LA NORDOCOREA VERSO LA "BLACK LIST" DEL TERRORISMO USA

Redazione

Se l'appoggio al terrorismo aumenta allora bisogna fare marcia indietro. A 7 anni di distanza dall'apertura di George W. Bush, la Corea del Nord potrebbe tornare nella lista Usa dei Paesi sponsor del terrorismo. Pyongyang ha accresciuto il suo "sostegno materiale" alle organizzazioni terroristiche da quando il predecessore di Barack Obama decise di cancellarla dalla "black list", nel tentativo di aprire un dialogo per risolvere la disputa sul nucleare.

Il rapporto. Lo afferma un nuovo rapporto presentato dal blogger Joshua Stanton al Comitato per i diritti umani in Corea del Nord, denominato "Arsenale del Terrore", che suggerisce al Congresso e al Dipartimento di Stato di ridefinire i "vaghi e inconsistenti" standard in base ai quali si definiscono gli Stati "sponsor" del terrore, e reinserire Pyongyang nella lista. "Dal 2008 la Corea del Nord ha incrementato l'uso del terrorismo come strumento della politica di Stato e sembra aver accresciuto il suo sostegno materiale alle organizazioni terroristiche", ha spiegato Greg Scarlatoiu, direttore del Comitato. "La recente condotta del regime minaccia gli attivisti per i diritti umani, i dissidenti in esilio, la popolazione civile della Corea del Sud e di altri Paesi, compresi gli Stati Uniti.




HACKER RUSSI SPIANO LA POSTA DI OBAMA

Redazione

Le cosiddette "spie russe" in azione?Hacker russi sono riusciti a leggere e-mail non classificate del presidente americano Barack Obama. Lo riporta il New York Times citando un rappresentate dell'amministrazione, secondo il quale le e-mail sono state lette durante l'intrusione nella rete di computer della Casa Bianca lo scorso anno.

Negli archivi dek personale della Casa Bianca. Gli hacker non sarebbero riusciti però a penetrare nel sistema del Blackberry di Obama, ma sono riusciti a entrare negli archivi delle e-mail del personale della Casa Bianca, con cui il presidente ha contatti regolarmente. Le reti protette, quelle classificate, non hanno subito alcuna intrusione ma – afferma il New York Times – in molti casi le e-mail non classificate contengono piu' informazioni sensibili, includendo scambi con diplomatici, programmi e anche dibattito politico. Non e' chiaro il numero di mail alle quali gli hacker hanno avuto accesso ne' il loro contenuto. La gravita' dell'intrusione dello scorso anno e' stata subito riconosciuta, con i responsabili alla sicurezza informatica che si sono riuniti quotidianamente per settimane per cercare di risolvere il problema e capire come rendere la rete piu' sicura. L'attacco hacker ha riaperto il dibattito sulla presenza in rete di Obama.




NEPAL: ANCORA SCOSSE DI TERREMOTO, MIGLIAIA DI MORTI

NEPAL: DUE RAGAZZE ITALIANE FERITE NEL TRAGICO INCIDENTE A BELKOT

NEPAL: VIOLENTISSIMA SCOSSA DI TERREMOTO, CENTINAIA I MORTI

Redazione

Nepal – Un nuovo forte terremoto ha colpito poco fa il Nepal e l'India. L'Usgs stima che la nuova scossa sia stata di magnitudo 6,7. Quella di ieri che ha causato più di duemila morti era stata di magnitudo 7,9. L'epicentro è stato localizzato a 17 Km a sud di Kodar. La scossa odierna è stata avvertita anche nella capitale indiana di New Delhi. Nuove valanghe si sono registrate al campo base di Mount Makalu, alle pendici dell'Everest. Nel frattempo continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime, in attesa di avere i dati dei villaggi più remoti. Il portavoce della polizia nepalese, Kamal Singh Bam, rende noto che i morti accertati sono finora 1.899 e i feriti più di 4.500. Le vittime in India sono finora almeno 47, in Cina almeno 17. Nella notte numerose scosse di assestamento hanno ulteriormente martoriato la popolazione. Una forte valanga, inoltre, ha colpito nuovamente il campo base sull'Everest alle ore 9 italiane. Numerosi elicotteri stanno evacuando un centinaio di persone dal campo base e dal campo 1 e 2, i posti situati asulle quote più alte.

Italiani incolumi. Il ministero degli Esteri ha già rintracciato 300 italiani in Nepal. Sono tutti incolumi, tranne due che hanno riportato piccole ferite. Non c'è comunque alcun italiano ospedalizzato. Fonti della Farnesina sottolineano che continuano le segnalazioni di nostri connazionali presenti nell'area terremotata. Il lavoro dell'Unità di crisi e delle autorità italiane in India, in corso da ieri, prosegue senza soste. Non agevola il fatto che siano pochi i connazionali registratisi sul sito "Viaggiare sicuri". Molto difficili, a causa delle linee danneggiate, anche i collegamenti telefonici.




NEPAL: VIOLENTISSIMA SCOSSA DI TERREMOTO, CENTINAIA I MORTI

di Angelo Barraco

Nepal – Una violentissima scossa di terremoto ha colpito il Nepal. La scossa era di magnitudo 7.9 e con epicentro tra Kathmandu e la città di Pokhara. Le autorità locali riportano alcune notizie in merito ai danni causati dal terremoto e hanno riferito che i danni si sono concentrati su edifici nella capitale e sarebbe stata colpita anche una torre patrimoniale dell’Unesco. La scossa sarebbe stata avvertita anche a New Delhi in India. Il timore è che vi siano state numerose vittime, visto il numero elevato di cittadini preenti proprio nella zona dove si è verificato il forte sisma. Secondo i dati dell’istituto sismologico americano USGS, è stato registrato prima di mezzogiorno. Minendra Rijal, Ministro dell’Informazione nepalese ha confermato i danni ma non ha parlato di vittime anche se, secondo i testimoni, sotto un palazzo vi sarebbe circa 400 vittime. Secondo l’USGS, la profondità colpita dal terremoto è di 11 chilometri e oltre ad essere stato sentito a Delhi, è stato avvertito anche in Pakistan dove testimoni raccontano di edifici in movimento. Si attendono novità in merito alle vittime e ai danni riportati alle strutture architettoniche. 



CILE: ERUTTA IL VULCANO CALBUCO. E' ALLARME

Redazione

Uno spettacolo mai visto che ha messo preoccupazione nell'intero Cile. E' allarme rosso in Cile per l'eruzione del vulcano Calbuco nel sud del Paese. Il vulcano si è svegliato per la prima volta negli ultimi 42 anni. Cenere e fumo hanno raggiunto una vasta area intorno al vulcano. Le autorità hanno subito provveduto all'evacuazione preventiva della popolazione. La città più vicina è Puerto Montt. E' la seconda eruzione nel  Cile meridionale nel giro di pochi giorni. Il 3 marzo scorso dal vulcano Villarrica uscì una breve ma intensa eruzione di lava e cenere. Nella zona del vulcano, circa 1.000 chilometri a sud di Santiago, la sismicità presenta delle variazioni, ha reso noto l'Osservatorio vulcanologico della regione meridionale della cordigliera delle Ande, sulla base dei risultati di monitoraggi




AL – BAGHDADI FERITO, ISIS IN CERCA D'AUTORE

Redazione

Su di lui una taglia da 10 milioni di dollari, vivo o morto. Il leader dello Stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, sarebbe rimasto ferito gravemente in un raid aereo della coalizione condotto a marzo sull'Iraq occidentale. Lo riferisce il Guardian. Secondo una fonte anonima legata all'organizzazione terroristica che controlla ampie zone della Siria e dell'Iraq settentrionali, le ferite riportate da al-Baghdadi nell'attacco all'inizio erano apparse gravi al punto da metterlo in pericolo di vita. Successivamente il leader ha avuto una lenta ripresa, ma non ha più ripreso il controllo assoluto sull'Is. Subito dopo il ferimento – scrive il quotidiano britannico – si sarebbe tenuta una riunione tra i leader dell'organizzazione per decidere il suo successore. Altre due fonti – un diplomatico occidentale e un consigliere del governo iracheno – hanno rivelato che il raid è avvenuto lo scorso 18 marzo ad al-Baaj, un distretto della provincia di Ninive, vicino al confine con la Siria. Il diplomatico ha precisato che nell'attacco era stato colpito un convoglio di tre auto che si stava spostando tra i villaggi di Umm al-Rous e al-Qaraan. Altri dettagli sono stati aggiunti da Hisham al-Hashimi, esperto di Is che collabora con il governo iracheno. Non è la prima volta che si diffondono voci sulla sorte del leader dello Stato islamico. Le prime indiscrezioni risalgono al mese di novembre, quando tramite un account Twitter del ministro degli Esteri iracheno Ibrahim al-Jaafari, rivelatosi poi falso, era stata annunciata ufficialmente l'uccisione del Califfo in un raid su Qaim. Successivamente il governo di Baghdad aveva confermato che l'autoproclamato Califfo era rimasto ferito nell'ovest dell'Iraq, ma mentre il ministro dell'Interno aveva riferito di un raid eseguito da una forza speciale dell'intelligence, il ministero della Difesa aveva diffuso la tesi di un raid aereo della coalizione internazionale.




SHOCK IN UNA SCUOLA DI BARCELLONA: STUDENTE UCCIDE UNA PROFESSORESSA CON UNA PISTOLA

Lo studente arrivato in ritardo per la lezione ha sparato con la balestra contro il volto del suo insegnante e poi ha sparato un altro colpo alla figlia, che è anche uno studente. La scena del massacro è proseguita quando l’insegnate della porta accanto si è recata nella classe richiamata delle urla e qui ha ricevuto un colpo di pistola dritto al petto, che afflosciandosi a terra è morta sotto gli occhi inermi degli studenti

di Cinzia Marchegiani


Barcellona (Spagna) – Follia e terrore all’'istituto Joan Fuster, che si trova in Ferran Reyes piazza nel quartiere di La Sagrera a Barcellona. Uno studente della stessa scuola di appena 13 anni super armato di balestra e pistola arrivato dopo le ore 9:00 di questa mattina in i ritardo per le lezioni, ha ucciso un'insegnate e ferito altre quattro persone. Secondo testimoni oculari, lo studente è entrato in classe 09:20, un'ora più tardi del previsto, ed è andato direttamente in classe. Qui ha sparato la balestra contro il volto del suo insegnante e poi ha sparato un altro colpo alla figlia, che è anche uno studente al centro. La scena del massacro è proseguita quando l’insegnate della porta accanto si è recata nella classe richiamata delle urla e qui ha ricevuto un colpo di pistola dritto al petto, che afflosciandosi a terra è morta sotto gli occhi inermi degli studenti. La vittima sembra essere un insegnante supplente appena arrivata da una settimana presso questo istituto.
Lo studente folle è entrato poi in un'altra classe e aggredito un altro studente con un coltello che aveva con se. Secondo fonti mediche, il numero di aumenti feriti è di quattro persone, uno dei quali, una di 14 anni con una ferita al petto. Due studenti dell'istituto, Jemima e Laura, hanno detto alla ABC che l'aggressore " aveva avvertito diversi compagni di classe che avrebbe ucciso qualcuno ". Secondo il racconto agghiacciante di ciò che è accaduto in questa giornata di terrore, tutti gli altri docenti quando hanno realizzato cosa stava accadendo, d’istinto hanno pensato di proteggere i propri studenti sbarrando la porta delle aule.

L’autore del massacro è stato identificato dal Mossos d'Esquadra e custodito all'interno della scuola, come riportato da un portavoce della polizia regionale. Emergency Medical System (EMS), ha inviato diverse preposti a scuola. Attualmente, decine di studenti sono concentrati alle porte dell'istituto e ci sono una mezza dozzina di ambulanze all'ingresso.
Tutti sono sotto shock, alcuni studenti del secondo anno dell'ESO Joan Fuster Institute hanno spiegato questa mattina, che il detenuto è un compagno di classe che ha ferito alla gamba la figlia di questo insegnate che è anche compagno di classe. Allo stato attuale, i compagni di classe dell’aggressore sono al secondo piano e stanno rilasciando dichiarazioni come testimoni, mentre il sindaco di Barcellona, Xavier Trias, si è subito recato a scuola assieme all'Assessore alla Pubblica Istruzione, Irene Rigau.

Giorno di ordinaria follia, Barcellona rimane pietrificata da tanta violenza e quell’annuncio di vendetta dello stesso autore dell’omicidio che è stato sottovalutato. 




SOMALIA: AUTOBOMBA SU AUTOBUS DELL'ONU. NOVE MORTI

di Maurizio Costa

Garowe (Somalia) – I terroristi di al-Shabaab hanno fatto esplodere un autobus che trasportava decine di dipendenti dell'Onu a Garowe, in Somalia, nella regione del Puntland. Le vittime accertate finora sono 9, sette somali e due kenioti.

L'attentato è stato rivendicato dei terroristi di al-Shabaab, che, il due aprile scorso, avevano fatto irruzione nel campus universitario di Garissa, in Kenya, provocando la morte di 147 studenti, soprattutto cristiani.

Ali Salad, un alto funzionario della polizia locale, ha affermato che "è un giorno buio, ma i terroristi devono sapere che il sangue non andrà sprecato invano. Dovremo avere il pugno di ferro".

Nicholas Kay, rappresentante dell'Onu in Somalia, ha affidato a Twitter il suo pensiero: "Condanno l'attacco di questa mattina a Garowe. Provo scioccante sgomento per le vittime".

Secondo fonti locali, la bomba sarebbe stata piazzata sotto un sedile del mini autobus per poi essere azionata a distanza con un comando elettronico. Nel momento dell'esplosione, il veicolo stava passando proprio davanti la sede dell'Onu. L'attacco avrebbe potuto provocare molti più morti di quelli effettivi.

La storia – I terroristi di al-Shabaab, che in italiano vuol dire "i giovani", sono stanziati in Somalia e combattono l'autorità centrale dopo che l'Onu ha aiutato il paese a diventare democratico e ad avere un governo imparziale. Solamente sette giorni fa, il gruppo aveva attaccato il ministero dell'Istruzione somalo, provocando dieci vittime.




SOMALIA: ESPLODE BOMBA SU UN BUS CON DIPENDENTI ONU

Redazione

Una bomba è stata fatta esplodere con un comando a distanza su un pulmino che trasportava dipendenti Onu a Garowe, capitale del Puntland, la regione semiautonoma nel nord della Somalia. Lo riferiscono fonti di polizia secondo cui "i morti sono almeno 6". L'attacco è stato rivendicato da al Shabaab. Si tratta di un caso isolato in quelle parti del Paese, a differenza del sud dove gli jihadisti stanno conducendo ripetuti attacchi contro il governo.




NEL PORTO DI MALTA LA NAVE BRUNO GREGORETTI

Redazione

E' arrivata nel porto de La Valletta la nave Bruno Gregoretti della Guardia Costiera italiana con a bordo 24 cadaveri e 27 dei 28 superstiti del naufragio avvenuto davanti alle coste libiche che avrebbe causato fra 700 e 900 vittime. Subito dopo lo sbarco delle salme e un controllo medico delle condizioni dei sopravvissuti la Gregoretti dovrebbe ripartire facendo rotta verso Catania, dove ieri è stato trasferito d'urgenza in elicottero uno dei migranti originario del Bangladesh. E' stato lui a riferire che a bordo del barcone vi sarebbero stati circa 950 profughi. Il nuovo molo di Isla, davanti al porto grande della fortezza de La Valletta, è affollato da centinaia di persone tra forze dell'ordine, militari, medici, giornalisti e troupe televisive. Oltre al personale dell'ospedale maltese Mater Dei in banchina si trovano anche gli operatori di Medici senza frontiere che proprio in questi giorni hanno stretto un accordo con l'ong maltese Moas (Migrant Offshore Aid Station) per prestare soccorso ai migranti nel Canale di Sicilia con una nave medica.

Il viaggio Uno dei tanti viaggi della speranza dalla Libia verso l'Italia, la nuova terra promessa per centinaia di migliaia di disperati che premono dall'Africa dilaniata dalle guerre e dalla povertà verso l'Europa, si è trasformata in un'ecatombe di migranti.

La più grave sciagura di sempre Si tratterebbe della più grave sciagura del mare dal Dopoguerra, peggiore anche della strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, che fece 366 morti e venti dispersi. I numeri devono ancora essere verificati, ma la Guardia costiera ha confermato che il barcone che si è capovolto era in grado di portare "diverse centinaia di persone" ed era "sovraccarico di migranti". Scafisti senza scrupoli avevano portato a termine al di là del Mediterraneo l'ennesimo "affare", raccogliendo tra i disperati il denaro preteso per la traversata del canale di Sicilia e avevano riempito di migranti il barcone oltre ogni ragionevole limite. Su ciò tenterà di fare luce l'inchiesta aperta dalla Procura di Catania. Secondo Save The Children, è assolutamente verosimile che a bordo vi fossero anche bambini e ragazzi.

La ricostruzione dei fatti L'organizzazione che gestisce la tratta ha dato il via libera alla partenza verso l'Italia con un copione anche questo già conosciuto. Il barcone partito dall'Egitto ha caricato i migranti da un porto della Libia, vicino alla città di Zuara. Era quasi sera, infatti, quando al Centro nazionale soccorso della Guardia costiera è arrivata una telefonata da un satellitare Thuraya. "Siamo in navigazione, aiutateci", ha detto un uomo con tono di voce neanche concitato. Una telefonata simile a tante arrivate nelle ultime due settimana da barconi e gommoni carichi di migranti. Quasi un invito affinché le navi italiane raggiungessero il barcone per consentire ai "passeggeri" di completare la traversata verso le coste italiane.

La richiesta di soccorso Il dispositivo di soccorso si è subito messo in moto: grazie al sistema satellitare di chiamata, la Guardia costiera ha potuto rapidamente individuare le coordinate del punto dal quale era partita la telefonata e ha organizzato i soccorsi. Il barcone era a circa settanta miglia a nord delle coste libiche quando è stato raggiunto dal King Jacob, un portacontainer di 147 metri di lunghezza, con bandiera del Portogallo, che aveva già compiuto negli ultimi giorni quattro soccorsi di naufraghi e che è stato dirottato, insieme a un altro mercantile, verso i migranti. Secondo quanto ha raccontato il comandante del mercantile i migranti, visto il portacontainer, si sono spostati in massa su una stessa fiancata, quella del lato del mercantile.

Solo 28 sopravvissuti "Appena ci hanno visto, si sono agitati – ha raccontato il comandante del "King Jacob" – e il barcone si è capovolto. La nave non ha urtato il barcone". E' stata l'ultima beffa: il naufragio in presenza della nave di soccorso. Dal mare sono stati tratti in salvo 28 migranti e uno di loro ha parlato di circa settecento persone finite in acqua. Su tale cifra saranno sentiti anche gli altri superstiti, secondo le procedure previste. Il numero potrebbe anche essere rivisto, ma pur sempre di centinaia di morti è ritenuto il bilancio della tragedia.

Il recupero dei cadaveri Subito dopo il naufragio è stata messa in campo un'imponente operazione di soccorso, che ha coinvolto anche navi dell'operazione Triton, dell'agenzia Frontex: unità navali della Guardia costiera, della Marina militare italiana e maltese, mercantili e pescherecci di Mazara del Vallo hanno recuperato 24 cadaveri e hanno perlustrato un vasto tratto di mare alla ricerca di altri superstiti. Aerei militari hanno sorvolato l'area lanciando zattere e salvagente: la temperatura dell'acqua, di diciassette gradi circa, e le buone condizioni del mare lasciano ancora una flebile speranza, che, tuttavia, non basta a cancellare l'immagine di un Mediterraneo sempre più simile a un grande cimitero di guerra.

La prima testimonianza "A bordo eravamo 950, c'erano 40-50 bambini e circa duecento donne". Lo ha riferito alla Procura di Catania il sopravvissuto del naufragio avvenuto a largo della Libia, che è stato portato in ospedale. L'uomo è originario del Bangladesh. Il migrante è ricoverato all'ospedale Cannizzaro di Catania ed è stato sentito dalla polizia su delega della Procura di Catania. Alla squadra mobile ha detto che il peschereccio è partito da un porto libico a cinquanra chilometri da Tripoli. A bordo c'erano circa 950 persone, compresi cinquanta bambini e duecento donne. I migranti provenivano da Algeria, Egitto, Somalia, Nigeria, Senegal, Mali, Zambia, Bangladesh e Ghana

 




ISIS: LIBIA, VIDEO SU ESECUZIONE 29 COPTI DI ORIGINE ETIOPICA

Redazione

Nuovo video propagandistico dell'Isis con l'uccisione di cristiani in Libia, dopo quello dei 21 copti egiziani giustiziati a febbraio fra Tripoli e Sirte. Stavolta le immagini mostrerebbero l'esecuzione in due gruppi di 29 immigrati copti di origine etiopica. Nel filmato di 29 minuti diffuso dal canale Al Furqan, l'ala mediatica del movimento, i terroristi spiegano che le esecuzioni sono state condotte da due movimenti affiliati all'Isis nella provincia di Barka, nella Libia orientale, e nella provincia del Fezzan, nel sud. A fare da sfondo sono infatti una spiaggia della Libia nord-orientale per 12 decapitazioni e un'area desertica nel sud per altri 16 uomini che vengono uccisi con un colpo alla nuca. La confezione del video e' simile a quella della strage degli egiziani di febbraio. L'Etiopia ha condannato le esecuzioni, su cui ha fatto sapere sono in corso verifiche: "Condanniamo queste atrocita', che coinvolgano o meno cittadini etiopi", ha affermato il ministro per le Comunicazioni, Redwan Hussein. Il ministro ha ricordato che nel suo Paese ci sono gia' infiltrazioni jihadiste con i miliziani islamici Shebaab.
L'esecuzione segue il triste rituale del Califfato, con i boia mascherati, i prigionieri in fila, le decapitazioni e gli spari alla nuca. A parlare e' uno speaker armato di pistola e in stile Jihadi Joe che lancia le solite minacce contro le "nazioni crociate" e afferma che i cristiani devono convertirsi o pagare la tassa prevista dalla legge islamica, la "jizia". Tra immagini di chiese e simboli cristiani abbattuti, compare anche una foto di Papa Ratzinger. "Diciamo ai cristiani che vi troveremo ovunque, anche se sarete protetti in roccaforti fortificate", avverte la voce di un miliziano. Non e' chiaro di quanti uomini disponga l'Isis in Libia, anche se il Dipartimento di Stato li aveva stimati in un numero oscillante tra mille e 3 mila combattenti. La strategia dei jihadisti radicali è abbastanza evidente.