MESSICO: BAMBINO DI 6 ANNI TORTURATO, ACCOLTELLATO E SEPOLTO VIVO

di Angelo Barraco
 
Cidada Juarez (Messico)– In Messico l’ombra dei narcotrafficanti fa paura e lascia il segno, un segno che si chiama morte e che lascia la sua firma nel deserto. Un bambino di sei anni è stato torturato, lapidato, accoltellato e sepolto vivo, l’omicidio è stato compiuto da 5 ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 15 anni. L’omicidio è avvenuto a Ciudad Juarez, capitale dello Stato di Chihuahua. Il rinvenimento del cadavere della povera vittima è avvenuta grazie ai serrati interrogatori della polizia agli assassini, tra i killer vi sono anche due ragazzine di 13 anni. La vittima era loro vicina di casa scelto come obiettivo di un tragico gioco. Gli aguzzini lo hanno prelevato dalla sua abitazione e secondo le prime ipotesi pare che si stesse simulando un gioco: il sequestro dunque sarebbe la conseguenza di un piano che dall'irrealtà è sfociato nella tragica realtà.
 
Un numero sempre crescente di ragazzini americani perlopiù 13 enni, residenti in genere in Texas, vengono presi sotto l’ala dei narcotrafficanti messicani e assoldati come killer. Gli omicidi avvengono sia negli USA che in Messico e i ragazzini ricevono un contributo pari a 500 dollari a settimana e per omicidio ricevono persino 50 dollari. Un caso eclatante ai rigori della cronaca mondiale è quello di Rosario Reta di 13 anni che nel 2003 fu assoldato dal boss Miguel Trevino del cartello della droga. Il giovane rimase 6 mesi in un campo di addestramento, quando uscì dal campo di addestramento uccise la sua prima vittima e nel 2006 fu arrestato e fece una dichiarazione sconvolgete, dichiarò di aver commesso circa 30 omicidi. Ecco quanto allora dichiarò: “Mi fa sentire come Superman o come James Bond”. I ragazzini killer che lavorano per il cartello della droga e compiono omicidi, se sono fortunati continuano a vivere sotto la tirannia dei loro capi, macchiando la loro coscienza e mettendo a rischio la propria vita; altrimenti finiscono per essere uccisi e della loro vita non si saprà mai più nulla.



AFGHANISTAN: ATTENTATO TERRORISTICO AI MINISTERI

di A.B.

Kabul – E’ avvenuto un terribile attacco terroristico contro i ministeri, a Kabul. L’attentato è avvenuto proprio nel momento in cui vi erano tante persone e dipendenti pubblici che uscivano da lavoro. Quello che hanno avvertito i cittadini è stata una fortissima esplosione che ha colpito la zona compresa tra la sede del ministro della Giustizia e la sede del ministro delle Miniere. L’onda d’urto è stata udita anche a chilometri di distanza e nei quartieri vicini. Sono giunte immediatamente le ambulanze sul posto e sono giunti anche i mezzi della polizia, sul luogo si è elevata una densa colonna di fumo. Questo non è il primo attentato terroristico che si verifica in Afghanistan bensì il quinto e tutto questi attentati sono avvenuti nell’arco di due settimane circa. Questi attentati coincidono con l’offensiva annunciata dai talebani che si prepara ad essere ricordata nella storia per i danni che arrecherà. 



IRAQ: L’ISIS AVANZA VERSO LA BASE MILITARE “ AL HABBANIA”

di Ch. Mo.

Baghdad- Continua senza sosta l’avanzata dei miliziani dell’Isis. Dopo aver conquistato la cittadina di Ramadi, nella provincia di Anbar, i combattenti avanzano verso est minacciando una base dell’esercito iracheno. Secondo testimonianze, sarebbero vicini alla base militare di Al Habbania dove si trovano i miliziani sciiti inviati da Baghdad per reagire.

La base militare di Al Habbania, a 30 km dalla città di Ramadi potrebbe essere l’obiettivo da raggiungere a breve per poter poi respingere la controffensiva sciita inviata da Baghdad. Intanto, una coalizione guidata dagli Stati Uniti contro l’Isis ha condotto 19 raid aerei vicino Ramadi nelle ultime 72 ore. Si tenta in questo modo di aumentare il supporto alla città di Ramadi per poter meglio garantire ordine e sicurezza. Anche dall’Iraq giungono aiuti: un esercito infatti sarebbe stato inviato alla base militare di Al Habbania per poter arginare l’avanzata dell’Isis.

Da altre fonti invece giunge voce di una coalizione tra esercito iracheno e forze sciite per la riconquista di Ramadi che potrebbe avvenire a giorni. Aumenta in tutto ciò il numero di profughi in fuga da Ramadi.
 




ISIS: CONQUISTATA LA CITTA' DI RAMADI E UCCISI DIVERSI APOSTATI

di Angelo Barraco
 
Baghdad- L’isis ha conquistato la citta di Ramadi, capoluogo della provincia di Anbar che si trova nell’Iraq occidentale e dista 300 chilometri da Baghdad. La conquista della città è stata rivendicata dall’Isis che ha  inoltre riferito di aver ucciso tanti uomini delle forze di sicurezza irachene, chiamati dagli islamici “apostati”. Per respingere l’Isis il premier iracheno Haider al-Abadi aveva impiegato milizie sciite, malgrado a Ramadi vi sia una maggioranza sunnita. La mossa serviva per cacciare via i jihadisti ma allo stesso tempo vi era il timore che potessero scoppiare delle violenze interne di natura religiosa. Ramadi resisteva ancora ed era uno degli ultimi quartieri che resisteva all’Isis.
 
Giungono intanto informazioni anche da parte di chi è li e lotta: un ufficiale che si stava ritirando dalla base riferisce che i combattenti dell’Isis hanno invitato i militari che combattono a deporre le armi. Lo stesso ha poi affermato: “La maggioranza dei soldati si sono ritirati dal nostro quartier generale e i miliziani islamici sono riusciti a sfondare dalla porta Sud” continua dicendo “Stiamo ripiegando a ovest, verso una zona sicura”. Intanto anche dal pentagono giungono dichiarazioni, Elissa Smith ha detto “Ramadi e' stata contesa dall'estate scorsa e l'Isis e' adesso in vantaggio. Secondo La portavoce, la perdita della citta' non significherebbe che l'intera campagna militare in Iraq volge in favore dell'Isis, ma ha riconosciuto che lo Stato Islamico ne riceverebbe "una spinta propagandistica” aggiunge “Cio' significa soltanto che la coalizione dovra' appoggiare le forze irachene per riprenderla in seguito”. Oggi è stato diffuso il video del califfo Abu Bakr  in merito alla liberazione di Ramadi. Il messaggio reciterebbe testuali parole: “Dopo Ramadi, libereremo Baghdad e Karbala!”. Il messaggio audio diffuso è contenuto in un video di ben 40 minuti che si intitola “Lo Stato islamico ha liberato Ramadi” che mostra immagini di assedio nel capoluogo di al Anbar. Il video parla di conquiste fatte e conquiste che i guerriglieri dell’Isis sono intenti nel portare a compimento. I guerriglieri dell’Isis ormai sono vicini a Baghdad e di certo non si fermeranno. Intanto il premier Haidar al Abadi ha chiesto ai militari di non ritirarsi. Molti civili hanno dovuto lasciare le loro case e si sono diretti verso la capitale.
 
Le bandiere nere dell’Isis sono tante, avanzano e fanno paura poiché simboleggiano una conquista, ma anche la morte. L’ultima strage ha visto come bersaglio Parmira, nella Siria Centrale. In un precedente attacco sono morte ben 23 persone tra cui 9 bambini. Non risparmiano nessuno le bandiere nere dell’Isis, dove c’è terra, dove c’è conquista si affiancano lotta e morte di innocenti che hanno la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma non è una guerra che avrà un fine, è una guerra fine a se stessa.



UE, IMMIGRAZIONE: AL VIA LA MISSIONE NAVALE CONTRO I TRAFFICANTI

di Christian Montagna

Bruxelles
–  Dal Palazzo di Vetro giungono novità in merito all’incontro dei 28 Paesi dell’Ue che proprio oggi avrebbero dovuto dare il via formalmente e politicamente alla missione navale contro i trafficanti di migranti. In merito alla questione, oltre all’Italia che sarà guidata dall’ammiraglio Enrico Credendino, anche  Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna hanno promesso navi. Polonia e Slovenia invece serviranno aerei da ricognizione ed elicotteri.In merito alla questione delle quote di ripartizione dei migranti, dopo la Gran Bretagna, l’Ungheria e la Polonia, a mettere in discussione l’unità dei paesi e la coesione in materia di immigrazione della comunità europea è stata la Francia che si è rifiutata di prender parte all’iniziativa avanzata.

IL PROGRAMMA DI OGGI

E’ una giornata importante oggi in tema di immigrazione: i 28 paesi dell’Ue si apprestano a dare il via libero politico e formale alla missione navale contro i trafficanti di migranti. Federica Mogherini, rappresentante per la politica estera dell’Ue cerca di ottenere questo successo entro oggi dai ministri degli Esteri e della Difesa che approveranno in commissione la missione. E’ soltanto trascorsa una settimana da quando l’Ue imponeva ai paesi membro nuove regole di accoglienza e obblighi a cui nessuno poteva venir meno: si è parlato di accoglienza obbligatoria da parte di tutti i paesi membri dell’Ue; di condivisione di responsabilità in merito all’ accoglienza e di salvataggio in mare. Con oggi, si conclude il quadro immigrazione con la speranza che da Giugno le nuove normative possano già entrare in vigore.


La Mogherini ha dichiarato che la pianificazione nel dettaglio della missione a cui oggi sono sottoposti i paesi membri, sarà comunque oggetto di una successiva pianificazione. I Ministri dall’altra parte chiedono si possa lavorare in tempi record rispettando però la legittimità internazionale. Forse in virtù dell’imminente arrivo dell’estate, forse in vista degli sbarchi record, i paesi del Mediterraneo cercano al più presto una soluzione condivisa dall’ intera comunità europea per fronteggiare, tutti insieme e allo stesso modo, il problema dell’immigrazione. L’Ue si proclama soddisfatta per la coordinazione dei paesi membri che sta avvenendo in maniera eccellente dando un senso di dimensione europea a quest’azione politica.Nemmeno da New York dove la Mogherini è stata diverse volte, giungono opposizioni né resistenze politiche all’ ipotesi di una risoluzione. 




AFGHANISTAN: KAMIKAZE SI FA ESPLODERE ALL'AEROPORTO, DIVERSI MORTI

di Angelo Barraco
 
Kabul – Un kamikaze si è fatto esplodere vicino l’aeroporto internazionale di Kabul e le vittime al momento accertate sarebbero tre, due donne e un agente della missione di polizia europea, anche se fonti vicine riferiscono che a terra vi era anche un soldato. Il bilancio delle persone ferite e coinvolte nell’attentato è di circa 18. Il kamikaze si è fatto esplodere, a bordo di una Toyota Corolla, sulla strada di Kabul vicino ad un convoglio di truppe straniere e la base Nato. La Nato però non ha riferito nulla in merito e non ha rilasciato dichiarazioni su quanto accaduto. L’obiettivo dell’attentatore era probabilmente il convoglio Eupol che è stato pienamente investito dall’esplosione, a bordo del veicolo vi erano due contractors del  Close Protection Team (CPT) che erano impiegati nella sicurezza e si occupavano dei trasporti. La vittima era probabilmente di nazionalità britannica, i feriti che viaggiavano con loro e che sedevano nel sedile posteriore –poliziotti e membri del servizio civile- sono rimasti feriti nell’esplosione. Il capo della sicurezza dell’aeroporto di Kabul ha riferito che l’attentato è avvenuto intorno alle ore 9 precisamente dove c’è il Dipartimento di meteorologia, ed è avvenuto contro un convoglio di truppe straniere. E’ spuntato anche un testimone oculare che però ha smentito che le vittime sono soltanto tre e ha detto ai mezzi di stampa a Kabul che sono molte di più le vittime ma non ha voluto dire il numero. Questo non è il primo attentato, è il terzo poiché ieri un ordigno è scoppiato nel campus dell’università di Kabul e vi sono stati due feriti, tre giorni fa un altro è avvenuto nel centro di Kabul. L’attentato è stato rivendicado dai Talebani dove Zabihullah Mujahid ha detto: “12 appartenenti a truppe straniere sono morti o hanno riportato ferite”. 



ISIS: COMBATTENTI SUI BARCONI. E' ALLARME

Redazione

Quello che si temeva accadesse è una realtà ed è sconvolgente. I combattenti dello Stato Islamico arrivano in Europa anche a bordo dei barconi che attraversano il Mediterraneo: lo ha detto un consigliere governativo libico alla Bbc. Secondo il consigliere, Abdul Basit Haroun, che ha parlato con scafisti in zone del Nord Africa controllate dall'Isis, gli scafisti nascondo i miliziani tra i migranti.

Haroun ha inoltre indicato che i jihadisti stanno pianificando ulteriori attacchi in Europa. Quanto ai miliziani inviati in Europa sui barconi, secondo Haroun l'Isis permette agli scafisti di operare in cambio di metà dei loro guadagni. L'Isis usa "i barconi per la sua gente che vuole mandare in Europa poichè la polizia europea non sa chi è dell'Isis e chi è un normale rifugiato", ha detto il consigliere durante un'intervista alla Bbc Radio 5, secondo quanto riporta la Bbc online. I miliziani, ha proseguito, occupano posti separati dagli altri migranti sui barconi, non temono la traversata e sono convinti aderenti dell'Isis: "lo sono al cento per cento", sottolinea.

Isis conquista il nord di Palmira, issata bandiera nera – Abu Sayyaf, responsabile dell'Isis per gli affari collegati al petrolio, è stato ucciso nel corso di un conflitto a fuoco con le forze speciali americane. Con lui uccisa anche la moglie. Il raid è stato autorizzato dallo stesso Obama e ha permesso, sottolineano gli Usa, anche di liberare una donna yazida tenuta come schiava dalla coppia.

I jihadisti dell'Isis intanto continuano l'avanzata su Palmira, conquistando un edificio nella zona nord, nell'area di al-Badiyah. Lo riferiscono gli attivisti locali anti-regime siriano, che pubblicano un video che mostra un jihadista che issa il vessillo dell'Isis sull'edificio.

Allarme all'Unesco per l'avvicinarsi al sito archeologico di Palmira, nella Siria centrale, della battaglia tra le forze governative e i miliziani dello Stato islamico, che in un attacco hanno ucciso 23 civili tra cui 9 bambini nei pressi delle rovine della città romana. Mentre il governo di Damasco evoca una "catastrofe internazionale", gli esperti ricordano che le stesse forze lealiste hanno da oltre due anni trasformato l'area archeologica romana in un'enorme caserma a cielo aperto. Secondo attivisti sul terreno, l'Isis è ora ad appena un chilometro dalla città moderna di Palmira ma le forze governative hanno inviato rinforzi. Talal Barazi, governatore di Homs, capoluogo della regione centrale dove si trova il sito, assicura che "la situazione è sotto controllo" e che l'aviazione di Damasco ha bombardato le postazioni jihadiste. Palmira è tristemente nota in Siria perché ospita una delle carceri e luoghi di tortura più duri per i dissidenti politici. L'Isis è avanzato da giorni da est e da nord, attestandosi da ieri ad Amriye, sobborgo settentrionale di Palmira. Ieri i jihadisti hanno ucciso 26 persone, secondo alcune fonti, militari, secondo altre civili.

Fonti locali affermano che centinaia di famiglie, molte delle quali già sfollate da altre zone in guerra, sono fuggite dalla città. Palmira – anche nota come Tadmor – era fiorita nell'antichità come punto di sosta per le carovane che attraversavano il deserto siriano. Già citata nella Bibbia e negli annali dei re assiri, l'area era stata in seguito incorporata nell'impero romano. L'avvicinarsi dell'Isis ha evocato in molti il terrore che i miliziani possano riservare a Palmira lo stesso destino toccato ai siti iracheni di Ninive, Nimrud e Hatra a sud di Mosul. "L'allarme esiste ma il contesto è diverso", afferma Alberto Savioli, archeologo dell'Università di Udine con decennale esperienza in Siria e in Iraq. Parlando con l'ANSA, Savioli ricorda che "finora l'Isis non ha danneggiato siti siriani altrettanto importanti, come Dura Europos, Mari, Rasafa nel nord e nell'est del Paese. Nonostante "vi siano notizie di saccheggi questi patrimoni non sono stati finora toccati". "Nimrud e gli altri siti iracheni – prosegue Savioli – sono stati in parte distrutti per la loro valenza religiosa e politica. Per la presenza di statue e bassorilievi raffiguranti idoli e divinità, bandite dalla visione jihadista".

Dal canto suo Maamun Abdelkarim, nominato dal governo direttore delle antichità in Siria, ha invocato un non meglio precisato soccorso della comunità internazionale per scongiurare "una catastrofe nazionale". Quando per mesi nel 2013 Palmira fu conquistata da miliziani delle opposizioni, l'area archeologica non fu danneggiata. Più che la minaccia distruttrice dell'Isis, quello che preoccupa per le rovine romane e dell'epoca della regina Zenobia è l'approssimarsi degli scontri. Colpi di mortaio sono già caduti nei giorni scorsi sulla parte moderna. E nei combattimenti del 2013 tra governativi e ribelli il tempio di Baal fu gravemente danneggiato. "Il regime ha da scavato trincee all'interno del sito, ha parcheggiato i carri armati lungo i colonnati, ha aperto il fuoco contro antiche mura", ricorda Savioli. E la responsabile dell'Unesco, Irina Bukova, dicendosi "allarmata", ha ribadito di aver "chiesto alle parti coinvolte di lasciar fuori il sito dalla loro attività militare".




SIRIA, PENTAGONO: "ABBIAMO UCCISO LEADER DELL'ISIS"

di Maurizio Costa

Siria – Il Dipartimento della Difesa statunitense dichiara: "Abbiamo ucciso Abu Sayyaf, importante leader che commerciava il petrolio e il gas sul mercato nero". Durante un blitz condotto venerdì scorso, infatti, le forze speciali a stelle e strisce hanno ucciso Abu Sayyaf e catturato sua moglie, Umm Sayyaf.

Durante l'operazione sono stati uccisi almeno dieci jihadisti, mentre le truppe statunitensi sono rimaste illese. Il Segretario della Difesa, Ashton B. Carter, ha affermato che "Abu Sayyaf è stato ucciso nel corso dell'operazione che ha impegnato le forze Usa".

Il leader svolgeva un lavoro importantissimo. Sayyaf, infatti, commerciava gas e petrolio sul mercato nero: un'attività che portava milioni di dollari al giorno nelle casse dell'Isis, che così poteva acquistare armi e mezzi di guerra.

Carter ha anche dichiarato di aver preso la moglie di Abu: "Umm Sayyaf è stata catturata e portata in un centro di detenzione in Iraq".

Bernadette Meehan, il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale Usa, ha affermato che "l'operazione ha portato anche alla liberazione di una giovane donna Yazidi che è stata trattata come schiava dalla coppia. Abbiamo intenzione di farla ricongiungere con la sua famiglia il più presto possibile". Gli Yazidi sono una minoranza religiosa perseguitata dall'Isis.

Intanto i miliziani dell'autoproclamato califfato dell'Isis avrebbero ucciso 9 bambini e sarebbero in procinto di conquistare Palmyra.




MARATONA DI BOSTON: ATTENTATORE CONDANNATO A MORTE

di Angelo Barraco

Boston –  Dzhokhar Tsarnaev, l’attentatore della maratona di Boston è stato condannato a morte mediante iniezione letale. La decisione è stata presa dai giudici dopo ben 15 ore di camera di consiglio. La camera di consiglio composta da diversi giudici ha aveva deciso la condanna a morte per il giovane attentatore, colpevole di 30 capi di accusa e di cui 17 di essi sono punibili con la pena di morte. Nell’attentato vi furono 3 vittime e circa 260 feriti.
 
Ma ripercorriamo i fatti: l’attentato fu fatto il 15 aprile 2013 ed è stato considerato il peggiore attacco terroristico in America dopo l’11 Settembre 2001. Il giovane aveva 19 anni all’epoca dei fatti e portò al termine il folle piano insieme al fratello maggiore Tamerlan Tsarnaev, morto in una sparatoria con la Polizia. I due costruirono due ordigni, due “pentole bomba” con all’interno chiodi. L’attentato cagionò la vita a tre persone, tra cui un bimbo di 8 anni, Martin Richard. Malgrado il folle gesto, i genitori del piccolo Martin hanno chiesto che venisse risparmiata la vita al killer che invece, è stato condannato ad una iniezione letale. Sono stati presi in considerazione alcuni aspetti a favore del killer e della sua vita, come la giovane età al momento del folle gesto compiuto e quella dell’assenza di precedenti penali. Ma tali elementi sono stati nettamente superati da fattori come l’aggravante della premeditazione, la pianificazione della strage, crudeltà ed efferatezza, uso di armi di distruzione di massa, aver causato la morte di persone innocenti come un bambino e l’aver preso di mira un evento che rappresenta la storia degli Stati Uniti, ovvero la maratona. Nel collegio giudicante vi è stato un piccolo gruppo di tre giurati che ha ritenuto Dzhokhar come vittima del fratello, e ha ritenuto che abbia agito sotto l’influenza del fratello maggiore e della sua figura dominante. L’accusa nell’arringa finale ha detto: “L'imputato merita la pena di morte, non perché è violento, ma perché è crudele. Per la sua volontà di distruggere la vita di altre persone per un'idea”. Lui presenziava in aula, ha ascoltato le parole in silenzio, a braccia conserte e poi si è allontanato dall’aula con il suo avvocato. Dzhokhar adesso verrà trasferito presso il braccio della morte nel penitenziario di Terre Haute, in Indiana. Dove tra qualche anno verrà condannato a morte. Intanto c’è chi si oppone alla pena di morte fuori dal carcere, e ad opporsi sono degli attivisti. Amnesty a in merito alla pena di morte del giovane dice: “Questa non è giustizia, condanniamo l'attentato e piangiamo per le vittime. La pena di morte pero' non e' giustizia. Alimenta la violenza e non impedisce che altri commettano crimini simili in futuro”.



STRAGE A PALMIRA: L'ISIS UCCIDE 9 BAMBINI

di Christian Montagna

Siria- Continua senza sosta l'avanzata dell'Isis e per ogni paese conquistato una bandiera nera si erge imponente a simboleggiare la vittoria di un regime totalitario e distruttivo. A finire nel mirino dei Jihadisti stavolta è Palmira, nella Siria Centrale. Le forze organizzative e i miliziani dello Stato islamico in un attacco terroristico hanno ucciso 23 civili tra cui 9 bambini. Palmira tristemente nota alle cronache anche come Tadmor, è una città sacra molto ricorrente nelle scritture religiose compresa la Bibbia. Palmira è inoltre tristemente nota in Siria perché ospita una delle carceri e luoghi di tortura più duri per i dissidenti politici. L'Isis che è avanzato da giorni da est e da nord, attestandosi da ieri ad Amriye, sobborgo settentrionale di Palmira ha dato inizio alle stragi di civili: ieri sono state uccise 26 persone, oggi 23.

LA MINACCIA AL SITO ARCHEOLOGICO
Fiorita sin dall'antichità come punto di sosta per la carovane che attraversavano il deserto siriano, quella di Palmira è una città importante per il valore religioso, storico e culturale. Citata nella Bibbia e negli annali dei re assiri, a suo tempo, l'area oggi minacciata dall' Isis, faceva parte dell'Impero Romano. La paura che oggi stanno vivendo gli studiosi è che Palmira possa fare la stessa fine di altri siti come quello iracheno di Ninive o quelli di Nimrud e Hatra a Mosul. Al momento, gli archeologi non parlano di grandi danni ai patrimoni, seppure alcuni di questi siano già stati saccheggiati e distrutti a causa della loro valenza politica e religiosa. Sono i bassorilievi e le statue raffiguranti idoli e divinità che dalla visione Jihadista non sono accettati a scatenare la distruzione di questi importanti siti archeologici.

Il direttore delle antichità in Siria ha invocato l'aiuto della comunità internazionale per scongiurare una temuta catastrofe. Già nel 2013, all'epoca della prima conquista di Palmira si è temuto a lungo per le aree archeologiche ma fortunatamente nulla fu profanato. I bombardamenti andarono avanti tra ribelli e governativi per alcuni mesi e fortunatamente solo il tempio di Boal fu gravemente danneggiato. Si teme oggi invece la rovina di templi e di reperti appartenenti al periodo romano. La responsabile dell' Unesco, Irina Bukova, ha chiesto alle parti coinvolte di lasciare fuori dall'attività militare il sito coinvolto, ma si sa, l'Isis non sempre rispetta gli accordi. Al momento l'Isis è ad un km dalla città moderna di Palmira dove si trova il sito archeologico e la situazione pare essere sotto controllo.

 




ATTACCO A KABUL DURANTE UN CONCERTO ALLA GUESTHOUSE PARK PALACE: MUORE UN ITALIANO

 

L’attacco del 13 maggio 2015 è stato rivendicato dai talebani alla guesthouse Park Palace nel quartiere di Shahr-e-Naw a Kabul, in Afghanistan tramite il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, che lo comunica ai media per mezzo di una email, spiegando che il gruppo ha preso di mira il residence perché frequentato da stranieri, tra cui americani. 

 

di Alessandro Rosa

Kabul (Afghanistan) – Un Attacco rivendicato dai talebani nel cuore della capitale dell’Afghanistan, avvenuto ieri 13 maggio 2015 che ha seminato morte e terrore presso la Guesthose Park Palace frequentata dagli stranieri. Tre miliziani, si non introdotti nell’edificio mentre era in esecuzione un concerto. La cronologia di questa tragedia parla di sette ore di assedio, iniziato alle ore 8:00, mentre fuori interveniva massiccia la polizia. Il capo della polizia di Kabul Abdul Rahman Rahimi ha detto, dopo che le forze speciali afghane hanno ucciso tre uomini armati dietro l'attacco. Le stesso forze di sicurezza hanno salvato più di 50 persone dall'hotel, tra cui gli ospiti in ostaggio.

Tra le vittime dell’agguato risulta anche un italiano di origine bergamasca la conferma arriverebbe dalla Farnesina. Un bilancio nero che vede per ora 14 morti di cui anche un americano e quattro indiani.
Questo attacco alla Guesthouse Park Palace nel quartiere di Shahr-e-Naw a Kabul è stato rivendicato dai talebani in Afghanistan, tramite il portavoce, Zabihullah Mujahid, che lo ha comunicato ai media per mezzo di una email, sostenendo che il gruppo ha preso di mira il residence perché frequentato da stranieri, tra cui americani.