MIGRANTI: L'AUSTRIA DICE NO E INNALZA BARRIERE

Redazione
 
L’Austria dice no agli immigrati e lo fa innalzando barriere di contrasto al Brennero. La struttura sarà alta 250 metri e comprenderà sia l’autostrada che la strada statale. Saranno smontati i guardrail e la segnaletica verrà modificata, inoltre verranno effettuati i controlli del traffico leggero e pesante in un parcheggio, sarà anche allestito un centro di registrazione. Sandro Gozi, sottosegretario con delega all’Ue ha definito tale decisione “"un grave errore che viola le regole europee” e chiede a Vienna di riconsiderare “questa decisione che contravviene allo spirito e alla lettera degli accordi europei oltre che all'amicizia che lega Italia e Austria”. Vienna aveva annunciato tempo fa l’intenzione di un “management di confine”. Con la chiusura della rotta balcanica e l’arrivo della bella stagione, il governo austriaco teme invece un incremento di flussi migratori sulle coste del Mediterraneo. Il presidente Heinz Fischer ritiene che “i provvedimenti al Brennero non prevedono un muro oppure filo spinato. Ma servono più controlli per chi vuole entrare in Europa”. Intanto la circolazione prosegue in modo regolare, lo conferma anche Roberto Defanf dell’associazione Volontarius che si occupa, in Alto Adige, dell’accoglienza profughi “Il numero degli arrivi è stabile. In media transitano 20-25 persone al giorno. Per il momento  non abbiamo segnali che facciano pensare ad un aumento sostanziale”. Il governatore altoatesino Arno Kompatscher e il segretario Svp Philipp Achammer hanno affermato che “Con Schengen e la fine dei controlli di frontiera il Brennero era diventato un simbolo dell'Unione europea, ora torna ad essere simbolo della divisione”. Intanto sono partite le critiche, come quelle di Domenico Manzione, sottosegretario all’Interno che ha parlato di “implicazioni economiche tutt'altro che trascurabili. Sarebbe una perdita secca consistente, per questo abbiamo insistito che l'area restasse aperta, ma l'Austria ha elezioni politiche importanti alle porte”. Per il presidente Pittella del gruppo dei Socialisti e Democratici del Parlamento europeo si tratta invece di un muro preventivo inaccettabile e di “un muro preventivo inaccettabile, una spallata inutile e negativa contro l'Europa”. Patrizia Toia, capodelegazione degli eurodeputati PD ha aggiunto “Un pessimo segnale per l'Europa che non risolverà niente ma che contraddice i suoi valori”. Esulta invece Salvini “Altro che il buonista Mattarella. Fa bene l'Austria che evidentemente ha politici che difendono gli interessi dei loro cittadini”.



EMERGENZA IMMIGRAZIONE: TENSIONI A LESBO. DIMINUISCONO I MIGRANTI IN GERMANIA

Redazione
 
Istanbul – Nella mattinata di oggi sono ripresi i rinvii di migranti dalla Grecia in Turchia, in base al piano che l’Ue ha concordato con Ankara. Non sono mancate le opinioni discordanti in merito a tale operazione di rinvio. Un gruppo di manifestanti si è gettato nelle acque dinnanzi al porto di Lesbo e ha cercato di bloccare la partenza. Intorno alle ore 8 è salpata una nave con a bordo migranti pachistani che non hanno presentato la richiesta di asilo. Lunedì ci sono stati 202 rinvii da Lesbo a Chios. Invece la nave salpata stamane è approdata sulla costa egea della Turchia, a Dikili. Le fonti locali riferiscono che vi sono 45 pachistani a bordo che non hanno presentato la richiesta di asilo. Si apprende inoltre che verranno trasferiti presso il centro di Pehlivankoy, in Turchia.
 
Emerge inoltre che in Germania si è ridotto il flusso di migranti. Nell’ultimo trimestre del 2015 si erano registrati 500mila ingressi, tale numero si è drasticamente ridotto nel primo trimestre del 2016, arrivando a quota 170mila, con una netta riduzione del 66%. I dati riportano anche una riduzione evidente di profughi registrati nei primi mesi dell’anno. Nel mese di marzo ne sono stati registrati 20 mila, a febbraio erano invece 60mila, 90mila erano invece a gennaio e nel dicembre del 2015 hanno sfiorato la soglia dei 200mila. Inoltre sono aumentate le domande di asilo ed è diminuito il numero di arrivi. Le richieste di asilo, dal primo gennaio 2016, sono state circa 181.400. Il ministro ha riferito “nel primo trimestre del 2015 le richieste di asilo dai migranti provenienti dai 6 paesi dei Balcani erano il 61% del dato complessivo, circa 20 mila; nel primo trimestre del 2016 è calato al 5%, con 3000 richieste”. 



REGENI: UNA MAIL ANONIMA ROMPE IL SILENZIO: "ECCO L'ASSASSINO DI GIULIO"

di Angelo Barraco
 
Roma – La morte di Giulio Regeni è tutt’altro che chiarita e ciò che è emerso oggi potrebbe cambiare definitivamente il corso degli eventi.  Un anonimo che dice di appartenere alla polizia segreta egiziana, sta scrivendo da alcuni giorni a Repubblica in merito alla morte di Regeni e accusa i vertici egiziani e avrebbe fatto un nome, quello del generale Khaled Shalabi. Dalle prime indiscrezioni sarebbe proprio questo il nome in merito alle responsabilità sulla morte del giovane ricercatore. L’informatore inoltre ha svelato dettagli sulle torture inflitte a Regeni che non sono mai stati resi noti e che conoscono soltanto gli inquirenti italiani. Le email sono state acquisite dalla Procura di Roma. L’anonimo scrive che “L'ordine di sequestrare Giulio Regeni  è stato impartito dal generale Khaled Shalabi, capo della Polizia criminale e del Dipartimento investigativo di Giza. Fu Shalabi, prima del sequestro, a mettere sotto controllo la casa e i movimenti di Regeni e a chiedere di perquisire il suo appartamento insieme ad ufficiali della Sicurezza nazionale. Fu Shalabi, il 25 gennaio, subito dopo il sequestro, a trattenere Regeni nella sede del distretto di sicurezza di Giza per 24 ore” e aggiunge inoltre che nella caserma di Giza “viene privato del cellulare e dei documenti e di fronte al rifiuto di rispondere ad alcuna domanda in assenza di un traduttore e di un rappresentante dell'Ambasciata italiana” viene picchiato. Chi sta interrogando Giulio “vuole conoscere la rete dei suoi contatti con i leader dei lavoratori egiziani e quali iniziative stessero preparando”. Aggiunge inoltre che “per ordine del ministro dell'Interno Magdy Abdel Ghaffar” lo trasferiscono “in una sede della Sicurezza nazionale a Nasr City”. Lo torturano per tre giorni ma Giulio non demorde allora, continua l’anonimo, “"il consigliere del presidente, il generale Ahmad Jamal ad-Din, che, informato Al Sisi, dispone l'ordine di trasferimento dello studente in una sede dei Servizi segreti militari a Nasr City perché venga interrogato da loro”. Spiega che le torture che seguono sono ancora più violente delle precedenti poiché Giulio “Viene messo in una cella frigorifera dell'ospedale militare di Kobri al Qubba, sotto stretta sorveglianza e in attesa che si decida che farne. La decisione viene presa in una riunione tra Al Sisi, il ministro dell'Interno, i capi dei due servizi segreti, il capo di gabinetto della Presidenza e la consigliera per la Sicurezza nazionale Fayza Abu al Naja”, l’anonimo aggiunge inoltre che “nella riunione venne deciso di far apparire la questione come un reato a scopo di rapina a sfondo omosessuale e di gettare il corpo sul ciglio di una strada denudandone la parte inferiore. Il corpo fu quindi trasferito di notte dall'ospedale militare di Kobri a bordo di un'ambulanza scortata dai Servizi segreti e lasciato lungo la strada Cairo-Alessandria”. Non è la prima volta però che appare il nome di Khaled Shalabi poiché nel 2003 era già stato condannato per aver torturato a morte un uomo e per aver falsificato i rapporti della polizia, successivamente era stato reintegrato. Un altro anonimo aveva inviato a Repubblica una serie di lettere anonime dove affermava che “l'ordine di mettere sotto controllo Regeni e poi di sequestrarlo è stato impartito da Shalabi”. 
 
L’Italia ha detto sin da subito che pretende la verità in merito alla morte del giovane ricercatore e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha detto in aula del Senato, in merito alla posizione dell’Italia “Ci fermeremo solo quando troveremo la verità, quella vera e non di comodo” aggiungendo inoltre che “non permetteremo che sarà calpestata la dignità dell'Italia.  Se non ci sarà un cambio di marcia, il governo è pronto a reagire adottando misure immediate e proporzionate”. Ma l’Egitto sembra non aver gradito questa reazione dell’Italia e il ministro degli Esteri egiziano, in seguito a quanto dichiarato da Gentiloni in Senato, ha dichiarato che gli avvertimenti fatti dall’Italia fatto dal ministro degli Esteri italiano “Complicano la situazione”. 
 
Giulio Regeni era seguito dagli 007 egiziani che lo pedinavano per i suoi rapporti con lavoratori e sindacalisti. Questa l'ultima clamorosa novita' sulla vicenda del giovane ricercatore italiano scomparso il 25 gennaio scorso e trovato cadavere il 3 febbraio sulla strada che collega il Cairo con Alessandria d'Egitto. Fonti della sicurezza egiziana citate dal quotidiano "al Akhbar", sostengono che il ministero dell'Interno avrebbe preparato un dossier completo sullo scenario nel quale e' avvenuto il delitto. La notizia del pedinamento, se confermata, proverebbe il coinvolgimento degli apparati statali del Cairo nella vicenda. Gli inquirenti egiziani, secondo il giornale, avrebbero preparato un dossier "completo" su Regeni, contenente tutti i suoi spostamenti e gli incontri tenuti prima della sua scomparsa. Nel rapporto che una delegazione della sicurezza egiziana "consegnera' il 5 aprile al procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, ci sono anche i risultati di indagini compiute dagli inquirenti egiziani sugli incontri del giovane ricercatore con lavoratori e sindacalisti al Cairo", si legge su "al Akhbar". Lo stesso giorno il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, riferira' alla Camera sugli sviluppi del caso. 
 
Il giornale egiziano sottolinea come il rapporto contenga "molti documenti e informazioni importanti" tra cui "foto" e "tutte le indagini su Regeni dal suo arrivo al Cairo fino alla sua scomparsa", oltre ai suoi incontri con i lavoratori e i responsabili di alcuni sindacati sui quali conduceva ricerche e studi. Nel dossier vi sarebbero anche le dichiarazioni dettagliate degli amici, dei testimoni e gli ultimi spostamenti di Regeni al Cairo, oltre alle dichiarazioni dei suoi vicini di casa. La documentazione conterrebbe anche dettagli sull'uccisione dei membri della banda che aveva con se' i documenti di Regeni. Intanto oggi in Procura a Roma, si e' svolto un vertice tra il pm Sergio Colaiocco e il 'pool' investigativo di Ros e Sco rientrato l'altro giorno dalla lunga trasferta al Cairo dove ha seguito le indagini sulla morte di Regeni. L'incontro, organizzato in vista dell'appuntamento del 5 aprile quando nella sede della Criminalpol sull'Anagnina i nostri investigatori si confronteranno con una delegazione della sicurezza egiziana, e' servito per relazionare il magistrato di quanto fatto al Cairo e fare il punto delle indagini. In attesa di conoscere quello che la controparte egiziana vorra' consegnare martedi' prossimo, pm e investigatori hanno convenuto sulla necessita' e sull'importanza di acquisire, tra i tanti atti piu' volte richiesti all'Egitto, i tabulati telefonici riconducibili al cellulare di Regeni (che non e' mai stato ritrovato) e ad una decina di persone che possono aver avuto contatti o frequentazioni con il ricercatore nei giorni che hanno preceduto la sua scomparsa.



PANAMA PAPERS: PARADISI FISCALI CHE SCONVOLGONO I LEADER MONDIALI

Redazione
 
Londra – Panama Papers, è questo il nome che fa tremare i leader mondiali e i vip di ogni settore. Il tutto è partito da uno studio legale internazionale specializzato in paradisi fiscali, Mossack Fonseca, con sedi a Miami, Hong Kong e Zurigo e 35 altre località.  I documenti sono stati trasmessi al giornale tedesco Suddeutsche Zeitung, condivisi da un gruppo di reporter investigativi di media nazionali quali Guardian e Bbc e in Italia l’esclusiva l’ha avuta l’Espresso. Sono emersi scottanti documenti che hanno messo in discussione le figure e le fortune di Vladimir Putin e di Petro Poroshhenko. Ma non sono gli unici ad essere finiti nell’occhio del ciclone anche Xi Jinping, leader cinese, il re saudita, ma anche Luca Cordero di Montezemolo, Banche italiane, criminali, primi ministri e parenti a seguito, diversi personaggi dello spettacolo, dello sport, funzionari dello sporto e dello spettacolo. I milioni di documenti sono stati studiati per diversi mesi da circa 307 reporter dell'International Consortium of Investigative Journalists. Tra i nomi grossi, oltre a Montezemolo, emergerebbe il nome dell’imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia, coinvolto già in un’inchiesta per truffa con Marcello dell’Utri, ma anche l’ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli, Mauricio Macri, 
 
 
L’inchiesta, come citato poc’anzi, coinvolge anche istituti di credito e tra quelli finiti nel girone ci sarebbero Ubi e Unicredit, come cita l’Espresso. Haaretz invece parla anche degli uomini più ricchi di Israele. I delicatissimi documenti riporterebbero anche 33 sigle che farebbero parte della lista nera degli Usa, poiché connessa con i signori della droga messicana, terroristi come Hezbollah, Iran e Corea del Nord. Dalla Russia c’è molta rabbia in merito a quanto viene detto e scritto e dal Cremlino riferiscono che in merito all’inchiesta “inventano ciò che scrivono”, parlano di una “putinofobia” e dicono anche che gli “Autori dello scoop sono agenti Usa”. Il primo paese ad avviare indagini è l’Australia e i casi sono circa 800, alcuni di essi saranno affidati a Task-force. La lista dei nomi coinvolti nello scandalo “Panama Papers” è lunga e si va dal presidente siriano Bashar Al Assad a Muammar Gheddafi e anche Hosni Mubarak, ex presidente egiziano. L’elenco cresce a macchia d’olio e sembra di essere ricatapultati in uno degli scandali anni 80/90. 



OPERAZIONE UE-ANKARA: PRIMI 200 MIGRANTI IMBARCATI PER LE COSTE TURCHE

Redazione

Al via i primi rinvii di migranti nell'ambito dell'accordo tra Ue e Ankara per limitare gli arrivi in Europa. Tra pesanti misure di sicurezza, 202 profughi sono stati scortati su due piccoli traghetti dagli agenti della agenzia europea di protezione delle frontiere Frontex. Circa 4.000 immigrati sono trattenuti sull'isola greca dall'entrata in vigore il 20 marzo dell'accordo tra Bruxelles e la Turchia.

Ore prima sulla vicina isola di Chio la polizia antisommossa si è scontrata con residenti locali durante una protesta contro le deportazioni lì pianificate. "Questo è il primo giorno di tempi molto duri per i diritti dei rifugiati. Nonostante le gravi lacune legali e la mancanza di un'adeguata protezione in Turchia, l'Ue sta andando avanti in un accordo pericoloso", afferma Giorgos Kosmopoulos di Amnesty International in Grecia.

Intanto è atterrato ad Hannover, in Germania, il primo gruppo di rifugiati siriani partito dalla Turchia per essere ricollocato in Europa nell'ambito dell'accordo con Bruxelles. Lo riportano i media locali, secondo cui un altro gruppo di 35 siriani è atteso sempre oggi in Germania.




BRUXELLES: CORTEI, 100 FERMATI. RIAPRE PARTE DELLO SCALO

di Angelo Barraco

Bruxelles – Sembra che la situazione stia tornando alla normalità a Bruxelles in seguito ai terribili attentati che hanno scosso i cittadini. L’aeroporto aprirà oggi, 3 aprile, ma parzialmente. L’annuncio è stato fatto dall’ad di Brussels Airport nel corso di una conferenza stampa. I primi voli che partiranno dall’aeroporto saranno quelli della compagnia Brussells Airlines in direzione Faro, Atene, Torino. La polizia ha vietato gli assembramenti pro e antirazzisti e ha posto il fermo amministrativo a un centinaio di persone tra Bruxelles e Molenbeek. Tra i fermati, nel corso della giornata di tensione, vi è anche Alexis Deswaef, presidente della Lega dei diritti dell’uomo belga. E’ stato posto il divieto per tutte le iniziative e contromanifestazioni in seguito allo stop alla manifestazione anti-Islam che si doveva svolgere ieri a Molenbeek, sotto la guida del movimento estremista Génération identitaire. Il fermo dei manifestanti è avvenuto il seguito al loro rifiuto di liberare la piazza di Bourse, successivamente chiusa. Alcuni manifestanti urlavano “Stop alle violenze della polizia”. Alexis Deswaef ha inoltre raccontato che “la polizia mi ha intimato l'ordine di lasciare il posto notificandomi che le manifestazioni di estrema sinistra come di estrema destra sono vietate” lui ha precisato “di essere là in quanto semplice cittadino, ma sono stato fermato lo stesso”. I testimoni presenti sul posto affermano che il numero dei poliziotti era superiore rispetto ai manifestanti. Nella mattinata del 2 aprile si è tenuta una breve manifestazione anti-Islam a Dilbeek, messa in atto da una trentina di manifestanti. A riferirlo è l’agenzia Belga. Si apprende inoltre che non sono stati registrati scontri e/o disordini, ma la polizia era presente sul posto.




GIULIO REGENI: I SERVIZI SEGRETI EGIZIANI LO SEGUIVANO

Redazione
 
Il Cairo – Giulio Regeni era seguito dagli 007 egiziani che lo pedinavano per i suoi rapporti con lavoratori e sindacalisti. Questa l'ultima clamorosa novita' sulla vicenda del giovane ricercatore italiano scomparso il 25 gennaio scorso e trovato cadavere il 3 febbraio sulla strada che collega il Cairo con Alessandria d'Egitto. Fonti della sicurezza egiziana citate dal quotidiano "al Akhbar", sostengono che il ministero dell'Interno avrebbe preparato un dossier completo sullo scenario nel quale e' avvenuto il delitto. La notizia del pedinamento, se confermata, proverebbe il coinvolgimento degli apparati statali del Cairo nella vicenda. Gli inquirenti egiziani, secondo il giornale, avrebbero preparato un dossier "completo" su Regeni, contenente tutti i suoi spostamenti e gli incontri tenuti prima della sua scomparsa. Nel rapporto che una delegazione della sicurezza egiziana "consegnera' il 5 aprile al procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, ci sono anche i risultati di indagini compiute dagli inquirenti egiziani sugli incontri del giovane ricercatore con lavoratori e sindacalisti al Cairo", si legge su "al Akhbar". Lo stesso giorno il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, riferira' alla Camera sugli sviluppi del caso. 
 
Il giornale egiziano sottolinea come il rapporto contenga "molti documenti e informazioni importanti" tra cui "foto" e "tutte le indagini su Regeni dal suo arrivo al Cairo fino alla sua scomparsa", oltre ai suoi incontri con i lavoratori e i responsabili di alcuni sindacati sui quali conduceva ricerche e studi. Nel dossier vi sarebbero anche le dichiarazioni dettagliate degli amici, dei testimoni e gli ultimi spostamenti di Regeni al Cairo, oltre alle dichiarazioni dei suoi vicini di casa. La documentazione conterrebbe anche dettagli sull'uccisione dei membri della banda che aveva con se' i documenti di Regeni. Intanto oggi in Procura a Roma, si e' svolto un vertice tra il pm Sergio Colaiocco e il 'pool' investigativo di Ros e Sco rientrato l'altro giorno dalla lunga trasferta al Cairo dove ha seguito le indagini sulla morte di Regeni. L'incontro, organizzato in vista dell'appuntamento del 5 aprile quando nella sede della Criminalpol sull'Anagnina i nostri investigatori si confronteranno con una delegazione della sicurezza egiziana, e' servito per relazionare il magistrato di quanto fatto al Cairo e fare il punto delle indagini. In attesa di conoscere quello che la controparte egiziana vorra' consegnare martedi' prossimo, pm e investigatori hanno convenuto sulla necessita' e sull'importanza di acquisire, tra i tanti atti piu' volte richiesti all'Egitto, i tabulati telefonici riconducibili al cellulare di Regeni (che non e' mai stato ritrovato) e ad una decina di persone che possono aver avuto contatti o frequentazioni con il ricercatore nei giorni che hanno preceduto la sua scomparsa.



NEW DELI: CROLLA UN CAVALCAVIA A KOLKATA, 24 MORTI

di Angelo Barraco
 
New Delhi – Tragedia a Kolkata, la vecchia Calcutta. Dopo le ore 12 locali, il cavalcavia in costruzione che collega la zona di Girish Park con Howrah Bridge è crollato su una delle affollatissime strade della metropoli indiana. Il bilancio è provvisorio ma si parla di 24 morti, 85 feriti e 25 dispersi. Grazie all’ausilio dei rilevatori termici si è provveduto all’estrazione di persone ancora vive, poiché ne hanno collocato la posizione esatta. Si stima che vi siano all’opera circa 300 militari, Vigili del Fuoco, Polizia, Protezione Civile per rimuovere l’imponente struttura con l’ausilio di macchinari pesanti. Tutta la notte i soccorritori hanno lavorato per rimuovere le macerie.  Una telecamera a circuito interno ha ripreso quanto accaduto e dalle immagini si può vedere che la strada sopraelevata si schianta come un mare in tempesta su biciclette, auto, moto e ambulanti.  Subito dopo la tragedia, le autorità competenti hanno sporto denuncia nei confronti della società di Bangalore che si era aggiudicata l’appalto nel 2009 ma che non aveva mai terminato i lavori, malgrado le nove proroghe dal termine. Il responsabile della ditta costruttrice ha parlato con una giornalista in merito a quanto accaduto e ha escluso che il cedimento sia avvenuto a causa di un difetto nella struttura, ha sostenuto però che tale cedimento sia avvenuto per “volontà divina”. Tale esternazione ha sollevato sconcerto sui social network. Il premier Narendra Modi ha scritto su Twitter che seguirà personalmente la vicenda. Il mondo politico intanto ha iniziato a lanciare accuse su accuse. Mamata Banerjee accusa il partito comunista che era al potere quando la IVRCL Construction si è aggiudicata il contratto poiché la ditta era stata messa al bando per uso di materiali scadenti e inoltre era sull’orlo della bancarotta. 



MARÒ, L'ITALIA VUOLE GIRONE A CASA: "RISCHIA ALTRI 4 ANNI IN INDIA"

di Angelo Barraco
 
L’Aja – È iniziata la prima giornata di udienza per far rientrare in patria Salvatore Girone, attualmente in India dove dovrebbe rimanerci per tutta la durata del procedimento arbitrale in merito alla vicenda che vede Massimiliano Latorre e lo stesso Girone accusati di aver ucciso due pescatori indiani a Kerala. L’udienza si svolge davanti al Tribunale arbitrale internazionale su richiesta italiana ed è stata aperta dal presidente russo Vladimir Golitsyn, successivamente ha parlato l’agente del governo italiano, l’ambasciatore Francesco Azzarello. Nel pomeriggio di oggi parlerà nuovamente l’India. Tra quattro settimane ci sarà la sentenza. Azzarello stamane ha aperto l’udienza con queste parole: Dato che il procedimento arbitrale “potrebbe durare almeno tre o quattro anni”, Salvatore Girone “detenuto a Delhi, senza alcun capo d'accusa per un totale di sette-otto anni” e determinando “grave violazione dei suoi diritti umani”, deve “essere autorizzato a tornare a casa fino alla decisione finale”. 
 
In merito all’arresto dei due fucilieri, Massimiliano Latorre ha postato sul suo profilo facebook il 19 febbraio 2016 un video con foto inedite che riguardano proprio l’arresto. Il video è accompagnato dalla seguente frase “Questo accadeva il 19 febbraio 2012, 4 anni fa, cioè quando ci portarono in carcere”. Massimiliano Latorre rimarrà in Italia fino al 30 aprile, lo ha deciso la Corte Suprema indiana che ha esteso la sua permanenza. Girone si trova in India. Lo scorso agosto i procedimenti per i due Marò erano stati sospesi a seguito di un’ordinanza del Tribunale per la legge del mare di Amburgo e la loro situazione/posizione era stata congelata. La vicenda. La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha inizio il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani, Valentie Jalstine e Ajesh Binki vengono uccisi da colpi di arma da fuoco, a bordo della loro barca, a largo delle coste del Kerala. I principali accusati per la loro morte sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che prestavano servizio anti pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due Marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India. Il 19 febbraio 2012 ai due marò scatta il fermo, per il governo indiano non vi è dubbio alcuno che, trattandosi di un peschereccio indiano e di due vittime indiane, si debba attuare la legge territoriale. Per l’ambasciatore Giacomo Sanfelice, l’episodio era avvenuto su una nave battente bandiera italiana, oltretutto l’episodio era avvenuto in acque internazionali. Il 20 febbraio 2012 il villaggio di Kollam, nel cuore dell’India del Kerala, diventa un’area piena di una folla inferocita e di militanti politici che inveiscono contro i Marò che giungono in quel villaggio per l’avvio del procedimento giudiziario. I militanti politici gridano “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli, giustizia per i nostri pescatori, massima pena per i marines”. Il 24 marzo 2012, la Corte del Kerala afferma che l’atto compiuto dai Marò “E’ stato un atto di terrorismo”, e tale affermazione accende la tensione tra Italia ed India. Il 10 aprile 2012, dall’India arriva la notizia che la perizia balistica andrebbe a sfavore di Latorre e Girone. Un responsabile del laboratorio di Trivandrum conferma che i proiettili sono compatibili con i mitragliatori usati da Latorre e Girone. Il 5 maggio 2012, dopo 80 giorni di sosta forzata presso il porto di Kochi, nel sud dell’India, la petroliera Enrica Lexie salpa dopo aver ottenuto i permessi. La nave fa rotta sullo Sri Lanka e con essa vi sono 24 uomini di equipaggio e 4 militari dell’unità antipirateria, non partono ovviamente Latorre e Girone. Il 13 maggio 2012 anche il sottosegretario agli esteri, Staffan De Mistura torna in India per proseguire l’azione per il rilascio dei Marò e afferma il suo essere ottimista e che non vi è alternativa al rilascio. Il 25 maggio 2012, dopo aver passato 3 mesi nel carcere indiano di Trivandrum, Latorre e Girone vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione e il divieto di lasciare la città. Il 20 dicembre 2012 la loro richiesta di poter avere un permesso speciale e poter trascorrere le festività natalizie in Italia viene accolta, con l’obbligo di tornare in India entro in 10 gennaio. Latorre e Girone atterrano il 22 dicembre a Roma e ripartono il 3 gennaio. Il 18 gennaio 2013 la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e chiede che il processo venga affidato ad un tribunale speciale da costituire a New Delhi. Il 22 febbraio 2013 la Corte Suprema indiana concede ai due Marò il rientro in Italia, per quattro settimane, per votare. Il 9 marzo 2013 il governo indiano avvia a New Delhi le procedure per la costituzione del tribunale speciale. L’11 marzo 2013 l’Italia decide che i due Marò non rientreranno in India perché New Delhi ha violato il diritto internazionale. Roma si dice disponibile a giungere ad un accordo. Il 12 Marzo 2013, New Delhi convoca l’ambasciatore italiano Daniele Mancini, esigendo il rispetto delle leggi. Il giorno successivo, 13 marzo, il premier indiano Manmohan Singh minaccia seri provvedimenti e vi sono anche le dimissioni dell’avvocato Marò in India, Haris Salve. Il 14 marzo 2013 la Corte Suprema indiana ordina all’ambasciatore italiano Mancini di non lasciare l’India. Vi è anche un intervento di Napoletano che propone una soluzione basata sul diritto internazionale. Tre giorni dopo la Corte Suprema indiana decide di non riconoscere l’immunità diplomatica di Mancini, la reazione che ha l’Italia è quella di accusare l’India di Evidente violazione della convenzione di Vienna. Il 20 marzo 2013, la procura militare di Roma sentirà i due Marò e riferisce che sono indagati per “Violata consegna aggravata”. Il 21 marzo 2013 è un giorno in cui tutto si capovolge, Palazzo Chigi annuncia che i due Marò torneranno in India, precisando che in cambia è stata ottenuta un’assicurazione scritta sul trattamento e la tutela dei diritti dei due militari, viene precisato anche che l’India ha garantito che non ci sarà la pena di morte. Il 22 marzo 2013 i due Marò rientrano in India e si trasferiscono all’ambasciata italiana a Delhi. Il ministro degli esteri indiano Salman Kurshid dichiara che il processo in India che vede imputati i due Marò non prevede la pena di morte. Il 25 marzo 2013 è costituito il tribunare per giudicare i due militari, a New Delhi. Il tribunale ha potere di imporre pene solo fino a 7 anni di carcere. L’11 novembre 2013, durante le indagini vengono ascoltati altri 4 militari che si trovavano a bordo della Enrica Lexie. C’è una perizia della marina secondo cui gli spari arriverebbero dalle loro armi e non dalle armi di Latorre e Girone. Il 28 marzo 2014 vi è una nuova svolta sul caso, la Corte Suprema indiana accoglie il ricorso presentato dai due fucilieri. I giudici hanno sospeso il processo a carico dei Marò presso il tribunale speciale. Il 12 settembre 2014 i giudici indiani danno a Latorre il via libera per un rientro di 4 mesi in Italia per problemi di salute. Il 16 dicembre 2014 la Corte Suprema indiana ha negato le istanze di Latorre e Girone. Latorre chiedeva un’estensione del suo permesso in Italia. Girone chiedeva invece di poter trascorrere le festività in Italia.



IL MONDO SEMPRE È PIÙ VECCHIO: SCOPRIAMO PERCHÈ

di Angelo Barraco
 
“La terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra” dicevano i Nativi Americani, una popolazione che invecchia velocemente. Il rapporto del Census Bureau ‘Agrig World: 2015’  finanziato dall’Istituto Nazionale sull’Invecchiamento Usa (Nia), riporta  che la popolazione del globo cresce sorprendentemente. Nell’anno 2015 l’8,5 percento degli abitanti della terra (617 milioni) aveva circa 65 anni. Entro l’anno 2050 il dato in questione tenderà ad aumentare fino a raggiungere il 17%, ovvero 1,6 miliardi di abitanti del globo. Dai dati emerge inoltre che entro l’anno 2050 vi sarà un aumento dell’aspettativa di vita di circa otto anni. Si apprende inoltre che la popolazione degli ultraottantenni sarà triplicata dal 2015 al 2050. Si passerà da 126,5 milioni a 446,6 milioni, si prospetta inoltre che il numero possa quadruplicarsi nei paesi Asiatici e dell’America Latina. Il direttore del NIA, Richard Hodes, ha affermato “Le persone vivono di più ma questo non significa necessariamente che sono più sane la crescita della popolazione anziana è fonte di opportunità, ma metterà a dura prova i sistemi sanitari e bisogna prepararsi a questo”. Emerge infatti che i fattori che gravano sulla salute degli anziani sono malattie croniche, cardiovascolari, diabete, obesità, ma anche il fumo, consumo di alcol, scarso consumo di frutta e verdura e soprattutto la vita sedentaria.



EGITTO, TERRORE IN VOLO: AEREO DIROTTATO A CIPRO

Redazione

Cipro – Si è arreso ed è stato arrestato l'uomo che stamane ha dirottato un Airbus della EgyptAir, costringtendolo ad atterrare a Cipro. L'annuncio è stato dato su Twitter dal ministro degli Esteri cipriota. Sul velivolo c'erano ancora 7 persone mentre un passeggero italiano era stato liberato nei mniuti precdeenti. L'uomo, durante le trattative con la polizia, avrebbe richiesto asilo politico a Cipro, dove si trova l'ex moglie che è arrivata in aeroporto. Intanto secondo la CNN che cita la portavoce della presidenza egiziana, il nome del dirottatore del volo della Egyptair sarebbe Seif el Din Mustafa e non sarebbe Ibrahim Samaha, il docente di medicina veterinaria di Alessandria indicato inizialmente come l'uomo che ha costretto l'aereo ha cambiare rotta.

Il ministero per l'aviazione civile in Egitto aveva detto che il pilota dell'aereo, Omar al Gammal, era stato minacciato con una cintura esplosiva. Un funzionario del ministero degli Esteri di Cipro non ha pero' mai confermato la presenza di esplosivo a bordo dell'aereo.

Al momento, infatti, non e' chiaro se la cintura esplosiva che il dirottatore del volo EgyptAir ha detto di indossare fosse vera o meno. E' quanto affermato dal ministro dell'Aviazione civile egiziana, Sherif Fathy, durante la conferenza stampa indetta in seguito al dirottamento del volo MS181. "Non sappiamo se fosse vera o meno, ma abbiamo gestito la questione come se fosse vera", ha detto Fathi