MANILA: BAGNO DI FOLLA PER LA MESSA DI PAPA FRANCESCO

di Ivan Galea

Tante, tantissime persone. Alla messa di Papa Francesco al Grandstand – Rizzal Park di Manila ha partecipato una folla immensa, e ci si domanda ora se e' stato battuto il record raggiunto proprio a Manila il 15 gennaio 1995, dalla liturgia presieduta da San Giovanni Paolo II in occasione della Giornata Mondiale della Gioventu', quando i presenti furono cinque milioni. E come allora, in Sala Stampa si rincorrono le cifre: tre, dice la prima stima della polizia locale, fatta al mattino, poi si passa a quattro, quindi cinque, sei milioni…
  Impossibile in realta' contarli, perche' i settori sono gremiti all'inverosimile e non sono bastati a contenere i partecipanti, c'e' folla dapertutto sul lungomare di Manila, dove i maxi schermi sono pochi e la fede e' tantissima, come si vede al momento della distribuzione dell'Eucarestia, con le ostie che passano di mano in mano perche' il braccio del sacerdote non puo' arrivare a tutti. Francesco ha fatto un lungo giro in jeep scoperta, con gli uomini della sicurezza molto tesi perche' nella folla puo' nascondersi l'insidia. Ma tutto fila liscio e forse un milione di fedeli sono riusciti a vedere il Papa abbastanza da vicino. "Alcune realta' della vita si vedono soltanto con gli occhi lavati dalle lacrime. Siamo capaci di piangere davanti a un bambino che e' affamato, un bambino drogato, un bambino che non ha casa, un bambino abbandonato, un bambino abusato, un bambino sfruttato dalla societa'?". Questa domanda, la stessa che era risuonata a Lampedusa l'8 luglio 2013 davanti alla strage degli immigrati nel Mediterraneo, Papa Francesco l'ha rivolto nuovamente oggi a se stesso, ai governanti del mondo, e ad ogni persona che sara' raggiunta dalle sue parole, incontrando i giovani delle Filippine nei giardini dell'Universita' San Tommaso. Era stata la domanda di June, ex bambina di strada che aveva chiesto "perche' Dio permette questo, e perche' solo poche persone ci aiutano?", a suggerire a Bergoglio una coinvolgente riflessione sul dolore umano. "Una ragazza oggi ha posto l'unica domanda che non ha una risposta. E non essendo in grado di esprimerla a parole lo ha fatto con le lacrime", ha iniziato il Papa, che ha poi aggiunto: "ringrazio June, che si e' espresso con tanto coraggio. Come ho detto il fulcro della tua domanda non ha praticamente una risposta. Solo quando anche noi saremo capaci di piangere per le cose che hai detto allora saremo pronti a rispondere a questa domanda, che e' una grande domanda per tutti: perche' soffrono i bambini?". "Quando il cuore e' pronto ad interrogare se stesso e piangere, allora – ha affermato saremo in grado di comprendere qualcosa. Esiste una compassione 'mondana' che non serve a nulla. Tu hai detto qualcosa al riguardo. Una compassione che al massimo consiste nel mettere una mano in tasca ed allungare una moneta. Se Cristo avesse avuto questo tipo di compassione, sarebbe semplicemente passato, avrebbe curato tre o quattro persone e se ne sarebbe tornato dal Padre. Solamente quando Cristo pianse e fu capace di piangere, comprese cio' che accadeva nelle nostre vite". "Cari ragazzi e ragazze, nel mondo di oggi – ha continuato Bergoglio – manca la capacita' di piangere. Piangono gli emarginati, quelli che sono esclusi, quelli che vengono scartati, ma quelli che hanno una vita senza particolari necessita' non sanno piangere". "Invito ciascuno di voi – ha scandito Francesco – a chiedersi: ho imparato a piangere? Impariamo a piangere. Come June ci ha mostrato oggi.
  Non dimentichiamoci di questa testimonianza. La grande domanda sul perche' i bambini soffrono June l'ha posta piangendo. E la risposta che noi diamo oggi e': impariamo a piangere. Gesu' nel Vangelo pianse, pianse per un amico morto, pianse nel suo cuore per quella famiglia che ha perduto sua figlia, pianse nel cuore quando vide una povera vedova che ha dovuto seppellire il figlio, ma soprattutto pianse nel suo cuore e fu mosso a compassione quando vide una moltitudine di persone senza un pastore. Se non imparate come si piange non potrete essere buoni cristiani". "Questa – ha concluso – e' una sfida. E quando ci chiedono perche' soffrono i bambini? Perche' capita questo o quest'altra tragedia nella vita? La nostra risposta puo' essere o il silenzio, o la parola che nasce dalle lacrime.
  Siate coraggiosi. Non temete di piangere".




CACCI AGLI JIHADISTI IN EUROPA

Redazione

In Europa e' piena allerta terrorismo, a una settimana dai blitz che hanno messo fine all'offensiva jihadista in Francia. Le forze di sicurezza danno la caccia alle cellule del terrorismo islamico e sono almeno 20 quelle dormienti che sarebbero pronte a risvegliarsi in Francia, Germania, Belgio e Olanda. Giovedi' l'antiterrorismo europeo ha neutralizzato una cellula a Viviers in Belgio, ora si e' appreso che i due jihadisti uccisi erano di origine cecena ed erano tornati di recente dalla Siria. Un terzo uomo, rimasto ferito nell'assalto della polizia a un'abitazione, e' stato arrestato. Il governo belga e' pronto a far intervenire l'esercito per garantire la sicurezza contro eventuali attentati terroristici.

Due terroristi legati alla cellula jihadista belga di Verviers sono stati arrestati in Francia al valico di frontiera del Frejus mentre si apprestavano a entrare in Italia. E' quanto rivelano fonti della polizia francese. I sospettati erano fuggiti dal Belgio dopo il blitz delle forze di sicurezza giovedi' notte a Verviers. "Stavano per attraversare il confine nel momento esatto in cui le guardie di frontiera hanno ricevuto la segnalazione dal Belgio e sono stati arrestati", ha riferito un'altra fonte.

I due terroristi in fuga, sono stati arrestati nella Savoia, nella regione di Chambery, proprio mentre cercavano di entrare in Italia. Dopo il blitz di giovedi' sera con due presunti jihadisti uccisi a Verviers, le autorita' belghe hanno arrestato nella notte tra giovedi' e venerdi' altre 13 persone, nel quadro di un'operazione preparata da settimane per "smantellare una cellula terroristica e la sua rete logistica" proprio quando si accingeva a "uccidere poliziotti in strada e nei commissariati". L'operazione e' stata avviata dall'assalto della polizia a Verviers in cui sono morti due presunti terroristi, appena rientrati dalla Siria, e un terzo uomo e' stato arrestato. Preparavano un'azione "entro pochi giorni", ha spiegato il magistrato belga, Thierry Werts.

Il trio era in possesso di 4 fucili kalashnikov AK 47, oltre a pistole, munizioni, uniformi della polizia, cellulari, apparati per la comunicazione, documenti falsi e ingenti somme di denaro. Il gruppo, al cui interno c'erano alcuni membri che "avevano combattuto in Siria", progettava "attentati in tutto il Belgio", ha riferito un altro sostituto, Eric Van der Sijpt. Il magistrato ha aggiunto che l'operazione "ha permesso di assestare un colpo importante al terrorismo in Belgio".




ISIS: BLITS ANTIJIHADISTI IN TUTTA EUROPA

Redazione

Blitz antiterrorismo contro le cellule jihadiste in Europa, sono stati effettuati in Belgio, in Francia e in Germania. Diversi gli arresti effettuati, in particolare in a Bruxelles dove e' stato sgominato un gruppo pronto a colpire e dove due jihadisti sono stati uccisi in un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine.

Il premier francese Manuel Valls, ha detto che "la minaccia" di altri attentati terroristici in Francia "non e' mai stata cosi' forte ed e' ben lontana dall'essere finita. Isis potrebbe effettuare attentati in Europa". 

Se le operazioni antiterrorismo della polizia belga "si sono concluse sul terreno" e i membri della cellula neutralizzata a Verviers sono di origine cecena. Ora a Bruxelles e' cominciata l'indagine sui dati raccolti, ha annunciato il ministro degli Esteri Didier Reynders. Nella notte, mentre la vasta operazione che ha fra l'altro portato a una sparatoria a Verviers con due presunti jihadisti morti e un terzo ferito era ancora in corso, il capo del governo Charles Michel, al termine di una riunione di crisi con i ministri della giustizia e dell'interno, ha dichiarato che "la paura deve cambiare campo". Le operazioni di ieri, ha detto, "dimostrano la determinazione del governo belga a combattere coloro che vogliono seminare il terrore".
  La minaccia di "attentati imminenti", ha aggiunto il ministro degli Esteri, riguardava soprattutto la Polizia, e non sono stati al momento riscontrati collegamenti con le stragi della scorsa settimana a Parigi, anche se, ha aggiunto, fra i due paesi ci sono stati "scambi di informazioni molto utili", e "gli attentati a Parigi hanno provocato un'accelerazione delle iniziative da noi".

FRANCIA – Sono in totale 12, nove uomini e tre donne, le persone fermate ed interrogate nella notte nelle banlieue di Parigi perche' sospettate di aver fornito "sostegno logistico (armi ed auto) ai due fratelli franco-algerini Kouachi, autori del massacro (12 persone) alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo e Amedy Coulabaly, che ha ucciso una poliziotta e 4 clienti di ebrei un negozio kosher a Vincennes. Altri raid sono ancora in corso a Montrouge, subito fuori Parigi, dove Coulibaly uccise la sua prima vittima, una poliziotta, a Grigny dove e' cresciuto, a Fleury-Merogis a sud della capitale a Epinay-sur-Seine, a nord.

BERLINO – Oltre 250 agenti della polizia tedesca e 3 squadre delle forze speciali (Swat) hanno effettuato all'alba una serie di raid contro sospette cellule islamiste a Berlino, arrestando il presento leader di un gruppo che stava pianificando un attentato in Siria, ed un complice.
  Si tratta di due uomini di origine turche, uno di 41 (Ismate.
  D.) e l'altro di 43 anni (Emin. F.), sospettati di guidare "una cellula di (cinque) jiahdisti formata da turchi e russi dalla Cecenia e da Daghestan", ha riferito la polizia aggiungendo "che non c'e' alcun indizio che il gruppo stesse preparando una attacco in Germania".

 

Intanto John Kerry ha spiegato che non era domenica alla marcia di Parigi contro il terrorismo perche' era in missione in Asia. Cosi' il segretario di Stato americano, da ieri sera nella capitale francese, ha risposto alle polemiche per lo scarso livello della presenza Usa al corteo che ha visto sfilare oltre due milioni di persone nella sola capitale francese, e – tranne il russo Vladimir Putin, che comunque ha inviato il suo ministro degli Esteri, Serghei Lavrov – tutti i leader amici della Francia uniti in prima fila con Francois Hollande. Per gli Usa c'era solo, nelle retrovie, l'ambasciatore, la signora Jane Hartley.
  La scelta del presidente Barack Obama di non andare e' stata criticata e la Casa Bianca ha chiesto scusa.




GRETA RAMELLI E VANESSA MARZULLO: LIBERATE LE VOLONTARIE ITALIANE RAPITE IN SIRIA

di Giuseppa Guglilmino

Una notizia straordinaria. Sarebbero state liberate Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie italiane rapite il 31 luglio scorso in Siria. Secondo fonti legate ai ribelli siriani le due giovani lombarde sono state rilasciate. Diversi tweet riferibili a account dei ribelli riferisono del rilascio.
Dall'intelligence italiana e' arrivato un secco "no comment".




AL QUAEDA RIVENDICA STRAGE PARIGI, CRITICATA LA COPERTINA DI CHARLIE HEBDO

Redazione

Ancora reazioni che ostacolano la libertà di espressione e stampa. Al Qaeda nella penisola arabica ha rivendicato la strage a Charlie Hebdo. "Per quanto riguarda la battaglia di Parigi", dichiara in un video postato su YouTube Nasser bin Ali al-Ansi del braccio yemenita della rete del terrore, "Al Qaeda nella penisola arabica rivendica questa operazione come una vendetta per le offese contro il profeta Maometto".

Isis, "stupido" pubblicare vignetta Maometto E' stato un atto "estremamente stupido" pubblicare una nuova vignetta con Maometto sulla copertina del primo numero di Charlie Hebdo, dopo la strage di mercoledi' scorso. Lo hanno affermato gli jihadisti dello Stato islamico (Isis), in un comunicato diffuso dalla radio del gruppo terroristico, Al-Bayan. "Charlie Hebdo ha pubblicato di nuovo vignette che insultano il profeta e questo e' stato un atto estremamente stupido", hanno dichiarato gli jihadisti sunniti.
  Iran, copertina Charlie Hebdo "offensiva"

L'Iran ha condannato la copertina del primo numero di Charlie Hebdo, dopo la strage di mercoledi' scorso nella quale e' ritratto il profeta Maometto che piange e dice "Tutto e' perdonato". "E' offensiva e provocatoria", ha sottolineato la portavoce del ministero degli Esteri della repubblica islamica, Marzieh Afkham. La copertina con Maometto "urta i sentimenti dei musulmani in tutto il mondo e potrebbe alimentare la fiamma del circolo vizioso dell'estremismo", ha avvertito Afkham.
  Esaurite in Francia prime 700.000 copie Charlie Sono andate completamente esaurite in Francia le 700.000 copie del nuovo numero di Charlie Hebdo, il primo dopo la strage di mercoledi' scorso che ne ha decimato la redazione. Lo ha annunciato l'organizzazione degli edicolanti francesi, Undp, dopo che gia' all'alba si erano fermate lunghe code per acquistare il settimanale satirico a Parigi e in molte altre citta'.
  Intanto il distributore ha annunciato che questa settimana saranno stampate e messe altre copie per un totale di cinque milioni, anziche' i tre milioni inizialmente previsti. Il settimanale satirico con la copertina con un Maometto che piange e dice "Tutto e' perdonato" e' stato tradotto in 16 lingue e verra' distribuito in tutto il mondo. Il ricavato andra' ai parenti delle vittime degli attentati di Parigi. Molti francesi che non sono riusciti a comprare Charlie Hebdo hanno ripiegato sull'altro settimanale satirico, Le Canard Enchaine', che in un numero di solidarieta' con i colleghi ha titolato "Non lasciatevi abbattere". Charlie Hebdo e' uscito eccezionalmente con una tiratura di tre milioni di copie, contro le 60mila abituali, e il nuovo numero e' stato tradotto in 16 lingue e sara' distribuito in tutto il mondo. Il ricavato andra' ai parenti delle vittime degli attentati di Parigi.
 




COPERTINA CHARLIE HEBDO: IL PREDICATORE ISLAMICO CHOUDARY "E' UN ATTO DI GUERRA"

Redazione

La nuova copertina di Charlie Hebdo, la prima dopo gli attentati a Parigi, con Maometto che piange mostrando l'ormai celebre frase 'Je suis Charlie' e' "un atto di guerra": lo ha affermato il predicatore islamico radicale Anjem Choudary che da Londra attacca il nuovo numero del settimanale satirico. Il predicatore, ripreso dal quotidiano Independent, punta il dito contro la vignetta, sottolineando che "ridicolizzare" il Profeta e' un "attacco al suo onore" dal momento che la maggioranza dei musulmani non lo rappresenta perche' considerato un gesto blasfemo. Se un simile comportamento venisse portato di fronte a un tribunale della sharia, la legge islamica, comporterebbe la pena capitale.

La copertina, ha aggiunto Choudary, arrestato lo scorso settembre in un'indagine sul terrorismo ma successivamente rilasciato su cauzione, e' "una sfacciata provocazione", mentre la gente dovrebbe essere "sensibile nei confronti delle emozioni e dei pensieri dei musulmani". Al contrario le autorita', ha sostenuto il 47enne, si rifiutano di "stroncare sul nascere" questi atteggiamenti. Da tempo il predicatore islamico protesta contro le vignette su Maometto, lo fece gia' all'epoca della prima pubblicazione sul giornale danese, organizzando una manifestazione sotto l'ambasciata di Copenaghen a Londra che gli frutto' una multa da 500 sterline.

L'anno scorso annuncio' l'intenzione di andare a vivere in Siria sotto la bandiera dello Stato islamico (Isis) ma non pote' partire perche' il passaporto era stato ritirato dall'anti-terrorismo. Choudary ha fondato la rete al-Muhajiroun, messa al bando come organizzazione terroristica dal governo inglese, e aveva legami con diversi estremisti, tra cui Michael Adebolajo, il 29enne convertito all'Islam che nel maggio 2013 a Londra uccise con un complice il caporale Lee Rigby con una mannaia.

Ma ecco come e' nata la coprertina del numero di domani, tre milioni di copie distribuite in 25 Paesi. "Sketch, disegni, proposte… Volevamo fare vignette che ci facessero ridere e non solo disegnare sulla spinta emotiva e simbolica. Abbiamo lavorato e poi alla fine la soluzione e' arrivata". Cosi' Luz, vignettista di Charlie Hebdo, ha raccontato – nel corso di una conferenza stampa nella sede del quotidiano francese Liberation – la genesi della vignetta su Maometto che uscira' domani sul numero di Charlie Hebdo, il primo dopo l'attentato jihadista.

"Maometto e' il mio personaggio, un personaggio che ci ha permesso di essere trattati come grandi cavalieri bianchi della liberta' di stampa; ma anche da pericolosi, irresponsabili, provocatori…", ha continuato. "Ma noi siamo disegnatori, amiamo disegnare: tutti hanno disegnato, come ogni bambino, ma a un certo punto hanno perso la capacita' di guardare al mondo da una certa distanza. Fare Charlie e' guardare al mondo con una certa distanza. Ho disegnato Maometto e poi ho scritto 'Io sono Charlie'. L'ho guardato e ho aggiunto: 'Tutto e' perdonato'. Poi ho pianto. Avevo trovato la soluzione… Ed era la nostra soluzione, non era tutto quello che gli altri volevano che noi facessimo".

Il prossimo numero di Charlie Hebdo sara' stampato anche in arabo e turco. Lo comunica la direzione del settimanale satirico, in edicola domani, per la prima volta dopo la strage. Piu' precisamente, il settimanale sara' stampato in francese italiano e turco, mentre la versione in inglese, spagnolo e arabo sara' diffusa on line.




WASHINGTON, TERRORE SULLA METRO: UN MORTO E CINQUE FERITI

Redazione

Washington – Una donna che si trovava  sulla metropolitana è morta e altri 83 altri passeggeri sono stati portati in ospedale, almeno due in condizioni critiche, dopo che il treno si è fermato bruscamente. Improvvisamente si è fatto scuro e si è riempito di fumo in un tunnel nel centro di Washington. Decine di persone si trovavano a bordo del la metro, linea gialla Virginia-bound che aveva appena lasciato la stazione di L'Enfant Plaza, quando improvvisamente si fermò nel tunnel. 

Alcuni passeggeri hanno riferito che le vetture si sono oscurate e rapidamente riempito di fumo. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno portato fuori delle vetture le persone. Nel frattempo, mentre i passeggeri attendevano i soccorsi nelle vetture piene di fumo, molti si sono sentiti male per  soffocamento e alcuni hanno perso la coscienza.

Richard Sarles, Metro General Manager,  parlando con i giornalisti fuori dalla stazione, ha detto che la causa del fumo non è stata ancora determinata. "Abbiamo un morto, una donna che era in difficoltà sul treno, – ha riferito Sarles.
 




TERRORISMO, ITALIA NEL MIRINO: VATICANO, "NO AD ALLARMISMI"

Redazione

L'Italia, come altri Paesi occidentali,e' nel mirino di possibili attacchi terroristici ma non ci sono riscontri concreti di un possibile attentato al Vaticano. Al punto che la stessa Santa sede invita ad evitare allarmismi. E' lo stesso ministro dell'Interno, Angelino Alfano, a ridimensionare l'allarme lanciato dai media: "Nel sistema delle nostre relazioni con le autorita' di sicurezza degli altri Paesi – spiega – abbiamo ulteriormente verificato l'informazione e a noi non risulta. Quello che invece risulta, e che purtroppo e' evidente, e' che il Vaticano e' stato piu' volte citato ed evocato nei messaggi dell'autoproclamato Califfo". Il capo della Digos capitolina, Diego Parente, conferma che "non c'e' traccia di un allarme specifico" contro il Vaticano, sebbene l'allerta resti "massima. Il servizio era gia' cospicuo e sostanzioso ed e' stato rivisto come tutto il sistema di sicurezza della citta". Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, smentisce a sua volta che il Vaticano abbia ricevuto "segnalazioni di rischi specifici da servizi di sicurezza di altri Paesi" e raccomanda di non alimentare "preoccupazioni non motivate, che possono inutilmente turbare il clima di vita e di lavoro. E cio' anche nell'interesse dei tanti pellegrini e turisti". Il consiglio per tutti e' quello di usare "attenzione" e "ragionevole prudenza", ma "non risultano segnalazioni di motivi concreti e specifici di rischio". "Non dobbiamo creare un eccesso di allarme ma dobbiamo spiegare con grande chiarezza che non esiste oggi un Paese a rischio zero", ammette Alfano; "non risultano al momento segnalazioni specifiche" di minacce per l'Italia, ricorda il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, sottolineando pero' come "il contesto in cui ci troviamo" non possa non "suscitare preoccupazione per la dimensione generale della minaccia". "I combattenti stranieri partiti dall'Italia sono una cinquantina – conferma Gentiloni – ma l'apparente esiguita' dei numeri non autorizza ad una sottovalutazione da parte nostra". Alfano e Gentiloni sono sulla stessa lunghezza d'onda anche su Schengen: il titolare del Viminale assicura di non aver percepito "alcuna distinzione tra l'Italia, la Francia, la Spagna e gli altri Paesi europei sul tema.
  L'obiettivo di Schengen e' la libera circolazione tra i Paesi europei, e l'accordo prevede gia' delle eccezioni per dei casi appunto eccezionali, ma oggi l'obiettivo principale e' quello di proteggere i confini esterni all'Europa". "Non si discute di sospendere Schengen o di ristabilire i controlli alle frontiere dei Paesi Ue", conferma Gentiloni, ma "di come utilizzare il sistema informativo tra diversi Paesi": "sacrificare gli accordi sulla circolazione e' un prezzo inaccettabile da pagare al terrorismo", precisa il ministro. L'obiettivo – ricorda Alfano – e' piuttosto quello di ottenere dal Parlamento europeo l'ok alla direttiva Pnr (Passenger name record), "che consenta di avere dalle compagnie aeree la lista degli imbarcati dei singoli voli e di poter trattenere queste indicazioni nelle banche dati" per tre anni. Dal Garante della privacy, Antonello Soro, arriva la sollecitazione ad "avere un atteggiamento coerente nel rapporto tra sicurezza e privacy", evitando "oscillazioni tra la recente planetaria indignazione per la scandalosa sorveglianza del Datagate e le pulsioni da piu' parti registrate in queste ore per una frettolosa compressione delle garanzie che il nostro ordinamento riserva per la protezione dei dati personali". "L'esperienza – ammonisce Soro – ci ha insegnato che una intrusione sistematica e indiscriminata nelle comunicazioni dei cittadini non risolve le difficolta' del contrasto al terrorismo. E non mi riferisco al Pnr".




ANONYMOUS DICHIARA GUERRA ALL'ISIS

di Silvio Rossi

Anonymous ha diffuso un video in cui ha promesso di oscurare tutti i siti inneggianti alla jihad, all’Isis, ad Al Qaeda, ai terroristi islamici chiunque siano.
Il gruppo di hacker che nel passato ha oscurato i siti istituzionali di numerosi paesi, dagli Stati Uniti all’Italia, dall’Iran all’Ungheria, provocando la reazione delle polizie di mezzo mondo, nel tentativo di bloccare le incursioni informatiche, ha preso posizione in difesa della libertà di parola.

La difesa della vita, e il rispetto di chi ha sempre mantenuto la propria autonomia intellettuale, hanno fatto schierare i ribelli digitali dalla parte di Charlie Hebdo, facendo scrivere sul loro blog: “È nostro dovere reagire”, aggiungendo “Anonymous ricorda ad ogni cittadino quanto la libertà di stampa sia uno dei principi fondamentali della democrazia. È responsabilità di tutti difenderla. Abbiamo sempre lottato per la libertà di espressione. Non ci fermeremo ora”.

In un momento come questo, in cui le milizie fondamentaliste hanno dichiarato guerra all’Occidente, e a chi si oppone ai loro proclami di morte, tutti sono chiamati a dare il loro contributo per non soccombere. Le lotte che il gruppo porta avanti contro una serie di obiettivi ritenuti i simboli dell’oppressione globalizzata, possono essere per il momento messe in secondo piano, perché c’è un nemico peggiore contro cui concentrare gli sforzi.

Il contributo che gli hacker possono fornire non è secondario. Gli attivisti di Al Qaeda e dell’Isis proprio utilizzando la rete, attraverso una serie di siti su cui si scambiano messaggi, che vengono postati e subito cancellati, per non lasciare traccia. L’uso della tecnologia permette alle cellule lontane, come poteva essere considerato il gruppo di Parigi, di mantenere i rapporti col califfato.

Isolare questi gruppi può renderli più deboli, gli attivisti di Anonymous l’hanno compreso, e stanno offrendo il loro impegno per bloccarli. Forse quest’atto riuscirà a “sdoganare” gli attivisti del movimento, legittimando il loro modus operandi anche per altre azioni.




PAKISTAN: 50 MORTI DOPO UNO SCONTRO TRA AUTOBUS E CAMION CISTERNA

di Maurizio Costa

Pakistan – Un autobus si è schiantato contro un camion cisterna pieno di benzina. Subito dopo lo schianto, entrambi i mezzi hanno preso fuoco e i morti accertati sono più di 55. Il bus sarebbe stato travolto dal camion e la strage è stata inevitabile.

Secondo le prime rilevazioni, l'autobus era sovraffollato e le norme di sicurezza erano bassissime. La pratica di riempire i mezzi pubblici fino all'estremo, in Pakistan, è molto frequente. La polizia pakistana afferma che l'incidente sarebbe stato causato da un'imprudenza dell'autista del camion cisterna, che si sarebbe distratto e avrebbe centrato in pieno l'autobus pieno di persone.

Gli incidenti in Pakistan sono frequentissimi: secondo alcune stime, ne avvengono 9.000 l'anno, causando più di 4.500 morti. 




PARIGI: DUE MILIONI DI PERSONE PER DIRE NO AL TERRORISMO

di Maurizio Costa

Parigi – Il popolo francese si schiera contro il terrorismo e sfila in piazza per dimostrare al mondo che gli attentati non fermeranno la libertà di stampa. Più di un milione e mezzo di persone stanno percorrendo le vie parigine offrendo uno spettacolo unico. Il corteo è cominciato da Place de la Republique e continuerà per tutta la giornata di domenica. Come avvenuto anche nei giorni scorsi in varie città europee, migliaia di matite sono state alzate dai manifestanti, un gesto che è diventato il simbolo della libertà di stampa dopo la strage di Charlie Hebdo. Non vengono dimenticate neanche le persone morte i giorni successivi, tra le quali una vigilessa e degli ostaggi del negozio kosher del quartiere ebraico di Parigi.

Molti capi di stato hanno partecipato alla marcia: Hollande e Sarkozy per primi; il palestinese Abu Mazen e l'israeliano Benjamin Netanyahu; anche Petro Poroshenko, il primo ministro ucraino, e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov hanno partecipato alla manifestazione, sebbene la situazione in Ucraina sia ancora instabile; il re Abdallah II di Giordania con  la regina Rania e il premier turco Ahmet Davatoglu; infine anche Angela Merkel e Matteo Renzi hanno sfilato per le vie parigine.

Intanto, i ministri degli Interni statunitense e Ue hanno partecipato ad un meeting per cercare di mettere a punto delle nuove misure di sicurezza internazionale per arginare il problema del terrorismo.

Non sono mancate, però, le polemiche: non è stata gradita la presenza del ministro russo e del premier turco, che hanno partecipato alla manifestazione sebbene le rispettive nazioni non rispettino appieno la libertà di stampa.