GERMANIA, APPROVATO DAL PARLAMENTO IL PIANO D'AIUTI ALLA GRECIA

di Maurizio Costa

Berlino – Il Bundestag ha approvato con una larga maggioranza il Piano di aiuti che la Grecia ha deciso di prolungare per altri quattro mesi. In questo modo, il neo-premier greco, Alexis Tsipras, potrà accedere ai soldi europei per riformare il paese ellenico, cercando di raggiungere anche il pareggio di bilancio.

Wolfgang Schäuble, ministro delle finanze tedesco, ha dichiarato che "la Grecia ha accettato senza riserve di realizzare il programma. Noi tedeschi – ha proseguito il ministro – dobbiamo fare di tutto per far sì che l'Ue resti insieme. Il nostro futuro, e in particolare quello della Germania, può essere buono solamente in un'Europa unita".

Non tutta la Germani sarebbe favorevole ad aiutare la Grecia. Secondo il quotidiano tedesco 'Bild', solamente un cittadino su cinque sarebbe d'accordo ad aiutare il paese di Tsipras. La verità è che non è solamente la Germania a poter decidere le soluzioni politiche ed economiche dell'Eurogruppo.

Il ministro Schäuble ha così concluso: "Il voto di oggi serve a dare più tempo alla Grecia per realizzare il suo programma. Se la Grecia volesse cambiare il Piano, sarebbe la troika a decidere e ad approvare, seguita dall'Eurogruppo".

Intanto, in Grecia, durante una manifestazione di militanti di estrema sinistra che hanno contestato la debolezza di Tsipras davanti all'Europa, una cinquantina di persone hanno lanciato molotov e altri oggetti contro la polizia, reparto Delta, che però non ha reagito secondo le ultime disposizioni del governo greco.




ROMENO ABUSA DELLA FIGLIA DI 2 ANNI E GIRA UN VIDEO PER INTERNET

di Cinzia Marchegiani

Bucarest – La cooperazione internazionale di polizia ha portato all'arresto di un uomo rumeno sospettato di aver abusato sessualmente della propria figlia di appena due anni, grazie alle riprese dell'abuso e la pubblicazione del materiale pedopornografico (CAM) on-line.
Le Autorità di contrasto romene specializzate nella lotta alla criminalità organizzata, ed i procuratori che indagavano sul caso in questione, si erano immediatamente attivati per questa tragica storia. Da osservare che la mancanza di una legislazione armonizzata sulla conservazione dei dati ha creato alcuni problemi nelle fasi iniziali dell'operazione. Tuttavia, l’abusante sospettato, la sua vittima e la loro ubicazione sono stati celermente individuati. Lo scorso 24 febbraio 2015, le forze dell'ordine hanno arrestato il sospettato romeno e perquisito la sua casa. Le prove trovate nell'abitazione sono risultate di natura  pedopornografica autoprodotta che l'uomo aveva inserito sul webe.
Il vice direttore operations dell'Europol, al margine di questa operazione internazionale ha dichiarato: "Questo è un esempio di cooperazione internazionale di polizia che dimostra quanto velocemente e con efficacia si può arrivare all'arresto di pedofili portando soccorso alle vittime. La cooperazione su queste tematiche continua ad essere una priorità molto alta per Europol ed suoi partner in tutto il mondo. Gli sforzi, per combattere questo crimine orribile e per garantire un ambiente sicuro per i bambini di tutto il mondo, continueranno senza sosta."

IL FATTO

Il caso ha avuto inizio quando il Centro nazionale degli Stati Uniti per bambini scomparsi e sfruttati (NCMEC) ha ricevuto un rapporto riguardo sospetti abusi sessuali su minori pubblicati su internet. Questi rapporti vengono costantemente analizzati al fine di contribuire a garantire un pronto intervento per i bambini in pericolo. Gli analisti del NCMEC hanno recensito il rapporto, e dopo aver esaminato e valutato il contenuto, hanno inviato le informazioni. Gli Agenti speciali HSI, coordinati con centro europeo Cybercrime di Europol (EC3), hanno aperto immediatamente un'indagine. L’EC3 con un controllo incrociato, ha analizzato tutti i dati ed ha prodotto un pacchetto di intelligence per le autorità romene.

L’Europol ha attuato questa iniziativa nel quadro del EMPACT priorità Cybercrime, sfruttamento sessuale dei bambini online e coinvolge attualmente: il Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Polonia, Romania, Repubblica Slovacca, Slovenia e Svezia, più Norvegia.

 




SFRUTTAMENTO E PEDOFILIA FAMILIARE: OPERAZIONE INTERNAZIONALE SALVA DALL’ABUSO SESSUALE UNA BAMBINA DI 22 MESI DAL PROPRIO PADRE

Attraverso l'esame della scala e la portata delle attività esistenti, così come i più recenti sviluppi, la ricerca mostra che il live streaming di abuso per il pagamento non è più una tendenza emergente, ma una realtà consolidata. E’ di particolare preoccupazione nel contesto dei mercati emergenti a causa di una maggiore adozione di Internet.

di Cinzia Marchegiani

La cooperazione internazionale di polizia ha portato all'arresto di un uomo rumeno sospettato di aver abusato sessualmente la propria figlia di appena due anni, grazie alle riprese dell'abuso e la pubblicazione del materiale pedopornografico (CAM) on-line. La notizia da poco pubblicata dal sito Europol informa che l’autorità di polizia romene è riuscita a salvare la piccola bambina.
L’Autorità di contrasto romene specializzate nella lotta alla criminalità organizzata, e procuratori da Sibiu County, erano stati prontamente coinvolti in questa tragica storia. La mancanza di una legislazione armonizzata sulla conservazione dei dati ha presentato alcuni problemi nelle fasi iniziali dell'operazione. Tuttavia, l’abusante sospettato, la sua vittima e la loro ubicazione sono stati celeremente individuati. Il 24 febbraio 2015, le forze dell'ordine hanno arrestato il sospettato rumeno e perquisito la sua casa. Le prove trovate a casa sono materiale pedopornografico autoprodotto che l'autore aveva postato on-line. Wil van Gemert, Vice Direttore Operations dell'Europol, al margine di questa operazione internazionale afferma: "Questo è un esempio di cooperazione internazionale di polizia quanto veloce ed efficace può portare all'arresto di pedofili e di soccorso delle vittime, che continua ad essere una priorità molto alta per Europol ei suoi partner in tutto il mondo. Continueremo i nostri sforzi per combattere questo crimine orribile e per garantire un ambiente sicuro per i bambini di tutto il mondo."


IL FATTO
Il caso ha avuto inizio quando il Centro nazionale degli Stati Uniti per bambini scomparsi e sfruttati (NCMEC) ha ricevuto un rapporto di sospetti abusi sessuali su minori pubblicati su internet on-line, presentata tramite il loro CyberTipline. Questi rapporti sono costantemente analizzati e suddivisi per contribuire a garantire i bambini in pericolo. Gli analisti del NCMEC hanno recensito il rapporto, e dopo aver esaminato e valutato il contenuto, ha inviato le informazioni per US Immigration and Customs Enforcement (ICE) Homeland Security Investigations (HSI) Ufficio di collegamento presso Europol-Aia. Gli Agenti speciali HSI, coordinati con centro europeo Cybercrime di Europol (EC3), hanno lanciato immediatamente un'indagine. L’EC3 con un controllo crociato, analizzato tutti i dati ha prodotto un pacchetto di intelligence per le autorità rumene.


L’Europol ha attuato questa iniziativa nel quadro del EMPACT priorità Cybercrime, sfruttamento sessuale dei bambini online e coinvolge attualmente: il Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Polonia, Romania, Repubblica Slovacca, Slovenia e Svezia, più Norvegia.
Europol analizza le minacce e le tendenze di commerciale di minori online sfruttamento sessuale e deve fare i conti con l’espansione tecnologica dovuta alla crescita della copertura di Internet e l'ampia disponibilità di dispositivi mobili che sono sempre più in forma digitale della nostra società. I criminali che sfruttano sessualmente i bambini on-line stanno diventando sempre più imprenditorializzando grazie ai sviluppi tecnologici. Per questo il Centro criminalità informatica europea di Europol (EC3) ha prodotto una valutazione strategica analizzare le minacce e le tendenze di minori online sfruttamento sessuale (CSE), al fine di raccomandare soluzioni e consentire l'applicazione della legge e il settore privato per prevenire congiuntamente e combattere questi crimini orribili. La relazione è stata redatta dal EC3 per la coalizione finanziaria europea contro il commerciale dell’abuso sessuale sui bambini Online (EFC), che riunisce i principali attori delle forze dell'ordine, l'industria privata e della società civile in Europa per combattere CSE.
Attraverso l'esame della scala e la portata delle attività esistenti, così come i più recenti sviluppi, la ricerca mostra che il live streaming di abuso per il pagamento non è più una tendenza emergente, ma una realtà consolidata. E' di particolare preoccupazione nel contesto dei mercati emergenti a causa di una maggiore coinvolgimento di Internet.
E’ ormai anche consolidato che sia gli individui con un interesse sessuale limitato nei bambini, come quelli che invece hanno un forte interesse, producono e distribuiscono materiale pedopornografico (CAM) utilizzando nuove tecnologie online. Ciò include il ricatto profitto dei bambini per la diffusione di materiali indecenti che li raffigura, così come la distribuzione commerciale di immagini e video che sono auto-generati o ottenuto attraverso adescamento online. Il tipo di materiale che viene scambiato sul mercato può essere 'su misura', cioè creato su richiesta, e può portare direttamente ad ulteriori hands-on abusi.




ISIS, SAPPIAMO CHI E' IL BOIA "JOHN". UCCISI 15 CRISTIANI IN SIRIA

di Maurizio Costa

Londra – Gli agenti di Scotland Yard avrebbero identificato il boia dell'Isis che compare in tutti i video di propaganda del sedicente califfato: si chiamerebbe Mohamed Emwazi, nato in Kuwait ma cresciuto a Londra. Conosciuto per aver tagliato le gole di Steven Sotloff e Peter Kassig, Mohamed sarebbe laureato in informatica.

La vita di Emwazi – Secondo suoi vecchi amici, il boia dell'Isis arriva da una famiglia benestante dell'ovest di Londra. Secondo le fonti britanniche, Emwazi sarebbe volato in Siria nel 2012 per unirsi all'Isis. Mohamed si sarebbe unito alla causa islamica estremista subito dopo un viaggio in Tanzania nel 2009: in quell'occasione, però, il terrorista sarebbe stato arrestato all'aeroporto di Das es Salaam.

Il premier britannico, David Cameron, sarebbe molto preoccupato della fuga di notizie che rischia concretamente di disturbare i tentativi di cattura di Emwazi. Intanto, aumentano le misure di sicurezza a Londra per contrastare una possibile rivalsa dei musulmani britannici.

Il retroscena – Il reparto dei servizi segreti britannici, l'MI5, avrebbe cercato nel 2009 di arruolare Emwazi come informatore. La trattativa non sarebbe andata a buon fine e nel 2010 gli 007 londinesi avrebbero inserito il boia dell'Isis nella black-list dei possibili terroristi.

Cristiani uccisi – Intanto, l'Isis avrebbe ucciso 15 cristiani rapiti in Siria qualche giorno fa. Una donna sarebbe stata anche decapitata nel villaggio di Tel Hormidz, ma la fonte non è stata ancora verificata. Il numero dei cristiani rapiti sale a 350 e l'Isis vorrebbe scambiarli con i jihadisti detenuti dai curdi. Questo scambio non ci sarebbe stato e i terroristi hanno cominciato ad uccidere i cristiani prelevati dai villaggi dell'est della Siria. "Il 27 febbraio ci sarà un'esecuzione di massa – afferma una fonte non verificata – nella moschea di Bab Alfaraj". I villaggi cristiani sono sempre più deserti e il più delle volte sono sotto il controllo diretto dell'Isis, che tiene in scacco anche donne e bambini, orfani dei padri prelevati dei jihadisti.

Lo sfregio del museo – A Mossul, in Iraq, i jihadisti sono entrati in un museo e hanno distrutto statue e altre opere d'arte dell'antica Mesopotamia. Opere di inestimabile valore che sono cadute sotto i colpi dei martelli degli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi. I jihadisti avrebbero anche distrutto una biblioteca che ospitava centinaia di migliaia di testi antichi.




VERTICE ITALIA-FRANCIA: "RAFFORZARE TRITON E PACE IN LIBIA"

di Maurizio Costa

Parigi – L'Italia e la Francia si incontrano e trovano molti obiettivi comuni. Matteo Renzi e il presidente francese, Francois Hollande, si sono riuniti all'Eliseo per un vertice sui temi fondamentali che hanno caratterizzato i due paesi e l'Europa negli ultimi mesi.

Il primo obiettivo è la pace in Libia, che, secondo il premier Renzi, non deve essere portata con una missione di pace ma cercando di avvicinare le fazioni del Nord Africa: "Il vertice di oggi con la Francia ha mostrato che la Libia è una priorità per tutta l’Europa – ha detto l'ex sindaco di Firenze -. La pace in Libia la possono fare solo i libici, non possiamo farla noi per loro, sono solo le tribù che possono trovare un accordo. Ma è molto importante affermare che la Libia è una priorità per tutta l’Europa e che non potremo consentire alla comunità internazionale di girare la testa dall’altra parte: bisogna mettere pressione alle tribù e alle forze politiche dell’area". Il problema dell'ex paese di Gheddafi non è secondario: "Il Mediterraneo non può essere un cimitero e non può essere una periferia del nostro continente. Il Mediterraneo è il cuore del continente" ha concluso Renzi.

I due leader hanno firmato anche un accordo per la Tav Torino-Lione per cercare di accelerare i lavori: "Oggi non c'è più nessun freno, nessun ostacolo" ha affermato Hollande. In un comunicato congiunto si legge che "Italia e Francia esprimono la propria soddisfazione per i progressi decisivi compiuti a favore del progetto Torino-Lione in occasione del Vertice di Parigi questo costituisce una tappa fondamentale per la realizzazione del tunnel binazionale".

Renzi risponde anche a Maurizio Landini, leader della Fiom, che ha accusato il premier di non essere stato eletto dal popolo: "L'Italia è una Repubblica parlamentare" ha detto il premier.

Durante il vertice ci sono state parole anche sulla situazione greca e sul progetto economico europeo: "La politica economica dell'europa ha cambiato direzione, ha cambiato verso: è un grande risultato per il quale esprimo gratitudine a Francois Hollande – ha dichiarato Renzi -. Nella Ue la parola crescita è entrata nel vocabolario, non è più una parolaccia ma un obiettivo chiave".




ISIS: DECINE DI CRISTIANI FATTI PRIGIONERI

di Maurizio Costa

Siria – L'Isis ha attaccato alcuni villaggi nell'est della Siria e ha catturato decine di ostaggi cristiani, che i jihadisti vorrebbero usare come merce di scambio per la liberazione dei miliziani nelle mani dei curdi. La notizia è stata diramata dall'organizzazione 'Demand for Action' (Adfa), che tiene sotto controllo la situazione delle minoranze cristiane in Siria. L'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) ha accertato che gli ostaggi sarebbero 90. I miliziani dell'Isis avrebbero attaccato alcuni villaggi nella provincia di Al Hasakah, dove si trova un'alta concentrazione di popolazione assiro-caldeo-siriaca. I jihadisti sarebbero entrati in queste zone e avrebbero separato gli uomini dalle loro famiglie per poi portarli sulle montagne di Abd al-Aziz. Adesso questi villaggi sarebbero sotto il controllo diretto dell'Isis, che tiene in scacco soprattutto donne e bambini. Gli uomini rapiti verranno usati per liberare alcuni miliziani nelle mani dei curdi. Secondo l'agenzia di stampa siriana 'Sana', i miliziani del sedicente califfato avrebbero lanciato vari attacchi sui villaggi di Tal Hermez, Tal Shamiram, Tal Riman, Tal Nasra, al-Agibash, Toma Yalda and al-Haooz, nell’est del paese, causando decine di morti e feriti. Durante questi attacchi, i jihadisti avrebbero anche bruciato una delle chiese più antiche della Siria, all'alba di lunedì. Continuano, intanto, le minacce via internet dei miliziani dell'Isis. Secondo Rita Katz, l'esperta che monitora il web alla ricerca di indizi contro l'Isis, i jihadisti avrebbero minacciato l'Italia, affermando che "il Mediterraneo sarà colorato dal sangue dei cittadini" se Roma entrerà in guerra contro lo stato islamico. Si teme soprattutto per i cosiddetti 'lupi solitari', jihadisti che si mischiano tra la popolazione italiana, magari già ben integrati, che potrebbero causare attacchi terroristici violenti.
 
 




ISIS: PORTAEREI NUCLEARE FRANCESE NEL GOLFO PERSICO

Redazione

Le forze francesi sono pronte all'assalto al Califfo. E' arrivata nel Golfo Persico per partecipare ai raid aerei anti-Isis la portaerei a propulsione nucleare francese Charles de Gaulle con la sua squadra navale. Già stamane il primo caccia-bombardiere Rafale è decollato dal ponte della De Gaulle in direzione dell'Iraq dove, a differenza che in Siria, i jet francesi effettuano raid da settembre contro le postazioni Isis nell'ambito della coalizione internazionale a guida Usa.

L'operazione contro l'Isis. La de Gaulle è accompagnata dalla sua squadra navale di scorta formata da un sottomarino d'attacco a propulsione convenzionale, diverse fregate, un'unità per il rifornimento ed una fregata britannica anti-sommergibile. L'operazione, che durerà diverse settimane, è stata battezzata Chammal e si limiterà, come è stato sin dall'inizio, lo scorso settembre, solo alle postazioni contro Isis in Iraq senza estendersi alla Siria. Con l'arrivo della de Gaulle le truppe francesi nell'area coinvolte nell'operazione Chammal sono ora oltre 3.000. La de Gaulle si è posizionata a 200 km a nord dalle coste del Bahrein. Decollando dalla portaerei i jet francesi dimezzeranno i tempi per raggiungere gli obiettivi in Iraq rispetto a quelli schierati negli Emirati Arabi Uniti. Finora Parigi aveva 6 Mirage e 9 Rafale schierati, rispettivamente, negli Emirati ed in Giordania.

Ritiro passaporti a francesi diretti in Siria. Le autorità francesi hanno ritirato i passaporti a sei connazionali che stavano pianificando un viaggio imminente in Siria. Lo ha riferito una fonte della sicurezza. Si tratta della prima misura preventiva di questo tipo, dopo le nuove leggi approvate a novembre, assunta dalle autorità francesi per impedire che francesi si rechino all'estero per combattere al fianco dei jiahadisti e poi tornare in patria come 'foreign fighters' per portare la jihad in Francia.

Raggiunto accordo per la tregua nell'ovest della Libia. Intanto è stato raggiunto un accordo preliminare tra le milizie di Misurata e quelle di Zintan, nell'ovest della Libia, per il raggiungimento di una tregua in quella regione del paese. Secondo quanto riferisce il quotidiano algerino "el Khabar", l'accordo prevede la riapertura dei corridoi di transito tra le due città libiche per l'arrivo degli aiuti umanitari e uno scambio di prigionieri. Intanto il tribunale d'Appello di Tripoli ha deciso di rinviare a marzo il processo contro i gerarchi del regime di Muammar Gheddafi alla luce della mancanza di sicurezza che si registra nel paese. Tra gli uomini dello Stato islamico arrivati nei giorni scorsi nel villaggio di al Nawafilia, a sud di Sirte in Libia, erano presenti diversi miliziani mauritani. Secondo quanto denuncia l'agenzia di stampa mauritana "Ani", sarebbero stati mauritani i capi del gruppi jihadista che hanno dato ai funzionari pubblici di al Nawafilia 3 giorni di tempo per firmare un documento di richiesta di pentimento e di giuramento di fedelta' al gruppo islamico. Nella delegazione che ha incontrato i rappresentanti del villaggio c'era anche un saudita.




GRECIA: TSIPRAS PRESENTA A UE IL PIANO DI RIFORME DA 7 MILIARDI

di Maurizio Costa

Atene – Alexis Tsipras è pronto a presentare all'Ue il Piano di riforme che permetterà alla Grecia di continuare il programma europeo e di ricevere i fondi comunitari per altri quattro mesi. Entro la mezzanotte di oggi, il premier ellenico dovrà inviare all'Eurogruppo la lettera contenente gli interventi che caratterizzeranno la Grecia per i prossimi mesi.

Il Piano dovrà essere approvato anche dal Parlamento europeo, ma sembra che i presupposti per trovare un punto d'incontro ci siano tutti. Secondo alcune indiscrezioni del quotidiano tedesco 'Bild', Tsipras avrebbe già stilato i temi fondamentali del suo intervento per risanare il debito greco: il primo ministro greco dovrebbe riuscire a recuperare 7,3 miliardi di euro.

I punti – Tsipras, insieme al ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, avrebbe intenzione di aumentare le tasse sui più ricchi (2,5 miliardi di euro), mentre 1,5 miliardi dovrebbero provenire dal contrasto del contrabbando di benzina e 800 milioni da quello delle sigarette. Altri 2,5 miliardi potrebbero essere recuperati attraverso un Piano di rientro delle tasse arretrate non pagate, che potrebbero essere rateizzate e agevolate per i greci più poveri.

Il commissario europeo agli Affari Economici, Pierre Moscovici, ha affermato che “il Piano greco deve essere ambizioso ma anche finanziariamente realista. Non si tratta di imporre l’austerità alla Grecia, ma è anche necessario rispettare gli impegni, perché il precedente premier aveva assunto impegni non a suo nome ma a nome dello Stato greco”.

Intanto, Alexis Tsipras deve anche combattere il fronte interno greco che si scaglia contro il suo operato. Dagli accordi di Salonicco del partito di Syriza, Tsipras avrebbe dovuto cercare di contrastare la 'troika', evitando di scendere a patti con l'Europa. Questo è stato anche il punto fondamentale della sua campagna elettorale e della sua vittoria. Adesso, forse pressato dal gigante Europa, il premier ellenico non ha potuto fare altro che venire incontro alle scelte continentali, rinviando e riproponendo il programma europeo. Anche l'eroe della Resistenza greca, Manolis Glezos, che da ragazzo strappò la bandiera nazista dal Partenone, si è scagliato contro Tsipras, affermando che “non ci può essere un patto tra un tiranno e uno schiavo. Chiedo scusa al popolo greco”.

La situazione è molto tesa ed entro qualche ora sarà tutto più chiaro, ma Tsipras sembra reggere bene il colpo, sebbene le pressioni interne ed esterne siano molto forti.




GRECIA EUROGRUPPO: RAGGIUNTO L'ACCORDO, LUNEDI' IL PIANO DELLE RIFORME

Dopo la tensione soprattutto tra Germania e Grecia e dopo la richiesta ufficiale degli ellenici di una proroga a sei mesi, si raggiunge finalmente un accordo a Bruxelles. I ministri delle finanze dell'Eurogruppo hanno raggiunto un accordo di fondo su un testo di compromesso per l'estensione del programma di aiuti alla Grecia per quattro mesi. Lo riferiscono fonti Ue. L'intesa dovra' essere supportata da una serie di misure concrete che la Grecia dovra' sottomettere nei prossimi giorni, spiegano le fonti. Non ci sara' bisogno di una nuova riunione dei ministri, ne' di un summit straordinario di capi di stato e di governo, spiegano i diplomatici, chiarendo che saranno sufficienti riunioni a livello tecnico per finalizzare gli ultimi dettagli dell'intesa.

Al testo hanno contribuito tutti i principali attori intorno al tavolo, inclusi greci e tedeschi. Ora rappresenta la base di un accordo, anche se alcuni dettagli dovranno essere chiariti successivamente. "Ci sono ragioni per essere ottimisti ma e' molto difficile, e' una situazione abbastanza complicata". Cosi' aveva dichiarato del presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, prima che cominciasse con notevole ritardo la riunione che deve valutare la richiesta della Grecia di estendere di sei mesi il piano di aiuti economici. Una richiesta che ancora ieri incontrava forti resistenze da parte delle autorita' tedesche, che appaiono, a loro volta divise, con l'area facente riferimento alla Spd piu' conciliante e il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, che ritiene la lettera inviata dal governo ellenico alla Commissione Europea "insufficiente".

Lo stesso Schaeuble e' stato coinvolto in una serie di incontri preparatori che, subito prima dell'Eurogruppo, hanno inoltre coinvolto Dijsselbloem, il numero uno dell'Fmi, Christine Lagarde, e il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, che ha detto di sperare in una "fumata bianca". Il primo ministro greco, Alexis Tsipras, aveva chiesto al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, di convocare domenica un vertice dei leader Ue se l'Eurogruppo non si fosse chiuso con un accordo sull'estensione degli aiuti ad Atene, mentre Angela Merkela aveva avertito: "Servono significativi miglioramenti dell'accordo sull'estensione del piano di salvataggio greco prima che il Parlamento tedesco possa decidere"

IL TESTO DELL'EUROGRUPPO

"Le autorità greche si impegnano a portare avanti riforme da tempo necessarie per far fronte alla corruzione e all'evasione fiscale e per migliorare l'efficienza del settore pubblico," si legge nel testo congiunto approvato dall'Eurogruppo. I greci si impegnano inoltre a "onorare i loro obblighi finanziari verso tutti i creditori pienamente e per tempo," si legge nella nota. Inoltre le autorità greche "si sono impegnate a garantire surplus primari adeguati" per garantire "la sostenibilita' del debito," si legge nel documento. La Grecia dara' la priorita' alle riforme gradite all'Ue: lo ha detto una fonte del governo di Atene al termine della riunione dell'Eurogruppo a Bruxelles che ha concesso al Paese un'estensione di 4 mesi per il piano di salvataggio. "Il nuovo governo presentera' un pacchetto di riforme per la prossima fase, dando la priorita' a quelle che costituiscono un terreno comune, come la lotta all'evasione fiscale, alla corruzione, la ristrutturazione della pubblica amministrazione e per far fronte alla crisi sociale". "Il governo procederà con calma, con la societa' greca al suo fianco, e continuerà i negoziati fino all'accordo finale quest'estate". Il governo greco ha dichiarato che la Grecia "ha voltato pagina" dopo aver raggiunto l'accordo con i Paesi dell'eurozona per prorogare di quattro mesi il piano di aiuti concesso al Paese, e ha sottolineato che lo ha fatto senza fare marcia indietro rispetto al mandato ricevuto dagli elettori.
  "La Grecia ha voltato pagina. Negoziare e' battersi senza fare marcia indietro rispetto al mandato che si ha. Abbiamo dimostrato che il negoziato avrebbe potuto farsi negli anni scorsi e che la Grecia non era isolatae nemmeno aveva sbagliato", hanno detto fonti dell'esecutivo.
 

Oggi le borse europee hanno chiuso miste e poco mosse. Gli investitori attendono con cautela la conclusione della vicenda Grecia, nella speranza che si giunga a un accordo almeno di massima. In rialzo Francoforte, dove l'indice Dax guadagna lo 0,44% a 11.050,64 punti. Bene anche Londra (Ftse 100 +0,38% a 6.915,20 punti) e Milano (Ftse Mib +0,24% a 21.842,57 punti). Deboli Parigi (Cac 40 -0,05% a 4.830,90 punti) e Atene (Atg -0,27% a 854,15 punti), dove i principali titoli bancari presentano un andamento sensibilmente contrastato, che va dal -6,25% di Eurobank al +6,67% di National Bank. In calo dello 0,44% a 10.862,3 punti l'Ibex di Madrid.




ORRORE A DUBAI: 70 PIANI DI FUOCO, EVACUATE MIGLIAIA DI PERSONE

 

Redazione

Dubai – Un inferno di fuoco nel grande grattacelo di di Dubai. E' stato spento in  tre ore l'incendio scoppiato in uno dei piu' famosi grattacieli di Dubai che ha portato all'evacuazione di migliaia di persone.

Non ci sono state vittime. I vigili del fuoco sono riusciti a domare le fiamme sprigionatesi alle due di notte al 51mo piano del Torch, la torcia, che non i suoi 361 metri è fra le torri residenziali piu' alte al mondo. Il rogo nel grattacielo di Dubai Marina, negli Emirati Arabi, ha raggiunto il 70mo piano (su 79), alimentato dal forte vento. All'inizio il suono della sirena dell'allarme anti-incendio sarebbe stato sottovalutato perché nei giorni scorsi c'erano stati diversi falsi allarmi. Sono stati gli abitanti dei palazzi vicini a segnalare il fumo che fuoriusciva. Le fiamme hanno mandato in frantumi centinaia di vetri, provocando una pioggia di detriti dai piani più alti.

La zona è stata completamente isolata e sul posto sono intervenuti una decina di mezzi dei pompieri.




MARO': ANCORA UN ALTRO RINVIO

di Chiara Rai, Maurizio Costa e Angelo Barraco

Ancora rinvii per i due Marò che sono in attesa di un processo per aver ucciso due pescatori in India, scambiati per pirati. Il tribunale speciale indiano di New Delhi che deve esaminare l'incidente in cui sono coinvolti i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha rinviato l'udienza al 12 marzo. Preso atto che il caso è ancora all'esame della Corte suprema, che ha ordinato la sospensione di tutte le altre iniziative giudiziarie, il giudice Neena Bansal Krishna ha disposto il rinvio. Il magistrato, che non era in aula, si è accordato per telefono con i legali dei due fucilieri sui tempi del rinvio. La nuova udienza è stata fissata tre giorni dopo un altro appuntamento in Corte suprema, previsto per il 9 marzo. Quel giorno un magistrato della Cancelleria dovra' verificare se i ministeri competenti indiani e la polizia investigativa Nia hanno risposto ad una richiesta di parere sull'istanza italiana tendente ad eliminare la stessa Nia dal processo.

 

Ombre e luci nell'arco di tre anni. La vicenda dei due Marò si può definire la crisi diplomatica più grave tra l'Italia e la nazione asiatica. Negli ultimi tempi, anche l'Europa ci si è messa di mezzo, cercando di venire incontro alle due parti per arrivare ad una soluzione immediata. Intanto, il caso ha avuto sempre più ombre, e nell'arco di tre anni, sono uscite molte incongruenze che fanno pensare ad un processo molto opaco e pieno di segreti. Prima di tutto, la notizia che fece più scalpore fu quella delle telefonata dell'armatore dell'Enrica Lexie, la Fratelli D'Amato, che alle 19,15 ordina alla nave di rientrare nel porto di Kochi, in India, per fare in modo che le autorità indiane salgano sulla nave e vedano i responsabili dell'uccisione dei due pescatori. La capitaneria italiana avrebbe voluto far rimanere l'Enrica Lexie in mare, ma l'armatore agì tempestivamente e riportò la nave a riva. Fu in quell'occasione che le autorità indiane salirono sulla petroliera e mostrarono le foto ai fucilieri, che, dal canto loro, non riconobbero il peschereccio mostrato dagli indiani. Secondo i Marò, infatti, la barca era blu e non bianca, ma le fotografie che lo avrebbero dovuto dimostrare erano troppo sfocate per capirlo. Anche in questo caso, le autorità indiane non credettero alla versione dei due fuci lieri. Intanto, il peschereccio che è stato attaccato dai fucilieri italiani è stato portato a riva “con decine di fori nello scafo”, secondo le autorità indiane. Ma questa barca non è mai stata mostrata e i due pescatori uccisi sono subito stati seppelliti con rito cristiano, senza dare la possibilità ai magistrati di disporre autopsie o controlli legali. Per questo motivo, tutti i rilievi che avrebbero potuto portare a nuove svolte nella vicenda dei due fucilieri della Marina non sono stati effettuati dai magistrati indiani. Successivamente, però, i magistrati riuscirono a svolgere le autopsie. Tra l'altro, sembrerebbe che i proiettili trovati successivamente nei corpi dei due pescatori non corrispondano a quelli in dotazione ai Marò. Quelli estratti dalla testa di Jalastine e dal torace di Binki erano calibro 7 e 62 e quindi molto più grandi dei proiettili dei due fucilieri, calibro 5 e 56. Infatti, dopo aver seppellito i corpi, i magistrati sono riusciti a fare le autopsie. I Marò continuarono a dire che avevano sparato solamente colpi di avvertimento in acqua e che quindi era impossibile che avessero colpito i due pescatore. Inoltre, le istanze scritte che accertavano che i due pescatori indiani fossero stati uccisi sarebbero state modificate a macchina successivamente, cancellando il documento antecedente. L'ingrandimento del documento, infatti, mostrerebbe delle sbavature di una macchina da scrivere diversa da quella usata inizialmente. Inoltre, anche la data sarebbe stata scritta in modo differente: nell'originale si legge “Cr No.02/12”, mentre nel documento successivo “Cr. No: 02/12”. Un'incongruenza che porta a pensare che i due testi siano stati ritoccati o manomessi.

 

Il caso. La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha inizio il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani, Valentie Jalstine e Ajesh Binki vengono uccisi da colpi di arma da fuoco, a bordo della loro barca, a largo delle coste del Kerala. I principali accusati per la loro morte sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che prestavano servizio anti pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due Marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India. Il 19 febbraio 2012 ai due marò scatta il fermo, per il governo indiano non vi è dubbio alcuno che, trattandosi di un peschereccio indiano e di due vittime indiane, si debba attuare la legge territoriale. Per l’ambasciatore Giacomo Sanfelice, l’episodio era avvenuto su una nave battente bandiera italiana, oltretutto l’episodio era avvenuto in acque internazionali. Il 20 febbraio 2012 il villaggio di Kollam, nel cuore dell’India del Kerala, diventa un’area piena di una folla inferocita e di militanti politici che inveiscono contro i Marò che giungono in quel villaggio per l’avvio del procedimento giudiziario. I militanti politici gridano “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli, giustizia per i nostri pescatori, massima pena per i marines”. Il 24 marzo 2012, la Corte del Kerala afferma che l’atto compiuto dai Marò “E’ stato un atto di terrorismo”, e tale affermazione accende la tensione tra Italia ed India. Il 10 aprile 2012, dall’India arriva la notizia che la perizia balistica andrebbe a sfavore di Latorre e Girone. Un responsabile del laboratorio di Trivandrum conferma che i proiettili sono compatibili con i mitragliatori usati da Latorre e Girone. Il 5 maggio 2012, dopo 80 giorni di sosta forzata presso il porto di Kochi, nel sud dell’India, la petroliera Enrica Lexie salpa dopo aver ottenuto i permessi. La nave fa rotta sullo Sri Lanka e con essa vi sono 24 uomini di equipaggio e 4 militari dell’unità antipirateria, non partono ovviamente Latorre e Girone. Il 13 maggio 2012 anche il sottosegretario agli esteri, Staffan De Mistura torna in India per proseguire l’azione per il rilascio dei Marò e afferma il suo essere ottimista e che non vi è alternativa al rilascio. Il 25 maggio 2012, dopo aver passato 3 mesi nel carcere indiano di Trivandrum, Latorre e Girone vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione e il divieto di lasciare la città. Il 20 dicembre 2012 la loro richiesta di poter avere un permesso speciale e poter trascorrere le festività natalizie in Italia viene accolta, con l’obbligo di tornare in India entro in 10 gennaio. Latorre e Girone atterrano il 22 dicembre a Roma e ripartono il 3 gennaio. Il 18 gennaio 2013 la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e chiede che il processo venga affidato ad un tribunale speciale da costituire a New Delhi. Il 22 febbraio 2013 la Corte Suprema indiana concede ai due Marò il rientro in Italia, per quattro settimane, per votare. Il 9 marzo 2013 il governo indiano avvia a New Delhi le procedure per la costituzione del tribunale speciale. L’11 marzo 2013 l’Italia decide che i due Marò non rientreranno in India perché New Delhi ha violato il diritto internazionale. Roma si dice disponibile a giungere ad un accordo. Il 12 Marzo 2013, New Delhi convoca l’ambasciatore italiano Daniele Mancini, esigendo il rispetto delle leggi. Il giorno successivo, 13 marzo, il premier indiano Manmohan Singh minaccia seri provvedimenti e vi sono anche le dimissioni dell’avvocato Marò in India, Haris Salve. Il 14 marzo 2013 la Corte Suprema indiana ordina all’ambasciatore italiano Mancini di non lasciare l’India. Vi è anche un intervento di Napoletano che propone una soluzione basata sul diritto internazionale. Tre giorni dopo la Corte Suprema indiana decide di non riconoscere l’immunità diplomatica di Mancini, la reazione che ha l’Italia è quella di accusare l’India di Evidente violazione della convenzione di Vienna. Il 20 marzo 2013, la procura militare di Roma sentirà i due Marò e riferisce che sono indagati per “Violata consegna aggravata”. Il 21 marzo 2013 è un giorno in cui tutto si capovolge, Palazzo Chigi annuncia che i due Marò torneranno in India, precisando che in cambia è stata ottenuta un’assicurazione scritta sul trattamento e la tutela dei diritti dei due militari, viene precisato anche che l’India ha garantito che non ci sarà la pena di morte. Il 22 marzo 2013 i due Marò rientrano in India e si trasferiscono all’ambasciata italiana a Delhi. Il ministro degli esteri indiano Salman Kurshid dichiara che il processo in India che vede imputati i due Marò non prevede la pena di morte. Il 25 marzo 2013 è costituito il tribunare per giudicare i due militari, a New Delhi. Il tribunale ha potere di imporre pene solo fino a 7 anni di carcere. L’11 novembre 2013, durante le indagini vengono ascoltati altri 4 militari che si trovavano a bordo della Enrica Lexie. C’è una perizia della marina secondo cui gli spari arriverebbero dalle loro armi e non dalle armi di Latorre e Girone. Il 28 marzo 2014 vi è una nuova svolta sul caso, la Corte Suprema indiana accoglie il ricorso presentato dai due fucilieri. I giudici hanno sospeso il processo a carico dei Marò presso il tribunale speciale. Il 12 settembre 2014 i giudici indiani danno a Latorre il via libera per un rientro di 4 mesi in Italia per problemi di salute. Il 16 dicembre 2014 la Corte Suprema indiana ha negato le istanze di Latorre e Girone. Latorre chiedeva un’estensione del suo permesso in Italia. Girone chiedeva invece di poter trascorrere le festività in Italia