NAPOLITANO E HOLLANDE: INSIEME CONTRO IL TERRORISMO

Redazione

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha telefonato ieri sera al telefono il Presidente della Repubblica Francese Francois Hollande, al quale ha personalmente manifestato la sua solidarieta' a seguito dei gravissimi atti terroristici perpetrati negli ultimi giorni in Francia. Il Capo dello Stato ha inoltre manifestato partecipe vicinanza per tutte le ardue prove che il Presidente Hollande ha dovuto recentemente affrontare, in una difficile situazione economica e politica. I due Capi di Stato hanno convenuto sull'assoluta necessita' di condurre a un livello ancor piu' elevato l'integrazione e la cooperazione al livello europeo nella lotta senza quartiere al terrorismo.
  Il Presidente Hollande ha da parte sua sottolineato le positive reazioni di una parte preponderante della societa' francese a fronte dei gravissimi attacchi degli ultimi giorni, evidenziando la stringente necessita' di non cadere nell'insidioso tranello, sotteso nella retorica degli stessi movimenti integralisti e costituito dalla semplicistica e del tutto erronea identificazione tra lotta al terrorismo e scontro tra civilta'.




NIGERIA: BIMBA KAMIKAZE SI FA ESPLODERE AL MERCATO

Redazione

Maiduguri (Nigeria) – Nella Nigeria nord-orientale si e' ulteriormente aggravato, arrivando ad almeno 20 morti e 18 feriti, il bilancio provvisorio di un attentato suicida realizzato da una bambina di 10 anni alle 12,40 al mercato di Maiduguri, capitale dello Stato di Borno, roccaforte dei terroristi islamici Boko Haram.

Lo riferisce la Croce Rossa.  La bambina, ha riferito Ashiru Mustapha, capo dei vigilantes locali, era stata fermata all'ingresso del mercato perche' i metal detector aveva rivelato che nascondeva qualcosa. Ma i vigilantes non hanno fatto in tempo ad intervenire perche' l'ordigno e' deflagrato. Probabilmente, non azionato dalla stessa bambina, kamikaze forse a sua insaputa o non volontaria, ma da un criminale che ha azionato a distanza di sicurezza l'ordigno. Lo stesso mercato di Maiduguri venne colpito da altre due ragazze kamikaze lo scorso novembre, ed una terza, che non aziono' per un puro caso la cintura esplosiva che celava sotto il niqab, racconto' di essere stata obbligata dai genitori ad immolarsi.




CHARLIE HEBDO: UCCISI GLI AUTORI DELLA STRAGE

Redazione

Parigi – Sono stati uccisi gli autori della strage nella redazione di Charlie Hebdo e l'assassino della poliziotta freddata alle porte di Parigi. I fratelli Kouachi, gli jihadisti franco-algerini, sono morti durante il blitz a Dammartin-en-Goele, nella tipografia dove erano asserragliati da stamane. L'ostaggio, il 27enne responsabile della tipografia, e' vivo e illeso.

Nella periferia est della capitale francese e' scattato il blitz contro un altro jihadista che ha preso cinque ostaggi in un piccolo negozio di alimentari ebraicokosher e' stato ucciso durante l'irruzione. L'uomo, armato di due kalashnikov, era lo stesso terrorista che giovedi' ha aperto il fuoco e ha ucciso una donna poliziotto a Montrouge, in un'altra banlieue di Parigi. Aveva minacciato di uccidere gli ostaggi se la polizia non lascera' andare i killer di Charlie Hebdo. Per la stessa vicenda e' ricercata una venticinquenne. 

E' destinata ad alimentare le polemiche la notizia che i servizi di intelligence algerini avevano alleratato la Francia per un attentato imminente




LA SEDE CHARLIE HEBDO INSANGUINATA E IL VIDEO SHOCK: LIBERTA' D'OPINIONE SOTTO ATTACCO

Il saluto de l'Humanité ai colleghi uccisi al Charlie Hebdo. Undici persone sono morte di cui due sono poliziotti, e un video ormai diventato virale sul web, conferma la brutalità dell’attacco, un poliziotto ferito e inerme a terra davanti alla sede del giornale di Parigi viene freddato con un colpo alla nuca a bruciapelo

di Cinzia Marchegiani

Siamo minacciati perché siamo il Paese della libertà… undici persone sono morte e quattro tra la vite e la morte occorre fare un appello per un’unità nazionale. Così interviene il Presidente Holland intervistato sul luogo della strage appena avvenuta stamattina presso la sede del giornale satirico Charlie Hebro a Parigi. Un assalto in grande regola, uomini col volto coperto con Kalashnikov hanno ucciso il direttore e vignettista “Charb” Stephane Charbonnier e Cabu, Georges Wolinski, e il suo collega Tignous altri tre noti vignettisti. Dio è grande, "Allah u Akbar" è stato il grido che ha guidato gli assalitori. Raggiunta per telefono, mentre era ancora sulla scena della sparatoria, in stato di shock, la vignettista Corinne Rey alias "Coco" si legge su L’Humanité: "Ero andata a prendere mia figlia al nido, Volevano entrare, salire. Ho digitato il codice. Hanno sparato Wolinski, Cabu … è durato cinque minuti …eravamo rifugiati sotto una scrivania … Parlavano francese perfettamente … e sostenevano di essere di Al Qaeda. "

Lo stesso “l’Humanitè” scrive un bellissimo racconto e testimonianza di amicizia dei loro colleghi morti:” Tra le vittime di questo attacco spregevole contro la squadra di Charlie Hebdo, quattro dei nostri amici sono morti: Georges Wolinski che ha partecipato a molte avventure con le squadre e giocatori l’Humanité, Charb che ci ha prestato il suo talento in numerose occasioni, che ha illustrato la sua Tignous mordere la notizia negli ultimi anni e Cabu immenso e riconosciuto artista. l'Humanité è in lutto. Piangiamo colleghi, collaboratori, amici, compagni. Chiamiamo tutte le forze disponibili a venire insieme e di mobilitare contro l'abietto e la difesa della Repubblica. Prima di questa terribile tragedia, va il mio cordoglio e il mio affetto per le loro famiglie e amici, tra cui molti dipendenti dell'Humanité.”

Ma il video dell’uccisione di uno dei due poliziotti francesi morti nell’attentato è diventato virale sul web e ha sollevato indignazione e rabbia in tutto il mondo. Il poliziotto era a terra, sul marciapiede davanti alla sede del giornale Charlie Hebdo, ferito dal confronto a fuoco era inerme, è stato avvicinato da due terroristi, uno di loro lo ha freddato a bruciapelo alla nuca, poi  entrambi sono saliti su una macchina di un passante e sono fuggiti via.

Il mondo è ormai sotto tiro degli attacchi terroristici e la strage di ieri a Parigi lo conferma purtroppo. La Francia è una nazione che vive sempre in massima allerta, ma cellule silenti vivono in tranquillità, si mimetizzano nella società e sono facilitati a monitorare siti strategici. Non solo la Francia è sotto shock, ma ormai il nemico, come un cancro, alberga nei nostri territori senza alcun timore, si confondono tranquillamente. Le società occidentali sono diventate facili obiettivi per politiche dell’integrazione che evidentemente hanno solo una direzione a senso unico, ma non per la sicurezza nazionale. Charlie Hebdo è il simbolo della libertà di espressione che si vuole annullare a suon di kalashnikov….




PARIGI, ATTACCO AL SETTIMANALE CHARLIE HEBDO: MASSACRATE 12 PERSONE A COLPI DI KALASHNIKOV

Redazione

Parigi – Intorno alle 10 di mattina, tre uomini armati, incappucciati e vestiti di nero, hanno fatto irruzione nella sede del periodico e hanno aperto il fuoco con armi automatiche (fucili kalashnikov e, secondo una fonte, anche un lanciarazzi) sui presenti.

Li hanno sentiti urlare: "Il Profeta e' stato vendicato". Inizialmente si era creduto che l'attacco fosse stato condotto da due terroristi, ma successivamente il ministro dell'Interno francese, Bernarde Cazaneuve, ha confermato che erano in tre.

E' stato un massacro: 12 morti, tra cui due agenti, una ventina di feriti e quattro di costoro sono gravissimi. Tra le vittime, il direttore Stephane Charbonnier, detto Charb, e altri tre colleghi vignettisti. Il presidente, Francois Hollande, che ha convocato per le 14 una riunione urgente all'Eliseo per prendere le contromisure, ha parlato di "attentato terroristico di eccezionale barbarie: un attentato alla nostra liberta'".

I terroristi hanno aperto il fuoco: gli spari sarebbero durati pochissimo, pochi minuti appena, ma sono stati molto intensi. I due parlavano un pessimo francese: conoscevano i nomi dei giornalisti di Charlie Hebdo, che hanno gridato durante gli spari. Hanno anche lanciato invettive islamiste, come risulta da un video girato da un giornalista testimone.

Gli agenti sono arrivati molto rapidamente: l'auto della polizia e quella dei killer si sono confrontate in una strada adiacente e gli aggressori hanno aperto il fuoco contro la volante, crivellandola di colpi. Poi i due sono fuggiti: hanno successivamente lasciato l'auto e con un'altra, a nord-est di Parigi, a Porte de Pantin hanno anche investito un pedone.

Al momento, e' in corso la caccia all'uomo. Adesso tutta l'Ile de France e' un stato d'allerta: e' stato attivato il 'plan Vigipirate', il piano di sicurezza, al suo allerta massimo, quello attentati. "Abbiamo sventato altri attentati nelle ultime settimane", ha confermato il presidente francese. La Casa Bianca ha espresso la sua "condanna nei termini piu' duri". Il premier britannico, David Cameron, ha parlato di "attacco barbarico: siamo al vostro fianco".
"Orrore e sgomento" e' stato espresso dal premier Matteo Renzi, che si e' detto certo invece che "la violenza perdera' sempre contro la liberta' e la democrazia". Indignato anche il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che ha parlato di atto terroristico di "dimensione pazzesche". E adesso il mondo occidentale si interroga sulla risposta.

L'ultimo tweet del settimanale, diffuso appena una decina di minuti prima della carneficina, irrideva proprio al 'califfo', quell Abu Bakr al-Baghdadi, che con il suo Stato Islamico si e' impossessato di larghe porzioni di territorio in Iraq e Siria e contro il quale una coalizione internazionale ha imbastito, da mesi, una campagna militare.
 




CHAMPLAN (FRANCIA): IL SINDACO NEGA LA SEPOLTURA DI UN BIMBO ROM

di Giuseppa Guglielmino
Parigi
– La crisi economica ed il crescente sentimento di paura verso il diverso" sta aumentando in tutta Europa il numero di episodi di razzismo, tanto da richiedere, per Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, l'adozione di misure anche a livello legislativo per fermare quest'ondata di odio anche attraverso leggi che puniscano ancor più severamente chi manifesta apertamente xenofobia e discriminazioni di questo tipo infliggendo la giusta pena principalmente ai rappresentanti del popolo che si fanno portatori di questi concetti d'intolleranza.L'ultimo eclatante fatto è accaduto in Francia, dove parecchi rappresentanti politici hanno espresso la parola "vergogna" e l'emozione è stata intensa, dopo la decisione del sindaco di Champlan (Essonne), Christian Leclerc, di rifiutare la sepoltura nel cimitero della sua città di un bambino rom che è morto il giorno dopo Natale, per carenza di "posti"."Abbiamo pochi posti disponibili," avrebbe semplicemente affermato mercoledì, secondo l'intervista riportata da Le Parisien. "La priorità è data a coloro che pagano le tasse locali".

Da allora, il sindaco di destra, cavaliere della Legione d'onore dal 1° gennaio 2012, non ha più parlato.Secondo Loïc Gandais, Presidente dell'associazione di solidarietà per le famiglie rumene e rom (ASEFRR) nel dipartimento Essonne,  quello del sindaco "È razzismo, xenofobia e va stigmazzato".Secondo l'ASEFRR, la bambina, nata 14 ottobre 2014 e chiamata Maria Francesca, morì nella notte del 25-26 dicembre. "La madre voleva allattarla alle 05.00 e la bambina era fredda. Era morta", ha detto Marie-Hélène Brelaud, membro dell'associazione, che segue la famiglia da "otto anni". La piccola è stata poi trasportata in un ospedale di Corbeil-essonnes, dove la morte è stata ufficialmente dichiarata il 26 dicembre, ha aggiunto. Due medici hanno spiegato alla famiglia, alla presenza della Brelaud, che era morto di morte infantile improvvisa.Su richiesta della famiglia, una ditta di pompe funebri di Corbeil-essonnes ha chiesto all'autorità del comune di seppellire l'infante nel cimitero di Champlan. Il sindaco ha rifiutato. E non ha dato "alcuna spiegazione, ha detto alla AFP Julien Stefano, manager della ditta Lescarcelle a Corbeil.La bambina sarà finalmente sepolta lunedì a Wissous, vicino Champlan. "A una madre che ha portato in grembo un bambina per nove mesi e che l'ha persa dopo due mesi e mezzo, non può essere aggravato il suo dolore", ha detto alla AFP il sindaco dell'UMP di Wissous."Perdere un bambino è un dolore universale. Vedergli negato una sepoltura è un'umiliazione disumana "ha twittato il Segretario di stato per la famiglia, Laurence Rossignol. Alexis Barberini, MP (PS) in Hauts-de-Seine e Nathalie Goulet, senatore (Unione delle carbossimetilazioni indipendenti) del Orne hanno espresso la loro "nausea" e Ian Brossat, assistente (PCF) sindaco di Parigi, la sua 'vergogna' su Twitter.Il Presidente della Licra (Lega internazionale contro il razzismo e l'antisemitismo) Alain Jakubowicz ha bollato l'episodio con la parola "razzismo" e ha affermato di valutare azioni legali. Dalla sua parte la ASEFRR ha dichiarato per bocca del presidente Gandais che "Sull'aspetto morale, è assolutamente contestabile, ma legalmente, non possiamo fare molto".Per la legge francese i parenti di una persona deceduta devono chiedere il permesso di sepoltura al sindaco del comune del cimitero prescelto.

Esso può essere sepolto nella città dove ha vissuto, in cui morì, o dove c'è una cappella di famiglia. In altri casi, i sindaci possono opporsi alla sepoltura.Secondo la signora Brelaud, la famiglia della bambina vive in Francia "da almeno otto anni". I genitori che non vogliono parlare, hanno entrambi  "circa 35 anni". Hanno due figli, di 5 e 9 anni, residenti a Champlan. La madre ha già perso due ragazzi in giovane età in Romania. La famiglia ha vissuto all'ingresso della città, in una baraccopoli nei pressi di una piccola fabbrica chiusa senza acqua ed elettricità, circondata da campi e superstrade quasi alla fine delle piste dall'aeroporto di Orly.
 




AEREO SI SCHIANTA: SI SALVA SOLO UNA BAMBINA DI SETTE ANNI

Redazione

Usa – Una storia straordinaria e triste allo stesso momento. Una bambina di sette anni è sopravvissuta miracolosamente a un incidente aereo nel quale sono rimaste uccise quattro persone, ovvero la sua famiglia, a Lyon County, in Kentucky. Ad allertare i soccorsi è stata proprio la piccola, che, circa mezz'ora dopo lo schianto, si è presentata in un'abitazione della zona raccontando quanto era accaduto. Grazie alla sua testimonianza, i soccorritori hanno localizzato i resti del piccolo Piper. Le ricerche sono durate quasi due ore. Quando polizia e vigili del fuoco sono riusciti a individuare l'area dell'incidente, in un bosco vicino il lago Kentucky, una delle più popolari attrazioni turistiche della zona, per le persone a bordo non c'era più nulla da fare. 




TIRANA: ODISSEA PER 8 VIGILI DEL FUOCO BLOCCATI A BORDO DI UN RIMORCHIATORE

Redazione
Tirana
– Dimenticati sui rimorchiatori della ditta Baretta in quanto l’Albania non consentirebbe lo sbarco agli 8 Vigili del Fuoco per poi essere trasferiti sull’aeromobile per il rientro.

Ieri la notizia che i rimorchiatori con la nave al seguito si sono portati nella baia di Valona e questo poteva consentire ai nostri Vigili del Fuoco, sfiniti da 4 giorni di mare e impossibilitati a comunicare con  “colleghi” e famiglie, di scendere a terra per poi salire a bordo di un nostro aeromobile piaggio, i famosi P180,  per il rientro, ma le operazioni sono state sospese perché i VVF, sprovvisti di documenti non possono toccare il suolo albanese. Si sta cercando nei loro armadietti e ovunque alla ricerca dei loro documenti da inviare poi via mail alla Farnesina.

Riguardo la vicenda USB Vigili del Fuoco Nazionale ha rilasciato il seguente comunicato:

"Lavoratori, domenica mattina appena giunta la notizia dell’incidente al traghetto Norman Atlantic, 2 squadre di Vigili del Fuoco di Brindisi si sono imbarcate a distanza di poche ore l’una dall’altra su due rimorchiatori privati per partecipare alle operazioni di soccorso. Anche una unità navale della serie 1000 ha tentato di giungere sul posto ma, a causa delle condizioni del mare, le sole tre unità VF hanno dovuto presto fare rientro e “con le ossa rotte”. Il nostro elicottero con quelle condizioni meteo non ha volato lasciando a terra i numerosi elisoccorritori e sommozzatori.

Il problema che i nostri pompieri a causa della prolungata permanenza a bordo dei rimorchiatori e con il mare in tempesta hanno cominciato a stare male, tanto che lunedì 29 quando gli sia stato chiesto dal coordinamento dei soccorsi in mare di raggiungere il traghetto ancora in fiamme, gli stessi si siano giustamente rifiutati a causa delle loro pessime condizioni di salute. Appresa la notizia del rifiuto, il dirigente periferico “è andato su tutte le furie” minacciando anche di portare i “malcapitati” davanti al consiglio di disciplina.
Sempre il lunedì era stata approntata una squadra di 8 pompieri con un dvd (che non è un film, ma uno che dovrebbe capirne più di altri!?!) che è giunta all’aeroporto militare di Galatina per imbarcarsi su di un elicottero per poter dare il cambio, ma all’ultimo è arrivato il dietrofront.

Ad oggi è giunta la notizia che i rimorchiatori con la nave al seguito si siano portati nella baia di Valona e questo poteva consentire ai nostri, sfiniti da 4 giorni di mare e impossibilitati a comunicare con “colleghi” e famiglie, di scendere a terra per poi salire a bordo di un nostro aeromobile piaggio (i famosi P180) per il rientro, ma le operazioni stanno ritardando perché i nostri, sprovvisti di documenti non possono toccare il suolo albanese. Per cui ci sta toccando frugare nei loro armadietti alla ricerca dei loro documenti da inviare poi via mail alla farnesina.

Di fatto, non siamo riusciti a salvare nessuno, ne ad essere di alcuna utilità, siamo anche diventati un peso per l’equipaggio dei rimorchiatori, ed un penoso caso da tenere nascosto per non rovinare l’immagine che tanto sta a cuore a “firmaioli” e amministrazione.
Questo è un dei segnali di come viene gestita un'emergenza seria in mare, possiamo dire che si va alla "va la che la va ben" ma non sempre la buona stella assiste i decisionisti quelli che vogliono smantellare il settore nautico, quelli che chiudono distaccamenti quelli che si preoccupano di andare in commissione al senato a garantire che loro sanno come si fa a risparmiare.
Dirigenti, responsabili nazionali di settore, capi del corpo se non siete capaci di dare le direttive, indicare le strategie, prevedere le criticità, DIMETTETEVI siete a dir poco inadatti al ruolo ricoperto.
USB vuole conoscere i responsabili di questa gestione “catastrofica”, per ciò che riguarda questo intervento. Per i responsabili reali dello sfascio di tutto il sistema riteniamo responsabili di tutto l'amministrazione e i sindacati “firmaioli” (anche quelli che poi per vergogna ed opportunismo propagandistico la firma l'hanno ritirata in un secondo tempo… a giochi fatti e riordino passato con il solo diniego della USB). Lavoratori i responsabili sono loro con le loro azioni che si ripercuotono sul “servizio” e sulle nostra vite".

 

 




CADE IL GOVERNO GRECO: NUOVE ELEZIONI IL 25 GENNAIO

di Maurizio Costa

Grecia – Il parlamento ellenico ha votato tre volte per le elezioni del presidente della repubblica e non è riuscito a eleggere il nuovo capo di stato. Per questo, secondo la legge, Antonis Samaras, il premier greco, sarà costretto a sciogliere le camere e ad indire nuove elezioni per cambiare i vertici parlamentari.

Il voto politico si terrà il 25 gennaio, data fondamentale per il corso che intraprenderà una delle nazioni più colpite dalla crisi internazionale. La paura di Samaras è che Alexis Tsipras, leader del partito Syriza, fortemente contrario alle politiche di austerità europee, possa vincere le elezioni e allontanare la Grecia dalle politiche comunitarie.

Stavros Dimas, il candidato presidente della repubblica proposto da Samaras, ha ottenuto 168 voti su 180 necessari per raggiungere la soglia. Le votazioni si sono tenute per ben tre volte e il parlamento non è riuscito a superare lo scoglio dell'incertezza.

La borsa di Atene, già duramente colpita nei giorni scorsi, ha perso il 10,7% dopo le votazioni parlamentari.

Le forti incertezze che stanno caratterizzando la politica greca potrebbero portare ad un nuovo corso: se dovesse vincere Tsipras, candidato numero uno per succedere a Samaras, la Grecia potrebbe rinegoziare le norme imposte dall'Europa per uscire dalla crisi. D'altro canto però, la Grecia in questi anni ha ricevuto più soldi dall'Europa rispetto a quelli versati come tutti i paesi membri. Uno strappo con l'Ue potrebbe gettare la Grecia in una crisi ancor più grave di quella attuale.




TRAGHETTO ITALIANO IN FIAMME: 466 PASSEGGERI A BORDO

Redazione

Ancona – Un traghetto passeggeri italiano con 466 tra passeggeri e uomini dell'equipaggio ha preso fuoco mentre dalla Grecia era diretto verso le coste del Belpaese. Il Norman Atlantic, salpato da Patrasso e diretto ad Ancona, era a 33 miglia nautiche al largo della piccola isola di Othonoi quando ha mandato il segnale di emergenza. Il fuoco e' scoppiato nel garage, che puo' contenere fino a 200 veicoli, poco prima delle ore 6 ore locali.

Nonostante le pessime condizioni atmosferiche (mare grosso e forti venti), sono in corso le operazioni di salvataggio per trarre in salvo i passeggeri. Circa 55 persone sono state gia' trasferite su una navementre 150 sono su scialuppe di salvataggio. Nella zona, ci sono sette mezzi di salvataggio e due navi dei vigili del fuoco greci stanno raggiungendo la zona. In volo ci sono anche mezzi aerei inviati dall'Italia oltre che dalla grecia.

L'incendio del traghetto italiano, che ha preso fuoco all'alba mentre era in viaggio nella tratta tra Patrasso e Ancona, con 466 persone a bordo, e' sotto controllo: lo riferiscono membri dell'equipaggio, secondo i media greci.

In questo momento si sta procedendo all'evacuazione dell'imbarcazione e 150 persone sono state gia' trasferite sulle lance di salvataggio. Ma nella zona ci sono forti piogge e venti con raffiche che raggiungono anche forza 7 e 8 sulla scala di Beaufort e questo ostacola le operazioni di soccorso. Non e' chiaro che cosa abbia scatenato le fiamme cominciate tra le 4 e le 6 di mattina, nel garage del natante.

Alle operazioni di soccorso partecipano sette imbarcazioni private, quattro lancie della guardia costiera, tre elicotteri e due aerei dell'aeronautica italiana e greca. La guardia costiera italiana ha inviato un rimorchiatore. Il ministro greco della Marina Mercantile, Miltiadis Varvitsiotis, ha comunicato che il comando delle operazioni e' coordinato dalle autorita' italiane, con l'appoggio della Grecia.

L'incendio e' scoppiato quando l'imbarcazione si trovava a 45 miglia nauriche da Corfu' e 22 miglia dalla costa greca. A bordo oltre ai 410 passeggeri, 56 membri dell'equipaggio (22 italiani e 34 greci).

Renzi, massimo coinvolgimento Marina "Stiamo seguendo la vicenda del traghetto tra Grecia e Italia, in contatto con il premier Samaras e con massimo coinvolgimento nostra Marina". Lo scrive il premier Matteo Renzi su Twitter.




IRLANDA: CLINICAMENTE MORTA E INCINTA. TENUTA IN VITA DA MACCHINE. L’ALTA CORTE DEVE DECIDERE SE STACCARLE

Redazione

Irlanda – L’Alta Corte composta da tre giudici in Irlanda, ha l’arduo compito di decidere in questi giorni circa il caso di una donna clinicamente morta ma incinta ed ancora collegata a delle macchine, per capire se sia il caso di continuare a tenerla in vita e dare al feto sopravvissuto e di solo 17 settimane, una possibilità di nascere.Sono ben cinque i gruppi di avvocati che rappresentano la donna, il suo feto, i suoi genitori, il suo compagno e l'ospedale che hanno espresso le proprie motivazioni innanzi all'Alta corte di Dublino, tanto che la vicenda ha riacceso le polemiche nel Paese sull'aborto. La decisione dei tre giudici potrebbe arrivare a breve e contro il verdetto si potrà presentare ricorso in Corte suprema.

Il problema giuridico, ma anche morale, sta nel fatto che per la Costituzione irlandese la vita della donna e quella del suo feto dovrebbero per legge godere della stessa protezione. E’ già accaduto che in passato gli ospedali irlandesi hanno già cercato di tenere in vita donne incinte collegate ai macchinari per la sopravvivenza, anche se cerebralmente morte, nella speranza di salvare il feto. Negli ultimi due casi, avvenuti nel 2001 e 2003, i feti morirono dopo una settimana o due.Nel caso di questo Natale, i genitori e il compagno della donna hanno chiesto espressamente che l'ospedale stacchi le macchine. Al contrario i difensori del centro medico se da una parte hanno stabilito che la donna è già clinicamente morta, dall’altra hanno chiesto di non staccare la spina perché temono che venga intentata una causa perché i macchinari sono essenziali per la sopravvivenza immediata del feto.La legge irlandese sembrerebbe orientata al fatto che, se verrà ordinato di porre fine alle funzioni vitali della paziente, i medici cercheranno di tenere il feto in vita per altre 17 settimane per poi farlo nascere.I medici irlandesi hanno chiesto per decenni leggi più chiare sulle occasioni in cui possono porre fine a una gravidanza. Al momento le leggi consentono le interruzioni solo quando ritenute necessarie per salvare la vita della donna. Ogni anno, in media 4mila donne irlandesi si recano in Inghilterra per abortire.In Europa, quindi, si pongono ancora problemi per la difformità legislativa circa l’aborto, anche se, rileva Giovanni D'Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” questi sono casi limite in cui, molto spesso l’aspetto etico e l’opinione pubblica possono influenzare le difficili decisioni che i giudici sono chiamati ad affrontare.