Gli “euroburocrati” e gli accademici invocano l’Europa della solidarietà contro quella degli egoismi sovranistici

di Alessandro Butticé

Nella
frenetica attesa delle decisioni economiche del Consiglio Europeo per
fronteggiare l’emergenza Coronavirus, continua il grande fermento nella
comunità italiana e internazionale a Bruxelles.

Oltre
all’iniziativa di Esperia – circolo
di ispirazione centro-destra europea, nato più sull’esempio dell’Agorà greco
che di un vero e proprio circolo politico – che ha lanciato una petizione pubblica in
favore dell’istituzione degli Eurobond,
che in poche ore ha raggiunto oltre 2000
firme.

ed
alla quale si sono aggiunti ora i tedeschi, olandesi e austriaci promotori di
altra petizione, sono ora scesi in campo anche i funzionari dell’Unione
Europea, e gli accademici europei.

Il
principale sindacato dei funzionari dell’UE, Rinnovamento e Democrazia (R&D), presieduto dall’italiano Cristiano Sebastiani, ha inviato oggi
una dura lettera aperta alla
Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Layen
.

Durante
questo periodo di emergenza sanitaria ed economica, R&D chiede alla
Commissione europea di tornare ad essere il vero motore dell’integrazione
europea e di svolgere un ruolo chiave in questa crisi.
“In tutta l’Unione, i governi hanno adottato misure coraggiose per impedire che
il virus si diffonda ulteriormente.
Anche così, e lungi dall’essere finita, migliaia di persone hanno perso la vita
in questa battaglia.
Il blocco ha radicalmente cambiato la vita di tutti noi in molti modi e ad ogni
latitudine.
Solo per citarne alcuni: scuole, università e uffici pubblici sono chiusi,
eventi culturali e sportivi sono stati rinviati e negozi, ristoranti, grandi
fabbriche, PMI, lavoratori autonomi e molti altri stanno affrontando sfide
eccezionali che porteranno sicuramente a molti fallimenti e  tassi di
disoccupazione senza precedenti.
Soprattutto, nessuno sa quanto durerà questa situazione e questo è abbastanza
inquietante.”, scrive Sebastiani.

In
questa lettera, che ha ricevuto il plauso dei funzionari delle istituzioni
europee, spesso sconcertati dalle loro guide politiche, e frustrati nei loro
sforzi di proteggere e tutelare i cittadini europei e le loro famiglie che
vivono in tutti gli stati membri, R&D ricorda che “va da sé che deve
emergere un risveglio collettivo.  Oggi più che mai l’Unione europea, e in
particolare la Commissione europea, devono svolgere un ruolo chiave, fungendo
ancora una volta da vero motore del processo di integrazione europea.”
“Come personale delle istituzioni dell’UE, siamo rimasti in silenzio a lungo
negli ultimi anni durante varie crisi passate, che hanno costantemente minato
la credibilità delle nostre istituzioni, come la recessione del 2008 e la
successiva crisi del debito sovrano, non  per citare la crisi migratoria e
la Brexit.
Tutte queste crisi avrebbero dovuto essere prese come segnali di sveglia e
opportunità per dimostrare che quelle lezioni erano state apprese”, scrive il
rappresentante dei veri euroburacrati. Criticati dall’opinione pubblica per
perseguire sempre lealmente le direttive dei vertici politici delle istituzioni
UE. E che ora vogliono rendere pubblico il loro grido e la loro frustrazione di
fronte ai veti del Consiglio.
“Oggi più che mai”, si legge nella nota “R&D richiede una vera solidarietà
europea e quindi chiede alla von der Leyen, di coordinare immediatamente tutte
le azioni nel campo della salute, per impedire ulteriormente l’aumento del
bilancio delle vittime, non solo nei settori critici della logistica e di
preziose misure restrittive,  ma anche sostenendo iniziative per l’uso
immediato di nuovi mezzi terapeutici promettenti.  Alcune azioni, come lo
stock comune di attrezzature mediche, stanno andando nella giusta direzione, ma
chiediamo molto di più.
Per questo Sebastiani, in nome di tutti i funzionari europei, chiede anche alla
presidente della Commissione Europea di lavorare a stretto contatto con il
Parlamento europeo, al fine di trovare una soluzione alle vergognose
strozzature emerse nell’ultimo Consiglio europeo, più rapidamente delle due
settimane scadenza.  “Agire con la mentalità secondo cui il giuramento di
agire nel migliore interesse dell’Unione è ora più che mai diametralmente
opposto a una formula semplice e vuota.”, conclude Sebastiani riferendosi al
giuramento di assoluta indipendenza prestato dai membri della Commissione
Europea. Esortando Ursula von der Leyen ad agire insieme a tutti i
rappresentanti politici e al personale dell’UE per difendere l’integrazione
europea, attraverso la solidarietà, il dialogo, la comprensione reciproca e il
sostegno tra i paesi europei”.

Un’altra lettera aperta alle Istituzioni Europee, ed in particolare al
Consiglio, è stata scritta, su input di Mario
Telò
, professore alla LUISS-Roma e ULB, e presidente emerito dell’Istituto
di Studi Europei di Bruxelles, assieme ad altri accademici di tutti gli stati
membri dell’UE.

Convinti che “Senza un nuovo patriottismo europeo, sia inevitabile il declino dell’UE”

Di seguito il testo della lettera, firmata da Gesine Schwan, ex Rettore Viadrina University of Frankfurt,  e due volte candidato alla Presidenza della Repubblica Federale Tedesca; Bertrand Badie, professore emerito di università presso Sciences Po Paris; Ramona Coman, professore all’ULB e presidente dell’IEEE-ULB; Biagio De Giovanni, ex rettore dell’Università dell’Est di Napoli ed ex presidente della commissione affari costituzionali del PE; André Gerrits, Università di Leyden, Paesi Bassi; Christian Lequesne, professore a Sciences Po Paris, ex direttore del CERI; Lucio Levi, Università di Torino, direttore del dibattito The Federalist; Thomas Meyer, direttore, Neue Gesellschaft / Frankfurter Hefte, Berlino; Leonardo Morlino, professore ed ex vice-rettore LUISS, Roma; Ferdinando Nelli Feroci, Presidente dell’Istituto Affari internazionali (IAI) di Roma; Ruth Rubio Marin, Professore presso l’Istituto universitario europeo (Fiesole) e presso l’Università di Siviglia, in Spagna; Maria Joao Rodrigues, ex ministro del Portogallo e presidente della FEPS; Mario Telò, professore alla LUISS-Roma e ULB, presidente emerito IEE; Luk Van Langenhove, professore presso l’Istituto di studi europei VUB, Bruxelles; Didier Viviers, segretario perpetuo della Royal Academy of Belgium; Michael Zürn, professore alla Freie Universität e direttore fondatore della Hertie School di Berlino.

“L’UE è uscita strappata dal Consiglio europeo del 26 marzo dedicato alla gestione della crisi più grave dal 1929, molto peggio di quella del 2012-2017.  Tuttavia, riteniamo che la pandemia di coronavirus e la crisi economica e sociale offrano all’Europa una straordinaria opportunità di decidere se andare verso un’unità più profonda o se declinare irreversibilmente.  Dipenderà dalle decisioni dei governi, del Consiglio europeo e delle istituzioni dell’UE;  ma anche e soprattutto la mobilitazione appassionata e competente dei cittadini e dell’opinione pubblica in ogni stato membro.  La domanda per l’Europa è questa: è una comunità del destino, una Schicksalsgemeinschaft, consapevole delle sue responsabilità globali, o è solo un’associazione strumentale di egoismo suicida nazionale, dove la scelta cieca di tutti per se stesso prevale chiaramente durante gli eventi storici? Esiste ancora un senso di appartenenza comune, basato su forti interessi comuni?
Le forze della disintegrazione e dell’estrema destra, vittoriose della Brexit, ma sconfitte alle elezioni del PE del 26 maggio, sono già lì, pronte per un nuovo attacco illimitato all’euro e all’UE: questa volta il  l’attacco potrebbe vincere, sfruttando cinicamente l’enorme disaffezione popolare causata dall’enorme sofferenza causata dalla crisi sanitaria e dalla tragedia sociale ed economica che ci attende, ma anche dall’inerzia politica delle élite europee.
Il Parlamento europeo si è chiaramente dichiarato a favore di un balzo in avanti: ma come?  La Commissione europea, che aveva comunque proposto il “pilastro sociale europeo” e lanciato il grande progetto “Green Deal”, è responsabile dell’attuale stagnazione, a causa della sua mancanza di leadership sia in termini di bilancio pluriennale che di strumenti innovatori per gestire la crisi sanitaria e le sue conseguenze economiche.
Questa crisi non è uno shock asimmetrico come quello del 2012-17: è simmetrico, riguarda tutti i paesi, anche se colpisce per il momento soprattutto quelli che erano già stati maggiormente colpiti dalla crisi dei migranti e dei rifugiati.

Un’emergenza eccezionale richiede rimedi eccezionali

La decisione della BCE di impegnare 750 miliardi di euro nel mercato obbligazionario è necessaria ma non sufficiente.  Per la crisi del 2012, meno grave, la BCE si è impegnata da diversi anni tra i 50 e gli 80 miliardi al mese (Q.E).  Inoltre, la BCE non può essere lasciata sola: le sue misure devono essere accompagnate da politiche nazionali ed europee.  La sospensione del Patto di stabilità può consentire ai governi nazionali di rispondere a questa emergenza “come una guerra”, nelle parole di Draghi (Financial Times): tutto ciò che serve per salvare la nostra industria e la nostra economia, il che implica anche il nostro livello  di lavoro.
Ma tutto ciò sarebbe insufficiente di fronte ai disavanzi fiscali che aumenteranno inevitabilmente di diversi punti del PIL e in un contesto di recessione previsto dagli ottimisti tra – 2 e – 5%.  L’UE deve imperativamente combinare una spinta alla solidarietà antivirus con una nuova solidarietà finanziaria.
Perché così poca iniziativa e creatività nelle istituzioni dell’UE?  Perché tale inerzia burocratica?  I gesti politici, simbolici di solidarietà e nuove proposte in cerca di un compromesso dinamico, aiuterebbero enormemente, in un quadro in cui sembrano manifestarsi solo gli aiuti di Cina, Russia, Stati Uniti e Cuba!
Due iniziative per due messaggi forti, ai cittadini e al mondo
La situazione nell’UE non è mai stata peggiore e le decisioni fallite possono spingere milioni di cittadini verso l’euroscetticismo e il nazionalismo con conseguenze imprevedibili, come dimostra l’esempio ungherese.
In effetti le accuse reciproche sono più dure che mai.  Da un lato, il tema del diritto olandese e tedesco del “rischio morale”: Eurobond, la messa in comune dei debiti nazionali incoraggerebbe pratiche immorali di lassità fiscale nei paesi indebitati.  D’altra parte, accusiamo i paesi del Nord, non solo della mancanza di solidarietà in una situazione che vede quasi 1000 morti al giorno e dei primi disordini sociali in Italia e Spagna, e di una svolta dell’epidemia in Francia e Belgio;  l’accusa più grave è quella di voler approfittare dell’imminente crisi finanziaria per arricchirsi e cambiare l’equilibrio di potere in Europa.  Diventa ricco?  Sì, dal desiderio di attrarre risparmi globali sulle obbligazioni nazionali.  E gli investimenti delle multinazionali, attraverso il dumping fiscale ottenuto riducendo le imposte sulle società.  Queste accuse non provengono più dalla sottocultura dei Salvini, dai Wilders, da Le Pen o dall’AfD, ma da circoli decisivi e centrali, quelli che hanno investito nella costruzione europea.  Queste reciproche accuse, questo crollo della fiducia, pubblicizzato e ripetuto mille volte, sconvolgono anche gli europei più convinti, a impantanare il nocciolo duro del consenso europeo che è stato costruito in 70 anni.  Il danno arrecato alle nostre democrazie potrebbe presto essere irreparabile.
Il Consiglio europeo ha delegato la ricerca di una soluzione all’Eurogruppo, quando quest’ultimo aveva appena delegato la mediazione, bloccata al suo interno, al Consiglio europeo.  Siamo quindi in un vicolo cieco e i prossimi giorni saranno decisivi.
Siamo convinti che non solo nelle 9 nazioni i cui governi hanno inviato a Ch. Michel la lettera per i coronabond, ma anche nelle opinioni pubbliche di Germania, Paesi Bassi, Austria e Finlandia, un grande  esiste un consenso per:
a) negoziare le condizioni per l’accesso al MES, il meccanismo europeo di stabilità, dotato di 430 miliardi, i cui prestiti sono ora troppo subordinati a un’inaccettabile subordinazione dello Stato in crisi;
b) creare un gruppo europeo di esperti qualificati, che possano proporre urgentemente nuovi strumenti con tutti i dettagli tecnici necessari.  Va bene, i 9 stati non devono accontentarsi di coronabondi come se fosse l’unica soluzione: ma a condizione di salvare l’idea di base, perché questa proposta è tuttavia ricca di promesse di efficacia (  mostra unità di fronte ai mercati globali) e simbolico (di fronte ai cittadini): non può essere liquidato come uno “slogan di propaganda”.  La cosa principale è quindi che vengano inviati due messaggi:
1.il primo messaggio di speranza deve essere fedele ai cittadini comuni, ai popoli d’Europa sconvolti dalla crisi del coronavirus e preoccupati per il loro futuro: l’UE è lì per aiutarli concretamente e si trova ad affrontare la crisi sanitaria e sociale ed economico attraverso una maggiore unità e un grande progetto di rilancio economico e sociale.
2. Il secondo messaggio deve essere inviato al mondo esterno: unità, forza e stabilità della zona euro, una garanzia, come dice Macron, della nostra “sovranità comune” di fronte ai mercati mondiali e di fronte alle potenze che cercano di dividere e distruggere l’UE.
L’UE ha effettivamente la responsabilità globale di fronte alla razza umana e alle implicazioni geopolitiche della crisi.  Gli Stati Uniti hanno sottovalutato l’epidemia e l’amministrazione centrale, nella fase preelettorale e di autoisolamento, dimostra che non ha più l’autorità politica e morale necessaria per coordinare la lotta contro il coronavirus a livello globale, anche della nuova politica economica necessaria.  In questa situazione, la Cina sta giocando il suo soft power.  Gli aiutanti sono i benvenuti.  Ma, responsabile di ritardi e mancanza di trasparenza sulla malattia e sulle sue vittime, non può costituire un modello globale, perché, di fatto, si oppone all’efficienza e al rispetto dei diritti dell’individuo.  L’India è nel caos totale e il Brasile è trattenuto da uno strano presidente che si presenta come l’ultimo negazionista dell’epidemia.  Solo l’Europa può indicare la strada, come parte di uno sforzo di cooperazione multilaterale.
Questa è l’idea centrale per un nuovo patriottismo europeo, nuovo perché deve assolutamente essere radicato sia nelle comunità nazionali rinnovate sul tema della solidarietà, sia nelle reti transnazionali.  I milioni di cittadini impegnati, volontari, membri del personale sanitario e associazioni di volontariato della società civile, attivi nelle molteplici opere essenziali per la sopravvivenza della nostra società, essenziali per resistere oggi e per il recupero di domani: questa è la base  solido umano per una nuova fase dell’idea di Europa, il modo di collegare in modo innovativo i nostri valori fondamentali e la capacità tecnica e politica di offrire al mondo un messaggio di speranza e forza contro la crisi.”




Italiani, tedeschi, olandesi e austriaci si appellano da Bruxelles alla solidarietà economica europea per fronteggiare l’emergenza coronavirus

di Alessandro Butticé

Grande
fermento nella comunità italiana e internazionale nella capitale d’Europa in attesa
delle decisioni del consiglio, rimandate di due settimane, sulle misure
economiche speciali per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Esperia – circolo
di ispirazione centro-destra europea, nato più sull’esempio dell’Agorà greco
che di un vero e proprio circolo politico – ha lanciato una petizione pubblica in
favore dell’istituzione degli Eurobond, che in poche ore ha raggiunto oltre
1.600 firme.

https://www.change.org/p/policy-experts-we-call-on-the-european-council-to-agree-a-common-eurobond

Nel
farlo ha ricordato che “in queste ore drammatiche si sta combattendo la
battaglia politica tra chi vuole cambiare l’Europa e costruire finalmente una
casa comune solidale, semplice e vicina ai popoli europei e quanti, soprattutto
nel Nord Europa, pensano che proseguire ad oltranza nella difesa dei propri
egoismi nazionali possa ancora essere la soluzione, nonostante tutto”. 

“Se
credete in una vera solidarietà Europea, con responsabilità e sforzi condivisi,
vi invitiamo a firmare, diffondere e condividere sui vostri social questa
petizione” – scrive Esperia con spirito costruttivo e certamente europeista.   “Vogliamo contribuire a costruire la
volontà politica indispensabile per andare oltre le tattiche e i bizantinismi,
con il coraggio che ebbero i padri fondatori dell’Europa alla fine della
seconda guerra mondiale”, ha dichiarato 
Antonio Cenini, uno dei promotori del Circolo.

Ma non sono solo gli ambienti italiani a mobilitarsi

Ma
anche cittadini tedeschi, olandesi e austriaci hanno lanciato analoga petizione
rivolta ai loro governi nazionali

https://www.change.org/p/deutsche-bundesregierung-europäische-solidarität-jetzt-institutionalisieren-eurobonds-gegen-die-coronakrise?recruiter=641320904&utm_source=share_petition&utm_medium=copylink&utm_campaign=share_petition

“La
solidarietà europea fallisce di fronte alla crisi del coronavirus”, si legge. “Sebbene
la crisi del covid-19 colpisca tutti gli stati membri dell’Unione Europea, i
governi nazionali – e in particolare l’Aia, Berlino e Vienna – continuano a
cercare di guadagnare e sottrarsi alle loro responsabilità condivise.  Al
fine di garantire la stabilità dell’area dell’euro e consentire la
ricostruzione dell’economia europea dopo la crisi, sono inevitabili #Eurobonds,
ovvero la responsabilità solidale per i debiti che devono necessariamente
essere coperti e a beneficio dell’economia europea.

 I
nostri sistemi sanitari, e in particolare quelli del Sud europeo, sono sotto
pressione non solo a causa della diffusione aggressiva del virus corona, ma
anche e soprattutto a causa di anni di misure di austerità che sono state
imposte agli Stati membri sotto il mantra dell’austerità.  La complicità
degli stati che ora rifiutano la solidarietà è innegabile.

Come cittadini europei della Repubblica Federale Tedesca, del Regno dei Paesi Bassi e della Repubblica Federale d’Austria, invitiamo i nostri governi ad assumersi le proprie responsabilità e ad usare la crisi del Coronavirus per istituzionalizzare la solidarietà europea.  I principali economisti di tutta Europa sono a favore di questo sviluppo dell’Unione Europea e forniscono regolarmente prove dell’effetto positivo dei cosiddetti Eurobond.  Il primo ministro portoghese Costa, il presidente italiano Mattarella e il primo ministro Conte sottolineano il dramma della situazione attuale e fanno appello alla Comunità europea affinché agisca finalmente. Perfino Jacques Delors, il padre dell’euro, che di solito non si esprime più politicamente, rompe il suo silenzio e mette in guardia dalla disgregazione del progetto comune europeo di fronte al travolgente egoismo nazionale.

Ci
uniamo a questi appelli e con la presente invitiamo i nostri governi ad agire
finalmente.”




Cura Italia: ecco le prime modifiche proposte da AssoConsum in Commissione Giustizia al Ministero Sviluppo Economico

Nella serata di ieri AssoConsum ha inoltrato al Ministero dello Sviluppo Economico alcune proposte di modifica al decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020 c.d. “Cura Italia”.

“Si tratta, precisamente, di tre
iniziative di rivalutazione normativa in materia tributaria finalizzate ad una
migliore tutela di cittadini-consumatori, famiglie, piccole-medio imprese.

Soprattutto in questo drammatico
periodo storico, di impatto sociale enormemente negativo, è necessario che
l’apporto collaborativo istituzionale che ora ci compete possa contribuire ad
un inquadramento quanto più ottimale delle norme.

Motivo, quest’ultimo, per cui l’associazione
immediatamente dopo la promulgazione del decreto da parte del Presidente della
Repubblica ha attivato la Consulta Legale Nazionale (da poco più di un anno
istituita proprio per il vaglio di più ampio raggio delle questioni giuridiche
rilevanti) al fine di considerare il disposto di legge nella sua interezza.

Attesa l’evoluzione dell’emergenza
coronavirus ed l’iter parlamentare già iniziato per l’eventuale conversione in
legge del decreto Cura Italia  è chiaro
che il tempo diventa davvero prezioso; ragione per cui AssoConsum ha
considerato vitale in questo momento offrire alla Commissione Giustizia del
MISE un primo ventaglio di proposte che, con ogni buona probabilità, verrà
ampliato coinvolgendo anche altri settori giuridici interessati come ad esempio
l’ambito bancario, alimentare, amministrativo, assicurativo, ecc.”.

Qui di seguito l’abstract delle proposte AssoConsum, in materia tributaria, inviate al Ministero Sviluppo Economico per la Commissione Giustizia

  1. all’art. 67 si propone la non conversione
    dell’ampliamento, per combinato disposto, dei “TERMINI DI DECADENZA E
    PRESCRIZIONE
    ” – Non convertire in
    legge 
    l’ultimo comma (n. 4) atteso che, ove mai consentita
    l’applicabilità dell’art. 12, co. 2, del D.Lgs. 159/2015, si genererebbe una violazione del
    principio di eguaglianza e parità di trattamento – art. 3 Costituzione – tra
    Amministrazione pubblica e Cittadini (segnatamente in sfavore di
    quest’ultimi). 

In caso di conversione in legge della suddetta
disposizione, invece, prevedere una norma d’interpretazione autentica, ai sensi
dell’art. 1 co. 2, LEGGE 212/2000 (Statuto dei Contribuenti), inserendo nel
testo di legge (a deliberarsi) il progressivo art. 67 bis mediante
il quale chiarire che “l’Istituto della sospensione dei termini delle
attività degli uffici degli Enti Impositori e degli Agenti della Riscossione
non può intendersi, ad ogni modo, in sfavore del cittadino-contribuente non
applicandosi, per l’effetto, alcuna proroga del termine sino al 31 dicembre del
secondo anno successivo rispetto al giorno di dichiarata fine dello stato
di emergenza (quale evento eccezionale) dovendosi pertanto applicare solo la
sospensione effettiva”. 

  • all’art. 67 si propone il “BLOCCO DI TUTTE LE
    ATTIVITA’ DEGLI UFFICI IMPOSITORI ED ESATTORIALI
    ” – Prevedere con disposizione aggiuntiva,
    avente progressivo comma 5, l’applicazione espressa del «divieto di
    notificazione di atti esattoriali di qualsiasi natura per tutto il periodo di
    dichiarata emergenza di cui alla Delibera del Consiglio dei Ministri del 31
    gennaio 2020 (durata di 6 mesi)»; 
    quanto innanzi attesa l’inesistenza
    oggettiva di alcuna menzione specifica riguardo l’art. 12, co.
    3, D.Lgs. 159/2015 nel Decreto Legge.

Prevedere, altresì, una estensione
totale del blocco 
suddetto a tutte le misure cautelari (ipoteca e
fermo amm.vo), ai pignoramenti, a tutti gli atti intesi e qualificabili
non puramente ed esclusivamente esattoriali come ad esempio i provvedimenti di
cui agli artt. 29 e 30 del D.L. 78/2010, le iscrizioni a ruolo di ogni genere e
tutti gli atti preordinati a quest’ultime attività (il riferimento è, quindi, a
liquidazioni, controlli, accertamenti, ecc.); estensione da prevedersi nel
testo (a deliberarsi) ad abundantiam rispetto ad attività
di verifica, in essere o da iniziare, pur con «presunzioni» (fatte salve le
attività di polizia tributaria inerenti indagini ricadenti in sfera mafiosa od
altre da specificarsi opportunamente).

In virtù della vigente autonomia
delle Regioni e degli Enti Locali, in ogni caso, estendere il blocco di cui
innanzi a tutte le fattispecie regionali, provinciali, comunali ed ad
atti dei riscossori privati. 
Il tutto nel doveroso rispetto del
principio di capacità e proporzionalità contributiva di cui all’art. 53
della Costituzione e dei Principi della Convenzione Europea dei Diritti
dell’Uomo;

  • all’art. 68 si propone “AMPLIAMENTO SOSPENSIONE
    TERMINI DI PAGAMENTO”
     – Deliberare una norma d’interpretazione autentica, ai sensi
    dell’art. 1, co. 2, della legge 212/2000 (Statuto dei Contribuenti), inserendo
    nel testo di legge (a deliberarsi) il progressivo art. 68 bis volto
    a chiarire che «la sospensione dei termini dei versamenti in scadenza
    nel periodo intercorrente dal giorno 8 marzo al giorno 31 maggio 2020,
    derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione, va
    applicata ai piani di rateazione di cui all’art. 19 del D.P.R.
    n. 602/1973 anche laddove concessi dai riscossori privati in ragione degli
    artt. 52 e 53 del D.Lgs. 446/1997».

Prevedere all’art. 68 l’inserimento
del comma 1 bis mediante il quale riconoscere l’estensione del
regime di sospensione dei termini di versamento anche alle casistiche di
adesione e/o di definizione alternativa che fuoriescono dalla specifica di cui
in decreto e cioè, a titolo di esempio, le forme rateali delle comunicazioni
d’irregolarità, controllo formale, avvisi bonari, accertamento con adesione,
mediazione contenziosa, ecc.




Covid-19, diminuiscono le bollette dell’elettricità e del gas

Bollette dell’elettricità e del gas in forte ribasso nel secondo trimestre 2020. Lo annuncia l’Arera, spiegando che “le perduranti basse quotazioni delle materie prime nei mercati all’ingrosso, legate ad una decisa riduzione dei consumi anche a causa dell’emergenza COVID-19, e una sostanziale stabilità nel fabbisogno degli oneri generali portano infatti ad una riduzione del -18,3% per l’elettricità e del -13,5% per il gas per la famiglia tipo1 in tutela”. 

Il calo delle bollette dell’elettricità e del gas nel secondo trimestre porterà ad un risparmio complessivo annuo di 184 euro per la famiglia-tipo.

Per quanto riguarda una misurazione degli effetti sulle famiglie (al lordo tasse), per l’elettricità la spesa per la famiglia-tipo nell’anno scorrevole (compreso tra il 1° luglio 2019 e il 30 giugno 2020) sarà di circa 521 euro, con una variazione del -7,9% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (1° luglio 2018-30 giugno 2019), corrispondente a un risparmio di circa 45 euro/anno. Nello stesso periodo, la spesa della famiglia tipo per la bolletta gas sarà di circa 1.019 euro, con una variazione del -12% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente, corrispondente ad un risparmio di circa 139 euro/anno. Rispetto all’anno scorrevole, quindi, il risparmio complessivo per la famiglia tipo per elettricità e gas è di circa 184 euro/anno.




Covid-19, emergenza economica: tra affitti, mutui, tasse, tassarelle e gabelle varie Salvini ricorda i “dimenticati” da questo governo

Guardiamo
al futuro e raccogliamo l’appello Come stiamo facendo da giorni e da settimane
con proposte concrete per rispetto a chi è in questo momento è a casa e ha
problemi immediati i problemi di chi è a casa sono di questo fine settimana Quindi
al di là delle dichiarazioni di intenti delle dotte citazioni storiche
umanistiche

“La
gente vuole capire se la cassa integrazione gli arriva questo mese o se gli
arriva fra due mesi perché le bollette non aspettano. I mutui non aspettano,
gli affitti non aspettano” Così il leader della Lega Matteo Salvini durante la
seduta in Senato di questa mattina. “La Svizzera – ha proseguito Salvini – sta
affrontando l’emergenza economica, alle porte, con un foglio non con 13 decreti
300 divieti e 600 pagine da studiare che neanche un consulente del lavoro
riesci a capire. La confederazione elvetica manda ai suoi imprenditori un
foglio perché garantisce adesso esattamente soldi liquidi in banca il 10% del
fatturato dell’anno scorso con un tetto fino a 500omila euro e lo farà per 5
anni con un foglio da compilare adesso. Questo è il modello che dobbiamo
seguire”.

https://www.facebook.com/salviniofficial/videos/553536808623242/
L’intervento integrale di Matteo Salvini

Il
leader della Lega ha poi riproposto l’appello a lavorare insieme

“Lavoriamo
insieme. Se ci vuole spettatori allora ce lo dica, noi continuiamo a fare
proposte però vorremmo anche che queste proposte fossero ascoltate, perché nei
decreti, capisco fretta e furia e le dirette di mezzanotte, ci sono degli
evidenti errori sugli affitti”.

Gli
emendamenti che la Lega il centrodestra portano avanti ci arrivano dai
commercianti, dagli artigiani, dalle partite IVA dimenticate. In Italia ci sono
5 milioni di lavoratori autonomi, 5 milioni di commercianti e imprenditori, 14
milioni di lavoratori del settore privato che non hanno la certezza sui tempi. Ci
saranno i soldi per la cassa integrazione per tutti? Non si sa quali sono i
tempi di erogazione, non si sa se i mutui vengono effettivamente sospesi,
qualcuno del governo ha provato a chiamare una banca per vedere l’odissea che
sta dietro la norma decreto?

Non
c’è nulla per l’affitto dei privati e io ringrazio la Regione Lombardia che
c’ha messo 30 milioni di euro per aiutare gli inquilini delle Case Popolari che
evidentemente stanno a casa da un mese e non hanno i quattrini per pagare
l’affitto.

L’agricoltura
la pesca stanno soffrendo in maniera pesantissima e non hanno certezze. Noi
chiediamo è troppo chiedere la sospensione degli adempimenti almeno per tutto
il 2020. Io lo dico agli amici del PD: avete messo nel decreto la sospensione
dei pagamenti fino al 31 maggio. Ma qualcuno pensa seriamente che il primo
giugno milioni di lavoratori e imprenditori italiani possano tornare a pagare
le tasse? Diamo certezze a questo paese, non miracoli, certezze.




Emergenza coronavirus, sospendere il mutuo prima casa: una misura per molti ma non per tutti

Sospendere il mutuo per la prima casa alla luce del decreto “Cura italia”. Una misura per molti ma non per tutti.

L’Avvocato Massimo Melpignano Resp. Naz. Banca e Finanza KonsumerItalia spiega come funziona

https://www.facebook.com/paginaosservatoreitalia/videos/2711015842518048/



Coronabond contro la crisi: domani vertice europeo

Nove leader europei, tra i quali il premier Giuseppe Conte e il presidente francese Emmanuel Macron, hanno firmato una lettera congiunta per chiedere, in vista del vertice europeo di domani, la creazione dei ‘Coronabond’ per fronteggiare la crisi economica dovuta alla pandemia. La lettera è firmata da Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo e Italia. Lo conferma Palazzo Chigi.

“Dobbiamo riconoscere – scrivono i leader – la gravità della situazione e la necessità di un’ulteriore reazione per rafforzare le nostre economie oggi, al fine di metterle nelle migliori condizioni per una rapida ripartenza domani. Questo richiede l’attivazione di tutti i comuni strumenti fiscali a sostegno degli sforzi nazionali e a garanzia della solidarietà finanziaria, specialmente nell’Eurozona. In particolare, dobbiamo lavorare su uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell’Ue per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia”. Secondo i nove leader, “vi sono valide ragioni per sostenere tale strumento comune, poiché stiamo tutti affrontando uno shock simmetrico esogeno, di cui non è responsabile alcun Paese, ma le cui conseguenze negative gravano su tutti. E dobbiamo rendere conto collettivamente di una risposta europea efficace ed unita. Questo strumento di debito comune dovrà essere di dimensioni sufficienti e a lunga scadenza, per essere pienamente efficace e per evitare rischi di rifinanziamento ora come nel futuro”.
   Per quanto riguarda le risorse da mettere in campo nella lettera si sottolinea che “i fondi raccolti saranno destinati a finanziare, in tutti gli Stati Membri, i necessari investimenti nei sistemi sanitari e le politiche temporanee volte a proteggere le nostre economie e il nostro modello sociale”. Ma i leader suggeriscono anche che “con lo stesso spirito di efficienza e solidarietà, potremo esplorare altri strumenti all’interno del bilancio Ue, come un fondo specifico per spese legate alla lotta al Coronavirus, almeno per gli anni 2020 e 2021, al di là di quelli già annunciati dalla Commissione. Dando un chiaro messaggio di voler affrontare tutti assieme questo shock unico, rafforzeremmo l’Unione Economica e Monetaria e, soprattutto, invieremmo un fortissimo segnale ai nostri cittadini circa la cooperazione determinata e risoluta con la quale l’Unione Europea è impegnata a fornire una risposta efficace ed unitaria”.

“L’emergenza che stiamo vivendo non conosce confini. A livello europeo c’è necessità di uniformare le prassi sanitarie e di aumentare lo scambio di informazioni, soprattutto adesso, nella fase più acuta dell’epidemia. La risposta, anche sul piano economico-finanziario, deve essere poderosa, coesa, tempestiva”. Lo scrive su Fb il premier Giuseppe Conte rilanciando la lettera scritta al presidente del Consiglio Ue

La presidente della Bce Christine Lagarde, nella videoconferenza dell’Eurogruppo di ieri, ha spinto i ministri a considerare la creazione di Coronabond sotto forma di ‘una tantum’, per aiutare l’economia della zona euro. Secondo quanto si apprende da fonti Ue, per Lagarde l’utilizzo delle Enhanced Conditions Credit Line (ECCL) del Mes è solo un passo iniziale, mentre bisognerebbe esplorare ulteriormente i Coronabond, non a tempo indeterminato, ma legati soltanto a questa emergenza.




Covid-19, il caro spesa e la necessità di spostarsi nei comuni limitrofi

L’ordinanza interministeriale dello scorso 22 marzo relativa alle ulteriori misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale ha disposto che: “Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19, è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi
o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute.

Molti cittadini, soprattutto quelli che risiedono nei comuni più piccoli, dove spesso non sono presenti grossi supermercati in grado di proporre un’offerta di generi alimentari esaustiva, sia sotto il profilo dei prodotti messi in vendita sia, soprattutto, sotto quello delle offerte commerciali, si sono trovati in questi giorni ad assistere al fenomeno di lievitazione dei prezzi esposti nei piccoli punti vendita. Prezzi aumentati e non di poco, quindi distanziati in maniera troppo eccessiva da quelli che si trovano invece nei supermercati dei comuni limitrofi più grandi. Una pratica, quest’ultima, che in questo periodo di grave crisi economica, per le tasche di tutti, non è risultata certamente gradita da parte dei tanti consumatori che invece avrebbero preferito aiutare il commercio locale dei piccoli centri urbani.

Si può uscire dal proprio comune per fare la spesa?

Sulle FAQ della Regione Lazio si legge che si deve fare la spesa nel posto più vicino possibile a casa o, per chi non lavora a casa, al luogo di lavoro. Infatti, gli spostamenti devono essere limitati allo stretto necessario sia tra Comuni limitrofi che all’interno dello stesso Comune. In ogni caso, si deve sempre rispettare rigorosamente la distanza tra le persone negli spostamenti, così come all’entrata, all’uscita e all’interno dei punti vendita. Per questa ragione la spesa è fatta di regola nel proprio Comune, dal momento che questo dovrebbe garantire la riduzione degli spostamenti al minimo indispensabile. Qualora ciò non sia possibile (ad esempio perché il Comune non ha punti vendita), o sia necessario acquistare con urgenza un bene non reperibile nel Comune di residenza o domicilio, o, ancora, il punto vendita più vicino a casa propria si trovi effettivamente nel Comune limitrofo, lo spostamento è consentito solo entro tali stretti limiti, che dovranno essere autocertificati.

Non sembrerebbe dunque prevista la condizione di spostarsi nel comune limitrofo nel caso in cui uno o più prodotti alimentari venduti nel proprio comune di residenza o domicilio presentino dei prezzi “esagerati” rispetto a ai prezzi applicati dalle rivendite situate nei comuni limitrofi. E in tal senso sembra muoversi l’associazione Codici che ha presentato al Prefetto di Roma una richiesta ufficiale per l’autorizzazione in deroga per i residenti del Comune di Gallicano nel Lazio ad uscire dal territorio cittadino per gli approvvigionamenti alimentari.

Ovviamente qualora il prefetto di Roma dovesse esprimere un parere favorevole la regola si applicherebbe a tutti i comuni di pertinenza.

“Parliamo di un Comune – spiega l’avvocato Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – di circa 6.500 abitanti, che ospita due supermercati e tre negozi di alimentari. Prima delle ultime disposizioni del Governo, molti cittadini si recavano nei paesi vicini per fare la spesa, perché trovavano esercizi commerciali più grandi e più forniti. A seguito delle norme introdotte dall’ultimo Dpcm, ciò non è più possibile. Riteniamo questo fatto molto grave – sottolinea l’avvocato Giacomelli – perché le attività del piccolo Comune di Gallicano nel Lazio non sono fornitissime e stanno anche subendo dei rincari e dei ritardi nell’approvvigionamento delle merci, il tutto per colpa dei fornitori. A nostro avviso in un momento così delicato bisogna tutelare i cittadini – afferma il Segretario Nazionale di Codici – pertanto abbiamo chiesto l’autorizzazione per chi ne faccia richiesta ad uscire dal territorio comunale per potersi rifornire di generi alimentari, anche soltanto una volta a settimana”.

Insomma, aiutare il commercio locale è cosa buona e giusta, ma il commercio locale non esageri nel rialzare i prezzi. E a buon intenditor poche parole.




Coronavirus, mozzarelle campane: costo per congelare il latte solo a carico degli allevatori. Coldiretti Lazio: “Serve accesso al credito”

Allevatori del Lazio nuovamente vessati dell’emergenza Coronavirus. Per scongiurare il blocco del ritiro del latte di bufala, necessario alla realizzazione della mozzarella campana DOP, i trasformatori hanno chiesto agli allevatori di farsi carico dei costi relativi allo stoccaggio e al congelamento del latte, per poterlo poi lavorare quando questa situazione sarà superata.

Una scelta avallata anche dai consorzi bufalini, ma contestata da Coldiretti Lazio, che si schiera con gli allevatori, i quali sono stati avvisati con una nota inviata dai consorzi e dai trasformatori, che annunciava loro la decurtazione di 40 centesimi al litro di latte, già a partire da questo mese.

“Non è accettabile un’imposizione di questo tipo – dice il presidente Coldiretti Lazio, David Granieri – che non tiene conto minimamente di tutti gli sforzi che gli allevatori stanno già facendo in questo momento per garantire la produzione. E’ vero che la crisi sta portando ad un calo dei consumi, ma questo avviene principalmente nella ristorazione, non certo per quanto riguarda i consumi domestici. La richiesta di prodotti alimentari è, infatti, considerevolmente aumentata”.

Non solo. L’obiettivo è quello di accedere ai fondi destinati alle imprese per consentire agli allevatori di far fronte alle perdite subite a causa di questa emergenza sanitaria, che rischia di portare l’intero settore al collasso.

“Ci stiamo adoperando – conclude Granieri – per favorire l’accesso al credito degli imprenditori agricoli. Il Ministero per le Politiche Agricole ha messo a disposizione un fondo di garanzia per sostenere le aziende del settore. E molte sono le opportunità offerte anche dal decreto “Cura Italia”. Gli allevatori non possono essere nuovamente vessati. Da parte loro c’è naturalmente la disponibilità di saldare quanto dovuto per le spese di stoccaggio e congelamento, ma non è giusto decurtare sin da subito 40 centesimi per ogni litro di latte. Sarebbe più corretto che i trasformatori consentissero agli allevatori di pagare nel momento in cui arriverà la fattura. Solo allora, peraltro, sarà possibile fare un’equa ripartizione dei costi, pagando dunque quanto è realmente dovuto sulla base di una stima reale”.

Coldiretti ha già attivato su tutto il territorio nazionale la casella di posta elettronica sos.speculatoricoranavirus@coldiretti.it per raccogliere informazioni e segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario, se non verranno fornite adeguate motivazioni.




Emergenza COVID-19 e le pratiche commerciali scorrette

L’emergenza sanitaria in corso, definita pandemia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sta comportando l’adozione di misure restrittive tanto rigide quanto necessarie a contrastare gli effetti dilaganti del virus COVID-19.

Mentre i governi europei ed extra europei si impegnano nella complessa opera di bilanciamento di tutti gli interessi coinvolti dai provvedimenti adottati, non manca chi cerca di trarre giovamento dalla delicata situazione in corso, lucrando sulle paure dei consumatori e vendendo prodotti quali mascherine e disinfettanti per le mani a prezzi esorbitanti, più che decuplicati. “Spregevoli pratiche commerciali del genere non sono fortunatamente sfuggite alla lente della nostra autorità Antitrust che, in collaborazione con la Guardia di Finanza, ha avviato un procedimento istruttorio contro un sito web che commercializzava un farmaco antivirale a più di 600 euro” ha dichiarato Maria Pisanò, Direttore del Centro Europeo Consumatori Italia “ed ora le autorità nazionali a tutela dei consumatori di tutta Europa, coordinate dalla Commissione Europea, hanno avviato un’ azione comune per tutelare i consumatori dalla disonestà di alcuni commercianti”.

A tal proposito si è pronunciato Didier Reynders, commissario per la Giustizia e i Consumatori, il quale ha assicurato che Commissione e Stati Membri adotteranno tutte le misure in loro potere per evitare che condotte disoneste possano essere messe in atto e ha invitato e incoraggiato le piattaforme di vendita online a seguire l’esempio di Amazon e Facebook che hanno autonomamente e volontariamente adottato provvedimenti contro pratiche commerciali scorrette.

“Il commissario Reynders ha annunciato anche che sarà presto pubblicata una guida per identificare meglio le pratiche da censurare e per fornire un valido ausilio alle autorità nazionali” aggiunge Monika Nardo, consulente legale del Centro Europeo Consumatori Italia; proprio il Centro, che da sempre costituisce un valido interlocutore della rete CPC*, è investito della funzione di effettuare le cosiddette “segnalazioni esterne”, nell’ambito del meccanismo recentemente introdotto dal Regolamento (UE) 2017/2394, in vigore dal 17 gennaio 2020. Il nuovo testo legislativo espande e rafforza i poteri delle autorità nazionali per coordinare e rendere più incisi i propri interventi di sorveglianza del mercato al fine di contrastare in modo più efficace le violazioni transfrontaliere del diritto dei consumatori, in particolare nei contesti digitali.




ANBI: i consorzi di bonifica sono al lavoro per garantire cibo attraverso l’acqua all’agricoltura

“Si sta lavorando per l’apertura dei cantieri, che vedranno investimenti per circa un miliardo di euro, finalizzati al miglioramento della rete idraulica italiana”

Oggi il 25% della popolazione mondiale vive in condizione di stress idrico; l’incremento demografico, la crescente urbanizzazione ed i cambiamenti climatici gravano già sul presente della risorsa idrica. Recenti dati resi noti dall’Osservatorio della Community Valore Acqua per l’Italia, di cui ANBI è partner, mostrano che il nostro Paese è il più idrovoro in Europa con una media di 160 metri cubi d’acqua potabile utilizzata pro-capite all’anno (il doppio della media europea, due volte la Francia e quasi tre volte la Germania). È quindi indispensabile accelerare la transizione verso modelli sostenibili di gestione idrica: oggi l’Italia si posiziona al 21° posto fra i 28 Paesi europei, considerati nell’indice “Valore Acqua verso lo Sviluppo Sostenibile”, con un punteggio di 4,91 su una scala da 1 (minimo) a 10 (massimo). L’Osservatorio della Community Valore Acqua per l’Italia ha effettuato anche uno studio per valutare come una gestione efficiente e sostenibile della risorsa acqua sia presente negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: l’analisi evidenzia che la risorsa acqua impatta su 10 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e 53 dei 169 target.

In questo quadro, l’Italia può vantare, però,
innovative esperienze tecnologiche e consolidate competenze lungo la filiera
dell’acqua, di cui i Consorzi di bonifica e irrigazione sono parte
integrante
anche in questi giorni gravi, ma determinanti per il futuro del
Paese.

Le umane paure  non condizionano, infatti, la
responsabilità di servizio pubblico, adempiuta dal personale della Bonifica
che, nel rispetto delle ordinanze sanitarie per il contenimento del
coronavirus, persegue gli obbiettivi nell’interesse dei territori – dichiara
Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per
la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI)
Il
lavoro dei Consorzi non si può e non si deve fermare soprattutto nella fase di
avvio di una stagione irrigua, che si preannuncia difficile per le scarse
precipitazioni e le temperature superiori alla media nei mesi più recenti
.”

“In tutta Italia – prosegue Massimo Gargano,
Direttore Generale di ANBI
i lavoratori degli enti consorziali sono
impegnati quotidianamente nelle operazioni di manutenzione e gestione
idraulica
: chi in ufficio, chi all’aperto, ma anche da casa grazie allo
smart working, che evidenzia, una volta di più, l’elasticità operativa, presente
nei Consorzi di bonifica ed irrigazione. Contestualmente, si sta lavorando
per l’apertura dei cantieri, che vedranno investimenti per circa un miliardo di
euro, finalizzati al miglioramento della rete idraulica italiana.” 

In questo week-end, dedicato alla Giornata Mondiale
dell’Acqua, ma anche a San Benedetto, patrono dei bonificatori, assume
particolare significato l’inaugurazione “virtuale” della nuova sede del
Consorzio di 2° grado L.E.B. – Lessinio Euganeo Berico, a Cologna Veneta, in
provincia di Verona.
La necessità di risorsa idrica per l’agricoltura
rappresenta un’esigenza ancora più importante in relazione all’emergenza
coronavirus ed alla conseguente crescita di domanda di prodotti agroalimentari,
che si sta riscontrando; in questo contesto, l’ente consortile ha aperto le
paratoie sul fiume Adige a Belfiore, avviando di fatto la sua stagione
irrigua.
Principale arteria irrigua del Veneto ed una delle “autostrade
dell’acqua”, che garantiscono le eccellenze del “made in Italy” agroalimentare,
l’opera che si sviluppa su 70 chilometri, garantisce acqua pulita ad oltre
350.000 ettari di campagna, attraversando i territori di 103 comuni dalla presa
veronese sul fiume Adige fino a Chioggia, nel veneziano, attraversando anche le
province di Vicenza e Padova.

Conclude il Presidente di ANBI: “Di fronte ai
cambiamenti climatici e nel rispetto delle priorità normative, che prevedono il
fine agricolo dopo quello umano, occorre promuovere rapidamente un’azione
integrata fra i diversi interessi gravanti sulle risorse idriche per favorire
anche in Italia quella transizione sostenibile già avviata in altri Paesi
europei.”