INTERSCAMBIO TURISTICO ITALIA ARGENTINA, FRANCESCHINI: "AD OTTOBRE L'ACCORDO"

di Gianfranco Nitti

Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini ha incontrato a Buenos Aires il suo omologo, Ministro del turismo della Repubblica Argentina, Jose Gustavo Santos. Nel corso del cordiale colloquio è stato sottolineato quanto questo sia un momento favorevole per intraprendere un lavoro congiunto date le ottime relazioni tra i due Paesi, gettando le basi per un decisivo salto di qualità nell’interscambio turistico tra Italia e Argentina.

“Il flusso turistico tra i due paesi è in costante crescita – ha dichiarato il Ministro Franceschini – ed è connotato da turisti di lunga permanenza, capaci in Italia di godere appieno del patrimonio diffuso nel nostro territorio e di ammirare in Argentina l’enorme varietà delle bellezze naturalistiche proprie di un paese che si estende dall’Antartide al Tropico del Capricorno. Entrambi i paesi devono pertanto promuovere le reciproche varietà, offrendo ai rispettivi turisti un ampio panorama di scelte e possibilità di visita. Per questo – ha proseguito Franceschini – il prossimo passo sarà la firma a ottobre di un accordo dettagliato e particolareggiato per lo sviluppo dell’interscambio turistico tra Italia e Argentina, puntando anche sulle tante ragioni di viaggio di italiani e argentini a partire dal turismo familiare, culturale, religioso per arrivare a quello enogastronomico. Importante a questo proposito che nella missione di sistema in Argentina annunciata dal Presidente Renzi – ha concluso il Ministro Franceschini – sia forte la componente delle imprese turistiche”. Al termine dell’incontro il Ministro Franceschini ha manifestato al Ministro Santos la disponibilità a accogliere studenti argentini nelle strutture formative del settore turistico italiano.

 




ALITALIA MAINTENANCE SYSTEM: ORA SI PROVA A VENDERE L'AZIENDA

di Alessandro Ranieri

Lo scorso 2 marzo è stato ufficialmente aperto presso il Ministero dello Sviluppo Economico il tavolo di lavoro sulla vertenza Alitalia Maintenance System, a seguito di incontro con il Direttore Generale del Ministero, la Regione Lazio, la Curatela fallimentare e le OO.SS.

Nel corso della riunione si è preso atto del fallimento del tentativo di affitto dell’azienda, e si è deciso di esperire la procedura di vendita, il cui primo passo è un bando di gara internazionale da pubblicare entro il mese di marzo.

Allo stato attuale esistono tre manifestazioni di interesse, l’auspicio di tutti è che possano tramutarsi in proposte di acquisto. Per fare ciò, però, occorre un serio e credibile piano industriale, e qui il problema è sempre lo stesso: le Istituzioni, secondo i sindacati, devono farsi garanti della collaborazione di Alitalia in tal senso, ed evitare che altri motori giacenti negli hangar di Alitalia prendano la via per l’Israele, con sottrazione di ulteriore lavoro al futuro soggetto che si auspica nasca dalle ceneri di Alitalia Maintenance System.

I sindacati hanno rivolto un appello al MISE affinchè intervenga con ENAC per la preservazione delle certificazioni, e affinchè non ci siano problemi con l’erogazione degli ammortizzatori sociali. La speranza di tutti è che si trovi una soluzione alla vertenza per consentire di non mandare disperse le conoscenze di 240 lavoratori altamente specializzati e per evitare ulteriori dismissioni e delocalizzazioni del patrimonio industriale italiano. I sindacati, dal canto loro, fanno sapere che continueranno a battersi per la salvaguardia dell’attività e dell’occupazione e annunciano un nuovo sit in per il 7 marzo davanti alla sede Alitalia in occasione della presentazione del nuovo AD Cramer Ball.




REGIONE SICILIA, FINANZIARIA: IL TIRA E MOLLA SULLE ESIGENZE DEL TERRITORIO  

di Enzo Basso
Messina – Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha bloccato i contributi diretti alle associazioni culturali e “no profit”: “occorre l’evidenza pubblica”. Una novità che ha mandato in allarme decine di enti che attingono aun fondo a fisarmonica da trenta milioni di euro l’anno: la Fondazione Piccolo di Capo d’Orlando, il museo Mandralisca di Cefalù, perfino il Brass Group e il Corfilac di Ragusa, l’ente che si occupa della filiera agroalimentare. Ma come si farà a spiegare all’Unione italiana Ciechi di Catania, che incassa due milioni di euro l’anno, che un’altra stamperia Braille ha presentato un progetto degno di maggiore punteggio del suo? Oppure: come si farà a certificare la maestria del fiuto dei cani-guida della scuola per ciechi Elen Keller di Messina? “Semplice-ironizza un deputato agrigentino del Pd-bisognerà ritagliare bandi su misura per chi deve vincere. E’ la sartoria della trasparenza, no?”.

L’allarme è scattato in più parti della Sicilia. Da Troina, dove ha sede l’Oasi di padre Ferlauto, sono partiti sedici pullman alla volta della Regione: da tre anni non viene rinnovata la convenzione con l’Irccs: metà dell’economia di Troina e dei comuni vicini è andata in malora. Stessa difficoltà si registra all’Autotrodomo di Pergusa: si corre a perdifiato, cxol il rischio di finire fuori pista, perché non si può programmare nulla: ogni anno le somme si riducono di un terzo. Così l’istituto di Incremento Ippico di Catania: partecipare ai bandi significherà specificare che i contributi possono essere assegnati solo a chi difende l’asino di Pantelleria, quello di Ragusa o il cavallo Sanfranfratellano. “Non è una grande forma di ipocrisia istituzionale se finora la stessa presidenza dell’Ars ha assegnato contributi diretti per  …

[ARTICOLO COMPLETO SUL QUOTIDIANO L'OSSERVATORE D'ITALIA VIRTUAL PAPER A PAGINA 5 CLICCARE QUI PER LEGGERE]  




IFAD, CONCLUSO IL 39° CONSIGLIO DEI GOVERNATORI: L’AGRICOLTURA PUÒ SPEZZARE LA CATENA DI DISPERAZIONE CHE PORTA ALLE CATASTROFI UMANITARIE

di Gianfranco Nitti

“Lavorando insieme nella realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – a partire dall’azzeramento della povertà e fame zero  – possiamo spezzare la catena della disperazione”. Il Presidente dell'IFAD Kanayo F. Nwanze ha chiuso con parole di forte ottimismo i lavori della 39a conferenza annuale del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), articolatisi in due giornate. Con la consapevolezza che lo sviluppo rurale giochi un ruolo fondamentale non solo nella stabilizzazione delle comunità ma anche nella riduzione dei fenomeni migratori, dei conflitti armati e degli estremismi, gli alti rappresentanti dei 176 Stati membri dell’IFAD hanno rinnovato il loro impegno a investire nella piccola agricoltura e a ridurre la povertà nei paesi in via di sviluppo. In un contesto in cui le cronache segnalano un costante aumento del numero di rifugiati che entrano o tentano di entrare in Europa, i rappresentanti dei governi membri dell’IFAD hanno esortato a un’azione congiunta per stimolare nuovi investimenti a favore dei piccoli agricoltori così da raggiungere sicurezza alimentare, adattamento ai cambiamenti climatici e prosperità, ed eliminare le cause profonde di conflitti e flussi migratori.

Intervenuto in apertura dei lavori della riunione annuale, il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella si è impegnato affinché l'Italia continui a svolgere un ruolo chiave nello sradicamento della fame e della povertà, condizioni che ha definito letteralmente "insidiose ". Mattarella ha focalizzato l'attenzione sul crescente numero di rifugiati in fuga dal conflitto in Siria e ha invitato i leader di tutto il mondo a dare il loro contributo per far fronte alla crisi, ribadendo che "salvare vite umane e tendere la mano a quanti fuggono dalla guerra o dalla miseria è un dovere morale, è un dovere di qualunque società che intenda definirsi libera, democratica e autenticamente rispettosa dei diritti umani”.
 




ISTAT: FAMIGLIE FUORI DAL TUNNEL

La fase di moderata crescita dell’economia italiana dovrebbe proseguire. E’ quanto si legge nella nota mensile Istat nella quale si sottolinea che c’è una differenza nelle prospettive economiche di famiglie e imprese. Per le prime, gli attuali livelli del clima di fiducia si associano alla crescita del reddito disponibile, cui concorre la bassa inflazione. Per le imprese non c’è ancora un generalizzato aumento dei ritmi produttivi in presenza di un peggioramento del clima di fiducia e una riduzione delle prospettive di crescita.

“A sintesi di questi andamenti – si legge nella nota mensile – l’indicatore anticipatore dell’economia rimane positivo a novembre, sebbene con una intensità più contenuta rispetto ai mesi precedenti, suggerendo il proseguimento della fase di moderata crescita dell’economia italiana”. Per quanto riguarda le famiglie, scrive l’Istat, “nel terzo trimestre del 2015 il potere di acquisto, misurato al netto dell’andamento dell’inflazione, è aumentato dell’1,4% rispetto al trimestre precedente. L’aumento della propensione al risparmio (+0,9%) deriva da una crescita del reddito disponibile delle famiglie consumatrici più sostenuta rispetto a quella dei consumi (1,3% e 0,4% rispettivamente)”. E “le informazioni disponibili per il quarto trimestre suggeriscono il proseguimento dell’attuale fase di miglioramento dei consumi delle famiglie: a novembre il volume delle vendite al dettaglio ha registrato un rialzo (+0,3%) trainato dalla crescita degli alimentari (+0,8%). Ulteriori indicazioni positive giungono dal mode-rato aumento del clima di fiducia dei consumatori di gennaio (in controtendenza rispetto alla diminuzione registrata nell’area euro)”.

A gennaio le aspettative degli imprenditori sull’evoluzione dell’occupazione nei successivi tre mesi sono tornate a peggiorare lievemente nel settore manifatturiero e nel commercio mentre continuano a migliorare nei servizi. Nel terzo trimestre del 2015 il potere di acquisto delle famiglie, misurato al netto dell’andamento dell’inflazione, è aumentato dell’1,4% rispetto al trimestre precedente. L’aumento della propensione al risparmio (+0,9%) deriva da una crescita del reddito disponibile delle famiglie consumatrici più sostenuta rispetto a quella dei consumi (1,3% e 0,4% rispettivamente). Le informazioni disponibili per il quarto trimestre – sottolinea l’Istat – suggeriscono il proseguimento dell’attuale fase di miglioramento dei consumi delle famiglie.

“L’incertezza sull’intensità della ripresa dell’attività manifatturiera è attesa estendersi ai prossimi mesi” mentre “nel settore delle costruzioni si delineano i primi risultati positivi”. Lo sottolinea l’Istat nella nota mensile sull’andamento dell’economia. “I dati disponibili per il quarto trimestre del 2015 – si legge – evidenziano un’evoluzione altalenante del comparto manifatturiero” con il rallentamento di novembre di produzione industriale e fatturato (-0,5% e -1,1%) che ha “bilanciato l’aumento di ottobre (+0,5% e +1,9%)”. A gennaio “il clima di fiducia delle imprese manifatturiere” è “in lieve diminuzione” con il “peggioramento dei giudizi sugli ordinativi e sulle attese di produzione”. Anche la fiducia dei servizi di mercato “ha subìto una discesa condizionato dal peggioramento dei giudizi sulle attese dell’economia in tutti i principali settori. Nella grande distribuzione c’è “un significativo deterioramento dei giudizi delle vendite che determina un calo del clima di fiducia.




ALLARME FATTORIE: SCOMPARSI DUE MILIONI DI MUCCHE, MAIALI E PECORE

Redazione

Sos nelle fattorie dove sono scomparsi 2 milioni di animali tra mucche, maiali e pecore con il pericolo di estinzione per le razze storiche e lo spopolamento delle aree interne e montane, ma a rischio c'e' anche il primato dell'enogastronomia Made in Italy con la dipendenza dall'estero che per carne, salumi, latte formaggi che e' vicina al 40%. E' l'allarme lanciato sulla base dell'analisi Coldiretti nell'ultimi dieci anni, all'inaugurazione della Fieragricola di Verona dove sono presenti 600 animali delle piu' diverse razze sopravvissute. Le norme europee e le distorsioni di mercato dalla stalla allo scaffale stanno provocando la scomparsa dell'allevamento italiano che alimenta un comparto economico che vale 17,3 miliardi di euro e rappresenta il 35 per cento dell'intero agroalimentare nazionale con un impatto rilevante anche dal punto di vista occupazionale con circa 800mila persone al lavoro, secondo il Dossier ""l'Italia in fattoria" presentato dalla Coldiretti. Minacciate di estinzione – sottolinea la Coldiretti – ben 130 razze allevate tra le quali ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale della precedente programmazione. Ma in pericolo – continua la Coldiretti – sono anche pezzi pregiati dell'enogastronomia nazionale che puo' contare sul primato mondiale con 49 formaggi a denominazione di origine protetta (Dop) riconosciuti dall'Unione Europea addirittura davanti alla Francia che ne possiede solo 45, ma a rischio ci sono anche i prelibati prodotti della norcineria nazionale, dal culatello di Zibello alla coppa piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello di Parma per un totale di 40 salumi Made in Italy tutelati in Europa.(AGI) Bru




BANCHE: ENTRO IL 2018 23MILA ESUBERI

A.B.

Roma – Entro il 2018 sono previsti circa 23mila esuberi nel settore bancario, tale cifra si aggiunge ai già 48mila che ci sono stati dal 2000 ad oggi. FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) sottolinea che la cifra sia nel netto e che le prossime fusioni e aggregazioni ne porteranno altri. FABI sottolinea che “"i sindacati vogliono continuare a gestire le ristrutturazioni in maniera morbida e si opporranno in tutti i modi all'ipotesi di uscite obbligatorie. Le banche non possono più puntare sul taglio dei costi del lavoro, come fatto fino a oggi senza grandi risultati, ma devono rilanciare i ricavi mettendo a punto un nuovo modello di business al servizio del territorio, recuperando il rapporto di fiducia con la clientela”. Il sindacato considera i seguenti dati: Unicredit con 5740 uscite. Nel vecchio piano erano già previste 5100 uscite, a queste si aggiungono altre 540 dell’aggiornamento del piano industriale del 2015-2016, ma se ne potrebbero aggiungere altre 400 derivate dalla cessione del ramo leasing. Intesa SanPaolo invece con 4500 riconversioni professionali che si trasformeranno in esuberi. Mps: 8.000 uscite fino al 2018, Bnl: 1.300, Bpe: 600, Banco Popolare: 900 uscite, Ubi: 500 uscite, Veneto Banca: 430 uscite, Creval: 250, Carige: 600. Anche il numero dei dipendenti nel settore bancario è cambiato, nel 2007 erano 344.688, nel 2013 invece sono arrivati a 303.591. Un ulteriore calo è avvenuta tra 2007 al 2015, si è passati da 32.818 a 30.198. Tale calo è stato generato da prepensionamento volontari e incentivati con ammortizzatori sociali di categoria.




RENAULT, SOSPETTI SU IRREGOLARITÀ TEST EMISSIONI: IL TITOLO CROLLA IN BORSA

Red. Economia

Parigi – Il titolo Renault crolla in Borsa con un calo del 20%, penalizzato da sospetti su irregolarità nei test sulle emissioni. Il titolo sconta inoltre il calo delle vendite di auto in Russia nel 2015 (-46%), dove il Gruppo è esposto con il marchio Autovaz. Gli agenti del Governo francese hanno sequestrato computer dal sito Renault di Lardy (Francia), che realizza prove sulle emissioni dei veicoli. E' quanto afferma Bloomberg che riprende fonti di stampa francese che citano un volantino sindacale della Cgt, secondo il quale quale gli ispettori si sono recati nell'impianto transalpino lo scorso 7 gennaio. Secondo il sindacato il fatto genera sospetti su un possibile coinvolgimento di Renault nello scandalo sulle emissioni che ha colpito Volkswagen.

 "La Direction Générale de l'Energie et du Climat (Dgec), interlocutore pilota della Commissione tecnica indipendente per conto del ministero francese dell'Ecologia, – replica la Renault – ritiene fin d'ora che la procedura in corso non evidenzierebbe la presenza di un software truccato sui veicoli Renault"
Europa peggiora, Parigi e Francoforte -3% – Peggiorano le Borse europee a metà seduta con Francoforte e Parigi, entrambe in calo del 3,2%, sotto pressione dietro a Madrid (-2,7%), Milano (-2,54%) e Londra (-2,06%). Sprofondano i titoli del comparto auto da Renault (-20%), sospettata di trucchi sulle emissioni, ed Fca (-10,57%), denunciata da 2 concessionari Usa. Deboli anche Peugeot (-6,85%), Daimler (-5,6%), Bmw (-4,58%) e Volkswagen (-4,48%), seguite da Ferrari (-3,8%). Sul settore pesano anche i dati sulle vendite di auto in Russia (-46%) nel 2015.

Fca: riammessa in Piazza Affari cede quasi il 10% – Fca è stata riammessa agli scambi in Piazza Affari dopo il terzo congelamento dall'apertura e cede il 9,83% a 6,7 euro, poco sopra il minimo di 6,63 euro raggiunto nella mattinata. Il titolo sconta i dati sulle vendite di auto in Russia (-46% nel 2015) e la denuncia di due concessionari di auto di Chicago, su pressioni ricevute per gonfiare i dati sulle vendite di auto mensili
 




REFERENDUM NO TRIV: LA CASSAZIONE RIAMMETTE IL QUESITO SULLE TRIVELLAZIONI IN MARE ENTRO LE 12 MIGLIA

di Domenico Leccese

L'ufficio centrale per i referendum presso la Cassazione ha ammesso il referendum che riguarda le misure del decreto Sviluppo sul divieto di trivellazioni per l'estrazione di idrocarburi entro le 12 miglia marine.

Per chiedere il divieto di queste attività e un referendum per l'abrogare le norme, 10 Regioni avevano depositato quesiti referendari: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise.

Il Governo Renzi, quindi, non è riuscito a evitare il referendum sul petrolio. Almeno il quesito sulle estrazioni in mare ha motivo di svolgersi. Lo stabilisce l'ordinanza che la Cassazione ha adottato alla luce delle modifiche volute dal Governo e approvate dal Parlamento nella legge di stabilità prima della pausa natalizia.
"È un ulteriore passo in avanti – dichiara Enzo Di Salvatore, costituzionalista del fronte contrario alle trivelle – E questo – prosegue Di Salvatore – prova che i dubbi che il Coordinamento Nazionale No Triv nutriva sulle reali intenzioni del Governo sul mare fossero fondati".

E ora parte la battaglia anche sui quesiti referendari di fatto respinti dalla Cassazione. L'obiettivo finale è ottenere che la Corte Costituzionale, chiamata dire l'ultima parola sui referendum la settimana prossima, bocci le modifiche apportate dal Parlamento sulle norme in materia di ricerca ed estrazione di idrocarburi.
Per fare questo, però, occorre che le Regioni sollevino un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta.

I quesiti referendari erano sei:
tre quesiti sono stati soddisfatti con le modifiche introdotte dalla legge di stabilità 2016 il Parlamento ha accettato di modificare le norme sulla strategicità, indifferibilità ed urgenza delle attività petrolifere. Questo costituisce un innegabile successo, in quanto la dichiarazione di strategicità delle opere avrebbe comportato il dimezzamento dei termini processuali nei ricorsi e una disciplina poco garantista per gli enti territoriali circa la loro partecipazione ai lavori della conferenza di servizi.

Cancellata è anche l'assurda previsione del "vincolo preordinato all'esproprio" già a partire dalla fase della ricerca degli idrocarburi: con ciò il diritto di proprietà del privato è salvo. Il Parlamento ha inoltre accettato di cancellare quelle norme che consentivano al Governo di sostituirsi alle Regioni in caso di mancato accordo sui progetti petroliferi e sulle infrastrutture necessarie alla realizzazione di tali progetti: oggi non è più possibile arrivare ad una decisione sui progetti petroliferi se non aprendo una trattativa con le Regioni.

Un quesito è stato riammesso dalla Cassazione:
si tratta del quesito sul divieto delle attività petrolifere in mare entro le 12 miglia. Il Parlamento ha accettato di modificare la norma del codice dell'ambiente, che consentiva la conclusione dei procedimenti in corso, prevedendo, però, che i permessi e le concessioni già rilasciati non avessero più scadenza e senza chiarire che i procedimenti in corso dovessero ritenersi definitivamente chiusi e non solo sospesi.

La Cassazione ammette che la modifica del Parlamento non soddisfa la richiesta referendaria, in quanto non corrisponde alle reali intenzioni dei promotori del referendum. Aver riammesso il quesito comporterà che, in caso di esito positivo del referendum, occorrerà rispettare la volontà dei cittadini, e cioè:
1) dall'abrogazione referendaria deriverà un vincolo per il legislatore che non potrà rimuovere il divieto di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia;
2) dall'abrogazione referendaria deriverà l'obbligo per la pubblica amministrazione (il ministero dello sviluppo economico) di chiudere definitivamente i procedimenti in corso, finalizzati al rilascio dei permessi e delle concessioni.

Due quesiti restano ancora insoddisfatti e rispetto ad essi c'è ancora spazio per promuovere un ricorso davanti alla Corte costituzionale: si tratta del quesito relativo alla durata dei permessi e delle concessioni e del quesito sul piano delle aree.

In relazione alla durata dei titoli: la Cassazione ha dichiarato che non si debba più procedere a referendum. Ma questa decisione nasce da una errata interpretazione delle norme. La Cassazione, infatti, non spiega perché mai la proroga della durata dei permessi e delle concessioni costituisca un problema per la ricerca e le estrazioni in mare (e che quindi si debba andare a referendum), mentre non costituisce un problema per la ricerca e le estrazioni in terraferma (e che quindi non si debba andare a referendum).

La decisione è contraddittoria e non pone rimedio all'elusione della proposta referendaria. Per quanto riguarda il piano delle aree, la decisione della Cassazione non poteva, forse, essere diversa: i promotori del referendum davano per scontato che il "piano delle aree" fosse cosa buona e giusta perché dal 1927 ad oggi il rilascio dei permessi e delle concessioni è sempre avvenuto in modo – per così dire – "selvaggio", e cioè senza una pianificazione. In Italia si può cercare ed estrarre praticamente ovunque, senza che si tenga conto del fatto che esistono aree interessate da agricoltura di pregio, aree di interesse naturalistico, aree fortemente antropizzate, e così via. Il piano avrebbe dovuto stabilire dove fosse possibile (e dove no) cercare ed estrarre.

Lo Sblocca Italia prevedeva, tuttavia, che il piano dovesse essere elaborato dal ministero dello sviluppo economico con la partecipazione fittizia degli enti locali e delle Regioni e che, in attesa dell'elaborazione del piano, fosse possibile rilasciare permessi e concessioni.

La proposta referendaria mirava:
1) a cancellare la partecipazione fittizia delle regioni e degli enti locali alla elaborazione del piano;
2) a vietare il rilascio di nuovi permessi e di nuove concessioni fino a quando non fosse stato adottato il piano.

Ebbene, il Parlamento ha soppresso la norma che prevedeva il piano e, in questo modo, è caduto anche il quesito referendario: non c'è più l'oggetto sul quale far votare i cittadini. Per questa ragione è assolutamente urgente recuperare il quesito sul piano delle aree. E per farlo occorre che i delegati delle Regioni che hanno promosso il referendum promuovano ora un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti del Parlamento.

Se la Corte ammetterà il conflitto e deciderà che vi è stata effettivamente elusione dei quesiti sulla durata dei titoli e sul piano, la sua decisione sarà in condizione di annullare le modifiche del Parlamento su questi due punti.

Ciò vuol dire che rivivranno le norme sulle quali era stato proposto il referendum e, a quel punto, il referendum si potrà celebrare su tre quesiti:
1 – il mare
2 – la durata dei permessi e delle concessioni
3 – il piano delle aree
 




MATERA – MARATEA IN ELICOTTERO: IL CENTRO STUDI TURISTICI THALIA RILANCIA IL PROGETTO

di Domenico Leccese

Matera – Una proposta concreta per evitare contrapposizioni tra Matera e Maratea, due delle maggiori attrazioni turistiche della Basilicata: favorire collegamenti in elicottero. Un'idea progettuale – sottolineano dal Centro Studi Turistici. Thalia – lanciata la scorsa estate dal presidente Pittella per favorire un itinerario turistico dalla Capitale Europea della Cultura 2019 alla Perla del Tirreno. Per gli operatori del Thalia riprendere questa idea non è solo un modo per stoppare sul nascere polemiche, esplose dopo “L'anno che verrà” in diretta Rai da Matera, che non aiutano a costruire le offerte di turismi per tutti i target di interesse e sull'intero territorio regionale.

Proprio in occasione della presentazione dei programmi 2016 della Winfly  all'aviosuperficie di Pisticci in pista insieme ad una parte della flotta di velivoli della società gestore dell'impianto è stato messo a disposizione dei giornalisti per un volo dimostrativo uno degli elicotteri per trasporto sino a 9 passeggeri. E' stato lo stesso ing. Alfredo Cestari, presidente Winfly srl, a spiegare la scelta di fare del ”Basilicata airport- Enrico Mattei” una base logistica per ogni tipo di volo, da quelli commerciali e cargo, agli elicotteri, annunciando che la Protezione Civile, il già Corpo Forestale dello Stato, hanno manifestato interesse per i propri elicotteri, i più noti Canadair impegnati più volte a Maratea a spegnere incendi lungo la costa come nel Metapontino per salvare la pineta dalle fiamme.

Attrezzare a Maratea un'area atterraggio non è affatto complicato, come ha sostenuto l'Amministrazione Comunale, per superare la precarietà di atterraggi e decolli avvenuti in tante occasioni per l'arrivo di esponenti di Governo e vip. Tra gli elicotteri più adatti c'è l'AS-350-5 già utilizzato per collegamenti commerciali-turistici.

C'è poi un' opera discussa, sognata, mai decollata, ma da tempo e da più parti indicata come essenziale per lo sviluppo turistico e territoriale di tutto l’alto tirreno cosentino, della Riviera dei Cedri e della costa di Maratea. Stiamo parlando dell’aviosuperficie di Scalea, che da oltre un anno è oggetto di lavori di ammodernamento e riqualificazione che lo trasformeranno da semplice scalo turistico nel quale si svolgono attività di scuola volo, paracadutismo, volo a vela ed eliporto ad aeroporto di terza classe e corrispondente alla settima categoria Icao (International civil aviation Organization). Un'aviosuperficie che è collegabile quindi a Pisticci con aerei sino a 9 posti.

Per il Thalia elicotteri e veivoli leggeri hanno inoltre una grande opportunità di rispondere alla crescente domanda di quanti chiedono di sorvolare dall'alto l'incantevole costa di Maratea. Un fenomeno molto diffuso in varie aree del Paese e dell'Europa con benefici diretti per l'economia locale e l'occupazione. Dunque da mezzi di trasporto veloce, tenuto conto della distanza da Matera a Maratea e delle condizioni dell'A3 e della Fondovalle del Noce che “scoraggiano”, a mezzi per attrarre nuovi target turistici che per disponibilità di spesa sono quelli che preferiscono Maratea.
 




FERROVIE DELLO STATO: IN ARRIVO FINANZIAMENTO DI 300 MILIONI PER I TRENI REGIONALI

di Gianfranco Nitti

È stato perfezionato recentemente a Roma tra la Banca europea per gli investimenti (BEI) e Ferrovie delle Stato italiane (FS) un finanziamento di 300 milioni di euro, attraverso la sottoscrizione di un’emissione obbligazionaria, per l’acquisto delle nuove carrozze viaggiatori destinate alle tratte regionali.

Il bond avrà anche la garanzia dell’EFSI (European fund for strategic investments), lo strumento alla base del cosiddetto “Piano Juncker” per il rilancio degli investimenti in Europa. Si tratta della nona operazione di attuazione del Piano Juncker siglata dal Gruppo BEI in Italia a partire dalla scorsa primavera.
L’operazione è altamente innovativa sia per la costruzione finanziaria sia per il settore (tratte regionali).

Nel dettaglio, la BEI sottoscrive un corporate bond di FS il cui ricavato è destinato a sostenere l’acquisto di nuovi treni che copriranno le tratte regionali in Lazio, Toscana, Veneto, Piemonte e Liguria: in tutto 49 motrici e 250 carrozze a due piani.

L’investimento complessivo di Trenitalia (la controllata per il traffico passeggeri) nelle cinque regioni considerate è di 700 milioni.
“La BEI è da anni a fianco di Ferrovie dello Stato in tutti i suoi investimenti e sono particolarmente orgoglioso di quanto annunciamo oggi, perché è la conferma che l’Europa puo’ essere vicino ai cittadini in modo concreto, anche con le nuove previsioni del Piano Juncker, di cui la BEI è il braccio finanziario”, ha commentato Dario Scannapieco, Vicepresidente della BEI.