valore per cui vale la pena di impegnarsi. Durante l’austerità si è visto di tutto. Si racconta di profughi che sfamano i senzatetto greci.

Chi assumerà il governo del paese il prossimo settembre 2019 troverà ad attenderlo il fenomeno della prostituzione minorile, tantissime madri che non hanno più soldi per pagare il necessario ai propri bambini come omogeneizzati, occhiali, vaccinazioni e persino un ospedale per assicurare cure gratuite a chi è stato lasciato senza niente dalle politiche di austerity e per strada tanti giovani senza lavoro.

La Troika (BCE, Fondo Monetario, Commissione Europea), suona le campane a festa, la popolazione greca ancora giace con prognosi riservata in rianimazione. Ad Atene ed al suo grande popolo giungano i migliori auguri per una veloce ripresa.

Emanuel Galea




80 auto per 80 anni di storia: riaperta la Highway 1, la strada statale più lunga in California

I partner di Visit California e della regione della Central Coast hanno celebrato la riapertura della Highway 1 con un corteo composto da oltre 80 auto a simboleggiare otto decenni di storia delle quattro ruote, dai veicoli d’epoca fino ai modelli più recenti alimentati a idrogeno ed elettricità. A fine luglio, dopo 18 mesi di chiusure parziali al traffico, l’iconica strada è nuovamente aperta nella sua interezza, dando nuova linfa all’economia locale, in particolare nella parte nord della contea di San Luis Obispo, in precedenza esclusa a causa dalle deviazioni imposte dai lavori. Il corteo ha evocato il passato della celebre arteria che collega da Nord a Sud lo stato della California attraversando uno dei più spettacolari percorsi costieri al mondo.

“Molti viaggiatori sognano di guidare lungo la Highway 1, considerandola un’esperienza di viaggio da fare assolutamente nella vita e la sua chiusura ha fatto notizia in tutto il mondo”, ha dichiarato Caroline Beteta, Presidente e CEO di Visit California. “Molte comunità situate lungo il percorso hanno sofferto durante la chiusura della strada. Siamo orgogliosi di annunciare oggi al mondo che la Highway 1 è nuovamente aperta e migliore che mai, e la Central Coast è desiderosa di accogliere i visitatori in cerca di un’indimenticabile viaggio on-the-road in California.”.
Circa 200 esponenti del settore turistico e dei media provenienti da tutto il mondo e appassionati di auto hanno partecipato al Dream Drive, un percorso che ha avuto inizio con un giro di pista celebrativo al Circuito WeatherTech di Laguna Seca a Monterey. Il corteo ha proseguito lungo la Highway 1, attraverso il nuovo tratto di strada di 400 metri ripristinato dopo una frana, la cui riapertura è costata 54 milioni di dollari. Il viaggio è quindi terminato con un barbecue sulla spiaggia al tramonto, all’ombra di Morro Rock, presso la località costiera di Morro Bay.

L’evento è stato presentato da Visit California in collaborazione con Caltrans, Monterey County Convention & Visitors Bureau, Visit SLO CAL, WeatherTech Raceway Laguna Seca, AAA, Google Street View, Enterprise Rent-a-Car, Avis e Hertz. La Highway 1 funge da arteria principale per gli abitanti della Central Coast fin dagli anni ’30 e come strada panoramica e attrazione turistica per i visitatori di tutto il mondo, riconosciuta formalmente nel 1964 con l’assegnazione della numerazione ufficiale. La strada è stata denominata la All-American Road e con i suoi 1.000 km è la strada statale più lunga in California.

Gianfranco Nitti




Londra, auto contro la sede del Parlamento. Feriti, un arresto

LONDRA – Sono solo due le persone portate in ospedale ferite stamattina poco dopo le 7,30 locali (le 8,30 in Italia) dopo l’episodio che ha visto un’automobile schiantarsi a velocità sostenuta contro una delle barriere che proteggono il palazzo del parlamento britannico di Westminster, a Londra.

Lo rende noto, allo stato, il servizio ambulanze della capitale, precisando che entrambe sono state medicate sul posto prima di essere trasferite e che non appaiono ferite in modo grave. Testimoni hanno raccontato di aver visto nell’immediatezza dei fatti fino a 7 persone per terra, ma non è chiaro quanti fossero stati urtati e quanti si fossero buttati al suolo.

Un uomo è stato arrestato, si tratta di un nero che indossava una camicia e un giaccone con il cappuccio. Indaga l’antiterrorismo. Nelle zone circostante, tra Millbank, Parliament Square e Victoria Tower, è stato approntato un cordone di sicurezza. Le indagini sono in mano all’anti-terrorismo. La polizia è stata vista circondare l’auto e poi prelevare l’uomo a bordo. Dalle immagini diffuse sui media si tratta di un nero che indossava una camicia ed un giaccone con il cappuccio. Westminster è stata posta in lockdown, e c’è un imponente dispiegamento di polizia.

Cautela Scotland Yard – Diversi testimoni hanno raccontato tuttavia di aver avuto l’impressione di un’azione deliberata da parte dell’uomo che era al volante del veicolo, una Ford di color argento, il quale è stato arrestato quasi immediatamente dagli agenti. L’automobile, a quanto pare, ha travolto anche un ciclista e procedeva oltre i limiti di velocità. Scotland Yard tuttavia precisa di non poter dire per ora se si sia trattato di un atto terroristico o meno. La zona resta per ora transennata, con un forte schieramento di polizia e mezzi di soccorsi, anche se l’intenso traffico è ripreso nell’area circostante. Chiusa invece per ora la stazione della metropolitana di Westminster. Nel marzo 2017 un uomo, Khalid Masood, poi rivelatosi simpatizzante jihadista, investì e uccise alcune persone vicino al parlamento e quindi accoltellò a morte un poliziotto.