GRECIA: SI AGGRAVA LA SITUAZIONE
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Redazione
Evidentemente si sente molto a suo agio alla Casa bianca. "Matteo Renzi e' una voce guida in Europa". Lo ha detto il presidente Usa, Barack Obama, al termine del faccia a faccia col premier alla Casa Bianca. "Ti voglio ringraziare per la tua serieta' e il lavoro che stiamo facendo insieme", ha detto Obama a Renzi. "Grazie per la tua leadership vitale in Europa", ha concluso "L'approccio di Matteo e' quello giusto: andare avanti sulla riforme ma avere la flessibilita' per aumentare la domanda e gli investimenti".
Renzi: il governo Usaè un esempio per l'economia Ue Negli Usa, negli ultimi sette anni "si e' ridotta ridotta la disoccupazione ed e' aumentato il Pil. In Europa e' aumentata la disoccupazione e si e' ridotto il Pil. In Europa qualcosa non ha funzionato. Per questo l'economia Usa deve essere un modello per l'economia europea" ha risposto Renzi che ha anche ringraziato Obama per la "straordinaria leadeship"."E' un onore per me e per il governo essere qui alla Casa Bianca, nel cuore della liberta'. Voglio ringraziare il presidente Obama per la straordinaria leadership che sta esprimento a livello di politica estera e nel modello economico. Non posso che apprezzare il lavoro svolto dagli Usa nella complessa vicenda di Cuba".
Expo, Obama: "Molti americani assaggeranno il vostro cibo". Saranno molti gli americani che arriveranno in Italia, in occasione dell'Expo', a Milano e che assaggeranno l'ottimo cibo italiano: parola del presidente Usa, Barack Obama, che ha preannunciato cosi' una cospicua presenza statunitense alla prossima Expo'. "Il cibo e' argomento che Italia conosce molto bene, ha una fantastica cucina", ha aggiunto il presidente americano, nella conferenza stampa con il premier Matteo Renzi, alla Casa Bianca. "Ma l'Expo' – ha aggiunto – sara' anche un'occasione per parlare di come nutrire il pianeta e combattere la fame nel mondo"
di Maurizio Costa
Francoforte – Una manifestante ha interrotto la conferenza stampa del governatore della Bce Mario Draghi salendo sul tavolo e gettando coriandoli e fogli al numero uno della Eurotower. Dopo pochi attimi di paura, l'attivista è stata fermata dalle guardie che erano presenti nella sala.
La manifestante, al grido di "End the Ecb dictatorship", ha messo in vista anche una maglietta che mostrava slogan contro lo strapotere della Banca Centrale Europea. Mario Draghi, che è rimasto spaventato appena la ragazza è salita sul tavolo della conferenza stampa, si è coperto il viso dai coriandoli che la manifestante gli ha gettato contro. Finito lo stupore, il governatore della Bce ha continuato il suo discorso, con un tranquillo "continuiamo dove ho interrotto".
La tensione ha Francoforte è alta, soprattutto dopo la creazione della nuova sede della Bce, costata più di un miliardo di euro.
Le parole di Draghi – La conferenza stampa è continuata con tranquillità. Il governatore Draghi ha affermato che il quantitative easing, cioè l'acquisto dei titoli di stato dei paesi membri da parte della Eurotower, "procede liscio, in linea con i volumi annunciati di 60 miliardi di euro al mese". Secondo Draghi, l'immissione di moneta nei circoli dell'economia reale dei vari paesi europei permette una "ripresa, che nell'Eurozona sta accelerando, come mostrano gli indicatori più recenti".
Infine, il governatore della Bce ha affermato che comunque "il programma è molto flessibile e può essere interrotto quando si vuole".
Intanto, Angela Merkel avrebbe affermato, secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco 'Die Zeit', che la Germani sarebbe disposta ad aiutare la Grecia anche in caso di default. Se Tsipras e Varoufakis non dovessero pagare le tranche di debito all'Ue, la Grecia perderebbe ogni sorta di liquidità da parte del Fondo Monetario Internazionale. La Merkel, invece, avrebbe dichiarato che il paese ellenico potrebbe comunque ricevere liquidità, anche nel caso in cui non dovesse pagare il debito. Resta il fatto che Tsipras dovrà presentare assicurazioni all'Ue, presentando un Piano di riforme concreto e un programma generale di privatizzazioni.
Grexit – Anche nel caso in cui la Grecia dovesse uscire dall'Euro (Grexit) la cancelliera Merkel avrebbe dichiarato che l'Europa rimarrebbe a disposizione per aiutare economicamente il governo di Tsipras, fornendo un fondo di emergenza ad Atene.
di Maurizio Costa
Nigeria – Almeno 50 studentesse sarebbero sopravvissute al rapimento perpetrato dal sedicente califfato islamico di Boko haram. Un anno fa, infatti, l'organizzazione terroristica stanziata nell'ovest dell'Africa aveva rapito 219 ragazze nel villaggio Chibok, in Nigeria. A rivelarlo è la Bbc che, attraverso la testimonianza di una donna del posto, ha fatto trapelare la notizia che tre settimane fa le cinquanta studentesse sarebbero state viste a Gwoza, nel nord della Nigeria.
L'organizzazione Boko haram non colpisce solamente le studentesse, che vengono rapite per essere addestrate alla legge islamica, ma anche i bambini. L'Unicef, infatti, ha dichiarato che "circa 800mila bambini sono stati costretti ad abbandonare le loro case per il conflitto nel nord-est della Nigeria fra Boko haram, le forze militari e i gruppi di autodifesa civile". Una situazione incredibile, che sta gettando il paese in una vera e propria ondata di terrore.
Solamente un mese fa, i miliziani di Boko haram avevano rapito altre 500 persone, soprattutto donne e bambini, dalla città di Damasak, nel nord-est della Nigeria. In quell'occasione, i jihadisti avevano ucciso almeno 50 persone durante l'operazione.
Cos'è Boko haram – L'organizzazione islamica denominata Boko haram è un sedicente califfato che vorrebbe imporre la religione musulmana in tutto l'Islam e respingere di netto tutte le ideologie e le religioni dell'occidente. Letteralmente, Boko haram significa infatti “l'istruzione occidentale è proibita”. Queste persone rapite saranno utilizzate in maniera differente: i bambini più piccoli saranno istruiti alla “vera religione”; i ragazzi verranno arruolati nelle fila dell'autoproclamato califfato; le donne, infine, verranno usate come schiave o come spose.
Una mattanza! 80 animali completamente bruciati, intrappolati nel rifugio, ora il Partito Animalista Europeo è preoccupato per l’incolumità del volontario italiano che gestisce questo rifugio contro la crudeltà di chi lo minaccia anche di morte
di Cinzia Marchegiani
Ucraina – Una scena di una mattanza senza logica con le fiamme ancora alte, è questo ciò che ha scoperto al ritorno al suo rifugio il connazionale italiano. Arsi vivi 80 cani, un dolore che Andrea Cisternino non riesce a contenere, soprattutto per la gratuità con cui è stato appiccato il rifugio dedicato ai suoi amici randagi che gestisce in Ucraina, dove per professione fa il fotografo. Il rifugio non esiste più, tanti sacrifici per mantenere un posto dedicato agli amici animali che nessuno vuole. Ogni struttura è stata smembrata dalle fiamme alte, Andrea guarda anche la cucina appena comprata per poter preparare i pasti agli animali ancora infuocata. Andrea Cisternino da anni si batte contro una vera e propria mattanza di randagi che avviene in Ucraina, secondo alcune testimonianze, questa notte qualcuno ha appiccato un incendio al rifugio, uccidendo gli animali che hanno trovato la morte senza poter scappare. Andrea piange e fa vedere al mondo intero la strage appena consumata, i suoi amici stecchiti dal fuoco, sono la testimonianza di una crudeltà per orasenza nome.
Il Capo della Segreteria Nazionale del Partito Animalista Europeo, Enrico Rizzi, messo a conoscenza del triste episodio, ha provato a contattare telefonicamente il volontario animalista senza riuscirci. Preoccupato per la sua incolumità, avendo lo stesso animalista ricevuto infinite minacce dai "Dog hunter" ucraini, ha deciso di informare immediatamente la "Farnesina Italiana" tramite il proprio ufficio legale diretto dall'Avvocato Alessio Cugini, al fine di accertare nel più breve tempo possibile le condizioni di salute del connazionale.
Redazione
Washington – Il senatore repubblicano di origini cubane Marco Rubio ha annunciato ufficialmente la sua candidatura per la Casa Bianca. Rubio ha dichiarato di sentirsi "qualificato", la persona giusta, per parlare di futuro agli americani. Marco Rubio, il senatore repubblicano che si è ufficialmente candidato alla Casa Bianca, si sente "qualificato", la persona giusta, per parlare di futuro agli americani. Hillary Clinton e' una ''leader del passato''. Lo afferma il senatore Marco Rubio in una conference call con sostenitori della sua futura campagna per la Casa B
Redazione
E' una stretta di mano che rimarrà nella storia e ancora si attende che dopo questo incontro informale avvenga anche il cosidetto "colloquio del disgelo". Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il presidente cubano Raul Castro si sono incontrati brevemente scambiando alcune battute all'inaugurazione del vertice delle Americhe a Panama. In un breve video, rilanciato da alcuni siti latinoamericani, si vedono Obama e Raul Castro mentre, circondati dalla folla, alla presenza di diversi leader tra cui è riconoscibile il segretario Generale dell'Onu Ban Ki-moon, si salutano e scambiano diverse battute, sorridendo e stringendosi ripetutamente la mano.
La telefonata a dicembre e poi la stretta di mano. E' accaduto poco prima della cerimonia di inaugurazione del vertice, pochi minuti, ma di un livello simbolico potente confermato dal sigillo della Casa Bianca: "Al summit delle Americhe, il presidente Obama e il presidente Castro si sono salutati e si sono stretti la mano", ha sottolineato in un comunicato Bernadette Meehan, portavoce per il National Security Council. Si è trattato di una interazione informale, ha fatto sapere ancora la Casa Bianca senza fornire ulteriori dettagli sulla conversazione, mentre è atteso per le prossime ore un incontro tra i due a margine del vertice. Obama e Castro non si stringevano la mano dal 2013, quando si incontrarono al funerale di Nelson Mandela in Sudafrica. Si sa che avevano avuto una conversazione telefonica a dicembre, prima che venisse avviato il processo per ristabilire le relazioni tra Washington e l'Avana. Hanno inoltre parlato per telefono lo scorso mercoledì, prima della partenza di Obama per il vertice delle Americhe. Un contatto che "ha senso" aveva detto un'altra fonte dell'Amministrazione Obama, preannunciando la portata storica di questo vertice, il primo cui partecipa anche Cuba. Una scaletta fitta di impegni per il presidente degli Stati Uniti, in cui Cuba però torna di volta in volta centrale: Obama ha incontrato anche alcuni dissidenti cubani nel corso di un forum con rappresentanti della società civile a margine del vertice e davanti a loro ha voluto sottolineare: "Sono lieto che Cuba sia rappresentata qui con noi a questo vertice per la prima volta". E, ancora: "Mentre gli Stati Uniti cominciano un nuovo capitolo nelle relazioni con Cuba, speriamo che ciò creera' un clima che possa migliorare le vite dei cubani – ha detto – non perché viene imposto da noi, gli Stati Uniti, ma attraverso il talento e l'ingegno e le aspirazioni, e le conversazioni tra i cubani di tutte le estrazioni, in modo tale che possano decidere quale sia la strada migliore per la loro prosperita'".
(Foto Twitter)
di Maurizio Costa
Washington – Si avvicinano le elezioni presidenziali statunitensi del 2016, che sanciranno chi dovrà guidare una delle nazioni più potenti al mondo. Barack Obama, presidente per due mandati, non potrà essere rieletto tra le fila dei democratici e quindi dovrà cedere il posto a qualcun altro. Le elezioni di mid-term, che a metà di ogni mandato rinnovano in parte la Camera dei rappresentanti e il Senato, hanno fatto perdere la maggioranza ad Obama e hanno sancito la vittoria dei repubblicani, tornati alla ribalta nell'era dem. Senza la maggioranza al congresso, Obama ha trovato e troverà molte difficoltà nell'approvare le leggi e sarà un buon trampolino di partenza per i repubblicani per le elezioni presidenziali imminenti.
Ma in definitiva, chi saranno i candidati ufficiali e probabili delle prossime elezioni del 2016?
Area repubblicana – Sul fronte opposto ad Obama il primo a farsi avanti è Rand Paul, senatore del Kentucky, che ha ufficializzato la sua candidatura dicendo che correrà per la Casa Bianca per “riportare il paese ai principi di libertà e di governo limitato”. Cinquantaduenne, figlio del politico Ron Paul, Rand esprime l'ideologia libertaria ma senza distaccarsi dalle tinte tradizionaliste che colorano la sua area di governo. La scelta che potrebbe caratterizzare Rand Paul è la legalizzazione della marijuana negli Usa, idea sostenuta fortemente dal repubblicano. Ex oculista, Paul incarna il patriottismo americano, senza tralasciare le libertà, come quelle del porto d'armi, che hanno creato qualche malumore in area dem. Tra le curiosità di Paul, che probabilmente non vincerà le elezioni, c'è quella di aver rapito una collega a scopo ludico durante gli anni dell'università.
John Ellis Bush (Jeb), fratello di George W., ha ufficializzato la sua candidatura. Il suo profilo rappresenta quelle certezze che una grande parte degli statunitensi cerca alla Casa Bianca. John, ex governatore della Florida, non detiene incarichi politici dal lontano 2008. Si caratterizza per la sua moderatezza, che lo distacca dalle ali più radicali dei repubblicani. Altro fattore di distinzione è la sua idea di immigrazione, molto aperta e libera, visto che è sposato con una donna di origini messicane. I sondaggi lo danno al 13%, al di sotto anche di Rand Paul.
C'è anche Marco Rubio, di origini spagnole, che però non ha ancora ufficializzato la sua candidatura. I media americani lo danno però come concorrente sicuro per la poltrona alla Casa Bianca. Rubio ha solamente 43 anni ed è già stato definito l'Obama dei repubblicani. Si propone come leader super conservatore, abbracciando aree più estreme dei repubblicani. I sondaggi lo danno al 5%, ma con ampi margini di miglioramento.
Anche Chris Christie, governatore del New Jersey, potrebbe prendere parte alle elezioni. Scozzese di padre e siciliano dalla parte della madre, Christie starebbe preparando la sua discesa in campo, sebbene lo scandalo 'Sandygate' lo vedrebbe indagato per aver lucrato sui soldi destinati alle popolazioni colpite dall'uragano Sandy.
Ted Cruz, leder dell'opposizione all'Obamacare, rappresenterebbe la classifica posizione degli ispanici negli Usa, che vedono nel suo cognome una buona alternativa per il loro futuro degli Usa. Infine, Rick Perry e Paul Ryan, rispettivamente al 6 e all'8%, sono i leader più intransigenti sui fronti dell'immigrazione e dell'intervento statale nell'economia. Soprattutto sul versante del fisco, Perry e Ryan danno molte rassicurazioni ai repubblicani, che non vogliono altre tasse.
La campagna elettorale del partito repubblicano sarà agevolata anche dall'intervento dei fratelli Koch, che stanzieranno privatamente quasi 900 milioni di dollari per la vittoria dei loro politici. I due petrolieri potrebbero questa volta vincere la propria scommessa, non come nel 2012, quando buttarono ben 400 milioni di euro.
Area democratica – Hillary Clinton domina non solo il fronte dem ma anche tutto il panorama statunitense. La favorita alla vittoria è proprio lei, che potrebbe diventare il primo presidente donna della storia degli Usa. La su candidatura ufficiale arriverà nei prossimi giorni, probabilmente via Twitter per avvicinare la politica ai cittadini. Clinton non darà comizi pubblici in stile pomposo, ma svolgerà molti incontri ravvicinati con le persone, per abbattere il limite tra politica e strada.
L'unico che potrebbe contendere lo stemma di leader dei dem a Clinton è il vicepresidente Joe Biden, che vuole scendere in campo all'età di 73 anni contrariamente a quanto vorrebbe il direttivo politico dei democratici.
C'è ancora moltissimo tempo prima delle presidenziali del 2016 e tutte le percentuali di vittoria sono ancora blande e tenui. Bisognerà aspettare, ma una cosa è certa, i democratici dovranno affrontare la minoranza al Congresso sancita dalle elezioni di mid-term.