Capodimonte: al via la mostra Carta Bianca

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Carta Bianca va in scena a Capodimonte: da Sgarbi a Muti, dieci curatori illustri

CARTA BIANCA IMAGINAIRE è il titolo della mostra dal 12 dicembre fino al 17 giugno al Museo e Real Bosco di Capodimonte, da un’idea di Sylvain Bellenger direttore del Museo di Capodimonte e Andrea Viliani direttore del Museo Madre di Napoli insieme alla casa editrice Electa. L’exhibition è stata concepita come una celebrazione del museo contemporaneo, uno spazio e un tempo complesso, polisemico, polifonico dove si organizza la memoria e si narra la storia. l’idea nasce di voler riorganizzare il museo e suo linguaggio, di riaprire le collezioni alla diversità delle esperienze, questa riorganizzazione museale è stata “commissionata” a dieci visitatori ideali – intellettuali, collezionisti, artisti ed imprenditori, ognuno di loro con il loro bagaglio esperienziale, con il loro universo di sapere, interessi, inclinazioni, sensibilità e formazioni, racconteranno le loro scelte di opere e le ragioni.

Sylvain Bellenger ha dichiarato durante la rassegna stampa –“La paternità dell’opera non è solo di chi l’ha realizzata, ma anche di chi la fruisce”, si tratta di una rigenerazione delle opere, riviste da altri punti di vista dove il filo conduttore non è l’epoca, ma il tema del curatore, questa modo di esibire le opere ridà una nuova idea di museo, una nuova concezione. Sono dieci le “sale deputate” nelle quali ogni “curatore” invitato ha avuto “carta bianca” per scegliere da una a dieci opere tra le 47mila delle collezioni di Capodimonte tra cui quadri, sculture e manufatti, con l’unico obbligo di voler argomentare la loro scelta e li senso della sala/mostra, con l’unico obbligo di voler argomentare la loro scelta museale. Il visitatore riceverà dalla mostra la possibilità di leggere le opere con un’altra chiave di lettura, aggiungendo un’altra vita all’opera, un nuovo modo di contemplare e di visitare il museo aggiungendo un’altra storia sia all’opere che a noi stessi.

Se in un museo il filo conduttore è la storia dell’arte con la mostra-manifesto “Carta Bianca Imaginaire la storia dell’arte può essere vista da altre angolazioni, in molti modi diversi in maniera RIGENERATA. Il visitatore di “Carta bianca Imaginaire ha la possibilità di poter fruire la scelta del maestro Riccardo Muti –La crocifissione del Masaccio 1426, fruire la scelta museale del critico d’arte Vittorio Sgarbi in un unico evento senza tempo, e con uno sguardo rivolto al futuro.
Ogni interpretazione dei “curatori” è raccontata in un video intervista, attraverso un’applicazione scaricabile dal cellulare scannerizzando le fotografie dei curatori poste all’ingresso di ogni sala. Infine il visitatore potrà interagire con il Museo e potrà essere “undicesimo curatore” di Carta Bianca, infatti potrà immaginare la propria sala-mostra, fotografando dieci opere della collezione del Museo e Real Bosco di Capodimonte e partecipare al contest #lamiaCartaBianca sui social del museo e la scelta del “curatore” selezionato sarà allestita in una vera sala del museo.
I partecipanti di Carta Bianca Imaginaire sono:
Riccardo Muti, direttore d’orchestra
Vittorio Sgarbi, critico e collezionista d’arte, scrittore, docente
Laura Bossi Régnier, neuologa e storica della scienza
Giuliana Bruno, professore di Visual and Environmenthal studies, Harvard University
Marc Fumaroli, storico e saggista, membro dell’Académie française
Giulio Paolini, Artista,
Paolo Pejrone, architetto e paesaggista
Francesco Vezzoli, artista
Mariella Pandolfi, professore di Antropologia, Université de Montreal
Gianfranco D’Amato, industriale e collezionista

Giuseppina Ercole




Tuscania, arte e poesia: Bruna Regina presenta “Quando il gabbiano oltrepassa il mare”

TUSCANIA (VT) – Dopo il successo di pubblico di Ronciglione dello scorso 11 Marzo, la pittrice e poetessa Bruna Regina presenterà, il giorno 18 dicembre, alle ore 17,00, presso la sede della ACTAS, Associazione Culturale Turismo Arte Spettacolo, in piazza Matteotti 5,6,7,8 a Tuscania (VT), il libro di poesie dal titolo “Quando il gabbiano oltrepassa il mare”.

Insieme al libro saranno in mostra trenta opere della Regina ad acquerello, la maggior parte delle quali già pubblicate nel libro insieme alle poesie. All’evento sarà presente il sindaco di Tuscania, Fabio Bartolomei, l’Assessore alla Cultura Franco Piccioli. Dialogherà con la scrittrice Ennio Staccini. L’attore e musicista Girolamo Mariani leggerà alcune poesie accompagnandosi con la chitarra. Il tema del gabbiano è caro alla scrittrice, originaria di Bari, una città di mare, in cui il mare è un sottofondo costante, nei suoi umori; è il respiro dell’anima e una colonna sonora che scandisce il tempo. Il gabbiano è simbolo di libertà totale: un uccello dalle “Lunghe bianche ali” che non ha limiti nè confini, e neanche l’orizzonte lo può contenere, dato che ogni orizzonte raggiunto propone un nuovo traguardo. Oltrepassare il mare, per Bruna Regina, vuol dire andare ‘oltre’, tendere a traguardi non scritti né canonizzati, in uno slancio che coinvolge l’anima e lo spirito. Di questo sono testimonianza le trenta opere realizzate negli anni, che faranno da corollario alla presentazione, in una cornice di storia e di antica bellezza come solo la città di Tuscania può offrire.

 

Roberto Ragone




Star Wars: Gli ultimi Jedi, sul grande schermo arriva l’ottavo capitolo della saga

Tanto tempo fa, nel 1977, in una galassia lontana lontana… arrivava nelle sale cinematografiche il primo film della saga di Guerre Stellari, “Una nuova speranza”. Oggi a distanza di 40 anni il mito continua vivere grazie a Walt Disney Studios Motion Picture e Lucasfilm che dopo aver portato al cinema, Star Wars episodio VII, “Il Risveglio della Forza” e lo spin off “Rogue One”, hanno appena lanciato sul grande schermo Star Wars episodio VIII “Gli Ultimi Jedi”, secondo capitolo della nuova trilogia di Guerre Stellari. Solitamente le trilogie hanno quasi sempre un punto debole nel secondo episodio, capita molto frequentemente che lasciano con troppi quesiti e troppe vicende aperte o siano del tutto deludenti. Fortunatamente Star Wars: gli Ultimi Jedi non possiede questa fragilità e riesce a stupire sia dal punto di vista degli effetti speciali che della storia: è un blockbuster bello, complesso, con una buona trama e soprattutto, auto conclusivo nonostante lasci bene intendere che ci saranno degli sviluppi per il nono episodio e la già annunciata quarta trilogia. Quando Gli Ultimi Jedi inizia, dopo che la trionfale musica di apertura svanisce e tutte le scritte scorrevoli si sono rimpicciolite fino a sparire, lo spettatore si ritrova nello spazio, come sempre del resto, dove un convoglio di navi del Primo Ordine è arrivato davanti al pianeta in cui l’ultimo avamposto con gli ultimi ribelli è in fuga. Da questo punto di partenza prende vita una trama bella e profonda intorno alla quale orbiteranno le avventure di tutti, sia di Rey, che era appena arrivata dinanzi Luke Skywalker, sia di Kylo Ren, alle prese con i suoi drammi interiori, sia di Poe Dameron, del generale Leila Organa, di Finn e di un nuovo personaggio femminile. Il cuore pulsante dell’avventura è a bordo dell’incrociatore stellare ribelle che vedrà l’equipaggio della resistenza tentare di sfuggire dalla morsa degli antagonisti. Da questa location quindi vanno e vengono tutti i personaggi, e il progressivo avvicinarsi della minaccia è scandito dal conto alla rovescia che dà gran ritmo ad una storia capace di chiudere molte delle porte aperte da episodio VII ma anche di aprirne tante altre come è giusto che sia per un capitolo “di mezzo” di una trilogia. Venendo ai protagonisti, c’è una crescita esponenziale in tutti, buoni neutrali e cattivi. Durante il film nascerà, sempre nel filone dei grandi dualismi, a cavallo tra odio e amore, tra comprensione e avversione, un rapporto imprevedibile e speciale tra Kylo Ren e Rey. E nonostante sembri dal principio anche questo un cliché, ci saranno parecchie sorprese difficili da prevedere. I due personaggi principali, che rappresentano il lato chiaro e il lato oscuro della forza, maturano, crescono e si scambiano in continuazione emozioni e battute grazie a un legame mistico e per ora ancora senza spiegazione.

Daisy Ridley nel ruolo di Rey era già stata convincente nella prima interpretazione e ora è fantastica. Adam Driver, nei panni di Kylo Ren invece è cresciuto molto, il suo personaggio prende finalmente forma mostrando dei nuovi lati di se e mostrando tutto quello che non si era visto in Episodio VII. Finn, che sembrava il coprotagonista dell’episodio precedente, non dona quel peso che tutti si aspetterebbero. Ovviamente non è colpa dell’interpretazione di John Boyega, che recita il suo ruolo in maniera sempre molto credibile, ma proprio di un personaggio che ancora non si sa bene che ruolo abbia all’interno del tutto. Un plauso invece va a Oscar Isaac che recita un Poe Dameron veramente incredibile. È un mix di passione, esuberanza e coraggio incredibili per un personaggio che non ha poteri speciali, ma riesce sempre ad essere epico e furioso come un vero eroe dei ribelli. Dameron è assistito anche stavolta da una fortuna sfacciata che gli permette di passare sempre indenne tra i colpi dei nemici che abbattono qualsiasi veicolo sia nel mirino tranne il suo. Carrie Fisher, deceduta un anno fa proprio a fine dicembre, è ricordata con affetto nei titoli di coda. L’interpretazione non lascia il segno, ma il personaggio di Leila Organa è tanto pregno di storia e significato da continuare a consacrare Carrie in questa saga immortale. Gli Ultimi Jedi coglie di sorpresa sia per come risolve alcune singole scene, i piccoli o grandi conflitti o i combattimenti, sia per le svolte che fa prendere a tutta la storia. Al di là di tutto, la forza dell’universo di Guerre Stellari si conferma essere quella di aver creato una mitologia i cui caratteri sono così cari al pubblico che ogni cosa accada in quel mondo, ogni svolta, mistero, possibile cambiamento o rivelazione improvvisa, generi grandissimo interesse. Questo è il segreto di Gli Ultimi Jedi, e la regia di Rian Johnson ne abusa in maniera intelligente. Finito il film, dopo ben 152 minuti di emozioni, una valanga di colpi di scena e qualche risata, è infatti decisamente più chiaro comprendere quale sia l’argomento e l’arco di questa terza trilogia, ma soprattutto la direzione che Disney ha intenzione di far prendere alla saga intera.

Tirando le somme, Star Wars: gli Ultimi Jedi è un film da vedere e rivedere, comprendere, capire e amare. La pellicola ovviamente è un tripudio di effetti speciali, colpi di scena più o meno prevedibili e grandi trovate, a nostro parere salvo per un paio di scelte anche i puristi della saga resteranno soddisfatti. Episodio 8 è soprattutto una serie di tributi velati ed espliciti alla primissima trilogia che faranno la gioia dei fan più anziani, aiutandoli a ingoiare il boccone amaro delle nuove generazioni di eroi che inevitabilmente prenderanno il posto da protagonista nell’universo di Guerre Stellari. Disney e Lucasfilm hanno fatto davvero un buon lavoro mettendo su un film diretto a diverse fasce di età, con l’evidente obiettivo di creare eroi ed eroine per le nuove generazioni, ovviamente per vendere merchandising fra vestiario, gadget, giocattoli, videogames e molto altro ancora, ma anche per far sognare e rinnovare il mito che le parole Star Wars rappresentano.

 

Francesco Pellegrino Lise




Palermo, tutti pazzi per l’Arancina Day: tra gusto, fantasia e devozione a Santa Lucia

PALERMO – Da sempre città di tradizioni e folklore, Palermo quest’anno si prepara a festeggiare il 13 Dicembre ricordando con devozione Santa Lucia che puntuale, ad appena una settimana dalla festa dell’Immacolata, si manifesta nel suo splendore e nella sua tradizione storica e culturale.

La storia ricorda che Santa Lucia nacque a Siracusa nel 283 dopo Cristo da famiglia agiata e, perso il padre quando era ancora una bambina, Lucia fu promessa sposa ad un pagano ma decise di recarsi a Catania al sepolcro di S. Agata in pellegrinaggio per pregare alla guarigione della madre colpita da una grave malattia. Nella sua preghiera ella promise di dedicare tutta la vita a Dio, di non sposarsi e di donare ai poveri tutto quello che possedeva. Il pagano pretendente non accolse la promessa di Lucia e la denunciò quale cristiana in un periodo in cui l’imperatore Diocleziano condannava il cristianesimo con torture e persecuzioni d’ogni genere. Nell’anno 304, dopo processo e torture, Lucia venne decapitata ma divenne presto venerata come santa protettrice degli occhi dal suo nome che vuol dire “promessa di luce”.

Leggenda vuole che un giovane innamorato della santa volle in regali i suoi occhi bellissimi e Lucia glieli diede e le ricrebbero più belli di prima. Proprio per questo Santa Lucia è la protettrice della vista e protettrice della città di Siracusa ma ha un posto speciale nel cuore dei palermitani che al 13 dicembre, per osservanza, non mangiano pane e pasta in ricordo di un miracolo attribuito alla Santa. All’origine di questa vicinanza e di questa devozione la storia ci ricorda che l’anno 1646 per i palermitani fu un anno di tremenda carestia, sofferenze e fame.

Un bastimento carico di grano giunse al porto di sorpresa e la gente che per mesi aveva patito fame non ebbe la pazienza di attendere di macinare il grano e lo bollì aggiungendo solo poco olio saziandosi frettolosamente. Questo procedimento dette luogo alla creazione della “Cuccìa”; ed è cosi che per tradizione in quel giorno i palermitani si astengono dal mangiare pane e pasta ma non per una questione di penitenza ma per una precisa tradizione volta all’utilizzo esclusivo di questi ingredienti usati anche per risotti e timballi vari che diedero vita alle famosissime “Arancine” divenute un vero vanto e gioia assoluta per il palato per quel giorno.

L’arancina sembra sia nata da un antica modalità araba di mangiare il riso e si narra che il timballo stesso sia stato inventato da un emiro. L’idea di appallottolare pugni di riso con lo zafferano per poi condirlo con erbe e carne divenne presto cibo prelibato alla corte di Federico II nel 13° , dove si pensò di panarlo e friggerlo per renderlo compatto, croccante per infonderne una sorta di versione “gourmet” che piacque molto e che ad oggi lo configura come un cibo prediletto e amatissimo dai siciliani. Le arancine classiche erano condite con carne o burro ma con il passare degli anni, chef ed appassionati crearono delle varianti coraggiose e magari azzardate inserendo altri gusti come i frutti di mare, caviale di lumaca, pesce spada, verdure, spinaci fino ad approdare a gusti dolci come il cioccolato. Meta assoluta dei palati anche dei turisti, le arancine sono diventate un vero investimento commerciale e una sfida culinaria presa sul serio praticamente da tutti i bar e pasticcerie che al 13 dicembre sfoggiano orgogliosi accanto alle classiche carne o burro anche la propria versione di arancina quasi come fosse una sfida da contrade del Palio di Siena.

Un evento sacro e culinario in un giorno che la tradizione popolare designa quale giorno più corto dell’anno con meno luce difatti nei giorni tra il 7 e il 15 dicembre il sole tramonta poco prima dell 16:30.

Paolino Canzoneri




Lutto nel mondo della musica, morto Lando Fiorini: oggi l’ultimo saluto in Campidoglio

ROMA – Lutto nel mondo della musica: morto Lando Fiorini il popolare cantante e attore romano. Fiorini avrebbe compiuto 80 anni a gennaio, era malato da tempo.

La camera ardente sarà allestita oggi in Campidoglio dalle 15 alle 20 per l’ultimo saluto al celebre cantante romano, morto ieri all’età di 79 anni, dopo una lunga malattia. I funerali si svolgeranno domani alle 11, in una chiesa del suo amato quartiere di Trastevere. Il luogo della cerimonia funebre non è ancora stato deciso, ma la famiglia – si apprende – vorrebbe celebrarli nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere.

Sposato dal 1964 con Anna Ghezzi, lascia due figli, Francesco (che da tempo ha preso le redini del locale Puff, fondato a Roma dal padre) e Carola. Romano verace, nato nel quartiere di Trastevere nel 1938 da una famiglia numerosa, Lando Fiorini, all’anagrafe Leopoldo, raccontava senza remore di una infanzia difficile vissuta nell’Italia povera del secondo dopoguerra.

Poco più che ragazzino era stato affidato dai genitori ad una famiglia di Modena, con la quale ha vissuto per qualche anno. Tornato a Roma, prestissimo orfano di madre, che morì quando lui aveva solo 14 anni, fece tanti diversi lavori. La passione e il talento per il canto li scoprì quando lavorava ai Mercati Generali, alla fine degli anni Cinquanta.

All’inizio degli anni Sessanta l’esordio fortunato al Cantagiro, nel 1962 si apre per lui il palcoscenico del Sistina, tempio del musical, dove gli affidano il ruolo del Serenante nella prima edizione del Rugantino di Garinei e Giovannini, che rimarrà sempre un suo cavallo di battaglia. Da lì il successo, fatto di tanta radio e tanta tv con spettacoli e anche sigle per programmi (indimenticabile Cento Campane sigla dello sceneggiato Il segno del comando).

Poco più che ragazzino era stato affidato dai genitori ad una famiglia di Modena, con la quale ha vissuto per qualche anno. Tornato a Roma, prestissimo orfano di madre, che morì quando lui aveva solo 14 anni, fece tanti diversi lavori. La passione e il talento per il canto li scoprì quando lavorava ai Mercati Generali, alla fine degli anni Cinquanta.

All’inizio degli anni Sessanta l’esordio fortunato al Cantagiro, nel 1962 si apre per lui il palcoscenico del Sistina, tempio del musical, dove gli affidano il ruolo del Serenante nella prima edizione del Rugantino di Garinei e Giovannini, che rimarrà sempre un suo cavallo di battaglia. Da lì il successo, fatto di tanta radio e tanta tv con spettacoli e anche sigle per programmi (indimenticabile Cento Campane sigla dello sceneggiato Il segno del comando).




Roma, fattoria di Babbo Natale: Rudolph e Ballerina percorrono 3mila km per la gioia di grandi e piccini

ROMA – Questo scorcio di fine anno 2017 è stato contrassegnato a Roma, come in altre parti del mondo, da alcuni eventi celebrativi del centenario dell’indipendenza della Finlandia. Dopo la suggestiva illuminazione del Colosseo con i colori della bandiera nazionale finnica, azzurro e bianco, accompagnata da una serie di canti patriottici intonati da un coro finlandese, è stata la volta di un affollato ricevimento nella residenza dell’ambasciatore di Finlandia in Italia, Janne Taalas, impreziosito, oltre che dalle rare leccornie gastronomiche del paese nordico preparate dal celebrato chef Kimmo Kettunen, anche dalle note degli inni nazionali finnico ed italiano eseguite dal giovane tenore Eero Lasorla, finlandese e con studi presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Un tocco esotico a questa celebrazione era dato anche dalla presenza di una esponente del popolo Sámi (lappone) a Roma, Annikki Sarre, con l’originale e colorato abito della provincia di Inari, da cui proviene.

Un altro tocco lappone era dato dalla presenza, alquanto rara ed unica, a Roma in questi giorni, di due renne ospitate nella fattoria di Babbo Natale allestita, per la gioia di grandi e bambini, presso le Officine Farneto. Rudolph e Ballerina, i nomi dei due un po’spaesati e timidi rappresentanti della famiglia dei cervidi, hanno percorso non meno di 3000 km. dalla Lapponia verso la Capitale per allietare i tanti bambini e famiglie accorsi a conoscerli. Il 5 dicembre Il cappellano Antti Kruus ha celebrato messe luterane in finlandese presso la chiesa di Santa Dorotea, in Trastevere, con musiche d’organo eseguite da Ismo Savimäki. Il 7 dicembre, ha poi avuto luogo un seminario celebrativo nell’ambito del programma Suomi 100 / Suomi 2000, sul tema “Le relazioni culturali tra Italia e Finlandia”, presso l’Istituto Finlandese a Villa Lante sul Gianicolo con interventi di: Arja Karivieri (Direttore, Institutum Romanum Finlandiae): Introduzione; Akseli Gallen-Kallela, C.G.E. Mannerheim e l’immagine dell’Indipendenza; Massimo Longo Adorno (Università di Kiel): Storia contemporanea finlandese e rapporti fra Italia e Finlandia; Paula Loikala (Università di Bologna): Il Kalevala nella cultura e letteratura della Finlandia Simo Örmä (Institutum Romanum Finlandiae): Eino Leino e Joel Lehtonen: due scrittori fra Finlandia e Italia; Luciano Cupelloni (Sapienza – Università di Roma): Alvar Aalto e la contemporaneità dell’architettura finlandese; Maria Stella Bottai (critico d’arte): 100 anni di arte finlandese.

 

Sempre Villa Lante ospita, il 12 dicembre, la presentazione e inaugurazione della mostra ViterboSensazioni del Medioevo, a cura di Liisa Kanerva, Kaisu Koivisto e Anu Koponen. La mostra rimane aperta fino al 29 dicembre, orario feriale 9-13.

Gianfranco Nitti

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Precari storici dei Conservatori di musica: dal MIUR la promessa di un emendamento per l’immissione in ruolo

Si è svolta mercoledì, 6 dicembre, la manifestazione dei precari AFAM dei Conservatori italiani, davanti alla sede del MIUR, in viale Trastevere. Alle 14,00 buone parte degli 800 precari storici, che vanamente avevano finora protestato con ogni mezzo per smuovere una situazione che si trascinava da circa vent’anni, si sono ritrovati sotto l’edificio di viale Trastevere che ospita gli uffici del MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per rendere tangibile – e udibile – l’espressione del loro disagio. Malpagati, insicuri del loro destino professionale, i musicisti e docenti di Conservatorio ancora in stato di precarietà, il cui futuro appartiene ad incarichi assegnati anno per anno, senza certezza di impiego, non certi, anzi, certi di un trattamento pensionistico che risentirà fatalmente di questi incarichi a tempo determinato, si sono ritrovati per fare udire civilmente la loro voce.

 Inutilmente allertate le Forze dell’ordine, in tenuta antisommossa, con cui, anzi, i docenti in piazza hanno fraternizzato

Questa vicenda nessun giornale ‘quelli definiti importanti’ l’ha voluta prendere in carico sulle proprie pagine, tranne qualche quotidiano locale – ma non quelli che hanno una voce a livello nazionale – forse perché non redditizia sotto il profilo vendite: dopo tutto, a chi interessa se i Conservatori italiani vengono chiusi o meno? I cantanti e i cantautori che fanno soldi negli stadi hanno imparato qualche nota strimpellando da soli su di una chitarra, tranne rare eccezioni, e per suonare, pensano alcuni, non servono grandi istituti in cui si insegna musica, e che magari costano allo Stato e quindi a noi. Dove poi si insegna una musica noiosa e polverosa, che fa sbadigliare. Ma certa gente sbadiglia anche solo all’udire la parola ‘cultura’; specialmente oggi che la scuola è in mano a chi probabilmente dovrebbe fare altro, vedasi la renziana Buona Scuola, uno dei più grandi fallimenti della politica di questo governo, unitamente al Jobs Act (perchè non chiamarlo ‘Legge sul lavoro’ o ‘Nuova legge del lavoro?) Il sospetto è che si vogliano confondere le menti, “Epater le bourgeois”, per dirla con i Francesi.

 

E allora cosa fare per cercare di rimanere in Italia, dove ci sono la nostra storia, i nostri affetti, le nostre case – per chi se la può permettere?

Cosa fare per evitare di andare a suonare e ad insegnare all’estero, dove i nostri musicisti sono accolti a braccia aperte? Una speranza era sorta di recente, quando il senatore Amidei aveva presentato un sintetico emendamento alla legge di bilancio, con cui la situazione si sarebbe sanata, molto semplicemente.

Ma, stranamente, questo emendamento spariva ogni volta in Commissione, proprio al momento della votazione.

Su queste ‘sparizioni’ abbiamo raccolto molte e diverse ipotesi, rivelatesi poi tutte errate. In realtà, l’emendamento spariva per ordine del PD, partito al governo, secondo quanto ci ha riferito l’avvocato De Michele, autorevole giurista e giuslavorista. Pare infatti, secondo l’avvocato, che proprio il partito di Renzi non volesse regolarizzare gli 800 precari, nonostante l’irrisoria cifra necessaria, circa quattro mln di euro, uno per il 2018 e tre per l’anno successivo, pare per una specie di ripicca nei loro confronti. Ma soprattutto, opiniamo noi, perché numericamente gli 800 precari non sono interessanti sotto il profilo ‘serbatoio-di-voti’. In Italia per farsi ascoltare bisogna alzare la voce, e questo hanno fatto ieri i docenti radunati sotto il palazzo del MIUR, e non era la prima volta.

La buona notizia, salvo perdita di faccia, è che una delegazione è stata ricevuta dal Direttore del Dipartimento per l’Università l’AFAM e la Ricerca del MIUR, Marco Mancini, che ha loro promesso la proposta di un emendamento del governo, quindi senza scadenza temporale, che riguardi la immissione in ruolo progressiva dei precari storici. Quindi tutto risolto? Si vedrà, noi ci auguriamo che quanto promesso si realizzi in breve tempo, il più breve possibile, – pare entro il 23 di questo mese, salvo smentita – dato che dietro l’angolo c’è un cambio di governo. Alla manifestazione era presente anche il senatore Bartolomeo Amidei, che con la sua presenza ha confermato il patrocinio morale ai musicisti. Presenti anche la senatrice Enza Blundo e l’onorevole Giuseppe Brescia, ambedue dl M5S, che hanno espresso la loro vicinanza ai precari AFAM.

 

Roberto Ragone




Precari storici conservatori italiani: torna la protesta per una situazione che si trascina da 20 anni

Si è svolta mercoledì, 6 dicembre, la manifestazione dei precari AFAM dei Conservatori italiani, davanti alla sede del MIUR, in viale Trastevere. Alle 14,00 buone parte degli 800 precari storici, che vanamente avevano finora protestato con ogni mezzo per smuovere una situazione che si trascinava da circa vent’anni, si sono ritrovati sotto l’edificio di viale Trastevere che ospita gli uffici del MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per rendere tangibile – e udibile – l’espressione del loro disagio.

 

Roberto Ragone

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Tricentenario nascita Maria Teresa d’Austria: Un Natale a Vienna sulle tracce dell’imperatrice

Questo ultimo scorcio del 2017 consente ancora a chi si rechi in Austria od a Vienna, a trascorrevi il periodo natalizio, di percorrere degli itinerari che testimoniano il tempo e le opere dell’imperatrice Maria Teresa, di cui proprio il 2017 ha registrato festeggiamenti ed eventi collegati al tricentenario della nascita (1717-1780). L’imperatrice mai incoronata degli Asburgo fu una delle sovrane più importanti nella storia europea. Qui di seguito un itinerario proposto nella capitale Vienna sulle sue tracce.

Monumento a Maria Teresa

Maria-Theresien-Platz, 1010 Vienna – Lungo la Ringstrasse di Vienna si succedono i monumenti di grandi personaggi storici, dai signori della guerra ai principi dei poeti. Il più imponente è certamente quello dedicato a Maria Teresa sull’omonima piazza situata tra Kunsthistorisches Museum e Naturhistorisches Museum. La statua è alta 19 metri, copre una superficie di 632 m² e raffigura Maria Teresa seduta su un trono. La circondano figure allegoriche di virtù come Forza, Saggezza e Giustizia, statue a cavallo dei condottieri della sua epoca e ritratti dei suoi consulenti e di altri personaggi importanti tra cui Mozart e Haydn.

Appartamento di Maria Teresa

Hofburg, Leopoldinischer Trakt, 1010 Vienna. – Il Leopoldinischer Trakt (ala leopoldina) è quella sezione della Hofburg che collega la Amalienburg con lo Schweizertrakt (ala svizzera). Questa parte fu fatta erigere dall’imperatore Leopoldo I intorno al 1660 e poi ristrutturata e ampliata più volte. L’allestimento interno fu realizzato intorno al 1750 all’epoca di Maria Teresa, che alloggiava qui. Dal 1947 nel Leopoldinischer Trakt si trovano la sede ufficiale del Presidente della Repubblica austriaca e la Cancelleria presidenziale.

Reggia di Schönbrunn

Schönbrunner Schlossstrasse, 1130 Vienna, www.schoenbrunn.at – La Reggia di Schönbrunn rappresenta la maggiore costruzione realizzata da Maria Teresa. Fu lei, infatti, a commissionare un radicale ampliamento e ristrutturazione di questo complesso di reggia e parco realizzato a partire dal 1696, dopo l’assedio dei Turchi.

Museo delle Carrozze imperiali, Vienna

Schönbrunner Schlossstrasse, 1130 Vienna, www.kaiserliche-wagenburg.at – Nel Museo delle Carrozze imperiali situato accanto alla Reggia di Schönbrunn sono esposti i più sontuosi calessi della casa imperiale austriaca, nonché di altre note famiglie dell’aristocrazia. Una mostra è in corso fino al 21 gennaio 2018.
http://www.mariatheresia2017.at/en/themes-locations/imperial-carriage-museum-vienna/

Hofmobiliendepot. Museo del Mobile Vienna

Andreasgasse 7, 1070 Vienna, www.hofmobiliendepot.at – In quello che un tempo era il deposito dei mobili di corte, fondato nel 1747 da Maria Teresa, avveniva la gestione, la manutenzione e quando necessario la distribuzione dei mobili degli Asburgo alle diverse residenze imperiali. Oggi qui è situato un museo unico nel suo genere, che presenta la cultura imperiale dell’abitare e che nella sala dedicata a Maria Teresa al primo piano espone anche la scrivania utilizzata dalla sovrana. A realizzare questo regalo dell’arciduca Ferdinando Carlo (1754-1806), governatore di Milano, a sua madre fu Giuseppe Maggiolini

Archivio di Famiglia, di Corte e di Stato

Minoritenplatz 1, 1010 Wien, www.oesta.gv.at – L’Archivio di Famiglia, di Corte e di Stato fu fondato nel 1749 da Maria Teresa (1740–1780) per fungere da archivio centrale degli Asburgo. Con la creazione di un deposito ordinato dei documenti, in cui venivano custoditi a Vienna i documenti della casata e di Stato che fino ad allora si trovavano sparsi in diverse sedi, si voleva garantire che i titoli giuridici e i titoli di sovranità della dinastia fossero rapidamente disponibili in caso di necessità. Il pezzo forte delle raccolte dell’archivio è certamente la raccolta di documenti di diversa provenienza.

Accademia teresiana

Favoritenstrasse 15, 1040 Vienna, www.theresianum.ac.at -Nel 1746 Maria Teresa fece trasformare la “Favorita”, la residenza estiva del padre, l’imperatore Carlo VI, in un’accademia per alti funzionari e diplomatici. Ancora oggi il cosiddetto Theresianum è considerato uno dei migliori istituti scolastici in Austria e ospita, oltre al liceo, anche una scuola materna, una scuola elementare e un’accademia diplomatica.

Cripta dei Cappuccini

Tegetthoffstrasse 2, 1010 Vienna, www.kaisergruft.at -La Cripta dei Cappuccini, nota anche come Cripta degli Imperatori, si trova in piazza Neuer Markt, nelle vicinanze della Hofburg, ed è dal 1617 il luogo di sepoltura della famiglia asburgica. Maria Teresa fu qui sepolta insieme al consorte, l’imperatore Francesco I Stefano di Lorena, in un magnifico doppio sarcofago del tardo Barocco.

http://www.mariatheresia2017.at/en/

 

Gianfranco Nitti

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Cantagiro, i nuovi talenti della musica italiana: Laura Aramu

Il Cantagiro è un vivaio di fiori meravigliosi che inonda il mercato con tutti i suoi innumerevoli colori. Nell’ultima edizione 2017, ne è sbocciato uno nuovo nella sezione junior, che certamente, come tutti gli altri, se deciderà di intraprendere la carriera artistica, ne sentiremo parlare in un prossimo futuro. Laura Aramu, ragazzina di dodici anni, come ho sempre detto in passato, il suo puzzle lo ha costruito bene, premessa indispensabile per il bagaglio di un vera artista completa. Bella, con un sorriso che attira come una calamita, con una mimica disinvolta ed appropriata, esplica la sua armoniosa e intonatissima voce, come meglio non si potrebbe. Nonostante la sua giovane età, si esibisce nelle sue performance, con una naturalezza ed una padronanza da far invidia a qualsiasi artista maturo, catturando l’attenzione del pubblico che ne decreterà il sicuro successo.

 

Presentando alla manifestazione del Cantagiro un brano inedito, ha accettato il rischio di confrontarsi con altri junior altrettanto bravi ma con delle cover già insite nell’orecchio di chi l’ascolta. Questo rischio, grazie alla validità del brano, scritto dagli autori Ivan Meli, Mauro Nacci e Gianna Melis, è stato un rischio vincente, che le ha consentito di imporsi su coetanei altrettanto bravi, che sicuramente trarranno profitto da questa esperienza. La simpatia, aggiunge qualcosa in più, oltre la bravura e la bellezza della voce, mettendo in risalto ancor più quella timbrica che spesso sembra molto più matura della sua età. Ben seguita da splendidi genitori, garanzia di serietà, a cui lo staff del Cantagiro tiene molto, Laura studia oltre il canto, anche il pianoforte, e questo le consentirà di migliorare molto artisticamente nella fase della sua adolescenza. La passione e la consapevolezza dell’importanza dello studio e del sacrificio, la potranno condurre a raggiungere quelle mete ambite. Dovrà rimanere semplice, umile, avere quell’ambizione positiva dentro di se, ma non la bramosia e l’ossessione del successo, che dovrà e potrà arrivare in modo naturale, ma che potrebbe infliggerle delle ferite attraverso cocenti delusioni. Il direttivo del Cantagiro, seguirà il suo nuovo fiore come consuetudine, mettendosi a disposizione dell’intero vivaio, e, aspettando Laura ancora più brava nella prossima edizione 2018, con l’augurio più caro di una vita sana, felice e colma di soddisfazioni.

Laura inizia a cantare da piccolissima, ama anche la musica classica e crea dei balletti. Frequenta lezioni di danza classica, per poco più di due anni… ma non è la sua vera passione. A 5 anni e mezzo, entra nell’ oratorio della parrocchia di appartenenza, dove oltre il catechismo, svolgono anche attivita’ teatrali. Notano subito che è particolarmente portata per la recitazione e il canto. Le educatrici dell’ oratorio consigliano di iscriverla a una scuola di canto . Così a sei anni inizia a studiare prima la chitarra e poi canto. A circa 10 anni fa il primo concorso…Sarule’s got talent …giungendo in finale. Nel primo concorso nazionale in Sardegna ” Punto in alto” con giuria presieduta da Mogol, arriva in finale vincendo nella categoria Junior. Nel talent “ tra sogno e realta’ “ andato in onda su La 5, partecipa alle finali nazionali. Al Festival degli autori a Sanremo, canta il suo primo inedito” Io gioco a far sul serio” scritto da Croce e Moffa e arrangiato da Virgilio Atzori.
Inizia a studiare oltre il canto anche il pianoforte.

Partecipa a Sanremo junior arrivando tra i primi 5 con menzione speciale. Continuando a studiare, canta, esibendosi in vari eventi importanti e nelle piazze.
Inizia lezioni di dizione ed interpretazione, tenute da Max Sabetta per l’ Associazione Futura Arte e Spettacolo.
Partecipa a “ Sbaragliando Show “, vincendo il primo posto che la porta direttamente in semifinale nazionale al Cantagiro con il brano inedito ” Tu ci sei”, brano dedicato al papa’, scritto da Gianna Melis, Ivan Meli e Mauro Nacci, con arrangiamenti di Meli, Nacci e Savarese, cori di Max Sabetta.
Vince il Cantagiro nella categoria Junior.
Durante il tour del Cantagiro, vincitrice regionale, Laura partecipa e vince in altri due concorsi canori: Il festival internazionale della citta’ di Uta, ” Premio Maria Giovanna Mallei” e il festival della citta’ di Elmas.
Dal Festival internazionale citta’ di Uta ha la possibilita’ di partecipare al Festival internazionale di Bucarest in Romania ,” l’ Euro Pop Music Vision “ dove arriva prima nella sua categoria, con il brano ” Tu ci sei” premiato anche come miglior testo.
Continua a studiare ed a partecipare a “ Sbaragliando Show “come ospite, che le permette di mettersi in gioco e sperimentare le sue capacità non solo canore ma anche teatrali e interpretative.
Attualmente frequenta la terza media con ottimo profitto e si impegna nel sociale.

 

Mario Vito Torosantucci

 

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