EUROPA: CRESCE DEL 6% IL NUMERO DEI VACANZIERI ESTIVI

di Matteo La Stella

La crisi economica degli ultimi anni ha reso, per molti, la vacanza estiva un vero e proprio tabù. In procinto d'estate però, il 2015 rivendica un'inversione di tendenza quanto meno inaspettate: secondo il termometro delle vacanze varato da Ipsos per Europ Assistance, infatti, la percentuale dei vacanzieri europei è in crescita, con un'impennata di 6 punti percentuali rispetto al 2014, arrivando a toccare soglia 60%, il risultato migliore degli ultimi 3 anni. 

Lo studio, effettuato su un campione di 3510 europei provenienti da Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna, Belgio e Austra; evidenzia la crescita tra le fila di coloro che partiranno almeno una volta nel corso dell'estate, segno che le rinunce degli anni passati, sono per molti solo un ricordo lontano. Le intenzioni di partenza degli europei passati al microscopio sono sostanzialmente uniformi, con l'Italia che, a fronte di una situazione economica tutt'altro che rosea, ingrana la marcia e riparte con 8 punti percentuali in più dello scorso anno, raggiungendo la soglia del 60% delle partenze. A sorprendere è anche la Spagna che, forte di un incremento del 18%, equipara la situazione iberica al 60% italiano. Il Belgio, sfonda il traguardo del 57% con un incremento di 10 punti percentuali mentre, per Francia e Germania, dove i vacanzieri sono rispettivamente il 63% e il 62%, l'incremento oscilla tra i 5 e i 6 punti percentuali. La Gran Bretagna, intanto, mantiene lo standard del 55% mentre in Austria, dopo l'expluà del 2014, si registra un leggero calo di 4 punti percentuali: dal 66% al 62%. Il budget medio europeo, calcolato sui 2.390 euro, rispecchia principalmente l'aumento dei paesi continentali. Coloro che invece affacciano sul mediterraneo, Bel Paese compreso, devono pagare lo scotto di un budget più limitato e in diminuzione rispetto allo scorso anno.

L'Italia chiude in ultima posizione con una detrazione di 90 euro sul budget delle vacanze che diminuisce fino a quota 1.708 euro. Stessa storia per la Francia che perde 46 euro, mantenendo un budget molto vicino alla media a quota 2.181 euro e per la Spagna che arriva a toccare i 1.719 euro. Nel continente, invece, nazioni come la Germania e l'Austria, subiscono un incremento di 60 e 68 euro sul budget delle ferie, andando rispettivamente a toccare i 2.457 e i 2.610 euro. La meta marittima mantiene l'appeal di sempre per l'estate, con un 62% dei viaggiatori che la preferiscono, anche se la cavalcata della montagna non si arresta affatto, con un numero sempre maggiore di estimatori che scelgono di passare i giorni di stop in quota.

I viaggi in Europa acquistano 3 punti percentuali, raggiungendo vetta 79%, anche se 4 su 10 preferiscono muoversi sul territorio nazionale. Inoltre, Francia, Italia e Spagna si confermano le mete più gettonate con la Spagna che acquista 5 punti percentuali rispetto al 2014, ancorandosi al 18%, seguita dall'Italia con il 17% e dalla Francia con il 16%.
Secondo la ricerca, gli italiani sono i più aperti alle novità del “car sharing” e dell'”house swapping”: condividere l'automobile in vista di un viaggio si può secondo il 30% degli italiani, contro una media europea ferma al 15%. Equivalente la propensione per lo scambio di abitazione, presa in considerazione dal 30% dei connazionali, rispetto ad una media europea del 13%.
In crescita i timori degli europei in viaggio: più 5 punti percentuali rispetto al 2014, che portano la fobia di un attentato terroristico a raggiungere quota 51%, soprattutto per italiani e francesi. Contro una media europea del 21%, cresce tra i connazionali anche la paura del virus Ebola, arrivata a sfiorare quota 30%.




TASI: IL 16 GIUGNO SCADE LA PRIMA RATA

di Christian Montagna

Pochi giorni alla scadenza della prima rata della Tasi che avverrà il 16 giugno, giorno in cui i Comuni incasseranno circa 2,3 miliardi di euro. La CGIA ha ricordato che i sindaci quest’anno sino al 30 Luglio potranno decidere le aliquote e le tariffe dei tributi locali, cosa che al momento soltanto un migliaio di Amministrazioni comunali ha già fatto.

Per il pagamento della prima rata Tasi, i proprietari degli immobili ubicati in quei Comuni che non hanno ancora deliberato le nuove aliquote, settemila circa, pagheranno la metà rispetto all'anno scorso: a dicembre, con il saldo, verrà effettuato il conguaglio.

Proprio in virtù dei dati dello scorso anno secondo cui i sindaci con la Tasi hanno incassato 4,6 miliardi di euro di cui 3,3 relativi all’abitazione prima, si stima che quest’anno i proventi saranno circa la metà. Ma è già bufera su come si sono organizzati i comuni per riscuotere questa tassa: la maggior parte ,infatti, lascerà i propri residenti nel caos più totale, come d’altronde è accaduto gli altri anni.

Secondo le dichiarazioni del presidente Bortolussi della Cgia, pare che il Governo abbia stanziato 500 milioni di euro a favore delle famiglie da destinare al finanziamento delle detrazioni e agevolazioni Tasi.




FISCO, TASI: IL 16 GIUGNO SCADE LA PRIMA RATA

di Christian Montagna

Pochi giorni alla scadenza della prima rata della Tasi che avverrà il 16 giugno, giorno in cui i Comuni incasseranno circa 2,3 miliardi di euro. La CGIA ha ricordato che i sindaci quest’anno sino al 30 Luglio potranno decidere le aliquote e le tariffe dei tributi locali, cosa che al momento soltanto un migliaio di Amministrazioni comunali ha già fatto.

Per il pagamento della prima rata Tasi, i proprietari degli immobili ubicati in quei Comuni che non hanno ancora deliberato le nuove aliquote, settemila circa, pagheranno la metà rispetto all'anno scorso: a dicembre, con il saldo, verrà effettuato il conguaglio.

Proprio in virtù dei dati dello scorso anno secondo cui i sindaci con la Tasi hanno incassato 4,6 miliardi di euro di cui 3,3 relativi all’abitazione prima, si stima che quest’anno i proventi saranno circa la metà. Ma è già bufera su come si sono organizzati i comuni per riscuotere questa tassa: la maggior parte ,infatti, lascerà i propri residenti nel caos più totale, come d’altronde è accaduto gli altri anni. Secondo le dichiarazioni del presidente Bortolussi della Cgia, pare che il Governo abbia stanziato 500 milioni di euro a favore delle famiglie da destinare al finanziamento delle detrazioni e agevolazioni Tasi.




AC MILAN: BERLUSCONI CEDE IL 48% A MR. BEE

di Christian Montagna

Dopo svariate ipotesi e vani tentativi di accordi, Silvio Berlusconi ha elaborato un piano per il Milan con il finanziere Bee Taechaubol. Il club rimarrebbe nelle mani dell’ex premier cui farà capo una quota di 52% mentre la quota di minoranza, il 48%, andrà all’altro.

Cifre da capogiro quelle in ballo: 470/500 milioni di euro la cifra che Fininvest dovrebbe ricevere da Mr Bee. Il prezzo di vendita sarebbe stato accordato tra i due e sarebbe stato sugellato dall’amministratore delegato di Fininvest, Pasquale Cannatelli.

La condizione prima di poter fare entrare in atto la vendita è che il Presidente dell’Ac Milan e il tailandese collaborino insieme per costruire un grande progetto finanziario, economico e sportivo portando il Milan ai massimi livelli. L’obiettivo di questo accordo sarebbe quello di valorizzare, sponsorizzare e diffondere il brand Milan nei paesi asiatici e i proventi destinati alla società e utilizzati per poter compiere il disegno tecnico e sportivo che i due hanno in mente.

Una grandissima novità che scuote il mondo del calcio: dopo la cessione dell’Inter a rappresentanti stranieri ora anche il Milan parlerà tailandese al 48%.




FAMIGLIE E IMPRESE: A GIUGNO 56 MILIARDI DI EURO DI TASSE

di Christian Montagna

Mestre – E’ allarmante il conto fatto dalla Cgia di Mestre secondo cui entro la metà del prossimo mese, le famiglie italiane e le imprese saranno chiamate a versare all’Erario e agli enti locali oltre 56 miliardi di tasse per Imu, Tasi, Irpef, addizionali sulle persone fisiche, Irap, Ires, Iva e Tari.

Le sorprese però non finiscono qui: entro il sedici luglio infatti, altri 33, 6 miliardi di euro dovranno essere riscossi dall’Erario.

A preoccupare maggiormente i bilanci delle aziende italiane sarà l’Ires , l’imposta sui redditi delle società capitali che porterà nelle casse dello Stato 10, 5 miliardi di euro. Non da meno sarà l’Irpef di collaboratori e dipendenti delle imprese. Dovranno infatti versare 10,4 miliardi di euro.

Anche per le già provate famiglie italiane le notizie in arrivo non sono incoraggianti: a cominciare dalla rata Tasi (1,65 miliardi da versare ai Comuni), all’aumento dei costi della vita, all’aumento dei prezzi che tuttora non si arresta. Proprio in corrispondenza della vacanze, dunque, molti italiani, prima di poter prenotare il relax estivo, dovranno fare i conti con le stangate che non risparmiano alcun settore.




L'ANTITRUST INDAGA SUL BUSINESS DEI VACCINI

 

Sotto il profilo dell’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato sussistono circostanze che fanno presumere che, nel settore dei vaccini obbligatori a carico del SSN, esistano ostacoli al corretto dispiegarsi delle dinamiche concorrenziali, troppo spesso i prezzi sono differenziati pur essendo medesimi prodotti. Ogni vaccino può costituire un conseguente monopolio commerciale

 

di Cinzia marchegiani

Finiscono sotto lente d’ingrandimento i vaccini di uso umano, L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato facendo riferimento all’articolo 12, comma 2, della legge 10 ottobre 1990, n. 287, ai sensi ha ritenuto procedere ad indagini conoscitive di natura generale nei settori economici nei quali l’evoluzione degli scambi, il comportamento dei prezzi o altre circostanze facciano presumere che la concorrenza sia impedita, ristretta o falsata, il 27 maggio 2015 ha deciso di avviare un’indagine conoscitiva.
Una decisione presa in base della rilevanza dei vaccini in termini di spesa sanitaria a carico del Sistema Sanitario Nazionale, si parla di oltre 300 milioni di euro l’anno, del fatto che l’approvvigionamento dei prodotti avviene tramite gare a evidenza pubblica, e della circostanza che i prezzi di alcuni dei principali vaccini paiono in tendenziale aumento. L‘obiettivo dell’indagine è quello di approfondire i seguenti temi:
1. caratteristiche delle dinamiche commerciali relative ai vaccini per uso umano;
2. sussistenza di criticità concorrenziali nei mercati dei vaccini per uso umano, con specifico riferimento alla situazione italiana alla luce della normativa vigente e atti conseguenti (es. piano nazionale di prevenzione vaccinale);
3. efficienze e criticità delle procedure di acquisto a evidenza pubblica dei vaccini per uso umano.

DETTAGLIO DEL PROCEDIMENTO
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha ritenuto procedere all’avvio di una indagine conoscitiva riguardante il settore dei vaccini per uso umano, con specifico riferimento a quelli definiti come obbligatori o altamente raccomandati ai sensi del piano nazionale di prevenzione vaccinale, in quanto sussistono circostanze che fanno presumere che, nel settore considerato, esistano ostacoli al corretto dispiegarsi delle dinamiche concorrenziali.

VACCINI SPESA PUBBLICA RILEVANTE E PREZZI DIFFERENZIATI PER MEDESIMI PRODOTTI
Per l’Antitrust, i vaccini costituendo una delle attività di sanità pubblica di maggior tradizione e impatto sociale, rilevando che risultano attualmente obbligatorie o altamente raccomandate, sono somministrati a carico del Sistema Sanitario, per tale motivo rappresentano per la sanità pubblica una rilevante voce di spesa: secondo primi dati a disposizione, essa è complessivamente corrisposta per l’anno 2013 a circa 322 milioni di euro, pari a circa l’1,6% delle spese totali sostenute annualmente dal Sistema Sanitario Nazionale per l’acquisto di prodotti farmaceutici. A questo approvvigionamento dei vaccini si provvede a mezzo di procedure di acquisto per quantitativi definiti sulla base di una pluralità di criteri (obiettivi di copertura vaccinale, andamenti storici di consumo, ecc.), di cui si fanno tipicamente carico strutture organizzative riconducibili agli enti territoriali. Ma la spia di allarme che ha azionato l’Antitrust riguarda proprio il fatto che tali procedure d’acquisto siano caratterizzate da un ricorso a gare sempre più centralizzate, svolte per via telematica con aggiudicazione al prezzo più basso, in linea con una tendenza ormai consolidata a livello nazionale, anche sulla base di specifici atti normativi, volta a ottenere guadagni di efficienza in termini di risparmio attraverso l’aggregazione della domanda pubblica. Salva tale disposizione di fondo, pare nondimeno persistente una frammentazione della domanda, fino a casi di acquisti ancora realizzati da singole aziende sanitarie locali: ne conseguirebbero differenziali di prezzo per medesimi prodotti anche rilevanti e, almeno a una prima sommaria analisi, non correlati alle quantità acquistate.

PREZZI VACCINI IN CRESCITA E MONOPOLIO COMMERCIALE
L’Autorità Garante ha sottolineato che pur in una prospettiva più generale di tipo industriale è riscontrabile nei vaccini di più recente introduzione la ricorrenza di livelli di prezzo in tendenziale crescita. Al riguardo, appare opportuno segnalare come ciascun vaccino destinato a una particolare patologia costituisca un prodotto non sostituibile con altri aventi differenti destinazioni d’uso. Sotto il profilo dell’analisi antitrust, dunque, ogni vaccino può costituire un distinto mercato del prodotto e un conseguente monopolio commerciale, il che nel caso dei vaccini plurivalenti e di quelli c.d. innovativi pare rappresentare la norma.

RISCHI DI RENDITE MONOPOLISTICHE, STRATEGIE TECNICHE PRICING
E’ stato fatto presente che la natura biologica complessa dei vaccini, da cui consegue che allo stato non sussista un loro significativo orizzonte di “genericazione”, da un punto di vista concorrenziale appaiono pertanto rilevanti i rischi d’instaurazione di rendite monopolistiche, eventualmente accentuate dal radicamento di asimmetrie contrattuali a vantaggio delle imprese nella definizione dei prezzi, anche attraverso sofisticate strategie di pricing selettivo. Ciò, si rileva, avverrebbe rispetto a prodotti che spesso rappresentano interventi obbligatori a fini di salute pubblica, dunque alla base di una domanda tanto vincolata quanto priva – perlomeno nei casi di prodotti per i quali non sussistono alternative – della possibilità di sfruttare appieno gli effetti competitivi delle procedure di gara.

DISCIPLINA NON OMOGENEA VIGENTE A LIVELLO NAZIONALE COMPETITIVITA’ GARE
La portata tendenzialmente globale dei profili monopolistici possono instaurarsi anche dalle possibili condotte d’impresa nell’ambito delle gare pubbliche per la fornitura dei vaccini, criticità accentuate da una disciplina non omogenea vigente a livello nazionale in materia di vaccini, anche rispetto ai relativi regimi di obbligatorietà: in una prospettiva concorrenziale, ciò potrebbe influire sugli andamenti commerciali dei prodotti interessati.

AVVIO ANALISI SETTORE DEI VACCINI E CONSULTAZIONE
Al fine di meglio valutare l’effettiva sussistenza delle criticità sin qui richiamate l’Autorità ritiene pertanto opportuno procedere ad una analisi del settore dei vaccini per uso umano, nel corso della quale si cercherà di effettuare una ricognizione esaustiva degli assetti di mercato rilevanti e delle dinamiche concorrenziali ivi esistenti con specifico riferimento alle vaccinazioni definite come obbligatorie o altamente raccomandate ai sensi del piano nazionale di prevenzione vaccinale. In una prospettiva di supporto alle proprie ordinarie attività d’indagine conoscitiva, e in linea con le migliori pratiche esistenti a livello internazionale, l’Autorità ha ritenuto opportuno avviare una consultazione aperta (c.d. call for inputs) sulle tematiche sopra indicate, con la possibilità d’inviare contributi in proposito all’indirizzo e-mail IC50@agcm.it entro i prossimi 45 giorni.




ISTAT COMMERCIO: LA RIPRESA RESTA ANCORA UN MIRAGGIO

di Cinzia Marchegiani

Federcosumatori, attento al termometro dei consumi e della ripresa economica fotografa uno scenario pesante e al quanto impietoso. I dati e le percentuali smentiscono gli annunci trionfalistici del governo. L’Istat ha comunicato le rilevazioni relative alle vendite al dettaglio nel mese di marzo 2015, che fanno registrare un calo del -0,1% rispetto a febbraio e del 0,2% rispetto a marzo dello scorso anno. Su questi report l’associazione Federconsumatori commenta e segnala una crisi profonda che ormai da anni affligge il sistema economico italiano: “Da tempo denunciamo la persistenza di una drammatica spirale recessiva e lo stesso Istituto di statistica, nel Rapporto annuale sulla situazione del Paese pubblicato nei giorni scorsi, ha fotografato una situazione in cui investimenti e produzione industriale sono diminuiti mentre la disoccupazione giovanile ha raggiunto picchi a dir poco allarmanti”.


Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti rispettivamente di Federconsumatori e Adusbef, intervengono decisi e aprono un vaso di pandora inquietante: “Dal 2012 al 2014 i consumi sono crollati del 10,7%. Le famiglie sono arrivate al punto di dover risparmiare anche in settori vitali come salute e alimentazione e, come dimostrano anche i dati relativi all'inflazione, la ripresa economica che alcuni ritengono consolidata è in realtà ancora un miraggio".

L’economia del nostro paese è sotto la morsa di scenari sempre più catastrofici e finché non si interverrà concretamente per rilanciare la domanda interna e l'occupazione, prima di tutto con un Piano Straordinario per il Lavoro, il nostro Paese non avrà la possibilità di lasciarsi alle spalle questo periodo di crisi. Sono queste le pillole salva Italia che Federconsumatori e Adusbef invitano a somministrare il prima possibile per l'avvio e il consolidamento della ripresa poiché devono rappresentare una priorità assoluta. “Ci aspettiamo quindi che il Governo agisca responsabilmente, mettendo in atto ogni intervento possibile per aprire una nuova fase all'insegna della crescita e dello sviluppo” conclude Federconsumatori, rivolgendo un appello straordinario affinché si possa parlare concretamente di ripresa del lavoro e dare una speranza alle famiglie italiane che con grave difficoltà affrontano questa epocale crisi economica.




L'ITALIA E' FUORI DALLA RECESSIONE

Redazione

L'Italia non è più in recessione, almeno secondo i dati dell'Istat. C'è una crescita oltre le stime per il Pil nel primo trimestre. Il dato calcolato e che sancisce la fine di un periodo nero, è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente ed è risultato invariato rispetto al primo trimestre del 2014. Il primo trimestre del 2015 ha avuto una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al primo trimestre del 2014.

L'Italia cresce. La crescita congiunturale, spiega l'istituto nazionale di statistica, è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nei comparti dell'agricoltura e dell'industria e di una sostanziale stazionarietà nei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) maggiore dell'apporto negativo della domanda estera netta. Nello stesso periodo il PIL è aumentato in termini congiunturali dello 0,1% negli Stati Uniti e dello 0,3% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 3,0% negli Stati Uniti e del 2,4% nel Regno Unito. La variazione acquisita per il 2015 è pari a 0,2%. Erano quattro anni che il Pil non registrava una crescita così come quella riscontrata dall'Istat nel I trimestre di quest'anno: nel I trimestre 2011, infatti, il rialzo del Pil era stato pari allo 0,4% mentre nel II trimestre si assesto' allo 0,2%. Il dato è congiunturale, cioè rapportato al trimestre precedente.




SCANDALO PENSIONI, UN SOPRUSO DA 5 MILIARDI, IL GOVERNO SI PREPARA PER UN DECRETO PER ASSECONDARE LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE

di Cinzia Marchegiani

Dopo la sentenza della Consulta che ha di fatto bocciato il blocco degli adeguamenti pensionistici, che con un colpo di spugna avevano disintegrato la perequazione delle pensioni degli anni 2012-2013, una manovra ricordata dal popolo italiano dalle lacrime di coccodrillo del’ex minisitro del lavoro Elsa Fornero, i pensionati hanno dovuto scoprire che era tutto illegale, un vero spruso. Lo stesso ex premier Monti in una confessione shock ha dichiarato sul blocco pensioni:"se non l'avessimo fatto sarebbe arrivata la Troika- difendendo di fatto il suo operato – il nostro primo dovere allora era evitare il default". Ora, il Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan deve fare i conti con le casse pubbliche, ma ha assicurato, non tranquillizzando le vittime di questa legge, che rispetterà la sentenza, dovendo anche minimizzare il più possibile l’impatto sugli stessi conti pubblici.

MA I RIMORSI NON SARANNO PER TUTTI
E ora per i pensionati si prospetta rimborsi una tantum. Il ministro Padoan in un’intervista spiega le prossime mosse, che serviranno a rispettare sia la sentenza ma anche gli impegni verso i partner europei con una soluzione che dovrà essere ovviamente compatibile con l’obiettivo programmatico del 2,6% per non scardinare la manovra di bilancio già predisposta: ”Se si dovesse ripristinare totalmente l’indicizzazione, l’Italia si troverebbe a violare simultaneamente il vincolo del 3%, l’aggiustamento strutturale e la regola del debito. Quest’ultimo, che sta iniziando a scendere, ricomincerebbe a salire, e la Commissione ci metterebbe immediatamente in procedura d’infrazione, sia per il deficit che per il debito. Con conseguenze per noi gravissime”.

DISCRIMINAZIONE: LA RESTITUZIONE SARÀ SELETTIVA E PARZIALE
Un buco da 5 miliardi che sembra non possano essere a tutti restituiti, così all’orizzonte si prospetta una restituzione modulata in base al valore dell’assegno. In poche parole si creerà una vera discriminazione avrà di più chi è titolare di un reddito più basso e meno, via via, chi lo ha più alto e sarà una tantum e sembra senza impostare una successiva rateizzazione per il residuo.

L’EX MINISTRO DEL LAVORO FORNERO GIRA LA COLPA A MONTI
L’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero, sembra non voglia alcuna responsabilità per questa legge a sua firma, imputando la colpa alle premier Monti e l’idea di questa manovra fiscale e il congelamento delle pensioni.

L’UNIONE EUROPEA PUNTA I RIFLETTORI SULL’ITALIA
Da Bruxelles sono pronti i telescopi, la Commissione europea nella giornata di mercoledì 13 maggio, ha deciso di monitorare l’Italia, per capire il valore dell’'impatto quantitativo della decisione della Corte Costituzionale di bocciare la norma Fornero che di fatto ha bloccato la rivalutazione degli assegni previdenziali al costo della vita. 




RIFORMA DEL CATASTO E TASSAZIONE FISCALE: C’E’ IL RISCHIO DI UNA NUOVA PATRIMONIALE?

L’Osservatore d’Italia intervista l’Architetto Alberto D’Agostino, Professore di Economia Urbana ed Estimo Immobiliare presso l’Università La Sapienza di Roma

di Cinzia Marchegiani

L’Osservatore d’Italia sta seguendo da vicino la Riforma del Catasto che andrà inevitabilmente a toccare le tasche degli italiani. Una riforma annunciata epocale per l’impatto decisivo che si produrrà in seguito alla grande raccolta di dati con l’ausilio di modelli matematici e statistici che cambierà irreversibilmente il volto non solo censuario ma tributario del cittadini. Ciò inevitabilmente genera paura visto che ogni volta che si mette mano ad una nuova legge, l’aumento sulle tasse patrimoniali non ha risparmiato nessuno.

L’architetto Alberto D’Agostino, Professore di Economia Urbana ed Estimo Immobiliare presso l’Università La Sapienza di Roma, presente al convegno del 16 aprile 2015 tenutosi nella Sala del Chiostro presso il Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale della Sapienza di Roma che ha affrontato con un approccio scientifico la svolta epocale che attenderà la riforma del Catasto italiano, contattato dal nostro giornale ci aiuta a comprendere questa complicata rivoluzione che coinvolgerà i proprietari degli immobili in Italia.

Tutti lo chiedono, sta per partire la Riforma del Catasto, c’è il rischio di una nuova Patrimoniale professor D’Agostino?
Le rispondo come economista urbano, il rischio di una patrimoniale c’è perché il nuovo catasto non considererà solo i “prezzi d’uso” reali o potenziali degli immobili (gli affitti) ma anche i valori: non quelli convenzionali ma quelli venali cioè di mercato corrente; sicuramente un brutto e preoccupante segnale.

Ci preoccupa, perché brutto segnale?
Il fatto che vengano censiti due dati monetari connessi storicamente attraverso un tasso di capitalizzazione di per sé stesso sempre incognito nella dottrina estimativa, non è una cosa positiva, anche se poi dipenderà tutto da come le indagini saranno eseguite e come i relativi risultati funzioneranno negli estimi che saranno fatti con i nuovi “misteriosi” algoritmi. Quanto ai tempi per la riforma, se fatta così come indicato espressamente dalla normativa “nella più rosea delle previsioni ci vorranno non meno di 10/20 anni”

Professor D’Agostino, i proprietari si devono attendere aumenti fiscali sulle case?
Le associazioni dei Consumatori sono convinte che arriveranno pesanti rincari dalla revisione delle rendite catastali. Si parla di rincari sostanziali, ma non ci sono ancora elementi oggettivi su cui fare conteggi attendibili e probanti. Vero è, che il metodo “patrimoniale” non appare equo.

Lei è un appassionato e stimato studioso del nostro catasto, può spiegare cosa non va nel metodo patrimoniale
Il mio pensiero, riguarda la preoccupazione legata al rigore tecnico-filosofico-economico della tassazione fiscale che dottrina, prassi, e scienza legano alla fruttuosità dei beni immobiliari piuttosto che al loro valore venale come questa legge sembra contemplare. Chi si è dedicato allo studio del Catasto anche per esigenze professionali sa che Einaudi lodò il Messedaglia per aver puntato per le pubbliche entrate sulla redditività piuttosto che sul valore, concetto sfuggente e sempre variabile. Ho letto e studiato per dovere accademico e professionale gli atti parlamentari riguardanti la legge sulla “perequazione fondiaria” presentata alla Camera dei Deputati il 20 marzo 1884, e riguardante il "Riordinamento della Imposta Fondiaria", progetto studiato e predisposto dal deputato Angelo Messedaglia da cui prese il nome. Mi chiedo: quanti dei nostri parlamentari l’avranno letta?

Professore D’Agostino, quale era lo spirito della ricordata legge ?
Come già accennato, la legge fu promulgata il 1° marzo 1886, con il n. 3682 e rappresenta un capolavoro della nostra legislazione catastale quale mezzo rivolto alla perequazione fondiaria tra le diverse zone d’Italia. Con essa lo Stato liberale abbandonò definitivamente il principio del Catasto patrimoniale nel quale si erano attardati alcuni dei 23 Stati preunitari, pur dopo l’introduzione già nel 1815 del Nuovo Censo Milanese basato appunto sul reddito e non sul valore capitale. Non a caso la legge fu conosciuta ed è tuttora ricordata come legge di perequazione fondiaria e quindi tributaria. Non per nulla – è utile ripeterlo – Luigi Einaudi, grande studioso liberale, scrivendone nel 1941 sulla Rivista di Storia Economica, sottolineava come la legge Messedaglia si ispirasse al criterio del reddito medio ordinario ritraibile, criterio che era stato già dei “sapienti economisti settecenteschi” (inglesi, lombardi, toscani, napoletani), molti dei quali esponenti dell’Illuminismo che ebbe in Italia uno sviluppo autonomo.

Insomma, una storica legge che ha lontane radici scientifiche, e principi economici
Occorre leggere gli Atti Parlamentari per rendersi personalmente conto di come fu profonda, oggettiva, scientifica e convincente, la discussione che ne scaturì. Einaudi la elogiò proprio per questo, coerente con il principio economico fondamentale che le imposte immobiliari devono essere correlate ai redditi ritraibili e non ai relativi valori patrimoniali dei cespiti.

Professor D’agostino, lei ricorda come la formazione e la conservazione di un Catasto equo è un’opera di civiltà
Certo, la perequazione dell’imposta che ne è la necessaria conseguenza è opera di giustizia. Infatti nella detta legge si mise in risalto che l’oggetto particolare o la fonte dell’imposta fondiaria non fosse l’intero prodotto agrario ma quella parte di esso che dicesi “RENDITA”, in senso più largo “REDDITO DOMENICALE”, che assume perciò un carattere speciale, per cui si distingue dalle altre imposte dirette.
Infatti il prodotto degli immobili posti a reddito è formato da due parti distinte: la prima parte è il risultato ottenuto sia dall’uso del capitale di esercizio cui spetta l’interesse, sia dal lavoro dell’Uomo cui spetta il salario e/o lo stipendio; il tutto corrisponde oggi all’interesse sui mezzi d’opera utilizzati ed alla remunerazione del lavoro impiegato per la trasformazione del bene naturale: la terra; la seconda parte è l’effetto congiunto della terra naturale medesima e del capitale incorporato stabilmente in essa; quest’ultimo configura il reddito domenicale, cioè il reddito del proprietario (rendita o affitto) ossia il famoso Bf (Beneficio fondiario). Non considerando la prima parte, che oggi nell’economia urbana si riferisce all’attività edilizia propriamente detta e che è comune a tutte le altre attività o industrie, ciò che rimane si può considerare cosa distinta e fonte speciale di ricchezza privata: è questo il vero oggetto imponibile dell’imposta fondiaria. Infatti se il valore monetario nominale del prodotto edilizio, cioè del cespite urbano, è variabile di anno in anno e subisce i rischi e le sorti degli ordinari prodotti industriali, la rendita padronale netta conserva una certa stabilità nel tempo ed ha inoltre una tendenza al costante aumento. Non a caso la radicata e ultra consolidata dottrina estimativa trae il valore del bene economico dalla rendita futura prospettica e non viceversa.

Professore, una riflessione su questa Riforma che ormai è alle porte
Non sono un politico e quindi non spetta a me trarre le conclusioni sull’attività di governo, mi piacerebbe però assistere ad un maggior impegno dei consiglieri tecnici dei politici e conseguentemente ad una correzione di rotta circa i famosi ed attesi “algoritmi” in gestazione. E’ esperienza comune essere consapevoli di quanto sia pericoloso cambiare punto di vista ed atteggiamento rispetto agli antichi e fondamentali fattori della produzione: TERRA, LAVORO, CAPITALE. Da semplice cittadino temo che i nostri governanti incalzati endemicamente dall’emergenza e dal bisogno possano preferire di sacrificare la gallina pur nella consapevolezza che non ci saranno più uova giornaliere…nel futuro.




BANCHE, GIORGIA MELONI: PRESTITO IPOTECARIO "ULTIMA PORCATA DI RENZI"

Tuona Giorgia Meloni a difesa e a tutela dei pensionati proprietari di immobili: ”nel giro di pochi anni e a fronte di un prestito contenuto, gli anziani si ritroveranno a regalare l’intero valore della propria casa alle banche. Siamo davanti ad una cosa schifosa.”

di Alessandro Rosa

Sul prestito vitalizio ipotecario, ideato da questo Governo appena entrato in vigore, tuona Giorgia Meloni leader di Fratelli d’italia: "è l’’ultima porcata di Renzi” e spiega il motivo per il quale questa nuova manovra sembrerebbe non tutelare i pensionati e i proprietari di immobili, che nella necessità di liquidità potrebbero attivarlo, ipotecando le proprie case: "Renzi ci dice che il prestito vitalizio ipotecario può essere un’opportunità per gli anziani per ottenere un prestito dalle banche, che sarà restituito alla loro morte grazie al valore della loro casa di proprietà. In realtà, è solo l’ultima porcata inventata da Renzi per derubare la povera gente e regalare soldi alle banche. Con questo provvedimento – continua Giorgia Meloni – il Governo mette in atto un sistema di usura legalizzato con il quale viene consentito alle banche di farsi pagare gli interessi sugli interessi (anatocismo).”

La Meloni spiega quale meccanismo perverso attende pronto dietro l’angolo gli ignari pensionati:” Nel giro di pochi anni e a fronte di un prestito contenuto, gli anziani si ritroveranno a regalare l’intero valore della propria casa alle banche. Siamo davanti ad una cosa schifosa che ricorda tanto gli sciacalli del mercato nero in tempo di guerra, che pretendevano oro e argento in cambio di un tozzo di pane e del latte per i bambini. In Parlamento Fratelli d’Italia ha votato contro questa legge infame.”

Ma l'anatocismo no era illegale? Nuove perle dal governo Renzi sotto avanti a chi tocca?


La Meloni avvisa tutti, sulla trappola del prestito vitalizio che purtroppo è entrato in vigore, sperando che le persone più giovani tutelino quelle più anziane:” informate i vostri genitori, i vostri nonni e tutti gli italiani di quello che sta succedendo»