Finlandia e Svezia: tre passi dalla NATO
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I temi della Finlandia nel Consiglio dei diritti umani all’ONU: diritti delle popolazioni indigene, delle persone vulnerabili e sulla responsabilità
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Zelensky ferito. Putin in Uzbekistan, per il vertice dei leader dei Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai
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Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato a Samarcanda, in Uzbekistan, per il vertice dei leader dei Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), in base a quanto riferito da Interfax.L’attesa è per l’incontro che il capo del Cremlino avrà con il presidente cinese Xi Jinping, arrivato al vertice ieri sera.
Il faccia a faccia, non ancora confermato da Pechino, dovrebbe tenersi oggi configurandosi come il primo tra i due dall’invasione russa dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio.Il presidente Xi Jinping ha avuto i primi incontri coi leader asiatici a Samarcanda, in Uzbekistan, dove è arrivato ieri sera per partecipare al XXII vertice dei leader della Shanghai Cooperation Organization (Sco), parte della sua prima missione all’estero da gennaio 2020, dall’inizio della pandemia del Covid-19. Secondo quanto riportato dai media di Pechino, Xi ha visto finora i presidenti turkmeno Serdar Berdimuhamedov e quello kirghiso Sadyr Zhaparov, a cui ha espresso il sostegno per l’indipendenza e la sovranità territoriale del Paese e l’opposizione alle interferenze straniere. Il presidente cinese parteciperà alla cerimonia di benvenuto organizzata dal padrone di casa, il presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev, in base a auqnato riportato dal network statale Cctv. Mentre i riflettori sono puntati sul faccia a faccia con il presidente russo Vladimir Putin, giunto da poco a Samarcanda: sarò il primo bilaterale tra i due leader dall’invasione di Mosca ai danno dell’Ucraina, partita il 24 febbraio. Parte dei residenti di Kryvyi Rih, la città di origine del presidente Volodymyr Zelensky nell’Ucraina meridionale, è stata evacuata dopo che il fiume Inhulets ha inondato le strade a causa dell’attacco russo alla diga di ieri pomeriggio. Otto missili da crociera sono stati lanciati contro l’impianto. “La Russia ha commesso un altro atto terroristico. Hanno colpito una struttura idrotecnica molto grande, il tentativo è quello di lavare via una parte della nostra città. Stiamo monitorando la situazione, ma il livello dell’acqua è salito”, ha detto il capo dell’amministrazione militare Oleksandr Vilkul, citato da Ukrinform.”Il sistema idrico non aveva alcun valore militare e centinaia di migliaia di civili dipendono da esso ogni giorno”, ha detto in un video messaggio notturno il presidente
Fondi russi a paesi stranieri, Urso sente Gabrielli: ‘Non c’è l’Italia nel rapporto degli 007’
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“Mi sono confrontato con l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica Franco Gabrielli” sul rapporto dell’ intelligence Usa che riferisce di finanziamenti della Russia a partiti di Paesi esteri “ed al momento non esistono notizie che ci sia l’Italia” tra i Paesi coinvolti.
Così il presidente del Copasir Adolfo Urso ad ‘Agorà’ su Rai 3.
“Mi sono doverosamente confrontato – ha spiegato Urso – con il sottosegretario Gabrielli perché è il Governo ad avere eventualmente notizie attraverso i canali ufficiali che riguardano anche i rapporti tra le nostre agenzie d’intelligence e ci è stato detto che in questi dossier non ci sono notizie che riguardano l’Italia”.
“Io qui a Washington – ha proseguito il senatore, che si trova negli Usa – avrò altri incontri, tra l’altro con il presidente della Commissione intelligence del Senato ed ai miei interlocutori chiederò notizie in merito”. Peraltro, ha aggiunto, “è evidente che l’ingerenza straniera esiste e che Russia e Cina tentano di delegittimare in vari modi le nostre democrazie e noi dovremo contrastarle”. “Ho concordato – ha infine informato – con Gabrielli di fare comunque una riunione con il Copasir, penso per venerdì e vedremo se ci saranno ulteriori notizie”.
Fondi russi, Urso sente Gabrielli: ‘Non c’è l’Italia nel rapporto degli 007 Usa’Lo afferma il presidente del Copasir dopo aver avuto un confronto con l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica Franco GabrielliAdolfo Urso, presidente Copasir © ANSAFOTORedazione ANSAWASHINGTON14 settembre 202210:17NEWSPUBBLICITÀ”Mi sono confrontato con l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica Franco Gabrielli” sul rapporto dell’ intelligence Usa che riferisce di finanziamenti della Russia a partiti di Paesi esteri “ed al momento non esistono notizie che ci sia l’Italia” tra i Paesi coinvolti.Così il presidente del Copasir Adolfo Urso ad ‘Agorà’ su Rai 3.”Mi sono doverosamente confrontato – ha spiegato Urso – con il sottosegretario Gabrielli perché è il Governo ad avere eventualmente notizie attraverso i canali ufficiali che riguardano anche i rapporti tra le nostre agenzie d’intelligence e ci è stato detto che in questi dossier non ci sono notizie che riguardano l’Italia”. Se ti piace il tuo iPhone, amerai il MacADSe ti piace il tuo iPhone, amerai il MacÈ tempo di vivere un’unica, nuova, grande esperienza. Scegli il Mac perfetto per te. Scegli la potenza e la semplicità.MediaWorld.it”Io qui a Washington – ha proseguito il senatore, che si trova negli Usa – avrò altri incontri, tra l’altro con il presidente della Commissione intelligence del Senato ed ai miei interlocutori chiederò notizie in merito”. Peraltro, ha aggiunto, “è evidente che l’ingerenza straniera esiste e che Russia e Cina tentano di delegittimare in vari modi le nostre democrazie e noi dovremo contrastarle”. “Ho concordato – ha infine informato – con Gabrielli di fare comunque una riunione con il Copasir, penso per venerdì e vedremo se ci saranno ulteriori notizie”.
Meloni: ‘E’ importante fare chiarezza’ “La Ue nei mesi scorsi ha già ampiamente fatto esempi su come in altre nazioni la Russia abbia tentato in questi anni di aumentare la sua sfera di influenza usando strumenti a 360 gradi. E’ importante saperlo, ed è importante sapere se le scelte che alcuni fanno siano convinte o in qualche modo influenzate da qualche interesse”. Lo ha detto Giorgia Meloni a Radio 24.E se dovesse emergere che Lega abbia preso soldi da Mosca?, è stato chiesto alla leader di Fratelli d’Italia: “Credo che non succederà. Sono mesi che se ne parla, ma non è emerso nulla”. “Sono tutte verificabili le nostre forme di finanziamento. Sono certa che Fratelli d’Italia non prende soldi da stranieri”, ha detto ancora Meloni, annunciando una querela a Repubblica e a Paul Volker per un articolo pubblicato nell’edizione di oggi del quotidiano. “Repubblica e Volker ci portino le prove. Siccome non ci sono penso che la querela sia inevitabile”. Salvini: ‘Fake news, mai presi soldi dalla Russia’”Mai chiesti e mai presi soldi, rubli, euro, dinari, dollari dalla Russia”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini,ospite di Non stop news su RTL 102.5. “Strano che ogni volta, a dieci giorni dal voto, arrivino queste fake news: sono anni che ci sono indagini aperte, non è mai stato trovato nulla perché non c’è nulla. Altra cosa è lavorare per la pace e cercare di fermare la guerra. Se qualcuno ha preso soldi lo dica. Mi sembra che qualcuno soprattutto a sinistra usi questa storia per non parlare di Italia bollette, cartelle e lavoro. Chi aiuta la Lega lo fa in Italia, in modo trasparente e spontaneo”, conclude
Rapporto OCSE sull’occupazione, prospettive altamente incerte sulla scia della guerra della Russia contro l’Ucraina
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I mercati del lavoro dell’OCSE si sono ripresi con forza dalla pandemia COVID-19, ma le prospettive occupazionali globali sono ora molto incerte, secondo un nuovo rapporto dell’OCSE appena pubblicato a Parigi..
La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha causato un calo della crescita globale e un aumento dell’inflazione, con impatti negativi sugli investimenti delle imprese e sui consumi privati.
Secondo le ‘Prospettive occupazionali dell’OCSE per il 2022’, mentre i mercati del lavoro rimangono rigidi nella maggior parte dei Paesi OCSE, la minore crescita globale comporta un probabile rallentamento della crescita dell’occupazione, mentre i forti aumenti dei prezzi dell’energia e delle materie prime stanno generando una crisi del costo della vita. Dal punto più basso della pandemia, nell’aprile 2020, i Paesi OCSE hanno creato circa 66 milioni di posti di lavoro, 9 milioni in più di quelli distrutti in pochi mesi all’inizio del contagio.
Il tasso di disoccupazione dell’OCSE si è stabilizzato al 4,9% nel luglio 2022, 0,4 punti al di sotto del livello pre-pandemia registrato nel febbraio 2020 e al livello più basso dall’inizio della serie nel 2001.
Il numero di lavoratori disoccupati nell’OCSE ha continuato a diminuire a luglio e ha raggiunto i 33 milioni, 2,4 milioni in meno rispetto a prima della pandemia. Tuttavia, se si considerano i singoli Paesi, il tasso di disoccupazione a luglio è rimasto più alto rispetto a prima della pandemia in un quinto dei Paesi OCSE. In diversi Paesi, inoltre, i tassi di partecipazione alla forza lavoro e di occupazione sono ancora inferiori ai livelli pre-crisi. Inoltre, l’occupazione sta crescendo più fortemente nei settori dei servizi ad alta retribuzione, mentre rimane al di sotto dei livelli pre-pandemia in molti settori a bassa retribuzione e ad alta intensità di contatto. “L’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia sta avendo un forte impatto, in particolare sulle famiglie a basso reddito”, ha dichiarato il Segretario Generale dell’OCSE Mathias Cormann. “Nonostante la diffusa carenza di manodopera, la crescita dei salari reali non sta tenendo il passo con gli attuali alti tassi di inflazione. In questo contesto, i governi dovrebbero prendere in considerazione misure di sostegno temporanee e ben mirate. Ciò contribuirebbe ad attutire l’impatto sulle famiglie e sulle imprese più bisognose, limitando al contempo l’impatto sull’inflazione e il costo fiscale di tale sostegno politico”. Le condizioni rigide del mercato del lavoro fanno sì che le aziende in tutta l’OCSE si trovino ad affrontare una carenza di manodopera senza precedenti. Nell’Unione Europea, quasi tre imprese manifatturiere e di servizi su dieci hanno segnalato limitazioni della produzione nel secondo trimestre del 2022 a causa della mancanza di manodopera.
I salari nominali non tengono il passo con il rapido aumento dell’inflazione. Il valore reale dei salari dovrebbe diminuire nel corso del 2022, poiché si prevede che l’inflazione rimanga elevata e generalmente ben al di sopra del livello previsto al momento della stipula dei contratti collettivi per il 2022. La crisi del costo della vita colpisce in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito. Esse devono destinare una quota significativamente maggiore del loro reddito all’energia e ai generi alimentari rispetto ad altri gruppi e sono state anche il segmento di popolazione che è rimasto indietro nella ripresa dei posti di lavoro dopo la pandemia COVID-19. In queste circostanze, secondo il rapporto, è essenziale sostenere i salari reali dei lavoratori a bassa retribuzione. I governi dovrebbero valutare come adeguare i salari minimi legali per mantenere l’effettivo potere d’acquisto dei lavoratori a bassa retribuzione. Anche i trasferimenti sociali mirati, controllati e temporanei alle persone più colpite dagli aumenti dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari contribuirebbero a sostenere il tenore di vita delle persone più vulnerabili. Nelle attuali circostanze, sarà fondamentale anche una discussione attiva tra governi, lavoratori e imprese sui salari. Nessuno di loro può assorbire da solo l’intero costo associato all’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Occorre quindi dare nuovo impulso alla contrattazione collettiva e riequilibrare il potere contrattuale tra datori di lavoro e lavoratori, consentendo a questi ultimi di contrattare il proprio salario in condizioni di parità. I Paesi dovrebbero intensificare gli sforzi per riconnettere le persone poco qualificate e altri gruppi vulnerabili ai posti di lavoro disponibili. Circa due terzi dei Paesi OCSE hanno aumentato il bilancio destinato ai servizi pubblici per l’impiego dall’inizio della crisi COVID 19 . Tuttavia, maggiori finanziamenti non sono sufficienti: i servizi per l’impiego e la formazione devono essere integrati, completi ed efficaci nel raggiungere i datori di lavoro e le persone in cerca di lavoro. Migliorare la qualità dei posti di lavoro in prima linea dovrebbe essere una priorità urgente per i governi. Più della metà dei Paesi OCSE ha istituito premi una tantum per compensare i lavoratori del settore dell’assistenza a lungo termine per il lavoro extra durante la pandemia. Tuttavia, meno del 30% dei Paesi ha aumentato la retribuzione su base continuativa.
La situazione italiana
In Italia, l’impatto della crisi del COVID-19 sul mercato del lavoro è stato attenuato dall’uso massiccio della Cassa Integrazione. Nonostante l’enorme calo delle ore lavorate, il tasso di disoccupazione massimo del secondo trimestre 2020 era solo 0.5 punti percentuali al di sopra del 9.7% del dicembre 2019. Il mercato del lavoro ha continuato a migliorare nei primi mesi del 2022 portando il tasso di disoccupazione al 7.9%% a luglio – ancora ben al di sopra della media OCSE del 4.9%. A giugno 2022, il tasso d’occupazione era al 60.1% – 1.1 punti percentuali al di sotto del livello del dicembre 2019. L’aumento del tasso di occupazione è stato maggiore per gli uomini (cresciuto di 1.2 punti percentuali fino al 69.1%) che per le donne (+0.9 punti percentuali per arrivare a 51%).
L’incidenza di posti di lavoro vacanti ha raggiunto livelli record nella seconda metà del 2021, per stabilizzarsi intorno a 1.9 nel primo trimestre 2022. L’aumento del tasso è stato particolarmente forte nei servizi di alloggio e di ristorazione, dove ha raggiunto il 3% all’inizio del 2022.
Nonostante l’aumento della tensione nel mercato del lavoro, la crescita salariale nominale rimane debole in Italia. Nel secondo trimestre 2022, la crescita annua dei salari orari negoziati è rimasta intorno all’1%, mentre l’inflazione ha raggiunto il 6.9% (contro una media OCSE del 9.7%).
Secondo le proiezioni dell’OCSE, i salari reali scenderanno del 3% in Italia nel corso del 2022, contro una media OCSE del 2.3%.
I giovani sono stati particolarmente colpiti dall’impatto iniziale della crisi. Nel primo trimestre 2022, I giovani avevano in parte recuperato lo svantaggio, ma erano ancora in ritardo rispetto ai lavoratori più anziani. Il tasso di occupazione per la fascia di età dai 15 ai 24 anni era al di sotto del livello pre-crisi nella maggior parte dei paesi, ed in media era tornato a livelli di inizio 2019 nell’area OCSE. Per le fasce di età 25-54 e 55-64, invece, il tasso di occupazione nello stesso periodo era cresciuto rispettivamente di 1 e 3 punti percentuali in media nell’area OCSE. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede un nuovo programma di politiche attive per il mercato del lavoro – Garanzia di Occupabilità dei lavoratori (GOL) – per fornire supporto personalizzato in termini di orientamento, aggiornamento e riqualificazione. Il programma offre anche fondi per la sperimentazioni di programmi su scala ridotta per valutarne l’efficacia e l’applicazione su ampia scala.
Il programma è diretto principalmente a gruppi particolarmente svantaggiati nel mercato del lavoro – inclusi i giovani – ed è aperto sia ai disoccupati che ai lavoratori a basso reddito – dipendenti o autonomi.
Regno Unito, morta la regina Elisabetta: il nuovo re si chiamerà Carlo III
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La regina Elisabetta, 96 anni, è morta oggi nella residenza scozzese di Balmoral, dove le sue condizioni – fragili negli ultimi tempi nonostante la tempra ferrea – si erano aggravate nelle scorse ore.
L’annuncio ufficiale è arrivato con una nota di Buckingham Palace: “Sua Maestà è morta pacificamente oggi pomeriggio a Balmoral”, vi si legge.
Nel testo si precisa, in riferimento a Carlo e Camilla, che “il Re e la Regina consorte rimarranno a Balmoral stasera e torneranno domani a Londra”. La Bbc ha fatto seguire l’annuncio da un momento di silenzio e dal suono dell’inno God Save the Queen.
Il nuovo sovrano del Regno Unito sarà noto con il nome di re Carlo III. Lo ha confermato Clarence House dopo che la premier britannica Liz Truss lo aveva chiamato così nel suo discorso alla nazione in seguito alla morte della regina Elisabetta II.
“La morte della mia amata madre è un momento di grande tristezza per me e per tutti i membri della mia famiglia”: sono le prime parole di Carlo diventato re, con il nome di Carlo III. “So che la sua morte sarà profondamente sentita in tutto il Paese, il regno, il Commonwealth e da innumerevoli persone nel mondo”, ha aggiunto. “E’ di conforto la consapevolezza dell’affetto e del rispetto provato per la regina”.
La morte della regina Elisabetta “è uno shock per la nazione e per tutto il mondo“. Così la premier britannica Liz Truss che ha parlato alla nazione da Downing Street.
La sovrana, mostratasi in pubblico in piedi ma fragile due giorni fa nella residenza scozzese di Balmoral per il passaggio di consegne alla testa del governo britannico fra Boris Johnson e Liz Truss, premier numero 15 dei suoi 70 anni di regno, era stata già costretta ieri a rinunciare a una riunione virtuale.
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Sua Maestà la Regina Elisabetta II. La Regina Elisabetta, si legge in una nota, è stata “protagonista assoluta della storia mondiale degli ultimi settant’anni”. Alla Famiglia Reale, ai Governi e a tutti i cittadini del Regno Unito e dei Paesi del Commonwealth, le più sentite condoglianze.
A Bruxelles torna il Festival del Fumetto dal 9 all’11 settembre
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Eastern Economico Forum, Putin: “Impossibile isolare la Russia”
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“Limitare i prezzi del gas russo è un’altra stupidità che non ha futuro”
Le sanzioni imposte dai Paesi occidentali alla Russia costituiscono “una minaccia al mondo intero”, ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, nel suo discorso all’Eastern Economico Forum a Vladivistok.
“La pandemia è stata rimpiazzata da nuove sfide globali che pongono una sfida al mondo intero. Mi riferisco alla frenesia delle sanzioni occidentali, agli aggressivi tentativo (dell’Occidente) di imporre un modello di comportamento ad altri Paesi, privandoli di sovranità e soggiogandoli al suo volere”, ha detto il capo del Cremlino.
Putin ha detto che “è impossibile isolare la Russia’, con riferimento alle sanzioni occidentali. Putin, che parla all’Eastern Economic Forum a Vladivostok, ha aggiunto – citato dalla Tass – che “la Russia non ha perso e non sta perdendo nulla a causa dell’Operazione speciale (l’invasione dell’Ucraina, ndr), ma ha anzi rafforzato la propria sovranità”. Il leader russo si è detto certo che “l’economia globale attraversa un periodo difficile, ma la logica della cooperazione vincerà sicuramente”.
La Russia non ha iniziato le azioni di combattimento in Ucraina, ma “sta cercando di mettere fine ad esse, perché è dal 2014 che continuano”, ha detto il presidente russo.
Putin ha affermato di avere in mente di imporre restrizioni sull’esportazione di grano e sementi ucraini verso l’Europa e di volerne discutere con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. “Forse – ha dichiarato Putin da Vladivostok, citato dalla Tass – dovremmo pensare di limitare l’export di grano e altri alimenti lungo questa rotta (fra l’Ucraina e l’Europa, ndr). Credo proprio che ne parlerò con il presidente turco Erdogan. Dopotutto, siano stati noi a elaborare il processo di esportazione dei cereali ucraini”.
“Limitare i prezzi del gas russo è un’altra stupidità che non ha futuro”, ha affermato Putin. “Il mercato europeo delle risorse energetiche – afferma Putin – era un tempo privilegiato, ora non lo è più”. Per il presidente russo, “la domanda di risorse energetiche della Cina cresce e gli accordi energetici con la Russia funzionano”.
Zaporizhzhia, rapporto Aiea: “Situazione insostenibile” e la Russia chiede chiarimenti
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Situazione “senza precedenti”, ha avvertito l’Aiea in un rapporto di 52 pagine in cui evidenzia tutte le criticità emerse nella visita
La Russia ha chiesto all’Aiea, l’agenzia dell’Onu per l’Energia atomica, dei “chiarimenti” sul suo rapporto sulla situazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia – definita nel documento “insostenibile” -, ha dichiarato a Interfax il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov. “C’è bisogno di chiarimenti supplementari, perché quel rapporto contiene un certo numero di punti interrogativi. Abbiamo chiesto questi chiarimenti al direttore generale dell’Aiea”, Rafael Grossi. Ieri l’ambasciatore russo all’Onu ha deplorato che il rapporto non “indicasse chiaramente” che sarebbero gli ucraini a bombardare la zona della centrale.
“In attesa della fine del conflitto e del ripristino di condizioni stabili, c’è urgente bisogno di misure ad interim per evitare che un incidente nucleare sia provocato dai danni fisici causati da strumenti militari”. Dopo la missione a Zaporizhzhia, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica denuncia una situazione “insostenibile” e mette nero su bianco i rischi di un disastro nella centrale nucleare più grande d’Europa, da settimane al centro degli scontri in Ucraina, che “può avere un serio impatto nel Paese e oltre i suoi confini”. Per questo, gli esperti dell’Onu lanciano un appello per “l’urgente creazione di una zona di protezione della sicurezza nucleare”. La situazione è “senza precedenti”, avverte l’Aiea in un rapporto di 52 pagine in cui evidenzia tutte le criticità emerse nella visita conclusa poche ore fa, mentre a Zaporizhzhia si sono registrate nuove potenti esplosioni per cui Mosca e Kiev continuano a rinnovarsi accuse reciproche. “E’ la prima volta che un conflitto militare si è svolto tra le strutture” di una centrale di queste dimensioni, sottolinea il documento stilato dai tecnici, che “hanno osservato danni in diverse zone causati dagli eventi segnalati” in relazione al conflitto, “con alcuni dei danni vicino agli edifici del reattore”. Gli esperti, si legge nel testo, “hanno osservato che alcuni lavori di riparazione erano già stati effettuati o erano in corso per alcuni dei danni e hanno notato che ulteriori lavori sarebbero necessari per riparare tutti i danni causati”. Inoltre per l’Aiea, che nella centrale ha lasciato due tecnici come sentinelle per monitorare gli sviluppi, l’attuale situazione “è chiaramente insostenibile” anche per i lavoratori ucraini della centrale, che “operano in condizioni estremamente stressanti sotto il controllo delle forze armate russe”.
In attesa dell’intervento al Consiglio di sicurezza dell’Onu del direttore generale dell’ente, Rafael Grossi, l’appello a fermare i raid è però caduto nel vuoto. Russi e ucraini ancora una volta si sono accusati a vicenda di aver compiuto i bombardamenti che poco dopo mezzogiorno hanno provocato una potente esplosione a Energodar, la città che ospita l’impianto, causando un’immediata interruzione delle forniture di elettricità e acqua ai residenti. I filorussi hanno poi riferito di danni a un serbatoio di olio combustibile, che sarebbe finito nel canale che fornisce acqua per il funzionamento della struttura. Denunce su cui neppure l’Aiea è riuscita a fare pienamente chiarezza, potendo solo verificare gli effetti dei raid. Del resto, ha sottolineato il numero uno dell’ente nucleare ucraino Energoatom, Petro Kotin, la missione sconta un limite di mandato per cui non può pretendere che Mosca ponga fine alla sua “occupazione”, che costituisce “la radice del problema”. Per questo, ha aggiunto, per arrivare a una smilitarizzazione servirebbe piuttosto un intervento di peacekeeping con la partecipazione dei caschi blu dell’Onu. Mentre gli occhi restano puntati su Zaporizhzhia, il conflitto avanza. Dopo il successo simbolico dello stop al referendum in programma a Kherson per l’annessione alla Russia, le forze ucraine hanno rivendicato un’ulteriore avanzata della controffensiva, che trova conferme anche dal Pentagono. Per il consigliere presidenziale Oleksiy Arestovych, “dall’inizio dell’operazione di liberazione del sud dell’Ucraina, l’esercito ha ripreso diversi insediamenti sulla sponda occidentale del Dnepr” e nelle prossime settimane sarà in grado di accerchiare il nemico sulla sponda opposta del fiume, iniziando a ricacciarlo indietro. Una scommessa che si affianca ai progressi rivendicati sul fronte orientale, mentre un consigliere di Kiev ha detto di aspettarsi a breve l’annuncio di “grandi notizie dal presidente Zelensky sulla controffensiva nella regione di Kharkiv”. E intanto, anche la resistenza continua la sua battaglia. A Berdyansk, sul mar d’Azov vicino a Mariupol, il comandante russo della città “occupata” è rimasto gravemente ferito dall’esplosione di un’autobomba in pieno giorno e in pieno centro.
Zaporizhzhia, Erdogan offre la mediazione turca
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Il rischio di un incidente nucleare devastante nella centrale ucraina di Zaporizhzhia occupata dai russi non è stato mitigato dall’arrivo degli ispettori dell’Aiea e per scongiurarlo si guarda ora ad Ankara che ha messo sul piatto l’offerta di una possibile mediazione tra Mosca e Kiev.
Recep Tayyp Erdogan ha aperto la strada al dialogo in una conversazione telefonica con Vladimir Putin: “La Turchia può assumere un ruolo da facilitatore sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, come è stato fatto per l’accordo sul grano”, recita un comunicato della presidenza turca.
I due “hanno fatto il punto sulla situazione in Ucraina” e soprattutto sugli accordi bilaterali, in particolare quello per la costruzione della prima centrale atomica turca, quella di Akkuyu, che per Ankara è “il simbolo della cooperazione con la Russia”.
A Mosca le agenzie di stampa hanno sorvolato sull’offerta di mediazione enfatizzando invece i complimenti turchi per “il ruolo costruttivo” della Russia nell’organizzazione della missione degli ispettori dell’Aiea.
Mentre è a Dmitry Medvedev che spetta ancora il ruolo del falco, con l’ennesima minaccia apocalittica: i tentativi “estremamente pericolosi” dell’Occidente di “farci a pezzetti” sostenendo l’Ucraina “ignorano un semplice assioma, la disintegrazione violenta di una potenza nucleare è sempre una partita a scacchi con la morte”. La migliore garanzia che ha Mosca è il suo arsenale nucleare, ha avvertito. Il team dell’agenzia atomica internazionale intanto ha incassato i complimenti del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che ha citato “il loro coraggio e la loro professionalità” e ha puntato l’indice contro “la Russia che ha messo in pericolo il mondo”.
La situazione a Zaporizhzhia è “estremamente complessa e difficile”, aveva detto rientrando a Vienna il direttore dell’Aiea, Rafael Grossi, dicendosi “molto preoccupato” per l’aumento delle operazioni militari nella zona dell’impianto. Da ultimo, il rifornimento di energia ai territori ucraini è stato interrotto per “i colpi dell’artiglieria ucraina”, hanno annunciato i filorussi. L’elettricità arriva ora solo tramite una linea secondaria, ha confermato l’Aiea.
Il ministero della Difesa di Mosca accusa le forze di Kiev di aver tentato un attacco poco prima della mezzanotte di venerdì, quando “oltre 250 unità delle forze speciali di Kiev e quelle mercenarie straniere hanno tentato un assalto anfibio sulla costa nei pressi di Energodar e Dneproprudny”. I russi hanno fatto entrare in azioni i caccia e gli elicotteri, “che hanno distrutto 20 imbarcazioni su 42”, una cinquantina i militari uccisi.
Nelle ultime ventiquattr’ore si contano diverse vittime nei bombardamenti su tutta l’area del fronte, mentre a Bucha è stata completata la sepoltura delle vittime del massacro di matrice russa con la collocazione di ulteriori 13 tombe nel cimitero della cittadina. Le vittime totali “sono 1.100”, denunciano i responsabili ucraini. Sul terreno più propriamente militare, Londra sostiene che la controffensiva ucraina a Kherson ha preso i russi “di sorpresa” e che le forze di Kiev avanzano su tre direttrici minando la struttura logistica nemica nelle retrovie. Nonostante Mosca smentisca una qualche efficacia dell’operazione, gli osservatori rilevano numerosi raid arei nell’area, segno che le truppe russe stanno incontrando difficoltà. Anche la città di Kherson è finita nel mirino e nel raggio dei missili ucraini, con almeno 8 esplosioni che hanno scosso la zona del porto fluviale. Un bimbo di 8 anni è rimasto ucciso in un raid a Mykolaiv.
Addio Gorbaciov, ultimo leader dell’Urss
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La perestroika, il crollo del Muro di Berlino, la fine della guerra fredda, il disarmo nucleare, il ritiro dall’Afghanistan: il nome di Mikhail Gorbaciov, spentosi in ospedale all’età di 91 anni dopo una lunga malattia, evoca un’intera epoca di cambiamenti storici conclusasi nel ’91 con il crollo dell’Urss, di cui fu l’ultimo presidente prima di cedere il potere al suo rivale Boris Ieltsin.
Gorbaciov arriva dalla provincia, da un villaggio della regione meridionale di Stavropol, dove nasce il 2 marzo 1931 da una famiglia di agricoltori che gli trasmette l’amore per la terra e le cose semplici.Dopo un’esperienza nel Komsomol – la gioventù comunista – ancora impregnata di retorica staliniana, sbarca a Mosca all’inizio degli anni Cinquanta e si laurea in giurisprudenza nel 1955.Negli anni universitari si iscrive al partito comunista e conosce Raissa Titarenko, che con il suo sorriso e la sua eleganza rivoluzionerà l’immagine della first lady sovietica. La sposa poco dopo e resterà la sua fedele, amatissima compagna di vita sino alla sua morte, nel 1999.
La carriera politica di Gorbaciov inizia nel 1970, quando viene nominato primo segretario del partito a Stavropol. Dieci anni dopo torna a Mosca come membro a pieno titolo del Politburo: è il più giovane di tutti. Rafforza la propria posizione sotto le ali protettive di Andropov, capo del Kgb e originario anche lui di Stavropol. Viaggia spesso all’estero e nel 1984 incontra per la prima volta l’allora primo ministro britannico Margaret Thatcher, “un osso duro” con cui stabilirà poi un rapporto di stima e fiducia. L’anno dopo, con la morte di Cernenko, è il suo turno. L’11 marzo 1985 diventa segretario generale del Pcus: ha solo 54 anni, una svolta generazionale dopo un lungo periodo di gerontocrazia. Il 1986 è già un anno cruciale, che rafforza le attese e le speranze, in Urss come nel resto del mondo, legate alla nuova leadership sovietica. A febbraio Gorbaciov lancia le sue parole d’ordine, Glasnost (trasparenza) e Perestroika (ristrutturazione), per portare una inedita ventata di libertà nei media e nell’opinione pubblica e per riformare un sistema economico sempre più stagnante. In ottobre invece si incontra con l’allora presidente americano Ronald Reagan a Reykjavik, in Islanda, per discutere la riduzione degli arsenali nucleari in Europa, suggellata l’anno successivo dalla firma di uno storico trattato.
Nel luglio del 1991 fa il bis con George Bush: lo ‘Start 1’ per una forte riduzione delle armi nucleari strategiche. Gorby, come ormai viene amichevolmente chiamato in Occidente, riabilita anche i dissidenti più celebri, a partire dal fisico Andrei Sakharov, dopo otto anni di confino. Il percorso democratico interno avanza, le riforme economiche meno. Il potere viene spostato dal partito agli organi legislativi eletti a suffragio universale e nel marzo del 1989 ci sono le prime libere elezioni: una data storica. Nel 1990 il ricostituito Congresso dei deputati del popolo elegge Gorbaciov presidente, con più ampi poteri. Nel frattempo è già cambiata la geografia e la storia dell’Europa, che per il padre della peretroika deve diventare “una casa comune”. Il 9 novembre 1989 crolla il Muro di Berlino, il simbolo della guerra fredda, seguono le rivoluzioni di velluto nell’Europa centro-orientale e la riunificazione della Germania. Tutto con l’avallo di Gorbaciov, che nel 1989 ritira anche le truppe dall’Afghanistan. Nello stesso anno compie due visite storiche: a maggio a Pechino, dove Cina e Urss riallacciano i rapporti interrotti trent’anni prima; il primo dicembre in Vaticano da Wojtyla, primo leader sovietico ad incontrare un Papa.
Inevitabile, e meritato, il Nobel per la pace nel 1990. Il 1991 è però un anno drammatico per lui: in agosto viene sequestrato per tre giorni nella villa presidenziale in Crimea, vittima di un golpe dei comunisti conservatori spento solo dalla coraggiosa resistenza del presidente russo Ieltsin. Che l’8 dicembre successivo firma con Ucraina e Bielorussia la nascita della Csi, la Comunità di Stati indipendenti: è la fine dell’Urss. Impotente e ormai impopolare dopo le sue riforme troppo lente e prudenti, inviso anche per la sua crociata contro la vodka, umiliato nel duello con l’esuberante Ieltsin, il riflessivo Gorbaciov getta la spugna poche settimane dopo, il giorno di Natale. Insieme alla bandiera rossa viene ammainata un’epoca, tramontava un impero che aveva sconfitto i nazisti e mandato il primo uomo nello spazio ma anche milioni di suoi concittadini nei gulag. Nella sua biografia restano alcune ombre, come l’invio del carri armati in Lituania contro le prime aspirazioni indipendentiste o la catastrofe nucleare di Cernobyl nel 1986, passata sotto silenzio per diversi giorni nonostante la glasnost.
Ma i suoi meriti storici prevalgono di gran lunga, nonostante l’impopolarità o l’indifferenza tra i russi, che non gli perdonano il crollo dell’Urss. Il suo impegno a favore della pace, della democrazia e dell’ambiente è continuato sino a poco tempo fa, tra conferenze, incontri e critiche aperte alla deriva autoritaria di Putin. Anche se nel 2014 era tornato a difenderlo come paladino degli interessi russi, a partire dall’annessione della Crimea, contro l’imperialismo Usa. Ma chiedendo anche, fino alla fine dei suoi giorni, di evitare il rischio di uno scontro nucleare.