MARÒ: SALVATORE GIRONE RIENTRERÀ IN ITALIA

di Angelo Barraco
 
New Delhi – Il Tribunale dell’Aja ha deciso e accolto la richiesta italiana, Salvatore Girone sarà in Italia durante l’arbitrio. Le modalità del suo rientro non sono ancora concordate. Massimiliano Latorre rimarrà in Italia fino al 30 settembre del 2016, lo ha deciso la Corte Suprema indiana che ha esteso la sua permanenza.
 
La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha inizio il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani, Valentie Jalstine e Ajesh Binki vengono uccisi da colpi di arma da fuoco, a bordo della loro barca, a largo delle coste del Kerala. I principali accusati per la loro morte sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che prestavano servizio anti pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due Marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India. Il 19 febbraio 2012 ai due marò scatta il fermo, per il governo indiano non vi è dubbio alcuno che, trattandosi di un peschereccio indiano e di due vittime indiane, si debba attuare la legge territoriale.

Per l’ambasciatore Giacomo Sanfelice, l’episodio era avvenuto su una nave battente bandiera italiana, oltretutto l’episodio era avvenuto in acque internazionali. Il 20 febbraio 2012 il villaggio di Kollam, nel cuore dell’India del Kerala, diventa un’area piena di una folla inferocita e di militanti politici che inveiscono contro i Marò che giungono in quel villaggio per l’avvio del procedimento giudiziario. I militanti politici gridano “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli, giustizia per i nostri pescatori, massima pena per i marines”. Il 24 marzo 2012, la Corte del Kerala afferma che l’atto compiuto dai Marò “E’ stato un atto di terrorismo”, e tale affermazione accende la tensione tra Italia ed India. Il 10 aprile 2012, dall’India arriva la notizia che la perizia balistica andrebbe a sfavore di Latorre e Girone. Un responsabile del laboratorio di Trivandrum conferma che i proiettili sono compatibili con i mitragliatori usati da Latorre e Girone.

Il 5 maggio 2012, dopo 80 giorni di sosta forzata presso il porto di Kochi, nel sud dell’India, la petroliera Enrica Lexie salpa dopo aver ottenuto i permessi. La nave fa rotta sullo Sri Lanka e con essa vi sono 24 uomini di equipaggio e 4 militari dell’unità antipirateria, non partono ovviamente Latorre e Girone. Il 13 maggio 2012 anche il sottosegretario agli esteri, Staffan De Mistura torna in India per proseguire l’azione per il rilascio dei Marò e afferma il suo essere ottimista e che non vi è alternativa al rilascio. Il 25 maggio 2012, dopo aver passato 3 mesi nel carcere indiano di Trivandrum, Latorre e Girone vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione e il divieto di lasciare la città. Il 20 dicembre 2012 la loro richiesta di poter avere un permesso speciale e poter trascorrere le festività natalizie in Italia viene accolta, con l’obbligo di tornare in India entro in 10 gennaio.

Latorre e Girone atterrano il 22 dicembre a Roma e ripartono il 3 gennaio. Il 18 gennaio 2013 la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e chiede che il processo venga affidato ad un tribunale speciale da costituire a New Delhi. Il 22 febbraio 2013 la Corte Suprema indiana concede ai due Marò il rientro in Italia, per quattro settimane, per votare. Il 9 marzo 2013 il governo indiano avvia a New Delhi le procedure per la costituzione del tribunale speciale. L’11 marzo 2013 l’Italia decide che i due Marò non rientreranno in India perché New Delhi ha violato il diritto internazionale. Roma si dice disponibile a giungere ad un accordo. Il 12 Marzo 2013, New Delhi convoca l’ambasciatore italiano Daniele Mancini, esigendo il rispetto delle leggi. Il giorno successivo, 13 marzo, il premier indiano Manmohan Singh minaccia seri provvedimenti e vi sono anche le dimissioni dell’avvocato Marò in India, Haris Salve. Il 14 marzo 2013 la Corte Suprema indiana ordina all’ambasciatore italiano Mancini di non lasciare l’India.

Vi è anche un intervento di Napolitano che propone una soluzione basata sul diritto internazionale. Tre giorni dopo la Corte Suprema indiana decide di non riconoscere l’immunità diplomatica di Mancini, la reazione che ha l’Italia è quella di accusare l’India di Evidente violazione della convenzione di Vienna. Il 20 marzo 2013, la procura militare di Roma sentirà i due Marò e riferisce che sono indagati per “Violata consegna aggravata”.
 



SIRIA: GAS NERVINO CONTRO L'ISIS

di Angelo Barraco
 
Siria – La guerra contro l’Isis continua senza sosta, un nemico insormontabile che non si arresta nemmeno dinnanzi alla contro risposta delle armi. Ma sembra proprio che contro l’Isis sia stato alzato il tiro, a farlo è stato il regime di Bashar Al Assad che ha usato armi chimiche ad est di Damasco, malgrado vi fosse un accordo sul loro smantellamento datato 2013, un divieto imposto da Obama. La notizia è stata resa nota dal quotidiano israeliano Haaretz, si apprende inoltre che sarebbe stato utilizzato il terribile agente chimico Sarin e che l’azione sarebbe stata una risposta all’Isis in seguito ad un attacco ai danni di due basi dell’aviazione considerate “Vitali per la propria sopravvivenza”. Ma che cos’è il Sarin? Si tratta di un pericolosissimo gas nervino della famiglia degli organo fosfati ed è classificata come arma chimica di distruzione di massa. Si tratta di una sostanza liquida incolore e inodore, anche il suo vapore lo è. L’intossicazione può avvenire sia per inalazione sia per contatto cutaneo. I vapori possono attraversare la pelle e possono rendere non sufficiente l’uso di maschere antigas. Questa sostanza fu utilizzata il 20 marzo del 1995 per l’attacco terroristico alla metropolitana di Tokyo, da parte della setta Aum Shinrikyo, persero la vita 12 persone e circa 6000 rimasero intossicati.  



WASHINGTON: DOPO OLTRE 50 ANNI UNA NAVE AMERICANA APPRODERÀ A CUBA

di Angelo Barraco
 
Miami – I nuovi rapporti tra Stati Uniti e Cuba hanno portato al verificarsi di un evento che si può definirsi storico poiché per la prima volta dopo oltre 50 anni una nave crociera approderà a Cuba per sette giorni e farà scalo all’Avana, Santiago, Cienfuegos. La nave è la “Adonia” ed è salpata nella mattinata di domenica da Miami con a bordo 704 passeggeri. A bordo vi sono anche dei passeggeri di origine cubana. Questo viaggio è importante perché rappresenta il ritorno dei belseros e la fine dell’embargo. Diversi giorni fa il governo di Castro aveva dato grandi segnali di cambiamento poiché aveva cancellato la norma che impediva ai suoi figli e fratelli che erano fuggiti 30 anni prima via mare e con imbarcazioni di fortuna, di tornare via mare. In merito ai viaggi che compirà la nave crociera si apprende che saranno effettuate navigazioni ogni settimana per favorire lo scambio culturale. La prima traversata inaugurale del primo maggio però ha rischiato di andare in fumo e di essere bloccato poiché l’Havana non aveva intenzione di annullare il divieto imposto ai tempi della guerra fredda, successivamente però il tutto è stato risolto e gli interessi economici hanno prevalso su qualsiasi astio del passato poiché l’Adonia è una nave di lusso e l’Cuba rischiava di perdere diverse migliaia di dollari. 



CONTROLLI AL BRENNERO, L'AUSTRIA: "CONTROLLI ANCHE IN ITALIA"

Redazione

Al Brennero, con l'introduzione dei controlli di confine, saranno in servizio 250 poliziotti austriaci, annuncia il capo della polizia tirolese Helmut Tomac, spiegando che in caso di necessità "saranno inviati al Brennero anche soldati, la decisione spetterà al ministero della Difesa". Ma le autorità austriache chiedono anche di poter effettuare controlli sui treni e sulla strada già sul territorio italiano: "L'allestimento di una rete sul confine italo-austriaco al Brennero dipende dall'Italia", dice ancora Helmut Tomac, che aggiunge. "In vista dell'imminente incontro dei ministri Sobotka e Alfano a Roma, sono stati rinviati i lavori di allestimento".

I controlli al Brennero, dunque, prevedono una rete di 370 metri. "Si tratta di una normale rete e non di un filo spinato. Sarà allestita solo se necessario in caso di massiccio arrivo di migranti", ha spiegato ancora il capo della Polizia tirolese. La struttura portante, ha spiegato, sarà allestita prossimamente ma la rete vera e propria sarà "attaccata" solo in caso di bisogno. "L'Austria non intende isolarsi ma incanalare gli eventuali flussi di migranti". Tomac si è detto fiducioso che la rete possa essere evitata.

Al piano austriaco arriva l'altolà del presidente del consiglio italiano: "L'ipotesi di chiudere il Brennero è sfacciatamente contro le regole europee, oltre che contro la storia, contro la logica e contro il futuro", scrive nella sua newsletter Enews, Matteo Renzi. Anche, secondo il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, quello che accade al Brennero "è inaccettabile perchè non soltanto è contro le regole dell'Unione Europea sulla libera circolazione ma è contro la logica e il buonsenso: siamo al minimo storico nei flussi di attraversamento tra Italia e Austria. Il nostro compito è convincere i nostri partner austriaci dell'insensatezza dei loro comportamenti"

A chiedere chiarimenti a Vienna è la commissione Ue: "Invece di erigere muri dovremmo costruire dei ponti, e comunque quello che sta avvenendo tra Austria e Italia deve essere spiegato e chiarito da Vienna", ha detto il commissario per la migrazione, Dimitris Avramopoulos. "Capiamo che i paesi hanno difficoltà e subiscono pressioni – ha aggiunto – ma ciò che ci preoccupa è che si mette in discussione Schengen sulla libera circolazione dei cittadini".

"Confidiamo che Vienna non prenderà decisioni unilaterali nei prossimi mesi. E che l'Austria continuerà a collaborare strettamente con noi nella crisi dei profughi". Così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un'intervista al quotidiano austriaco Die Presse dopo l'annuncio del ministro dell'interno di Vienna Wolfang Sobotka di controlli ai confini con il Brennero per la fine di maggio. A muovere rilievi critici anche la Boldrini sulla chiusura del Brennero. "Non è la strada giusta, perché divide. E' la resa dell'Unione europea, vuol dire alzare bandiera bianca e mi auguro che le autorità austriache ci ripensino", afferma la presidente della Camera. "E' una situazione molto preoccupante – aggiunge – e quella dell'Austria la scelta più sbagliata".

Inasprito il diritto d'asilo in Austria – Con soli 4 voti contrari fra i socialdemocratici e il compatto sostegno dei popolari, il parlamento austriaco ha approvato la legge che inasprisce il diritto d'asilo. Tra le misure spicca quella che prevede la dichiarazione di stato d'emergenza quando l'ordine pubblico e la difesa della sicurezza non possono essere più garantite a causa di un alto flusso di profughi. In questo caso a nessun migrante viene più permesso l'ingresso, le richieste di asilo possono essere rifiutate ai confini e i profughi rispediti in Paesi confinanti considerati sicuri




STRAGE DI PARIGI: ESTRADATO IN FRANCIA IL TERRORISTA SALAH ABDESLAM

di Angelo Barraco
 
Parigi – Salah Abdeslam, unico terrorista sopravvissuto alla strage di Parigi che ha cagionato la morte di 130 morti, è stato estradato in Francia. L’uomo fu arrestato il 18 marzo a Bruxelles, nel quartiere Molenbeek, esattamente quattro giorni prima degli attentati all’aeroporto Zaventem e alla metro. La notizia è stata resa nota dal sito Le Figaro, si apprende inoltre che l’uomo è stato estradato a bordo di un elicottero militare francese, scortato. L’avvocato del terrorista ha dichiarato “Vuole spiegarsi al più presto davanti alla giustizia francese, ciò che conta  è che abbia diritto a un processo equo, che venga condannato per le cose che ha fatto, non per quelle che non ha fatto”. Nella giornata di ieri, la tv francese M6 ha diffuso le immagini dell’attentato suicida al Caffè Comptoir Voltaire di Parigi il 13 novembre, ad opera di Brahim Abdeslam, fratello di Salah. Nel video è possibile vedere come Brahim, vestito di nero, entra all’interno del locale, si dirige al centro di esso e si fa saltare in aria. In quell’attentato rimangono ferite circa 50 persone e non si registrano morti, tranne il terrorista. La Procura federale di Bruxelles ha diffuso la seguente nota “Nel quadro del dossier relativo agli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, Salah Abdeslam è stato consegnato questa mattina alle autorità francesi in esecuzione del Mandato di arresto europeo deciso nei suoi confronti dalla Francia lo scorso 19 marzo”. 



USA, L'ALLARME DEI SERVIZI SEGRETI: "CELLULE DELL'ISIS IN GRAN BRETAGNA, GERMANIA E ITALIA"

Redazione
 
Usa – Il terrorismo islamico fa paura, soprattutto alla luce dei recenti attentati che hanno cagionato la vita a povere vittime innocenti. Ma questa volta di parla di terrorismo in modo concreto e a farlo è James R. Clapper, direttore della National Intelligence americana. In un’intervista al New York Times ha riferito che vi sono cellule terroristiche in Gran Bretagna, Germania e Italia, analoghe a quelle che hanno portato a termine gli attentati a Parigi e Bruxelles. Gli è stato chiesto inoltre se l’Isis stia svolgendo attività clandestine nei paesi sopracitate, la sua risposta è stata affermativa e ha sottolineato che tale situazione è fonte di preoccupazione “per noi e per i nostri alleati europei. Continuiamo a riscontrare prove di complotti da parte dell'Isis nei paesi che avete nominato”. Oltre a Clapper, anche funzionari dell’antiterrorismo in Europa affermano che sotto il mirino dell’Isis ci sarebbero Gran Bretagna, Germania e Italia. Ma a confutare tale tesi è proprio lo Stato Islamico, che minaccia e ha minacciato i paesi sopracitati. La preoccupazione è alta in Gran Bretagna e in Germania, ma anche in Francia e in Belgio la paura non si è placata. Secondo l’ex funzionario dell’intelligence francese, Claude Moniquet, il calcolo dei fattori di rischio si fa in base al numero di soggetti di cui dispone lo Stato Islamico in un paese. Bisogna considerare i Jihadisti partiti da uno Stato per andare a combattere in Iraq o Siria. Si calcola che il numero sia circa il 20/30%. In merito all’Italia c’è da dire che ha meno combattenti ma nel giornale si legge –che cita la senatrice francese Nathalie Goulet- che una delle ragioni legate all’Italia come potenziale bersaglio potrebbe essere la presenza del Papa. 



FILADELFIA: MATTEO SALVINI INCONTRA DONALD TRUMP

Redazione
 
Filadelfia – Matteo Salvini, leader della Lega Nord, ha incontrato a Filadelfia Donald Trump. L’incontro è avvenuto in vista dell’ultimo comizio elettorale per le primarie repubblicane, che si svolgono oggi in Pennsylvania, ed è durato circa 20 minuti, in cui avrebbero parlato di economia, immigrazione, priorità europee come negli Usa. In merito al tema immigrazione ci sarebbe stata molta sintonia tra Salvini e Trump, che mirano entrambi nello sviluppo di politiche che mirano all’aiuto delle popolazioni nei loro paesi d’origine.  Salvini si è recato nell’arena sportina di Mohegan Sun Area at Casey di Wilkes-Basse, luogo in cui si è svolto il comizio, in compagnia del presidente del Nia-Pac (National Italian American Political Action Committee) Amato Berardi, che con la sua organizzazione si occupa di promuovere le tradizioni e la cultura italiana negli USA. Salvini si è accomodato tra il pubblico con lo slogan in mano “Trump. Make America Great Again”. Si sono concessi delle foto, che Salvini ha anche postato sulla sua pagina facebook. Nella prima aveva scritto “Un saluto dagli Stati Uniti, amici. Go, Donald, GO! #‎trump2016”, successivamente ne ha postata un’altra in compagnia di Trump che riportava la seguente frase “Renzi sceglie il buonismo disastroso di Obama e Merkel, io preferisco la legalità e la sicurezza proposte da Trump!”. Salvini dovrebbe inoltre recarsi a Washington per alcuni incontri. Donald Trump avrebbe salutato Matteo Salvini con la seguente frase “Matteo, ti auguro di diventare presto primo ministro in Italia”, l’augurio è stato reciproco per l’elezione a presidente degli Stati Uniti. Trump risulta il favorito tra gli avversati. 



"GIULIO REGENI? CHE VADA AL DIAVOLO"

di Angelo Barraco
 
Cairo – La morte di Giulio Regeni è una storia che è entrata dentro il cuore degli italiani che vogliono verità e giustizia per le sorti del giovane e brillante ricercatore. Una vita spezzata in modo barbaro, in balia di atroci torture che hanno preceduto una morte che ancora nasconde chissà quali motivi. Tutto è nebuloso in questa vicenda, dai silenzi alle mezze verità. Ma qualcuno parla di Giulio e lo fa dal fronte egiziano in modo aspro e critico nei confronti di una giovane vita spezzata barbaramente sotto le mani di torturatori senza pietà.
 
La presentatrice televisiva nonché ex attrice egiziana, Rania Yassen stava annuncianto l’apertura di un’inchiesta nei confronti dell’agenzia Reuters, in merito alla vicenda Regeni, davanti agli schermi della tv egiziana “Al Hahath al Youm” e su Giulio Regeni ha detto “Che andasse al diavolo!” e ha definito le pressioni internazionali per la mancanza di chiarezza “un complotto”. Ma le sue esternazioni non si sono di certo fermate qui poiché ha detto che Giulio “non è certo l’unico al mondo” (riferendosi alla morte). Parole forti che pesano come macigni, soprattutto alla luce dei rapporti tra Egitto e Italia. La presentatrice ha voluto precisare anche che secondo lei “tutto questo interesse per il caso Regeni a livello internazionale, come nel Regno Unito e negli Stati Uniti, rappresenta una sola cosa: siamo davanti ad un complotto. Come se Regeni fosse il primo caso di omicidio in tutto il mondo” aggiunge che vi sono tanti egiziani spariti al mondo, anche in Italia, USA. “Anche noi abbiamo un giovane egiziano sparito in Italia”. Inoltre ha definito le teorie in merito al delitto come “una provocazione”, aggiungendo anche che il giovane “potrebbe anche appartenere ai servizi segreti”. Il canale “Al Hadath al Youm” è stato lanciato due giorni dopo il ritrovamento del corpo di Regeni, il proprietario del canale è Mohamed Ismail, parlamentare. In merito alle sopracitate indagini su Reuters, gli inquirenti stanno tenendo sotto torchio Michael Georgy, capo d’ufficio di corrispondenza dell’agenzia. A rivelarlo è il Guardian. L’agenzia è accusata di aver pubblicato “notizie false che puntano a disturbare l'ordine pubblico» e di «diffondere indiscrezioni che danneggiano la reputazione dell'Egitto” poi, secondo fonti investigative, aveva rivelato che Regeni era stato arrestato la notte della scomparsa e poi trasferito in un compound. Nella giornata di ieri sono stati arrestati sette giornalisti nel corso di proteste in piazza Tahir contro il passaggio di sovranità delle isole del Mar Rosso di Tiran e Sanafir all’Arabia Saudita. Una di esse si chiama Basma Mostafa ed è colei che intervistò la famiglia presso cui furono trovati i documenti di Regeni. 



AUSTRIA: IL POPOLO DICE NO AI MIGRANTI. ALLE PRESIDENZIALI TRIONFA LA DESTRA

Red. Esteri

Vienna – Norbert Hofer, il candidato del Partito della Libertà (Fpoe), formazione di estrema destra anti-migranti, trionfa con il 36,7% nella prima proiezione delle elezioni presidenziali austriache. Il verde Alexander van der Bellen è secondo con il 19,7%. Eliminati i candidati dei due grandi partiti tradizionali, popolari e socialisti, dal ballottaggio. La candidata indipendente Irmgard Griss è al terzo posto al 18,8%. Il socialista Rudolf Hundstorfer all'11,2%, così come quello popolare Andreas Khol. Chiude Richard Lugner, con il 2,4% dei voti.

Se i risultati verranno confermati, al ballottaggio del 22 maggio andrebbero Hofer e il verde Van der Bellen. I sondaggi danno infatti ai Social Democratici e al Partito popolare di centro solo tra l'11 e il 15% delle preferenze. Mentre Norbert Hofer della destra xenofoba e antieuropea del Freedom Party, e gli indipendenti Alexander van der Bellen e Irgmard Grissal vengono dati intorno 21-24%. Se, come da previsioni, nessun candidato otterrà oggi la maggioranza, sarà necessario ricorrere al ballottaggio il 22 maggio prossimo.

Salvini, gran gioia per Fpoe, storico alleato 
– ''Provo immensa gioia per il grande risultato che si sta delineando in Austria per il nostro storico alleato Fpoe'': lo ha detto Matteo Salvini commentando i dati delle presidenziali austriache. ''Quel che mi sconcerta e che mi fa incazzare – ha aggiunto – è il pressapochismo con cui vengono definiti destra xenofoba e razzista dai media. Chiunque chieda libertà, immigrazione controllata e una Europa diversa viene subito marchiato! Il 'politicamente corretto' uccide la verità e la realtà''.

 




OHIO: OTTO PERSONE UCCISE NEL SONNO A COLPI D'ARMA DA FUOCO, MISTERO SUL KILLER

di Angelo Barraco

Washington – L’Ohio si è svegliato nell’orrore e nello sconcerto. Otto persone sono state barbaramente uccise, presumibilmente nel sonno, a colpi di arma da fuoco alla testa. Le otto vittime sono state giustiziate all’interno di quattro abitazioni collocate lungo una strada rurale dell’Ohio. Secondo quanto riferisce lo sceriffo della Contea di Pike, Charles Reader e il procuratore generale Mike DeWine, i cadaveri appartengono tutti alla famiglia Rhoden e sono tutti adulti, tranne un minore, un 16enne. Inizialmente si era parlato anche della presunta morte di due bambini piccoli e di un neonato, successivamente la notizia è stata smentita e si apprende che sono ricoverati in ospedale. Ancora sconosciuto il movente che ha scatenato la furia omicida che ha sconvolto l’Ohio. John Kasich, governatore dell’Ohio e candidato per la nomination repubblicana ha dichiarato “tragedia oltre ogni comprensione. E' una cosa che ti spezza il cuore. La mamma è stato uccisa nel suo letto dove c'era anche il suo bambino di 4 anni". Le autorità hanno tenuto una conferenza stampa e hanno spiegato che i morti si trovavano in tre case lungo la strada, mentre l’ottavo cadavere era collocato in una quarta abitazione a trenta miglia. Le autorità hanno lanciato un appello ai cittadini e alla famiglia Rhoden “Le indagini sono in una fase iniziale si sta ancora lavorando per determinare un movente”.  Inoltre ha specificato che non vi può essere una minaccia agli abitanti di Pike, luogo della tragedia. 



VISITA A ROMA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI DELLA FINLANDIA, TIMO SOINI

di Gianfranco Nitti

Il Ministro degli Affari Esteri di Finlandia,Timo Soini, ha in programma una visita Roma il 22 aprile per un incontro col suo omologo italiano Paolo Gentiloni. Argomenti di discussione in agenda sono  la collaborazione bilaterale tra l'Italia e la Finlandia, l'Unione Europea e la crisi migratoria in Europa. Discuteranno inoltre della situazione di Libia, Siria e Iraq, come anche delle problematiche attuali che si riferiscono alla Russia e all'Ucraina.

Durante la sua visita il Ministro Soini farà un discorso riguardante le questioni relative all'Artico presso la sede del SIOI (Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale). È prevista un’introduzione del Presidente della SIOI, Franco Frattini, ed interventi del sottosegretario agli Esteri Vincenzo Amendola e dell’ambasciatore di Finlandia in Italia, Janne Taalas.. Il programma include anche la visita al quartiere generale dell'operazione Eunavfor Med Sophia. Timo Soini, 54 anni, è cofondatore e leader del partito dei finlandesi, una formazione politica di carattere populista euroscettico, al governo in Finlandia dal 2015, insieme al partito di centro ed ai conservatori.