Governo, tutto pronto per la manovra da 32 miliardi di euro

Il Consiglio dei ministri è convocato questa sera alle ore 20.30, a Palazzo Chigi, per l’esame della legge di Bilancio e della direttiva Euratom.

L’ordine del giorno del Consiglio dei ministri è stato integrato dal decreto legge: Misure urgenti in materia di accise e IVA sui carburanti e di sostegno agli enti territoriali e ai territori delle Marche colpiti da eccezionali eventi metereologici (Presidenza – Economia e Finanze).

Questa sera oltre al disegno di legge di Bilancio potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri anche un decreto fiscale collegato: secondo quanto si apprende nelle ultime ore sarebbe prevalso l’orientamento di replicare lo schema classico della manovra, con le misure fiscali – che portano anche copertura alla legge di bilancio – contenute in un decreto ad hoc.

A quanto si apprende, ci saranno in particolare le modifiche al Reddito di cittadinanza, da introdurre attraverso la legge di bilancio. Alla riunione parteciperanno la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e quello del Lavoro, Marina Elvira Calderone.

Non ci dovrebbe essere, invece, la riunione dei tecnici del pre-consiglio. Tra le ipotesi allo studio l’azzeramento dell’Iva su pane, pasta e latte. Sulle pensioni si lavora a quota 41+62. Si va verso il taglio del cuneo fiscale fino 3 punti per i redditi più bassi. Sulla flat tax aumento della soglia fino a 85 mila euro per gli autonomi. Palazzo Chigi frena su una proposta della Lega per un ‘bonus matrimonio’.

REDDITO DI CITTADINANZA- Un anno di ‘cuscinetto’ per inserire i lavoratori occupabili nel mondo del lavoro, accompagnati da appositi corsi di formazione, considerati obbligatori. Sarebbe questa, in attesa della decisione finale del Cdm, la soluzione individuata dal governo come uscita soft dal reddito di cittadinanza per i cosiddetti occupabili. L’idea della cancellazione immediata del beneficio già dall’1 gennaio, che avrebbe permesso di risparmiare 1,8 miliardi, sarebbe stata accantonata, sposando invece la soluzione ponte proposta dalla ministra del Lavoro Calderone.La data di interruzione sarebbe quindi, a quanto si apprende, quella del 31 dicembre 2023

ISTRUZIONE – Nella manovra “io conto” che ci siano i soldi per l’aumento dei contratti dei docenti “e mi batterò perché ci siano delle risorse nuove”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, a margine dell’evento ‘Direzione Nord’ al Palazzo delle Stelline di Milano. “La coperta è molto corta – ha concluso – nel contratto abbiamo detto che servono, per il 2023, 300 milioni di risorse aggiuntive. Qualora non ci dovessero essere, nel contratto c’è scritto che si prenderanno dal fondo destinato alla valorizzazione professionale. Ma io conto che per il 2023 ci possano essere risorse aggiuntive”.

FISCO – Sul cuneo fiscale si va verso una replica del taglio di 2 punti per i redditi fino a 35mila euro, mentre il taglio sarà incrementato di un altro punto, fino a 3 punti, per le fasce più fragili, quelle con un reddito inferiore a 20mila euro. E’ questa, secondo quanto si apprende da fonti governative, la misura allo studio per la manovra. Sulla flat tax, invece, resterebbe confermato l’aumento della soglia (da 65 a 85mila euro) per autonomi e partite Iva, mentre sembra perdere quota l’ipotesi di introdurre anche una flat tax incrementale. Il beneficio del taglio del cuneo fiscale previsto in manovra andrà interamente ai lavoratori. Lo si apprende da fonti di governo, che spiegano che questo è l’orientamento che sarebbe stato preso in vista della manovra

AGEVOLAZIONI FISCALI -Ci sarebbe anche la razionalizzazione delle tax expenditures tra le misure allo studio del governo in vista della legge di bilancio. Stando ad una bozza dell’articolato ancora in discussione, la riorganizzazione delle agevolazioni fiscali dovrebbe comparire in particolare tra le norme del decreto fiscale collegato. Nei giorni scorsi alcune indiscrezioni avevano ipotizzato una revisione del decalage che attualmente riduce il valore di alcuni sconti fiscali al crescere del reddito. Si era quindi parlato di una riduzione di queste soglie che farebbe scattare le riduzioni a partire da 60mila euro fino all’azzeramento a 120mila euro.

BONUS EDILIZI – C’è una nuova razionalizzazione dei bonus edilizi tra le misure allo studio del governo in vista dell’esame questa sera della legge di bilancio. La misura dovrebbe essere inserita nel decreto fiscale collegato e seguirebbe l’intervento sul Superbonus già inserito nel dl Aiuti quater. Proprio il dl pubblicato il Gazzetta la scorsa settimana ha ridotto il 110% al 90% (con alcune eccezioni) e ha tentato di trovare una soluzione al problema dei crediti incagliati. Ance e Abi starebbero tuttavia ancora trattando con il governo per una norma più risolutiva -sfruttando gli F24- che potrebbe quindi essere inserita in questa sede.

SUGAR TAX E PLASTIC TAX -Si va verso un nuovo rinvio dell’entrata in vigore di sugar e plastic tax: secondo quanto si apprende la manovra, che in serata sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri dovrebbe contenere la sospensione della misura anche per tutto il 2023. La norma, di fatto, dalla sua introduzione non è mai stata applicata.

CRIPTOATTIVITA’- Ci sarebbe anche la tassazione delle plusvalenze derivanti dalle cripto-attività tra le misure allo studio del governo in vista della legge di bilancio. La norma figura in una bozza dell’articolato ancora in discussione, che prevede anche la regolarizzazione delle cripto-attività. Quando si parla di cripto-attività ci si riferisce alle cosiddette valute virtuali, considerati beni speculativi, tra cui figurano anche i bitcoin.




Turismo, l’Italia protagonista al Finnish Travel Gala 2022

L’Italia è stata protagonista al Finnish Travel Gala 2022, Gala Finlandese del Turismo vetrina annuale dell’industria del turismo finlandese.  Al Bel Paese è stato infatti riconosciuto il prestigioso titolo di “destinazione internazionale dell’anno” con la seguente motivazione: “Cos’è  l’Italia? Meraviglie architettoniche, capolavori artistici e artigianali, interpretazioni operistiche mozzafiato, appuntamenti culturali, storia, cucina e vino, spiagge, monti, paesaggi suggestivi, borghi quieti e città pulsanti vita senza sosta. C’è qualcosa che non si può ammirare in Italia? Un Paese dove riesci sempre a scoprire qualcosa di nuovo ed interessante, per tornarci ancora e ancora”.
 
Il premio è stato ritirato dal Consigliere dell’Ambasciata d’Italia a Helsinki Paolo Bonissone insieme ad Anna Andersson, responsabile della Sede ENIT Stoccolma, con competenza su tutta l’area scandinava; testimonia non solo della generale ammirazione del turista nordico per le bellezze dell’Italia, ma anche della capacità di attrazione dell’amplissima offerta italiana, che fa del nostro Paese una destinazione privilegiata per l’industria turistica finlandese. Non a caso il “Finnish Travel Gala” e’ l’evento di maggior richiamo organizzato annualmente da SMAL, associazione di categoria del settore turistico nazionale che raccoglie circa 180 operatori turistici finlandesi.
 
Dopo due anni di pausa, il Gala Finlandese del Turismo, tenutosi ad Helsinki, ha nuovamente premiato aziende, operatori e destinazioni turistiche meritevoli e popolari.
Il Gala, tenutosi a Little Finland, Helsinki, è stato organizzato da Smalser Oy, una società di servizi della Finnish Travel Association (SMAL) associazione finlandese degli operatori turistici ed ha riunito 400 professionisti del turismo nazionale e internazionale per celebrare la ripresa del turismo dalla pandemia, ma anche per tastare come le sfide politiche ed economiche si riflettano nelle diverse attività del settore. La serata è culminata con l’annuncio dei vincitori di nove diverse categorie di premi. I vincitori di ogni categoria sono stati selezionati sulla base di menzioni quantitative del pubblico e di un punteggio qualitativo della giuria del Gala.  Il  Gala mira a sottolineare l’importanza dell’industria del turismo nella società finlandese, sia come fonte di occupazione e stimolo economico, sia come fornitore di esperienze e facilitatore della vita quotidiana delle persone che viaggiano per lavoro e turismo. Prima della pandemia, il settore rappresentava il 2,7% del PIL finlandese e impiegava 154 100 persone in tutta la Finlandia.
 
Le categorie e i vincitori del Finnish Travel Gala 2022 sono stati i seguenti:
Innovazione turistica dell’anno – Sauna artistica dei Musei Serlachius
L’esperienza di viaggio o di servizio più memorabile dell’anno – Conduttori VR
Influencer turistico dell’anno – Adalmina’s Adventures
Azienda di trasporto dell’anno – Viking Line Abp
Fornitore di alloggi dell’anno – Hotel Alma
Destinazione nazionale dell’anno – Helsinki
Destinazione di viaggio internazionale dell’anno – Italia
Operatore responsabile dell’anno – Viking Line Abp – Viking Glory
Agenzia di viaggio/Tour Operator dell’anno – Oy Aurinkomatkat – Suntours Ltd Ab
 
Per ulteriori informazioni sul Gala, su tutti i candidati selezionati e sulla giuria, visitare il sito www.finnishtravelgala.fi
 



Rimini, conclusa l’edizione 2022 di “Ecomondo – The green Technology Expo” 2022

Un´edizione dai grandi numeri, con un +41% di presenze sul 2021 e forte crescita anche sul 2019
 
RIMINI – “Ecomondo – The green Technology Expo”, la grande fiera internazionale dedicata ai temi della sostenibilità, si è svolta a Rimini dall’8 all’11 novembre e quest’anno, oltre al tradizionale svolgimento in presenza, ha permesso di far incontrare su un’unica piattaforma digitale, già sperimentata nell’edizione precedente, tutti gli ambiti e gli attori coinvolti, dagli investitori alle imprese, nei processi legati alla transizione ecologica.
 
 
Finlandia, Svezia e Norvegia, paesi all’avanguardia di soluzioni per il benessere verde del pianeta, non hanno mancato quest’appuntamento, partecipandovi insieme con un padiglione nordico, con il motto “Nordic Solutions” (soluzioni nordiche) che ha attratto operatori e visitatori. Tra le aziende finlandesi, presenti la Neste, la Valmet, Ecosir, Blackbruinoy.
 
 
Dalle due manifestazioni, che hanno ottenuto una copertura mediatica che sfiora i 550 milioni di contatti lordi Italia-Estero è emersa forte e chiara la traiettoria verde del futuro dell´economia del nostro Paese. Lo confermano sia la ricerca dedicata alla ´Nuova sfida della transizione ecologica per le imprese italiane´ presentata all´11a edizione degli Stati Generali della Economia Verde, promossi dal Consiglio Nazionale della Economia Verde, in apertura di Ecomondo, sia lo studio ´Scenari energetici dirompenti per l´Italia´ per le filiere delle energie rinnovabili, in apertura di Key Energy.
 
 
Ecomondo e Key Energy rappresentano un vero e proprio ´sistema´, una comunità,, che deve la sua unicità all´intreccio virtuoso tra il settore della parte espositiva, le relazioni istituzionali al più alto livello, dalla Commissione europea passando per il Ministero dell´Ambiente e la Sicurezza energetica, fino alla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e ai Consorzi di filiera, e a un calendario convegnistico denso ed articolato che ha offerto a visitatori ed espositori la bussola per orientarsi nei cambiamenti in atto e uno stimolo constante per i decisori pubblici a proseguire nel cammino della sostenibilità. Con l´86% delle imprese italiane che giudica elevato o buono il livello di attenzione per la transizione ecologica e con i 24 miliardi di euro di benefici stimati per i consumatori da qui al 2030 sulla scia dello sviluppo delle rinnovabili, l´economia italiana nel prossimo futuro si colora di verde.
 
Centinaia le storie di innovazione portate in Fiera a Rimini dalle imprese innovative e dalle aziende espositrici. Mentre sul versante dell´azione globale dei due saloni, sono 80 le associazioni internazionali che operano nell’economia verde con cui i saloni hanno stretto accordi di collaborazione; costante l´impegno a promuovere la ´crescita blu´ nell´area del Mediterraneo con  le storie di casi dei progetti internazionali di cooperazione per la tutela dell´ecosistema marino e del contrasto al cambiamento climatico nell´area; infine, con il progetto Africa Green Growth entra nell´agenda della sostenibilità sociale l´autonomia energetica dei Paesi africani.
 
Lo stato dell´arte del mercato, lo hanno testimoniato i 1.400 espositori presenti su 130mila metri quadrati in questa 25ª edizione di Ecomondo e 15ª di Key Energy che raccolgono il meglio delle tecnologie prodotte in Italia ed internazionali per i pilastri dell’economia verde: bio-economia circolare, gestione e valorizzazione dei rifiuti e delle acque reflue, rigenerazione dei suoli e dei mari e crescita blu sostenibile e rischio idrogeologico, assieme alle soluzioni e tecnologie nel settore del solare,fotovoltaico e sistemi di accumulo, eolico in mare e a terra, efficienza energetica nell´industria e negli edifici, ed un accento sulle città sostenibili e mobilità elettrica. Filiere che hanno attratto in Fiera a Rimini 600 acquirenti esteri grazie alla sinergia con Agenzia ICE e Ministero degli Affari Esteri e che hanno generato 2537 appuntamenti d’affari sulla piattaforma digitale.Mentre le visualizzazioni da parte degli operatori professionali dei profili espositori sulla piattaforma B2B GreenTechInsights hanno superato le 270mila visualizzazioni.
 
160 gli eventi istituzionali curati dai due comitati scientifici di Ecomondo e Key Energy rispettivamente presieduti da Fabio Fava dell´Università di Bologna e Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto Club Italia.
 
“All´inizio, Ecomondo contava 3mila metri quadrati espositivi – ha dichiarato nel suo intervento di in fiera a Rimini il Ministro dell´Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin – Dopo 25 anni questo numero si è moltiplicato per 40, fino a 130 mila. Numeri che danno l´idea delle opportunità da cogliere sia per il futuro, sia per le tecnologie che ci permettono di guardare a una produzione energetica diversa”.
 
Ecomondo tornerà a Rimini dal 7 al 10 novembre del 2023, preceduta, dal 22 al 24 marzo 2023, dalla prima edizione di K.EY The Renewable Energy Expo (lo spin off da Ecomondo di KEY ENERGY che diventa autonomo, raddoppiando il suo spazio). 
 



Economia, Moody’s scommette sull’Italia: rialzo Pil 2022 al 3,7%

Moody’s vede per l’Italia quest’anno una “performance economica migliore del previsto, sempre vincolata comunque all’approvvigionamento energetico”.

Lo si legge in un una ‘credit opinion’ sul credito sovrano italiano della società statunitense, che non presuppone un’azione sul rating, nella quale Moody’s spiega di aver rivisto al rialzo la
previsione sul Pil della penisola per il 2022 al 3,7% dal precedente 2,7%.

Giovedì l’agenzia di rating aveva invece abbassato le stime sul prodotto interno lordo dell’eurozona per l’anno prossimo, portando le previsioni per l’Italia a un calo dell’1,4%.

Secondo Mood’y però “il nuovo governo mancherà i suoi obiettivi fiscali a causa di un contesto economico che nel 2023 rimarrà difficile per tutto l’anno, poiché l’inverno 2023-24 accuserà notevoli venti contrari alla crescita economica”. 

A proposito della Nadef, Moody’s conferma che l’obiettivo di disavanzo 2023 sia “sostanzialmente superiore a quanto previsto dal governo Draghi a settembre (4,5% del Pil contro il 3,4%), ma le misure più costose proposte in campagna elettorale, che comporterebbero disavanzi di bilancio più elevati, non sono all’ordine del giorno nel 2023”.




Caro bollette, oggi in Consiglio dei ministri

“In due settimane abbiamo liberato 30 miliardi per calmierare e coprire il costo delle bollette. Abbiamo messo in sicurezza il nostro tessuto produttivo e già domani (oggi, ndr) il decreto che stanzia i primi 9 miliardi sarà portato in Consiglio dei Ministri.

Fermare la speculazione è fondamentale e stiamo conducendo anche questa battaglia”. Lo scrive sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Il caro-bollette e il recupero del potere d’acquisto, eroso dall’inflazione a due cifre, il taglio del cuneo fiscale e le pensioni con l’adeguamento annuale degli assegni all’inflazione con +7,3% da gennaio prossimo, in attesa degli interventi per evitare lo scalone Fornero dal 2023. E il lavoro, “la priorità delle priorità”, dice la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai sindacati nel primo faccia a faccia a Palazzo Chigi con Cgil, Cisl, Uil e anche l’Ugl.

Su Ita “avete visto quello che è accaduto nelle ultime ore. Quando qualcuno di noi aveva espresso delle perplessità su come si stava procedendo non aveva completamente torto, ci stiamo lavorando”, avrebbe anche detto la premier, secondo quanto si apprende.

Sul tavolo del primo confronto del nuovo governo nella sala Verde con le parti sociali (venerdì ci saranno le associazioni delle imprese) approdano tutti i temi aperti, dalle emergenze alle riforme, con le richieste e le proposte. La premier ascolta e assicura la disponibilità a portare avanti il confronto, mettendo da parte “i preconcetti” e assicurando trasparenza e lealtà ma chiedendo “un supplemento di responsabilità” da parte di tutti: “Stiamo affrontando il momento più difficile della storia della Repubblica”.

L’approccio è “di totale apertura e rispetto. Dove ci porterà questo confronto dipenderà dell’approccio e dalla disponibilità di ciascuno di noi”, chiarisce Meloni. I sindacati apprezzano il dialogo (“un metodo importante”) ma aspettano i fatti.

“Oltre ad una disponibilità al confronto, oggi risposte di merito non ne abbiamo ancora avute”, afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi: dunque “la valutazione è sospesa”.

“Auspichiamo che nelle prossime settimane ci possano essere ulteriori opportunità per discutere nel merito della legge di Bilancio e della prospettiva legata alla crescita, allo sviluppo, alla qualità e stabilità del lavoro”, dice il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.

“Meloni ha inaugurato una nuova stagione di confronto sociale”, sottolinea intanto il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone. I temi vanno dalla sicurezza sul lavoro alle pensioni. Un fronte su cui lavorare con le prime misure da inserire nella manovra, che però ha “spazi troppo stretti”, sottolinea Landini.

Di qui, la richiesta rilanciata dai sindacati di allargare la tassazione sugli extraprofitti oltre le aziende energetiche e di portarla al 35%: consentirebbe di reperire 14 miliardi l’anno, calcola il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri.

Sulle pensioni, allo studio resta Quota 41 che dovrebbe essere accompagnata da una soglia di età (61-62 anni) per l’anno prossimo – e che non basta per Cgil, Cisl e Uil – in attesa della riforma complessiva.

Di un sistema che oggi fa i conti con pensioni “basse e quelle future rischiano di essere inesistenti”, riconosce la stessa presidente del Consiglio. Intanto arriva la firma del ministro dell’Economia, Ginacarlo Giorgetti, al decreto che da’ il via a partire dal primo gennaio 2023 ad un adeguamento delle pensioni pari al +7,3%. L’aumento, come previsto dalla normativa vigente, è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre. Considerando l’effetto dell’indicizzazione delle pensioni all’inflazione, nel periodo 2022-2025, la spesa “assorbirà risorse per oltre 50 miliardi”, afferma Giorgetti. Il sistema attuale prevede tre fasce per la rivalutazione: il 100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il minimo (pari a circa 523 euro), il 90% tra le 4 e 5 volte il minimo e il 75% oltre le 5 volte.

C’è inoltre il tema del fisco e la richiesta di confermare e, anzi, aumentare la decontribuzione al 2% prevista fino alla fine dell’anno. I sindacati dicono no alla flat tax, chiedono di fare una riforma “vera” che aumenti il netto in busta paga e colpisca di più l’evasione. E, per ridare potere d’acquisto ai redditi, oltre al taglio del cuneo fiscale, il numero uno della Uil porta la richiesta di detassare subito le tredicesime per dare ristoro ai dipendenti e ai pensionati e, poi, di detassare gli aumenti contrattuali.




Quali tipologie di fondi comuni di investimento esistono

I fondi di investimento sono degli strumenti finanziari che permettono anche ai piccoli investitori di avere a disposizione portafogli ben diversificati.

Il capitale del fondo è costituito dall’insieme di tutto il denaro versato dai singoli investitori, i quali possiedono una percentuale di ogni titolo facente parte del carniere che è pari alla percentuale delle quote acquistate.

Per fare un esempio, se un soggetto possiede una singola quota di un fondo ETF che mette a disposizione un totale di 100 quote, il suo portafoglio sarà costituito dall’1% di ogni asset facente parte del fondo stesso. Naturalmente, è importante studiare e ottenere delle conoscenze di base, come ad esempio quelle che riguardano il significato di ETF o di quota, per poter approfondire e comprendere meglio questi meccanismi.

Come funziona il fondo comune di investimento

Il fondo comune di investimento è un mezzo che consente di raccogliere grandi capitali da utilizzare per effettuare compravendita di azioni, obbligazioni o titoli immobiliari. Definiti a livello giuridico OICR, ossia Organizzazioni di Investimento Collettivo del Risparmio, possono essere gestiti dalle SGR, ovvero dalle Società di Gestione del Risparmio, oppure possono presentarsi sotto forma di Sicav o Sicaf.

Nel primo caso, che è anche quello più diffuso, il capitale del fondo sarà separato da quello sociale, mentre nel secondo caso i due capitali coincideranno.

Chi gestisce il fondo, si occupa di acquistare e vendere i vari asset secondo modalità prestabilite, cercando di ottenere il massimo beneficio dalla gestione del denaro. Gli investitori, dopo aver acquistato le quote, non dovranno invece fare più nulla e potranno limitarsi ad attendere i risultati degli investimenti.

Come tutti gli investimenti, anche i fondi comuni comportano dei rischi, i quali vengono generalmente bilanciati dalla scelta di investimenti che consentono di ottenere una buona diversificazione; nel caso dei fondi passivi, anche la scelta di copiare un benchmark stabile può ridurre i rischi, pur non potendoli annullare.

Tipologie di fondi comuni di investimento

Chi decide di acquistare una o più quote di un fondo, deve valutarne con attenzione le caratteristiche al fine di individuare la tipologia più in linea con le sue aspettative e la sua propensione al rischio.

I fondi comuni si differenziano per:

  • asset;
  • modalità di gestione delle quote;
  • distribuzione delle entrate;
  • scelta dei titoli.

Anche il regolamento a cui è soggetto permette di individuare diverse tipologie di fondo.

Scegliere il fondo comune in base agli asset

In base agli strumenti finanziari trattati, è possibile distinguere le seguenti tipologie di fondo:

  • obbligazionario, ossia con un carniere composto esclusivamente da obbligazioni;
  • azionario, ovvero basato sulla compravendita di azioni;
  • misto flessibile, ovvero composto da azioni e obbligazioni in percentuali non prestabilite;
  • misto bilanciato, composto da un’uguale percentuale di azioni e obbligazioni o comunque da percentuali prestabilite delle une e delle altre;
  • immobiliare, ossia basato sul mercato immobiliare.

La gestione delle quote nei fondi di investimento

In base alle modalità di gestione delle quote, è possibile distinguere fondi chiusi e fondi aperti. I primi non modificano nel tempo il numero di quote e stabiliscono, all’atto di apertura, la data di scadenza del fondo; i secondi, più elastici e diffusi, hanno un capitale variabile e permettono di emettere nuove quote o di chiudere in anticipo quelle già emesse.

Fondi comuni e distribuzione dei guadagni

Nel momento in cui si sceglie un fondo, è importante decidere se optare per uno “a distribuzione”, ovvero che distribuisca i ricavati tra i vari investitori tramite cedolino periodico, o per uno “ad accumulo”, ovvero che reinvesta il capitale guadagnato.

La scelta dei titoli: passiva e attiva

I fondi comuni di investimento di tipo passivo, come gli ETF, effettuano la compravendita di titoli in modo automatico, copiando il benchmark di riferimento, il quale, nel caso dei fondi indicizzati, è un indice di mercato.

I fondi attivi cercano invece di battere il benchmark di riferimento, superandone i profitti attraverso analisi e attenti studi dell’andamento del mercato di riferimento.




“A cavallo della sostenibilità”: Fieracavalli promuove un turismo etico e green

Da Monaco a Verona, dall’Abruzzo alla Valle d’Aosta e dalla Toscana all’Austria: sono infinite le testimonianze di un nuovo modo di fare turismo, dall’alto di una sella, riscoprendo il piacere del viaggio in lentezza presentate nella nuova Area Forum AGSM AIM – A Cavallo della Sostenibilità | Dialoghi sul futuro sostenibile del mondo equestre. Ad apprezzare l’equiturismo, questa mattina, è l’attrice Matilde Gioli che ha percorso la prima ippovia urbana permanente in Italia patrocinata dal Comune di Verona

VERONA Con un ampio potenziale di sviluppo ancora da esplorare e valorizzare, l’equiturismo è protagonista della 124ª edizione di Fieracavalli che, anno dopo anno, si fa collettrice di testimonianze di associazioni, guide e trekker esperti chiamati a raccontare le proprie esperienze lungo le ippovie, più o meno battute, non solo sul territorio italiano.

Con l’intento di diventare un punto di riferimento per tutti gli appassionati di trekking a cavallo e promuovere i valori che il turismo equestre incarna, Fieracavalli propone – all’interno dell’Area Forum AGSM AIM – Il Viaggio che cambia | Cavallo, turismo e sostenibilità – interviste, incontri e tavole rotonde per mettere in luce la bellezza dell’Italia, ma non solo, da scoprire dall’alto di una sella.

Simbolo di un turismo etico e green, il viaggio a cavallo permette una scoperta consapevole del territorio, lungo itinerari lenti, a contatto con la natura, come le ippovie urbane e rurali presentate oggi da Linda Fabrello (ASD Horse Valley), Fabrizio Forsoni (UISP Nazionale) e l’atleta Carmine Calvanese nel talk a cura di Reverse. Tra queste anche la prima ippovia urbana permanente in Italia, patrocinata dal Comune di Verona, inaugurata l’anno scorso e percorsa, proprio questa mattina, da Matilde Gioli. L’attrice, amante del mondo equestre, non si è fatta sfuggire l’occasione di visitare la “città del cavallo” da una prospettiva diversa e soprattutto con un altro ritmo. Un itinerario di 15 km della durata di 4 ore, che rimarrà fruibile a tutti gli amanti del trekking a cavallo, con partenza dal Lungadige Attiraglio (Corte Molon), arrivo in Piazza Bra e ritorno al Parco dell’Adige Nord, alla scoperta di Verona e del fiume Adige che la attraversa.

Nello stesso talk è stato presentato anche il raid equestre Monaco – Verona, emblema del turismo slow, tornato dopo 17 anni dalla sua ultima edizione. Accompagnati da Horse Adventure, 4 cavalieri di Natura a Cavallo e 4 amazzoni del Circolo Ippico Valpolicella, hanno affrontato un itinerario di oltre 600 km, suddiviso in 25 tappe, che collega la capitale bavarese al comune scaligero. Il progetto – promosso da Fieracavalli, Veronafiere e l’Associazione di Promozione Sociale “Territorio, Sostenibilità e Inclusione” di Verona – mette al centro il cavallo come richiamo naturale tra uomo e pianeta e come mezzo per sensibilizzare su diversità e forme di disabilità. Grazie alla collaborazione dell’Associazione Nazionale Allevatori Cavalli di Razza Bardigiana e di ANAREAI, il Raid promuove anche l’allevamento e il patrimonio zootecnico italiano. Le amazzoni, infatti, hanno affrontato il viaggio in sella a quattro soggetti di cavalli Bardigiani che oggi verranno donati a centri dedicati ad Interventi Assistiti con gli animali per aiutare categorie fragili.

Tra gli ospiti più attesi dell’Area Forum c’è stata anche Paola Giacomini – l’esploratrice a cavallo arrivata a Veronafiere dalla Mongolia nel 2019 dopo aver percorso in sella 9 mila km – che, quest’anno, in occasione del centenario del Parco Nazionale dell’Abruzzo e il Parco Nazionale del Gran Paradiso, ha affrontato una nuova esperienza di viaggio partendo il 16 giugno dalla regione dell’Italia centrale per arrivare in Valle d’Aosta. Con i suoi due cavalli, Custode e Cigherè, ha percorso 1.000 km attraversando 8 parchi nazionali. Tema centrale del viaggio il cambiamento climatico: in ogni luogo Paola ha incontrato botanici, geologi e biologi con l’intento di riflettere su come il paesaggio sta cambiando.

Tra i racconti di viaggio anche quello di Angelika Schneider, “Ritorno in Austria a cavallo, sulle antiche vie romane, da Peccioli a Lech”. Arrivata in Italia nel 1983 dall’Austria, il sogno di Angelika – istruttrice di equitazione – è sempre stato quello di voler far ritorno a casa in sella ai suoi cavalli percorrendo 930 km tra la Toscana e l’Austria. Quest’anno, insieme alla sua allieva Giulia, è finalmente riuscita a realizzarlo con il progetto “Il viaggio è la meta”. Il 15 settembre, in sella di Gamma e Ares, sono partite da Peccioli per raggiungere Lech.

In 37 giorni di cammino hanno costeggiato 8 fiumi e percorso vie dei tempi romani e medievali: dalla Via Francigena fino alla Via Claudia Augusta, risalente a 2000 anni fa.




Banca Popolare del Lazio, dalla lettera di “soci coraggiosi” alla fusione tra Blu Banca e Banca Valconca

Ancora al centro dell’attenzione del nostro quotidiano la fusione tra Blu Banca – la collegata del gruppo Banca Popolare del Lazio – e la Banca Popolare Valconca. In questa fase il ruolo dei media è importante perché funge anche da archivio storico della cronaca e critica degli ultimi tempi e permette di trarre conclusioni ragionevoli e coerenti con i fatti. Nel caso contrario, con l’appiattimento dei media spesso assoldati ai poteri forti, la memoria svanisce e si resta in balia del buono e del cattivo tempo.
E così, siamo qui a ricordare con tanto di video ritrovato, le parole che neppure due anni fa spendeva per la Banca Popolare Valconca l’attuale direttore generale Dario Mancini che con soddisfazione parlava del rilancio della popolare con la sua identità, appartenenza e valori, parlava di riduzione dei crediti deteriorati di oltre 75 milioni euro e approvazione bilancio con buone prospettive per il futuro da presentare in quella che era la prossima assemblea dei soci.

L’INTERVISTA DEL 2020 AL DG DI BANCA POPOLARE VALCONCA

Oggi, lo stesso Mancini pieno di speranze che soltanto due anni fa parlava di rilancio, giustifica la fusione con Blu Banca come se fosse l’unica via d’uscita per garantire un futuro a Valconca che naviga in brutte acque.

Intervista AL DG DI BANCA VALCONCA DEL 2022

Una banca che con la fusione andrebbe a perdere definitivamente la sua identità come del resto ha detto l’ex presidente Valconca Gianfranco Vanzini che stiamo cercando per farci una chiacchierata e anche Federconsumatori Rimini Graziano Urbinati che ha espresso preoccupazione per i soci Valconca e per questa fusione.

L’Osservatore d’Italia con questo “richiamo” giornalistico ha inteso mettere a confronto anche questi due spezzoni di video per capire meglio l’evoluzione di una banca “sana” due anni prima e che due anni dopo si trova talmente sull’orlo del default e che deve affrettarsi a garantirsi un futuro con la fusione con Blu Banca, costola del gruppo Banca Popolare del Lazio presieduta dal notaio Edmondo Maria Capecelatro che con grande sorpresa siede addirittura nel Consiglio di amministrazione della Banca Popolare Valconca. Strane coincidenze. A breve usciremo con una nuova puntata…

DI SEGUITO TUTTI GLI ARTICOLI DE L’OSSERVATORE D’ITALIA SU BANCA POPOLARE DEL LAZIO




Fusione Blu Banca (gruppo BPL) e Valconca: quando scegliere il “futuro” per il bene del passato

Graziano Urbinati esponente di Federconsumatori Rimini ha espresso preoccupazione rispetto alla accelerazione dei tempi per la fusione prevista tra Banca Popolare Valconca e Blu Banca. Dopo l’ok della Banca d’Italia, c’è una data stretta che scandisce ritmi serrati: l’assemblea dei soci prevista il 20 novembre. Federconsumatori Rimini è preoccupata per il futuro degli azionisti “che rischiano di ritrovarsi in Blu Banca, depauperati, come già malauguratamente accaduto con Banca Carim”.
Che intende? Semplicemente che Banca Carim dopo la fusione in Credit Agricole è fattivamente scomparsa, estinta come del resto ha spiegato Gianfranco Vanzini l’ex presidente della Banca Popolare Valconca in una recente replica pubblicata su “La piazza online” all’avv. Ronci, Presidente del Cda della Banca Popolare Valconca.
Ronco avrebbe detto a Vanzini che la Banca continuerà ad operare sotto le insegne storiche della Banca Popolare Valconca. La fusione serve a questo scopo: garantire un futuro a Banca Valconca…”.
Nelle idee di Vanzini però non è così perché nel progetto di fusione a pag. 5 c’è scritto: “La fusione determinerà, alla data del perfezionamento della stessa, l’estinzione della Società  Incorporanda”.
Vanzini è lapidario: “La fusione determinerà, alla data del perfezionamento della stessa, l’estinzione della Società  Incorporanda”.
E dice ancora: “Sull’utilizzo delle insegne BPV l’accordo quadro è chiaro sul punto e Blu Banca è impegnata alla loro conservazione sul territorio”. (Che cosa prevede l’accordo quadro? Possiamo saperlo?) Caro Presidente, non scherziamo sulle cose serie. Il Progetto di Fusione parla di ESTINZIONE che ha un significato ben preciso: la Banca scompare, non esiste più. Esattamente come è successo alla Carim dopo la fusione in Credit Agricole, sono rimaste solo le insegne scolpite nei muri delle filiali perché costava distruggerle, ma quelle che contano sono quelle aggiunte dopo e legittimamente da Credit Agricole. E allora non prendiamoci in giro, siamo tutti adulti e sappiamo leggere e scrivere, ragioniamo serenamente insieme e cerchiamo le soluzioni migliori e utili per i clienti, i dipendenti e gli oltre 4000 soci di BPV, ma con una premessa indispensabile diciamo LA VERITA’ e non nascondiamoci dietro discorsi vaghi e fumosi. Veniamo ai numeri, io ho citato gli unici numeri presenti nel Progetto di Fusione, che sono quelli che contano e che determineranno le quote di proprietà della nuova Blu Banca. Ai vecchi soci BLU Banca spetterà il 93% (Novantatre per cento)  ai nuovi soci (ex BPV) il  7% (Sette per cento), in pratica non conteranno niente.
Secondo me sono valori sproporzionati”.  Parole pesanti di vera preoccupazione quelle espresse da Vanzini ma sorrette da dati e da richiami inconfutabili.
Così quelle espresse da Graziano Urbinati di Federconsumatori Rimini: ”Da quanto apprendiamo – si legge in una nota dell’associazione – la fusione prevede una operazione di contro cambio. I termini dell’offerta prevedono l’emissione da parte di Blu Banca di 37.501 azioni ordinarie da assegnare ai soci della Banca Popolare Valconca. Ogni socio avrà una azione ordinaria Blu Banca di nuova emissione per ogni 282 azioni ordinarie”. Federconsumatori ricorda che “il sistema bancario del nostro territorio è stato rivoluzionato con operazioni di fusioni e acquisizioni, così come a livello nazionale, in cui il controllo dei nostri principali istituti bancari sta passando progressivamente in mani estere” e, prosegue l’associazione “questi profondi cambiamenti sono stati pagati a caro prezzo dai risparmiatori, spesso pensionati che avevano investito i loro risparmi o il TFR frutto di una vita di lavoro.”
E poi ci siamo noi della redazione dell’Osservatore d’Italia che continuiamo a dare lettura del verbale di Banca d’Italia per cui abbiamo già scritto diversi approfondimenti.
Un verbale che parla di mancate dichiarazioni di conflitti di interesse, rischi per finanziamenti dati senza garanzie. Prendiamo anche i mutui agrari come grande esempio del modus agendi del gruppo BPL.
“L’esame di un campione di 32 posizioni ha evidenziato la sistematica concessione di fido esorbitanti rispetto alle capacità di rimborso degli affidati. Il 38 per cento del campione è stato riclassificato tra le posizioni deteriorate, i conseguenti squilibri finanziari hanno spesso determinato il deterioramento delle posizioni a breve distanza dalle erogazioni. [   ]. In merito rileva inoltre la circostanza che le facilitazioni veicolate dalla società di mediazione (tra banca e agricoltore) Coopcredit sono state accordate anche in presenza di elementi di attenzione sollevati dagli analisti e a seguito del rigetto di precedenti richieste”.
Ad esempio i mutui per un totale di 6 milioni di euro concessi al gruppo Capitani dal consiglio di amministrazione su proposta dell’allora direttore generale BPL Massimo Lucidi (oggi alla guida di Blu Banca), destinati a finanziare capannoni e impianti agricoli. L’istruttoria aveva rilevato l’assenza di adeguata capacità di rimborso. “La garanzia ISMEA prospettata in istruttoria per 800 mila euro è stata esclusa con delibera d’urgenza del Presidente del 12/10/2016 su proposta del direttore. All’epoca delle concessioni erano noti vari elementi pregiudizievoli”.
Ma non è tutto è doveroso anche sottolineare come gli ispettori di Banca d’Italia abbiamo evidenziato che dalla movimentazione transitata sui conti in essere presso la Bpl si evince un utilizzo dei mutui per finalità diverse (sottoscrizioni di fondi, giroconti…).
“Hanno contribuito ad appesantire la situazione economica delle imprese finanziate – si legge ancora nel verbale – le commissioni corrisposte da queste alla Coopcredit (3% dell’importo erogato). In proposito è emerso che si trattava quasi sempre di aziende che non necessitavano di presentazione in quanto già clienti della Banca”. In pratica le relazioni di Coopcredit erano la copia dei dati già forniti alla Banca dalle stesse imprese. Paradossale come paradossale è il ruolo di Ampla (la società della cognata di Massimo Lucidi che spesso ha istruito le pratiche presso ISMEA per conto di Coopcredit); un meccanismo drogato dalla necessità ben poco trasparente di dover far affluire denaro della Banca alla società della cognata del direttore Generale Lucidi. Un sistema che Banca D’Italia non ha mai voluto vedere potendo ottenere in cambio, in una forma di malato rapporto simbiotico, la pulizia sul territorio di banche in cattive acque, fin quando non sarà la stessa incorporante che inevitabilmente verrà incorporata per essere essa stessa caduta in disgrazia a causa delle troppe acquisizioni. I soci che oggi fanno la parte del Leone, domani saranno a loro volta gazzelle al pari dei poveri ed evidentemente disperati soci Valconca. Tanto disperati da dover accettare di essere incorporati i una banca i cui vertici sono i “pupilli” della Banca d’Italia, non certo una garanzia di trasparenza, visti i precedenti.
Così come paradossale può rivelarsi la dinamica di girarsi dall’altra parte e fare finta di nulla, lasciare andarsi al fatto che chi decide il bello e il cattivo tempo, chi finanziare e chi no, chi tenere e chi scartare, a chi dare mutui milionari e a chi no, a chi premiare e a chi mettere alla porta siano sempre dei signori di una governance che non viene colpita da Banca d’Italia per le inadempienze ma addirittura sembra quasi “promossa” per la fedeltà nel togliere le caldarroste dal fuoco senza batter ciglio.
In tanti si chiedono perché Banca d’Italia che dovrebbe vigilare e perseguire le condotte e criticità che andiamo evidenziando da anni sembra quasi fare parte attiva di una dinamica che “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”, ovvero quella per cui presumibilmente, dati i fatti, si chiude un occhio sulle condotte perseguibili e malsane in cambio di accogliere a braccia larghe banche sull’orlo del dafult, come successo per la popolare di Spoleto e ora con Valconca. Ma ad inglobare è un ormai colosso che agisce come vuole, sicura di essere intoccabile. Come dicevamo, sono solo pensieri cattivi. Ma se si aprisse un processo serio d’ufficio…allora forse sarebbe difficile giocare al gioco della scimmia: non vedo, non sento e non parlo.
Il 20 novembre è dietro l’angolo, un sussulto di appartenenza alle radici, la possibilità di domandare, dissentire, riflettere sul vero significato di “futuro”.



Banca Popolare del Lazio, Blu Banca e fusione con la popolare Valconca: scoperto l’arcnano. Chi siede su più poltrone?

La prima settimana di Ottobre è stato ricevuto il provvedimento con il quale la Banca d’Italia ha rilasciato l’autorizzazione alla fusione per incorporazione di Banca Popolare Valconca S.p.A. in Blu Banca S.p.A..

Le società hanno depositato presso ciascuna delle sedi sociali di Blu Banca S.p.A. e di Banca Popolare Valconca S.p.A. la documentazione inerente alla fusione.

Il Consiglio di Amministrazione di Blu Banca S.p.A. provvederà a convocare l’assemblea straordinaria dei soci. Il Consiglio di Amministrazione della popolare Valconca ha già provveduto a convocare l’assemblea straordinaria dei soci, chiamata a deliberare in merito all’operazione di fusione per la data del 20 novembre 2022.

Sono giornate frenetiche in cui se prima, si presume, poteva aleggiare qualche titubanza sulla fusione in qualche recondita coscienza di soci o simpatizzanti della popolare Valconca, pian piano, un passo alla volta, la presunta nebbia sembra essersi diradata in favore di una idea: anziché fare naufragare la Valconca, meglio buttarsi nelle braccia di una banca come Blu Banca (Gruppo Banca Popolare del Lazio) pronta a risollevare le sorti della “malconcia”.

Chi è meglio avvezzo a utilizzare i proverbi direbbe con ironia “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”. Ma perché mai tanta ingratitudine? Non è forse Banca Popolare del Lazio l’istituto passato alle cronache per la poliedricità e il trasformismo ma anche per la drastica riduzione del valore delle azioni dall’insediamento dell’ultima governance?

È notizia consultabile e ufficiale che il prezzo delle azioni è sceso dalle quasi 40 euro dell’era precedente all’attuale governance fino a 17 euro e rotti centesimi. Soltanto lo scorso anno la BPL si è trovata a dover rimborsare con 40 mila euro una vittima del cosiddetto “risparmio tradito”.

Non è Banca Popolare del Lazio cui dinamiche di prestiti senza garanzie hanno richiamato l’attenzione della Guardia di Finanza e a scoppio presuntivamente ritardato della Banca d’Italia? Non è la BPL ad aver collezionato una sfilza di mancate dichiarazioni di conflitti d’interesse? Tanto che uno dei consiglieri ha subito un sequestro preventivo penale per ben 2 milioni di euro e il figlio oggi ancora siede nel Consiglio di amministrazione della banca.
Non è la BPL interessata da condanne alla restituzione del valore delle azioni ai presuntivamente malcapitati soci?

Ebbene, in un momento dove chi ha gli occhi foderati di prosciutto, le orecchie turate e le corde vocali sonnolenti (la presunta condotta: non vedo, non sento e non parlo), c’ è un ennesimo paradosso. Ma per farlo ben comprendere occorre declinare i cosiddetti “pezzi da novanta”.

Il presidente di Banca Popolare del Lazio è il notaio Edmondo Maria Capecelatro che si è trovato più volte diviso tra il suo ruolo di notaio e quello di “garante” della banca, chi non ricorda le vicende che abbiamo narrato di Capecelatro che poneva in essere una serie di attività tese a favorire Salvatore Ladaga (un politico locale di Velletri per cui il Notaio presidente ha fatto alienare dal Ladaga in favore della moglie separata tutti i propri beni immobili sottraendoli di fatto al credito vantato dalla Banca) e Italo Ciarla (ex vicepresidente della Banca, oggi presidente Onorario) che prima di far sottrarre i propri beni e dei loro cari dall’aggressione della BPL, pensava bene di citare in giudizio altri istituti bancari (Ex Toniolo) chiedendo la condanna per avergli praticato interessi usurari ed anatocistici.

Ma di situazioni che fanno arrossire i più sprovveduti ce ne sono più d’una. Proseguiamo con un altro membro della governance. Fino a circa due anni fa l’amministratore delegato di BPL era Massimo Lucidi, per intenderci citato in molte nostre cronache per essere cognato di Angela Ghirga socia di maggioranza di una società di mediazione della BPL, oppure lo ricordiamo per aver incoraggiato il finanziamento di oltre un milione e mezzo senza alcuna garanzia a una società di Perugia (la Protercave) di G.C. Lucidi, padre di Fabrizio che all’epoca dei fatti, diviene direttore di filiale della Banca Popolare di Spoleto dove lo stesso G.C. è consigliere d’amministrazione, lo stesso G.C. presidente del Consorzio Apifidi che ha garantito G.C. (se stesso!) e presentato in Banca Popolare del Lazio per l’apertura dei conti quale amministratore della Protercave.

Lucidi si è dimesso dalla Bpl per guidare la controllata Blu Banca. E Ora l’operazione Valconca, una popolare con sede in Emilia Romagna.

Ebbene, guardando la governance della Valconca rimaniamo di stucco: chi siede in consiglio di amministrazione? L’onnipresente Notaio Edmondo Maria Capecelatro!

Chissà se avrà votato a favore della fusione con la controllata della banca popolare del Lazio di cui è presidente?

Chissà se Capecelatro è al corrente che l’art. 36 del “Decreto Salva – Italia” (d.l. n. 201/2011, poi convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214), ha introdotto nell’ordi­namento italiano un esplicito divieto di interlocking? Un interlocking directorate può essere definito come il legame personale che si instaura tra due imprese nel momento in cui l’amministratore di una sieda anche nel consiglio di amministrazione dell’altra.

Legami di tale tipo possono presentarsi come orizzontali o verticali, a seconda che le imprese interlocked operino o meno ad un medesimo livello sul mercato e l’art. 36 del Decreto Salva Italia è stato emanato per tutelare la concorrenza nei mercati del credito e finanziari.

Le preoccupazioni in merito alla situazione concorrenziale in tali settori erano state portate all’attenzione pubblica dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) all’esito dell’Indagine Conoscitiva sulla corporate governance di banche e compagnie di assicurazione attive in Italia, nota come IC36. Tale indagine aveva evidenziato come più dell’80% dei gruppi esaminati (pari al 96% dell’attivo globale del campione analizzato) presentassero al loro interno legami riconducibili alla tipologia degli interlocking directorates.

Ma ormai la tanto agognata commissione banche sembra essere un lontano ricordo naufragato nelle primordiali e più buone intenzioni del giornalista Paragone che tra l’altro è stato anche contattato per dire la sua sugli approfondimenti che questo giornale ha fatto su BPL.

Silenzio. Nessun fruscio sulle nostre sequenze. Non ci si sorprende quasi più di nulla. Ma poi, nel caso ci fosse qualche futuro sussulto giudiziario sarebbe difficile dover ammettere che nessuno ne aveva parlato.




Presentata a Roma la Borsa Internazionale del Turismo delle Radici, in programma a Matera

È stata presentata A Roma dall’Agenzia di Promozione territoriale della Basilicata, Enit e ministero degli Affari esteri presso la sede dell’Associazione Stampa Estera ‘Roots-in, la prima borsa internazionale del turismo delle origini’, in programma a Matera il 20 e 21 novembre 2022.

“L’evento che stiamo organizzando – ha detto Antonio Nicoletti, direttore generale di APT Basilicata – rappresenta più occasioni di incontro: da un lato, ed è il nostro principale obiettivo, l’incontro fra la domanda e offerta in un settore del turismo che esiste da sempre ma che aspettava di essere adeguatamente valorizzato; dall’altro lato sarà anche una occasione di incontro, grazie al forum del 20 novembre, tra chi lavora alle politiche nazionali per il turismo delle origini e la riqualificazione dei borghi e il mondo degli operatori e delle istituzioni territoriali. È un evento che interessa tutta l’Italia così come il fenomeno dell’emigrazione e del viaggio di ritorno è un fenomeno che attraversa l’intera Penisola. L’attenzione che abbiamo riscontrato anche grazie all’impegno dell’Enit presso i mercati esteri è altissima e lo testimoniano le adesioni entusiaste da parte di operatori turistici provenienti da tutto il mondo”. Nel corso della conferenza stampa è stato presentato il sito dedicato all’evento www.roots-in.com, il nuovo logo che accompagnerà l’evento ed è stato illustrato il programma delle attività a partire da un educational tour che porterà gli operatori in giro per la Basilicata nei giorni che precedono l’evento. Ad illustrare dati numerici riguardanti il turismo delle origini l’amministratore delegato di Enit, Roberta Garibaldi. “È un turismo su cui puntiamo – ha detto Garibaldi – e punteremo anche di più in vista dell’Anno delle radici che sarà nel 2024. Già 6 milioni di italiani tornano in Italia ogni anno per questo motivo per un totale di 60 milioni di pernottamenti. È importante perché si muove su tutto l’anno (con un piccolo picco ad agosto) e riguarda anche molto i giovani che vogliono riscoprire le loro origini. La spesa media è 74 euro perché spesso si dorme a casa dei parenti e si perde la componente alberghiera, la provenienza più forte è da tutto il Sudamerica (Argentina e Brasile in primis) ma anche Stati Uniti”. Alla conferenza stampa è intervenuta anche Marina Gabrieli, coordinatrice nazionale progetto Pnrr – Turismo delle radici del ministero degli Affari esteri: “La Basilicata è una delle regioni più attive su questo tema tant’è che è stata inserita nel primo volume della guida alle radici italiane. L’evento di Matera rappresenta una tappa importante del percorso di avvicinamento all’anno delle radici in programma nel 2024. In questo periodo stiamo costruendo una rete fra tutte le regioni italiane, nel 2023 promuoveremo queste iniziative nelle delegazioni degli italiani che vivono all’estero. La sfida che abbiamo davanti è dare nuova vita ai borghi che si stanno spopolando e dare una opportunità agli italiani che vivono all’estero per rinsaldare il loro legame. Anche per questa ragione stiamo realizzando il passaporto del turista delle origini che consentirà di avere una serie di agevolazioni per i loro soggiorni e viaggi di ritorno”.

Scheda

●        Roots-in si terrà a Matera nei giorni 20 e 21 novembre 2022 e vedrà confrontarsi acquirenti provenienti da tutto il mondo e venditori italiani.

●        Il 20 è in programma una conferenza in cui da un lato saranno presentate le iniziative del governo e le prospettive legate alla valorizzazione del settore, dall’altro lato saranno forniti elementi utili ai territori e agli operatori per sviluppare questo segmento turistico.

●        Per questo evento è online un sito dedicato dove si  possono acquisire informazioni e prenotarsi agli incontri: www.roots-in.com.

●        Un progetto che si muove in coerenza e sintonia con il progetto “2024 Anno del Turismo di ritorno: Alla scoperta delle origini” finanziato dal Governo con i fondi del PNRR.

●        Le potenzialità sono enormi per tutte le regioni italiane.

●        Nel 1997 l’ENIT inseriva nella categoria «Turista delle Radici» 5,8 milioni di viaggiatori che visitavano il nostro paese. Nel 2018, undici anni dopo, questo numero era aumentato a 10 milioni (+72,5%).

●        Nel 2018 il flusso economico in entrata generato dal Turismo delle Radici è stato pari a circa 4 miliardi di euro (+7,5% rispetto all’anno precedente).