GRECIA, TSIPRAS CHIEDE ESTENSIONE DEL PROGRAMMA D'AIUTO

di Maurizio Costa

Atene – Alexis Tsipras, dopo aver sempre respinto le richieste di un allungamento del programma europeo, accetta gli aiuti dell'Ue. La lettera arrivata a Bruxelles dal governo greco annuncia la decisione, chiedendo, però, di revisionare le misure economiche. Da un lato la Grecia promette, dall'altro i suoi creditori accettano una maggiore flessibilità.

Tsipras, infatti, chiedendo un allungamento di sei mesi del Master Financial Assistance Facility Agreement, richiede un prestito all'Ue, che, però, dovrà essere coperto dalle promesse del governo ellenico. La Grecia dovrà cercare di risanare il debito pubblico, abbattendo la corruzione e l'evasione fiscale. Tra l'altro, Tsipras dovrà anche accettare il monitoraggio dei conti da parte delle istituzioni internazionali, definendo il memorandum e aggiustando il quadro di riferimento.

Tsipras, quindi, accetta le richieste dell'Ue. Domani, i ministri delle Finanze dei paesi europei si riuniranno in un nuovo Eurogruppo, provando a decidere e ad analizzare la lettera e le proposte della Grecia. “Confermo che la Commissione europea e l'Eurogruppo hanno ricevuto stamani la richiesta del governo greco” ha detto il portavoce dell'esecutivo comunitario Margaritis Schinas. Secondo Jean Claude Juncker “è un segno positivo che spiana la strada ad un compromesso ragionevole nell'interesse di tutta l'Eurozona”.

Intanto, la Germania afferma che non è d'accordo con la decisione della Grecia. Il portavoce del ministero della Finanze tedesco, Martin Jaeger, ha dichiarato che “la lettera di Atene non contiene alcuna proposta sostanziale di soluzione”. Quindi la Germania rifiuta il programma che la Grecia vorrebbe attuare, creando un muro contro muro quasi insanabile.

In un primo momento, Tsipras aveva promesso che non avrebbe mai accettato l'allungamento del programma comunitario. I suoi elettori lo hanno votato anche per questo. Adesso, però, cerca di andare incontro all'Unione Europea ma guardando anche agli interessi della Grecia, cercando di fare nuove riforme per poi distaccarsi piano piano dal piano di aiuti europeo.




GRECIA, PAVLOPOULOS È IL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

di Maurizio Costa

Atene – Prokopis Pavlopoulos è il nuovo presidente della Repubblica greca. L'avvocato prenderà il posto di Karolos Papoulias. Il nuovo presidente è stato premier ellenico ma anche un parlamentare di Nea Dimokratia, partito di destra. Da qualche tempo, Pavlopoulos è passato al partito di Alexis Tsipras ed è stato eletto con 233 voti favorevoli su 300, superando di molto la soglia minima di 180 voti.

Pavlopoulos è stato ministro degli Interni dal 2004 al 2009, quando governava Nea Dimokratia di Costas Karamanlis. Dopo questa esperienza è passato a Syriza. Pavlopoulos è un conservatore ma molto aperto alle idee europee, tema caldo in questo periodo in Grecia.

Il nuovo presidente della Repubblica è nato a Kalamata, nel Peloponneso, diventando avvocato prima e professore dopo. Dal 2006 è entrato nella politica, prima con il partito di destra di Nea Dimokratia e poi con Tsipras. Questa scelta potrebbe portare la Grecia verso idee più europeiste, sebbene Tsipras si avvicini di nuovo alla destra ellenica, dopo aver stretto alleanza con Anel, partito fondamentalmente omofobo e xenofobo.




ROMA, DUE PRESUNTI TERRORISTI SI TROVANO NELLA CAPITALE

di Maurizio Costa

Roma – Le forze dell'ordine sono alla ricerca di due presunti terroristi libici a Roma. La ricerca va avanti già da qualche giorno e i carabinieri stanno setacciando le strade della capitale per cercare di stanare i due presunti terroristi. Potrebbero nascondersi nel quartiere Pigneto o all'Esquilino, ma nessuna ipotesi può essere accantonata.

I due uomini avrebbero anche tentato di acquistare delle armi sul mercato nero di Roma e le forze dell'ordine non sanno se sono riusciti nel loro intento. I nomi ancora non si conoscono, ma è già disponibile un identikit: uno dei due ha meno di 30 anni, capelli corti ai lati e acconciatura fissata col gel. L'altro, invece, sarebbe più piccolo e avrebbe una capigliatura voluminosa suddivisa in treccine.

I carabinieri cercano i due da quando un commerciante di tabella da caccia ha avvisato la squadra antiterrorismo, dopo che i libici sono entrati nel suo negozio cercando di comprare dei visori notturni e dei giubbotti anti-proiettili. Ancora non si sa se i due siano pericolosi, ma una cosa è sicura: visto anche quello che sta accadendo in Libia, c'è il rischio che i due siano affiliati con l'autoproclamato califfato islamico dell'Isis e che possano attaccare degli obiettivi sensibili della capitale.

“L'Espresso” ha fatto partire l'allarme, ma sembra che Angelino Alfano abbia tutte le armi per difendere Roma. Sono stati schierati, infatti, 4800 soldati in tutta Italia per cercare di arginare il problema del terrorismo. Matteo Renzi e l'Europa vogliono trovare una soluzione diplomatica al problema della Libia e dell'Isis, che ormai avrebbe raggiunto il paese del nord Africa da tempo, ma queste piccole avvisaglie devono tenere alta l'attenzione.




GINEVRA: PERQUISITO IL COLOSSO BANCARIO HSBC

di Matteo La Stella

Ginevra – Gli investigatori svizzeri hanno perquisito la sede di Ginevra della HSBC Private Banck dopo le rivelazioni di Swissleaks, l'inchiesta giornalistica internazionale, costruita sullo studio dei dati sottratti dall'ex informatico della banca Hervè Falcianie e divulgati lo scorso 9 febbraio. La procura svizzera ha dunque annunciato, come si legge in una nota, l'apertura di un'inchiesta penale per “riciclaggio aggravato”, poiché l'accusa mossa da Swissleaks nei confronti della banca è stata di aiutare i clienti danarosi ad evadere il fisco nei propri paesi. La legge svizzera prevede che una banca possa essere indagata per riciclaggio aggravato solo se non ha adottato tutte le misure organizzative necessarie per scongiurarne l'attuazione. Oltre a perseguire la banca, la legge prevede anche che i soggetti coinvolti, ovvero le persone fisiche che compaiono negli atti possano essere, ove si ritiene opportuno, indagate per riciclaggio. Nella lista Falciani vi sarebbero 5.439 nomi di italiani successivamente consegnati nelle mani della Guardia di Finanza, che ha riscontrato su 3.276 nominativi degli elementi positivi di contestazione con redditi non dichiarati per un ammontare di 741.755.879 Euro e per 4,5 milioni di Iva. Tra i nomi presenti nella lista vi sarebbero anche lo stilista Valentino Gravani, Valentino Rossi e Flavio Briatore che tra il 2006 e il 2007 deteneva 38 conti per un totale di 73 milioni di dollari. In virtù di questo, il legale di Briatore ha successivamente dichirato all'ICIJ che quelle cifre «risalgono a più di 10 anni fa con la conseguenza che il signor Briatore non è in grado di confermare o negare i dettagli delle vostre asserzioni. Il signor Briatore può confermare che lui e alcune sue compagnie  hanno tenuto alcuni conti bancari in Svizzera, in modo perfettamente legale e rispettando tutte le leggi e regolamenti fiscali», aggiungendo che il suo assistito non risiede da 25 anni in Italia e che quindi non ha nulla a che fare con il fisco italiano. Icij ha allora fatto notare al legale come alcuni dei suoi conti fossero ancora aperti nel 2008, ma lo stesso ha risposto che «il signor Briatore non farà ulteriori commenti». Lo stilista Valentino Gravani, anche lui tra i nomi della lista, era invece detentore di almeno 9 conti creati nel 2007 per un valore complessivo di 108,4 milioni di dollari.




L'EGITTO CATTURA 55 TERRORISTI ISIS

Redazione

Il Cairo – Gli egiziani hanno preso 55 terroristi dell'Isis a Derna. Si tratterebbe di elementi del Daesh. Durante la giornata di ieri i media egiziani facevano sapere che, dopo i raid aerei, l'Egitto stava prendendo in considerazione di attaccare le milizie anche via terra.. In particolare era stata evocata la "task force 999", un'unità speciale per operazioni internazionali, da inviare in coordinamento con le forze di sicurezza libiche.Il premier libico Abdallah Al Thani, ha detto alla radio tunisina Express Fm, che membri dell'Isis e di Boko Haram hanno raggiunto o stanno raggiungendo i gruppi terroristici presenti in Libia, ed ha precisato che questi ultimi si starebbero avvicinando al confine con la Tunisia. A proposito dell'intervento militare egiziano, Al Thani ha affermato che gli attacchi aerei su postazioni Isis in Libia sono state eseguite con l'approvazione del governo libico e che il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha rifiutato di fornire armi allo Stato libico per la sua lotta contro il terrorismo. Intanto, la Tunisia ha dispiegato lungo il confine di terra e di mare con la Libia unità dell'esercito, rafforzate da unità della Guardia nazionale e della Dogana, per difendersi da "eventuali minacce contro l'integrità territoriale del Paese" ed "impedire ogni tentativo di infiltrazione da parte di terroristi", ha detto il colonnello Belhassen Oueslati, portavoce del ministero della Difesa. Le forze armate tunisine possono contare su 27 mila uomini dell'esercito, 4.000 dell'aviazione e 4.500 di marina. Intanto il Papa invita a trovare una soluzione pacifica: "Possa la Comunità Internazionale trovare soluzioni pacifiche alla difficile situazione in Libia". "Preghiamo anche – ha aggiunto – per la pace in Medio Oriente e nel Nord Africa, ricordando tutti i defunti, i feriti e i profughi". L'Isis vuole utilizzare la Libia per portare "il caos nel sud dell'Europa". E' quanto rivela il Daily Telegraph, citando documenti segreti dei jihadisti. Secondo uno dei principali reclutatori dello Stato islamico in Libia, l'Isis vuole infiltrarsi sui barconi di immigrati nel Mediterraneo e attaccare le "compagnie marittime e le navi dei Crociati". Intanto l'Egitto, dopo i bombardamenti, ha compiuto un raid terrestre a Derna: 55 i miliziani Isis catturati"




LIBIA, EGITTO CHIEDE UNA COALIZIONE PER SCONFIGGERE L'ISIS

di Maurizio Costa

Parigi – L'Egitto vuole fare sul serio e, dopo la lunga serie di bombardamenti sulla Libia, intende anche creare una coalizione sotto l'egida dell'Onu per eliminare l'autoproclamato califfato di Abu Bakr al-Baghdadi dal paese confinante. “Non c'è nessun'altra scelta – ha dichiarato al-Sisi ad una radio francese -. Dobbiamo agire insieme”.

Tutto è cominciato dal video rilasciato dall'Isis sabato scorso, che immortalava 21 cristiani copti egiziani che venivano sgozzati sulle coste libiche. Dopo questa presa di posizione, il governo egiziano ha subito attaccato le postazioni dell'autoproclamato califfato in Libia, perché l'Egitto ha il diritto “di difendersi dalle offensive dell'Isis”, ha dichiarato al-Sisi.

Anche la Francia potrebbe prendere parte alla coalizione anti-Isis in Libia. È dal 2011 che non scaturiva una crisi così profonda nel territorio nord-africano. In quel periodo stava cadendo Gheddafi, leader storico della Libia, oggi rimpianto da molti cittadini, che vedevano in lui un punto di aggregazione e un uomo che “non ha mai fatto entrare i jihadisti estremisti in Libia”.

Secondo al-Sisi “quella fu una missione incompiuta. Abbiamo abbandonato i libici nelle mani dei jihadisti”. Il problema è che in Libia, adesso, oltre all'Isis, c'è una guerra civile interna che va avanti da ormai molti anni. A Tobruk c'è la sede del governo di Abdullah al-Tani, riconosciuto dalle potenze internazionali perché eletto dal popolo. A Tripoli, invece, ha sede il governo di Omar al-Hasi, che rappresenta il Congresso nazionale libico.

Intanto in Italia si accende il dibattito su un possibile intervento in Libia. Matteo Renzi dice di aspettare, mentre Berlusconi ammette che un attacco potrebbe ristabilire la pace. L'ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Buccino Grimaldi, ha dichiarato a “Radio Anch'io” che non bisogna drammatizzare la situazione: “Dire che Sirte o Tripoli sono in mano all'Isis è assolutamente sbagliato".

Questa notte sono continuati i raid egiziani in Libia, che hanno causato "decine di morti". A Derna la situazione sarebbe insostenibile. Secondo al-Hasi, questi bombardamenti sono "attacchi terroristici" che minano la stabilità della Libia.




LIBIA: L'EGITTO BOMBARDA LE POSTAZIONI ISIS

di Alberto de Marchis

I raid aerei egiziani non si fermano dopo il video messo in onda dai terroristi sulla decapitazione dei 21 ostaggi egiziani copti. L'avanzata dell'Isis in Libia accelera il dibattito nella comunita' internazionale su come fermare i miliziani jihadisti. Mentre dall'Italia arriva un invito alla prudenza e ad attendere il Consiglio di sicurezza dell'Onu. "La situazione e' difficile ma non e' il tempo per una soluzione militare" ha detto il premier Matteo Renzi. Il paese, ha aggiunto "e' fuori controllo" ma non bisogna passare dall'indifferenza totale all'isteria, alla preoccupazione irragionevole".

Dopo quello della notte scorsa (verso le 4 ora italiana) nuovi raid egiziani hanno colpito in Libia obiettivi dell'Isis, in risposta all'uccisione dei 21 egiziani copti. Nell'incursione di metà mattinata, il portavoce del Comando dell'aviazione libico ha precisato che sono state prese di mira postazioni dei militanti dello Stato islamico e di Ansar al Sharia a Derna.

I raid aerei egiziani hanno colpito diversi obiettivi tra cui accampamenti dell'Isis a Derna, la città dell'est della Libia dove lo Stato islamico ha creato un "Califfato", Bengasi e Sirte. L'Esercito libico ha fatto sapere che nei raid su Derna e Sirte sono stati uccisi 64 combattenti dell'Isis, tra cui "tre dei loro leader". I feriti sono "decine". Lo riferisce il sito del quotidiano egiziano Al Ahram.

"Almeno 35 cittadini egiziani" sono stati rapiti in Libia dopo l'inizio dei raid del Cairo "in zone controllate dall'Isis e da Anbsar al Sharia": lo riferisce Libya Herald. I sequestrati sarebbero in gran parte lavoratori del settore agricolo .

Il premier Matteo Renzi ha avuto un lungo colloquio telefonico con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Al centro del colloquio la lotta contro il terrorismo, con particolare riguardo alla situazione libica e ai passi politici e diplomatici, nel quadro del Consiglio di sicurezza Onu, per riportare sicurezza e pace nel Paese.

"Non è il momento per l'intervento militare, apprezzo molto che su politica estera non ci siano divisioni tra i partiti. Vedremo che fare quando sarà il momento ma è bene che sulla una situazione di politica estera delicata il paese non si metta a litigare". Così Matteo Renzi al Tg5.

"Da tre anni in Libia la situazione è fuori controllo, lo abbiamo detto in tutte le sedi e continueremo a farlo. Ma la comunità internazionale se vuole ha tutti gli strumenti per poter intervenire. La proposta è di aspettare il consiglio di sicurezza Onu. La forza dell'Onu è decisamente superiore alle milizie radicali", ha detto ancora Renzi al Tg5.

Sulla Libia, ha detto il premier, occorre "saggezza, prudenza e senso della situazione. La vicenda è problematica, la seguiamo con grande preoccupazione e attenzione, ma non si passi dall'indifferenza totale all'isteria e a una reazione irragionevole".

Per la Libia ''è urgente che la diplomazia in questo momento corra''. Così il ministro della Difesa Roberta Pinotti. A giudizio del ministro in Libia ''bisogna mettere intorno a un tavolo i soggetti moderati''. E dopo questo primo passo c'è la necessità che ''la comunità internazionale dia una mano alla stabilizzazione interna''

"Se Renzie vuole la guerra ci vada lui con Napolitano al seguito. Vedendoli, l'Isis si farà una gran risata e ci risparmierà". Così Grillo sul blog."Non spetta al Governo – dice – decidere se entrare in guerra ma ancora al Presidente. Aspettiamo un monito dal Presidente, anche piccolo piccolo, al bulletto di Rignano. No alla guerra".

"Questo Governo dà i numeri, sento che parlano di soldati e guerra con facilità, ma è già stata fatta una cazzata nel 2011 con Gheddafi, lo ha ammesso anche Prodi, non ripetiamola. Prima di qualsiasi intervento bisogna capire che cosa fare, trovando accordi sul territorio e fermare gli sbarchi". Matteo Salvini, parlando ai microfoni di Radio Padania, mette in guardia il governo sui rischi di un intervento in Libia senza una chiara strategia. Segue un affondo contro l'Esecutivo: "Il governo Renzi è pericoloso: parla di guerra a vanvera". Inoltre, aggiunge il leader del Carroccio, il ministro Alfano prima dice che "le mie parole sono incommentabili" poi in un'intervista "ammette che c'è la possibilità che tra i clandestini si nascondano terroristi".

"Leggo sui giornali polemiche inutili e prive di senso sulle mie parole a proposito degli sbarchi di clandestini. Ho solo detto di soccorrerli e aiutarli in mare, ma di non farli sbarcare": l'ha detto Matteo Salvini parlando a Radio Padania. "Il governo parla di guerra – ha aggiunto – e poi facciamo i traghettatori per conto dell'Isis?".

"Sono andato da Berlusconi come sono andato da Renzi, e avrei incontrato anche Grillo, sono segretario di un partito è mio dovere parlare con tutti'': lo ha detto Matteo Salvini, rispondendo ad un polemico ascoltatore di Radio Padania che lo ha accusato di aver incontrato Berlusconi ''che ha già fregato in passato la la Lega'' per fare accordi. "Io incontro tutti – ha concluso Salvini – non necessariamente per fare accordi, anzi il mio accordo è solo con la Lega e con i leghisti"




COSTE LIBICHE: GUARDIA COSTIERA ITALIANA MINACCIATA DURANTE I SOCCORSI

di Matteo La Stella
Libia – L'equipaggio in servizio su di una motovedetta della Guardia Costiera, impegnata da giorni nel soccorso ai barconi di nordafricani diretti sulle coste dell'estremo meridione italiano, è stato minacciato questo pomeriggio mentre assisteva un barcone a largo delle coste libiche. Un barchino si sarebbe avvicinato velocemente alla motovedetta; a bordo 4 persone armate di kalashnikov. Gli scafisti avrebbero preteso di riportare indietro il barcone vuoto, così poterlo riutilizzare ancora e ancora. Sul fatto è intervenuto il Ministro ai trasporti Maurizio Lupi definendo quello di oggi -”un fatto allarmante”- che evidenzia come il traffico di uomini, donne e bambini nel Mediterraneo abbaia fatto un ulteriore salto di qualità. Poi, dopo aver riassunto le dinamiche ha ringraziato i militari della Guardia Costiera, che mettono in gioco la loro vita permettere ad altri di vivere. Conclude affermando che-”Oggi a maggior ragione riteniamo, come sostiene il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che per affrontare adeguatamente questo dramma sia indispensabile un intervento delle istituzioni internazionali in Libia”. 




COPENAGHEN, ATTENTATO A UN CONVEGNO SULL'ISLAM: UN MORTO

di Maurizio Costa

Copenaghen
– Due attentatori hanno sparato contro la vetrina del caffè Krudttøenden, che ospitava un convegno sull'Islam e sulla blasfemia. La polizia danese afferma che è morto un uomo di 40 anni e tre poliziotti sono rimasti feriti. Ma il vero obiettivo dell'attentato era Lars Vilks, presente al convegno e noto vignettista, che qualche anno fa fece parlare di sé per aver fatto una caricatura di Maometto.

L'aggressione è avvenuta poco dopo le 16, quando due uomini si sono avvicinati al caffè e, non potendo entrare all'interno del locale, hanno cominciato a sparare dall'esterno. La matrice dell'attentato è sicuramente islamista. I due attentatori sono fuggiti con una Volkswagen Polo, ritrovata vuota più tardi dalle forze dell'ordine.

Il convegno è stato organizzato proprio per onorare la memoria di Charlie Hebdo. Lars Vilks è sotto scorta da anni proprio perché è stato più volte minacciato per le sue vignette satiriche.

Presente al convegno anche l'ambasciatore francese, Francois Zimeray, che ha scritto su Twitter di essere rimasto illeso.

Vilks sarebbe un uomo da eliminare secondo le liste nere islamiche ed è sfuggito già due volte ad attentati dopo aver pubblicato un disegno di Maometto raffigurato come un cane da guardia. Lo stesso disegno fu indossato con una maglietta da Roberto Calderoli, gesto che lo costrinse alle dimissioni da ministro.
 




ISIS, CONQUISTATA SIRTE: TERRORISTI VICINI ALLO STIVALE

Redazione

Sirte – Prosegue l’avanzata dell’Isis in Libia. I terroristi hanno formalmente preso il controllo di Sirte, istituendo un quartier generale presso un edificio della zona centrale. Un gruppo di appartenenti all'Isis ha inoltre fatto irruzione e assunto il controllo di Radio Sirte. Questo quanto si apprende dall'Afp. La conferma arriva anche da alcuni siti vicini ai jihadisti su cui sono visibili fotografie  che ritraggono i terroristi nello studio radiofonico. Da quel momento, l’emittente ha cominciato a trasmettere proclami del portavoce della formazione, Abu Mohammed al-Adnani. A questo punto si attende solo che nelle prossime ore, la città di Sirte venga, con tutta probabilità, dichiarata parte del Califfato e l'emittente radiofonica usata per comunicare le nuove regole alla popolazione. Se ciò dovesse avvenire, sarebbe la seconda città libica a fare parte dello Stato Islamico, dopo la recente conquista di Derna. Sale la preoccupazione per i nostri connazionali presenti nel paese. Già nelle scorse settimane, a seguito dell’attacco terrorista all’Hotel Corinthia, l’ambasciata italiana a Tripoli “a fronte del progressivo deterioramento della situazione di sicurezza in Libia e degli scontri che stanno interessando il Paese” aveva ribadito il “pressante invito ai connazionali a non recarsi in Libia e a quelli tuttora presenti a lasciare temporaneamente il paese”.

Sirte, però, ospita anche altre formazioni terroristiche come Ansar al-Sharia e alcune milizie di Fajr Lybia. Non è chiara quale sia stata la reazione delle due entità, ma sicuramente l’Isis cercherà di inglobarle sotto la sua ala o al massimo di renderle degli alleati per evitare di dover combattere su più fronti. La conquista della città è stata resa possibile dall’assenza di una qualsiasi autorità di governo dalla rivolta contro Muammar Gheddafi. L’area è diventata roccaforte per diverse organizzazioni estremiste, che si sono spartite le varie zone. Che la situazione si stia complicando lo conferma anche l’annuncio del presidente egiziano, Abdul Fattah al-Sisi, che saranno evacuati i suoi cittadini dalla Libia.

La decisione è stata presa dopo la pubblicazione da parte dell’Isis di alcune foto che ritraggono 21 egiziani cristiani copti, rapiti a dicembre e gennaio proprio a Sirte. Le immagini, pubblicate sulla rivista Dabiq appartenente allo Stato Islamico, sono al vaglio degli investigatori per capire se siano reali e a quando risalgano. Vi sono ritratti i prigionieri con le mani legate dietro la schiena mentre marciano in fila indiana guardati a vista da uomini armati interamente vestiti di nero.
Come gli altri prigionieri del Califfato indossano le tute arancioni, usate dal movimento per ricordare i detenuti del carcere di Guantanamo. Nell’articolo a cui sono state allegate le foto si scrive che le 21 persone sono state rapite per vendicare il destino delle donne musulmane, torturate e uccise dalla Chiesa copta egiziana. Inoltre, si sottolinea che l’espansione del gruppo in Libia permette facilmente di catturare “i crociati copti”. Da qui la decisione di evacuare tramite un ponte aereo i cittadini egiziani, la maggior parte dei quali lavora nel paese nel settore delle costruzioni.

 




UCRAINA: TROVATO L'ACCRODO DI PACE

di Maurizio Costa

Minsk – Dopo una notte insonne, si è arrivati alla decisione: stop alle truppe stanziate nell'est dell'Ucraina e creazione di una zona cuscinetto demilitarizzata per non far entrare in contatto le truppe opposte. La pace e l'attuazione del Piano potrebbe essere operativa già dal 14 febbraio. L'accordo raggiunto a Minsk, però, sarebbe mutilato: Putin, infatti, afferma che Kiev non vuole stipulare accordi di pace con i filo-russi stanziati a Donetsk e Luhansk, mentre il governo ucraino afferma che è la stessa Russia a portare dalla sua parte i ribelli dell'est. Proprio per questo motivo, sebbene sia stata raggiunta una pace, i problemi potrebbero continuare e interesserebbero gli stessi ribelli che da mesi combattono contro l'esercito ucraino.

Sarebbe la Russia, quindi, a bloccare le trattative tra Ucraina e separatisti filo-russi. François Hollande, presidente francese, ha affermato che “abbiamo raggiunto una soluzione complessiva, ma non è stato ancora fatto tutto. Anche la cancelliera tedesca, Angela Merkel, è molto cauta: “Abbiamo concordato l'implementazione complessiva degli accordi di Minsk. Ma naturalmente passi concreti devono essere fatti. E ci sono ancora grandi ostacoli davanti a noi”. Il problema principale è che già qualche mese fa le due parti avevano stipulato un accordo per deporre le armi, che però non è stato mai attuato. In queato caso, però, la presenza di Hollande e della Merkel potrebbe essere un deterrente nel caso in cui la Russia e l'Ucraina non rispettassero gli accordi.

Oggi, comunque, 50 carri armati russi avrebbero oltrepassato il confine con l'Ucraina, andando già a interferire con gli accordi. Presto verrà attuata una zona cuscinetto di 50 chilometri per l'artiglieria pesante e di 70 per i lanciarazzi. In questo modo si cerca di far terminare gli scontri nell'est dell'Ucraina. Continua a salire comunque il numero dei morti: nelle ultime 24 ore, nove civili sono rimasti uccisi e 21 sono feriti. Dati allarmanti che non fanno che gettare ombre sugli accordi di Minsk I. Rimane lo spettro di Obama, che potrebbe rifornire l'esercito ucraino di armi definite “letali”, che porterebbero alla nascita di una nuova Guerra Fredda tra i due paesi.

Soddisfatto Matteo Renzi, che ha dichiarato che “È un passo avanti importante, per quello che abbiamo letto come un ottimo risultato”. L'Europa, intanto, è pronta a creare un fondo internazionale di 15 miliardi di euro per le popolazioni colpite dalla guerra che ha causato più di cinquemila morti.