VOLKSWAGEN: GRANDI AZIONISTI VERSO UNA CAUSA DA 40 MILIARDI

Redazione

I grandi azionisti della Volkswagen sono intenzionati a fare causa, chiedendo 40 miliardi di euro, alla casa automobilistica per lo scandalo dei motori diesel che ha coinvolto il marchio. Lo riporta il Sunday Telegraph citando Quinn Emanuel, il legale famoso per le sue vittorie in importanti class action, chiamato a seguire il caso.

Quinn Emanuel, che ha vinto cause per quasi 50 miliardi di euro per clienti e rappresentanti di importanti gruppi, come Google, Sony e Fifa, è stato contattato – riporta il giornale britannico – dal gruppo Bentham (fondo specializzato nel finanziamento delle grandi cause legali) per preparare un'azione legale a favore degli azionisti di Volkswagen che hanno visto sfumare miliardi di euro in borsa a seguito dello scandalo. Quinn Emanuel e Bentham – prosegue – stanno contattando i maggiori investitori di VW, compresi i fondi sovrani del Qatar e della Norvegia, per chiedere loro di unirsi all'azione legale. "Stimiamo perdite degli azionisti fino a 40 miliardi di euro", ha spiegato Richard Oriente, co-managing partner di Quinn Emanuel a Londra. L'azione legale dovrebbe partire in Germania in base al Securities Trading Act, ha lasciato intendere Quinn Emanuel che spera di presentare la prima tranche di azioni legali entro febbraio. Lo studio legale sosterrà – secondo quanto riporta il Sunday Telegraph – che l'atteggiamo di Volkswagen nella vicenda dei motori diesel, costituisce una grave responsabilità nella gestione da parte del management. Oriente ha aggiunto che i danni potrebbero essere calcolati a partire dal 2009 – quando VW ha iniziato il montaggio dei dispositivi per i suoi motori – sostenendo che se gli investitori avessero saputo della vicenda non avrebbero tenuto o scambiato azioni VW




DIVISE IN PIAZZA: UN CORO DI NO PER DIRE BASTA ALLO STATO DI ABBANDONO

di Cinzia Marchegiani

Roma – Erano 10mila, un fiume di uomini e donne delle forze dell’ordine che sono scesi in piazza davanti al Parlamento per dire “Basta”. Persone dignitose che fanno ogni giorno servizio al cittadino, hanno sfilato, Giovedì 15 Ottobre, con orgoglio e determinazione davanti al palazzo del potere. Si sentono abbandonati dallo Stato, lavorare ogni giorno in condizioni sempre più precarie non è più accettabile. Protestano per un clima quasi surreale, si può fare servizio al cittadino e tutelare la sicurezza pubblica togliendo i mezzi a disposizione? Si sono uniti tutti sotto un’unica bandiera, anche se ci sono state molte sigle sindacali del comparto della sicurezza, a loro è stata sottratta ogni risorsa, oltre le gravi carenze di organico, mancano migliaia di uomini nei comparti operativi dove spesso l'età media è oramai troppo elevata.

La manifestazione è stata indetta dal SAP, SAPPE, SPAF, CONAPO, COISP, CONSAP, COTIPOL, Gruppi FB “Siamo tutti cretini” e "Blocco stipendiale e assegno di funzione". Durante la manifestazione è stato contestato il blocco dei trattamenti economici del pubblico impiego, che la Corte Costituzionale ha dichiarato essere illegittimo, ciò significa che è stato sottratto alle famiglie dei dipendenti pubblici, ingenti somme di denaro attraverso il blocco dei contratti e che a partire dal prossimo 29 luglio il governo dovrà iniziare a corrisponde ciò che illegittimamente è stato sottratto. Una corte costituzionale che però, viene spiegato dai vertici sindacali, non ha disposto con la sentenza la restituzione del maltolto: “al fine di non far saltare il banco della finanza pubblica”.

Diffida al premier Renzi. SAP, COISP e CONSAP alla vigilia della grande manifestazione è stata inviata una diffida al Premier Renzi e al Governo affinché i Sindacati di Polizia siano convocati a Palazzo Chigi, come previsto dalle legge, in vista dell’approvazione definitiva del Def (ex Dpef), il Documento di programmazione economica recentemente aggiornato dal Parlamento che ha rinviato al 2018 il pareggio del bilancio statale.

Un passaggio necessario, così viene descritto, che anche il tanto vituperato Governo dei tecnici, quello targato Mario Monti, non mancò di rispettare: “Non si tratta di un favore alle organizzazioni sindacali, ma di un obbligo previsto dal D.Lgs. 195/95. Senza un confronto preventivo e costruttivo coi rappresentanti delle forze dell’ordine, i danni alla nostra categoria non potranno che amplificarsi.”
Da qui nasce la diffida: “Siamo di fronte a un Governo che se ne frega e ad un cartello di sindacati guidati dal Siulp – meglio noti come “consorteria” – che ‘piega la testa al padrone ‘ossia al potentato politico di riferimento”.

Cosa chiedono le divise al governo. Le donne e gli uomini in divisa del comparto sicurezza e dei Vigili del Fuoco chiedono che si provveda a stanziare nella legge di stabilità, attualmente in elaborazione, le somme necessarie per corrispondere una tantum che posa risarcire almeno il 25% di quello che è stato scippato illegittimamente, partendo dalla qualifica (ed equiparati dei Vigili del Fuoco) con la cifra di 1.500 euro netti.

Contratti sotto il minimo storico. Gli Agenti Sono consapevoli delle crisi economica, ma ritengono che non si può più scendere al di sotto del minimo storico dei loro contratti di lavoro e spiegano: “Ipotizzare poco più di 60 euro netti per agente in relazione ad un contratto biennale è forse troppo?” Col medesimo rapporto economico chiediamo 100 euro netti al mese a partire dall’Agente, dal Vigile del Fuoco (o qualifiche equiparare, chiaramente a salire secondo la proporzione parametrale”. Il nodo cruciale della protesta è proprio questo: il governo vorrebbe aumentare lo stipendio soltanto di 10 euro lordi al mese, mentre i sindacati ne chiedono cento netti.

I malesseri dei comparti sono infiniti. I comparti tutti vogliono con la manifestazione, segnalare alla pubblica opinione e al governo questi malesseri che stanno divorando le loro vite. Contestano la militarizzazione del corpo Forestale: “che annulla esperienze e professionalità, spacciando per riforma una riformicchia che non porterà alcuna utilità al sistema sicurezza”.
Non solo… Le divise sono contro la 'militarizzazione' del corpo forestale che, secondo il ddl Madia sulla pubblica amministrazione, dovrebbe passare sotto il controllo dei carabinieri; contro i tagli della Polizia penitenziaria, al sistema giustizia e delle carceri per promuovere, in primis, l’istituzione di una Direzione Generale che riconduca a sé tutte le competenze del Corpo, ad oggi frammentate e spezzate in più articolazioni; contro lo spreco continuo di denaro e gli ipotizzati tagli ad autopompe dei Vigili del Fuoco e volanti, al fine di salvaguardare poltrone, prebende e privilegi. Eè necessario provvedere all’unificazione del Dipartimento di Pubblica sicurezza con quello dei Vigili del Fuoco.

Non sono mancati gli interventi sul palco dei sindacati delle forze dell’ordine.

Giorgia Meloni leader di Fratelli d'Italia-AN.  L’Italia è una Nazione che va al contrario. Questa è una Nazione nella quale aumentano i delinquenti e diminuiscono le forze dell’ordine, anche per le scelte politiche che si fanno. Perché quando un agente rischia la vita per assicurare un criminale alle patrie galere e la politica lo tira fuori anzitempo perché non è capace di affrontare il problema del sovraffollamento carcerario, lo Stato diventa mandante di nuovi crimini e umilia il lavoro di sacrifica se stesso per garantire quei criminali alle patrie galere.

Alessandro Di battista M5S che tra i manifestanti ha rpeferito parlare a tu per tu. Il M5S è con loro, è sceso in piazza per ascoltare il loro grido, ma ha deciso di non intervenire dal palco (dove invece hanno parlato, fischiatissimi, Gasparri, Santanchè, Giovanardi) perché ritiene sia un atto ignobile sfruttare le difficoltà delle persone come una passerella mediatica. Abbiamo preferito stare tra i cittadini, perché siamo cittadini anche noi. Le forze dell'ordine sanno benissimo che la “guerra” è in casa, non in Iraq. Si chiama mafia, disoccupazione, si chiama povertà. Ma il governo al posto di sostenerle preferisce spendere decine di miliardi di euro per l'acquisto degli F35. Noi abbiamo una proposta, molto chiara: blocchiamo gli stipendi dei parlamentari e sblocchiamo i contratti dei dipendenti pubblici. Subito. Stiamo dalla parte delle forze dell'ordine, in piazza con loro, non su palchi frequentati da traditori della patria!

Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini con indosso la maglietta della Polizia sul palco fa il suo atteso intervento. La battaglia sugli stipendi è sacrosanta e cercheremo di combatterla, seppur dall'opposizione, con voi. Ma una cosa viene prima: la dignità, che non sono 7 euro al mese. È scendere in strada come forestali, poliziotti, sapendo che hai alle spalle uno Stato che ti difende. Uscendo di notte a Milano con dei vostri colleghi in volante mi vergogno del fatto che mettono a rischio la loro vita per arrestare uomini che il giorno dopo si vedono nella stessa piazza a spacciare la stessa droga. Basta con 'sti cazzo di indulti che svuotano le galere. Chi vota per far uscire di galera i delinquenti, vota contro i cittadini perbene e noi con tutti i nostri difetti abbiamo sempre votato contro dal primo all'ultimo indulto. È facile governare da un ufficio del ministero quando non sai che cosa rischiano gli uomini che comandi da mattina a sera. Alfano togliti la giacca ed esci con una volante con le gomme sgonfie per colpa dei troppi chilometri macinati.

Ora attende la diffida al premier Renzi…se ci sei batti un colpo! Sembra paradossale parlare di tagli ai fondi sicurezza alle porte di un Giubileo e nel mirino del terrorismo islamico. Anche questo, il governo Renzi e gli altri due precenti, Letta e Monti, non votati da nessuna elezione democratica, sono riusciti a partorire.
 




MONTEZEMOLO TRA I LAVORATORI DELL'ALITALIA MAINTENANCE SYSTEMS

di Silvio Rossi

Un gesto che, anche se non può direttamente risolvere la complessa situazione, significa molto, anche dal punto di vista umano.

Luca Cordero di Montezemolo, Presidente di Alitalia, prima di iniziare la conferenza stampa, in cui avrebbe affrontato il piano di rilancio della compagnia, si è fermato con i lavoratori di Alitalia Maintenance Systems, presenti fuori la palazzina Alpha, per scambiare alcune parole, informarsi meglio sulle problematiche connesse alla loro situazione, e cercare di venire loro incontro, per quanto possibile.

AMS, che è ormai fallita dal primo ottobre scorso, mantiene inalterate le potenzialità produttive, almeno finché l’ENAC concederà all’azienda la certificazione. Per questo motivo i sindacati di categoria hanno incontrato nei giorni scorsi i curatori fallimentari, perché questi si attivino con l’ente per una proroga della certificazione, in modo da poter chiedere al giudice l’esercizio provvisorio, salvaguardando almeno parzialmente l’efficienza produttiva.
I sindacati hanno chiesto inoltre che, gli stessi curatori individuino quei soggetti che nel corso del tempo hanno dimostrato scarsa professionalità in azienda non curandosi dei lavoratori ma solo di stessi mentre oggi di distinguono nel cercare di affibbiare presunte responsabilità alle organizzazioni sindacali.

Tornando a Montezemolo,  ha promesso di fare tutto ciò che è possibile, garantendo l’affidamento delle commesse Alitalia per la revisione dei motori ad Alitalia Maintentenance Systems se questa mantiene la sua operatività. Alitalia però non è attualmente nelle condizioni di effettuare l’offerta per l’acquisizione della società. Così come dichiarato nella conferenza stampa dal Presidente, la compagnia avrà i prossimi due esercizi finanziari in passivo, con la prospettiva di tornare in attivo nel 2017, grazie all’opera di risanamento che si sta effettuando.

Montezemolo ha ricordato come, quando ha assunto il controllo meno di un anno fa, Alitalia si trovava in una condizione economica precaria, “non era garantito neanche l’acquisto del carburante”.
Sindacati e  lavoratori di AMS hanno comunque apprezzato il gesto di Montezemolo. “Da molti anni che lavoriamo qui, non ricordiamo mai di nessun presidente di Alitalia che è venuto a parlare con i lavoratori. Oltretutto il gesto è venuto spontaneamente, mettendo in difficoltà anche la sorveglianza. Certamente è stato un gesto di coraggio da parte sua, speriamo che possa concretizzarsi in buone notizie per tutti noi”.
 




L'ITALIA STA USCENDO DALLA CRISI. I NUMERI FANNO BEN SPERARE

Redazione

"L'economia italiana sta uscendo dalla crisi: i numeri sono incoraggianti" sia in termini di "crescita, che di occupazione, che di redditi delle famiglie". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in un videointervento nel convegno EY a Capri, aggiungendo che c'è "ancora qualche fatica" per i "problemi accumulati nel tempo". "Le nuove tecnologie hanno un carattere pervasivo e cambiano radicalmente il modo di fare economia e di produrre ricchezza: lo Stato deve fare un salto adeguato a questa sfida. Mi piacerebbe uno Stato 4.0, o per essere più precisi, una p.a. 4.0". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in un videointervento nel corso del convegno EY 'Digitalexlacrescita'. "Non a caso – ha aggiunto – la riforma della p.a. è uno dei punti centrali strategia governo ed è in fase di implementazione". "In questa idea di p.a. 4.0 – ha proseguito il ministro – è chiaro che le tecnologie dell'informazione sono centrali, perché devono semplificare la vita dei cittadini, ma anche lo Stato deve essere più snello ed efficiente e anche più remunerativo per chi ci lavora: bisogna trovare una sintesi fra quello che vuole l'industria, quello di cui ha bisogno il cittadino, quello che lo Stato può offrire". Il governo, quindi, "si impegna a fare tutti gli sforzi possibili per una crescita più forte, lo Stato può aiutare dando strumenti fiscali e regolatori, che a volte potrebbero essere fatti meglio: ma – ha detto rivolgendosi alla platea di addetti ai lavori – abbiamo bisogno del vostro aiuto, che le imprese ci dicano cosa serve in termini di misure specifiche". Per questo, ha concluso, "mi auguro un dialogo crescente tra il governo e il mondo delle imprese affinché quello che il governo mette a disposizione delle imprese con le sue risorse, che sono per altro limitate, abbia il massimo impatto sulla crescita




SCANDALO VOLKSWAGEN: LA COMPAGNIA ASSICURATIVA ZURICH POTREBBE ESSERE ESPOSTA A PAGARE MILIONI

Redazione
Secondo informazioni diffuse dalla stampa tedesca la compagnia assicurativa Zurich potrebbe essere chiamata a pagare parecchi milioni nell'ambito dello scandalo delle emissioni di Volkswagen (VW). Il gruppo automobilistico avrebbe infatti sottoscritto una polizza di responsabilità civile degli amministratori e dirigenti (D&O) con un consorzio guidato da Zurich,  con una copertura a garanzia per un complessivo importo di circa 500 milioni di euro. Secondo Michael Hendricks, capo della società specializzata in D&O Hendricks & Co di Düsseldorf la copertura assicurativa in questione non supererebbe il mezzo miliardo di euro. Mentre Zurich Insurance non vuole commentare: "non forniamo informazioni riguardo alle nostre relazioni d'affari", ha detto all'ats il portavoce Frank Keidel. La somma sarebbe ancora più bassa 350-400 milioni per il responsabile del servizio di D&O della società di consulenza Aon di Amburgo, Marcel Roeder. In ogni caso si tratta di cifre nettamente inferiori ai danni subiti da Volkswagen, stimati a 6,5 miliardi di euro. Senza contare le multe che il gruppo automobilistico rischia di dover pagare negli Stati Uniti, sanzioni che potrebbero arrivare a 18 miliardi di dollari (16,1 miliardi di euro). I contratti coprono gli atti dei membri del consiglio d'amministrazione e la direzione. Ma di fronte a un fatto doloso in linea generale la copertura non si applica, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, mentre nel caso di colpa grave l'assicurazione può valersi del diritto di regresso nei confronti dell'assicurato.




MONDADORI: ACQUISTATA RCS MEDIA GROUP "LIBRI" PER 127,5 MILIONI DI EURO

Redazione
 
Il mondo dell’editoria ha subito un’importante sterzata e un’importante cambiamento, Rcs Media Group ha firmato un contratto per la cessione di Rcs Libri alla Mondadori per 127,5 milioni, su una valutazione complessiva di circa 130 milioni. Al prezzo stabilito è prevista un’aggiunta di cinque milioni. Invece è esclusa la vendita di Adelphi. In seguito all’accordo siglato ieri sera sulla cessione, Rcs e Mondadori avanzano con numeri importanti. Rcs avanza con 5.92% e 0,89 euro e Mondadori invece con 3,59% a quota 1 euro. Marina Berlusconi, che è presidente della Arnoldo Mondadori editore, commenta così quanto avvenuto: “È un'operazione di cui siamo particolarmente orgogliosi. Un rilevante investimento, da parte di una grande azienda italiana, in un settore nobile e speciale come quello del libro” aggiunge inoltre “La Mondadori, di cui la mia famiglia è l'editore da ormai 25 anni, torna a crescere e compie un passo cruciale verso una sempre maggiore solidità. Ma quello annunciato ieri sera è anche un investimento sul futuro del nostro Paese e sulla qualità di questo futuro. Le dinamiche del settore spingono in tutto il mondo gli editori ad unire le forze. Un processo che in Italia, dove gli operatori hanno dimensioni molto più piccole rispetto a quelli degli altri principali Paesi, risulta ancora più necessario. L'acquisizione della Rcs Libri va in questa direzione. E soprattutto siamo determinati a mettere tutto l'impegno necessario per tutelare e valorizzare quel sistema di eccellenze editoriali e culturali di cui la Mondadori si trova al centro”
Ma da chi è stata presa la decisione della vendita della divisione Libri? È stata una decisione presa all’unanimità da Cda di Rcs. Si è tenuto oggi il consiglio di amministrazione Mondadori una riunione, il gruppo Mondadori sarà presente in Italia con i libri e nell’editoria scolastica ma anche negli illustrati a livello internazionali. Ernesto Mauri afferma “ora siamo pronti per una nuova fase di sviluppo nel 'mestiere' più antico di Mondadori, il più solido e nel quale vantiamo una tradizione di eccellenza e innovazione, si aprono nuove prospettive di crescita”. 



VINI LUCANI E DOC MATERA, PROGETTO LIELUC: DALLA VIGNA ALLA SCELTA DEL LIEVITO

di Domenico Leccese

Potenza – Lunedì 28 settembre 2015 a Potenza presso l’hotel Fattoria Sotto il Cielo si è tenuto il convegno sul tema “Lieviti Indigeni per la DOC Matera, PIF-Vini di Lucania: Progetto LIELUC”. Si è parlato di come rendere unici, per qualità organolettiche e legandoli sempre più al territorio, i vini della DOC Matera.
E’ questa la scommessa su cui ha puntato la Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali (SAFE) dell’Università degli Studi della Basilicata con il progetto LieLuc (Lieviti Indigeni per Vini Lucani), che mira a migliorare alcune fasi del processo di vinificazione, fornendo alle aziende beneficiarie utili indicazioni innovative e facilmente applicabili nel contesto produttivo. I risultati del progetto, che ha visto la partecipazione delle aziende agricole di Francesco Paolo Battifarano, Francesco Marino e Vincenzo Petito, sono stati illustrati nel corso del convegno Lieviti indigeni per la Doc Matera, Pif-Vini di Lucania: progetto Lieluc.

Al convegno, dopo i saluti inviati dalla Dott.ssa Aurelia Sole – Magnifica Rettrice Unibas, sono intervenuti : Francesco Battifarano (Presidente del Consorzio di Tutela Vini “Matera Doc”), Patrizia Romano (Responsabile scientifico del progetto) e Angela Capece, dell’Università degli Studi della Basilicata, Severino Romano (Direttore della Scuola di Scienze Agrarie), Luca Braia (Assessore alle Politiche Agricole – Regione Basilicata), il sommelier Peppino Baldassarre. Al termine del convegno una degustazione guidata dei vini ottenuti con lieviti selezionati durante il progetto Lieluc.

Il progetto viene realizzato nell'ambito delle produzioni vitivinicole a Denominazione di Origine, tutelate dal consorzio DOC Matera. Al progetto, coordinato dalla Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali (SAFE) dell’Università degli Studi della Basilicata, partecipano le Aziende Agricole di Francesco Paolo Battifarano, Francesco Marino e Vincenzo Petito.

L'iniziativa progettuale mira a migliorare alcune fasi del processo di vinificazione, fornendo alle aziende beneficiarie utili indicazioni innovative e facilmente applicabili nel contesto produttivo. È ben noto che nella fermentazione alcolica spontanea si succedono diverse specie di lievito, per numerosi fattori ambientali che ne influenzano la popolazione, sommati al rischio di non garantire l’ottenimento di vini con qualità costante nel tempo.

L’uso dei lieviti commerciali pone rimedio a tale problema, influendo però sulla composizione finale dei vini e sulla loro qualità complessiva, spesso uniformandola. “L’obiettivo principale del progetto – ha spiegato la Prof.ssa Patrizia Romano – è stato quello di selezionare ceppi indigeni da impiegare come starter specifici partendo da lieviti isolati dalle uve delle aziende coinvolte nel progetto. Un ceppo di lievito specifico per una tipologia di vino di una determinata area di produzione rappresenta uno strumento per conferire al vino quel carattere distintivo, fondamentale per la salvaguardia della tipicità dei prodotti italiani in un mercato sempre più globalizzato, conferendo quindi, al prodotto un valore aggiunto e un maggior legame col territorio.

La vigna è l’habitat in cui si trovano i lieviti dell’areale, che posseggono caratteristiche specifiche, naturalmente selezionate in quell’habitat e spesso correlabili con un determinato vitigno. L’uso di lieviti starter indigeni selezionati per uno specifico vitigno rappresenta una tecnologia innovativa che conferisce a questi vini un carattere distintivo, nel rispetto delle caratteristiche qualitative del prodotto.”

Questo progetto di ricerca dedicato alle produzioni vitivinicole a Denominazione di Origine, tutelate dal consorzio DOC Matera, infatti, è stato finanziato con il Bando Misura 124 "Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi, tecnologie, nel settore agricolo e forestale", un intervento che prevede investimenti connessi con la salvaguardia della biodiversità e per favorire processi di innovazione e sviluppo tecnologico, e rientra nei Progetti Integrati di Filiera (PIF), nati per favorire sul territorio nuove condizioni culturali e organizzative tramite azioni di valorizzazione delle specificità, tracciabilità e rintracciabilità del prodotto, e per offrire sbocchi di mercato anche ai piccoli produttori, migliorando le opportunità di trasferimento delle innovazioni di prodotto, di processo e organizzative. Nella fermentazione alcolica spontanea si succedono diverse specie di lievito, per numerosi fattori ambientali che ne influenzano la popolazione, sommati al rischio di non garantire l’ottenimento di vini con qualità costante nel tempo.

L’uso dei lieviti commerciali pone rimedio a questo problema, influendo però sulla composizione finale dei vini e sulla loro qualità complessiva, spesso uniformandola. Un ceppo di lievito specifico per una tipologia di vino di una determinata area di produzione rappresenta uno strumento per conferire al vino quel carattere distintivo, fondamentale per la salvaguardia della tipicità dei prodotti italiani in un mercato sempre più globalizzato, conferendo quindi al prodotto un valore aggiunto e un maggior legame col territorio. Presentati i risultati dello studio condotto su tre cantine della Doc Matera Individuare un “lievito a misura di vino”: uno starter in grado di dare inizio alla fermentazione dell’uva Primitivo della Doc Matera partendo proprio dai lieviti presenti nelle vigne. Un lievito starter che può aumentare la tipicità di un vino, ben oltre la provenienza geografica delle uve. E’ questo lo studio condotto, i cui risultati sono stati presentati lunedì 28 u.s. a Pignola (PZ) nel corso di un convegno, dal team della microbiologa Patrizia Romano della Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali (SAFE) dell’Università degli Studi della Basilicata. Il gruppo di ricerca, così come evidenziato nel convegno Lieviti indigeni per la Doc Matera, Pif-Vini di Lucania: progetto Lieluc, ha condotto uno studio in tre cantine della Doc Matera puntando a migliorare alcune fasi del processo di vinificazione, per poi fornire alle aziende beneficiarie utili indicazioni innovative e facilmente applicabili nel contesto produttivo.

Ad Angela Capece, della Safe – Università della Basilicata, il compito di illustrare il percorso di ricerca: dalla prima fase di raccolta in vigna dei lieviti presenti sulle uve, alla pigiatura in laboratorio per isolarli in ambiente controllato, alla fase di caratterizzazione e selezione. “I risultati dello studio hanno portato alla scelta di tre ceppi di lievito starter, ciascuno tipico di una delle tre cantine prese in esame – ha affermato la professoressa Patrizia Romano – I lieviti individuati, fra l’altro in una sola campagna vitivinicola, sono in possesso di interessanti caratteristiche enologiche, e possono essere utilizzati per rafforzare la tipicità dei vini. Con il nostro studio si può ottenere un lievito a misura di vino: e utilizzare lo starter di ciascuna vigna di provenienza, anziché i lieviti commerciali che oggi sono impiegati per il processo di fermentazione sia di vini lucani che di quelli toscani o francesi”.

Nel corso del convegno è stato proiettato un video che mostra tutte le fasi del percorso di isolamento e selezione, a partire dalla vigna e durante tutte le attività di laboratorio, per arrivare ad individuare il lievito a misura di vino. Il convegno è stato chiuso dal direttore della Scuola di Scienze Agrarie, Severino Romano, che ha tenuto una relazione sui processi di valorizzazione dei prodotti tipici. Processi necessari allo sviluppo del territorio, ma che devono sempre più prestare attenzione alle innovazioni tecnologiche. Al termine del convegno i presenti hanno potuto apprezzare i risultati concreti del progetto: è stata offerta una degustazione guidata dei vini delle tre cantine, mettendo a confronto il vino ottenuto con lieviti selezionati durante il progetto Lieluc con quello ottenuto con il lievito commerciale. Il progetto viene realizzato nell’ambito delle produzioni vitivinicole a Denominazione di Origine, tutelate dal consorzio DOC Matera. Al progetto, coordinato dalla Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali (SAFE) dell’Università degli Studi della Basilicata, partecipano le Aziende Agricole di Francesco Paolo Battifarano, Francesco Marino e Vincenzo Petito.

L’iniziativa progettuale mira a migliorare alcune fasi del processo di vinificazione, fornendo alle aziende beneficiarie utili indicazioni innovative e facilmente applicabili nel contesto produttivo. In particolare, l’obiettivo principale del progetto è la selezione di ceppi indigeni da impiegare come starter specifici partendo da lieviti isolati dalle uve delle aziende coinvolte nel progetto.

La scommessa della vitivinicoltura lucana della DOC Matera può essere rappresentata dal valore aggiunto in termini di tipicità ed originalità del prodotto, legata alla commercializzazione di vini ottenuti con ceppi di lievito specificatamente selezionati. Questo assicurerà uno stretto legame del prodotto finale con il territorio, poiché questi lieviti saranno in grado di sfruttare al massimo la potenzialità legata alle caratteristiche compositive del mosto e potrebbe esercitare una maggiore attrattività nei confronti dei consumatori, al fine di combattere l’eccessiva globalizzazione dei prodotti a cui si sta sempre più assistendo.
 




SANITÀ, SANZIONI AI MEDICI CHE PRESCRIVONO ESAMI NON APPROPRIATI: SCOPPIA LA BAGARRE

Il Presidente delle Regioni Chiamparino bacchetta la Lorenzin che vuole scaricare le responsabilità alle Regioni: “sono state scelte condivise”

LEGGI ANCHE: 03/07/2015 RIDUZIONE DEL FONDO SANITARIO 2015: ECCO L’ACCORDO STATO-REGIONI

di Cinzia Marchegiani

Il 2 luglio 2015 era stato siglato l’accordo sulla riduzione del fondo sanitario 2015, pari a 2,35 miliardi al termine della conferenza Stato-Regioni tenutasi al Ministero per gli Affari Regionali, che aveva al primo punto proprio il nodo sulle risorse per la sanità. Il via libera delle Regioni era stato annunciato nelle prime ore della giornata dal presidente della Conferenza e governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino.

Lo scarica responsabilità, di fatto dimostrano la veridicità delle multe ai medici. Ora è bagarre sulle responsabilità della bozza del DM nel passaggio dove si specifica che ci saranno sanzioni ai medici che prescrivono esami non appropriati, e ora lo stesso ministro Lorenzin, sotto il fuoco crociato delle associazioni dei medici che hanno annunciato battaglia contro la libertà etica e deontologica del medico, cerca di smorzare le polemiche. Stamattina infatti la Lorenzin ai microfoni Rai, spiega che dopo questo decreto non cambierà assolutamente nulla: “Il loro rapporto con il medico, e quindi con le cure e gli screening necessari alla loro salute, resterà inalterato. A non essere più eseguiti saranno soltanto gli esami che non servono al paziente e costituiscono fonte di sprechi e abusi» – la Lorenzin cerca di chiarire.

Ecco gli scheletri nell'armadio. Ma gli scheletri nell’armadio di questi contestatissimi tagli alla sanità e sanzioni ai medici che prescrivono una lista di 208 prestazioni/esami dichiarate inappropriate, o meglio inutili, stanno emergendo con tutta la loro evidenza e solo dopo che la Lorenzin ha scaricato questa scelta totalmente alle Regioni:“Le sanzioni a carico dei medici previste dal decreto sull’inappropriatezza non le volevo, le hanno volute le Regioni”.

Bagarre tra la Lorenzin e il Presidente delle Regioni Sergio Chiamparino. Il Presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino infatti replica al Ministro Lorenzin, che in alcuni passaggi dell’intervista rilasciata lo scorso 23 settembre al Quotidiano sanità ha detto che le sanzioni ai medici sarebbero state volute dalle Regioni: “L'atteggiamento del ministro della Salute non mi sembra corretto e soprattutto non ci fa andare da nessuna parte: se si sono condivise delle scelte, lo si è fatto insieme" – spiega Chiamparino.

Chiamparino redarguisce la Lorenzin e rinfaccia il taglio dei due miliardi. Al termine della riunione della Conferenza, del 24 settembre 2015, il Presidente delle Regioni Chiamparino, in merito alla bozza del Decreto ministeriale specifica: “C'è stato un gruppo di lavoro fatto da tecnici di Regioni e ministero della Sanità che hanno condiviso un testo – ha evidenziato ancora Chiamparino – quando si condivide un testo lo si fa in due”.

Chiamparino rinfaccia il taglio di 2 miliardi alle Regioni. Chiamparino ai microfoni continua la sua arringa e ribatte: “Io potrei dire allora che bastava non togliere i due miliardi alle Regioni, di questo passo si fa la corsa del gambero. Se si condivide un percorso lo si condivide fino in fondo. Potrei dire che Lorenzin non ha voluto che si intervenisse su altri capitoli”.

Insomma il presidente Chiamparino accusa la Lorenzin di scaricare le responsabilità: “E’ abile. Un atteggiamento che non fa fare passi avanti, è sbagliato scaricare il problema sugli altri per ragioni di consenso. Non mi sembra l'atteggiamento corretto”. E poi ancora: “Io non gioco a ping pong – ha continuato il presidente della Conferenza delle Regioni – ma nell'ambito dei tagli ci è parso, ed è parso anche al governo, che una misura utile per risparmiare e necessaria per migliorare la qualità dell'assistenza fosse l'attenzione all'appropriatezza. Non è una misura voluta dalle Regioni ma condivisa in uno spirito di collaborazione”.

Lapidario Gino Strada medico di Emercency, su tutta questa pazzesca situazione: "Chi decide se un esame è inutile, la Lorenzin?. È l'ultimo scempio ai danni della Sanità: ormai medici e infermieri fanno il lavoro non grazie alle politiche pubbliche, ma nonostante queste. Nello specifico, alcuni di questi esami si potranno prescrivere solo in caso di anomalia pregressa: ma come posso accertarla se l'esame non si può fare?”

Tra gaffe, polemiche, rimane evidente che le sanzioni ai medici saranno reali, grazie a chi ha deciso che alcuni esami sono inutili, e quando si possono e si devono prescrivere. Ma i medici, tutti coesi hanno deciso di dare battaglia, si confirurerebbe una sanità di serie A e di serie B, inaccettabile per uno stato di diritto.




IMPRESE: È BOOM DI STROZZINI, L'USURA VA ALLA GRANDE!

Redazione

Tra la fine di giugno del 2011 e lo stesso periodo del 2015, l'ammontare degli impieghi bancari alle imprese è diminuito di 104,6 miliardi di euro, mentre il numero di estorsioni e di delitti legati all'usura denunciato dalle forze dell'ordine all'Autorità giudiziaria è aumentato in misura esponenziale.

Lo indica la Cgia di Mestre secondo la quale se nel 2011 le denunce di usura erano 352, nel 2013 (ultimo dato disponibile) sono salite a 460 (+30,7 per cento); le estorsioni, invece, sono passate da 6.099 a 6.884 (+12,9 per cento). Nell'ultimo indice del rischio di usura, che da oltre 15 anni la Cgia provvede a calcolare, si sottolinea come tale fenomeno abbia assunto dimensioni preoccupanti soprattutto nel Mezzogiorno. Nel 2014, infatti, la Campania, la Calabria, la Sicilia, la Puglia e la Basilicata sono state le realtà dove la "penetrazione" di questa piaga sociale/economica ha raggiunto i picchi maggiori.

Nelle aree dove c'è più disoccupazione – ha calcolato la Cgia – alti tassi di interesse, maggiori sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti, la situazione è decisamente a rischio. Rispetto ad un indicatore nazionale medio pari a 100, la situazione più critica si presenta in Campania: l'indice del rischio usura è pari a 155,1 (pari al 55,1 per cento in più della media Italia), in Calabria a 146,6 (46,6 per cento in più rispetto alla media nazionale), in Sicilia si ferma a 145,3 (45,3 per cento in più della media Italia), in Puglia a 136,3 (36,3 per cento in più della media nazionale) e in Basilicata il livello raggiunge quota 133,2 (33,2 per cento in più della media Italia).

Diversamente, la realtà meno "esposta" a questo fenomeno è il Trentino Alto Adige, con un indice del rischio usura pari a 47,6 (52,4 punti in meno della media nazionale). Anche la situazione delle altre 2 regioni del Nordest è relativamente rassicurante: il Friuli Venezia Giulia, con 72,8 punti e il Veneto, con 73,2 punti, si piazzano rispettivamente al penultimo e terzultimo posto della graduatoria nazionale del rischio di usura.

"L'indice del rischio di usura – spiega Paolo Zabeo coordinatore ufficio studi Cgia – è stato calcolato mettendo a confronto alcuni indicatori regionalizzati riferiti prevalentemente al 2014: la disoccupazione, le procedure concorsuali, i protesti, i tassi di interesse applicati, le denunce di estorsione e di usura, il numero di sportelli bancari e il rapporto tra sofferenze ed impieghi registrati negli istituti di credito". "Con le sole denunce effettuate dalle forze di Polizia all'Autorità giudiziaria – conclude Zabeo – non è possibile dimensionare il fenomeno dell'usura: le segnalazioni, purtroppo, sono relativamente poche. Spesso, le vittime di questo crimine si guardano bene dal rivolgersi alle forze dell'ordine; chi cade nella rete degli strozzini è vittima di minacce personali e ai propri familiari, elemento che scoraggia molte persone a chiedere aiuto. Per questo abbiamo incrociato i risultati di ben 8 indicatori per cercare di misurare con maggiore fedeltà questa piaga. Oltre al perdurare della crisi, sono soprattutto le scadenze fiscali e le piccole spese impreviste a spingere molti imprenditori nella morsa degli strozzini".




BORSA, BENE PIAZZA AFFARI. MILANO VA FORTE, TRAINA LA MODA

Redazione

Dati positivi. Torna la fiducia in Piazza Affari, che sale convinta (Ftse Mib +3%) in linea con l'Europa. Grazie anche alla conferma della Fed sul rialzo dei tassi – che sgombra le nubi di dubbi sulla ripresa – gli acquisti sono diffusi a tutto il listino, con la moda forte nonostante la debolezza delle Borse cinesi. Sempre molto bene Fca (+4,5%).

Volkswagen in avvio +3,9%, Bmw +5,25% – Bene l'avvio in Borsa di Volkswagen e Bmw. Sul listino di Francoforte le azioni privilegiate della casa di Wolfsburg guadagnano il 3,9% mentre il titolo Bmw sale del 5,25%.

Partenza in netto rialzo per tutte le Borse europee, che recuperano ampiamente i cali diffusi di ieri: le migliori in avvio sono Parigi, Milano e Madrid che salgono di oltre due punti percentuali e mezzo, seguite da Francoforte (+2%) e Londra (+1,9%) un po' più cauta. Sempre bene le auto con Bmw e Renault (+5%), Fca (+4%) e anche Volkswagen (+2%). In Piazza Affari (Ftse Mib +2,7%) bene anche la moda, con Moncler e Ferragamo che salgono di oltre il 4%.




LA PROFEZIA DI GHEDDAFI SEMBRA AVVERARSI: L’UE FALLIRA’ COME L’IMPERO ROMANO?

di Cinzia Marchegiani

Medio Oriente-Europa – “Se la situazione sarà ancora più instabile…. la Libia potrebbe diventare un secondo Afghanistan: ci saranno milioni di migranti diretti verso l'Europa e ci saranno ripercussioni in tutti i paesi del Mediterraneo”. Questa è la profezia che Muammar Gheddafi lanciò nell’anno 2011, che come un’istantanea lucida e severa sembra dipingere alla perfezione gli scenari odierni. Il caso volle che a quel tempo i nostri statisti e politici d’Europa non avessero dato ascolto alle sue dichiarazioni pronunciate in occasione di un’intervista qualche mese prima che venisse ucciso. Ora le sue parole tuonano come moniti derisi o forse volutamente ignorati, visto come si è conclusa la caccia al leader libico e la sua uccisione. Gheddafi possedeva i giacimenti del petrolio più pregiato al mondo, e piccolo particolare, con la Libia membro dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, meglio conosciuta come OPEC fondata nel lontano 1960, che comprende attualmente dodici Paesi che si sono associati, promotori di un cartello economico che permette e permetteva loro di negoziare con le compagnie petrolifere aspetti relativi alla produzione di petrolio, prezzi e concessioni. Gli stati membri OPEC controllano da sempre circa il 78% delle riserve mondiali accertate di petrolio, il 50% di quelle di gas naturale e forniscono circa il 42% della produzione mondiale di petrolio ed il 17% di quella di gas naturale. Un dettaglio conosciutissimo a chi ha interesse a non intaccare le proprie risorse minerarie e petrolifere.

Guerre economiche, ma quale importazione di democrazia. Questi flussi migratori che stanno cambiando il volto della politica europea hanno una genesi lontana e affondano le proprie radici in guerre innescate dai grandi della Terra, padroni universali dei governi, dei trattati, dei rapporti diplomatici, di legislature e delle persone. I flussi iniziati in sordina, come una fisiologica distribuzione di vite e speranze, sono mutati nel tempo e sono diventati il sintomo di una cancrena e una emorragia mal curata. 

L’Europa incapace politicamente alla nuova sfida. Ora l’immigrazione diventando a flusso costante impone necessariamente alla politica europea repentini aggiustamenti di leggi e regolamentazioni, per affrontare sbarchi giornalieri che stanno mettendo in crisi i rapporti tra i paesi membri e la capacità recettiva degli stessi, dove la misura straordinaria è diventata un caso di normalità.

Migranti, il vero tallone d’Achille per l’UE. Anche gli analisti stanno spiegando che l’Unione Europea sembra destinata ad essere invasa da un flusso migratorio che potrebbe essere il tallone d’Achille per la vita dell’UE stessa.

L’UE fallirà come fece l’Impero Romano. Il capo del Dipartimento di Scienze Politiche presso l'Università Amicizia dei Popoli, in Russia,  professor Yuri Pochta ha spiegato al giornale spagnolo RT che l'Unione Europea si sta avvicinando ad una situazione in cui le regole delle politiche attuali in materia di immigrazione non funzionano, costringendo la stessa a creare un nuovo sistema di controllo delle frontiere. Le parole dell’analista Poctha al riguardo lascerebbero poche chance all’UE di resistere: “L'assenza di una politica coordinata comune per inquadrare il problema potrebbe diventare la causa del crollo dell'Unione europea, e non, come si temeva, la crisi dell'euro o il fallimento ipotetico dell'economia greca” – dice l'analista.

Il professor Poctha nell’intervista analizza il caso europeo e stabilisce un’analogia storica con la caduta dell'Impero Romano. Il politologo spiega che le tribù barbare inizialmente arrivarono nel territorio dell'impero romano per trovare insediamento e si stabilirono nella zona. Più tardi, quando la società romana ha cominciato a destabilizzare, i rappresentanti del popolo che venivano da fuori dall'impero cominciò a dominare. Lo stesso può accadere in Europa nel prossimo futuro.

La Macabra profezia di Gheddafi. Tanto tuonò che piovve. Ora la macabra profezia di Muammar Gheddafi, diventa la cartina al tornasole dei giorni moderni e l’ombra minacciosa che si sta abbattendo sul destino dell’Unione Europea che potrebbe innescare seri mutamenti geopolitici…e la fine di un altro impero, quello del sogno europeo mai nato, che doveva portare pace, prosperità e opportunità di crescita, condivisione e supporto tra i paesi membri.

Già si parla di Stati Europei d’America. In Italia i nostri parlamentari e lo stesso Presidente della Repubblica hanno cominciato a parlare di Stati Nazionali, a questo punto non servono gli analisti per dire quale strada è stata imboccata. Il cambiamento non arriva all’improvviso, ma lento e costante e come una goccia cinese riempie il vaso. In quel preciso istante, quando si comprenderà che è avvenuto l’irreparabile mutamento, i cittadini d’Europa messi davanti ad altre priorità dovranno accettare qualsiasi compromesso. Quello di perdere tutto in cambio di niente.