Officina Stampa, tutto pronto per la diretta: ecco gli ospiti della prima puntata


Red. Cronaca

Rifiuti, competenze, degrado cronico: questo il tema principale della prima puntata di OFFICINA STAMPA programma diretto dalla giornalista Chiara Rai che andrà in diretta web Tv giovedì 19 gennaio dalle 18:00 alle 18:30 direttamente dal Black Jack Cafè di Grottaferrata. Oltre che dalla location, il programma potrà essere seguito in diretta dalle ore 18:00 sul canale Youtube OFFICINA STAMPA e sul sito www.officinastampa.tv


Tra gli ospiti della puntata saranno presenti Maurizio Fontana, direttore del Parco Regionale dei Castelli Romani, Massimiliano Borelli, Consigliere della Città Metropolitana di Roma Capitale del Partito Democratico e Consigliere comunale di Albano Laziale con deleghe alle Risorse Umane, Politiche del Lavoro e Formazione, Viabilità e Progettazione Europea. Marco Silvestroni Consigliere della Città Metropolitana di Roma Capitale di Fratelli d’Italia Alleanza Nazionale (capogruppo) e consigliere comunale di Albano Laziale (Fdi-An).  Ospite anche il Sindaco di Monte Compatri Marco De Carolis.


Il programma si aprirà con il video e la presentazione di un personaggio, “special guest” di Officina Stampa il cui nome sarà svelato domani: si tratta di uno tra i primi tre stuntman più famosi di Europa, con un curriculum straordinario e in procinto di far parte delle riprese della prossima serie di Gomorra e Suburra dopo il successo riscosso nelle precedenti serie televisive.


Nel corso della trasmissione verrà presentata l’Associazione Gens Albana. Presenti il Presidente Cinthia Vercelloni insieme ad alcuni ragazzi.


La rassegna delle principali notizie di interesse apparse su quotidiani locali e nazionali sarà curata dal giornalista Marco Montini, collaboratore de “Il giornale della Provincia”, “Le Città” e “La Torre”.


Ad intervenire anche Simone Carabella, campione del mondo di culturismo e personaggio impegnato da sempre nel sociale.


Ma non è tutto perché ci sarà anche musica dal vivo con le performances del pianista cantante romano Domenico D’Agostino (Mimmo)


Gli ospiti potranno essere intervistati dai giornalisti direttamente al locale Black Jack Cafè a Grottaferrata, non appena terminata la diretta.

OFFICINA STAMPA ha l’obiettivo di accrescere la rete di comunicazione e interlocuzione tra media locali e nazionali e i destinatari delle notizie: le persone che partecipano e interagiscono tutti giorni attraverso i social, i cittadini impegnati nel sociale, letterati, artisti, professionisti che pensano che informare sia un servizio che non prevede soltanto un comunicatore e un destinatario ma uno scambio di idee, immagini e suggerimenti. Il tutto condito da intrattenimento, curiosità e buonumore.


Per rimanere aggiornati su iniziative ed eventi basta seguire la pagina Facebook:  https://www.facebook.com/OfficinaStampatv/

 




Officina Stampa, il laboratorio di idee e notizie: arriva l'appuntamento settimanale in diretta video con l'informazione

 

Red. Cronaca

Iniziato il conto alla rovescia per 'Officina Stampa' il programma in diretta video web che sarà condotto dalla giornalista Chiara Rai e che sarà trasmesso dalle ore 18 alle 18:30 ogni giovedì a partire dal 19 gennaio dalla esclusiva location di Lino Ventriglia 'Black Jack Cafè' di Grottaferrata (Nodo Squarciarelli – v.le V. Veneto, 2)
Per ogni puntata saranno affrontate delle tematiche, presentati dei personaggi famosi ed emergenti,  promossi cd, libri, film, programmi, appelli per iniziative di carattere sociale, politico, forum e dibattiti.


Ma non è tutto perché ci sarà anche musica dal vivo con le performances del pianista cantante romano Domenico D’Agostino e ogni volta l’angolo della rassegna stampa curato da un giornalista ospite della trasmissione.

 

Per la prima puntata curerà la rassegna delle principali notizie di interesse apparse su quotidiani locali e nazionali il giornalista Marco Montini, collaboratore de "Il giornale della Provincia", "Le Città" e "La Torre". Ad intervenire anche Simone Carabella, campione del mondo di culturismo e personaggio impegnato da sempre nel sociale.


L'innovazione del progetto si trova nel fatto che il programma rappresenterà a tutti gli effetti 30 minuti di notizie e i vari personaggi ospiti delle puntate potranno essere intervistati dai giornalisti direttamente in loco a Grottaferrata, non appena terminata la diretta. Dunque Officina Stampa funge anche da "conferenza stampa" settimanale.


I giornalisti che assisteranno alla trasmissione direttamente dai salotti del Black Jack Cafè di Grottaferrata infatti, avranno la possibilità di intervistare personalmente gli ospiti della trasmissione e realizzare propri servizi per le testate che rappresentano. Insomma una "fabbrica d'informazione" a tutto tondo.


Martedì  17 gennaio saranno resi noti gli ospiti della prima puntata che verranno intervistati da Chiara Rai e anche le tematiche che saranno dibattute:
“Affronteremo temi che interessano direttamente noi tutti e che fanno parte del nostro quotidiano  – dice Chiara Rai – dai rifiuti, alla sanità, dalla sicurezza alle buche per la strada. Cosa importante è che cercheremo anche di chiarire alcuni punti e cercare di risolvere, laddove è possibile, anche qualche problematica”.


Officina Stampa ha dunque l’obiettivo di accrescere la rete di comunicazione e interlocuzione tra media locali e nazionali e i destinatari delle notizie: le persone che partecipano e interagiscono tutti giorni attraverso i social, i cittadini impegnati nel sociale, letterati, artisti, professionisti che pensano che informare sia un servizio che non prevede soltanto un comunicatore e un destinatario ma uno scambio di idee, immagini e suggerimenti. Il tutto condito da intrattenimento, curiosità e buonumore.


 Il 19 gennaio dalle 18 alle 18:30 il programma web, in alta definizione, sarà trasmesso in diretta sul canale www.officinastampa.tv pertanto l’invito è quello guardare e condividere insieme il laboratorio di idee e notizie.


Per rimanere aggiornati su iniziative ed eventi basta seguire la pagina Facebook:  https://www.facebook.com/OfficinaStampatv/
 




Lutto nel mondo del cinema, è morta Carrie Fisher: addio "Principessa Leila"


di Angelo Barraco
 
Il mondo del cinema è in lutto per la morte di Carrie Fisher, meglio conosciuta come la “Principessa Leila” di Star Wars, interpretata da lei a 19 anni nel 1977. L’attrice si è spenta all’età di 60 anni e nei giorni scorsi aveva avuto un infarto mentre era a bordo di un aereo che da Londra la stava portano a Los Angeles. La notizia della sua scomparsa è stata resa nota da un portavoce della famiglia e in un comunicato si legge “E' con grande dolore che la figlia Billie Lourd conferma che la sua amata mamma, Carrie Fisher, si è spenta alle 8.55 di questa mattina”, il comunicato di Simon Halls prosegue “Era amata dal mondo e ci mancherà profondamente, vogliamo ringraziarvi per i vostri pensieri e le vostre preghiere”.
 
La sua scomparsa ha scosso profondamente i fan di Star Wars e del cinema mondiale che oggi piangono la dolce principessa Leila che in passato veniva ammirata sui grandi schermi da grandi e piccini e oggi invece quegli stessi teatri e schermi di Hollywood che l’hanno resa celebre sono diventati meta di fan che portano corone di fiori in sua memoria. Carrie Fisher viene ricordata da tutti coloro che l’hanno conosciuta come una donna molto intelligente, una grande attrice e una scrittrice di talento nonché dotata di un umorismo non indifferente agli occhi degli altri. George Lucas, regista di Star Wars nel 1977 ha commentato “In Guerre Stellari Carrie e' stata una nostra grande e potente principessa, combattiva, saggia, piena di speranza, in un ruolo molto piu' difficile di quanto si possa immaginare”. Ma non sono mancati ulteriori commenti da parte di grandi attori e registi che si sono uniti al dolore di questa grande perdita. Harrison Ford ha commentato: “Carrie era unica, brillante, originale, "Buffa e emotivamente senza paura, Carrie ha vissuto la sua vita coraggiosamente”.
 
La “Principella Leila” era figlia di un cantante pop, tale Eddie Fisher e della celebre attrice Debbie Reynolds. William Shatner di Star Wars, con la commozione di chi ha potuto conoscere Carrie, ha detto “Si è spenta una luce”. Una luce che nel corso della sua carriera ha recitato in numerosi film oltre a Star Wars, ricordiamo “L’impero colpisce ancora”, “Il ritorno del Jedi” e molti altri e il famosissimo Blues Brothers con un cast d’eccezione. Malgrado i film in cui ha recitato abbiano avuto un enorme successo, Star Wars rimane una gemma nella storia della cinematografia poiché ha permesso a molti giovani e non di poter far fluttuare laboriosamente la fantasia verso galassie sconfinate e dove la scienza ha annullato le proprie barriere per dar spazio ad un mondo in cui tutto era possibile e aveva una logica consequenziale. Addio Principessa Leila, ci mancherai. 



Agnone: va in scena lo spettacolo della 'ndocciata

 

di Simonetta D'Onofrio

 

AGNONE (IS) – Lo spettacolo della ‘ndocciata, tradizionale manifestazione del Natale agnonese, ha allietato, nel pomeriggio della vigilia, quanti hanno deciso di trascorrere le festività nel centro altomolisano.
La sfilata delle ‘ndocce, torce realizzate in abete bianco, una pianta presente nei boschi che circondano la cittadina nei monti molisani, ha illuminato il corso con la presenza di centinaia di volontari e di migliaia di spettatori.
Pur se negli ultimi anni il maggior numero di presenze si riscontra durante la sfilata che si svolge il giorno dell’Immacolata (quest’anno sono state stimate ventimila persone), il corteo del 24 dicembre ha un particolare fascino. Proprio il pomeriggio della vigilia è il giorno in cui tradizionalmente le ‘ndocce illuminano le strade di Agnone, l‘atmosfera ha un sapore più familiare, più vicino alla festa cui rendono omaggio.


Ricordo di riti che affondano le proprie radici nelle tribù sannitiche che abitavano il luogo nel periodo dell’antica Roma, nella sfilata agnonese si combinano una pluralità di simboli, che vanno dal bisogno di illuminare le strade percorse dalle greggi durante gli spostamenti notturni, alla credenza medievale che il fuoco allontanasse le streghe, fino alla simbologia che il fuoco rappresenta nel passaggio dalle tenebre alla luce collegato prima al Natale pagano, poi importato nella tradizione cristiana.
Proprio su quest’ultimo significato, sono state indicative le parole di papa Wojtyla quando nel 1996, per la celebrazione del suo 50° anniversario di sacerdozio, le torce hanno sfilato a Piazza San Pietro, accolte dalle parole del papa, che ha detto “Recando sulle spalle le gigantesche torce di abete e formando quasi un fiume di fuoco, voi proclamate l’amore di Colui che è venuto a portare sulla Terra il Fuoco del Vangelo”.


Lo scorso anno, le ‘ndocce hanno rappresentato la giornata dedicata al fuoco durante l’esposizione universale milanese, con un corteo che ha sfilato per i navigli, con cinquantamila spettatori alla Darsena.




“No Palermo”: 35 anni di musica underground raccolti in un nuovo doppio vinile

 

di Paolino Canzoneri


PALERMO – La scena musicale underground palermitana, quella più "off", più estrema e complessa, quasi nascosta è stata raccontata e raccolta in un doppio album in vinile di recentissima uscita nel capoluogo siciliano. Il 10 Dicembre 2016 è uscito infatti un doppio LP frutto di un egregio e coraggioso sforzo di tre etichette discografiche palermitane che hanno dato vita ad un progetto autoprodotto che raccoglie brani assolutamente inediti di parecchi artisti che da anni occupano uno spazio importante nella scena musicale. Il genere prevalente è  legato all'elettronica suddiviso in varie avanguardie e sottotipi che includono musica concreta, atonale, psichedelica con vistose contaminazioni che passano da estremismi punk, rock fino a vere e proprie electro-improvvisazioni. 25 brani dalla forte individualità che esprimono e sprigionano una forza artistica radicata nel territorio che trova una valvola di sfogo grazie all'impegno di Almendra: casa discografica con studio di registrazione a pochi passi dal Palazzo dei Normanni vicina a musicalità caratterizzata dalla prevalente attenzione alle dialettiche attuali tra la musica classica, la musica elettronica, il nuovo jazz e rock e le musiche d’improvvisazione; Brusio Netlabel: etichetta discografica in rete con licenza copyleft cioè a libero scaricamento lontana quindi da logiche di "businness commerciale" che percorrere una linea di pubblicazioni prevalentemente digitali legate a sonorità elettroniche che spaziano dall'IDM all'industrial fino al glitch e oltre; e Qanat Records: etichetta prettamente rock ma con eccezioni e accezioni dall'indie-rock al metal, al punk hardcore fino al dub, jazz ed electro che vanta uscite musicali di band e realtà ritenute di alto valore storico legato alla storia della musica di Palermo.
 
Trentacinque anni di storia della musica underground palermitana spesso dalle fattezze per lo più artigianali e home made e riassunte in poche ma esaustive parole da Rodan Di Maria, uno degli organizzatori: "Un fitto sottobosco di gruppi e progetti individuali. Si tratta, al di là delle apparenti differenze, di un movimento musicale complessivo ben radicato a Palermo, e che anzi, assecondandone forse lo spirito artigianale della Città, costituisce una delle cifre artistico-espressive più originali e diffuse, radicata in una lunga tradizione di improvvisazioni dialettali, di teatro da strada e di "babbìo" (scherzo). Il disco è prodotto interamente "dal basso", senza finanziamenti esterni e senza intermediazioni di società di crowdfunding o simili.
 
Era fatale che un progetto del genere, radicale ed improntato al fare, trovasse spazio espressivo in un contesto socialmente aperto, emergente ed improntato alla crescita culturale". Il doppio vinile si presenta con un lavoro grafico eccelso; una copertina forte e chiara che vuole evitare fronzoli e futili tergiversazioni mostrando in serie tutti i volti "censurati" degli artisti partecipanti uno accanto all'altro quasi come fosse una segnaletica da questura o un confronto di riconoscimento per testimoni in una ambientazione quasi da cronaca nera. Una genialità grafica non convenzionale e lontana da autocelebrazioni o megalomanie d'ogni tipo, perfettamente a tono con la potenza musicale dell'oggetto che si ha nelle mani. Il disco è stato presentato dal vivo durante un concerto/Showcase al Montevergini Liberato, location storico-culturale nel centro storico di enorme importanza. Una meravigliosa cornice che ha visto l'esibizione di diversi artisti partecipanti e che ha riscontrato un interesse e una presenza di giovani e meno giovani che pone presupposti incoraggianti per future altre iniziative culturali di questo spessore.

Foto di Massimo Torcivia



Lutto nel mondo della musica: muore il bassista degli Emerson, Lake and Palmer

 

Red. Cronaca


E' morto a 69 anni Greg Lake, bassista, chitarrista e musicista di origine britannica, leggenda del rock progressivo, che fu tra i protagonisti a partire del 1970 del supergruppo Emerson, Lake and Palmer, uno dei progetti musicali piu' innovativi dell'epoca. Lake, gia' nei King Crimson del primo album, si e' arreso dopo "una lunga battaglia contro il cancro". Nei mesi scorsi era deceduto anche il tastierista Keith Emerson, suo compagno di avventura, uccisosi negli Usa con un colpo d'arma da fuoco secondo i risultati dell'inchiesta ufficiale.

Personalità eclettica, è stato bassista, chitarrista, voce particolarmente apprezzata nel panorama rock, uno dei più riconoscibili interpreti del settore. Greg Lake è stato anche compositore e produttore. Dopo alcune esperienze in gruppi minori, ha contribuito al successo nel 1969 di In the Court of the Crimson King, il primo album del gruppo King Crimson, e primo album di Progressive Rock, ha fondato l’anno successivo, assieme a Keith Emerson e Carl Palmer un supergruppo che lascerà un segno indelebile nella scena musicale mondiale.


Oltre alla splendida tecnica vocale e strumentale, Lake è stato anche un produttore attento alle realtà emergenti, fondando l’etichetta Manticore, che ha annoverato tra le band seguite, tra gli altri, anche gli italiani Premiata Forneria Marconi e Banco del Mutuo Soccorso.
Ha avuto varie esperienze con numerosi artisti di primo livello (si ricordano le collaborazioni con Bob Dylan, Ringo Starr e Pete Townshend), e spesso ha suonato con gli ex compagni, in particolare con Emerson, con cui ha effettuato un tour mondiale nel 2010.
Greg Lake era malato di cancro, contro il quale ha strenuamente lottato, come ha affermato Stewart Young, produttore storico del gruppo, che ha dato la notizia della morte.




“La Rubia canta la negra – Ginevra canta Mercedes Sosa”: parlano Ginevra Di Marco e Francesco Magnelli

 
di Angelo Barraco
 
 
Firenze “La Rubia canta la negra – Ginevra canta Mercedes Sosa” è il titolo del nuovo album di Ginevra Di Marco, una delle voci più sinuose, armoniose e avvolgenti del panorama rock folk italiano che nell’arco della sua carriera è riuscita ad adagiare la sua voce sopra le fitte trame che le numerose esperienze artistiche le hanno preposto. Il 2017 è un anno importante per Ginevra perché pubblicherà insieme a Francesco Magnelli –compagno nella musica e nella vita- un nuovo disco nella quale interpreta dodici tra le più belle canzoni della compianta Mercedes Sosa. Un disco impegnativo in cui Donna Ginevra decanta con orgoglio quello che è stato il simbolo della lotta per la libertà del popolo argentino nei duri anni della dittatura, una donna forte di spirito che attraverso la sua voce idilliaca cantava di speranza e soprattutto di vita. Mercedes Sosa parlava di una musica vista come un bene universale che raccoglie l’armonia di un mondo senza confini territoriali e senza costrutti mentali. Ginevra Di Marco ha dimostrato che le etichette che il mercato discografico impone da sempre sono dei limiti precostituiti pressoché inutili e con fierezza ha largamente messo in evidenza l’importante concetto  che sta alla base di ogni forma di espressione artistica ovvero l’assenza di territorialità e i limiti d’espressione artistica. La carriera artistica, ricordiamo, si è sdoganata lungo percorsi eterogenei, dai tappeti rock alternative psichedelici dei C.S.I (Consorzio Suonatori Indipendenti) con Giovanni Lindo Ferretti alla voce e con una band costituita da  buona parte di ex componenti dei CCCP ed ex componenti dei Litfiba a numerose collaborazioni con nomi illustri quali: Franco Battiato, Max Gazzé, Gianni Maroccolo, Santo Niente, Paola Turci, Daniele Sepe, Riccardo Tesi, Ustmamò. Da sempre al suo fianco c’è Francesco Magnelli, tastierista dal tocco magico che negli anni 80 ha registrato dischi epocali come “17 Re”, “Litfiba 3”con i Litfiba e tutti gli album di C.S.I, ma anche l’ultimo dei CCCP e tanto altro. l’omaggio a Mercedes Sosa è nato al Festival Musica dei Popoli a Firenze, in cui i due musicisti sono stati invitati a portare in scena uno spettacolo dedicato a Mercedes, ripercorrendo le sue più belle canzoni. Lo spettacolo è stato realizzato da Donna Ginevra, accompagnata da Francesco Magnelli, che ha suonato il pianoforte e il magnellophoni e Andrea Salvarori alle chitarre. Ad accompagnarli c’è stato il gruppo Forrò Miòr. La musica di Ginevra pulsa e cresce attraverso il contatto diretto con i fan che assistono ai concerti e proprio grazie a questo coinvolgimento continuo e questa interazione sempre crescente interazione che trasforma gli spettacoli in veri e propri abbracci collettivi, hanno pensato di realizzare un disco attraverso una campagna di crowdfunding. I fan hanno quindi la possibilità di diventare loro stessi i produttori del disco mediante una donazione e di comparire nel disco stesso in qualità di produttori, l’artista ricompensa i fan con delle chicche esclusive. 
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato in esclusiva Ginevra Di Marco e Francesco Magnelli per farci spiegare com’è nato questo disco.
 
Intervista  a Ginevra Di Marco
– “La rubia canta la negra – Ginevra canta Mercedes Sosa” è il titolo del tuo nuovo album. Com’è nato questo disco?
Il Festival “Musica dei Popoli” che si tiene a Firenze ogni anno è che ospita musicisti e cantanti da tutto il mondo, mi ha chiesto di partecipare l’anno scorso proponendomi di fare un lavoro su Mercedes Sosa.  Da quel concerto é nata poi l’idea di far diventare quel lavoro un disco.
 
– Quanto è stata determinante per te Mercedes Sosa e la sua lotta per la pace e i diritti civili?
É una donna che ho amato da sempre per le sue qualità artistiche e umane. Un’artista meravigliosa che é stata un simbolo di lotta e di resistenza alle oppressioni per il popolo argentino e per il mondo intero. Una donna che é stata coraggio, fierezza e coerenza feroce verso ideali di giustizia e solidarietà per difendere i quali ha pagato sulla sua pelle un esilio durato più di dieci anni.
Una donna come non ne esistono più e che il mondo deve ricordare per sempre.

– Il disco è stato inciso con un approccio diverso rispetto al passato?
No, stiamo lavorando in studio con un sistema consolidato negli anni, che prevede l’incisione “in diretta” ogni qualvolta sia possibile, senza tante sovraincisioni, per mantenere la maggiore spontaneità possibile. Noi godiamo delle dinamiche, delle sfumature, delle imperfezioni. godiamo della musica interiorizzata e restituita a chi ascolta con la verità del cuore. 
La musica é un dono meraviglioso per tutti, é terapeutica e fa bene all’anima. Questo aspetto é ciò che amo della musica e ciò che voglio veicolare.

– Come avete deciso di promuoverlo?
In prima battuta abbiamo deciso di affidarlo a una piattaforma che si occupa di crowdfunding che si chiama Becrowdy (www.becrowdy.com) dove é possibile entrare e sostenere la nascita e la crescita del mio disco “La Rubia canta la negra”. Abbiamo sempre lavorato in maniera indipendente, focalizzando il nostro impegno sul costruire un rapporto diretto e affettivo con il nostro pubblico e adesso che la rete offre questa possibilità abbiamo capito che faceva per noi.
Il disco lo facciamo con il sostegno di tutte quelle persone che ci stimano, che amano il nostro lavoro e che credono in ciò che facciamo. Ognuno di essi ha fatto una donazione per contribuire alla nascita del progetto. In cambio riceve una ricompensa, di diversa entità economica, scegliendo di ricevere a casa il disco, più dischi, magliette e vari altri gadget.
La campagna durerà fino al 15 gennaio 2017, vi invito ancora ad andare su questo link e partecipare   www.becrowdy.com/la-rubia-canta-la-negra
In seconda battuta ci affideremo probabilmente a un ufficio stampa per veicolare in maniera più capillare  il progetto.
 
– Ci sono anche brani inediti all’interno dell’album?
Sí, stiamo valutando tra due o tre inediti
 
– La  lotta per i diritti civili e la pace che Mecedes gridava ad alta voce cosa rappresenta per te?
Rappresenta il coraggio, la coerenza, la lotta, la speranza in un mondo più giusto, equo e solidale.
Concetti grandi, che non sono parole ma valori che é bene tenere ben piantati in testa, in un mondo come il nostro, completamente impoverito da un punto di vista intellettuale.

– Ti ricordiamo tutti per essere stata la soave voce dei CSI, ma quanto è stato importante quel percorso sonoro per te? Che ricordi hai di quei periodi?
É stato importantissimo, sono stati dieci anni intensi di grandi esperienze. Una palestra di vita e professionale che mi ha permesso di sperimentarmi su più livelli. 
Come altrettanto fondamentali sono stati i dieci anni successivi ai CSI, dove si sono aperti altri territori di interesse e nuove esperienze. Di fatto sono più di vent’anni che faccio questo lavoro meraviglioso, e ogni passaggio è stato fondamentale per arrivare fino a qui. Del resto siamo sempre la somma di tutte le nostre esperienze… Non ce ne sono alcune che valgono più di altre.

– Cosa speri di comunicare ai tuoi fan attraverso questo disco?
Voglio veicolare la conoscenza della cantora più grande che l’America Latina abbia mai avuto, voglio far circolare ancora canzoni meravigliose, autori che vale la pena di conoscere, penso a Violeta Parra o Victor Jara.
Voglio far conoscere tesori del patrimonio musicale mondiale e farli volare ancora nel tempo, per quanto mi sia possibile.
 
 
Intervista a Francesco Magnelli
 
– Avete deciso di realizzare il disco attraverso crowfunding: che cos’è?
Il crowdfunding e’ la forma più’ democratica di far nascere un’opera che si possa pensare.
Il tuo pubblico o un pubblico interessato a quel che proponi decide di partecipare alla nascita del tuo progetto facendolo diventare un po anche loro
Cosa vuol dire questo?
Vuol dire che la vince la passione e l’idea artistica rispetto alle regole imposte da un mercato sempre più’ sterile.
Vuol dire che nessuno si mette in mezzo fra te e la tua opera, fra te e il tuo pubblico ,e’ un’idea rivoluzionaria, semplice ma che potrebbe sovvertire tante regole, tante manfrine, tanti giochetti…ma sopratutto non lascia in mano di terze persone il tuo lavoro la tua storia, tu e il tuo pubblico
Per ora siamo solo all’inizio e delle persone che ti seguono se ne riesco o a intercettare un numero limitato, anche perché’ tante devono ancora capire come funziona , altre non si fidano ancora, pero’ io la trovo una fantastica idea
 
– Quanto è importante oggi il coinvolgimento diretto dei fan attraverso il web?
beh ,per crearsi una fan base che ti segue il rapporto con i fans tramite la rete e’ fondamentale, noi facciamo 2 raduni l’anno o serate promozionate solo attraverso il rapporto in rete, e sai che comunque hai un numero più’ o meno fisso  di persone che ci sono, che parteciperanno..anche qui, rapporto diretto, noi e loro.

– Com’è cambiata la musica e lo spazio che separa l’artista e il fan rispetto agli anni 80?
il rapporto negli anni 80 era molto diverso, noi eravamo ragazzi e aspiravamo ad essere gruppi musicali seguiti e amati come lo sognano dei ragazzi di 20 anni, anche negli anni 90 con il boom dei gruppi italiani ( noi eravamo i CSI) c’e’ stata ancora una certa distanza con il pubblico, distanza che cominciava ad abbattersi con il consorzio produttori indipendenti e le serate del MACISTE…o quello che organizzavamo direttamente , tipo MATERIALE RESISTENTE, oggi la scelta mia e di Ginevra e’ di stare in mezzo alle persone di abbattere il più’ possibile la distanza palco-pubblico
 
– Ho letto su becrowby che avete notevolmente varcato la soglia che vi eravate prefigurati: siete soddisfatti?
la campagna crowdfunding , mentre ti scrivo e’ al 180 per 100 della cifra richiesta per far vincere il progetto, ci avviciniamo ai 10.000 euro e abbiamo ancora 44 giorni…abbiamo fatto il 100 per 100 in 3 giorni..incredibile, le persone si sono riversate in rete per farci arrivare il prima possibile alla cifra richiesta perché’ la campagna potesse essere una campagna vincente….ma possiamo fare ancora di più’ e farla diventare fantastica

–  Com’è stato arrangiare la musica di Mercedes Sosa?
Arrangiare Mercedes Sosa e’ stato fantastico, tutto quello che non conosci e che ti può’ arricchire e’ fantastico, un musicista vero dovrebbe essere sempre attratto da quel che non conosce, per noi dopo la bellissima esperienza CSI-PGR, e’ stato molto bello aprire un capitolo nuovo con STAZIONI LUNARI  e andare a conoscere le musiche del mondo, cantare in più’ lingue, andare riscoprire la propria tradizione e’ stato un nuovo percorso che ormai dura da 10 anni e che ci ha portato a fare questo nuovo disco dedicato a Mercedes Sosa e ai grandi compositori sudamericani….che per tutti gli anni 90 ho composto solo musica mia con i CSI, nel 2004 ho deciso di ri-comnciare ad arrangiare a scovare musica nascosta , chiusa in un cassetto e ad arricchirmi e abbeverarmi da tutto quel che era gia stato scritto tantissimi anni prima

– CCCP, CSI, prima ancora Litfiba sono tutti gruppi che hanno rappresentato l’essenza del rock italiano. Che ricordi hai di quei momenti e come pensi si sia evoluta la musica dagli anni 80 ad oggi?
Gli anni 80 l’IRA RECORDS-I LITFIBA-I MODA sono stati i miei 20 anni, tanta ingenuità’, tanto lavoro, tanto suonare, una storia esaltante vissuta da un ragazzo…i CSI sono stati la maturazione artistica, la consapevolezza che potevamo fare qualcosa di importante , di molto importante e bello e che sarebbe stato unico, la consapevolezza dei 30 anni, i ricordi sono tantissimi, belli, difficili, esaltanti, dolorosi, rancorosi, artisticamente fantastici…2 momenti ( gli 80 e i 90) che rimarranno indelebili nella storia della musica italiana….noi avendoli vissuti da dentro ne portiamo i segni, tutto il bello, tutto il difficile, la difficolta’ di portare avanti quelle storie, troppe personalità’ all’interno ….troppa divertita’, ma grande sensibilità’ quando imbracciavamo gli strumenti.



“Maltese – il romanzo del commissario”: intervista all'attore Fulvio Figuccia

 
di Angelo Barraco

 
Marsala (TP) – “Maltese – il romanzo del commissario” è una fiction di Rai1, diretta da Gianluca Tavarelli e prodotta dalla Palomar, girata tra il mese di Aprile e il mese di Giugno a Trapani, Palermo e Roma. Andrà in onda il prossimo febbraio e sarà suddivisa in quattro puntate. Una storia avvincente in cui Kim Rossi Stuart interpreta la parte del commissario Dario Maltese, che da Roma ritorna a Trapani, la sua terra natia, per fare i conti con il suo passato. Il ritorno avviene in occasione del matrimonio di Gianni, il suo migliore amico, interpretato dall’attore Claudio Castrogiovanni. Una fiction in cui il ricordo rappresenta la componente principale di una regressione al passato attraverso il quale il commissario fa i conti con l’abbattimento delle distanze emozionali che per molto tempo lo avevano tenuto ben lontano da quelle terre. Dopo un vissuto fatto di emozioni soffocate e tenute lontane, il ritorno a casa fa riaffiorare i ricordi dinnanzi ai suoi occhi al calar della sera e Gianni, Dario e Angelica sono i protagonisti dei suoi flashback. I due giovani vivono spensieratamente la loro adolescenza insieme alla giovane Angelica, della quale sono entrambi innamorati. Tra gli attori c’è anche  Fulvio Figuccia, uno studente di 17 anni che frequenta il Liceo Classico di Marsala. Il suo ruolo all’interno della fiction rientra proprio tra i flashback del Commissario –Kim Rossi Stuart- e in luoghi suggestivi come San Teodoro, è stato ripreso insieme ai suoi colleghi mentre giocavano in acqua, ma anche sul golfo di Bonagia, in una festa anni ’50 presso il Baglio Fontanasalsa e mentre pescano su una piccola barca al largo del porto di Trapani. Tra gli attori del cast sono presenti anche Valeria Solarino, Francesco Scianna ed Enrico Lo Verso. 
 
Noi de L’Osservatore D’Italia ci siamo fatti raccontare da Fulvio Figuccia la sua prima esperienza cinematografica in questa importante fiction targata Rai1: “Lessi on line un articolo nel quale si comunicava che erano aperti i casting di questa fiction, ambientata tra Trapani e Palermo, e che si cercava un ragazzo tra i 14 e i 18 anni che avesse capelli e occhi castani, senza piercing né tatuaggi e che non avesse un taglio di capelli troppo moderno, dato che la fiction è ambientata negli anni ’70 (e i flashback negli anni ’50). Nonostante i miei tratti estetici corrispondessero a quelli richiesti, ero abbastanza sfiduciato pensando alla tipica frase “tanto non lo passerei comunque” e lasciai inosservata l’occasione. Fu la mia famiglia a convincermi a partecipare e fu mio fratello ad inviare le mie foto alla produzione affinché questa potesse già fare una selezione. Dopo ciò, sono stato chiamato a fare un provino recitando una parte che avrei poi dovuto fare nella fiction. La cosa più importante, oltre alla recitazione, è stata la somiglianza tra me e l’attore Claudio Castrogiovanni, che interpreta il personaggio di Gianni, interpretato da me da adolescente. Dopo qualche settimana arrivò la notizia che ero stato scelto per interpretare il ruolo di Gianni ed ero incredulo, date le mie aspettative.  Il 26 Aprile presi parte alle prime due scene del mio personaggio. Era tutto un altro mondo, capii veramente cosa c’era dietro le telecamere: l’organizzazione, l’impegno, la professionalità di tutti i membri della produzione. Ero teso ed emozionato, ma sono riusciti a mettermi a mio agio.  Girammo la prima scena al Baglio Fontanasalsa, in cui avrei dovuto ballare e divertirmi con i due ragazzi, Dario e Angelica. Si viveva l’atmosfera tipica di una festa siciliana, con musiche tradizionali e pietanze della nostra terra. Subito dopo aver concluso le riprese di quella scena, noi ragazzi rientrammo nei nostri rispettivi camerini per indossare i costumi da bagno anni ’50 e partimmo per girare la successiva scena sulla spiaggia di San Teodoro, dove dovevamo giocare in acqua (nonostante il freddo e il vento di quella giornata), facendo rivivere i ricordi del Commissario (interpretato da Kim Rossi Stuart). La seconda giornata di riprese si svolse a Maggio e si ambientò sulla spiaggia di Bonagia, a Trapani. Anche in quell’occasione, io e gli altri due ragazzi fummo ripresi mentre giocavamo in acqua “contendendoci” la simpatia di Angelica, la ragazza di cui Gianni e Dario sono invaghiti.
La terza giornata di riprese si tenne a Trapani, nei pressi del porto: quella fu la scena più impegnativa rispetto alle altre. Tutto si svolgeva su una barca, su cui si trovavano Angelica, Gianni, Dario. I due raccontano ad Angelica il mito di Colapesce, che narra dell’abile pescatore in grado di portare in superficie i tesori che il re Federico II gettava in mare per testare le sue abilità di nuotatore. Ma quando Colapesce vide negli abissi che una delle tre colonne che sorreggevano la Sicilia stava per cedere, rimase sul fondale a tenere in piedi la colonna e non torno più a galla.
Così Angelica sfidò Gianni e Dario, facendo la stessa cosa che fece il re: gettò in mare la sua collana e i due ragazzi si tuffarono immediatamente per recuperarla. Questa è stata la scena più stancante ed impegnativa, sia per noi ragazzi che per il regista e la produzione, dato il sole cocente di Luglio, e fummo ripresi anche sott’acqua mentre ci sfidavamo per riprendere la collana. 
Quello è stato l’ultimo giorno di riprese che segnò la fine di questa magnifica esperienza, che mi ha fatto scoprire un mondo nuovo che non mi sarei mai immaginato di conoscere. Adesso aspetto con ansia l’uscita della fiction, augurandomi che abbia un gran successo”.







"La mafia uccide solo in estate" – La serie

di Paolino Canzoneri

Ha preso il via in prima serata nella TV di Stato il primo di una lunga serie di episodi di "La mafia uccide solo d'estate" (La serie). Cavalcando l'onda dei consensi della critica e del pubblico per il film dallo stesso titolo del 2015, il regista e attore palermitano Pierfrancesco Di Liberto in arte Pif riprende quanto egregiamente raccontato nel suo film per contestualizzare in una nuova serie televisiva diretta da Luca Ribuoli un suo modo di raccontare la mafia degli anni 80/90 con una miscela di umorismo e di "sfottò" ispirandosi forse alle prese in giro e sberleffi radiofonici di Peppino Impastato che nel 1978 pagò con la vita l'aver deriso un pericoloso boss del paese di Cinisi.

Pif racconta dietro la sua reale personalità di ragazzo perennemente triste, imbrociato e anche un po "imbranato" la sua gioventù a contatto con una città difficile come Palermo piena di contraddizioni che da sempre ha dovuto convivere con la mafia ma che in quel periodo subiva un attacco efferato e sanguinoso da altre famiglie mafiose di Corleone. Il tutto condito con una sorta di ironia che strappa sorrisi amari e che sucita una certa tenerezza specie nel volto e negli occhi del protagonista, lo stesso Pif, che suo malgrado si ritrova costretto a barcamenarsi in cotanta penosa follia per poter andare avanti e per coronare una sua storia d'amore forse l'unico elemento positivo, l'unica via di salvezza quale messaggio positivo e assoluto, unica cura in grado di guarirci da qualsiasi male. La serie prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Mieli racconta invece sulla stessa linea, la vita della famiglia Giammaresi partendo proprio dal piccolo Salvatore che crescendo anch'egli vivrà esperienze più o meno piacevoli che lo accompagneranno nel corso della sua vita.

La voce di Pif narra la storia e la serie vanta la presenza di attori di alto calibro come Claudio Gioè, Anna Foglietta, Francesco Scianna, Valentina D'Agostino e Nino Frassica nell'inedito ruolo di un parroco un po fuori da certi schemi tradizionali. Non c'è dubbio che sollevare l'atavico problema della mafia è sempre "buona cosa" ed è altrettanto doveroso farlo utilizzando ogni contesto ma è palesemente vero quanto il sorriso amaro spesso giochi un ruolo forse un po estremo e poco garbato specie se si raffigura in modo "comico" tragedie e spine nel cuore che ogni siciliano non riuscirà mai a levarsi di dosso. Una fiction che vuole essere una speranza per i giovani del futuro.

Fa sempre bene ricordare sempre e conservare la memoria dei tremendi lutti che la mafia ha inflitto negli anni ma spesso ci si chiede quanto sia giusto contestualizzarli in scene dal sapore comico in controtendenza a fatti sanguinari che di comico hanno ben poco o proprio niente. Ci sono forse sacre immagini che non dovrebbero essere violate? Vige forse un rispetto che impone il ricordo profondo e composto scevro forse da qualsiasi altra implicazione o manifestazione? oppure è sempre lecito e giusto raccontare sciagure, eventi, modi di pensare e mentalità anche se teatralizzati in scene comiche per strappare sorrisi amari per una Italia da sempre collusa con la criminalità organizzata? Difficile che si possa trattare di una speculazione su fatti di cronaca e storia serviti in "salsa comica" per raggiungere uno share alto nei dati auditel e sicuramente non sarà cosi ma il sorriso è leggerezza, lieve spessore, il sorriso rischia di alleggerire il problema portando alla lunga ad accettarne l'assuefazione naturale e questo non deve mai accadere. 




Anna Mazzamauro: la "Signorina Silvani" incanta Marsala

di Angelo Barraco
 
Marsala (TP) – Taglio del nastro per l’Associazione Culturale “Baluardo Velasco” che ha dato il via alla nuova rassegna “BaluArte 2016-2017” presso la splendida cornice del Teatro Comunale “E.Sollima” di Marsala. Un piccolo Teatro nascosto tra le vie della città che assume la forma di uno scrigno perduto nel tempo attraverso il quale sfilano forme d’arte che danno concretezza ad una società che troppo spesso tende a non valorizzare abbastanza il progresso culturale. La rassegna si è aperta con lo spettacolo teatrale “Nuda e Cruda” dell’attrice italiana Anna Mazzamauro.
 
Uno spettacolo scritto da lei, con musiche originali di Amedeo Minghi e con la regia di Livio Galassi. Un pubblico che ha percepito sin da subito lo spessore  di quello che sarebbe stato un dolce ricordo di goliardici momenti di ilarità condivisa attraverso racconti e aneddoti e gli abiti di scena presenti sul palco hanno destato ulteriore curiosità tra i presenti in sala, uno su tutti era proprio l’abito rosso che indossava la Signorina Silvani nel film “Fantozzi – Il Ritorno” del 1996. Dopo una presentazione della rassegna con tutti i soci dell’Associazione sul palco, l’attrice ha fatto il suo ingresso sul palco con in dosso un’elegantissimo abito nero con dei brillanti al centro e la sempre folta capigliatura rossa.
 
Ha iniziato subito a parlare ironicamente di se stessa, mettendo a nudo quella che è stata la sua vita artistica e privata, facendo un chiaro raffronto con il mondo  cinematografico che predilige una bellezza ostentata mentre lei, ironicamente, ha messo a nudo quella che ha definito “bruttezza” che l’ha contraddistinta ma che allo stesso tempo ha portato in auge un carattere e un carisma che negli anni ha creato una netta linea separatista tra le sue colleghe siliconate e gonfie di plastica e la sua sana, pura e naturale attitudine del gusto del vero e della maturità fatta di rughe che raccontano un vissuto sincero e senza troppi giri di parole. La "Signorina Silvani" si è spogliata della sua maschera artistica nota ai più e  ha messo a nudo il proprio io di donna e di artista attraverso quelli che sono stati gli aneddoti relativi alle prime pellicole girate con il celebre “Fantozzi” che l’hanno fatta diventare un’icona all’interno di un contesto sociale in cui la stessa Silvani rappresentava l’elemento cardine di cambiamento e gli impiegati sottoposto al padrone invece rappresentavano lo stereotipo di una società oggetto di sudditanza fisica e psicologica dove il rispetto verso il prossimo rappresentava un tabù. Proprio di tabù ha parlato la Mazzamauro, abbattendo con la sua solita leggiadria il sesso in ogni sua forma e scardinando quelli che sono i principi fondamentali che hanno reso questo piacere un tabù.
 
Uno spettacolo unico e armonico che con uniformità e compattezza ha abbracciato tanti temi con un dinamismo solido e circoscritto nell’essenza dell’essere umano e nella voglia di raccontare se stessi. Dalle risate alle profonde riflessioni attraverso le poesie e i racconti del terribile e toccante argomento che riguarda la violenza sulle donne, con un simbolico gesto di una scarpa col tacco gettata per terra e la voglia di evidenziare quanto sia importante l’amore in ogni sua forma e quanto sia ingiusto per una donna subite e dover desistere ad un amore che attanaglia e distrugge in piacere trasformandolo in dolore. Lo spettacolo è stato accompagnato da intermezzi musicali in cui la Mazzamauro ha cantato e decantato soavi e inebrianti melodie. Un pubblico sempre presente e partecipe ad ogni dinamismo proposto dall’attrice che a seguito di tematiche delicate e complesse ha voluto riacquistare il suo solido e ben evidente elemento comico che l’ha sempre contraddistinta, raggiungendo il pubblico e intrattenendolo con battute di spirito. La città di Marsala ha finalmente accolto uno spettacolo di notevole spessore culturale in un periodo in cui regna un’atarassia quasi totale.  Il “Baluardo Velasco” ha portato in scena uno spettacolo di altissimo spessore culturale, evidenziando  quelli che sono gli elementi oggettivi che danno prova che nella società odierna è ancora troppo presto per parlare di sconfitta culturale e la presenza di un pubblico eterogeneo ha dato prova ancora una volta che una speranza ancora c’è. 



Al via la serie "La mafia uccide solo d'estate"

di Paolino Canzoneri

Prende il via stasera in prima serata nella TV di Stato il primo di una lunga serie di episodi di "La mafia uccide solo d'estate" (La serie). Cavalcando l'onda dei consensi della critica e del pubblico per il film dallo stesso titolo del 2015, il regista e attore palermitano Pierfrancesco Di Liberto in arte Pif riprende quanto egregiamente raccontato nel suo film per contestualizzare in una nuova serie televisiva diretta da Luca Ribuoli un suo modo di raccontare la mafia degli anni 80/90 con una miscela di umorismo e di "sfottò" ispirandosi forse alle prese in giro e sberleffi radiofonici di Peppino Impastato che nel 1978 pagò con la vita l'aver deriso un pericoloso boss del paese di Cinisi. Pif racconta dietro la sua reale personalità di ragazzo perennemente triste, imbrociato e anche un po "imbranato" la sua gioventù a contatto con una città difficile come Palermo piena di contraddizioni che da sempre ha dovuto convivere con la mafia ma che in quel periodo subiva un attacco efferato e sanguinoso da altre famiglie mafiose di Corleone. Il tutto condito con una sorta di ironia che strappa sorrisi amari e che sucita una certa tenerezza specie nel volto e negli occhi del protagonista, lo stesso Pif, che suo malgrado si ritrova costretto a barcamenarsi in cotanta penosa follia per poter andare avanti e per coronare una sua storia d'amore forse l'unico elemento positivo, l'unica via di salvezza quale messaggio positivo e assoluto, unica cura in grado di guarirci da qualsiasi male. La serie prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Mieli racconta invece sulla stessa linea, la vita della famiglia Giammaresi partendo proprio dal piccolo Salvatore che crescendo anch'egli vivrà esperienze più o meno piacevoli che lo accompagneranno nel corso della sua vita. La voce di Pif narra la storia e la serie vanta la presenza di attori di alto calibro come Claudio Gioè, Anna Foglietta, Francesco Scianna, Valentina D'Agostino e Nino Frassica nell'inedito ruolo di un parroco un po fuori da certi schemi tradizionali. Non c'è dubbio che sollevare l'atavico problema della mafia è sempre "buona cosa" ed è altrettanto doveroso farlo utilizzando ogni contesto ma è palesemente vero quanto il sorriso amaro spesso giochi un ruolo forse un po estremo e poco garbato specie se si raffigura in modo "comico" tragedie e spine nel cuore che ogni siciliano non riuscirà mai a levarsi di dosso. Fa sempre bene ricordare sempre e conservare la memoria dei tremendi lutti che la mafia ha inflitto negli anni ma spesso ci si chiede quanto sia giusto contestualizzarli in scene dal sapore comico in controtendenza a fatti sanguinari che di comico hanno ben poco o proprio niente. Ci sono forse sacre immagini che non dovrebbero essere violate? Vige forse un rispetto che impone il ricordo profondo e composto scevro forse da qualsiasi altra implicazione o manifestazione? oppure è sempre lecito e giusto raccontare sciagure, eventi, modi di pensare e mentalità anche se teatralizzati in scene comiche per strappare sorrisi amari per una Italia da sempre collusa con la criminalità organizzata? Difficile che si possa trattare di una speculazione su fatti di cronaca e storia serviti in "salsa comica" per raggiungere uno share alto nei dati auditel e sicuramente non sarà cosi ma il sorriso è leggerezza, lieve spessore, il sorriso rischia di alleggerire il problema portando alla lunga ad accettarne l'assuefazione naturale e questo non deve mai accadere.