Helsinki, turismo: l’italia ben rappresentata a Matka 2018

HELSINKI – Si è chiusa la 32a edizione della Fiera Internazionale del Turismo Matka, svoltasi ad Helsinki, Finlandia, la principale della Scandinavia. il numero dei visitatori complessivo è ammontato a ca. 63.000 (14.000 dei quali professionali), un calo del 10% ca. sul 2017

Tra gli 83 paesi rappresentati, ha ben figurato quest’anno il padiglione Italia, molto vasto e visibile.

Allestito dall’Enit di Stoccolma con il sostegno dell’Ambasciata d’Italia, riuniva Regione Lombardia, Lago di Como, Camera di Commercio Imperia, Mamberto, Drive, Dacia tra Cielo e Mare, Morandi Tours, Grand Hotel e Spa di Castrocaro terme e Bed&Bike. A fianco, anche Hurray Italia di Roma ed il Royal Hotel di Sanremo. Anche il lago Maggiore era presente con un suo stand.

Alla fiera Matka l’Umbria è stata premiata come “Dream Destination” dalla rivista Mondo.

L’ambasciatore d’Italia in Finlandia, Gabriele Altana, ha ritirato il premio insieme ad Anna Andersson dell’Enit. Da sottolineare l’impegno del Comune di Como nel promuovere il proprio territorio sul mercato scandinavo facendo leva sullo sport e sul Lago. Il 20 gennaio, all’interno dello spazio riservato alla Regione Lombardia, l’astro nascente del rally Emil Lindholm ha premiato la vincitrice di un quiz sul Rally di Como, che metteva in palio un soggiorno nella città lariana in occasione dell’evento. La sede ENIT di Stoccolma e il Comune hanno in programma, inoltre, un educational tour proprio in occasione del rally. Piacevole lo stand della compagnia aerea Finnair, ove troneggiava una lucida Vespa in ambiente mediterraneo, e sempre originali i temi lapponi nello stand di Inari e di Rovaniemi, la patria del vero Babbo Natale.

Questi i numeri finali di MATKA 2018:

Numero dei visitatori 63 600, inclusi 14000 visitatori professionali (visitatori 2017 71.000/ visitatori 2016: 68.000)
Numero degli espositori 915 da 83 paesi.
Giornata del Matka Workshop 2018:
Fornitori: 112 tavoli al Meet Finland, per 126 società; 69 tavoli al Global Workshop, per 80 società. Acquirenti: 300 acquirenti da 35 paesi e 7600 richieste di incontro.
La prossima edizione, la 33°, è già programmata dal 18 al 20 gennaio 2019.




Sicilia, emergenza siccità e rifiuti: Musumeci chiede a Gentiloni un commissario con poteri speciali

PALERMO – Le colture di grano appaiono compromesse nel capoluogo siciliano a causa di una siccità piuttosto imponente che ha ridotto il bacino idrico delle dighe a meno di 180 milioni di metri cubi d’acqua su uno spazio complessivo che ne contiene poco meno di 830. Il frumento quindi risente maggiormente della siccità con un danno economico diretto non indifferente. Semina e conseguente crescita delle piante consente una ottima produzione e la stagione invernale deve sempre garantire copiosa presenza di piogge in grado di riempire a sufficienza i bacini. Un inverno avaro di piogge e temperature inusuali hanno ridotto del 40% il normale rendimento del grano. Quello che si teme maggiormente è il ripetersi ancora una volta della sfiducia dei molti produttori che scoraggiati dall’inevitabile ribasso dei prezzi possano ridurre loro stessi la semina. Le stime dello scorso anno parlano di un grave calo del 7% circa che il reparto cerealicolo ha dovuto subire e la situazione di quest’inverno sembra essere la stessa.

Al dipartimento regionale dell’Acqua ieri si è svolta una riunione a cui sono stati invitati docenti del dipartimento di Ingegneria Civile dell’università di Palermo che da tempo hanno stilato documenti statistici relativi a previsioni per i prossimi mesi. Parecchie campagne delle province di Catania, Agrigento e ovviamente Palermo saranno coinvolte sempre di più da questo grave problema e infatti gli uffici che gestiscono i due consorzi di bonifica hanno messo a punto un documento dettagliato con cifre relative al problema e con interventi che si sono resi urgenti.

La direzione della Regione sembra essere diretta verso la richiesta al governo nazionale dello stato di calamità in cui versa la regione Sicilia se la siccità continua a perseverare. Come se non bastasse, parallelamente ai gravi problemi di siccità, la Sicilia è in allarme emergenza ambientale perchè l’annosa questione dei rifiuti si ripresenta in tutta la sua gravità. Da troppo tempo la Sicilia rischia di essere sommersa dai rifiuti alla luce della discarica di Bellolampo oramai giunta da tempo al collasso.

La sesta vasca risulta colma e la costruzione di una nuova comporterebbe tempi piuttosto prolungati che vanno oltre gli otto mesi e questo significa che parte della Sicilia occidentale non potrà scaricare più i rifiuti. Il neo presidente della Regione Nello Musumeci, al momento senza assessore ai rifiuti dimessosi da poche settimane, pensa a possibili soluzioni come presentare una relazione dettagliata al presidente del Consiglio Gentiloni chiedendo un commissario con poteri speciali al fine di velocizzare il più possibile un intervento che portasse la spazzatura fuori dalla Sicilia.

“Ho chiesto a Gentiloni – afferma Musumeci – di mettere in condizione la Regione di poter neutralizzare i tempi lunghi per le autorizzazioni, che in situazioni di emergenza sarebbero insopportabili e gli ho chiesto di farlo con un commissario di sua fiducia ossia un tecnico che risponda in modo diretto al governo centrale”. Musumeci inoltre afferma con chiarezza: “È una situazione straordinaria che non può essere affrontata con strumenti ordinari. In questi primi trenta giorni abbiamo fatto il punto sulla situazione.

Da 20 anni la Regione insegue la soluzione invocando lo stato di emergenza. Il risultato è che ci troviamo in quella che io definisco una emergenza strutturata. Tutte le discariche in Sicilia sono prossime al collasso e abbiamo due milioni di metri cubi da conferire. Al giorno in Sicilia vengono portati in discarica 5 mila tonnellate di rifiuti. Se nulla dovesse cambiare a settembre non avremmo più dove metterli. L’emergenza è il terreno su cui si costruisce il malaffare. Ci ritroviamo con una galassia di competenze fatta da 33 enti”. A dare maggiore risalto al problema già grave sono gli impianti di compostaggio che dai 18 esistenti ne funzionano appena 3 ed è per questo che il Presidente afferma: “Dobbiamo portare i rifiuti fuori dall’isola ma per farlo ci dobbiamo attrezzare: per gli altri è più semplice, basta caricare i camion. Noi abbiamo bisogno di mettere la spazzatura sulle navi e per farlo dobbiamo attrezzare i porti. Stiamo lavorando a un bando per fare in modo che i nostri rifiuti, almeno la metà di quelli che attualmente conferiamo in discarica, vengano portati all’estero”.
Paolino Canzoneri




Economia globale, crescita solida in tutto il nord Europa: l’analisi economica del gruppo Nordea

Secondo il capo economista del gruppo bancario nordico Nordea, Helge J. Pedersen, la ripresa sincrona dell’economia globale rimane forte all’inizio del 2018. Molti paesi stanno ora lottando con carenze di manodopera qualificata e stanno emergendo segnali di aumento delle pressioni salariali soprattutto nella zona centrale e orientale dei Paesi europei. Ciò potrebbe diffondersi in altri paesi europei in una fase più matura del ciclo economico, tra cui Danimarca, Norvegia e Svezia.

La forte crescita è finalmente iniziata in Finlandia nel 2017 dopo quasi dieci anni di debole sviluppo

Si prevede che una forte fiducia e un solido ambiente generale sosterranno l’economia nei prossimi anni. Si presume che il rafforzamento del mercato del lavoro faccia aumentare i consumi e condizioni finanziarie favorevoli dovrebbero sostenere la crescita degli investimenti. La competitività dei prezzi dei beni e servizi finlandesi è migliorata di recente e si prevede che il commercio netto contribuirà positivamente alla crescita.

Il PIL svedese è cresciuto al di sopra della crescita potenziale nel 2017

La domanda interna continuerà a crescere nei prossimi anni, sostenuta da una politica fiscale espansiva. Il rallentamento del mercato immobiliare sta avendo un impatto. Il contributo degli ultimi anni alla crescita da parte degli investimenti nel settore abitativo si trasformerà in un ostacolo, ma l’ambiente internazionale fornisce un aiuto attraverso l’aumento delle esportazioni. La domanda di lavoro rimane elevata, ma il grande flusso di lavoro farà calare la disoccupazione solo gradualmente. Un rialzo dei tassi pronti contro termine dall’attuale -0,50% è molto lontano dal momento che l’inflazione non è sufficientemente elevata per una tale evenienza.

La ripresa economica in Norvegia si sta consolidando, con una crescita su base sia produttiva che occupazionale

Persino le industrie petrolifere mostrano ora segni di crescita e i piani per l’aumento degli investimenti petroliferi in corso significano un avanzamento della crescita. Gli effetti della politica economica espansiva stanno svanendo, ma meccanismi autosufficienti prenderanno il sopravvento. I prezzi delle case, tuttavia, sembrano destinati a scendere ancora un po’, anche se non abbastanza da minacciare la ripresa. S’intravede il primo rialzo dei tassi verso la fine del 2018, ma l’inasprimento della politica monetaria sarà molto graduale.

L’economia danese sta godendo di una solida ripresa

Le imprese traggono vantaggio dalla crescente attività generalizzata, mentre il potere d’acquisto dei consumatori è aumentato spinto da un aumento dell’occupazione, da bassi tassi di interesse e da tendenze positive dei salari reali. Per la prima volta in dieci anni, l’economia funziona a pieno regime. Il bel tempo proseguirà probabilmente nei prossimi anni, anche se con l’intensificarsi della competizione per le risorse economiche, diventerà sempre più difficile mantenere i tassi di crescita a questo livello.

Gianfranco Nitti




Elezioni marzo 2018, i colpi di coda del Pd: stipendi maggiorati ai funzionari Anac

Un quotidiano ha riportato ultimamente la notizia dell’emendamento voluto da Renzi, su richiesta di Cantone, della possibilità, dal 2019, di raddoppiarsi gli stipendi autonomamente, emendamento inserito nella manovra di bilancio ‘in articulo mortis’, cioè appena prima dello scioglimento delle Camere.

La notizia, non rimbalzata su altre testate, merita sicuramente un approfondimento

‘Quis custodiet ipsos custodes?’ recitava Giovenale, in una delle sue satire. Chi controllerà i controllori? Che proprio i controllori dei tanto citati 30 miliardi di evasione fiscale debbano essere ‘solleticati’ nei confronti dell’ex presidente del Consiglio da questo emendamento così appetitoso? Sappiamo cosa succede – e ciò che accade alle Regioni ne fa fede – quando in Italia si da’ agli organi amministrativi la possibilità di legiferare su argomenti così sensibili come gli emolumenti. Un sospetto è più che legittimo, visto che siamo in ‘modalità campagna elettorale’, e cioè che senza colpo ferire don Matteo, con la sua solita astuzia ai limiti della correttezza – che qualcuno chiama ‘capacità politica’, ma solo perché vota PD – abbia voluto ipotecare il futuro a suo favore, non solo l’immediato ma anche quello un po’ più in là nel tempo.

Non vogliamo entrare nel merito di ciò che potrebbe significare avere dalla propria parte i funzionari ANAC riguardo al caso di papà Renzi:

Questo lo stabilirà la Magistratura, ed è un sospetto legittimo per l’uomo della strada. Ma, come diceva Cicerone, la moglie di Cesare non deve soltanto essere onesta, ma tale apparire agli occhi di tutti. Risulta quindi senz’altro inopportuno avere inserito l’emendamento in oggetto nella legge di bilancio, soprattutto a camere quasi sciolte, in extremis. Siamo sotto elezioni, e ogni illazione è perfettamente comprensibile. L’Italia, a sentir ciò che si dice in TV e sui giornali, è in deficit soprattutto per l’evasione fiscale e la corruzione: essendo la corruzione un reato, a combatterla dovrebbero essere sufficienti le Forze dell’Ordine, Polizia, Finanza, Carabinieri, eccetera. Da noi invece s’è sentito il bisogno di creare un organismo dedicato, l’ANAC. Ma se anche questo dovesse essere in odore di favoritismi, allora saremmo proprio rovinati. L’evasione riguarda traffici di denaro su cui nessuno paga le tasse, e la corruzione riguarda traffici di denaro illeciti: ambedue ricadono sotto la stessa classifica dell’evasione fiscale, dato che nessuno mai potrà, per assurdo, pagare le tasse su di una mazzetta. Allora di che stiamo parlando? Dov’è la vera evasione fiscale?

Se la finanza stabilisce che l’evasione in Italia è di 30 miliardi l’anno, euro più, euro meno, come fa a calcolarne l’ammontare?

Semplice, in maniera induttiva con dei parametri fissi che derivano da dati incrociati di consumo. Ma ciò che produce la prostituzione, o ciò che produce lo spaccio di droga, non verranno mai alla luce nei parametri di calcolo, pur essendo individuabili attraverso i dati che la finanza incrocia. Quindi stiamo parlando di una evasione endemica, non recuperabile: a meno che non si voglia concedere la partita IVA alle prostitute, e far loro pagare le tasse. Anche se non si sa su quale modello 730 sarebbe possibile detrarre le cifre relative. Stesso discorso per la droga. La Flat Tax, o meglio, quel provvedimento che riguarda la riforma fiscale di Trump, si legge in questi giorni sui quotidiani, ha convinto Marchionne a salutare la Fiat in Italia, per trasferirsi definitivamente in USA con un investimento di un miliardo di dollari, bonus in busta paga di 2.000 dollari ciascuno ai 60.000 dipendenti, e la creazione di 2500 nuovi posti di lavoro. Il tutto originato dalla nuova riforma fiscale dal tento deprecato – in Italia – governo Trump. Noi diciamo che un miliardo di dollari Marchionne avrebbe potuto investirli in Italia, un paese a cui non manca certo la mano d’opera, e anche forse migliore di quella americana. I 2500 nuovi posti di lavoro, a dispetto dei fantomatici milioni di Renzi, – che poi si rivelano essere una bolla di sapone, sostenuta solo da un Jobs Act fallimentare, che quando avrà esaurito i suoi vantaggi a carico dello Stato mostrerà cos’è davvero, con un licenziamento improvviso di centinaia di migliaia di occupati in realtà a carico dello Stato italiano – Marchionne, come altri investitori internazionali che fuggono dall’Italia, avrebbe potuto crearli in patria, e non finanziati dallo Stato, ma da una vera, reale, autentica ripresa economica, presente soltanto nella fantasia dei nostri burocrati.

Già, i burocrati come il ministro Padoan, che è andato da Lucia Annunziata solo per parlar male della Flat Tax:

Quelli che guardano solo a cosa perdono nell’immediato, senza minimamente spingere lo sguardo oltre il loro naso. L’Italia è prigioniera del burocrati e della burocrazia, e non si può più credere alla loro buone fede. Hanno in mano il potere reale, e lo tengono ben stretto: che tutto cambi purchè tutto rimanga invariato. Fanno fatica, questa gente, a capire che la aliquote basse incentivano il mercato, sciolgono le briglie all’economia, mettono le ali al paese e alla fine lo Stato incassa di più Fanno fatica, questa gente, a capire che il guadagno dello Stato è sul giro dei soldi: più è veloce, più tasse gli imprenditori lasciano nelle casse del Ministero delle Finanze. Aumentando le aliquote, invece, si incoraggia l’evasione, si blocca la crescita, si allontanano gli investitori. Oggi tanti vanno all’estero per fare un leasing automobilistico, dato l’assurdo costo del bollo di circolazione e delle assicurazioni. Grazie al taglio delle tasse di 1500 miliardi di dollari, altre aziende americane hanno annunciato premi ai loro dipendenti. La Walmart ha aumentato il salario da 9 a 11 dollari l’ora, ampliando i benefit per i congedi parentali. La compagnia telefonica A&T, come altre aziende. Ha annunciato gratifiche di mille dollari ai dipendenti. Più denaro circola, più tutti guadagnano, anche lo Stato americano che recupererà i 1500 miliardi di tagli con gli interessi. Il denaro versato nelle casse dello Stato italiano non produce un fico secco, quello nelle tasche dei cittadini fa volare l’economia.

Ma certo, in Italia siamo più furbi di tutti:

Pretendiamo che si paghi un caffè con il Bancomat, così l’evasione fiscale sarà sconfitta, e i finanzieri, invece di andare a controllare i conti dei soliti noti, o di alcune ben note cooperative, notoriamente mancanti sotto il profilo adempimenti fiscali, staranno fuori dei bar per controllare che chi esce abbia in mano lo scontrino, e, da ora in poi, anche la ricevuta del bancomat. Cosa dovrà fare il barista per coprire le nuove spese di POS e di carta magnetica, se non aumentare il prezzo? Sappiamo che i bar, nella maggior parte, lottano con le tasse e le imposte comunali, sempre più esose da quando lo Stato ha chiuso i cordoni della borsa. In realtà le tasse le pagheremo noi avventori, cioè coloro su cui alla fine vanno a pesare tutte le spese, comprese quelle dell’ANAC di Cantone. Con buona pace di coloro a cui basta una telefonata per mettere sottoterra una cartella esattoriale. Dov’è l’evasione? Giudicate voi, non certo in una tazzina di caffè. Purtroppo da qualche parte non si riesce a capire che abbassando le aliquote fiscali si incassa di più: oppure non lo si vuol capire, per continuare a tenere la nazione sotto il tallone.

Vien da pensare che a qualcuno la corruzione e l’evasione facciano comodo:

Altrimenti sono due piaghe che già da tempo sarebbero state sconfitte. Come la mafia. Si parla tanto male dei rigurgiti fascisti, ma l’unico che aveva messo fuori combattimento la mafia è stato il ventennio. Un pensiero va all’allora colonnello Rapetto della G.d.F., dimessosi per aver scoperto un’evasione di dodici miliardi di euro a carico della lobby delle macchinette, condonati con un versamento di due miliardi e mezzo, e senza Equitalia. Siamo in Italia, dove alcuni non pagano, affinchè altri lo facciano al posto loro. Ma non con un caffè.

Roberto Ragone




Amatrice, tre questioni da risolvere: “casette”, imprese e macerie

AMATRICE (RI) – È passato un anno e quattro mesi dalla tragica notte del 24 agosto 2016 e molti mezzi di informazione registrano esclusivamente le difficoltà nel cratere del sisma, ricordandosi qualche volta delle iniziative. L’Osservatore d’Italia è andato ad Amatrice, ha parlato col sindaco e con il suo ufficio stampa, ma soprattutto è stato a contatto con la gente dell’Alto Reatino. Siamo convinti che parlare del sisma e della ricostruzione senza riferirsi agli abitanti di Amatrice sia futile come Pirozzi stesso chiosa.

La video intervista al sindaco di Amatrice

Le questioni aperte sono essenzialmente tre: SAE (soluzioni abitative di emergenza), imprese, macerie. Tutte importanti e degne di analisi e consigli. Ma la quarta questione l’unica positiva sono le persone ed il clima della “Nuova Amatrice”.

 

Maria, una storica commerciante di abbigliamento. Tutto inizia nel centro di Amatrice grazie al suo bis-nonno calzolaio. Lei nel 1970 si allontana dalla sua professione di insegnate per portare avanti l’azienda di famiglia. Maria è una donna sincera ed accogliente, ci ha aperto le porte del suo negozio nel prefabbricato del centro commerciale. Parla del sisma come di una grandissima tragedia umana e di un inesorabile mancamento delle forze. Ma, orgogliosa e commossa, afferma che è l’amore per questa terra ciò che permette di andare avanti a testa alta e proprio per questo sentimento che l’essenza della ricostruzione “siamo noi abitanti”. Maria infatti come altri commercianti, dovrà affrontare dal 16 dicembre l’obbligo imposto dal commissario straordinario alla ricostruzione, Paola De Micheli, di versare alle Entrate i tributi non pagati nell’ultimo anno e mezzo per effetto della sospensione. A ciò è prevista un’esenzione, nel caso il fatturato sia diminuito del 25%, ed aiuti da richiedere in base alle tasse pagate nel 2015 e nel 2016, a cui si aggiungono sgravi fiscali per ogni nuova assunzione.

La video intervista a Maria storica commerciante di Amatrice

Una formula a svantaggio degli amatriciani che risultano aver pagato pochissime imposte negli scorsi due anni a causa del sistema famigliare delle loro imprese, ed a vantaggio delle imprese di nuova costituzione le quali usufruiscono degli sgravi in funzione di ipotesi di future assunzioni senza dover dimostrare la perdita del 25%.

 

Quando la redazione del nostro giornale è andata ad Amatrice era una giornata piovosa, e la signora Giulia ha deciso di mostrarci la sua nuova “casa”, la SAE. Un prefabbricato di pochi metri quadri, accogliente e caldo. La  ignora ci mostra i caloriferi funzionanti, e contenta, ci riferisce che la casetta era già completamente arredata.

 

Giulia si ritiene fortunata: oltre mille le persone senza una soluzione d’emergenza nelle 69 frazioni, con un inverno che trascina le temperature ben oltre sotto lo zero. Ma anche qualcuno che vive nella SAE deve scontrarsi con tubature che perdono, termosifoni non funzionanti e servizi igienici carenti, per non parlare della preoccupazione circa le tasse con modulo seconda casa. Giulia ci mostra le fotto della “Vecchia Amatrice” e ci spiega la sua topografia. Fuori ci sono gli addobbi. L’Albero di Natale a simboleggiare il ritorno alla normalità.

 

Ristorante Giovannino. Ci accoglie Roberta, la proprietaria di 26 anni. Lei insieme a Roma e Patrizia hanno potuto riaprire il 26 luglio 2017. Cominciamo a parlare davanti ad un piatto di amatriciana e gricia. Sottolinea come la Regione, rappresentazione dello Stato-istituzione, non si sia nemmeno presentata. La promessa del rimborso dell’80% delle spese per la riabilitazione delle imprese è fallita. Roberta, sconsolata, racconta come la sua famiglia si sia dovuta rialzare da sola incalzata dall’aiuto  organizzato dal comune con il fondo di solidarietà. La Regione Lazio le ha regalato 200 piatti, 100 bicchieri ed un forno, chiedendo ai commercianti le vecchie fatture per un eventuale rimborso degli strumenti che necessitano all’attività. Secondo la titolare ci vorranno anni prima di poter ripartire seriamente: non c’è ricostruzione nemmeno per le pratiche B (abitazioni con danni lievi). Ma Giulia è solare, come anche tutto il suo giovane staff. Amatrice è divisa in due. Da una parte la Vecchia Amatrice, ormai rasa al suolo dal sisma e dalle ruspe. Silenziosa. Vi rimane poco: il campanile, i resti della chiesa, la statua di Cola, un complesso di campane di tutte le frazioni vicine, la statua di Camilla il cagnolino che ha salvato in molti la notte del 24.

 

Dall’altra la Nuova Amatrice, caratterizzata da prefabbricati, container e traffico di veicoli. Movimentata ed ansiosa di rifiorire. Ci siamo stupiti della forza di volontà di quei cittadini così vessati psicologicamente dal terremoto. Vi è un clima surreale, si percepisce la sensazione di stare in una famiglia molto solidale, ci si saluta con un sorriso accompagnato da una lacrima. Ci si stringe forti appena si può. Non esistono ospiti o visitatori ad Amatrice, quando si passa il Ponte della Speranza si entra a far parte di un sistema di solidarietà grandioso, di una famiglia piuttosto allargata che non si pone confini e dove l’unica forza che muove il tutto è l’amore reciproco e nei confronti di quella terra. La signora Maria ci ha ringraziato molte volte, ci sembra doveroso ricordare lei come tutti gli amatriciani che il ringraziamento più sincero è il nostro.

Gianpaolo Plini

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Finlandia, industria alberghiera: Scandic completa l’acquisizione di Restel

Il 29 dicembre 2017 è stata completata dal gruppo Scandic l’acquisizione delle attività alberghiere di Restel in Finlandia. Il 21 giugno 2017, Scandic aveva annunciato l’acquisizione di tali attività. Il 5 dicembre scorso la transazione è stata approvata dall’Autorità finlandese per la concorrenza e il consumo, condizionata dalla cessione di un hotel a Lahti, uno a Pori e uno a Kuopio. Inoltre, Scandic si era impegnato a non partecipare a determinati progetti di hotel annunciati a Lappeenranta e Vantaa.

Su base pro forma, se l’acquisizione fosse stata effettuata il 1 ° gennaio 2016, le operazioni acquisite avrebbero contribuito ad un fatturato netto di EUR 203,4 milioni nel 2016 ed ad un EBITDA rettificato di EUR 13,7 milioni. Gli hotel che verranno ceduti hanno contribuito nel loro insieme per circa 8 milioni di euro alle vendite nette ed ad 1,7 milioni di euro all’EBITDA rettificato nel 2016. Come precedentemente annunciato, Scandic vede buone opportunità di crescita delle vendite e di miglioramento del margine nel portafoglio alberghiero acquisito nei prossimi anni. Vi è un potenziale per aumentare le entrate attraverso il rebranding degli hotel sotto il nome Scandic e l’espansione dell’offerta di Scandic sul mercato finlandese. Inoltre, i costi dovrebbero diminuire con l’amministrazione e l’approvvigionamento coordinati.

Complessivamente, Scandic stima che nel tempo, escludendo i tre hotel che saranno ceduti, le operazioni acquisite potrebbero generare un margine EBITDA rettificato superiore all’obiettivo finanziario a lungo termine dell’11% del Gruppo.
di Gianfranco Nitti




Agenzia delle Entrate più clemente? Così dicono…zero cartelle a Natale

Agenzia delle Entrate-Riscossione sospende l’invio delle cartelle a Natale. Dal 23 dicembre al 7 gennaio 2018 era prevista la spedizione di circa 320 mila atti; ne resteranno “congelati” circa 305mila ed i casi cosiddetti inderogabili che saranno comunque notificati, per la maggior parte con la pec. Il provvedimento, su indicazione del presidente Ernesto Maria Ruffini, si legge in una nota ” per non creare inutili disagi durante le festività natalizie evitando il recapito di richieste di pagamento in questo periodo particolare dell’anno”.

Per evitare sorprese, spiega la nota, i contribuenti possono utilizzare i servizi di Agenzia delle entrate-Riscossione, alternativi allo sportello, che consentono di avere sempre sotto controllo la propria situazione debitoria, di essere avvisati prima dell’arrivo di una cartella oppure di verificare direttamente dal proprio pc, smartphone e tablet, o anche da uno sportello bancomat abilitato, l’esistenza di eventuali richieste di pagamento. Con il servizio “SMS – Se Mi Scordo”, infatti, i contribuenti possono richiedere di ricevere messaggi sul cellulare o posta elettronica per essere informati dell’arrivo di una nuova cartella e se all’Agenzia delle entrate-Riscossione è stata affidata la riscossione di una somma a loro carico, ma anche per avere un promemoria di ciascuna delle rate della Definizione Agevolata (per chi ha aderito alla cosiddetta rottamazione delle cartelle), oppure per avere una segnalazione in caso di rischio di decadenza da un piano di rateizzazione in corso perché non si è in regola con i relativi pagamenti. Il servizio “SMS – Se Mi Scordo” può essere attivato dal portale agenziaentrateriscossione.gov.it accedendo all’area riservata con le proprie credenziali (SPID, pin e password dell’Agenzia delle entrate, pin dell’Inps e Carta Nazionale dei Servizi). Sempre nell’area riservata del portale di Agenzia delle entrate-Riscossione, e anche sulla app Equiclick per smartphone e tablet, è disponibile il servizio “Controlla la tua situazione-Estratto conto” che consente di tenere sempre sotto controllo cartelle, avvisi e procedure di riscossione.




Bitcoin, è tutto oro quel che luccica? Il parere della dottoressa Mary Petrillo

Il Bitcoin è in aumento del 13% e tocca per la prima volta i 10.000 dollari, superando gli 11.000 dollari. Joseph Stiglitz, premio Nobel all’economia ha dichiarato che  il Bitcoin “ha successo solo per il suo potenziale di aggirare le regole e per la mancanza di supervisione: dovrebbe essere vietato. Non ha alcuna funzione sociale”. Fabio Panetta, vice dg della Banca d’Italia reputa il Bitcoin e le cripto valute “attività, dei contratti, vulnerabili a crisi di sfiducia che possono essere repentine” precisando che non disponiamo di “nessuna visibilità sul volume delle transazioni tranne quanto vengono convertite in euro ma queste sono la ‘punta dell’iceberg”.

 

Visco, governatore della Banca d’Italia ha parlato e riferito invece che “la tecnologia blockchain sta ricevendo una grande quantità di attenzione da professionisti e mercati finanziari ed è usata qualche volta in modo perverso”. Il fatto stesso che una valuta di questo tipo sia salita, nel giro di un solo anno e in questo modo, può rappresentare un vero e proprio rischio poiché non esiste un regolamentazione quindi può insorgere il concreto pericolo che possano prestarsi forme di riciclaggio. Il maggiore operatore nel mercato delle criptovalute mercato il giappone con BitFlyer, che recentemente ha aperto le porte agli Stati Uniti, aggiudicandosi quindi la possibilità di poter operare nei mercati finanziari di New York grazie alla ‘BitLicense’.

 

L’America  ha aperto le porte al Bitcoin e la Commodity Futures Trading Commission ha dato via libera a scambi e vendite da parte del gruppo CME e Cboe Global Market. Cftc precisa: “i partecipanti al mercato devono considerare che il nascente mercato e gli scambi per il Bitcoin restano mercati non regolati e su questo la Cftc ha un’autorita’ limitata, ci sono  preoccupazioni sulla volatilita’ dei prezzi e sulle pratiche di scambio su questi mercati”. La Direzione degli affari religiosi della Turchia, intanto, boccia la cripto valuta, definendola “non appropriata” all’Islam poiché non è consona al principi musulmani. La Diyanet specifica che a questo punto “l’acquisto e la vendita di valute digitali non sono appropriati secondo la religione per il fatto che sono aperte a speculazioni rispetto al loro valore e possono facilmente essere impiegate in attività illegali come il riciclaggio di denaro. Sono inoltre prive di controllo e supervisione statale”.

 

Ma che cos’è veramente il Bitcoin? Si tratta di una moneta elettronica creata nel 2009 da Satoshi Nakatomo, pseudonimo dietro il quale si cela un anonimo inventore che a fine 2008 ha presentato su internet la sua idea. Il termine Bitcoin fa riferimento alla tecnologia, alla rete ma anche alla valuta in sé. Tale valuta si differenzia da quelle convenzionali perché non si appoggia a nessun ente centrale e il suo valore si basa sulla domanda e l’offerta. Non c’è una struttura sofisticata dietro, viene utilizzato un database che traccia le transazioni e sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti di natura finanziaria. Il sistema Bitcoin consente il trasferimento anonimo delle monete e vi è la possibilità di salvare i dati necessari per utilizzare i propri bitcoin si possono inoltre salvare sul proprio computer o altro dispositivo sotto forma di “portafoglio” digitale. E’ impossibile controllare il flusso del Bitcoin poiché può essere trasferito, attraverso internet, verso chiunque disponga di un indirizzo bitcoin. La totale assenza di un ente centralizzato che si occupi della gestione, rende oggettivamente impossibile i controlli da parte di autorità competenti che potrebbero bloccare i trasferimenti e sequestrare la criptovaluta allorquando vi fossero gli estremi per poterlo fare.

 

Ma è tutto oro quello che luccica? Sembrerebbe proprio di no! E se da un lato assistiamo alla rapida ascesa della cripto valuta, dall’altro invece si desume che possa esserci un uso illecito. Jamie Dimon, numero uno della Banca più grande degli Usa ovvero la JP Morgan, la definisce “una truffa per stupidi”. Ma non è l’unico a pensarla così, anche il magnate dell’economia e degli investimenti John Bogle, fondatore di Vanguard ha consigliato di stare alla larga dal Bitcoin, spiegando che “le obbligazioni hanno un tasso d’interesse, le azioni hanno gli utili e i dividendi, l’oro non ha niente. Non c’è nulla che supporti il bitcoin eccetto la speranza di venderlo a qualcuno a un prezzo più alto di quello che si è pagato per comprarlo”. Come mai i magnati dell’economia temono e sfiduciano il Bitcoin? Può essere veramente utilizzato dalla criminalità per il riciclaggio del denaro?

 

Noi ne abbiamo parlato con la Dottoressa Mary Petrillo, criminologa, Coordinatrice del Crime Analysts Team, Docente Master Università Niccolò Cusano che ci ha dato il suo punto di vista in merito alla vicenda. Prima di affrontare l’argomento bitcoin, facciamo una panoramica di quello che viene definito crimine informatico, ossia quel fenomeno che si caratterizza nell’abuso della tecnologia informatica, per scopi illeciti. Questo tipo di crimini, per lo più, sono perpetrati a scopo di lucro su Internet, oppure sono crimini messi in atto contro i sistemi informativi di sicurezza nazionale, attraverso l’accesso illegale per rubare informazioni ai governi, per effettuare truffe, furti di identità e come le cronache degli ultimi giorni ci hanno riportato, anche per ricatti di tipo sessuale. Quindi il “cybercrime” può essere identificato in vari modi: reati di pedo-pornografia, danni informatici ad industrie ed aziende a scopo di lucro, cyber terrorismo, ossia una particolare forma di violenza attuata da organizzazioni criminali nei confronti dei Governi, mezzi di informazione, ma anche contro privati cittadini. Cyberstalking, ossia le molestie assillanti perpetrate tramite il mezzo informatico, le molestie informatiche possono colpire la sensibilità di chiunque quali commenti sul genere, etnia, religione e orientamento sessuale. Spesso si verificano nelle chat, nei gruppi, ecc. Il tristemente famoso fenomeno del cyberbullismo, molestie e violenze verbali ai danni di ragazze e ragazzi e che nei casi peggiori ha portato ad un esito drammatico dei fatti mediante suicidi di giovani vittime. Il cybercrime spesso utilizza come “spazio d’azione” il cosiddetto Deep Web, spazio web oscuro e praticato perché fornisce la non tracciabilità e quindi il completo anonimato, ossia è quello spazio web che amo definire la “terra degli invisibili” ( cit. Mary Petrillo “la terra degli invisibili, il profondo Web”, in press). In questo spazio web anche le forze dell’Ordine navigano sotto copertura a tutela dei cittadini e “cittadini della rete”! (cit. Mary Petrillo “la terra degli invisibili, il profondo Web”, in press). In questa sorta di Babilonia, infatti, avvengono scambi di materiale pedopornografico, vendita di armi, droga, documenti falsi, clonazione carte di credito e chi ne ha più ne metta! Ed è proprio in questo oscuro Web che l’utilizzo dei bitcoin è molto in auge. I bitcoin sono una sorta di moneta virtuale, con un potere di scambio molto alto ed è definita appunto criptomoneta. Lo scambio di moneta virtuale è favorito nel Deep web perché in esso ci si muove in continuazione con indirizzi che cambiano da un giorno all’altro, pagine web dinamiche il cui contenuto viene concepito sul momento dal server, a seconda di quello che in quel momento il criminale ha bisogno, sono i cosiddetti siti-civetta, che servono ad attirare le vittime prescelte. I bitcoin sono preferiti dai criminali perché grazie alla loro natura virtuale non sono facilmente rintracciabili ed oltretutto hanno più valore anche dell’oro e quindi procurano notevoli profitti. Tra l’altro chiunque può coniarli, ma esiste un tetto massimo di bitcoin coniabili. L’uso di questa criptomoneta garantisce l’anonimato anche se ogni bitcoin ha un intestatario in modo da poter essere utilizzati una sola volta. La privacy è garantita dal fatto che è il detentore e titolare a decidere se rivelarsi o meno durante la transazione, ogni moneta, poi, può avere un address diverso, caratterizzato da 34 caratteri alfanumerici. In pratica gli scambi di criptomoneta avvengono tra le persone direttamente interessate senza intermediari quali ad esempio banche, istituti finanziari. Proprio per queste loro caratteristiche le monete virtuali sono sicuramente ambite dalle organizzazioni criminali per riciclare il denaro e quindi per sfuggire alle Forze dell’Ordine. Per evitare l’abuso di bitcoin molti Stati , compresa l’Unione europea hanno discusso e messo a punto eventuali norme in materia di bitcoin, proprio per evitare che avvengano scambi strani nel web e quindi stanno cercando di attuare norme antiriciclaggio che contemplino anche questa sorta di moneta virtuale. Finora l’Australia ha, recentemente, introdotto un disegno di legge che regola lo scambio dei bitcoin. Ormai la società tutta, deve considerare questo tipo di moneta perché ormai tutto può essere scambiato in internet: beni e servizi quindi legalizzare e normare questo tipo di valuta virtuale sta diventando, a mio parere, una vera e propria necessità.

Angelo Barraco

 




Rapporto del Censis: Italia invecchiata e ferita

Il 51° Rapporto del Censis presentato oggi sulla situazione sociale del Paese/2017 non è dei migliori. Del resto, oltre ai continui proclami pubblicitari, l’indagine del Censis presenta la triste realtà. “La società appare sconnessa, disintermediata, a scarsa capacità di interazione, a granuli via via più fini” scrivono gli analisti del Censis. “La ripresa registrata in questi ultimi mesi sembra indicare, più che l’avvio di un nuovo ciclo di sviluppo, il completamento del precedente” indicano ancora.

“Nella ripresa – si legge – persistono trascinamenti inerziali da maneggiare con cura. Non si è distribuito il dividendo sociale della ripresa economica e il blocco della mobilità sociale crea rancore. L’87,3% degli italiani appartenenti al ceto popolare pensa che sia difficile salire nella scala sociale, come l’83,5% del ceto medio e anche il 71,4% del ceto benestante. Pensano che al contrario sia facile scivolare in basso nella scala sociale il 71,5% del ceto popolare, il 65,4% del ceto medio, il 62,1% dei più abbienti”.

 

Il Censis segnala che gli ultimi anni, segnati da livelli di crescita misurata in pochi o nessun punto decimale del Pil, hanno cambiato il Paese. In risposta alla recessione, la società italiana si è mossa quasi esclusivamente lungo linee meridiane, attraverso processi a bassa interferenza reciproca, con l’effetto di disarticolare le giunture che uniscono le varie componenti sociali. E le riforme dell’apparato istituzionale per la scuola, il fisco, la sanità, la difesa interna e internazionale, le politiche attive per il lavoro, gli incentivi alle imprese, il rammendo delle grandi periferie urbane, fino alle riforme di livello costituzionale, sono rimaste prigioniere nel confronto di breve termine, insomma all’Italia manca la capacità di guardare oltre, di guardare avanti.

 

Gli analisti del Censis avvertono che “siamo un Paese invecchiato che fatica ad affacciarsi sullo stesso mare di un continente di giovani; impotente di fronte a cambiamenti climatici e a eventi catastrofici che chiedono grandi risorse e grande impegno collettivo; ferito dai crolli di scuole, ponti, abitazioni a causa di una scarsa cultura della manutenzione; incerto sulla concreta possibilità di offrire pari opportunità al lavoro e all’imprenditoria femminile, immigrata, nelle aree a minore sviluppo; ambiguo nel dilagare di nuove tecnologie che spazzano via lavoro e redditi; incapace di vedere nel Mezzogiorno una riserva di ricchezza preziosa per tutti”. “Il futuro si è incollato al presente. Ma proprio lo spazio che separa il presente dal futuro è il luogo della crescita” avverte ancora il Censis che rileva una politica che “invece ha mostrato il fiato corto” e di “decisori pubblici rimasti intrappolati nel brevissimo periodo”. “Se chi ha responsabilità di governo e di rappresentanza si limita a un gioco mediatico a bassa intensità di futuro, resteremo nella trappola del procedere a tentoni, senza metodo e obiettivi, senza ascoltare e prevedere il lento, silenzioso, progredire del corpo sociale”.

Marco Staffiero




Reddito di Inclusione, Piazzoni (Pd): “Dal 1 dicembre al via le domande”

“Siamo all’avvio di una delle principali innovazioni per il nostro Paese in tema di welfare: dal primo dicembre si potranno infatti presentare le domande per il Reddito di Inclusione (ReI), la prima misura unica nazionale per il contrasto alla povertà, introdotta dal Governo”.

Lo afferma la Deputata del Partito Democratico Ileana Piazzoni, relatrice alla Camera della legge delega per il contrasto alla povertà e del relativo decreto attuativo.

“Il ReI rappresenta una svolta importante per il nostro sistema di protezione sociale, che per la prima volta si dota di una misura volta all’inclusione attiva delle persone in condizione di povertà: accanto all’erogazione di un beneficio economico (che per le famiglie numerose supererà i 500 euro mensili) il ReI prevede una progettazione integrata da parte dei diversi servizi territoriali, con lo scopo di attivare percorsi di reinserimento sociale e lavorativo finalizzati alla fuoriuscita del nucleo familiare dalla condizione di povertà.

Nella prima fase di avvio, il Rei sarà rivolto prioritariamente ai nuclei familiari con figli minori, figli con disabilità, donne in stato di gravidanza o persone ultra cinquantacinquenni disoccupate, ma già dal primo luglio dell’anno prossimo potranno accedere al ReI tutte le persone in condizione di povertà secondo i requisiti economici previsti dalle norme: ISEE inferiore a 6.000 euro, ISRE inferiore a 3.000 euro (indicatore del reddito disponibile diviso la scala di equivalenza dell’ISEE), patrimonio immobiliare diverso dalla prima casa inferiore a 20.000 euro di valore IMU, patrimonio mobiliare inferiore a 10.000 euro (8.000 euro per la coppia, 6.000 euro per il singolo).

Per accedere al ReI, è necessario presentare la domanda predisposta dall’INPS (già disponibile sul portale dell’Istituto e sul sito del Ministero del lavoro) presso il comune di residenza o gli altri punti di accesso stabiliti a livello di ambito territoriale: essenziale in questa prima fase sarà la predisposizione di campagne informative da parte dei comuni, che siano in grado di coinvolgere la rete del terzo settore e tutte le associazioni che sul territorio si occupano di contrasto alla povertà e sostegno alle persone in difficoltà.

L’avvio del ReI impegnerà a fondo, specie nei primi mesi, gli operatori dei servizi territoriali: in merito a ciò sarà fondamentale che i comuni si attivino per la formazione e il loro rafforzamento, possibili grazie alle risorse che saranno messe a disposizione per questa finalità: 500 milioni di euro già sono stati stanziati per potenziare la rete dei servizi sociali (16 milioni destinati al Lazio) mentre una quota strutturale di risorse (297 milioni nel 2018, 347 nel 2019 e 470 milioni a partire dal 2020) sarà destinata agli ambiti territoriali per potenziare personale e servizi.

L’avvio del ReI – conclude Piazzoni – rappresenta un punto cruciale nelle politiche di contrasto alla povertà del nostro Paese e deve vedere tutte le istituzioni e gli attori sociali coinvolti adoperarsi per riuscire a raggiungere da subito il maggior numero di persone che possono beneficiare della misura.




L’amico a quattro zampe val bene una Tari maggiorata

I così detti amici a quattro zampe non votano. Non votano, i pappagalli, i criceti e i pesci rossi. Fino ad oggi, a parte quello umano, nessun’altro animale gode di questo privilegio. Fino a quando però, sarà così? A fare arrivare la loro “voce” alla Camera ci sta pensando Michela Vittoria Brambilla che, con Berlusconi come testimonial, ha dato vita al partito animalista che tenterà di guadagnare più seggi alla Camera per i suoi cani. E mentre un anziano cittadino stava lì lì per spegnere l’apparecchio tv e dedicarsi ad altro, annoiato di guardare, tra un intervallo di pubblicità e l’altro, un vecchio film, ci racconta di essersi incuriosito per uno spot pubblicitario: due signore si salutano e una dice all’altra “vado di fretta per ritirare la torta dalla pasticceria perché oggi è il compleanno di Fiffy”. Fiffy, veniva a sapere dopo l’anziano cittadino, era il caro amico a quattro zampe.

Nulla da dire perché con i propri soldi ognuno è libero di fare ciò che vuole. Si può immaginare però, che c’è chi sta pensando ai tanti bambini che non riescono a consumare due pasti al giorno e a tanti dei loro genitori che fanno veramente il “digiuno a staffetta” dieci volte al mese. Comunque l’Italia è una Repubblica e si dice pure che sia democratica. All’esame della Commissione Affari Sociali della Camera c’è una proposta di legge che, senza dubbio piacerà alla signora proprietaria di Fiffy e ad altri che condividono le sue passioni. La proposta che vorrebbe l’amico a quattro zampe anch’esso iscritto sullo stato di famiglia è intitolata: “Disposizioni concernenti l’interoperabilità dell’anagrafe della popolazione residente con le anagrafi canine regionali e l’indicazione degli animali di affezione nelle certificazioni relative allo stato di famiglia”.

A sostegno di questa proposta, l’ENPA, Ente Protezione Animali Domestici ha raccolto 10.289.796 firme. Lo stato di famiglia, a sentire i promotori delle campagne pro animali, non si allargherebbe ai soli amici cani ma, sempre secondo gli animalisti, dovrebbero trovare spazio anche i gatti, i pappagalli, i criceti e i pesci rossi. E il servizio sanitario nazionale sarebbe tenuto a provvedere alle loro cure mediche. La materia è molto fluida ed è in continuo divenire. Ha fatto molto discutere il caso della signora, dipendente dell’Università La Sapienza di Roma, a cui è stato concesso il permesso retribuito per assistere il suo cane malato, a norma di contratto collettivo dei dipendenti pubblici per “gravi motivi famigliari e personali”. Una volta votata questa legge anche Fiffy e gli animali domestici dell’Arca di Noé entrerebbe negli archivi anagrafici del Comune e a pieno titolo farebbero parte integrante del numero dei componenti il nucleo familiare.
Ciò detto, giriamo pagina e passiamo alla fase successiva, guardiamo l’altro lato della medaglia, anch’esso ha la sua importanza. Dice un principio europeo al riguardo della Tari: più sporchi e più paghi. Principio giusto, pienamente condivisibile.

Quali sono le modalità di calcolo della tariffa sui rifiuti – Tari? Tanto per iniziare diciamo che la tariffa sui rifiuti per le utenze domestiche si compone da una quota fissa ed una quota presuntiva. Per il tema di oggi interessa la prima quota e cioè quella fissa. In poche parole questa quota si determina moltiplicando il numero di metri quadri della superficie calpestabile dell’immobile del contribuente per la tariffa corrispondente il numero dei componenti del nucleo familiare iscritto negli archivi comunali. La tariffa, poi, corrispondente il numero dei componenti del nucleo familiare iscritto negli archivi comunali, viene determinata seguendo un principio di proporzionalità dettato dall’Europa e cioè più sporchi e più paghi. Ragionevolmente si può interpretare che due sporcano più di uno e tre più di due. Da questo ragionamento è stata stilata una tabella tariffaria che stabilisce un principio di una tariffa progressivamente crescente con il numero dei componenti il nucleo familiare.

A titolo esemplificativo citiamo il caso di due genitori e un figlio che scontano la tariffa inerente a tre componenti familiari mentre due genitori, un figlio e due cani sconterebbero una tariffa maggiorata e cioè quella relativa a 5 componenti e così via crescendo. Nell’eventualità che la proposta di legge di inserire “l’indicazione degli animali di affezione nelle certificazioni relative allo stato di famiglia”, domani potremmo assistere al caso appena spiegato a titolo di esempio. I vari proprietari di Fiffy, pertanto, oltre alla torta di compleanno, le spese del centro di benessere, le parcelle di fisioterapia e la ginnastica attiva, il tutto per il benessere del loro caro a quattro zampe, troverebbero un extra da pagare sulla bolletta Tari. Nulla di che allarmarsi, dunque, perché nel caso passi la legge non ci sarà nulla di anormale, niente di ingiusto. L’amico a quattro zampe val bene una Tari maggiorata.

 

Emanuel Galea