RUSSIA EMBARGO: IL BOOMERANG UE, I PRODUTTORI EUROPEI POTRANNO RICHIEDERE UN SOSTEGNO ECONOMICO

La Commissione europea annuncia misure eccezionali di sostegno per i produttori europei di frutta e verdura deperibili, La situazione in atto del mercato per tutti i prodotti sarà discusso in un'altra riunione con gli esperti degli Stati membri ed esperti del Parlamento europeo che si terrà a Bruxelles il Venerdì.

di Cinzia Marchegiani

Bruxelles – Nel contesto di restrizioni russo sulle importazioni di prodotti agricoli dell'UE e sulla scia della scorsa settimana, la Commissione europea ha annunciato che dal 18 agosto 2014 si sta muovendo per introdurre misure di sostegno per alcuni tipi di frutta e verdura deperibili.
Dacian Ciolo, Commissario per lo sviluppo rurale Agricoltura UE in merito dichiara: “Tenendo conto della situazione del mercato in seguito alle restrizioni russo sulle importazioni di prodotti agricoli dell'UE, con effetto da oggi, sta scatenando le misure della PAC emergenza che ridurranno fornitura complessiva di un certo numero di prodotti ortofrutticoli sul mercato europeo, come e quando le pressioni sui prezzi diventano troppo grande nei prossimi mesi. Tutti gli agricoltori dei prodotti in questione – sia in organizzazioni di produttori o no – saranno ammessi a sostenere queste misure di sostegno del mercato in cui lo ritengano opportuno. Agire presto fornirà un supporto efficace per il prezzo pagato ai produttori sul mercato interno, aiutano il mercato regolare ed essere redditizio."

I prodotti interessati dalle misure annunciate oggi sono i seguenti: pomodori, carote, cavolo bianco, peperoni, cavolfiori, cetrioli e cetriolini, funghi, mele, pere, frutti rossi, l'uva da tavola e kiwi. I mercati per questi prodotti sono in piena stagione, con nessuna opzione di archiviazione per la maggior parte di loro e nessun mercato alternativo immediatamente disponibile.
Le misure eccezionali annunciate il 18 agosto 2014 comprendono i ritiri dal mercato soprattutto per la distribuzione gratuita, il risarcimento per mancata raccolta e raccolta verde. L'assistenza finanziaria coprirà tutti i produttori siano essi organizzati in un'organizzazione di produttori o meno. Le misure avranno un effetto retroattivo a decorrere dal 18 agosto 2014. In altre parole, tutti i volumi prelevati da oggi in poi (o sottoposte a vendemmia verde o le altre misure) saranno già oggetto di queste misure supplementari, soggette ai controlli necessari. Tali misure si applicano fino alla fine di novembre con un budget previsto di 125 milioni di euro. Soldi che sono dei contribuenti, praticamente senza logica paghiamo per non far lavorare le nostre imprese, che ovviamente non saranno risarcite del danno complessivo visto che lembargo per ora non ha una data di termine. 
La situazione in atto del mercato per tutti i prodotti sarà discusso in un'altra riunione con gli esperti degli Stati membri ed esperti del Parlamento europeo che si terrà a Bruxelles il Venerdì.
La Commissione europea dichiara che continuerà a seguito dello sviluppo dei mercati per tutti i settori interessati dal divieto russo per l'agricoltura e prodotti alimentari in stretti contatti con gli Stati membri e non esiterà a sostenere ulteriori settori fortemente dipendenti dalle esportazioni verso la Russia o di adeguare le misure già annunciate, se necessario.

Assieme al comunicato asettico, viene fornito il contatto cui si può rivolgere l’azienda
Roger Waite +32 2 296 14 04
Per il pubblico: Europe Direct per telefono 00 800 6 7 8 9 10 11
Oppure l’indirizzo email: http://europa.eu/europedirect/write_to_us/
Insomma, un’azienda per non perdere l'incasso che avrebbe ottenuto dalla vendita della merce in seguito alla restrizione sulle importazioni russe deciso dall’UE, deve spedire una email dove con precisione deve inserire la propria richiesta nelle lingue ufficilai dell’UE (Inglese, Francese e Tedesco). Si legge digitando l’indirizzo email: ”Si prega di essere il più dettagliato possibile ed essere sicuri di includere i vostri dati corretti. Di solito si riceverà una risposta entro 3 giorni lavorativi (indagini più complesse potrebbero richiedere più tempo).”

Nel paese delle complicazioni l’UE sta dimostrando di essere la prima della classe, dove la crisi economica è figlia di una “burocrazia” sempre più complessa, di una “logica” rimandata con debito a settembre, dove le strategie politiche sembrano lontane dalle famiglie, dalle aziende e dal benessere tanto pubblicizzato questi giorni sui canali televisivi italiani, in cui viene rappresentato uno spaccato di un’Europa che non rappresenta affatto la realtà, che è semplicemente un miraggio.
Gli italiani chiedono quando cominceremo a diventare grandi e raccontare la storia per quello che è ….non è un caso che lo spot pro-UE viene trasmesso ora che i paesi membri si trovano in mezzo ad uno scenario inquietante, dove il futuro non solo è incerto ma il presente è pieno di grandi vuoti che il miraggio europeo ha definitivamente formato con il saccheggio della speranza, del lavoro, dei diritti. L’UE ha depredato ogni sacrificio, lo stesso Mario Draghi alla conferenza alla BCE dello scorso 7 agosto 2014 ha detto: “Guardando al futuro, la domanda interna dovrebbe essere sostenuta da una serie di fattori, tra cui l'orientamento di politica monetaria accomodante e miglioramenti in corso in condizioni finanziarie. Inoltre, i progressi compiuti nel consolidamento fiscale e le riforme strutturali, così come i guadagni del reddito disponibile reale, dovrebbe dare un contributo positivo alla crescita economica. Inoltre, la domanda per le esportazioni dovrebbero beneficiare della ripresa in atto a livello mondiale. Tuttavia, anche se i mercati del lavoro hanno mostrato ulteriori segnali di miglioramento, la disoccupazione rimane elevata nella zona euro e, nel complesso, la capacità inutilizzata continua ad essere consistente. Inoltre, il tasso di variazione dei prestiti delle IFM al settore privato è rimasto negativo nel mese di giugno ed i necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato sono suscettibili di continuare a smorzare il ritmo della ripresa economica. I rischi che circondano le prospettive economiche per l'area dell'euro restano orientati verso il basso. In particolare, accentuato i rischi geopolitici, nonché degli sviluppi nelle economie di mercato emergenti e dei mercati finanziari globali, potrebbe avere il potenziale per influenzare le condizioni economiche negative, anche attraverso effetti sui prezzi dell'energia e della domanda globale di prodotti dell'area dell'euro. Un ulteriore rischio di ribasso riguarda le riforme strutturali insufficienti nei paesi dell'area dell'euro, così come più debole domanda interna del previsto.

Politiche sconcertanti vanno applaudite per aver stravolto irreversibilmente le economie della zona Euro? La geopolitica decisa a tavolino da poche persone ha scolpito il destino di nazioni, famiglie, aziende senza responsabilità effettive. L’operato della Troika, è un esempio tangibile di questa straordinaria e grottesca situazione, anche se ritenuta colpevole per i disastri inflitti con le proprie politiche austere nessuno volto ha pagato…. Un bel bluff l’inchiesta avviata prima delle elezioni europee che guardava con preoccupazione quella credibilità tanto difesa che ora viene ripatinata con lo spot-UE davvero da oscar. E che Oscar! Chapeau…




BUON FERRAGOSTO ITALIA. L’EUROPA VERSO IL SUICIDIO, IMPOSSIBILE PENSARE AD UNA SVISTA

 

La guerra fredda innescata con le sanzioni economiche alla Russia sembrano tornare come un boomerang contro la stessa UE. E’ stato stimato che ci saranno perdite di 12 mila milioni di euro per il blocco dell’esportazione dei beni alimentari. La Russia invece di fallire, cresce e ha già trovato altre nazioni che provvederanno ai contratti commerciali….tutto un disegno per svendere l’UE agli americani? Le aziende, quelle che ancora tenevano alla crisi economica,  falliranno, chi pagherà i danni? Draghi, Renzi o Obama/Merkel? L’Europa è morta!

di Cinzia Marchegiani

Il sogno europeo è in frantumi, l’Europa è morta! L’embargo imposto dall’UE e USA alla Russia si sta rivelando un vero suicidio per l’economia europea. Già si stavano fregando le mani gli strateghi europei e d’oltreoceano, …"con le sanzioni  faremo fallire la Russia, attaccando la sua economia"

A Strasburgo è stato fatto un vero passo falso assecondando le mire americane, che dati alla mano sembra tramare prima di tutto contro l’Europa stessa. Così senza pensare alle conseguenze (possibile?) le sanzioni economiche contro la Russia hanno imposto il divieto di importare generi alimentari da parte dell’UE, Norvegia, Stati Uniti, Canada e Australia verso la federazione russa. Ma come un boomerang l’embargo, che ha prodotto l’interruzione dei primi beni alimentari, dalla frutta, alla carne, formaggi pesce e verdura, ha innescato una reazione a catena disastrosa, che ora (solo ora?) vede la perdita degli scambi quantificata intorno ai 12 mila milioni di euro in merito al volume di esportazione agricole dell’UE nei lidi russi. 

L’obiettivo di far crollare l’economia russa è stato solo un piano ipotetico, visto che gli indici economici della Russia hanno escamotage salvavita lontani all’implosione economica. L’analista Mark Adomanis Forbes -si legge- ritiene che non solo non ha trascinato nel baratro l’avversario dell’est, ma la sua economia è in crescita, al contrario di quello che sta accadendo alla zona euro. 

Gli indici europei fotografano un’economia vuota, senza prospettive. Con grande sorpresa degli analisti, ora anche la Germania nel secondo trimestre ha registrato una contrazione dello 0,2%, un Pil salito al 0,7% nei primi tre mesi doveva mantenere il suo trend..ma così non è stato. Anche la Francia, che ha instaurato e difeso da sempre l’asse franco tedesco nella zona euro, ha registrato anche lei una crescita zero nel secondo trimestre:”il paese rallenta e non raggiungeremo l'obiettivo dell'1% previsto tre mesi” dichiara il ministro delle finanze Francese, Michel Sapin e ancora “quest'anno la crescita della Francia sarà intorno allo 0,50% e niente ci autorizza a prevedere, al momento, una crescita di molto superiore all'1% nel 2015. La crescita è caduta in Europa e in Francia.”
La guerra fredda avviata da Obama, anche se lui ha dichiarato che non è mai iniziata, vede ora come protagonisti gli attori principali gli stati membri di questa Unione Europea, che in forte recessione, si son permessi il lusso di tagliare la fonte e il sostegno dell’economia già troppo compromessa da politiche non lungimiranti che hanno svuotato le casse degli europei, hanno cancellato intere generazioni cui è stato depredato presente e futuro. Una logica perversa e senza lungimiranza vede la crisi economica della zona euro in caduta libera, considerando che l’Ucraina difesa a spada tratta dall’UE ora vorrebbe, per un gioco delle parti, tagliare il passaggio del gas che dalla Russia andava a riscaldare gli inverni rigidi che attendono l’Europa. Ad alzare subito l’allerta sono state le aziende che trasportano e vivono di esportazione dei beni agricoli verso la Russia. In Austria i produttori di mele rappresentati da Ruper Gsöls hanno sentenziato questo embargo come una catastrofe per tutta l’Europa:” le esportatori verso la Russia e Polonia dovranno cercare altri mercati per la loro produzione che porterà alla caduta del prezzo non solo delle mele ma degli altri prodotti agricoli. A gioire e beneficiare delle contromisure russe che non si sono fatte attendere sarà l’economia Turca, principalmente per la distribuzione di frutta e verdura, altro che chance, mentre i produttori brasiliani dell’associazione ABPA hanno già spiegato che ulteriori esportazioni annuali di 150.000 tonnellate di pollame in Russia sono possibili. La fornitura di formaggio è prevista gran parte della Bielorussia. Poi c’è l'Armenia, particolarmente forte nella produzione di cereali, patate e uva, dal Cile e altri paesi dell'America Latina Mosca potrebbe importare di più e il capo del Cremlino Vladimir Putin ha anche parlato già con il Kazakistan sulla cooperazione rafforzata.

Ultima sentenza che lascia l’Europa senza speranza arriva dagli analisti della Danske Bank, che in virtù dei nuovi andamenti dei mercati dell’economia europea, hanno presentato un rapporto senza appello: “le sanzioni dell'Unione europea in Russia unitamente a quelle adottate da Mosca in risposta alla prima diventerà insopportabile per entrambe le parti. Pertanto, gli specialisti si aspettano le sanzioni alla Russia entro tre mesi possano tornare alla normalità. Il documento sottolinea che c'è ancora abbastanza tempo, l'escalation dal conflitto in Ucraina, sia la la Russia che e l'Unione Europea potrebbero perdere molto se questa crisi colpisce ulteriormente il commercio di energia.  Infatti per l’UE, anche l’Osservatore d’Italia lo aveva anticipato in tempi meno sospetti, il settore dell’energia non è autosufficiente e dovrà trovare validi sostituti per ottenere gas a buon prezzo, che non sia Russo. Anche la relazione della Danske Bank conferma che la stabilità russa non sarà certo a rischio per le sanzioni appena applicate, poiché Vladimir Putin sta tessendo già da tempo collaborazioni con altre potenze economiche emergenti,.Infatti Mosca ha avviato un meccanismo di consultazioni periodiche tra Brasile, Russia, Cina, India e Sud Africa, divenuti membri del BRICS, termine derivato dal loro acronimo, e inoltre Il governo russo ha approvando l'elenco definitivo dei prodotti agricoli e alimentari la cui importazione è vietata o limitata, in risposta alle sanzioni economiche occidentali. Infatti la Russia dal 1° agosto 2014 ha introdotto un divieto totale di importazione di carni bovine, suine, pollame, formaggi e latte provenienti dai paesi dell'Unione Europea, Stati Uniti d'America, l'Australia, il Canada e la Norvegia, e saranno attivati controlli doganali affinché il decreto venga rispettato. 

Ed ecco che le economie si muovono in contrapposizione alle sanzioni orchestrate senza lungimiranza o forse con altri obiettivi, e l’Argentina e l’ Ecuador cercano di aumentare le esportazioni verso la Russia, e hanno mostrato di voler concretizzare l’obiettivo per il prossimo anno un’esportazione nel mercato russo, certamente è stato aperto un varco di grandi opportunità  messe su un piatto d’oro dalle politiche nostrane. A loro si sta accodando l’Ecuador disposto ad aumentare l'esportazione di frutti di mare al mercato russo. In finestra messa ad osservare il declino della Russia si era appollaiata Bruxelles che invece ha dovuto assistere al suo suicidio, e preoccupati per le perdite economiche delle esportazioni verso la Russia che ammonterebbero a 12.ooo milioni di euro, pretende di dettare ai paesi sud americani di non tessere nuove rotte commerciali. Dalle associazioni degli agricoltori dei paesi membri dell’UE è partito un grido disperato, questo per loro è vero incubo.

E’ impossibile pensare che i grandi economisti europei non siano stati in grado di valutare una contro risposta del genere, ed eventualmente una piano B di emergenza…il suicidio è stato suggellato con il patto oltreoceano, signori e signori, il sogno europeo di gloria e prosperità è stato definitivamente seppellito. Le aziende, quelle che ancora reggevano alla crisi, sono state nettamente falcidiate da strategie incomprensibili, se non quello di dover mantenere rapporti sempre più morbosi con gli Stati Uniti.

Ora l’europarlamentare leghista Matteo Salvini rivendica le proprie idee, e sostiene che:”solo gli idioti sono stati in grado di prendere la decisione di imporre sanzioni economiche nei confronti della Russia che ora riporta di tonnellate di prodotti agricoli italiani valore di oltre 1 miliardo di euro" e solleva una domanda legittima: "Chi pagherà i nostri agricoltori?”

L’Italia è morta! E anche l’Unione Europea, Buon Ferragosto!




DATI CONFCOMMERCIO NON LASCIANO SPERANZE PER L'ITALIA

 

Secondo i calcoli dell'Ufficio studi Confcommercio, il peso del fisco è al 53,2% del Pil, al netto dell'economia sommersa che è intorno al 17,3% del prodotto interno lordo. La pressione fiscale apparente è pari al 44,1% del Pil.

 

di Cinzia Marchegiani

I dati diffusi dall’Ufficio Studi Confcommercio al convegno "Tagliamo le tasse non tassiamo la crescita. Indice di civiltà per un Paese moderno" non lasciano speranza per la nostra nazione. Secondo i calcoli dell'Ufficio studi Confcommercio, il peso del fisco è al 53,2% del Pil, al netto dell'economia sommersa che è intorno al 17,3% del prodotto interno lordo. La pressione fiscale apparente è pari al 44,1% del Pil. L’Italia detiene il record mondiale della pressione fiscale effettiva. La Confcommercio spiega che la percentuale supera quella di tutti i maggiori Paesi nel mondo, superiore dunque anche a quella di Paesi che hanno notoriamente una forte pressione fiscale come Danimarca (51,3%) e Francia (49,5%). A livelli molto più bassi si collocano la Gran Bretagna con il 40%, la Spagna 37,6%, l' Irlanda al 32,5%, il Canada al 31,2% e gli Usa al 27,7%, Paesi dove l'economia sommersa rtispetto al Pil ha un'incidenza di gran lunga inferiore rispetto a quella italiana. In Italia la pressione fiscale apparente, invece, è pari al 44,1% del Pil.

Secondo il Rapporto "Fiscalità e crescita economica" dell'Ufficio Studi Confcommercio, a fronte di un aumento della pressione fiscale in Italia del 5% dal 2000 al 2013, il Pil procapite è sceso del 7%. In Germania nello stesso periodo la pressione fiscale è diminuita del 6% mentre il Pil reale procapite è aumentato del 15%. In Svezia, paese fuori dall' Ue ad esempio, la pressione fiscale nello stesso periodo è scesa del 14% e il Pil reale procapite è aumentato del 21%.

Dell'Italia rimane una fotografia in bianco e nero, un paese cristallizzato nelle riforme costituzionali, mentre muore l’impresa e muore il commercio, viene seppellita definitivamente la colonna portante dell’economia, colossi industriali e piccole imprese artigiane chiudono o fuggono dall’Italia, e rimane per gioco forza la stangata alle famiglie e i tagli alle spese pubbliche, tra cui la maggiore sofferenza la detiene la sanità…un bel vedere ovviamente.

Verrebbe da dire la storica frase di Nanni Moretti:”Continuiamo così , facciamoci del male”




EUROPA, CACCIA AL GAS: BRACCIO DI FERRO CON LA RUSSIA

Sergey Lavrov, Ministro degli Esteri russo ha incontrato in Bulgaria Kristian Vigenin per rinegoziare sul gasdotto South Stream, mentre con la Serbia ha gia’ chiuso il contratto. L’Europa si è svegliata dalle visioni delle energie alternative biosostenibili, è incapace di autonomia e ora punta sul gas naturale il metano, soprattutto per il trasporto privato e pubblico. Ieri Siim Kallas Vice Presidente della Commissione europea interviene in questa direzione:”Sappiamo che il gas naturale, per esempio, avrà un ruolo importante sia per trasporti stradali e marittimi, come l'opzione più interessante per sostituire i combustibili a base di petrolio come diesel, ancora utilizzato dalla maggior parte dei camion in Europa oggi. Con la sua alta densità di energia e basse emissioni inquinanti, gas naturale liquefatto può essere utilizzato nelle flotte pubbliche di autobus, promuovendo così il trasporto pubblico in un ambiente urbano più pulito.”

di Cinzia Marchegiani

Bulgaria – Il South Stream è un progetto infrastruttura globale del grande colosso russo Gazprom, un gasdotto con una capacità di 63 miliardi di metri cubi realizzato attraverso il Mar Nero a sud e l'Europa centrale ai fini della diversificazione delle rotte di esportazione di gas naturale ed eliminando i rischi di transito. La prima gas via del South Stream dovrebbe essere fornito a fine 2015 mentre Il gasdotto raggiungerà la sua piena capacità nel 2018. ll progetto South Stream è volto a rafforzare la sicurezza energetica europea. Si tratta di un vero e proprio passo nel perseguire la strategia di Gazprom volta a diversificare i russi di gas naturale delle rotte di approvvigionamento. Il nuovo sistema di gasdotti che soddisfano i più recenti ambientali esigenze ed ingegneria accrescerà significativamente la sicurezza energetica in tutta l'Europa continentale.

La storia del progetto è iniziato nel 2006, quando Gazprom ed Eni sono entrate in un accordo di partenariato strategico che dà diritto Gazprom per la fornitura di gas russo direttamente sul mercato italiano a partire dal 2007. In base all'accordo, i contratti esistenti per le forniture di gas russo verso l'Italia sono state estese al 2035.

La South Stream Transport, invece è una società internazionale di progetto comune responsabile per la progettazione, la costruzione e la successiva gestione di sezione offshore del South Stream. La partecipazione della società è divisa tra Gazprom (50 per cento), Eni (20 per cento), Wintershall ed EDF (15 per cento ciascuno). Nel marzo 2014 South Stream Transport ha firmato il contratto per la posa della prima stringa di sezione offshore del South Stream, più tardi nel mese di aprile – per la posa della seconda stringa. Inoltre, sono stati firmati i contratti per la fornitura di circa 150 mila tubi per le prime due corde in mare aperto. La prima stringa off-shore deve essere costruito nel terzo trimestre del 2015 e commissionata nello stesso anno.
In merito al South Stream, l’Unione Europea era già entrata a gamba tesa, infatti la Commissione europea ha ritenuto che gli accordi bilaterali della Russia con i paesi di transito, ossia Bulgaria, Serbia, Ungheria e Slovenia, violavano Terzo Pacchetto Energia dell'Unione Europea, che regola che le aziende coinvolte nella produzione di gas non possono essere proprietari dei gasdotti a lunga distanza. Lunedì scorso, 7 luglio 2014 il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov si è recato a Sofia (Bulgaria) dove ha incontrato il suo omologo, Kristian Vigenin ha espresso l’augurio che il dialogo attivo con la Commissione europea permetta la ripresa della costruzione di South Stream in territorio bulgaro, che è stato sospeso ai primi di giugno su insistenza di Bruxelles: “serve un approccio ragionevole, c’è la necessità di attuare la sua costruzione entro il termine previsto”. Approfondendo le notizie dai giornali esteri infatti si apprende che solo un mese fa, l'8 giugno 2014 il premier della Bulgaria, Plamen ORESHARSKI sotto pressione degli Stati Uniti e l'Unione europea aveva annunciato la sospensione della costruzione del "South Stream", che ovviamente aveva irritato Mosca e per tutta risposta la Gazprom minacciava di congelare la soluzione con Sofia per le forniture di gas del progetto per l'Europa, bypassando l'Ucraina e la conservazione delle principali destinazioni di esportazione, a seconda relazioni con Kiev (Ucraina). La grande perplessità della Russia era nel aver percepito che la leadership della Bulgaria per un lungo tempo aveva resistito ai tentativi di impedire la costruzione del "South Stream", improvvisamente mutava la relativa posizione dopo la visita di senatori americani guidati da John McCain. Sergei Lavrov spiega che l’accordo sul "South Stream" è stato steso nel 2008 prima dell'introduzione del Terzo Pacchetto Energia:"Rispettiamo il Terzo Pacchetto Energia che permette all'UE ei suoi membri il diritto di fissare le regole per la cooperazione in ogni campo all'interno del suo territorio, ma queste regole non possono essere applicata retroattivamente" e conclude augurandosi che la Commissione farà per l'eccezione per "South Stream per la legislazione attuale di energia dell'UE e applicare il principio di extraterritorialità, come è stato contro il progetto Trans Adriatic Pipeline. Dello stesso avviso è il ministro Vigenin che ha ritenuto troppo importante il gasdotto proprio per la sicurezza energetica del proprio paese, del su-est Europa e dell’Unione Europea auspicando nel dialogo attivo con la stessa Commissione Europea per portare in cantiere la costruzione del South Stream.
La South Stream non ferma il suo progetto e lo scorso martedì 8 luglio 2014 a Belgrado ha stipulato un contratto con la Centrgaz che ha vinto la gara per il South Stream per la costruzione dl gasdotto nella Repubblica delle Serbia.La stessa Centrgaz si concentrerà sulla progettazione, attività di costruzione e installazione, formazione del personale e la messa in South Stream in Serbia. Lo stesso contratto prevede il coinvolgimento di subappaltatori serbi nello svolgimento di determinate operazioni.

Lo stesso giorno, 8 luglio 2014 Siim Kallas Vice Presidente della Commissione europea interviene in merito al gas naturale, che dichiara rappresentare una fonte di energia per guidare europea dei trasporti nel futuro:”la nostra dipendenza da una piccola manciata di fornitori è anche una grande preoccupazione. Ci rende troppo vulnerabili. Importazioni di gas rappresentano il 70% del consumo europeo. Nel 2013, per esempio, il 39% delle importazioni di gas dell'Unione europea per volume venuto dalla Russia, il 33% dalla Norvegia e il 22% dal Nord Africa – Algeria e Libia. Alcuni paesi dell'UE si basano su un unico fornitore russo, spesso in un unico percorso di alimentazione, tra il 80 e il 100% del loro consumo di gas. E' un preoccupante livello di dipendenza – e dobbiamo solo guardare a recenti avvenimenti in Ucraina a vedere il tipo di insicurezza energia che ci troviamo di fronte. Ci sono alcuni paesi dell'UE che sono effettivamente "isole energetiche", perché non dispongono di adeguate infrastrutture di collegamento con il resto dell'UE. Che li rende vulnerabili ai capricci dei loro fornitori. Il bilancio energetico geopolitico nel mondo è cambiato. E l'Europa deve reagire ad esso. Sappiamo che il gas naturale, per esempio, avrà un ruolo importante sia per trasporti stradali e marittimi, come l'opzione più interessante per sostituire i combustibili a base di petrolio come diesel, ancora utilizzato dalla maggior parte dei camion in Europa oggi. Con la sua alta densità di energia e basse emissioni inquinanti, gas naturale liquefatto può essere utilizzato nelle flotte pubbliche di autobus, promuovendo così il trasporto pubblico in un ambiente urbano più pulito.“ 

Nulla è è per caso, in questa emergenza energetica europea lo sguardo volge alle energie alternative biosostenibili prospettate e gonfiate con gli incentivi finiti sulle bollette energetiche, dipinte come la panacea verde dell’energia ma che ha lasciato per terra l’Europa. Ad oggi l'UE è incapace di provvedere alla propria autonomina, e i vincoli e la burocrazia attuate sulle imprese industriali, ha aiutato le stesse a fuggite di corsa all’estero. Ora l’Europa si è svegliata, e il quadro clinico diventa perverso poiché fa chiudere industrie, spina dorsale dell'economia che non è in grado di sostenere il costo del trasporto privato e commerciale e dell’indotto industriale diventato inadeguato alla sopravvivenza. Logiche senza senso e lingimiranza che paga in prima persona il cittadino. Ora si osteggia questo importante gasdotto, spinti dai nuovi venti transatlantici che guarda caso hanno messo l’Europa a mo' di cuscinetto non solo per attutire ma anche  punzecchiare la Federazione Russa.




UE EMERGENZA ENERGETICA ALLO SBANDO, BRACCIO DI FERRO CON LA RUSSIA

Sergey Lavrov, Ministro degli Esteri russo ha incontrato in Bulgaria Kristian Vigenin per rinegoziare sul gasdotto South Stream, mentre con la Serbia ha gia’ chiuso il contratto. L’Europa si è svegliata dalle visioni delle energie alternative biosostenibili, è incapace di autonomia e ora punta sul gas naturale il metano, soprattutto per il trasporto privato e pubblico. Ieri Siim Kallas Vice Presidente della Commissione europea interviene in questa direzione:”Sappiamo che il gas naturale, per esempio, avrà un ruolo importante sia per trasporti stradali e marittimi, come l'opzione più interessante per sostituire i combustibili a base di petrolio come diesel, ancora utilizzato dalla maggior parte dei camion in Europa oggi. Con la sua alta densità di energia e basse emissioni inquinanti, gas naturale liquefatto può essere utilizzato nelle flotte pubbliche di autobus, promuovendo così il trasporto pubblico in un ambiente urbano più pulito.”

di Cinzia Marchegiani

Bulgaria – Il South Stream è un progetto infrastruttura globale del grande colosso russo Gazprom, un gasdotto con una capacità di 63 miliardi di metri cubi realizzato attraverso il Mar Nero a sud e l'Europa centrale ai fini della diversificazione delle rotte di esportazione di gas naturale ed eliminando i rischi di transito. La prima gas via del South Stream dovrebbe essere fornito a fine 2015 mentre Il gasdotto raggiungerà la sua piena capacità nel 2018. ll progetto South Stream è volto a rafforzare la sicurezza energetica europea. Si tratta di un vero e proprio passo nel perseguire la strategia di Gazprom volta a diversificare i russi di gas naturale delle rotte di approvvigionamento. Il nuovo sistema di gasdotti che soddisfano i più recenti ambientali esigenze ed ingegneria accrescerà significativamente la sicurezza energetica in tutta l'Europa continentale.

La storia del progetto è iniziato nel 2006, quando Gazprom ed Eni sono entrate in un accordo di partenariato strategico che dà diritto Gazprom per la fornitura di gas russo direttamente sul mercato italiano a partire dal 2007. In base all'accordo, i contratti esistenti per le forniture di gas russo verso l'Italia sono state estese al 2035.

La South Stream Transport, invece è una società internazionale di progetto comune responsabile per la progettazione, la costruzione e la successiva gestione di sezione offshore del South Stream. La partecipazione della società è divisa tra Gazprom (50 per cento), Eni (20 per cento), Wintershall ed EDF (15 per cento ciascuno). Nel marzo 2014 South Stream Transport ha firmato il contratto per la posa della prima stringa di sezione offshore del South Stream, più tardi nel mese di aprile – per la posa della seconda stringa. Inoltre, sono stati firmati i contratti per la fornitura di circa 150 mila tubi per le prime due corde in mare aperto. La prima stringa off-shore deve essere costruito nel terzo trimestre del 2015 e commissionata nello stesso anno.
In merito al South Stream, l’Unione Europea era già entrata a gamba tesa, infatti la Commissione europea ha ritenuto che gli accordi bilaterali della Russia con i paesi di transito, ossia Bulgaria, Serbia, Ungheria e Slovenia, violavano Terzo Pacchetto Energia dell'Unione Europea, che regola che le aziende coinvolte nella produzione di gas non possono essere proprietari dei gasdotti a lunga distanza. Lunedì scorso, 7 luglio 2014 il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov si è recato a Sofia (Bulgaria) dove ha incontrato il suo omologo, Kristian Vigenin ha espresso l’augurio che il dialogo attivo con la Commissione europea permetta la ripresa della costruzione di South Stream in territorio bulgaro, che è stato sospeso ai primi di giugno su insistenza di Bruxelles: “serve un approccio ragionevole, c’è la necessità di attuare la sua costruzione entro il termine previsto”. Approfondendo le notizie dai giornali esteri infatti si apprende che solo un mese fa, l'8 giugno 2014 il premier della Bulgaria, Plamen ORESHARSKI sotto pressione degli Stati Uniti e l'Unione europea aveva annunciato la sospensione della costruzione del "South Stream", che ovviamente aveva irritato Mosca e per tutta risposta la Gazprom minacciava di congelare la soluzione con Sofia per le forniture di gas del progetto per l'Europa, bypassando l'Ucraina e la conservazione delle principali destinazioni di esportazione, a seconda relazioni con Kiev (Ucraina). La grande perplessità della Russia era nel aver percepito che la leadership della Bulgaria per un lungo tempo aveva resistito ai tentativi di impedire la costruzione del "South Stream", improvvisamente mutava la relativa posizione dopo la visita di senatori americani guidati da John McCain. Sergei Lavrov spiega che l’accordo sul "South Stream" è stato steso nel 2008 prima dell'introduzione del Terzo Pacchetto Energia:"Rispettiamo il Terzo Pacchetto Energia che permette all'UE ei suoi membri il diritto di fissare le regole per la cooperazione in ogni campo all'interno del suo territorio, ma queste regole non possono essere applicata retroattivamente" e conclude augurandosi che la Commissione farà per l'eccezione per "South Stream per la legislazione attuale di energia dell'UE e applicare il principio di extraterritorialità, come è stato contro il progetto Trans Adriatic Pipeline. Dello stesso avviso è il ministro Vigenin che ha ritenuto troppo importante il gasdotto proprio per la sicurezza energetica del proprio paese, del su-est Europa e dell’Unione Europea auspicando nel dialogo attivo con la stessa Commissione Europea per portare in cantiere la costruzione del South Stream.
La South Stream non ferma il suo progetto e lo scorso martedì 8 luglio 2014 a Belgrado ha stipulato un contratto con la Centrgaz che ha vinto la gara per il South Stream per la costruzione dl gasdotto nella Repubblica delle Serbia.La stessa Centrgaz si concentrerà sulla progettazione, attività di costruzione e installazione, formazione del personale e la messa in South Stream in Serbia. Lo stesso contratto prevede il coinvolgimento di subappaltatori serbi nello svolgimento di determinate operazioni.

Lo stesso giorno, 8 luglio 2014 Siim Kallas Vice Presidente della Commissione europea interviene in merito al gas naturale, che dichiara rappresentare una fonte di energia per guidare europea dei trasporti nel futuro:”la nostra dipendenza da una piccola manciata di fornitori è anche una grande preoccupazione. Ci rende troppo vulnerabili. Importazioni di gas rappresentano il 70% del consumo europeo. Nel 2013, per esempio, il 39% delle importazioni di gas dell'Unione europea per volume venuto dalla Russia, il 33% dalla Norvegia e il 22% dal Nord Africa – Algeria e Libia. Alcuni paesi dell'UE si basano su un unico fornitore russo, spesso in un unico percorso di alimentazione, tra il 80 e il 100% del loro consumo di gas. E' un preoccupante livello di dipendenza – e dobbiamo solo guardare a recenti avvenimenti in Ucraina a vedere il tipo di insicurezza energia che ci troviamo di fronte. Ci sono alcuni paesi dell'UE che sono effettivamente "isole energetiche", perché non dispongono di adeguate infrastrutture di collegamento con il resto dell'UE. Che li rende vulnerabili ai capricci dei loro fornitori. Il bilancio energetico geopolitico nel mondo è cambiato. E l'Europa deve reagire ad esso. Sappiamo che il gas naturale, per esempio, avrà un ruolo importante sia per trasporti stradali e marittimi, come l'opzione più interessante per sostituire i combustibili a base di petrolio come diesel, ancora utilizzato dalla maggior parte dei camion in Europa oggi. Con la sua alta densità di energia e basse emissioni inquinanti, gas naturale liquefatto può essere utilizzato nelle flotte pubbliche di autobus, promuovendo così il trasporto pubblico in un ambiente urbano più pulito.“ 

Nulla è è per caso, in questa emergenza energetica europea lo sguardo volge alle energie alternative biosostenibili prospettate e gonfiate con gli incentivi finiti sulle bollette energetiche, dipinte come la panacea verde dell’energia ma che ha lasciato per terra l’Europa. Ad oggi l'UE è incapace di provvedere alla propria autonomina, e i vincoli e la burocrazia attuate sulle imprese industriali, ha aiutato le stesse a fuggite di corsa all’estero. Ora l’Europa si è svegliata, e il quadro clinico diventa perverso poiché fa chiudere industrie, spina dorsale dell'economia che non è in grado di sostenere il costo del trasporto privato e commerciale e dell’indotto industriale diventato inadeguato alla sopravvivenza. Logiche senza senso e lingimiranza che paga in prima persona il cittadino. Ora si osteggia questo importante gasdotto, spinti dai nuovi venti transatlantici che guarda caso hanno messo l’Europa a mo' di cuscinetto non solo per attutire ma anche  punzecchiare la Federazione Russa.




RIFORMA DEL CONDOMINIO: ECCO LA MODIFICA DELLE TABELLE MILLESIMALI

Redazione
 
La legge di riforma del condominio, n. 220/2012, interviene in maniera chiara in materia di modificazione delle tabelle millesimali. Il nuovo art. 69 disp. att. cod. civ., introduce, preliminarmente, il principio secondo il quale la rettifica o la modificazione delle tabelle debba avvenire necessariamente all’unanimità dei partecipanti al condominio, con una delibera, quindi, rappresentante i mille millesimi.
Tuttavia, a questo principio generale, si accompagnano due eccezioni. Infatti, le tabelle sono modificabili con il voto favorevole della maggioranza degli intervenuti rappresentanti almeno metà del valore, nei seguenti casi:

1)    Quando risulta che sono conseguenza di un errore, a prescindere dai risultati dei nuovi valori;
2)    Per le mutate condizioni di una parte dell’edificio, in conseguenza di sopraelevazione, di incremento di superfici o di incremento o diminuzione delle unità immobiliari, a patto, però, che risulti alterato per più di un quinto il valore proporzionale anche di una sola unità immobiliare.

La nuova norma, inoltre, specifica che nel caso di modificazione necessaria a seguito di mutate condizioni dell’edificio, i costi per la revisione delle tabelle sono da porsi a carico di chi ha dato luogo alla variazione, pur rimanendo all'assemblea la scelta del tecnico da incaricarsi.
E’ importante sottolineare come il legislatore per “errore” abbia voluto intendere anche quello di calcolo e non più, come si intendeva in passato, soltanto quello meramente materiale. Questa precisazione è ricavabile dal dossier che ha accompagnato l’esame della norma in sede di commissione deliberante. Inoltre, si noti come si sia giunti, per la sola seconda ipotesi, ad una mediazione costi/benefici, parametrando l’alterazione tra i rapporti di valore a seguito delle mutate condizioni dell’edificio, con l’introduzione del superamento del quinto. Questa misurazione, però, introduce la pratica necessità di appurare preliminarmente il superamento della soglia del quinto con una apposita consulenza tecnica, ad eccezione, ovviamente, dei casi di palese evidenza. Infatti, qualora a seguito della revisione delle tabelle non risultasse aumentato o diminuito per più di un quinto alcuno dei valori delle singole unità immobiliari facenti parte dell’edificio, sul piano giuridico l’approvazione di tali tabelle non risulterebbe più legittima con il voto della maggioranza, richiendo, al contrario, l’unanimità dei consensi. Infine, ricordiamo come la rettifica o la modificazione delle tabelle sia possibile a condizione di avere a disposizione la relazione tecnica accompagnatoria delle precedenti tabelle poiché diversamente, non resterebbe che procedere ad una nua attività di estimo ex novo.

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ZUCCHERIFICIO DEL MOLISE: E' ALLARME SCOMPARSA FILIERA BIETICOLO SACCARIFERA

A. De. M.

Termoli (CB) – A rischio la continuità produttiva nello stabilimento Zuccherificio del Molise a causa della ventilata soppressione della campagna bieticolo-saccarifera 2014. La stagione di trasformazione industriale della barbabietola da zucchero era fissata per il periodo luglio agosto, ma a quanto pare la continua caduta del prezzo dello zucchero sui mercati mondiali non permetterebbe all’azienda di coprire i costi di lavorazione e approvvigionamento con l’eventuale fatturato ricavabile dalla vendita del prodotto finito e degli altri semilavorati.

Una prospettiva che significherebbe, tuttavia, avviarsi verso il disfacimento della filiera in tutto il Centrosud, poiché nessuno garantirebbe in questo senso una futura campagna 2015, stante anche le note difficoltà per la cessione degli asset della società Spa in concordato preventivo.

Per cercare di evitare il definitivo smantellamento di un comparto strategico per l’agricoltura del Molise e delle altre regioni coinvolte l’On. del Pd Laura Venittelli ha invitato l’assessore all’Agricoltura della Regione Molise Vittorino Facciolla, il presidente della giunta regionale del Molise Paolo Di Laura Frattura, nonché i vertici aziendali della Spa e della Srl del Zuccherificio del Molise, le associazioni dei bieticoltori e le rappresentanze sindacali del settore agro-alimentare a un immediato e urgente tavolo di concertazione affinché si scongiuri il rischio della scomparsa della filiera bieticolo-saccarifera.
 




COTRAL APRIAMO IL VASO DI PANDORA – NONA PARTE – BILANCIO 2013: FORTI CRITICITA’ E RISCHIO DI APPROPRIAZIONE INDEBITA

di Chiara Rai

Cotral / L'inchiesta
Cotral potrebbe incorrere nel reato penale di appropriazione indebita che sarà immediatamente perseguibile se entro il 31 luglio 2014 la società di trasporto non verserà all'erario 8 milioni di euro per ritenute irpef non pagate nel 2013 oltre ad interessi. Una eventuale  verifica fiscale, oggi, impedirebbe anche il ricorso al "ravvedimento operoso" per la riduzione delle sanzioni amministrative.

Ciononostante il bilancio di esercizio Cotral 2013 chiude con un utile di 2.610.456 euro. Un positivo ottenuto grazie alle valutazioni degli amministratori in ordine al valore di presumibili entrate commerciali, finanziarie e di altra natura vantati da Cotral nei confronti della Regione Lazio e della società incaricata delle vendite dei titoli di viaggio integrati Metrebus, nonché nei confronti della consociata Cotral Patrimonio. In pratica si chiude in positivo grazie all'iscrizione di circa 30 milioni di euro di soldi che Cotral deve ancora avere. Domani  venerdì 27 giugno sarà con tutta probabilità nominato il nuovo Consiglio d'Amministrazione Cotral. Il Cda uscente, con presidente Domenico de Vincenzi e Amministratore Delegato Vincenzo Surace, traghetta l'azienda regionale di trasporto su gomma del Lazio priva di un Piano Industriale, dopo la bocciatura del 17 aprile 2013 da parte dell'assemblea dei soci che prevedeva tra l'altro l'acquisto di 200 autobus da parte di Cotral spa e di 400 da parte di Cotral Patrimonio spa.

Non avere un Piano Industriale significa nessuna strategia e che i soldi vengono spesi secondo "necessità" o all’occorrenza. Ma c'è di più, perché la Regione, e più in particolare l'assessorato di competenza, attualmente retto da Michele Civita, non controlla, o meglio non effettua il dovuto "controllo analogo" .

A dirlo è la relazione del collegio dei sindaci a chiusura del bilancio di esercizio 2013 che in merito al controllo analogo sui provvedimenti dell'Ad, appunto sostiene che "irragionevolmente" non viene esercitato dal 16 marzo del 2012.

L'Ad ha poteri di spesa sino a 700 mila euro, ma ad eccezione di una mancata autorizzazione per l'acquisto di un veicolo di servizio, tutte le spese sono state "tacitamente" autorizzate dal controllo analogo (Regione) in palese contrasto con la previsione di controllo esplicito del regolamento legato al contratto di servizio. Cotral Patrimonio, che doveva sostituire gli autobus fatiscenti e obsoleti, non lo ha fatto e non è neppure in condizione di rimborsare i presunti debiti milionari verso Cotral. La società di trasporto su gomma non ha provveduto ancora ad indire la gara per l'esternalizzazione del 10 per cento del servizio di trasporto previsto, nonostante il richiamo della Regione dello scorso 10 febbraio. Riguardo la manutenzione esterna poi si brancola ancora per affidamenti diretti: i mezzi vengono affidati ai privati senza gara d'appalto e questo sistema di affidamento non controllato e non del tutto informatizzato nel sistema informatico aziendale "Sap", crea il rischio di doppie fatturazioni: E' stato rilevato sulla manutenzione esterna che come su 22.531 fatture registrate ben 9.381 fatture presentavano importi ricorrenti, parliamo di quasi il 50 percento di fatture con stessi importi. C’è dunque anche discrezionalità nell’affidamento all’esterno dei servizi di manutenzione. Un modus operandi, quest’ultimo, più volte denunciato dal collegio dei sindaci. La manutenzione è divisa tra circa 20 ditte delle quali soltanto tre o quattro hanno vinto, di recente, l’appalto per la esternalizzazione, tra cui Ceriv, Palleschi, Officina Pontina. Poi ci sono le altre: Pennesi, Amati, Arma, Effedi e Amiata Motori che non hanno partecipato a gara pubblica ma rispettivamente hanno migliaia e migliaia di euro di manutenzioni effettuate per Cotral nel 2013: Pennesi ha manutenzioni per circa 2 milioni di euro, Amati (tra Officina 2000 e Drive Line Service) circa 5 milioni di euro, Arma circa 1 milione e 600 mila euro, Effedi circa 1 milione e 700 mila euro, Amiata Motori circa 1 milione e 200 mila euro. Altra tegola arriva dalla società di revisione Mazars, sempre in merito al bilancio: "Non siamo in grado di esprimere un giudizio sul bilancio di esercizio della Cotral al 31 dicembre 2013". Ciò a causa dell'impossibilità della società di revisione di poter accertare la correttezza dei saldi contabili e dell'eventuale esistenza di passività potenziali.

La documentazione contabile è stata più volte richiesta a Cotral ma non è mai pervenuta a Mazars. Il 28 giugno 2013 Cotral e' stato ricapitalizzato dalla Regione, ovviamente a spese degli utenti, con 26 milioni di euro, per coprire la voragine di bilancio. E se sommati con quelli avuti per il risanamento del proprio deficit, Cotral ha ottenuto almeno 56 milioni di euro. La società di trasporto pubblico si regge , economicamente, con un contratto di servizio stilato tra assessorato regionale e Cda: "Voi Cotral fornite 100 milioni di km annui e noi vi paghiamo con circa 130 milioni annui". Risultato? I chilometri contrattualizzati sono calati del 30 percento, il servizio è peggiorato tanto che anche la Corte dei Conti ha chiesto spiegazioni, la cifra erogata dalla Regione e' rimasta invariata.

Una azienda che da tre anni non ha un piano industriale, che non fa gare, e che quando le fa, come nella manutenzione, vanno per la stragrande maggioranza di volte deserte, che non effettua il servizio anche per ridurre il costo del gasolio.

Per non parlare del personale: L'Ad Vincenzo Surace prima dichiara l’esubero degli autisti poi correggendosi la carenza. Ebbene sì, si esulta di avere abbassato il costo del personale infatti, non sembra che abbiano assunto gli autisti indispensabili, si e' lavorato con 300 unità in meno, con conseguenti danni al servizio e quindi agli utenti. E dunque? Anche gli operai hanno lavorato sempre meno a differenza dei privati esterni ai quali sono state affidate moltissime manutenzioni addirittura senza gara d'appalto. Si pensi solo, ad esempio, al costo dei dirigenti, non solo Blasucci stipendiato senza mansioni ben precise o a Sigillino, accompagnato con 200 mila euro alla pensione pochi giorni prima che compisse i 66 anni. Ci sono quelli apicali che hanno un premio di risultato, sempre riscosso nonostante tutto, che e' anche del 45% dello stipendio, cioè circa 50 mila euro netti in più l'anno.

Non ci sono confronti in Europa. Per la Regione Lazio si apre una occasione storica: ripristinare l'efficienza nel rispetto delle leggi; il rispetto degli utenti e dei soldi dei cittadini; il rispetto dei lavoratori onesti, stragrande maggioranza, che non si sono piegati, umiliati dagli arbitri e dal non lavoro, da promozioni arbitrarie, da atti di forza per coprire i propri misfatti, dai tanti personaggi con guardaroba ricchi e adatti per ogni occasione, non solo tra i dirigenti di cui vi abbiamo parlato nelle scorse puntate.

Auspichiamo che il governatore del Lazio Nicola Zingaretti colga questo bisogno e che reintegri anche i tre dirigenti licenziati su due piedi perché andava fatto, perché così volevano, come si evince dalle intercettazioni ambientali tra Surace e Cherubini. Auspichiamo che il nuovo Cda, quindi compreso il nuovo AD, non scaturisca dalle pressioni delle correnti del PD o dalle pressioni dei gruppi di potere di sempre, figli di altre epoche, che magari già hanno esercitato in ATAC o FS , legati a stagioni sotto il vaglio della magistratura.

Aria nuova: Professionisti con i titoli, giovani nuovi, anche donne che finora hanno scarseggiato, che avviino una nuova stagione. Un appello a Nicola Zingaretti: Cercare di abbattere questo obsoleto sistema, il pericolo è venirne assorbiti e perdere la fiducia degli elettori.

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CAMPOBASSO: BANCA CONDANNATA A RISARCIRE IMPRESA

A. De. M.

Campobasso – Un’impresa di Campobasso, patrocinata dagli avvocati Aldo De Benedittis e Carmine De Benedittis, del foro di Campobasso, aveva contestato, davanti al Tribunale di Campobasso, l’applicazione della capitalizzazione trimestrale degli interessi (cd.anatocismo), delle commissioni di massimo scoperto e delle spese di tenuta e chiusura conto  contro un  istituto di credito con il quale aveva intrattenuto  rapporti di conto corrente bancario per diversi anni.

L’impresa chiedeva, pertanto, la restituzione di quanto indebitamente percepito dall’ istituto  di credito. Con una sentenza  dello scorso 19 giugno 2014, il Tribunale di Campobasso, G.U. dott.ssa Barbara Previati, ha accolto le domande proposte dall’impresa ed ha condannato la banca al pagamento complessivo della somma di euro 210.190,35,oltre interessi dalla domanda al soddisfo, da restiture al correntista.

Questa sentenza si aggiunge alle decine gia’ ottenute  a favore dei consumatori e delle imprese molisane  contro lo strapotere del sistema bancario italiano.

Gli avvocati Aldo De Benedittis e Carmine De Benedittis ricordano ai correntisti che la prescrizione del diritto alla restituzione dell’indebito, per consolidato orientamento giurisprudenziale, matura in  dieci anni dalla chiusura del conto corrente.

Basta inviare alla sede legale delle banche una lettera raccomandata con avviso di ricevimento per interrompere i termini di prescrizione. Opporsi sempre ai decreti ingiuntivi entro 40 giorni dalla loro notifica.

Un altro importante fronte si e’ aperto in materia di mutui fondiari e finanziamenti in genere. Gia’ sono iniziate le mediazioni obbligatorie e, a fronte del rifiuto delle banche, a breve inizieranno le prime cause davanti ai Tribunali molisani e non.
 




PARTITI POLITICI ITALIANI: TUTTI I CONTI IN ROSSO

di Maurizio Costa

Gli aiuti di Stato non ci sono più e la politica italiana entra in crisi. I maggiori partiti del nostro Paese hanno stilato i bilanci per l'anno 2013 e i dati sono sconcertanti: Pd, Forza Italia, Pdl e Lega Nord hanno chiuso l'anno scorso con un passivo di 55 milioni di euro.

Dopo anni di aiuti pubblici ai partiti, adesso le cose sono cambiate: se nel 2010 lo Stato elargiva 290 milioni di euro ai vari colori politici, quest'anno gli schieramenti incasseranno solamente 91 milioni, per arrivare a zero nel 2017. Le condizioni economiche dei vari partiti continueranno a tendere verso il segno meno e l'unico modo per risolvere la situazione è tagliare fino all'ultimo spreco.

Vediamo come sono messi i conti dei vari schieramenti per quel che riguarda il bilancio 2013.

Partito Democratico – Il Pd versa in una condizione estremamente complessa. Se gli introiti derivanti da contributi pubblici e privati hanno raggiunto la quota di 37 milioni di euro, il partito ha registrato oneri che arrivano a più di 48 milioni di euro, con una perdita complessiva di 10 milioni di euro. Il Partito Democratico ha affidato la revisione dei conti allo studio "DLA Piper", uno dei migliori in Italia, che, analizzando le carte, ha riscontrato le falle maggiori soprattutto nelle forniture e nei costi del sito web. Inoltre, le elezioni politiche sono costate 7 milioni di euro e le rispettive iniziative un altro milione. Il Pd punta nel 2014 a raggiungere il pareggio di bilancio, tagliando le spese di vitto e alloggio e i vari rimborsi spesa, disdicendo, inoltre, gli inutili affitti in Via Tomacelli e in Via del Tritone.

Forza Italia – Il partito di Berlusconi avrebbe un buco di 15 milioni di euro. Pochi giorni fa, infatti, il Cavaliere ha dichiarato che il partito versa in condizioni disastrose, tanto da essere arrivato con l'acqua alla gola. Oltre ai debiti con i vari fornitori, Fi deve ancora versare 87 milioni di euro alla sua vecchia gloria, il Pdl, che però, a febbraio, aveva ricevuto da Berlusconi un assegno da 15 milioni di euro.

Lega Nord – Il tesoriere della Lega Nord, Stefano Stefani, è stato glaciale: "Al Carroccio rimangono due anni di vita." Il partito di Salvini si ritrova un buco di 14,4 milioni di euro. I tagli dovranno essere d'obbligo per non incorrere nel default finanziario.

Popolo delle Libertà – Infine, il Pdl, ha un passivo di 14 milioni, con altri 18 milioni di debiti da pagare. Senza Berlusconi sarà difficile recuperare tutto.

I partiti vanno incontro al disastro totale. Un politica di tagli è l'unico modo per uscirne, anche perché, nel 2017, i soldi dello Stato non arriveranno più. 




PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI, DEBITO RECORD:MASSIMO STORICO DI 2.146,4 MILIARDI DI EURO

Il Codacons attribuisce alla politica gli errori che invece di investire seriamente sulla spesa pubblica, ha solo impoverito le famiglie italiane con reazioni a cascata sull'economia nazionale, sforzi richiesti che non hanno prodotoo alcun risultato utile

di Cinzia Marchegiani

Ad Aprile 2014 è statao raggiunto un nuovo recor, tutto negativo. Bankitalia annuncia il massimo storico del debito pubblico che ad aprile 2014 è cresciuto di 26,2 miliardi, raggiungendo quota di 2,146,4 miliardi di euro. Codacons non fa attendere la sua riflessione, ed attribuisce alla continua crescita del debito delle Amministrazioni pubbliche alla conseguenza e la dimostrazione di come gli sforzi economici richiesti ai cittadini non abbiamo prodotto alcun risultato utile. 

Il Presidente Carlo Rienzi tuona:“La classe politica ha sbagliato, perché invece di intervenire seriamente sulla spesa pubblica, ha solo impoverito le famiglie con effetti a cascata sull’economia nazionale, oggi più evidenti che mai. Il debito va ridotto non aumentando la pressione fiscale, ma intervenendo laddove si annidano gli sprechi e le spese improduttive, mettendo la crescita e la ricchezza del paese in primo piano.”

Nulla cambia per le famiglie italiane, che apprendono dalle news dei media scandali su scandali, che hanno divorato  tangenti con cifre da capogiro per infrastrutture che dovevano risollevare l'Italia, mentre il cittadino viene spremuto come un limone, quando ormai non c'è più assistenza sanitaria, diritto al lavoro. Esistono solo le  tasse annunciate come spot progresso, quello più contestae quello sulle casa, unico patrimonio che rappresenta il regno della famiglia… Un vuoto e degrado di valori che non sembrano scuotere l'andamento forzoso delle tasse. A sollevare l'Italia ci hanno pensato questi politici, svuotando le casse hanno reso leggeri i conti, quelli ancora rimasti in credito, per essere leggeri di volare.