TRIPOLI: TERRORISTI AFFILIATI ALL’ISIS SI FANNO ESPLODERE IN UN HOTEL. TREDICI MORTI

di Maurizio Costa

Tripoli (Libia) – Quattro terroristi legati all’autoproclamato califfato dell’Isis sono entrati in un hotel della capitale libica e si sono fatti esplodere, provocando 13 morti e tre feriti. Dopo essere entrati all’interno dell’albergo Corinthia, i quattro attentatori hanno preso in ostaggio alcuni ospiti della struttura e, quando hanno capito di non avere più scampo perché circondati dalle forze armate, si sono fatti esplodere causando una strage.


I quattro terroristi sono morti dopo aver azionato le bombe che nascondevano sotto i vestiti. Tra le vittime, si contano tre guardie libiche, cinque stranieri (di nazionalità ancora sconosciuta) e un ostaggio libico. Anche uno statunitense, secondo fonti americane, sarebbe morto durante la deflagrazione.


Alcune fonti locali affermano che l’attentato sarebbe stato organizzato per vendicare la morte in un carcere statunitense di Abu Anas al-Libi, che ha ucciso 200 persone durante attentati in Tanzania e in Kenya. Il terrorista detenuto dal governo americano, diversamente da quello che pensano gli estremisti islamici, è morto di cancro e non sarebbe stato ucciso dalle guardie carcerarie. Altre fonti, però, fanno sapere che il vero obiettivo era il premier del governo parallelo libico, Omar al Hasi. Tutta la vicenda è iniziata alle ore 8 della mattina, quando i jihadisti hano fatto esplodere un’automobile all’interno del parcheggio dell’hotel per creare il panico e distrarre l’attenzione. Successivamente, i quattro attentatori sono entrati all’interno dell’albergo e hanno aperto il fuoco, prendendo alcuni ostaggi.


Quando la situazione è passata sotto il controllo delle forze armate libiche, i terroristi, non avendo più via di scampo, si sono fatti esplodere. In questo momento, la situazione sarebbe tornata sotto controllo. L’albergo ospitava anche alcuni cittadini italiani, che, però, sarebbero scappati immediatamente e non sarebbero stati feriti o uccisi dai jihadisti.




SPAGNA, PRECIPITA UN CACCIA DELLA NATO: 10 MORTI

Redazione

Spagna. – Un caccia F-16 greco è precipitato durante la fase di decollo nel corso di un esercitazione nella base Nato spagnola di Las Lanos, ad Albacete. Dieci il numero delle persone che sono morte a seguito del terribile schianto. Il caccia sarebbe precipitato su un'area dove si trovavano altri aerei in fase di decollo.
Da quanto si apprende dal ministero della difesa spagnolo, l'F16 non avrebbe dato la necessaria potenza per levarsi in volo. Alcuni testimoni hanno raccontato di aver sentito un esplosione e subito dopo aver notato divampare l'incendio. Il nostro ministero della Difesa fa sapere che tra i feriti si contano 9 militari italiani di cui due si trovano ricoverati in ospedale e gli altri sette hanno riportato, fortunatamente, lievi lesioni.Numerosi velivoli della Nato che stavano partecipando al corso di addestramento sono rimasti coinvolti nell'incidente e tra questi anche velivoli italiani.
Quello di oggi è l’ennesimo incidente aereo che coinvolge soldati spagnoli: negli ultimi 30 anni si contano infatti almeno 93 militari che hanno perso la vita durante le esercitazioni. L’ultimo incidente mortale che ha coinvolto un aereo militare è dello scorso mese di giugno , quando il capitano Fernando Lluna Carrascosa, 30 anni, nato a Madrid, sposato e con una figlia, è precipitato a Siviglia con un Eurofighter, il più moderno aereo da combattimento dell’Air Force.




UCRAINA: DICHIARATO LO STATO D'EMERGENZA

di Maurizio Costa

Non terminano i combattimenti nell'est dell'Ucraina. A Donetsk e a Luhansk i filorussi cercano di conquistare le zone che appartengono ancora al governo di Kiev. In questi territori proseguono i lanci di granate, di missili e di bombe, che stanno causando centinaia di morti. Oggi, quasi 500 minatori sono rimasti intrappolati in una miniera a Zasyadko, nell'est dell'Ucraina. Una granata, infatti, ha causato alcuni danni ad una centrale elettrica nelle vicinanze che hanno provocato un blackout, lasciando i minatori intrappolati sotto terra.

Intanto, il primo ministro ucraino, Arsenij Jatsenjuk, ha dichiarato lo stato d'emergenza nelle zone colpite dagli ultimi bombardamenti. Sebbene siano stati promulgati molti accordi che permettevano una pace tra le due fazioni, la guerra non è ancora finita.

La Nato ha stabilito che ci sarà una riunione straordinaria per discutere dei problemi che colpiscono l'est dell'Ucraina. Il presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha telefonato ad Angela Merkel e a Francois Hollande per cercare di trovare una soluzione. La Francia e la Germania hanno fatto sapere che c'è bisogno di un accordo bilaterale che permetta un cessate il fuoco immediato. Già qualche mese fa, con gli accordi di Minsk, si era raggiunto un accordo di massima che però non è stato rispettato da ambedue le parti.

L'Unione Europea ha stanziato altri 15 milioni di euro di aiuti umanitari per aiutare le popolazioni colpite dalla guerra ucraina. Acqua, cibo e beni di prima necessità saranno inviati nelle zone colpite dai combattimenti attraverso camion che trasporteranno 85 tonnellate di forniture di soccorso. L'alto rappresentante Federica Mogherini ha deciso di convocare un Consiglio straordinario per vedere come rispondere a questi nuovo attacchi.

Nelle ultime 24 ore, 7 soldati ucraini sono morti nell'est dello stato ed altri 24 sono rimasti feriti. Intanto, le bombe che hanno colpito Donetsk hanno causato altri due morti e 15 feriti civili, mentre a Mariupol sale a 105 il numero dei feriti e a 30 quello dei morti dopo l'attentato che ha colpito la città.




ELEZIONI GRECIA: EXIT POOL DANNO TSIPRAS CON MAGGIORANZA ASSOLUTA

Redazione

Atene – Un vero e proprio trionfo, secondo gli exit poll, per la sinistra radicale di Syriza che potrebbe addirittura aver conquistato da sola la maggioranza assoluta dei seggi. Secondo l'exit poll delle 19.30 Tsipras e' dato al 36-38 percento staccando di netto i conservatori di Nea Dimokratia del premier uscente, Antonis Samaras dai tra il 26 ed il 28 percento. L'estrema destra di Alba Dorata e To Potami, centro-sinistra, si contendono il terzo posto.

Subito dopo l'annuncio dei primi exit-poll, il responsabile del settore Difesa del governo-ombra del partito di Syriza ha telefonato al Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate e al capo della polizia per "tranquillizzarli". Lo riferisce l'emittente Tv privata Mega, precisando che la telefonata è stata fatta su diretta indicazione di Alexis Tsipras.

"La speranza ha vinto". E' questo il nuovo slogan di Syriza su Twitter, dove il partito ha cambiato anche la sua immagine del profilo ufficiale. Va in archivio il precedente slogan che aveva contraddistinto la campagna elettorale, "Arriva la speranza"

"E' nell'interesse del governo greco fare le riforme necessarie per risolvere i suoi problemi strutturali". L'appello alla Grecia, mentre appare ormai quasi certa la vittoria di Alexis Tsipras, viene dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann, intervenuto alla tv tedesca Ard dopo i primi risultati del voto in Grecia. "La Grecia – avverte – deve aderire alle condizioni del salvataggio".




GRECIA: OGGI SI VOTA

Redazione

Oggi il giorno del giudizio per i nostri amici greci. L'esito delle elezioni in Grecia certamente non passerà indifferente a Bruxelle, dove le ultime dichiarazioni di Tsipras pare non siano state gradite. Si sono aperti alle 7 locali (le 6 in Italia) i seggi per le elezioni legislative in Grecia, il cui risultato potrebbe avere cruciali ripercussioni politiche ed economiche su tutta l'Unione Europea. Le operazioni di voto si concluderanno alle 19 locali (le 18 in Italia), e poco dopo dovrebbero essere pubblicati i primi exit-poll. Le prime proiezioni saranno disponibili entro due ore dalla chiusura delle urne, verso le 20.30 italiane.Protagonista assoluto del voto è Alexis Tsipras, l'uomo che ha unito la frammentata sinistra greca in un partito, Syriza, che è il superfavorito per la vittoria. Un leader che ha convinto gran parte dei greci, schiacciati dalla crisi economica, che il tempo dell'austerità debba finire. Lo stop ai sacrifici contiene però anche e soprattutto il rigetto degli accordi stretti tra il suo predecessore, il conservatore di Nea Dimokratia Antonis Samaras, e i creditori internazionali. E ciò genera preoccupazione tra i fautori europei del rigore, favorevoli a una continuazione dell'attuale fase politica. Una vittoria della sinistra, dicono, potrebbe mandare la Grecia al fallimento e farla uscire dall'Eurozona. Un'ipotesi che viene però smentita seccamente dallo stesso Tsipras (secondo il quale si può arrivare ad un accordo, dopo l'apertura mostrata dalla Bce per un acquisto "condizionato" dei titoli greci) ed è giudicata improbabile anche da molti altri leader d'Europa. In questo senso si è espresso anche Angel Gurria, segretario generale dell'Ocse, che parlando al World Economic Forum di Davos ha osservato: "Non condivido l'ipotesi di uscita della Grecia dall'Ue e non penso che sia una buona ipotesi. Ma soprattutto non credo che questo accadrà. Noi siamo interessati sul possibile risultato delle elezioni in Grecia perché siamo sempre interessati ai risultati di un'elezione e tutti sappiamo che dobbiamo rispettare i risultati e il volere della gente della Grecia che deciderà il governo che vuole eleggere".
Gli ultimi sondaggi, pubblicati venerdì prima del silenzio elettorale, sono chiari: quello della societa' Mrb per Star TV vede Syriza al 31,2%, Nea Demokratia al 26%, Potami (centrosinistra) al 6,5%, Alba Dorata (estrema destra) al 5,5%, Kke (comunisti) al 4,5%, Pasok al 4%, Greci Indipendenti (centrodestra) al 3,2%, Kinima (centrosinistra) al 2,9% (la soglia per entrare in Parlamento e' il 3%). L'altra societa' di sondaggi, Gpo, segnala Syriza al 33,4%, ND 26,7%, Alba Dorata 5,1%, Pasok 5%, Potami 5%, Greci Indipendenti 3,5%. In tutti i sondaggi tuttavia Syriza non sembra poter conquistare abbastanza seggi (151 su 300) per poter governare da sola (nonostante il bonus che dà 50 seggi al partito di maggioranza relativa). Le alleanze sembrano dunque al momento inevitabili; ma due dei potenziali "papabili" sembrano in difficoltà: Kinima, dell'ex premier Giorgos Papandreou, sembra avere poche chance di entrare in Parlamento e il Pasok, partito dell'attuale vicepremier Evangelos Venizelos, formazione un tempo egemone in Grecia, lotta attorno al 4%.




ISIS: DECAPITATO OSTAGGIO GIAPPONESE

di Angelo Parca

I soldi non sono arrivati e uno dei due ostaggi giapponesi è stato ucciso. E' scaduto ieri a mezzanotte l'ultimatum dell' Isis al Giappone. A riferire il primo assassinio l'organizzazione americana Site specializzata nel monitoraggio dei siti jihadisti.   Secondo Site in rete c'e' un video in cui uno dei due, Kenji Goto Jogo, giornalista freelance 47 anni, afferma che il suo compagno di prigionia, Haruana Yukawahd, 42 anni, contractor dal profilo anomalo, e' stato ucciso e che tocchera' a lui se non sara' rilasciata dalle autorita' giordane la kamikaze donna mancata di Isis Sajida al-Rishawi. Isis aveva chiesto al premier Shinzo Abe un riscatto di 200 milioni di dollari per i due giapponesi, concedendo 72 ore di tempo.

In Giordania, ad Amman, il Giappone ha messo su una squadra che sta seguendo la crisi degli ostaggi. Lo monitora il viceministro degli Esteri, Yasuhide Nakayama, che stamane, ripetendo la scelta del governo di Tokyo di "non voler cedere al terrorismo", aveva ribadito che la situazione rimane "tesa" e "difficile": "Pero' continuiamo a cercare di avere informazioni da diverse fonti e agire di conseguenza". Il messaggio e' decisamente diverso dai precedenti diffusi dallo Stato islamico. Goto – che saluta la moglie "amatissima" e dice alle due figlie di sentire la loro mancanza – accusa il premier giapponese Shinzo Abe di essere il responsabile della morte dell'altro ostaggio: "Non hai creduto alle minacce di morte e non hai agito entro l'ultimatum di 72 ore". Isis continua a seminare terrore e morte, nonostante l'America sia in prima linea nel contrasto all'Isis, si continua a subire.




ISIS: USA UCCIDE SEIMILA MILITANTI

Redazione

Dei numeri che fanno paura eppure parlano di un intervento costante e mirato degli Stati Uniti D'America.Sconfiggere lo Stato islamico è un compito "difficile e non ci sono scorciatoie". Il segretario di Stato Usa John Kerry affronta così il nodo Isis alla conferenza stampa che chiude il vertice internazionale di Londra. Ci sono alcune cose, continua, che la coalizione deve "fare meglio", come tagliare le finanze ai jihadisti. Il pericolo, avverte, "non è solo in Iraq e Siria ma è a livello globale. Serve quindi una risposta globale".Secondo le stime del Pentagono, dall'inizio dei raid aerei della coalizione in Iraq e Siria sono stati uccisi più di 6mila militanti dell'Isis, secondo quanto riferito dall'ambasciatore americano in Iraq Stuart Jones in un'intervista ad Al Arabiya, a cui dichiara poi che "sono inoltre stati distrutti oltre un migliaio di mezzi dei combattenti jihadisti soltanto in Iraq".
Sulla strategia della guerra all'Isis, Kerry precisa: "Apprezziamo il contributo di ogni membro della coalizione anti-Isis ma c'e' comunque il bisogno di una coordinazione da parte di un gruppo ristretto".
E sui militanti uccisi specifica che "l'Iraq e i suoi partner internazionali hanno eliminato migliaia di combattenti dell'Isis e il 50% della sua leadership". Poi, il segretario di Stato Usa espone anche gli altri risultati raggiunti dalla coalizione: le truppe irachene, sostenute da 2mila raid aerei, sono riuscite a riconquistare all'Isis circa 700 chilometri quadrati di territorio. E infine, sottolinea che per potenziare l'esercito di Baghdad si punta a creare 12 nuove brigate.




CASO MARO': IL MISTERO DELLE MAIL TRA CONFERME E SMENTITE.

di Christian Montagna

LA RICOSTRUZIONE DEGLI EVENTI:
Era il 15 Gennaio 2012 quando la petroliera Enrica Lexie sulla quale prestavano servizio due militari italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre si imbatté in un terribile scontro con un peschereccio. Inizialmente scambiati per pirati, in seguito ad un violento scontro a fuoco si scoprì che ad essere stati uccisi erano due pescatori indiani e non due pirati. Verificatosi l'accaduto in acque di competenza dell'India, si aprì un vero e proprio conflitto giuridico tra l'Italia e l'India caratterizzato da non pochi colpi di scena. Una tensione accentuata dal susseguirsi di scoop mediatici che ha portato le due nazioni ad allentare i rapporti. Fatto sta che da oltre tre anni i due militari non possono tornare in patria. Secondo il codice giuridico indiano i due dovrebbero essere giudicati in India mentre dall'altra parte a reclamarne il giudizio è l' Italia. Salvatore e Massimiliano, da anni, costretti a stare lontani dalle proprie famiglie e dai propri affetti, sono due vittime della burocrazia internazionale! Non sono servite le mediazioni dei ministri e delle ambasciate italiane in India, i magistrati non intendono far giudicare all'Italia le morti di due cittadini indiani. La situazione comincia a diventare insostenibile per l'Italia, per i due marò e per le famiglie che attendono con ansia il ritorno a casa.

LA MISTERIOSA MAIL:
Secondo quanto reso noto da un organo di stampa italiano in edicola oggi, una mail potrebbe segnare definitivamente la svolta in questo caso. Secondo le analisi effettuate sul caso, il comandante della Enrica Lexie quel giorno con una mail avrebbe avvertito le autorità competenti di un aggressione da parte di un gruppo di pirati. L'ora di invio esatta, che ora diventa fondamentale nel processo, risale alle 19.15 e racconta di un aggressione da parte di un gruppo di sei pirati avvenuta alle 16 del giorno stesso. Dichiarazione però che non trova conforto in quella del peschereccio colpito, il S. Antony, che ha sempre collocato l'ora dell'uccisione intorno alle 21.30. Un divario di due ore e un quarto che lascia adito a numerosi dubbi e perplessità. Possibile che quel giorno ci siano stati due incidenti differenti e che quindi i due marò siano ingiustamente prigionieri da anni?

LE TESI DELLA STAMPA INDIANA
Secondo la stampa indiana, in un rapporto redatto dal capitano della petroliera, i due pescatori scambiati per pirati sarebbero stati armati. Ma, stando a quanto sostiene la società armatrice, il comandante della Enrica Lexie non avrebbe rilasciato nessuna dichiarazione. Come si giustificherebbero dunque queste incongruenze? E' possibile che ci sia la mano dei servizi segreti che abbia manomesso gli atti? Tutto può essere. Nel tran tran di notizie che si susseguono, a finire sotto accusa sarebbe anche la magistratura indiana che avrebbe fatto pressione sul comandante. Non ha perso tempo però la magistratura a dichiarare il contrario interpellando il rapporto e.mail con il quale il comandante avrebbe sostenuto i sei pescatori erano armati. Purtroppo noi non eravamo lì e non potremo mai sapere la verità su come si siano realmente svolti i fatti ma, sorge l'atroce dubbio che qualcuno stia cercando di orientare il caso verso una precisa strada. Fatto sta che quella sera ci furono sicuramente due sparatorie; il lasso di tempo intercorso tra le due mail risulterebbe troppo ampio per poter parlare dello stesso avvenimento. Al momento però non c'è stata alcuna smentita né conferma riguardo le mail che sicuramente rappresentano un importante prova a favore dei nostri marò che, a mio avviso, andrebbero giudicati in Italia e qualora colpevoli condannati secondo le pene previste dal nostro codice penale.
 




MARO': PINOTTI IN CERCA DI INTESA PER EVITARE ARBITRATO

Redazione

Ancora una questione che sembra in alto mare quella dei nostri due Marò. "Auspichiamo a un'intesa per non arrivare all'arbitrato internazionale". Cosi' il ministro della Difesa Roberta Pinotti, rispondendo ad una domanda sul caso Maro', a Radio Anch'io. "Non ci basta l'accettazione della richiesta della richiesta di Latorre di restare in Italia – ha spiegato – Lavoriamo su questo segnale di apertura perche' dobbiamo trovare una soluzione. Ci sono dei colloqui in corso, relazioni con il governo indiano: aspettiamo di poter trovare un'intesa e questo ci consentirebbe di non andare ad un arbitrato internazionale". Secondo il ministro, "sembra quella dei Maro' sia una questione di cui non ci occupiamo: al contrario e' un nostro impegno quotidiano e la questione e' molto complicata. Non la sottovalutiamo affatto. Mi conforta sapere che Latorre e Girone lo sanno. Non ci basta l'accettazione della richieta di Latorre di restare ancora in Italia". Il ministro ha sottolineato che, in termini di segnali di apertura, non ci sono collegamenti con il caso dei due italiani rilasciati dalle autorita' indiane dopo la condanna all'ergastolo. "Sono cose completamente diverse – ha spiegato – due fatti separati".




ISIS: “HANNO UCCISO 13 BAMBINI PER AVER GUARDATO UNA PARTITA DI CALCIO”

di Maurizio Costa

Siria
– Tredici bambini sarebbero stati uccisi dai jihadisti dell'Isis solamente per aver guardato in televisione la partita di calcio tra Siria e Giordania. La loro unica colpa sarebbe stata quella di aver violato la sharia, la legge islamica. La denuncia è partita da un gruppo di attivisti siriani, che attraverso il proprio sito “Raqqa is being slaughtered silently” (Raqqa viene macellata in silenzio), hanno dichiarato che i bambini sarebbero stati uccisi a colpi di mitragliatrice e i loro corpi sarebbero stati esposti per le vie della città.

La partita di calcio, svoltasi in Australia, avrebbe scatenato la rabbia dei jihadisti, sebbene il fatto non sia stato ancora confermato dalle autorità. I bambini sarebbero stati uccisi il 12 gennaio: dopo esser stati prelevati dal quartiere di al-Yarmuk a Mosul, i 13 ragazzini sono stati fucilati.

I loro corpi sarebbero rimasti esposti per le strade, in modo da dare il buon esempio a chiunque volesse ripetere l'azione contro la legge della sharia.

Intanto, l'Isis ha rapito due ostaggi giapponesi. Attraverso un video, i jihadisti hanno chiesto al governo nipponico 200 milioni di dollari per il rilascio degli ostaggi. Se il Giappone non dovesse accettare l'offerta, l'Isis ha dichiarato, sempre nello stesso video, che gli ostaggi verranno uccisi entro 72 ore. La somma equivale agli aiuti che il premier giapponese Shinzo Abe ha promesso alla coalizione che combatte il califfato giornalmente.

La violenza dell'autoproclamato califfato islamico è senza fine e i video che appaiono sui social network non fanno che aumentare la paura di tutto il mondo.




ISLAM, GRETA E VANESSA: ASSOTUTELA CHIEDE LA CARCERAZIONE IMMEDIATA

Redazione
"Vergognoso quello che sta accadendo per le due italiane in finta missione umanitaria, ne richiediamo la carcerazione immediata per favoreggiamento al terrorismo islamico". Esordisce cosi' il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato.

"Il pagamento del riscatto pagato dallo Stato Italiano per liberare le due operatrici Greta e Vanessa configura paradossalmente la violazione delle norme di legge sul finanziamento al terrorismo ovvero la violazione delle seguenti norme :
1) decreto legislativo del 21 novembre 2007, n. 231, concernente la prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo internazionale ( di seguito decreto antiriciclaggio );
2) decreto legislativo del 26 luglio 2007, n. 109, concernente misure per prevenire, contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo internazionale e l’attività dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale ( di seguito decreto antiterrorismo ).

Di fatto lo Stato Italiano si è reso palesemente responsabile di tale grave violazione di cui potrebbe risponderne dinanzi ad un Tribunale Internazionale." Conclude cosi' la nota l'avvocato della stessa Antonio Petrongolo.