Conservatori e precariato Afam: quando la scure europea pende sulle “dimenticanze di governo”

Sulla questione del precariato AFAM, di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi, abbiamo voluto sentire anche il parere dell’avvocato Vincenzo De Michele, illustre giuslavorista, specializzato nella difesa degli interessi dei precari del pubblico impiego, difensore tra l’altro anche dei precari AFAM. Diversamente da come si era ipotizzato precedentemente, la mancata approvazione dell’emendamento del senatore Amidei non avrebbe coperto interessi privatistici, ma pare sia stata originata proprio da una forza di governo facente capo al partito di maggioranza relativa, il PD, secondo quanto ci ha descritto l’avvocato De Michele. Facendo ammenda di fronte a quanti sono stati colpiti ingiustamente da quanto riportato attraverso alcuni nostri articoli/denuncia, o colpiti si sono sentiti, e ai quali offriamo fin d’ora la più ampia possibilità di replica, com’è doveroso, a margine di questa faccenda che si trascina ormai da quasi vent’anni, con grave disagio di chi presta la sua opera nel settore pubblico, – e non parliamo soltanto dei precari storici di Conservatorio, comparto AFAM, ma di quanti aspettano, come loro, di poter lavorare con serenità e certezza nell’avvenire, mentre assistono con rammarico al pensionamento di loro colleghi, ormai anziani, che una vita da precario l’hanno vissuta interamente, e che riceveranno una pensione da precario – pensiamo, dalle parole dell’avvocato De Michele, di avere individuato il vero guasto che ha portato a questa situazione.

Ma a questo punto lasciamo che i veri responsabili della mancata immissione a ruolo dei precari AFAM – perché di quelli ci interessa di occuparci, – siano denunciati dalle parole dell’avvocato De Michele. Possiamo solo, facendo una piccolissima riflessione, dire che l’approvazione dell’emendamento del senatore Amidei avrebbe rappresentato, per questo governo e per la pubblica amministrazione, una via d’uscita da imboccare di corsa, per sottrarsi, a quanto afferma De Michele, a ben più pesanti sanzioni. Tenendo presente che l’operazione di deprecarizzazione AFAM sarebbe costata soltanto, in due anni, quattro milioni di euro, una cifra davvero irrisoria in una legge di bilancio. Cioè qualcosa che si potrebbe attribuire ad una città, o al suo sindaco, per una manifestazione folcloristica annuale.

 

Avvocato De Michele, chi è che può avere interesse a non far votare l’emendamento 56.13 del senatore Amidei, che permetterebbe la regolarizzazione dei precari storici dell’AFAM? In definitiva, chi può trarre vantaggio da una tale situazione?
Guardi, io sono stato a Bruxelles, al Parlamento Europeo, in commissione delle petizioni, come esperto della Commissione Petizioni del Parlamento Europeo per quanto riguarda il problema del precariato, e ho stigmatizzato in maniera molto pesante il comportamento non solo dello Stato italiano, ma anche della Commissione europea, che non ha controllato la corretta applicazione della direttiva comunitaria da parte degli Stati membri, e in particolare da parte dell’Italia, e non ha proceduto a presentare ricorso per inadempimento, nei confronti dell’Italia. Dopo la mia relazione in Commissione Petizioni al Parlamento europeo, esattamente il giorno dopo, è uscita la circolare Madia, quella che da’ attuazione al D.L. 75 del 2017, che era stato peraltro richiamato dalla Commissione europea come documento d’interesse, ai fini di verificare se, e in che misura lo Stato italiano volesse risolvere una volta per tutte il problema del precariato pubblico. Come ben sapete, però, dal D.L. 75 del 2017, e quindi dalla circolare Madia, sono esclusi i docenti di Conservatorio AFAM, per i quali doveva essere previsto un percorso autonomo. Qual è il problema di fondo in questa strana vicenda? Io non credo neanche che ci sia l’interesse di un privato: io credo che questa sia stata una reazione, da parte soprattutto del Partito Democratico, come componente principale del governo nazionale, una reazione a quello che è successo in Parlamento europeo, dove tutti gli Italiani in Commissione Petizioni, in particolare la Sinistra, il M5S, e addirittura i Socialisti, con il francese Martin, hanno capeggiato l’intervento a favore dei precari pubblici italiani, e dei precari in generale dell’Unione Europea, e quindi l’intervento della Commissione contro l’Italia. Mentre il rappresentante del PD nella Commissione Petizioni Cozzolino, come era già successo per la verità il 28 febbraio del 2017 per la questione della stabilizzazione del rapporto di lavoro dei giudici onorari, i giudici di pace in particolare, il PD su questa condizione è stato fermo. Quindi, ha sostanzialmente assunto un atteggiamento negativo in effetti alla stabilizzazione del precariato storico. Quale può essere la motivazione politica, rispetto a tutto questo? La motivazione politica è legata ad un procedimento che è in corso in Corte di Giustizia, sollevato dalla Corte d’Appello di Trento, che, contestando la posizione assunta dalla Cassazione sul precariato scolastico, – quindi non parliamo del precariato AFAM, parliamo del precariato scuola – la Cassazione è intervenuta sul precariato scolastico, per difendere essenzialmente le scelte del PD con la Buona Scuola,- cioè la Legge 107 del 2015, con la stabilizzazione del precariato scolastico – in quell’occasione la Cassazione ha detto sostanzialmente che non si applicava ai precari della scuola il D.L. 368 del 2001, per cui dopo 36 mesi di servizio, anche non continuativo, il rapporto non si trasformava a tempo indeterminato, come invece la Corte di Giustizia aveva imposto con la sentenza Mascolo, e che la stabilizzazione dei precari della scuola era condizione sufficiente per rimuovere le competenze dell’abusivo ricorso ai comparti del risarcimento del danno. Quindi, io faccio la causa, sono precario da dodici, tredici, quattordici anni, comunque più di tre anni, se, data la 107 del 2015, o in base a qualsiasi altro evento, vengo immesso in ruolo, nel corso del giudizio, la Cassazione sulla scuola ha detto che ai docenti non spetta il risarcimento del danno, e anzi, rigetta la domanda. Accontentatevi. Chi non è stato stabilizzato non può avere neanche il risarcimento del danno, mentre un’altra invenzione della Cassazione, invenzione, diciamo, ‘renziana’, per cui, anche se hai raggiunto le tre supplenze, non hai diritto a nulla, né al risarcimento del danno, puoi essere stato stabilizzato, soltanto se hai fatto quattro supplenze all’anno. Ora queste sentenze non piacciono all’AFAM. Tuttavia, i giudici nazionali di merito hanno stabilito che il 368 del 2001 non si applica al precariato AFAM. Puoi fare quanti anni di servizio vuoi, ha diritto al risarcimento del danno soltanto se hai fatto quattro supplenze annuali. Perchè hanno assimilato erroneamente la disciplina del reclutamento del personale della scuola alla disciplina di reclutamento AFAM. Sulla base di questo errore, la corte d’appello di Trento – un errore però che dipende dalla Cassazione e dalle indicazioni che ha dato la Cassazione – perchè sia per il personale della scuola che per il personale AFAM, le supplenze annuali vengono stipulate ai sensi dell’art. 4, comma 1 della legge 124 del 49, sono le famose supplenze annuali. Mentre nel comparto AFAM ci sono solo supplenze annuali, e non ci sono anche le supplenze, diciamo, sull’organico di fatto, le supplenze fino al 30 giugno. Quindi per il comparto AFAM il problema delle supplenze di fatto non si pone, nell’anno accademico dal primo novembre fino al 31 ottobre dell’anno successivo. Questo è, però sempre ai sensi dell’art. 4. Applicandosi la stessa norma che ritroviamo nella disciplina della scuola, la Cassazione ha indotto a condizione la giurisprudenza di merito e la gente ha detto che anche per il comparto AFAM non c’è alcun tipo di tutela nel senso della stabilizzazione. Quindi ci si aspettava che, come è stato fatto per il precariato pubblico con la circolare Madia, passasse questo benedetto emendamento, per trasformare la graduatoria della 128 in graduatoria ad esaurimento per l’immissione in ruolo. La cosa paradossale è che la Corte d’Appello di Trento ha contestato giustamente le sentenze della Cassazione, sostenendo che un docente AFAM, il professor Rossato, assunto e messo in ruolo nel 2016, con decorrenza dal primo gennaio 2014, – l’immissione in ruolo, ai sensi dell’art. 19 comma 1 del D.L. 104 del 2013, Decreto Legge Letta sul precariato scolastico e sul precariato AFAM,- ebbene, questo lavoratore, che aveva fatto la causa davanti al Tribunale di Trento, e gli era stata negato il diritto al risarcimento del danno e la stabilizzazione, era andato in appello e aveva continuato ad insistere sulla stabilizzazione e sul risarcimento del danno, a questo professor Rossato capita in appello l’immissione a ruolo. E la Corte d’appello dice, vabbè, è stato immesso a ruolo, ma perchè non deve avere anche il risarcimento del danno per dodici anni di precariato, perchè il professor Rossato è stato precario con supplenze annuali dal 2003 fino all’immissione in ruolo, nel 2015. In questa causa ci siamo costituiti con il professor Rossato, insieme ad importanti colleghi e sigle sindacali, per cui la Corte d’Appello ha riconosciuto non solo il risarcimento del danno, ma si applica anche al personale AFAM il D.L. 368 del 2001. Temo che questa ritorsione abbia indispettito il Partito Democratico e abbia bloccato l’iter delle immissioni in ruolo. Una vendetta rispetto al fatto che un docente AFAM che era stato immesso in ruolo con la 143, adesso si trova a contestare tutto il pasticcio fatto dalla Cassazione sul precariato scolastico per difendere l’immondizia della legge sulla Buona Scuola, la 116 del 2015. C’è di fondo una situazione di profondo disagio dell’attuale partito di maggioranza di governo, il Partito Democratico, che invece di tutelare gli interessi dei lavoratori, e insistere sulla stabilizzazione di tutti, compresi i precari del comparto AFAM, come aveva tentato di fare il governo Letta, con due Decreti Legge, 101 e 104 del 2003, non solo se ne strafrega dei precari pubblici, non solo fa il Jobs Act, ma addirittura si dimentica di delineare un percorso di stabilizzazione per i precari per eccellenza, che sono quelli del comparto AFAM. In Corte di Giustizia abbiamo rappresentato anche questa situazione assurda, cioè che chi, come i docenti della 143, non ha fatto un concorso, perchè concorsi da venticinque anni non se ne fanno, nel comparto AFAM, ma è stato immesso in ruolo semplicemente per il tramite di quella graduatoria, quando quella graduatoria permanente è stata trasformata in graduatoria a esaurimento, e per accedere a quella graduatoria ha avuto bisogno soltanto di 360 giorni di servizio, quindi senza alcun titolo di accesso di tipo concorsuale, perchè concorsi non se ne facevano, e quindi non aveva bisogno di accedere a quella graduatoria tramite concorso. Quindi chi, inserito nella graduatoria tramite la 128, che ha dovuto maturare tre anni accademici di servizio, l’idoneità, l’abilitazione all’insegnamento accademico, e ha dovuto superare una procedura concorsuale, questi stanno fuori. Quelli della 143 invece sono a ruolo. Questa situazione l’abbiamo rappresentata perfettamente alla Corte di Giustizia. Quello che vedo, poi, che siamo al di là del giochetto di non far passare l’emendamento, che costa soltanto pochissimo per l’immissione in ruolo stabile del personale, il riflesso della mancata approvazione di questo emendamento sarà pagato in termini molto cari, e questa volta la Corte di Giustizia interverrà proprio sulla questione che riguarda il processo del comparto AFAM.

Mi dica avvocato, ma il governo italiano non rischia una sanzione per non aver ottemperato alle prescrizioni dell’Unione Europea?
Assolutamente sì. Io ho insistito davanti al Parlamento Europeo affinchè la Commissione europea facesse partire le richieste per inadempimento e procedura d’infrazione. La procedura d’infrazione e il ricorso per inadempimento. Questo comporta gravi conseguenze, perchè un inadempimento da parte di uno dei principali stati membri dell’UE, come l’Italia, all’applicazione della più importante delle direttive sociali, come la direttiva del contratto a tempo determinato, che non riguarda soltanto, beninteso, i Conservatori, riguarda tutti i precari. Che poi stabilizzano quelli che vogliono, stabilizzano i raccomandati delle autorità indipendenti, e lo fanno addirittura con legge dello Stato, e quelli che sono stati inseriti presso l’Autorità garante della concorrenza sul mercato, e altre tipologie di dipendenti, sono stati inseriti perché raccomandati. Perché amico di chi, amante di chi, compagno di chi, figlio di chi, allora si trova un percorso finanziario per la stabilizzazione. E non hanno neanche fatto il concorso, e non so se alla fine hanno l’attitudine a svolgere l’attività impiegatizia di concetto che svolgono, con una retribuzione più elevata, rispetto a quella percepita nella stessa tipologia di mansioni in altri settori del pubblico impiego. I Conservatori, per i quali non ci sono concorsi, la procedura concorsuale non è prevista, si continua a precarizzare i rapporti. Tenga presenta che al Parlamento europeo sono pendenti ancora molte petizioni che sono state presentate da docenti di Conservatori AFAM. Tutte le petizioni del precariato pubblico, compreso quello dei docenti AFAM della 128, sono all’attenzione della Commissione per le petizioni del Parlamento europeo. E con ogni probabilità, a gennaio, la Commissione per le petizioni proverà a mandare in adunanza plenaria l’intero Parlamento sul problema del precariato pubblico in Italia, che è il problema più grave. Quindi ne vedremo delle belle, anche perché sulla questione della stabilizzazione del precario che supera i 36 mesi vengono eccezioni alla Corte di Giustizia, e non solo nella causa dello Stato e del docente AFAM, ma anche per ciò che riguarda il precariato pubblico siciliano, la causa Santero, fra poco uscirà la sentenza della Corte di Giustizia e ci dirà qual è la sanzione più adeguata, per questo tipo di abuso continuato e reiterato. In questo senso riguarderà tutti, non soltanto i precari pubblici. Quindi praticamente noi, del PD, del Parlamento italiano, che ormai va a morire, del fatto che non abbiano voluto approvare un emendamento, diciamo, obbligato, un atto dovuto, per l’intero ruolo di personale qualificatissimo, che non venga approvato l’emendamento, a me dispiace, perché si poteva risolvere subito la questione, però sappiamo a chi attribuire la responsabilità.

Roberto Ragone




Velletri: al via il Gusto del Natale a Porta Napoletana

VELLETRI (RM) – Al via con Il Gusto del Natale giunto ormai alla 6° edizione, vuole ancora una volta essere una vetrina per l’Eno-gastronomia del territorio. L’associazione Amici di Ratatouille da sempre attiva per la promozione dei prodotti locali, anche in questa occasione vuole portare avanti quel continuo discorso, di far conoscere i nostri eccellenti prodotti del territorio. Oramai lo storico monumento di Porta Napoletana, che è diventato il punto d’eccellenza, non che Centro Eno-Gastronomico Città di Velletri è sempre più protagonista del Gusto. Quale allora la migliore occasione del Natale? Spinti in casa dal freddo per festeggiare una delle feste più belle dell’anno quasi sempre a tavola in momenti conviviali come pranzi e cene occasione dove sfoggiare le nostre eccellenze.

​ ​Ma il Natale è anche la festa dei bambini, e non mancherà anche questo anno il tanto atteso angolo di Babbo Natale i tanti laboratori e il grande presepe con i personaggi in movimento vi aspettiamo Venerdì​ 8 con l’Arrivo in slitta   Cavalli di Babbo Natale, a cura del Gruppo Folcloristico Equestre Città di Velletri Franco De Masi, con la distribuzione di caramelle. Apertura e brindisi degli spazi espositivi con il Presepe Artistico e Foto ricordo con Babbo Natale curata da Foto Sergio.



Roma, al Macro Talenti emergenti della fotografia

ROMA – Dal 2 al 17 dicembre 2017 si apre la quarta edizione di Emerging Talents presso lo spazio FACTORY del Macro – Museo di Arte Contemporanea di Roma.Mostre, incontri, talk, workshop ed eventi con giovani fotografi della scena contemporanea internazionale, i cui lavori sono ancora inediti in Italia.

Per la prima volta in Italia un Festival di fotografia emergente, organizzato in partnership con sei festival internazionali: FORMAT (Derby, UK), DOCfield (Barcellona, Spagna), Circulations (Parigi, Francia), Organ Vida (Zagabria, Croazia), Fotofestiwal Lodz (Lodz, Polonia), Fotografia Europea (Reggio Emilia, Italia).

Emerging talents è un progetto dell’Associazione culturale PhotoTales, con la direzione artistica di Arianna Catania e la direzione organizzativa di Sarah Carlet.
Le mostre fotografiche.

Numerose esposizioni animeranno il suggestivo spazio espositivo della Factory. Progetti scelti intorno al tema Presente, Passato, Futuro.
Ho chiamato per le montagne, li ho sentiti suonare è il titolo del contributo dell’artista finlandese partecipante, Miia Autio.
Il lavoro riguarda la relazione di undici rifugiati ruandesi con il paesaggio d’origine e i loro nuovi ambienti di vita. Attraverso il mezzo fotografico, testi e suono, il lavoro riflette il significato del paesaggio, della patria e dell’identità nel contesto politico delle migrazioni. La storia complessa del Ruanda e la recente situazione dei diritti umani, costringono ancora molti ruandesi a lasciare il proprio paese di origine, e questo si riflette nelle storie personali di ognuno.

«Ho ritratto 11 rifugiati ruandesi davanti ai paesaggi in cui vivono in diversi paesi d’Europa e ho chiesto a loro di descrivere un posto in Ruanda di cui hanno un forte ricordo; ho viaggiato nei paesaggi dei loro ricordi per fotografarli; io potevo viaggiare, loro no. Insieme, i ritratti e i paesaggi formano un’entità stratificata che si muove tra passato e presente».
La memoria ha fissato i fotogrammi della nostra percezione. La tela bianca può anche essere vista come una “tabula rasa” su cui una persona riflette le sue esperienze personali di vita, l’identità formata nel paese d’origine, ma anche le esperienze nei cambiamenti di ambiente.

Il punto di partenza del lavoro potrebbe essere malinconico, parlare del paese di origine lontano: invece il risultato è piuttosto positivo. Questi profughi hanno attraversato i confini, ma finalmente hanno trovato il proprio posto in Europa. È un’ingiustizia il fatto che hanno dovuto lasciare le proprie case, ma non è una tragedia: ora è tutto il mondo ad essere aperto ad accoglierli. Alla fine il punto è: chi ha il diritto a restare nel paese di origine o chi ha diritto di far parte della costruzione dell’identità nazionale? Allo stesso tempo ci si interroga sulla capacità della fotografia di catturare la memoria soggettiva, un’immagine mentale.

Dal Ruanda ho fatto delle immagini che sono definite e sbiadite. Alla fine per tutti noi una casa è un’immagine mentale. I ricordi della propria casa dei profughi ruandesi non fanno parte del presente né per me né per loro.

Miia Autio è nata nel 1986 a Reisjärvi, in Finlandia. Vive e lavora a Helsinki, Finlandia. Laureata in fotografia presso l’Università di Scienze Applicate, Lahti e presso l’Università di Scienze Applicate, Bielefeld. Il suo lavoro è stato esposto in mostre a livello internazionale, più di recente nel Finnish Museum of Photography e al Benaki Museum durante Athens Photo Festival.
Nel 2016 ha avuto la sua prima mostra personale presso la galleria Hippolyte a Helsinki, in Finlandia.

 

Gianfranco Nitti

 

#gallery-1 { margin: auto; } #gallery-1 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-1 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-1 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */

 

 




Misteri d’Italia, distruzione dei Conservatori di musica: ecco di chi è la “gelida manina”

Sulla questione AFAM – precari dei Conservatori di Musica – e dell’emendamento fantasma proposto dal Senatore Bartolomeo Amidei, che appare e scompare poi in commissione, prima della sua approvazione, oltre che all’argomento della stabilizzazione di precari di Conservatorio, che si trascina vergognosamente da quasi vent’anni, nella più totale indifferenza di un governo che bada soltanto a raccattare voti, senza sanare la situazione di precariato storico degli appartenenti ad una delle eccellenze della nostra nazione, appunto l’AFAM, Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, e in più appoggia chi vorrebbe colpire al cuore i Conservatori Musicali, abbiamo registrato il parere autorevole del professor David Macculi, docente di composizione, direttore d’orchestra e compositore, membro dell’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei, attualmente docente al Conservatorio di Adria, in provincia di Rovigo.

 

Professor Macculi, a proposito della annosa questione dei precari a vita, di cui i Conservatori di Musica si sono serviti, e si servono ancora oggi, per il loro malpagato funzionamento, e per l’inserimento finalmente in ruolo dei quali sarebbe di giovamento approvare l’emendamento presentato dal senatore Amidei, emendamento che sparisce ogniqualvolta ci si avvicina ad una approvazione, nell’assenza di una qualsivoglia certezza, lei non può riferire l’autore/autrice di questa sparizione. Tuttavia, ragionando in ipotesi, per ovvie ragioni, lei me ne potrebbe fare qualcuna?

Bè, le ipotesi sono un po’ a tirare a indovinare. Tuttavia, l’insistenza con la quale il governo fa fallire qualsiasi tentativo di sistemare questi precari, fa pensare che ci sia dietro qualcos’altro, perché altrimenti non si spiega tutto questo impegno, qui non stiamo parlando di servizi segreti, o di armi segrete, o di appalti miliardari. Stiamo parlando di ottocento precari, non sono ottantamila, sono ottocento. Sono precari già in carico dello Stato, che quindi, dal punto di vista della finanziaria non costano quasi niente, o niente; cioè c’è solo l’adeguamento dello stipendio, ma stiamo parlando di poche briciole. E tra l’altro costa di più tenerli precari che tenerli a ruolo. Di fronte a questo, si può pensare che ci potrebbe essere, o ci potrebbe essere stato, dato che la cosa io l’ho già denunciata nell’incontro pubblico che c’è stato l’anno scorso a Rovigo, nel settembre del 2016. Se si va nell’ipotesi di smantellare, o comunque chiudere i Conservatori, o defunzionalizzarli o ridurli, o quello che sia, è ovvio che questi precari danno fastidio. Metterli in ruolo è un problema in più, per cui fa comodo sfruttarli finchè servono, e poi… tanti saluti. L’anno scorso c’era anche in piedi – ma comunque adesso è difficile trovare una documentazione scritta che lo possa dimostrare – ma c’era anche l’ipotesi che il DPR sul reclutamento, quello che dovrebbe uscire adesso, finalmente – ma l’anno scorso aveva tutt’altro tipo di impostazione – e cioè, secondo il DPR come era l’anno scorso che doveva essere presentato il 26 settembre del 2016, – una settimana dopo, nel 2016 ci fu l’incontro di Rovigo – ecco, questo DPR prevedeva che i precari della 128 avrebbero dovuto fare concorsi prima nazionali, poi, dopo averli superati, anche concorsi di sede. Mentre nel frattempo si sarebbe proceduto alla statizzazione dei pareggiati non si sa in che termini, ma a condizione che, secondo il MEF, una volta statizzati, non aumenti il tetto di spesa complessiva. Per non aumentarlo, bisogna che si faccia una riforma che porti alla chiusura di alcuni Conservatori. Così l’organico complessivo in Italia rimarrebbe invariato. Ecco questo è più o meno lo scambio che si era pensato di fare l’anno scorso. Io questa situazione l’ho denunciata pubblicamente in un incontro a cui erano stati invitati sette parlamentari, e uno dei promotori fu proprio il senatore Amidei, e lui in quell’occasione fece un intervento molto energico e molto incisivo sulla legge 128 e su questa situazione. Poi, il 19 settembre era stato già preceduto da un’interrogazione parlamentare del marzo del 2016, il cui testo fra l’altro lo scrissi io, in cui già adombravo questa ipotesi, che cioè i precari della 128 fossero merce di scambio. Il risultato di quell’incontro è stato che il DPR che era già pronto, e doveva essere presentato il 26 settembre, non è stato più presentato. Lo stanno presentando adesso, ma in tutt’altra forma. Questo DPR prevedeva non solo il concorso che quindi sarebbe andato avanti per degli anni, ma il concorso su posti che nel frattempo sarebbero stati occupati dai docenti dei pareggiati, i quali sarebbero entrati in ruolo senza concorso e senza niente. Tenendo presente che questi dei pareggiati sono stati assunti con procedure sconosciute, e non si sa neanche se sono musicisti, e i pareggiati tra i docenti precari della 128, di concorsi ne hanno fatti a centinaia, e tutti basati su titoli artistici, e quindi è una doppia presa in giro. Non solo, ma addirittura ci sono diversi colleghi della cosiddetta graduatoria della 128 che furbamente sono andati a insegnare nei pareggiati, proprio paventando questo tipo di situazione. Perché poi ci troviamo in una situazione in cui si va anche contro l’art. 3 della Costituzione, dato che il governo tratta in modo diverso docenti precari della stessa graduatoria, e cioè: se sono stati docenti di Istituti parificati, sono più meritevoli che non quelli che sono stati docenti di Istituti statali. E questo lo dice il governo, non lo dice Macculi. Questo rende l’dea di dove stiamo andando a finire. Quindi questa cosa è stata denunciata pubblicamente, oltre che con interrogazioni parlamentari, per cui hanno dovuto tentare di annacquare in qualche modo, hanno fatto finta l’anno scorso di voler risolvere il problema della 128, in modo da togliere armi all’opposizione, e poi all’ultimo momento l’hanno fatto saltare, quando non c’era più niente da fare. Quest’anno stanno ripetendo lo stesso gioco. La cosa si era risolta con la legge Madia, eravamo arrivati fino al Consiglio dei Ministri, quindi le Commissioni tutte d’accordo, Senato e Camera, e qui c’è stata la manina segreta che ha tolto il comma, dal Consiglio dei Ministri, quando di solito è il Consiglio dei Ministri, quello del 19 maggio, discute semplicemente se approvare o no, non si mettono a vedere i commi, non entrano nel merito. Quindi c’è stata una manina che ha continuato. La stessa cosa è successa adesso al Senato. Per la commissione bilancio era tutto a posto, l’emendamento del senatore Amidei presentato, segnalato con priorità, io ho parlato anche con la Puglisi, la senatrice, la relatrice della settima commissione, tutto a posto, poi all’ultimo momento il testo 1 ce l’aveva, il testo 2 ce l’aveva, nel testo 3 non c’era più.

 

Resta da chiedersi chi sia materialmente che opera queste manovre

Quello è da capire. Infatti il 19 settembre di quest’anno c’è stato un grosso scontro in Senato. Io ho cercato di capire chi e perché, e nella lettera al capo dello Stato l’ho scritto chiaramente, “Signor Presidente della Repubblica, voglio sapere chi e perché ha interesse a mantenere i Conservatori in questa situazione di completo dissesto organizzativo e funzionale, oltre che di disagio anche per la vita personale e professionale di così tanti docenti”. Che ci sia questo interesse è evidente, ed è evidente che si tratta di qualcuno del governo, ed è grave. Io suppongo si tratti di Paolo Troncon. È stato il direttore del Conservatorio di Castelfranco Veneto, dove poi non è stato più rieletto, ed è stato presidente della Conferenza dei direttori fino all’ottobre dell’anno scorso, del 2016. Lui è il mentore segreto – non tanto segreto, lo sappiamo tutti, – sia di Elena Ferrara, senatrice della 7^ Commissione, sia soprattutto di Filippo Crimì, deputato della 7^ e relatore eccetera eccetera. Non il Crimi, senatore dei M5S. Questo è il Filippo Crimì, deputato del PD di Modena. Questo Crimì ha studiato anche musica ed è stato anche allievo di Troncon. E Troncon ha l’ambizione di fare il supermanager dei futuri Politecnici musicali. Io poi, nella lettera al Capo dello Stato, lì ho anche scritto cosa significa cambiare denominazione e struttura al Conservatorio. Io ne ho scritto anche la storia, ho scritto, ve lo ricordate, il Conservatorio esiste come denominazione e come struttura da cinquecento anni. Quasi come l’Università che esiste da ottocento in tutto il mondo, che ha copiato non solo la struttura, ma anche il nome. Nel 1795 a Parigi è stato aperto il Conservatoire de Paris, stiamo parlando della Rivoluzione Francese. E poi è stato aperto il Konservatorium, scritto con la kappa, a Lipsia, a Praga, a Berlino, insomma, in tutti i paesi centroeuropei, nella prima metà dell’Ottocento, Budapest, e finanche in Sudamerica e in Nordamerica, in Inghilterra, dove assunse il nome di Conservatory, sempre derivato dall’italiano. Per arrivare a Pechino, ma non Pechino adesso, che c’è di tutto, io sto parlando di Pechino anni ’40, cioè ai tempi della Lunga Marcia, della guerra civile. Fra le tante cose Mao Tse Tung si è preoccupato di aprire un Conservatorio con la struttura e la denominazione italiana, derivata dall’italiano, a Pechino. E non è stato chiuso neanche con la Rivoluzione Culturale. Adesso la Elena Ferrara, Crimì e Troncon sono andati oltre la rivoluzione culturale, perché in Italia, se lei legge la legge 508 del ’99, dove c’è il cambio di denominazione, e si chiameranno Istituti Superiori di Studi Musicali, ecco l’Italia sarà il primo e unico paese del mondo a non avere più il Conservatorio. Si sta andando verso i poli musicali o politecnici, in modo che i Conservatori diventino più o meno licei musicali, e come tali non abbiano più la capacità di avere rapporti e relazioni nazionali e internazionali come adesso, cioè, se in un Conservatorio piccolo come Adria, dove insegno, ci vengono allievi dalla Cina, dal Giappone, dal Brasile, capisce bene che qui stiamo parlando di un’indotto, che qui non si tratta di migranti extracomunitari disperati, con tutto il rispetto, naturalmente, ma stiamo parlando di un’indotto di fascia altissima, cioè di gente che ti porta soldi, che non te ne chiede, ma sono loro che li stanno dando a te. E a loro volta fanno pubblicità nel loro paese, sull’Italia, abbiamo una pubblicità che non è quella dei profughi, è una pubblicità di cui abbiamo bisogno.

 

Ma com’è possibile che due o tre persone possano condizionare tanto la politica italiana?

Non lo so, sono poche persone. Tutti lo sanno, ma non riusciamo a fermarle.
Tutti lo sanno, ma nessuno fa niente.
Esatto, Amidei queste cose le sa benissimo adesso. E poi lui è molto attivo perché sa benissimo che se chiude il Conservatorio di Adria, dalla cui circoscrizione viene lui, non ci fa una bella figura, e non fa un bel servizio. Cioè, ad Adria, se lei chiude il Conservatorio, non ci rimane nient’altro. anche Campobasso, lei chiuda il Conservatorio a Campobasso, e che ci rimane? Se chiude il Conservatorio di Foggia, che ci rimane?

 

Quindi il bersaglio è l’AFAM, in definitiva?
Sì, esatto, non so se le ho dato in’idea di quello che ci si prospetta. Io questo l’ho denunciato nella mia lettera al capo dello Stato. Le posso dire già da adesso, che mi ero dimenticato di dirle prima, che già il 12 settembre del 2016, cioè con un DPR, decreto presidenziale, firmato dal Presidente della Repubblica, fatto di notte, col quale i docenti dell’Istituto pareggiato di Ancona, che nel frattempo era fallito, sono stati immessi nei ruoli dei Conservatori di Stato, senza nessun concorso, senza nessuna verifica. Dopodichè Troncon fa polemica anche sui giornali, soprattutto sui giornali, contro i docenti della 128 che vogliono entrare in ruolo senza concorso e senza titoli artistici. Proprio lui. E poi è strano che proprio lui che è veneto che porta avanti un discorso che porta alla rovina soprattutto del Veneto, la regione che ci rimette più di tutti è il Veneto, che ha sette Conservatori.

 

Mi sbaglio, o chi ci guadagna di più sarebbe la Toscana?

Ne ha solo uno, ma con la statizzazione diventano quattro. Anche l’Emilia Romagna, che, essendo di sinistra, da cinque Conservatori se ne ritrova dieci. I pareggiati lì sono Ravenna, Rimini, Modena, Reggio Emilia e Carpi. Poi a Reggio Emilia non vorrebbero essere statizzati, perché stanno bene così. Questa cosa di Ancona, che io ho messo nella lettera al capo dello Stato, la tenga presente, perché è una cosa grave. Ed è contro la Costituzione. E questo quando eravamo sotto referendum per la riforma costituzionale, ecco, un governo che ci ha fatto fare un referendum per la riforma della Costituzione, e poi ci propone delle situazioni così incostituzionali.

 

Ringraziamo il professor Macculi per la sua disponibilità, soprattutto nel dire chiaramente le cose come stanno, secondo lui. Per ciò che riguarda il prof. Paolo Troncon, gia ad aprile del 2016 definiva i Conservatori come “Un’auto di marca che non fa tagliandi da anni, con problemi meccanici e di carrozzeria di varia natura, che non sono stati risolti e che si sono stratificati l’uno sull’altro.” In definitiva, riconoscendo l’incapacità, l’incompetenza e il menefreghismo del governo dell’epoca – ministro dell’istruzione Stefania Giannini – nel voler finalmente risolvere l’annosa questione di ingiustizia sociale. Ma da questo, su cui possiamo anche essere d’accordo, specialmente quando si attribuisce al governo la colpa di ciò che non è stato fatto, a voler demolire l’auto di marca per sostituirla con una flotta di più svelte ed economiche utilitarie, che di marca non sono, e che non garantiscono le stesse prestazioni e la stessa qualità, ce ne corre. Senza contare, come descritto dal professor Macculi, di voler essere colui che questa operazione di rinnovamento vuole ascrivere a suo merito, ma a modo suo.

L’ingiustizia, e non solo la presunta incostituzionalità dell’operazione, andrebbe a colpire chi ha fatto della musica il proprio scopo di vita, scartando altre soluzioni magari più redditizie e meno scomode, accontentandosi di uno stipendio certamente inadeguato alle proprie competenze e ai propri titoli faticosamente conquistati alla tastiera di un pianoforte o sulle corde di un violino, solo per amore di ciò che si fa. Sperando che un giorno qualcuno avrebbe riconosciuto il loro valore e li avrebbe comparati ad impiegati di concetto, magari meno preziosi, ma certamente meno silenziosi e più ammanigliati. Pare poi che la senatrice Ferrara abbia riconosciuto la paternità della manina galeotta, cioè abbia ratificato quello che si è dimostrato essere un segreto di Pulcinella, dato che più o meno tutti ne erano al corrente – il che porterebbe in causa anche l’on. Crimì – difendendosi col dire che lei è d’accordo con l’operazione Troncon: e questo sarebbe anche legittimo. Lo diventa meno, quando si va a vedere che la senatrice Ferrara, durante l’intervento del senatore Amidei alla sala Koch, aveva dichiarato la sua approvazione dell’emendamento 56.13. Il metodo adottato per evitare l’approvazione dell’emendamento Amidei, poi, lascia riflettere molto. Il fatto che sia sparita parte di ciò che è all’approvazione del Senato, senza invece manifestare il proprio dissenso e chiedere un dibattito nel merito, o dissociarsi ufficialmente dall’approvazione, non è degno di una persona che voglia essere nella pubblica amministrazione alla guida di un paese. Naturalmente se ciò che è ipotizzato risultasse vero, ma le stesse reazioni della senatrice Ferrara sui social, verso chi l’accusa, lasciano riflettere su chi esprime certe tesi.

Non ci rimane che esprimere fortissimi dubbi riguardo specifiche competenze nel campo specifico della musica della senatrice Elena Ferrara.

 

Curiosità, diciamo così, desta anche la risposta alla lettera inviata dal prof. Macculi al Presidente della Repubblica [LETTERA AL PRESIDENTE MATTARELLA] nel merito di questa questione e che il presidente Mattarella ha fatto redigere ed inviare al professor Macculi da un suo collaboratore, [RISPOSTA DEL PRESIDENTE MATTARELLA] e nella quale dichiara che il presidente “Non può adottare misure nel senso da Lei richiesto. Egli, infatti, non dispone di alcuno strumento diretto di intervento su altri Organi dello Stato nell’esercizio di competenze ad essi assegnate dall’ordinamento.” Tutto ciò, dopo aver ‘salvato’ l’Istituto pareggiato di Ancona, già fallito, con un DPR redatto di notte, e che il 12 settembre del 2016 ha trasformato in docenti di ruolo, a tutti gli effetti, gli insegnanti di detto Istituto pareggiato, senza alcun concorso, nè verifica.

 

Roberto Ragone




Misteri d’Italia, il caso AFAM: chi c’e’ dietro al tentativo di distruggere i Conservatori di musica?

AFAM non è l’acronimo di una agenzia governativa di servizi segreti, ma significa Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, in pratica l’essenza, il nocciolo duro dell’insegnamento musicale nei nostri Conservatori di musica: una eccellenza, filtrata atrtraverso il tempo, di tutti i docenti che insegnano nei nostri Conservatori di musica, e la cui preparazione e dottrina trasmettono agli allievi. Si tratta di una ‘nicchia’ culturale, ma molto importante, uno dei muri maestri della nostra storia e cultura, appunto, quella della musica così definita, ‘colta’, nella quale la nostra nazione ha ampie e preziose tradizioni.

Da qualche tempo, però, qualcuno vuole distruggere questa impalcatura, pur solida, a favore di altre soluzioni più ‘a buon mercato’, colpendo la struttura di Istituzioni Musicali plurisecolari, per sostituirle con altri organismi più ‘facili’, e magari – dice qualcuno – serbatoi elettorali. Per ben due volte, infatti, dalla Legge di Bilancio, di recente discussione, è stato ‘sfilato’ – e l’impersonale è d’obbligo – all’ultimo momento un emendamento del Senatore Bartolomeo Amidei, che avrebbe sanato una situazione incancrenita da decenni, portando al ruolo un migliaio di precari che da sempre conducono in tutto e per tutto i Conservatori, e che avrebbe impegnato una spesa irrisoria, circa tre/quattro milioni di euro – presenti nelle pieghe di bilancio –  da spalmare in due anni.

 

Tutto ciò, a vantaggio di Istituti musicali privati o pareggiati, per statizzare i quali sarebbero a disposizione 50 milioni di euro, quindi, ça va sens dire, una spesa molto più alta.

Il che nella patica causerebbe un afflusso di docenti ‘statizzati’ e immessi al ruolo – quindi a tutti gli effetti dipendenti dello Stato – verso i Conservatori superstiti (molti sarebbero costretti a chiudere), escludendo, per la loro immissione al ruolo, coloro che da tanti anni, e con titoli ed esami, quindi con pieno merito, insegnano da precari a vita nei Conservatori. Titoli ed esami non presenti nei curricula dei neo assunti, in quanto provenienti da Istituti privati o pareggiati, senza un filtro.

 

Puntata di Officina Stampa del 23/02/2017 con ospiti il Maestro Aldo Ragone, docente di Pianoforte Principale al Conservatorio Statale di Musica Lorenzo Perosi di Campobasso e il Maestro Carlo Pari docente di pianoforte principale presso il Conservatorio statale di musica Benedetto Marcello di Venezia e l’Istituto Musicale Corelli di Cesena. A dibattere il tema del precariato nei conservatori anche il Dottor Filippo Sica referente AFAM FLC CGIL per l’Istruzione Musicale in Campania.

 

Di questa questione, il Senatore Amidei ha fatto l’argomento di più di un intervento in Senato, oltre ad aver presentato l’emendamento che ‘qualcuno’ ha inteso, all’ultimo momento, fare sparire dalla Legge di bilancio. Abbiamo raggiunto il Senatore  nella sua sede per avere da lui una descrizione dei fatti in prima persona.

Senatore Amidei, intanto grazie per la sua disponibilità. La questione è complessa, ma semplice nella sua evoluzione. Ci descriva i fatti, visto che lei è la persona più al corrente di tutto.
Partiamo dal DDL Martini, che prevedeva di cambiare nome ai Conservatori, trasformandoli in Politecnici Musicali. Il DDL Martini è poi tramontato. Questo decreto prevedeva di prendere insegnanti da Conservatori, dalle Scuole di Musica, Istituti Musicali pareggiati eccetera, e di statizzarli, cioè renderli a tutti gli effetti docenti statali. Quindi, sostanzialmente, la cosiddetta statizzazione degli istituti Musicali pareggiati. E doveva prevedere l’immissione in ruolo dei precari AFAM, Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, e quindi dare attuazione alla Legge 508 del 1999. Però, praticamente, dopo 18 anni, ancora non è stato fatto nulla. Quindi, si è persa un’altra occasione per dare attuazione a questa legge che vergognosamente viene ignorata da diciotto anni, e nella quale il costo previsto era veramente irrisorio, e nel mio emendamento, il n. 56.13, era previsto di stanziare un mln di euro per il 2018, e 3 mln per il 2019. Il che è sostanzialmente una cifra irrisoria, dato che andavamo a porre fine a quella situazione di insegnanti precari da tantissimi anni, gente che andrà in pensione da precari, con incarichi annuali, perché poi di fatto il costo per lo Stato cambia poco, rispetto ad avere docenti a tempo indeterminato. Questo doveva avvenire tramite una graduatoria nazionale, di quella legge, la 104 del 2013, con le modificazioni della 128, dove si andavano a pescare in queste graduatorie i precari, trasformandole in graduatorie nazionali ad esaurimento, utili per l’attribuzione degli incarichi di insegnamento. Questo riguardava coloro che erano a contratto a tempo determinato, trasformandoli in docenti non solo a tempo indeterminato, ma anche determinato, avvantaggiando naturalmente coloro che da più anni si trovavano in questa situazione. Quindi ripartendo dagli anni 2018 e 2019, ci sarebbe stato una sorta di turn over del personale AFAM  e statali, per arrivare alla copertura del 100%, ad esaurimento di queste graduatorie nazionali. Invece, cos’è successo, che hanno preso degli Istituti privati, diciamo parificati e privati, e li hanno statizzati. Tra l’altro, negli Istituti privati l’ammissione degli iscritti non è avvenuta con le regole di chi, pur con incarichi anno per anno, ha insegnato nei Conservatori e negli Istituti Statali, dove titoli ed esami erano condizioni fondamentali per l’ammissione; questi docenti provengono da Istituti privati in cui non c’è un controllo, o magari la stessa rigidità di selezione, e quindi si trovano ad essere a tempo indeterminato a tutti gli effetti, cioè immessi in ruolo.

Pare che questo ‘guasto’ sia stato originato dal partito al governo, per motivi elettorali. Mi sbaglio?
L’ho detto nel mio intervento, (in Senato ndr.) che la colpa di questo governo, è quella di aver voluto trascinare vergognosamente per tanti anni una situazione in cui né il decreto Martini, né lo stesso ministro Morando, non hanno voluto,  – perché è inutile che ci raccontiamo balle, –  non hanno voluto porre fine a questa situazione di precarietà che si trascina ingiustamente da molti anni. Hanno preferito premiare chi proveniva da Istituti privati e non riconoscere una posizione di merito a coloro che provengono dall’AFAM. Per ciò che riguarda il perché e il percome, lo lascio immaginare a ciascuno che voglia fare le proprie considerazioni, ma sta di fatto che questo è un vilipendio perpetrato ai danni di una intera categoria di insegnanti che da tantissimi anni attendono giustizia, e nonostante le varie promesse fatte anche dalla sottosegretaria D’Onghia, che sappiamo essersi appena dimessa, anche la D’Onghia, e nonostante le promesse dello stesso Morando, piuttosto che Martini, ci siamo trovati di fronte ad una presa in giro vergognosa. Io stesso sono stato fautore di un convegno alla sala Koch del Senato, forse neanche sei mesi fa, a cui ha partecipato la D’Onghia, e in cui c’era stato un impegno da parte dei parlamentari del PD intervenuti – e della stessa sottosegretaria D’Onghia – che sembravano tutti convergere in questa decisione, di porre mano alla legge 128 per far diventare a tempo indeterminato tutti gli insegnanti che da tanti anni sono precari, e che andranno a terminare la loro carriera come precari.

 

Quindi questa eccellenza italiana dell’AFAM, perché di tale si tratta, è stata prevaricata a vantaggio di chi proviene da Istituti privati, nei quali, come lei ha ribadito, non c’è un controllo per le ammissioni per titoli ed esami, come invece la legge prevede per gli statali precari di Conservatorio. Cioè, in pratica, statali di nome, statizzati senza controllo di validità didattica.
Esattamente.

Allora coloro che provengono  dall’AFAM, che fine faranno?
Che fine faranno, poveretti? Chi lo sa?

In pratica rimangono disoccupati e basta.
Rimangono, o disoccupati, o continueranno ancora ad essere precari. Anzi nella migliore delle ipotesi, ingiusta, come ho già ribadito, in ingiusta ipotesi che rimanessero precari, è una vergogna, perché si vedono passare davanti persone che probabilmente, uso il dubitativo, hanno meno titoli.

 

Secondo lei chi c’è dietro a questa manovra? Perché certamente, per come è stata orchestrata, qualcuno c’è che muove i fili.
È una bella domanda. Ma purtroppo non posso risponderle, perché non ho certezze. Io do’ la colpa al governo, e lo dico a chiare lettere,  e a voce alta. Ma andare a tirar fuori le ragioni, preferirei che lo dicessero altri. Una cosa è certa, che il governo si è comportato in maniera vergognosa. L’ho detto in aula e lo ribadisco anche sulle pagine del suo giornale.

 

Comunque vadano le cose, senatore, ci sarebbe una soluzione per rimediare alla situazione dell’AFAM?
Sì, la soluzione, per ciò che riguarda l’AFAM, ci sarebbe. Innanzitutto gli emendamenti, andando alla Camera, debbono rimediare a questa cosa, e io mi sto già attivando per proporre a qualche collega deputato che ripresenti il mio emendamento. Bisogna semplicemente recepirlo e votarlo, perchè così ritorna al Senato per il voto definitivo. Un emendamento che per ben due volte è stato scartato dalla legge di Bilancio, lo diciamo per maggiore chiarezza. Per la verità, era tutto accantonato. Poi, hanno deciso dopo, adducendo motivi che a mio parere sono ingiustificati.

 

Quindi c’è una possibilità, una speranza.
Sì, se vogliono, sì. Siamo ancora in tempo.

Fin qui l’intervista con il Senatore Amidei, paladino di una categoria poco nota, in Italia, paese di cantanti rock e di calciatori strapagati. Una categoria, tuttavia, che costituisce una delle tre colonne della nostra cultura, la musica – quella colta – la letteratura – non quella di facile consumo – e la pittura. Siamo ancora in tempo a salvare migliaia di famiglie, considerando l’indotto, che vivono di musica nei Conservatori, o ne fruiscono le immediate pertinenze, dato che molti Conservatori sarebbero costretti a chiudere, a vantaggio dei nuovi Politecnici Musicali.

Colpiti sarebbero famiglie, imprese commerciali e artigiane, fabbriche di strumenti musicali, dipendenti degli Enti musicali e di Conservatorio, teatri, cittadini della parte attiva di questo Paese, il cui destino sarebbe peggiore di quello degli esodati della legge Fornero, da un giorno all’altro, senza possibilità di riciclo; docenti – pochi – che, nella migliore delle ipotesi, andrebbero in pensione da precari, con gli effetti negativi che ben si possono immaginare sull’ammontare dell’assegno mensile.

Dopo aver dedicato una vita intera ad una disciplina che non sarà mai del tutto apprezzata e riconosciuta, dati i tempi e i luoghi – e i governi, aggiungiamo noi. E senza che nei nuovi organismi sia garantita una qualità d’insegnamento come quella che ora è presente nei Conservatori. Avere la certezza dell’eccellenza dell’insegnamento è fondamentale. Ogni anno migliaia di giovani vengono a studiare e a prepararsi con i nostri docenti, da tutto il mondo, e portano all’estero la loro preparazione.

Qualcuno insiste a dire che l’arte non è importante, nella vita corrente, che è solo un optional, che ‘con l’arte non si mangia’. Noi diciamo che non è così, e che l’arte è imprescindibile. Immaginiamo cosa sarebbe l’Italia senza le sue eccellenze, o se la qualità dell’insegnamento musicale dovesse subire un degrado: un paese vuoto, senza un background, senza storia; in definitiva senza alcun interesse da parte del mondo e di chi lo considera come un’eccellenza mondiale nel suo complesso, e lo visita ogni giorno con grandissimo rispetto. Pensiamo a ciò che hanno scritto Goethe, o George Byron. L’arte e la storia di un Paese sono il Paese stesso.

Un Paese senza storia nè arte semplicemente non esiste. Cultura, civiltà, storia, sono le basi per avere un posto nel mondo. Purtroppo, oggi si sacrifica tutto al profitto e alle clientele elettorali,  a cominciare dai piccoli interessi di bottega, per finire alle ingiustificate e ingiustificabili – se non con interessi molto personali – trivellazioni entro le dodici miglia che sconvolgeranno i nostri mari e la vita di interi piccoli paesi di pescatori, rompendo quell’ordito che fa di una nazione un luogo vivo e vivibile. Ma forse di storia, civiltà antica, arte e via discorrendo, ne abbiamo troppo: perciò non valorizziamo nulla, lasciando che prenda piede quella tanto comoda ignoranza delle masse che ci fa sentire bravi e ‘sportivi’, in poltrona davanti al televisore e ad una partita di calcio; quando, e quest’anno non avremo questo privilegio, l’Italia partecipa ai mondiali, ed è un florilegio, dappertutto, di bandiere tricolori, mai apparse in altre occasioni più consone. ‘Panem et circenses’, l’ignoranza fatta politica e stile di vita.

Roberto Ragone

 




Trieste, Nadia Toffa ricoverata: è grave

TRIESTE – Nadia Toffa, inviata e conduttrice della trasmissione televisiva Le Iene, è ricoverata in gravi condizioni all’ospedale di Cattinara di Trieste, dopo aver avuto un malore.

Toffa, 39 anni, si trovava in un albergo del centro quando si è sentita male ed avrebbe perso conoscenza. Giunti i soccorsi, è stata portata in ambulanza ed è ricoverata nel Reparto di rianimazione.

L’inviata della trasmissione televisiva di Mediaset avrebbe avuto un malore intorno alle 14 nella sua camera d’albergo a Trieste, città dove è già stata più volte per servizi televisivi, ad esempio quelli sulla situazione dell’impianto siderurgico Ferriera di Servola. Toffa più volte ha avvicinato, o ha tentato di avvicinare, anche la presidente della Regione Fvg, Debora Serracchiani, con la quale c’è stata qualche schermaglia verbale.

La direzione della Azienda Sanitaria Universitaria Trieste confermando il ricovero di Nadia Toffa, ha precisato che la “prognosi è riservata per patologia cerebrale in fase di definizione”. Probabilmente l’inviata delle Iene sarà trasferita nelle prossime ore al San Raffaele di Milano con un elicottero. Toffa è ricoverata nella Terapia Intensiva dell’Arta (Anestesia rianimazione terapia antalgica).

“La nostra Nadia non è stata bene. Ci stiamo tutti prendendo cura di lei. Vi terremo informati”. Questo il messaggio che compare sulla pagina Facebook de Le Iene, dopo la notizia del malore che ha colpito oggi Nadia Toffa, inviata e presentatrice del programma di Italia 1, mentre si trovava a Trieste. Il post è accompagnato da una foto sorridente della bionda conduttrice.




Marionette senza fili presenta “Martin contro Martin”

Torna in scena, dopo il grande successo del primo capitolo della sua storia, lo spaventapasseri più amato dai bambini in “Martin contro Martin – ovvero Martin 2”, con la regia di Francesco Silvestri, che ne è anche l’autore, e Claudio Tagliacozzo. Lo spettacolo si terrà presso il Teatro Auditorium “Giulanco” di S. Cesareo venerdì 1 e sabato 2 dicembre alle ore 21.00.

 

La Guerra di Martin 2 è il coronamento di un sogno iniziato ben 19 anni fa, quando ancora ‘inesperto’ ho portato sulla scena per la prima volta ‘La guerra di Martìn’ – così commenta Claudio Tagliacozzo, attore, regista  e direttore artistico del teatro Giulanco – Da allora centinaia di repliche e migliaia di bambini (dai 4 ai 90 anni) affascinati da questo strambo personaggio, chiedevano sempre, nel piccolo dibattito post spettacolo, il seguito di questa storia. Ebbene, dopo vari tentativi e pressioni, l’autore Francesco Silvestri, in collaborazione con il Prof. Pasquale Mellone ed i ragazzi dell’ IPPSAR Tognazzi di Velletri, durante un laboratorio di scrittura teatrale ha fatto veder la luce a questo nuovo e tanto atteso, testo: ‘Martìn contro Martìn’. Purtroppo il tema centrale della messinscena, LA GUERRA, è sempre attuale; da quel lontano 1986 con la guerra del golfo ad oggi nulla è cambiato, e nulla sembra cambiato per il nostro eroe Martìn Senzasperanza, dedito a combattere ogni forma di guerra ed a regalare dolci ricordi a chiunque capiti sulla sua strada. Ma non a caso uso la parola sembra, perché in questa nuova avventura, il cattivo “Generale Scorfi” ne ha ideata una delle sue, ed il nostro “spaventapasseri/scemo legale” si trova a dover combattere CONTRO un nuovo Martìn, speciale quanto falso. Per fortuna Martìn può contare sempre sull’aiuto del suo inseparabile amico “Ario il disertore” e sulla più umana che mai “Signora Morte”, ed alla fine Scorfi avrà il ben servito, anche se la guerra resterà sempre infinita”.

 

Un nuovissimo cast, musiche avvincenti, gag e bizzarre trovate, finte esecuzioni e popoli emigranti sono gli ingredienti primari di questo “mini musical” che con una scenografia essenziale modellata dagli attori in scena, delineano uno spazio e scandiscono un solo giorno, un giorno come tanti, in cui l’attore rivive la sempre attuale vicenda umana della guerra. Un intero mese di prove per produrre insieme all’autore Francesco Silvestri, primo maestro di teatro di Claudio Tagliacozzo, questa nuova avventura.

 

Le opere di Silvestri hanno ottenuto diversi riconoscimenti, tra i quali il premio IDI per “Streghe da marciapiede” e “Angeli all’inferno” e il premio ETI per ‘Saro e la rosa’ – continua Tagliacozzo – Le sue favole per bambini sono state pubblicate dall’ Unicef.  Francesco Silvestri e’ unanimemente riconosciuto come uno tra i più originali drammaturghi del nostro panorama teatrale contemporaneo, e seppur spesso in contrasto di vedute, sarò sempre grato a colui che venti anni fa, fece scattare in me questa artistica molla: il teatro”.

Uno spettacolo che spinge a credere che ci sia del buono nel mondo, che nonostante le apparenze, tutto è permeato di speranza. Martin, “scemo legale”, ce lo insegna.

           PREZZI BIGLIETTI:

INGRESSO INTERO € 12,00
INGRESSO RIDOTTO € 8,00 (under 20 e over 65)

INFO E PRENOTAZIONI  al  338.25.23.004    www.marionettesenzafili.it




Cantagiro 2017, i nuovi talenti della musica italiana: Carla Paradiso

Parliamo di una giovanissima di quindici anni, che nella finale del Cantagiro 2017 ha stupito tutta l’autorevole giuria, imponendosi subito, con la sua strapotente personalità. Carla Paradiso, bella, solare, simpatica e apparentemente timida, quando entra in scena, si scatena letteralmente, tirando fuori una grinta impensabile e prendendo possesso del palcoscenico, come un’artista matura e navigata. Il suo sorriso infantile ed accattivante nel privato, si trasforma artisticamente, e la sua performance riflette con estrema perfezione, il significato del testo che canta, riuscendo a trasmettere a chi l’ascolta, attraverso la sua mimica, i suoi movimenti e la sua espressione, quell’emozione che ti colpisce e ti entra dentro.

 

Carla Paradiso cattura l’attenzione del pubblico, lo attira, lo rende partecipe, mettendo in campo tutti quegli insegnamenti che lo staff tecnico del Cantagiro nei vari stage cerca di far capire a tutti i partecipanti per essere degli artisti completi. Quando certe regole dello spettacolo si capiscono subito a questa giovane età, significa che siamo davanti ad un talento, e Carla lo è. Enzo De Carlo, patron del Cantagiro, Elvino Echeoni, direttore generale, e tutto lo staff, credono in un futuro successo di questa ragazza. Personalmente, sono sicuro dell’ascesa artistica di Carla, perché è una ragazza che cresce in un serio contesto familiare, seguita amorevolmente su una giusta via, e con una forza di volontà coadiuvata dallo studio continuo, elemento indispensabile, per progredire in un campo dove non si finisce mai di imparare. La sua attuale maturità, è soltanto il punto di partenza per intraprendere una professione difficile, che può dare enormi soddisfazioni, ma bisogna essere pronti anche a cocenti delusioni, che venti contrari potranno riservare. La sua grinta, la sua sicurezza, colpiscono subito, dalla timbrica della sua voce, che attraverso i vari colori e sfumature della tecnica, impongono quell’emozione, che soltanto un vero artista può suscitare. Il linguaggio del suo giovane corpo, la sua mimica e l’espressione del suo sguardo, come già detto, riesce a trasmettere nelle sue esibizioni, quelle importanti sensazioni, cornice indispensabile di un quadro di valore assoluto. Senz’altro, Carla Paradiso, sarà e rappresenterà uno dei fiori all’occhiello del Cantagiro, essendo una ragazza diligente, studiosa, innamorata delle lingue estere, e quindi con una cultura che crescerà esponenzialmente e che arricchirà il suo bagaglio umano e artistico. Un grande augurio di un futuro di grande successo a questa giovane cantante, da tutto lo staff del Cantagiro, che la sosterrà sempre, per farla volare ed andare sempre più su.

La biografia di Carla Paradiso

Nata a : Rieti il 18 Novembre 2002
Carla studia canto da 4 anni.
Ha esordito in tantissime Rassegne e Festival canori prima locali, poi Regionali , Nazionali e anche Internazionali vincendo e ottenendo Molti “ Primo Classificato “, Molti “ Primo Assoluto “ e altri importanti Riconoscimenti.
Concorsi e Festival Canori:
– “ Doc Music Contest – Città di Rieti “ per 3 anni: all’età di 9 anni e poi ad 11 e 12 anni – ESITO: FINALISTA e, Seconda e Prima Classificata;
– “ Festival di Saint Vincent “ con relativa Accademia con i Seguenti Docenti: Scalise, Palma, Pitteri, Di Michele – Esito: Finalista e Seconda Classificata – Età di 11 anni;
– “ Tour Music Fest “ con relativo CET di Mogol per 2 anni di seguito. Esito : Semifinalista e Finalista;
– “ Festival Internazionale di Castel Ritaldi “ (Pg) . età di 12 anni : Esito: Primo Assoluto;
– “ Italian Talent Lab “ – età: 10 anni . Esito: Vincitrice Regionale per la Regione Lazio e Seconda Classificata a livello Nazionale;
– “ Una Voce per Micaela “ – Regione Lazio – Età : 10 anni – Esito: Prima Assoluta;
– “ Festival Italia in Musica “: età 12 anni- Emittente: Gold TV . Esito: Prima Classificata;
– “ Festival Internazionale La Chance “ – età 12 anni : Prima Classificata:
– Concorso “ Voci in Musica “- età: 13 anni – Esito: Primo Assoluto;
– Concorso – “ Città di Rieti “ 2016 _ Esito: Prima Classificata;
– “ Vocine Nuove – Castrocaro “ – età 12 anni – Seconda Classificata;
– “ Uno Voice “ – età 12 anni – Esito: Seconda Classificata;
– “ Festival di Roma “ – Età 12 anni – Esito: Prima Classificata;
– “ Festival Show 2016 ” – Età 13 anni – Esito: Seconda Classificata;
– “ Microfono d’Oro “ 2017 – Esito: Premio Speciale e Premio della Critica;
– Concorso “ Il Cantagiro 2017 “ – età 14 anni – Esito: Vincitrice Regionale – Regione Umbria e Terza Classificata alla fase Nazionale;
– “ Una Voce Per Il Sud “ – età 12 anni – Esito: Prima classificata;
– “ Concorso Nazionale Città di Montorio Romano “ 2017- Esito: Prima Assoluta.
– “ La Voce sei Tu “ – Anno 2015 – Esito : Prima Classificata.
– Si è esibita con la famosissima canzone “ La vie en rose “ di Edith Piaff davanti e per l’Ambasciatore Francese in Italia con tutta la Sua Delegazione.
– TRINITY di 5 Livello esclusivamente in canto e lingua inglese superato a pieni voti in INGHILTERRA.

ACCADEMIE FREQUENTATE:
– Accademia Caracciolo
– Accademia di Saint Vincent sopra citata;
– CET di Mogol
Ha studiato Canto Moderno

Attualmente studia canto e pianoforte jazz presso il Liceo Musicale di Rieti frequentando il secondo anno dello Stesso, finora con eccellente profitto come fu per lo scorso anno, ma come anche per quelli precedenti.
Carla è bilingue: parla indistintamente l’Italiano e l’ Inglese, ma parla anche il Francese.
Ama cantare, suonare, recitare, leggere tantissimo, e ama studiare le culture e le lingue orientali: soprattutto il Giapponese ed il Coreano.
Carla è trasversale nel canto: studia e canta Jazz, Pop, Musical, Canto Lirico, Lirico – Pop, Canto Barocco e Gregoriano, Blues, Soul, Gospel, Spiritual e le piace sperimentare nuovi generi.
Canta principalmente in Italiano, Inglese e Francese, Giapponese e Coreano.
E’ stata ospite in tanti Concorsi Canori quali , “ Il Mio Canto Libero”, “ Premio Lucio Battisti – Poggio Bustone “, e in tante manifestazioni benefiche e di volontariato per la raccolte fondi per i Terremotati della Nostra Provincia, per i Malati di Cancro , per i Non Vedenti con Associazioni Importanti quali: “ Lions Club “, Onlus Varie e in particolare con e per la “ Onlus Alcli – Giorgio e Silvia “ per la creazione di una casa accoglienza per i malati e le loro famiglie nel tentativo di agevolarli nelle cure.
Ha partecipato già a diversi Talent Show Televisivi:
1) Ti Lascio Una Canzone 7 ed. 2014 su RaiUno e condotto dalla Clerici nel 2014;
2) Festival Italia in Musica per Gold Tv ne 2014;
3) The Voice Kids of France su France Deux nel 2015;
4) Vincitrice del Concorso parallelo “ Five Sisters “ inserito all’interno del Programma TV “Circus Junior” nel 2017;
5) Partecipante del Programma TV The Coach nel 2017;
6) Protagonista in quanto Una dei 9 Prodigi dell’ omonima trasmissione TV “ PRODIGI 2 “ ed. 2017 in onda su RaiUno in Prima Serata il 18 Novembre 2017.




“L’Abbraccio Materno della Legge”: la poesia del giornalista Fabio Bergamo conquista il Duomo di Ravello

SALERNO – “L’Abbraccio Materno della Legge” una poesia dello scrittore e giornalista Fabio Bergamo è esposta da ieri nella pinacoteca del Duomo di Ravello accanto ad opere del medioevo e del rinascimento. “Ringrazia infinitamente Don Nello Russo e il Direttore del Museo del Duomo Prof. Luigi Buonocore. – ha detto Bergamo dopo aver appreso la notizia – Ravello è meta di turisti e pellegrini provenienti da tutto il mondo. grazie.”




Babbo Natale al Castello di Lunghezza, le parole del direttore artistico Bernardini

Dal 18 novembre al 26 dicembre, Roma diventa la Capitale del Natale! Il Castello di Lunghezza, già famoso per essere la sede de “Il Fantastico Mondo del Fantastico”, si trasforma nel Fantastico Castello di Babbo Natale, aprendo dalle 9 del mattino fino alle 19:00 il sabato, la domenica e i giorni festivi (per tutte le informazioni www.fantasticocastellodibabbonatale.it). A parlarne è il direttore artistico della struttura Riccardo Bernardini.

Gentile Direttore ci dica cos’è il Fantastico Castello di Babbo Natale, come nasce questa idea e come si sta sviluppando?

Il Fantastico Castello di Babbo Natale è la degna sede per il più grande personaggio delle feste; il meraviglioso signore porta regali con il suo smagliante sorriso. Così Roma, capitale d’Italia diventa anche la capitale del Natale! L’idea nasce dalla realtà del Castello di Lunghezza, sede del Fantastico Mondo del Fantastico, dove la fantasia è la realtà. Pertanto sarebbe stato veramente singolare che accanto a tutti i favolosi personaggi che popolano l’immaginario, fosse mancato proprio Lui, con la elle maiuscola. Da noi Babbo Natale è arrivato con tutto il suo mondo fatto di Elfi, folletti, renne e orsi bianchi e tanto altro. Così si sviluppa la favola che fa sgranare gli occhi a grandi e bambini.

Quali sono le grandi attrazioni natalizie del vostro maniero?

Un elenco lunghissimo: la Fata delle Nevi, la Fabbrica dei Giocattoli, il villaggio degli Elfi, le stanze private di Babbo Natale, le sale da pranzo con tanto di maggiordomo, la cosmica camera da letto, lo studio privato con la segretaria Renna, la grande sala del Trono. E ancora il laboratorio degli Elfi pasticceri, la casa del Cioccolato, il Genio di Natale, il regno di Frozen, il Ballo delle Principesse, Babbo Natale salvato dai supereroi, che faccio continuo??

Perché una famiglia dovrebbe trascorrere una giornata all’interno del vostro Castello?

Perché è una bella esperienza, suggestiva ed emozionante, fatta di tanti eventi, immagini e situazioni che il cuore di grandi e piccini spera sempre di avere la fortuna di incontrare e vivere, per di più in uno scenario storico, unico e pieno di servizi pratici che rendono godibili le tante ore di permanenza.

Ormai in città ci sono tantissime attrazioni e molta concorrenza eppure sempre più famiglie decidono di passare una giornata da voi, che sia il Natale o altro festivo nazionale, qual è il vostro segreto?

Ci sono tante attrazioni ormai, c’è molta concorrenza ma certo non viene fatta a noi perché, credetemi, il Fantastico Castello di Babbo Natale è una cosa unica che solo menti visionarie come lo staff del Castello di Lunghezza poteva presentare e produrre. Vivere e vedere per credere.

Grazie e in bocca al lupo per questa stagione natalizia!

Grazie e crepi il lupo!

 




Palermo, Festa dell’Immacolata tra solennità e tradizione

PALERMO – Fin dall’VIII secolo, durante la dominazione bizantina in Sicilia, si sviluppò il culto per la Vergine Maria, grazie all’influsso della spiritualità e della liturgia bizantina, particolarmente pervasa da una intensa e tenera devozione alla Madre di Dio. Come consequenza divenne molto stretto il legame tra la Sicilia e l’Immacolata Concezione. I momenti più salienti della devozione alla Vergine Maria, furono vissuti dalla città di Palermo nel XVII secolo.

Nel 1624 scoppiò la peste, che incominciò a mietere migliaia di vittime; allora il Senato palermitano cercò di porre rimedio alla ferocia del morbo con ogni mezzo, adottando anche strumenti di natura spirituale. Infatti, il Senato, fece ricorso all’intercessione dell’Immacolata e di S. Rosalia, celebrando solennemente e in perpetuo la festa delle due icone religiose.

L’atto di fede compiuto dal Senato indusse il cardinale dell’epoca ad emettere il voto di credere e di difendere, fino all’ultimo spirito di vita, l’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria e di digiunare alla vigilia della festa.

Per questo motivo fu deciso di portare in processione il simulacro dell’Immacolata, dalla Cattedrale alla chiesa di S. Francesco (la chiesa e il convento di San Francesco, fin dall’arrivo dell’ordine religioso dei francescani, divennero un importante centro propulsore della devozione all’Immacolata).  Una volta che la peste fu debellata, il Senato palermitano non dimenticò tutti gli impegni assunti ed ancora oggi, ogni anno, le autorità civili rinnovano il giuramento pronunciato dal cardinale.

Le predette autorità intervengono alle solenni funzioni, ed erogano a favore del convento di S. Francesco una somma di denaro (a ricordo delle 100 onze versate nel 1624, per la celebrazione della festa e per le necessità del culto dell’Immacolata).

Tra il 1724 e il 1727, l’imperatore austriaco Carlo VI, che governava allora la Sicilia, aprì a Palermo la piazza antistante la chiesa di S. Domenico. Al centro della piazza fece erigere la colonna di marmo su cui fu innalzata la grande statua bronzea dell’Immacolata.

Questa  fu l’occasione perchè in città avvenisse il riavvicinamento, dopo tanti secoli di divisioni, tra i Domenicani e i Francescani; in segno della ritrovata unione, si stabilì con un atto pubblico, che i Francescani avrebbero da allora partecipato alla processione della Madonna del Rosario e i Domenicani a quella dell’Immacolata. In quegli stessi anni, sorse a Palermo una nuova confraternita in onore dell’Immacolata; a seguito della donazione al convento di S. Francesco della  statua d’argento dell’Immacolata (1647), che ancora oggi viene portata in processione,  si era imposta la necessità di reperire chi si assumesse l’onere di portarla a spalla durante le processioni.

Per questa ragione fu costituita la Congregazione  denominata “del Porto e Riporto”,  ancora oggi attiva.  Ogni anno, il fedele palermitano si reca in pellegrinaggio nella  chiesa di San Francesco d’Assisi (per tutta la serata del 7 dicembre) per omaggiare il simulacro d’argento esposto come di consueto, ogni anno, fuori dal tempietto in cui rigorosamente viene conservato.

Il giorno della festa, l’8 dicembre, il popolo palermitano si reca numeroso ad assistere alla solenne processione del simulacro argenteo dell’Immacolata. La processione ha inizio con “la’ scinnuta” (discesa), per mezzo di una particolare pedana che annulla il dislivello tra il piano stradale e l’ingresso della Basilica. Portato lungo Corso V. Emanuele e via Roma, il simulacro giunge presso la colonna votiva in piazza San Domenico, ove si assiste all’annuale offerta dei fiori alla Vergine, offerta effettuata dai Vigili del Fuoco.

In tale occasione la piazza si trasforma in un teatro popolare dove puntualmente le sue quinte sono rappresentate da tutti quei devoti che vogliono rendere omaggio alla Vergine medesima. Dopo l’acclamazione popolare il simulacro, scortato dalle autorità civili ed ecclesiastiche, viene portato sino alla Cattedrale.

Successivamente all’apposizione delle firme in un apposito registro da parte delle autorità ecclesiastiche e civili e del superiore della confraternita, i confrati riuniti attorno al fercolo riprendono il viaggio di ritorno verso la basilica, da qui il nome di porto e riporto.

Giunti nella piazza antistante l’ingresso alla basilica, il simulacro si ferma per affrontare l’ultima fatica che è l’entrata, preceduta dalla recita della preghiera mariana per pregevolezza, ossia il Magnificat. Per “l’acchianata” (la salita) si ripetono nuovamente gli stessi movimenti  adottati per l’uscita: pochi secondi, ma terribilmente lenti a scorrere. Quando uno squillo di tromba da il segnale,  il fercolo tenuto issato, viene introdotto, con gran fatica dei portatori, all’interno della basilica. Tutto ciò avviene tra gli applausi dei fedeli.