DALL'UCRAINA ALLA SIRIA: LA PACE E' UNA FLEBILE SPERANZA

di Daniele Rizzo

Da Mariupol a Mosul, alfabeticamente parlando, il passo è breve. Ma sebbene più di duemila kilometri di strade separino il porto ucraino sul Mar d’Azov (la prima) e il capoluogo del governatorato iracheno di Ninawa (la seconda), le due città sono in questi giorni al centro della cronaca estera per motivi tutt’altro che piacevoli.

UN MORTO IN UCRAINA, MA LA TREGUA REGGE?
Continuano le esplosioni e i bombardamenti sporadici in Ucraina. Nella notte di ieri sono stati uditi colpi d’artiglieria presso l’aeroporto di Donetsk, mentre una donna è stata uccisa nelle scorse ore nella città portuale di Mariupol, nella regione dell’Oblast’. Nonostante il piano di pace in sette punti promosso da Putin e varato lo scorso venerdì con la firma bilaterale del “cessate il fuoco” continua dunque il non tanto pacifico scambio d’opinioni tra i separatisti e l’esercito regolare di Poroshenko. E a chi parla di tregua che regge consigliamo di andare a parlare con i familiari della donna morta, i quali immaginiamo non siano molto d’accordo. La verità è che la tregua è effimera, temporanea ed anche fugace: basta un niente per dar nuovamente vita al conflitto che negli ultimi mesi ha mietuto vittime in tutta l’Ucraina.
Ad incrinare ulteriormente la situazione sono arrivate oggi le sanzioni contro la Russia promosse dall’Ue e che sono in attesa di ratifica (che deve essere unanime) da parte dei 28 governi. Il primo ministro russo Medvedev ha difatti minacciato che in caso di nuove sanzioni la Russia potrebbe rispondere “in modo asimmetrico”, con misure volte a limitare l’attività in Russia delle grandi compagnie europee; le misure sanzionatorie, ha continuato il delfino di Putin, “non aiutano a riportare la pace” ma anzi “potrebbero minare la sicurezza mondiale”.

L’IRAQ TRA JIHADISTI E AMERICANI
Mercoledì 10 settembre Obama presenterà in diretta tv il piano anti-Isis studiato durante il vertice della Nato in Galles. E’ ottimista il presidente americano: dice che alla fine l’Isis sarà sconfitto e l’occidente vincerà. Ma in che modo? In un’intervista andata in onda sulla Nbc ha annunciato che il punto fondamentale del piano è la creazione di una coalizione internazionale che va dai membri Nato alle potenze mediorientali, e che non saranno assolutamente inviate truppe né in Siria né in Iraq, perché “non avrebbe senso che gli Stati Uniti occupassero paesi in giro per il Medio Oriente”. Ma nonostante questa dichiarazione d’intenti c’è chi ancora non crede alla parole del presidente Obama e che lo accusa di non aver ancora chiara una linea da seguire per risolvere la questione. Fautori di questa teoria i suoi avversari politici più accaniti, che ormai da mesi si scagliano contro ogni dichiarazione del presidente.
Intanto i raid americani non si fermano, anzi; nelle ultime ore è stata registrata un’escalation dei bombardamenti a danno delle milizie jihadiste (ovviamente) nell’ovest dell’Iraq. Qui, nella provincia di Anbar, è presente una delle più importanti dighe del paese, ora nuovamente nelle mani dell’esercito regolare. E’ proprio con queste operazioni trasversali al conflitto armato che la grande coalizione internazionale dovrà cercare di smantellare l’Isis, intervenendo, laddove possibile, per destabilizzare la struttura dei jihadisti e i loro approvvigionamenti, che siano essi di armi o di persone.
Come e se la grande coalizione interverrà per salvare tutti quei civili in mano ai miliziani però non è dato sapere. Da ieri si è appresa la notizia che cento bambini iracheni, sciiti e yazidi sono tenuti in ostaggio dai sunniti in un orfanotrofio di Mosul. La sensazione è che bloccare i capitali esteri che finanziano l’Isis o sorvegliare i movimenti di “capitale umano” verso l’oriente non siano misure sufficienti a garantire l’incolumità dei civili. 




ISIS: CENTO BAMBINI IN OSTAGGIO A MOSUL

Redazione

Iraq – L'Isis semina ancora terrore. Un centinaio di bambini sono tenuti in ostaggio dai miliziani dello Stato Islamico in un orfanotrofio di Mosul. Lo hanno riferito fonti curde,spiegando che si tratta di 45 bambini della minoranza degli yazidi e una cinquantina di sciiti. I bambini sono trattenuti nell' istituto di Dal al-Baraim nel quartiere Zuhir, che prima dell'arrivo dell'Isis era gestito da cinque donne. Secondo la fonte, "il luogo viene sorvegliato attentamente da sei miliziani dell'Isis.




UCRAINA: DALLE 18 LE TRUPPE RUSSE SI RITIRANO E CESSA IL FUOCO

Redazione

Ucraina – Tregua. L'Ucraina e i ribelli filo-russi hanno firmato a Minsk un accordo per un cessate il fuoco nelle regioni orientali a partire dalle 18 (le 17 ora italiana). Lo riferisce l'agenzia Interfax. Fonti di Kiev sostengono che in base all'intesa le truppe russe si dovranno ritirare dal territorio ucraino.
Merkel: sanzioni Ue a Russia sospese se tregua rispettata
L'intesa e' stata firmata da rappresentanti di Kiev con quelli dell'autoproclamata Repubblica di Donetsk e della Repubblica del popolo di Lugansk, alla presenza di una delegazione russa e di una dell'Osce. Il protocollo e' composto da 14 disposizioni, tra le quali tutti gli aspetti relativi ai controlli e allo scambio di prigionieri.
Poco dopo l'inizio della riunione a Minsk, il premier ucraino Arseniy Yatsenyuk aveva precisato che la Russia deve ritirare le sue forze dal Paese. "Il piano deve comprendere il ritiro dell'esercito russo, di banditi e terroristi, e il ripristino dei confini", ha detto in un incontro con il suo governo.
A Newport, nella 'due giorni' al vertice della Nato, i leader dell'Alleanza Atlantica hanno riaffermato con forza il pieno sostegno all'Ucraina. Ue e Usa hanno confermato che le nuove sanzioni contro la Russia saranno annunciate oggi, anche se il capo del Foreign Office, Philip Hammond, ha chiarito che le misure restrittive potrebbero essere alleggerite quando la tregua sara' stata siglata.
La Nato comunque, ha annunciato il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, ha gia' approvato il piano di rafforzamento delle difese dell'Alleanza nell'Europa orientale in risposta all'intervento russo in Ucraina. Piano che include la creazione dell'annunciata "punta di lancio" dell'Alleanza, una forza di reazione rapida con equipaggiamenti pre-posizionati e nei Paesi dell'Est in modo che possano rapidamente rinforzati nel caso di una crisi.
Il Regno Unito ha gia' annunciato che partecipera' con 3.500 soldati a questa forza. L'obiettivo della nuova struttura e' rassicurare i Paesi membri della Nato che una volta appartenevano al blocco sovietico, specialmente i Paesi baltici, Lituania, Estonia e Lettonia oltre la Polonia.




IL PEGGIO (NON) E' PASSATO

di Daniele Rizzo

C’era da aspettarsi che la decapitazione del giornalista americano di origini ebree Steven Sotloff non avrebbe lasciato indifferente l’America. E infatti così è stato. Ma oltre all’opinione pubblica, sempre più smarrita e sconvolta davanti a queste vili gesta terroristiche, in quel di Washington c’è chi ha preso la palla al balzo, ed ha prontamente reagito a quella che ormai è una provocazione bella (poco)e buona (ancora meno). “Secondo messaggio all’America” recita l’incipit del video con cui l’Isis ha annunciato e mostrato al mondo l’esecuzione di Sotloff, e l’America questa volta ha risposto immediatamente: il 124esimo raid aereo è infatti iniziato poche ore dopo la messa online del video. A subire la furia dei cacciabombardieri statunitensi sono stati ovviamente i miliziani jihadisti stanziati in Iraq, in particolare quelli posizionati nei pressi della diga di Mosul, postazione che oramai dall’inizio del conflitto civile è divenuta la roccaforte dei ribelli. A fare le spese del bombardamento sono stati 16 veicoli armati, distrutti o danneggiati, come ha annunciato il Comando Centrale Usa (Centcom). Inoltre Obama avrebbe contemporaneamente autorizzato l’invio a Baghdad di altri 350 militari a difesa delle sedi diplomatiche; da non dimenticare che già due mesi fa 300 consiglieri militari erano stati inviati nella capitale irachena per lo stesso motivo.
Sembra ieri che Obama aveva dichiarato “Le forze Usa non torneranno a combattere in Iraq”, sottolineando come l’invio di un grosso contingente sarebbe stato inutile ai fini della mediazione politica, vista invece come l’unico obiettivo da raggiungere. Sono ormai più di 600 i militari americani stabilmente di guardia in Iraq; i raid aerei continuano a susseguirsi e Obama ha fatto sapere di voler valutare con i membri della Nato altre eventuali azioni per fermare l’offensiva jihadista. Tutte le strade sembrano dunque voler portare verso un conflitto armato tra i “pacifici” governi d’occidente e il califatto islamico. C’è da dire che nulla l’ISIS ha fatto per scongiurare questa eventualità, anzi: dal momento in cui è stato proclamato lo stato islamico c’è stato tutto un susseguirsi di dichiarazioni volte a provocare ed allarmare l’occidente. E si sa che l’occidente, ed in particolare gli Stati Uniti (a prescindere dal presidente) raramente si fanno sfuggire queste occasioni. C’è dunque da credere che il meglio (del peggio) debba ancora venire, e che manchi ormai poco ad un vero conflitto con relativa invasione americana dell’Iraq.




ISIS, OBAMA E UNA RESPONSABILITA' CHE VA OLTRE LE VITTIME INNOCENTI

di Chiara Rai

L’Isis, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, ritiene l’America responsabile delle decapitazioni dei due  giornalisti inglesi, vittime innocenti di una guerra spietata. E presto ne verrà decapitato un altro secondo gli annunci del boia che parla in video.
A più di due anni l’ISIS combatte nella guerra civile siriana contro il presidente sciita Bashar al Assad, e da circa un anno ha cominciato a combattere non solo le forze governative siriane ma anche i ribelli più moderati, creando di fatto un secondo fronte di guerra. L’ISIS che definisce se stesso come “stato” e non come “gruppo”, usa metodi così violenti che anche al Qaida di recente se ne è distanziata, anzi ad onor del vero nel febbraio del 2014 Zawahiri “espulse” l’ISIS da al Qaida.
E l’Isis che paga molto bene i suoi militari, meglio di chiunque altro, controlla tra Iraq e Siria un territorio esteso approssimativamente come il Belgio, e lo amministra in autonomia, ricavando dalle sue attività i soldi che gli servono per sopravvivere. Conosce bene la maniera di mercantizzare con le proprie materie prime e in Siria sta facendo bei soldi dopo il sangue sparso di migliaia di civili. Teorizza una guerra totale interna all’Islam, oltre che contro l’Occidente, e vuole istituire un califfato islamico sunnita

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Sotloff, 31 anni, reporter americano, era stato mostrato al termine del video di James Foley, l’altro giornalista decapitato dai jihadisti dello Stato Islamico. L’Isis aveva minacciato gli Usa che sarebbe stato il prossimo candidato a morire se non fossero cessati i raid sul nord dell’Iraq. I suoi familiari hanno aperto una petizione sul sito della Casa Bianca chiedendo al presidente di salvare la vita al figlio. E proprio una settimana fa la madre di Sotloff ha lanciato un appello all’Isis per la sua liberazione.
«Pago il prezzo» per la decisione dell’amministrazione Obama di attaccare obiettivi dell’Isis in Iraq. Sono queste – riporta il New York Times – le parole pronunciate da Steven Sotloff nel video che mostra la sua decapitazione. Il boia ha lo stesso accento britannico dell’autore dell’uccisione di Foley: «Sono tornato Obama – dice il killer – e sono tornato per la tua arrogante politica estera contro l’Isis». Nel video diffuso in rete lo Stato islamico minaccia anche l’uccisione di un terzo ostaggio, il britannico David Cawthorne Haines.
L’America, volente o nolente miete vittime perché provoca reazioni estremiste e terroristiche per via della sua politica accentratrice e troppo spesso protagonista. Chi non ha un pezzo di America nel proprio paese? Obama deve assumere scelte che vanno oltre la volontà di voler salvare vittime innocenti. Uno stato con tutto questo potere. Un grande inarrestabile figlio della globalizzazione che si scontra con la violenza dell'Isis responsabile di genocidio. La follia omicida di chi pensa di combattere una “guerra” giusta è inarrestabile e fa paura. Metastasi Isis sono ormai dappertutto, anche in Italia. Le potenze mondiali dovrebbero trovare al più presto una soluzione che non abbia soltanto stelle e strisce sul dorso. 




L'ISIS DECAPITA IL SECONDO GIORNALISTA AMERICANO

di Maurizio Costa

Dopo la decapitazione di James Foley, un altro giornalista americano sarebbe stato brutalmente ucciso dai membri del califfato dell'Isis. Il nome della vittima è Steven Sotloff ed è la persona che compariva nel video dell'esecuzione del primo giornalista americano.

L'attendibilità del video deve essere ancora verificata dagli Stati Uniti ma questa uccisione è destinata a destare un enorme scalpore.

Sotloff, giornalista freelance del Time e del Foreign Policy, è stato rapito in Siria un anno fa e adesso sarebbe stato ucciso dai militari dell'Isis.

Il boia sarebbe lo stesso di Foley, quel rapper londinese emigrato per seguire le orme della Jihad. Il carnefice, prima di uccidere Sotloff, dichiara: "Finché i vostri missili colpiranno la nostra gente, il nostro coltello continuerà a tagliare le gole al vostro popolo."

Le forze statunitense sono già all'opera per dare veridicità al video. Il segretario della Casa Bianca, Josh Earnest, sarebbe rimasto stupito da questa nuova dimostrazione di ostilità dell'Isis: "Non sono in condizione di dimostrare l'autenticità del video" ha dichiarato il segretario.

La famiglia del giornalista è in apprensione e attende un resoconto della situazione. La madre, giovedì, disse: "Mio figlio è nelle vostre mani, non punitelo."




FRANCIA, DISOCCUPAZIONE IN CRESCITA: CONTROLLI AI DISOCCUPATI, IL FALLIMENTO DI HOLLANDE

di Chiara Rai

Hollande non sta rivoluzionando la voce “lavoro” in Francia, tanto che i disoccupati crescono vertiginosamente.

François Rebsamen, il ministro del Lavoro, ha chiesto al centro lavoro di "rafforzare i controlli" per accertarsi che i disoccupati siano veramente tali e che siano davvero in cerca di un lavoro, in caso contrario dovranno essere applicate delle sanzioni. Perché? Perché lo stato francese sostiene la disoccupazione ma non vuole essere preso per i fondelli., soprattutto in questo momento che la situazione è drammatica.

Interrogato circa la difficoltà di ricoprire alcune posizioni, stimate in 350.000, e la possibilità di cambiare le regole per l’indennità di disoccupazione, François Rebsamen ha ricordato che essere "disoccupati, secondo l'Ufficio internazionale del lavoro," che è cercare lavoro.

""Non è possibile in un paese che è in difficoltà, chi vuole recuperare, portando il lavoro ad avere persone che" non cercano lavoro, ha detto, aggiungendo che c'era, ma che era "non la maggioranza."

"Non è possibile che un paese  in difficoltà, che vuole recuperare, portando come priorità il lavoro abbi a persone che "non cercano lavoro”.

Intanto si è registrato un forte aumento della disoccupazione nel mese di luglio, che ha raggiunto un nuovo record di 3.424.000 persone in cerca di lavoro senza attività in Francia, dopo nove mesi consecutivi di guadagni.

Ci sono stati ulteriori 500.000 disoccupati dopo l'elezione di François Hollande. Per François Rebsamen queste cifre risuonano come  un "fallimento":

 

"Ogni mese misuro la gravità. Dietro le cifre, ci sono uomini e donne che soffrono, che hanno perso il posto di lavoro, spesso nelle vecchie aree industriali in cui le imprese non sono state in grado di evolvere e adattarsi alla produzione di prodotti innovativi. 




IRAQ: STATO ISLAMICO ACCUSATO DI PULIZIA ETNICA, NUOVE PROVE RACCOLTE

A.P.

Iraq – Amnesty International asserisce di avere nuove prove che i militanti dello stato islamico stanno portando avanti "una ondata di pulizia etnica" contro le minoranze nel nord dell'Iraq.

 Il gruppo per i diritti umani ha detto che la regione è stata trasformata in "campi di sterminio intrisi di sangue".

Del resto L'ONU ha annunciato che presto avrebbe mandato una squadra in Iraq per indagare "atti di disumanità su scala inimmaginabile". 

IS e ribelli sunniti alleati hanno sequestrato ampie fasce di Iraq e Siria.

Migliaia di persone sono state uccise, la maggior parte dei quali civili, e più di un milione sono stati costretti ad abbandonare le loro case negli ultimi mesi.

Amnesty dice che ha raccolto prove che diverse uccisioni di massa hanno avuto luogo nella regione settentrionale di Sinjar nel mese di agosto. Due in particolare hanno avuto luogo quando i combattenti hanno fatto irruzione nei villaggi e uccise centinaia di persone il 3 agosto e il 15 agosto.

 "Gruppi di uomini e ragazzi, compresi i bambini di entrambi i villaggi sono stati sequestrati da militanti e portati trascinati via", ha detto il gruppo sede nel Regno Unito.

"IS sta svolgendo crimini spregevoli e ha trasformato le zone rurali di Sinjar in veri e propri  campi di sterminio intrisi di sangue in nome di una campagna brutale volta a cancellare ogni traccia dei non-arabi e musulmani non sunniti."

Lunedi ', il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha deciso di inviare una missione di soccorso per indagare sui crimini presumibilmente svolti dall’ IS.

Il Vice Commissario per i diritti umani Flavia Pansieri avvertito che IS (precedentemente noto come Iside) ha preso di mira le comunità cristiane, yazidi, turkmeni, Shabak, Kaka'i, Sabei e sciiti "attraverso una persecuzione brutale".

Nel frattempo, le milizie sciite irachene e le forze curde hanno continuato la loro avanzata contro IS, prendendo possesso della roccaforte di Suleiman Beg il Lunedi.

In precedenza, le forze congiunte avevano rotto due mesi di assedio da parte di combattenti si trova nella città settentrionale di Amerli. 




E' STATO MARIO: LA MERKEL TRA IL RIGORE E LA PAURA DEI VICINI

di Daniele Rizzo


Dopo che ieri si erano rincorse le voci di una “tirata d’orecchie” da parte della cancelliera Merkel a Mario Draghi, oggi la portavoce del primo ministro tedesco (tale Steffen Seibert) ha precisato che è stato il numero uno della Banca Centrale Europea a chiamare la cancelliera, e non il contrario. Una chiamata tra i due c’è dunque stata, ma il contenuto non sarebbe quello che il settimanale tedesco Der Spiegel ha raccontato in un articolo. A precisarlo è stata sempre la Seibert nell’ambito dei chiarimenti sulla telefonata, ma un’ulteriore conferma era già arrivata dal portavoce della Bce, il quale aveva implicitamente ammesso l’esistenza di una chiamata dal contenuto confidenziale, benché non effettuata dalla Merkel.
Ma cosa era successo? Durante la riunione dei banchieri centrali a Jackson Hole (una valle del Wyoming) Draghi avrebbe dichiarato che “la flessibilità esistente all'interno delle regole dovrebbe essere usata per meglio indirizzare la ripresa debole e per fare spazio ai costi per le necessarie riforme strutturali”. Questa frase, accolta dalla Merkel come un invito a trascurare il rigore dei conti e i vincoli di bilancio, aveva – a detta della testata d’Amburgo – convinto la cancelliera a fare un colpo di telefono al presidente Draghi, chiedendo spiegazioni e chiarimenti sulla frase. Da Berlino insomma non avrebbero accolto bene questa apertura da parte di Francoforte: preoccupazione era stata anche espressa da Wolfgang Schäuble, il ministro delle finanze tedesco. Al contrario un plauso alle parole di Draghi era giunto dall’Italia, nelle persone di Napolitano, Renzi e il ministro Padoan.
Der Spiegel diceva quindi che durante la telefonata Draghi avrebbe difeso la posizione presa, giustificandola con il bisogno di dare forza alla crescita, obiettivo che, dopo il taglio dei tassi d’interesse e l’iniezione di denaro nell’economia per la ripresa, è possibile solo con le riforme strutturali.
Ora però la dichiarazione della Seibert rimescola le carte in tavola, e spinge ad interrogarsi sulla veridicità delle indiscrezioni del settimanale tedesco. Con un po’ di buon senso non appare comunque difficile credere che la telefonata purché diversa nella forma sia stata identica nella sostanza: è chiaro a tutti quanto la Germania tenga al rigore ed ai vincoli. Presumere che la Merkel si sia indispettita per le dichiarazioni di Draghi è decisamente plausibile, e conferma una volta di più la paura dello stato tedesco di non riuscire a gestire da un punto di vista economico i “pericolosi” vicini europei. 




UCRAINA: COMINCIA LA GUERRA VIA MARE

di Maurizio Costa

Ucraina – I filorussi hanno lanciato un attacco via mare contro una motovedetta di frontiera ucraina nel Mar d’Azov. Due marinai ucraini mancano all’appello dopo l’affondamento della nave, mentre otto uomini sono stati tratti in salvo e sono al sicuro. Si tratta del primo attacco navale del conflitto, dopo le battaglie via terra che si tengono ormai da mesi.

Il Presidente ucraino Petro Poroshenko ha accusato la Russia: “Putin ha lanciato un’aggressione diretta e aperta.” La paura del Presidente dell'Ucraina è che la Russia voglia creare un corridoio che la metta in collegamento diretto con la Crimea, regione annessa al Cremlino tramite referendum.

Serhiy Astakhov, un funzionario ucraino, ha dichiarato che “l’attacco è partito da un contingente di artiglieria, ma ancora non sappiamo da dove è stato lanciato”.

Il conflitto comincia ad allargarsi drasticamente. La Cnn, qualche giorno fa, ha riferito che i soldati russi in territorio ucraino sarebbero quasi 5.000; inoltre ce ne potrebbero essere altri 20.000 al confine. I leader europei sarebbero pronti ad inasprire le pene contro il Cremlino, mentre il premier britannico, David Cameron, è intenzionato a creare una forza armata di 10.000 uomini, formata con l'aiuto del Canada, della Danimarca, della Lettonia, dell’Estonia, della Lituania, della Norvegia e dell’Olanda.

Un contingente armato ‘filoeuropeo’ andrebbe però ad aggravare una situazione già instabile. Un conflitto via terra tra gli europei e gli ucraini da una parte e la Russia dall’altra potrebbe degenerare da un momento all’altro.




UCRAINA: LA UE DEVE AGIRE CONTRO L'AGGRESSIONE RUSSA, PER BARROSO E' UNA "SITUAZIONE DI NON RITORNO"

Redazione

Bruxelles – Il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso parla di una situazione di non ritorno. I leader europei in riunione a Bruxelles per discutere della crisi in Ucraina, minacciando di imporre nuove sanzioni contro la Russia. 

Il responsabile della politica estera dell'Unione europea Catherine Ashton ha accusato la Russia di "aggressione diretta" in Ucraina orientale. Il presidente lituano Dalia Grybauskaite ha detto che la Russia era "praticamente in una guerra contro l'Europa". 

La Russia nega che le sue forze stiano guadagnando terreno sulle forze ucraine. 

La baronessa Ashton ha detto che c'era "profonda preoccupazione" per "aggressione diretta da parte delle forze russe". Ha invitato la Russia a fermarsi. 

La signora Grybauskaite ha detto: "Dobbiamo sostenere l'Ucraina, e inviare i materiali militari per aiutare l'Ucraina difendersi. Oggi l'Ucraina sta combattendo una guerra in nome di tutta l'Europa.».

Il presidente lituano Dalia Grybauskaite dice che la Russia è "praticamente in una guerra contro l'Europa" 

Il primo ministro britannico David Cameron ha detto che l'Unione europea di fronte "una situazione completamente inaccettabile di avere truppe russe sul suolo ucraino. Conseguenze devono seguire, se quella situazione continua". 

Il presidente francese Francois Hollande ritiene che la crisi Ucraina è la più grande dalla fine della Guerra Fredda: "Quello che sta accadendo in Ucraina è così grave che il Consiglio europeo sarà costretto a reagire aumentando il livello delle sanzioni se le cose restano come sono."

L'esercito ucraino ha combattuto separatisti filo-russo per mesi. I ribelli filo-russi hanno montato una controffensiva nei giorni scorsi.

L'UE e gli USA hanno già imposto sanzioni contro decine di alti funzionari russi, comandanti separatisti e imprese russe accusati di minare la sovranità ucraina. 

Il primo ministro finlandese Alexander Stubb ha detto che c'è bisogno di trovare un cessate il fuoco, un piano di pace. Poroshenko ha detto che l'Ucraina è stata una vittima di "aggressione e terrore militare" 

Un portavoce militare ucraino ha detto oggi i carri armati russi avevano attaccato la città di Novosvitlivka vicino a Luhansk e "distrutto praticamente ogni casa". 

Le truppe hanno anche riferito che hanno cercato di evacuare Ilovaisk nella regione di Donetsk.Ma sono circondati dai ribelli.