USA, SCANDALO: PAGATE PENSIONI A NAZISTI ESPULSI

Redazione
Wahington
– Inchiesta choc dell'agenzia di stampa statunitense Ap, secondo cui decine di nazisti espulsi dagli Stati Uniti hanno continuato a ricevere la pensione a spese dei contribuenti americani. Secondo l'inchiesta della Ap, durata due anni le pensioni sono state pagate con la benedizione del Dipartimento della Giustizia che le ha usate come merce di scambio per i nazisti che accettavano di andarsene dagli Usa. Tra le persone che hanno ricevuto i benefici della Social Security americana ci sono ufficiali e militari sospettati di essersi macchiati di crimini di guerra e membri delle SS responsabili o che facevano la guardia nei campi di sterminio europei dove morirono milioni di ebrei, e non solo. Inoltre la pensione, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, sarebbe stata pagata anche a soldati tedeschi che parteciparono allo sterminio del ghetto di Varsavia dove furono uccisi 13'000 ebrei, e a un collaboratore dei nazisti che rese possibile l'arresto e l'esecuzione di migliaia di ebrei in Polonia.
 




ISIS: QUANTO GUADAGNANO GLI USA PER COMBATTERE IL CALIFFATO?

di Maurizio Costa

Da mesi ormai, gli Stati Uniti bombardano l’Iraq e la Siria per cercare di affievolire e debellare la minaccia dell’Isis. Tutto questo schieramento di armi e uomini ha un costo e secondo il quotidiano inglese “The Independent” le industrie delle armi statunitensi stanno percependo guadagni incredibili.

I prezzi delle azioni delle aziende che producono missili, droni e aerei che vengono dirottati poi in Medio Oriente, sono alle stelle. Vediamo qualche esempio.

Le azioni di Lockheed Martin, un’azienda che produce missili da guerra, sono in ascesa del 9,3%, mentre altri due colossi come Raytheon e General Dynamics sono in crescita rispettivamente del 3,8 e del 4,3 per cento.

Non ci sono solamente dati borsistici, ma anche introiti monetari veri e propri. La Raytheon ha ricevuto 251 milioni di dollari per rifornire le navi statunitensi di missili Tomahawk, che costano un milione e mezzo l’uno.

Le cifre sono impressionanti e inaccettabili per questo periodo di crisi mondiale e gli Usa potrebbero tranquillamente dirottare questi soldi in Africa per cercare di sconfiggere il virus Ebola, che ha già ucciso più di 4.500 persone.




MARINA AMERICANA: IL FIGLIO DEL VICEPRESIDENTE JOE BIDEN CACCIATO DAI MARINES

Redazione

La Marina Usa non guarda in faccia nessuno, neppure i figli dei pezzi grossi. La Marina americana ha espulso a febbraio il figlio minore del vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, risultato positivo alla cocaina nel corso di un controllo. Hunter Biden, un avvocato 44enne, si era arruolto alla Marina il 7 maggio 2013 ed era stato destinato al dipartimento di relazioni pubbliche di Norfolk, in Virginia, un'unita' di riserva. Un mese dopo e' risultato positivo a un test antidroga e questo ha determinato la sua espulsione.
  Biden, che e' anche socio di un'azienda di investimento, si e' detto in un comunicato "profondamente dispiaciuto". "Era l'onore della mia vita servire nella Marina americana e sono profondamente dispiaciuto e imbarazzato" da quel che e' accaduto, "ma rispetto la decisione della Marina. Con l'amore e il sostegno della mia famiglia, andro' avanti". Suo fratello maggiore, procuratore generale dello Stato del Delaware, Beau Biden, si era arruolato nella Guardia Nazionale nel 2003 ed e' stato un anno in guerra in Iraq; adesso e' in corsa per il mandato di governatore. Il vicepresidente e la moglie, Jill, hanno espresso piu' volte il loro orgoglio per l'impegno militare dei figli, che hanno seguito le orme dei nonni. Hunter e Beau sono i figli di primo letto di Biden, i figli avuti con la moglie Neilia Hunter, morta nel 1972 in un incidente d'auto insieme a un'altra figlia della coppia. L'uomo politico democratico si sposo' nuovamente nel 1977 con Jill Tracy Jacobs, con cui ha avuto un'altra figlia, Ashley. La 'tegola' su Biden arriva dopo un altro imbarazzante incidente: ha dovuto chiedere scusa a Turchia ed Emirati Arabi Uniti per aver dichiarato che sostengono i jihadisti sunniti




MARE NOSTRUM VA IN PENSIONE, ARRIVA TRITON

Redazione

"Individueremo una data per il Consiglio dei ministri" che chiudera' l'esperienza di Mare Nostrum. "Di certo, sara' entro il primo novembre, data dell'entrata in funzione dell'operazione Triton", coordinata a livello Europeo da Frontex. Lo ha spiegato il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, a margine della sua informativa alla Camera dei Deputati. Oltre all'Italia sono 19 i paesi europei che hanno aderito all'operazione Triton, che avverra' sotto il coordinamento di Frontex e che prendera' il posto di Mare Nostrum, operazione invece tutta e sola italiana, ha annunciato Alfano durante l'informativa urgente alla Camera sulla questione immigrati. Il dato sui 19 Stati che si sono aggiunti all'Italia e' stato pero' subito contestato in aula – non appena partita la serie di interventi dei gruppi – dal deputato Manlio Di Stefano, del Movimento 5 Stelle, che ha parlato invece di 8 nazioni (oltre all'Italia) e detto che il direttore di Frontex ha appena smentito lo stesso ministro a proposito della conclusione di Mare Nostrum, ovvero Frontex affianchera' l'operazione partita un anno fa. E anche Laura Ravetto (FI) ha parlato di soli 8 Stati aderenti all'operazione. Nel corso dell'informativa il titolare del Viminale ha ricordato che sin dall'inizio l'operazione Mare Nostrum era "emergenziale e a tempo, transitoria, e da qui nasce l'inadeguatezza di questa operazione a fronteggiare il carattere strutturale, assunto dal flusso migratorio a causa di conflitti etnici, religiosi e politici". In proposito ha detto che i flussi migratori verso l'Europa hanno avuto una forte crescita "con le primavere arabe, con la situazione politica in Libia, con i conflitti in Siria e Iraq e per le crisi nell'area sub-sahariana". Quindi ha sottolineato che "si sta per realizzare un'operazione alle frontiere europee che non ha precedenti per partecipazione", riferendo che alcuni Stati hanno dato disponibilita' con assetti aerei, altri con assetti navali, altri ancora fornendo personale e chi con esperti.
  Alfano ha detto che ora si e' nella fase del piano operativo che l'agenzia sta mettendo a punto "sulla scorta di disponibilita' offerte: 3 milioni di euro al mese, e' stimata l'operazione, meno di un terzo di quanto e' costata Mare Nostrum". Alfano ha aggiunto inoltre che l'operazione Triton avra' compiti diversi da Mare Nostrum: i suoi obiettivi saranno contrastare l'immigrazione irregolare e l'attivita' di traffico di esseri umani. L'operazione avra' come linea operativa le 30 miglia dalle coste italiane, e le imbarcazioni intercettate potranno essere distrutte per impedirne il possibile reimpiego.
  Alfano ha precisato che al termine di Mare Nostrum non e' che l'Italia cessera' di fare operazioni di ricerca e salvataggio, "ma non si potranno avere due linee di difesa sulle nostre frontiere, una piu' avanzata verso la costa nordafricana e una sul confine di Schengen, e per questo Mare Nostrum sara' chiusa".




EBOLA, OBAMA: "NON C'È EMERGENZA NEGLI USA"

di Maurizio Costa

Barack Obama abbassa i toni dell'emergenza globale di Ebola e cerca di portare un po' di calma. In conferenza stampa, il presidente degli Stati Uniti afferma che la missione principale dei governi europei e americani è quella di aiutare i paesi più colpiti dall'epidemia, cioè Sierra Leone, Liberia, Nigeria e Guinea.

"Le probabilità di una diffusione del contagio negli Usa sono molto basse – ha dichiarato Obama, che ha poi continuato – ho stretto mani, abbracciato e baciato medici e infermiere all’Emory Hospital di Atlanta (dove vengono curati i pazienti che hanno contratto il virus) e mi sono sentito sicuro nel farlo."

Il sindaco di Dallas, Mike Rawlings, città dove è situato l'Ospedale che ha avuto in cura la prima vittima dell'Ebola in suolo statunitense e anche l'infermiera che lo ha curato e che adesso è in gravi condizioni, ha affermato che anche la seconda infermiera venuta a contatto con il "paziente zero" è sotto osservazione e versa in una situazione problematica.

Quindi, fino ad ora, negli Stati Uniti, c'è stata una sola vittima, mentre i contagiati sarebbero solamente due e corrispondono alle infermiere che hanno curato la persona deceduta a Dallas di Ebola.

Negli Usa è sorta anche una grande polemica dopo la comparsa su Internet di un video che vede una persona, probabilmente un giornalista, che si avvicina all'ambulanza con all'interno l'infermiera che ha contratto l'Ebola. Questa persona non ha nessuna tuta né protezioni davanti alla bocca. Dopo qualche minuto, i dottori intorno all'ambulanza hanno allontanato il presunto giornalista ma lo scandalo rimane.

I morti di Ebola sono arrivati a quasi 4.500 e si cerca di fermare i focolai africani, che, a differenza degli anni scorsi, hanno colpito le grandi città. Questa differenza porta all'espansione incontrollata del virus.




EBOLA: NUOVO CASO IN TEXAS

di Maurizio Costa

DALLAS – Un nuovo caso di Ebola è stato registrato in Texas, nello stesso ospedale dove è morto Thomas Eric Duncan e dove è stata infettata l'infermiera che si curava di lui.

Un altro addetto dell'ospedale, infatti, tenuto sotto anonimato, è stato colpito dalla malattia. Il nuovo contagiato si trova in isolamento ma il rischio è che l'ospedale texano sia diventato un focolaio del virus.

In una nota, l'ospedale afferma che all'interno della struttura verranno prese tutte le misure di sicurezza per scongiurare una rapida espansione dell'Ebola.

Il direttore dell'Ospedale, Thomas Frieden, ha dichiarato che ci potrebbero essere altri casi individuali all'interno della struttura.

Ebola ha ucciso quasi 4.500 persone in tutto il mondo. Dopo aver raggiunto gli Usa, c'è stata una vittima anche in Europa e la situazione non fa che peggiorare.

 




EBOLA: MORTO DIPENDENTE ONU IN GERMANIA

Redazione

L'ebola continua a mietere vittime. E' deceduto nell'ospedale di Lipsia in Germania il dipendente Onu 56enne proveniente dalla Liberia che era stato ricoverato giovedi' dopo aver contratto il virus di Ebola. La vittima era un medico sudanese che lavorava per l'Onu in Liberia, il Paese dell'Africa Occidentale piu' colpito da virus. A dare la notizia del decesso lo stesso ospedale di Lipsia, il St George, dove era ricoverato




ISIS, INGHILTERRA: ARRESTATI SEI PRESUNTI TERRORISTI

di Maurizio Costa

LONDRA – La polizia britannica continua ad indagare per stanare presunte cellule terroristiche affiliate all'Isis in Inghilterra. Dopo i tre arresti di ieri, oggi le forze dell'ordine hanno fermato altre sei persone, tre uomini e tre donne, accusate di essere terroristi islamici.

Questi sei indagati sarebbero accusati anche di aver premeditato attacchi terroristici all'estero.

L'Inghilterra, insieme alla Francia e alla Germania, è uno dei paesi con più popolazione islamica in Europa e il rischio di far arrivare l'Isis anche a Londra è altissimo.

Intanto, a Kobane continuano i combattimenti. I raid Usa hanno permesso ai curdi che difendono la città di tirare un po' il fiato e di sferrare una controffensiva contro i miliziani dell'autoproclamato califfato.

I peshmerga hanno conquistato qualche zona della città a Sud e ad Est, riuscendo ad uccidere 13 jihadisti. Qualche colpo di mortaio è stato sparato anche vicino al valico di confine con la Turchia, che, dal canto suo, rimane a guardare senza intervenire.

I carri armati turchi rimangono schierati al confine mentre il popolo curdo muore sotto i colpi dell'Isis. La Turchia vorrebbe evitare l'intervento in Siria perché la sconfitta dei jihadisti porterebbe a un aumento del potere del dittatore Assad, acerrimo nemico della Turchia.

Inoltre, i turchi sono contrari ad aiutare il popolo curdo, che da anni porta avanti una campagna di indipendenza dalla Turchia.

I jihadisti si trovano anche in Iraq, dove hanno conquistato la regione di Hit dopo una ritirata strategica dell'esercito iracheno.

La Turchia, intanto, smentisce le voci intorno alla cessione della base aerea di Incirlik agli Stati Uniti. Fino a nuovo ordine, nessun aereo a stelle e strisce potrà usare il territorio anatolico come base prima dei bombardamenti sulla Siria e Sull'Iraq.




OMS: “EBOLA È LA PEGGIORE EMERGENZA SANITARIA DELL’ERA MODERNA”

di Maurizio Costa

L’Organizzazione Mondiale della Sanità non usa mezzi termini per descrivere la diffusione del virus Ebola, che negli ultimi mesi ha causato più di 4.000 vittime.

Secondo l’Oms “è la più intensa e acuta emergenza sanitaria che si sia mai vista nell’era moderna”. “Ebola – continua l’Organizzazione – può essere controllata solamente se le persone vengono adeguatamente informate sulle modalità del contagio e sulla prevenzione.”

Margaret Chan, Direttore Generale dell’Oms, ha dichiarato che “il 90% dei costi economici di qualsiasi epidemia provengono da sforzi irrazionali e disorganizzati volti a evitare l’infezione”.

Inoltre, l’Oms afferma che la paura viaggia più veloce del contagio; in questo momento, anche in zone dove la malattia non è arrivata, la gente ha paura di contrarla.

Il problema principale che ha analizzato l’Oms è il fatto che l’Ebola crea disagi alle economie dei paesi colpiti dal virus. Bisognerebbe stilare un piano di intervento economico per cercare di far fronte all’emergenza senza creare dissesti alle economie mondiali.

Dati – Secondo "Emergency", solamente nella giornata di sabato, in Sierra Leone, sono stati verificati 94 nuovi casi, senza contare altre 31 persone che potrebbero aver contratto il virus.

Anche le Nazioni Unite si schierano per contrastare la diffusione. Il Segretario Generale, Ban Ki-moon, ha affermato che per evitare di diffondere ulteriormente Ebola, bisogna isolare le persone infette e dividerle dalla società e dalle famiglie di appartenenza.




EBOLA: NEGLI STATI UNITI POSSIBILI ALTRI CONTAGI

Redazione

Usa –  Paura negli Stati Uniti. Si poteva concludere con un caso solo questa orrenda esperienza di contagio ebola e invece per una semplice violazione di protocollo ci soarebbero altri contagiati. Se si perde il conto e sfuggono i contagiati da ebola allora sì che c'è da avere paura. Il virus, che ha gia' causato 4.000 morti nell'Africa occidentale, sta suscitando allarme anche in Europa.Crescel'allarme ebola negli Stati Uniti, dopo che un'infermiera che aveva assistito il primo malato negli Usa, Thomas Duncan, e' risultata positiva al virus. Il primo contagio in territorio americano e' dovuto a "una violazione del protocollo" e c'e' il rischio che nei prossimi giorni ci siano altri casi, ha avvertito il direttore del Centro americano per la Prevenzione ed il controllo delle Malattie (Cdc) di Atlanta, Thomas Frieden. L'infermiera dell'Ospedale presbiteriano di Dallas si era sentita male: aveva una leggera febbre ed e' stata messa in isolamento dopo che dal test preliminare eseguito a Austin e' risultata positiva all'ebola, sia pure con un livello basso. Le sue condizioni sono definite stabili. Duncan ha spiegato che la causa del contagio e' "una violazione del protocollo stabilito nel trattare i pazienti malati di ebola". In particolare non sarebbero state rispettate le procedure si sicurezzadurante l'intubazione dei reni per la dialisi del "paziente zero" Usa, il liberiano Duncan deceduto mercoledi' scorso. Il Cdc ha aperto un'inchiesta e ora sta cercando di capire quali altri operatori sanitari, nella cinquantina che si prese cura di Duncan, potrebbero essere stati contagiati. "Stiamo valutando altre potenziali esposizioni di operatori sanitari al virus, e' possibile che altri individui siano stati esposti". Un altro operatore che la affiancava (di cui non e' stata rivelata l'identita') e' stato messo in isolamento. Frieden ha spiegato che l'infermiera aveva assistito Duncan da quando era stato ricoverato nel suo ospedale, il 28 settembre, e aveva avuto un "contatto prolungato" con il paziente in molteplici occasioni, anche se ha sempre indossato i guanti, la maschera e la tuta di protezione. L'appartamento dell'infermiera e' gia' stato decontaminato da un'unita' speciale della pilizia. 




TURCHIA: MORTE 35 PERSONE NELLE MANIFESTAZIONI FILOCURDE

di Maurizio Costa

In Turchia continuano le manifestazioni per protestare contro la politica attendista e statica del presidente turco Tayyip Erdoğan, reo di non aiutare la minoranza curda che sta soffrendo la violenza senza limiti dell'Isis.

Ai confini con la Turchia, infatti, la roccaforte curda Kobane sta cadendo nella mani dell'autoproclamato califfato, mentre centinaia di curdi perdono la vita durante gli scontri a fuoco.

La Turchia, dal canto suo, ha schierato una fila di carri armati al confine con la Siria per evitare che il conflitto si sviluppi all'interno del territorio turco.

Intanto, in molte città anatoliche, continuano le manifestazioni filocurde. Ben 35 persone sono morte durante questi moti e altre 221 sono rimaste ferite.

"Secondo i dati a nostra disposizione la maggior parte ha perso la vita in episodi di violenza tra diverse fazioni – ha dichiarato il Ministro degli Esteri turco Efkan Ala, che ha poi continuato – nessuno scenda in strada in modo violento, mi rivolgo alle famiglie, alla cittadinanza e alle organizzazioni della società civile perché si astengano immediatamente da un linguaggio violento."