Moda: ecco quali sono le fantasie di tendenza di quest’anno

Sono di moda i brand Low Coast in linee morbida, ma il tutto dev’essere rigorosamente in tessutobsostenibile per il look urbano della primavera-estate 2018. Tra le case Low Coast che hanno lanciato sul mercato capi in materiale sostenibile è H&M indossati dalla Top model famosissima negli anni novanta Christy Turlington per la campagna pubblicitaria, la nota marca ha creato capi in tessuto riciclato con L’Econyl ottenuto dagli scarti del nylon e le reti da pesca. Le nuove tendenze si pongono l’obbiettivo di ridare nuova vita ai materiali già usati, ed infatti noti brand, già da tempo hanno creato abiti in materiale sostenibile, ad esempio con il riciclo della lana dei giubbotti da neve, il materiale riutilizzato è usato per giacche e pantaloni da uomo e da donna con il risultato che non hanno bisogno di essere stirati.

Altro tessuto sostenibile è la lana riciclata che si chiama il Lyocell, tessuto ricavato da fibre di alberi di eucalipto o bambù. Un altro modo per rispettare l’ambiente alcuni brand è stato di usare tinture ecosostenibili, ossia usando il 20% di acqua in meno nel procedimento, oppure riciclare abiti usati e di riutilizzare le fibre, complici a questo modo di vestire sia con abiti low coast e sostenibile sono anche le attrici, ma anche kate Mittleton moglie del principe William ha indossato sia Low Coast che con tessuti sostenibili.

Le fantasie che vanno di moda sono ancora i fiori, ricordano tanto l’Oriente, sia su tinta unita, ma anche in netto contrasto, fiori dai colori accesi stampati su tinta di colore nero, ma vanno molto di moda anche i fiori ricamati dal sapore un po’ retrò, oppure fiori a tre dimensioni cuciti su abiti monocromi lunghi e taglio in vita con bustier e coppe trasparenti, di tessuto leggero che ricordano i personaggi dei dipinti di Botticelli.

La moda di quest’anno vuole evidenziare la vivacità e alla spiritualità del mondo femminile, complice è anche il colore trandy di quest’anno, ossia l’Ultra violet, già usato dai personaggi televisivi come Cristina Parodi. E’ricordato come il colore della quaresima ed è il Pantone 18-3838, da usare insieme agli accessori con profili in pvc trasparente, ad esempio come le scarpe a punta che ricordano le “Poulaine” medievali o anche da usare in total look come ha fatto Rhianna, ma sarà anche il colore più usato per i nostri arredi nelle nostre case.

Resiste anche in primavera la manica con i polsi a campana, i colli alla coreana arricchito da ricami etnici e con tinte forti, va di moda ancora per la primavera il tessuto Principe di Galles per tailleur in stile “power- dressing” , ossia le giacche con spalline. Il ritorno delle spalline è fare un salto all’indietro negli anni ottanta e inizio novanta quando divennero insostituibili, il successo fu anche per merito del film cult “Una donna in carriera” con Melany Griffith ed Harrison Ford, segnò un’epoca e rese globale lo stile, in quegli anni vi era l’affermazione della donna nei posti di lavoro destinati a soli uomini. L’adozione del “ Power-dress” in linea morbida è trandy, ma chi adotta questo stile è lontana dall’ideologia di quegli anni, infatti compie un atto di stile, ben lontano dagli anni del consumismo quando le serie televisive come “Dallas” e “Dinasty” lanciarono modelli di donna forte e in carriera.

Michelle Hunzicker per la kermesse del “Festival di Sanremo” ha indossato un abito alla prima sera di colore nero di Armani Privè, con le spalline e manica arricciata al giro. Le giacche a spalle esageratamente quadrate e larghe andarono di moda dopo il 1940, nel 1941 in Inghilterra la Camera di Commercio elaborò un regolamento per i “capi di vestiario necessari” dal nome “Utility-clothes” sempre con spalle larghe che nonostante la minaccia della guerra emerse una donna libera come testimoniano le foto d’epoca. Coco Chanel nel 1945 introdusse la famosa giacca “Chanel” la cui forma con spalle evidenziate, la stilista s’ispirò ad un modello maschile dei lavoratori, anche Yves Saint Laurent vestì la donne con un taglio decisamente “forte” con smoking maschile.

Giuseppina Ercole




Tivoli: grande successo per “In ricordo di Armando Albanesi”. Tante le personalità

TIVOLI – Grande successo per lo spettacolo teatrale “In ricordo di Armando Albanesi” (GUARDA LE FOTO), un grande uomo dalla incomparabile generosità. Condotto dall’attrice e cantante Roberta Albanesi, si è concluso lo spettacolo, organizzato al Teatro Giuseppetti di Tivoli, per ricordare, Armando Albanesi, un grande uomo dalla incomparabile generosità.

Ha continuato ad aiutare ed incoraggiare gli altri, combattendo con coraggio contro la malattia che lo aveva colpito circa due anni fa, mantenendo con tutti il suo immancabile humor ed il suo ottimismo. La serata di beneficenza, denominata “In ricordo di Armando Albanesi” è stata organizzata e coordinata da Virginia Giusti Albanesi, per consentire di continuare a fare del bene affinché neanche la morte interrompa quella generosità del marito soprattutto per la Mensa di Celestino de L’Aquila ed il villaggio Don Bosco di Tivoli.

L’incasso dello spettacolo, infatti sarà devoluto alle due opere sociali alle quali Armando Albanesi era legato da anni. Per una serata all’insegna del buonumore, con il direttore del Palco Matteo Kranner e la conduttrice Roberta Beba Albanesi, si sono alternati gli artisti Antonello Liegi, Franco Tamburini, Roberto Ranelli, Franco Fasano, Pablo e Pedro, Toni Fornari, I figli unici, Nduccio, Andrea Perroni, Lallo Circosta, Riccardo Graziosi, Lallo e e Fusi orari e Marco Capretti.

Tra gli ospiti, oltre a Padre Quirino Salomone della Mensa di Celestino della città di L’Aquila e Don Benedetto Serafini del Villaggio Don Bosco di Tivoli, erano presenti il sindaco di Tivoli Giuseppe Proietti, alcuni Magistrati del Tribunale di Tivoli e rappresentanti dei Carabinieri e della altre Forze di Polizia

E’ intervenuto anche il prefetto Francesco Tagliente, Questore di Roma fino al 2012, legato ad Armando Albanesi da una solida amicizia e che a margine dello spettacolo lo ha definito “un grande uomo dalla incomparabile generosità” ricordandolo anche per quello che è riuscito a fare per gli uomini della Questura di Roma.

Lo ha ricordato impegnato in prima persona, nella organizzazione di tanti eventi di beneficenza e di volontariato sociale istituzionale come la cerimonia conviviale per lo scambio degli auguri con le famiglie dei poliziotti e delle vittime del dovere




Tivoli: ecco le immagini dello spettacolo per Armando Albanesi




Milano, si accendono i riflettori sulla 4 edizione di “Boreali”: il festival più grande festival italiano dedicato alla cultura del nord Europa

MILANO – È stato presentato a Milano, presso la libreria Verso Libri, la 4° edizione dei BOREALI, il più grande festival italiano dedicato alla cultura del Nord Europa, ideato e organizzato dalla casa editrice Iperborea in collaborazione con il Teatro Franco Parenti e con il patrocinio del Comune di Milano, dove per quattro giornate, dal 22 al 25 febbraio 2018, ci si immerge nel mondo e nella cultura nordica. Dopo le giornate milanesi, il festival si sposta nella città di Venezia (giugno 2018, in collaborazione con Libreria Marco Polo), seguita da Cagliari (giugno 2018, in collaborazione con l’associazione culturale Chourmo, organizzatrice da oltre 15 anni del Festival di Letterature Applicate Marina Café Noir) e Udine (ottobre 2018, in collaborazione con altri due partner prestigiosi come il Teatro San Giorgio e la Libreria Moderna Udinese).

Anche il programma di questa quarta edizione esplora vari ambiti:

tornano infatti gli incontri con scrittori e intellettuali nordici e italiani, una serata con protagonisti della scena musicale scandinava, proiezioni cinematografiche, letture, corsi di lingua, esecuzioni, seminari, laboratori per bambini, un pranzo nordico e molto altro.

Un programma sfaccettato

Sul fronte della LETTERATURA, saranno ospiti lo scrittore islandese Jón Kalman Stefánsson, autore di diversi libri di grande successo, che inaugurerà il festival con Andrea Vitali e racconterà il suo ultimo romanzo Grande come l’universo (Iperborea, 2018) e l’incanto dell’Islanda, un’isola dove risuonano le voci immortali della poesia, della letteratura e della musica (giovedì 22 febbraio ore 18.30); lo svedese Steve Sem-Sandberg presenta con Wlodek Goldkorn I prescelti (Marsilio, 2018), un romanzo rigoroso come un’indagine storica dedicato alla storia dell’ospedale Spiegelgrund di Vienna, dove, tra il 1941 e il 1945, circa 800 bambini indesiderabili furono sottoposti a torture ed esperimenti medici, un libro che racchiude una profonda riflessione sull’umana capacità di fare il male, e di resistere (domenica 25 febbraio ore 15.30); la giovane autrice danese Siri Ranva Hjelm Jacobsen presenta insieme a Natascha Lusenti Isola (Iperborea, 2018) il suo primo romanzo tradotto in Italia, il racconto del suo ritorno alle isole Faroe, da cui i nonni emigrarono negli anni ’30, un viaggio poetico tra Storia e leggende di queste terre estreme nell’anima di una famiglia e nell’identità smarrita di chi emigra (venerdì 23 febbraio ore 19); la scrittrice norvegese Hanne Ørstavik parla con Antonio Scurati del suo romanzo A Bordeaux c’è una grande piazza aperta (Ponte alle Grazie, 2018), un libro d’amore, sul desiderio di vicinanza e sessualità e sullo smarrimento che avviene quando l’altro non si lascia incontrare (domenica 25 febbraio ore 16.45); lo scrittore finlandese Kjell Westö presenta insieme a Luca Scarlini il suo ultimo romanzo Miraggio 1938 (Iperborea, 2017), premio Finlandia e Premio del Consiglio Nordico, un giallo letterario che parla di amicizia, redenzione e vendetta, nella Helsinki negli anni ’30 (sabato 24 febbraio ore 16.30); Morten Strøksnes racconta a Giacomo Papi Il libro del mare (Iperborea, 2017), uno dei casi editoriali del 2017, un reportage narrativo alla ricerca di una delle più misteriose creature marine, lo squalo groenlandese, una riflessione sull’ossessione per la paura dell’ignoto che ancora oggi il mare ci risveglia (sabato 24 febbraio ore 17.45).

Previsto anche un omaggio all’autore di culto Stig Dagerman, di cui Iperborea ha appena pubblicato Autunno tedesco, con Fulvio Ferrari e Giorgio Fontana;

Un incontro dedicato al primo premio Nobel donna Selma Lagerlöf (di cui Iperborea ha appena pubblicato Il meraviglioso viaggio di Nils Holgersson, classico senza tempo della letteratura per l’infanzia), a cura di Luca Scarlini, che racconterà tra musiche e immagini, la vita della grande autrice svedese che decise di puntare tutto sulla democrazia del sogno, per cancellare le ingiustizie sociali e inneggiare alla libertà (sabato 24 febbraio ore 14.30); un evento con l’illustratore Felix Petruška tutto dedicato ai Mumin, la famiglia di troll finlandesi amata da adulti e bambini in tutto il mondo, nata dalla fantasia di Tove Jansson (domenica 25 febbraio ore 18); uno spettacolo dedicato al maestro dello humor finlandese Arto Paasilinna di Valerio Millefoglie, che si candida al Guinness dei Primati della Lettura Veloce, intrecciando personaggi, trame, voci, documenti e suoni, dando vita al romanzo più ambizioso e mai pubblicato di Paasilinna: “Opera Omnia” (sabato 24 febbraio ore 19). Il suggestivo CINEMA NORDICO è presente con Heartstone (2016) del regista Guðmundur Arnar Guðmundsson, Queer Lion alla 73a Mostra del Cinema di Venezia e vincitore del Festival MIX Milano 2017, due amici in equilibrio tra amore e amicizia nella difficile fase della vita che precede l’età adulta (giovedì 22 febbraio ore 21); e il pluripremiato Sámi Blood (2017), della regista svedese Amanda Kernell, un viaggio alla ricerca dell’identità Sámi tra il rigetto della propria cultura d’appartenenza e il desiderio di una nuova vita (sabato 24 febbraio ore 21). In programma inoltre un’ampia rassegna dedicata al regista Ingmar Bergman, nel centesimo anniversario della nascita (1918 – 2018), con la proposta in lingua originale di titoli noti e meno noti della sua ampia filmografia, fra i quali Come in uno specchio, La fontana della vergine, Persona, Il posto delle fragole, Il settimo sigillo, Sinfonia d’autunno, Sussurri e grida e Il volto.

Non mancano, infine, le proposte incentrate sulle LINGUE E LE CULTURE DEL NORD, come l’incontro sulla poesia islandese a cura di Silvia Cosimini (domenica 25 febbraio ore 12); un corso di “runologia” (sabato 24 febbraio ore 13.30); una passeggiata con la traduttrice Margherita Carbonaro attraverso la storia, la lingua, la cultura e la vita quotidiana della Lettonia, entrata a far parte del catalogo Iperborea con il romanzo Come tessere di un domino di Zigmunds Skujiņš, grande classico moderno della letteratura baltica (sabato 24 febbraio ore 15.30); un incontro sulle “meraviglie del popolo Sámi ” con Anna Brännström (venerdì 23 febbraio ore 18); un incontro dedicato alla Norvegia con Adriano Sofri , Siri Nergaard e Francesco Costa (domenica 25 febbraio ore 19); e le LETTURE ANIMATE PER BAMBINI, dai più piccini fino ai primi lettori, organizzati in collaborazione con la casa editrice Babalibri, l’Associazione ABC e con Pino Costalunga.
Prevista anche un’incursione nello SPORT, con il racconto per parole e immagini dedicato all’impensabile ascesa del calcio islandese, di Leonardo Piccione e Davide Coppo, con la partecipazione di Jón Kalman Stefánsson e in collaborazione con Rivista Undici (sabato 24 febbraio ore 21).

Sabato 24 e domenica 25 fra le 12 e le 14.30 previsto il tradizionale pranzo nordico, con assaggi e specialità gastronomiche del Nord.

Venerdì 23, a partire dalle 22, torna I Boreali Party, una serata tutta dedicata alla musica nordeuropea, con performance live di grandi artisti e nuove scoperte della scena musicale scandinava, in collaborazione con Ceres Nørden e I Distratti: quest’anno si alterneranno sul palco i MAN DUO, coppia elettro-pop visionaria in arrivo direttamente dalla Finlandia composta da Jaakko Eino Kalevi e Long-Sam, e gli olandesi Bruxas, formati dal nuovo portavoce dello psycho-rock Jacco Gardner e da Nic Mauskovic, la mano che si cela dietro ai ritmi e alle sonorità tropicali del duo, in Italia per presentare il loro primo EP “Más Profundo” (Dekmantel). Come per le edizioni precedenti, Iperborea si avvale di una fitta rete di collaborazioni e partnership indispensabile alla riuscita del festival, fra i quali il Comune di Milano, le case editrici Ponte alle Grazie, Marsilio, e Babalibri, Nordic Culture Fund, Kulturrädet, Islandic Literature Center, Norla, Latvian Writer’s Union, FILI, Danish Arts Council, Creative Europe, Ambasciata di Finlandia, Ambasciata d’Olanda, Ambasciata di Norvegia, Ambasciata di Svezia, VisitDenmark, Innovation Norway, VisitFinland, Ceres Nørden, Stora Enso, I Distratti, Istituto Culturale Nordico, Università degli Studi di Milano, Gogol & Company, Verso Libri, Festival MIX Milano, Serate Musicali, Associazione ABC. Sponsor: Norden, Stora Enso. Sponsor tecnici: Errea, MilanoVino, Scuola Holden, Fiordilana. Mediapartner: Corriere della Sera, ilPost, Rivista Undici Iperborea è una casa editrice milanese fondata da Emilia Lodigiani nel 1987 con l’obiettivo di far conoscere la letteratura dell’area nord-europea in Italia. Da anni è diventata un punto di riferimento per la promozione e l’organizzazione di eventi legati alla cultura nordica.

Gianfranco Nitti




La fiction su Fabrizio De Andrè, “Il Principe Libero”: una occasione persa

Il Fabrizio De Andrè andato in onda sulla Rai dal titolo “Il Principe Libero” ha riscosso un buon successo di pubblico ed è stato interpretato ottimamente da attori del calibro di Luca Marinelli nei panni del cantautore scomparso l’11 Gennaio del 1999, da Enrica Rignon nel ruolo della prima moglie, da Elena Radonicich nel ruolo di Dori Ghezzi e da Ennio Fantastichini nel ruolo del padre del cantautore genovese.

La regia di Luca Facchini ci ha regalato una fiction che ha ripercorso la gioventù del cantautore in una Genova degli anni 50 e 60 dove la vita di De Andrè spensierata e libertina, diventava perfetto scenario di ispirazione per canzoni che nel tempo lo resero celebre. Evidenziate anche le importanti amicizie con Paolo Villaggio, Luigi Tenco e Riccardo Mannerini che segnarono il percorso professionale del cantautore.

Il tentativo già difficile in partenza di raccontare il poeta e cantautore Fabrizio De Andrè sin dalla prima delle delle due puntate, ha subito evidenziato la scelta e la direzione di narrare e romanzare la vita complessa del cantautore mettendo quasi in secondo piano il lato artistico dei suoi album, capolavori assoluti della musica italiana che dimostrarono ed evidenziarono il genio e lo spessore del poeta vissuto in un periodo burrascoso di una Italia alle prese con cambiamenti sociali e ribellione giovanile.

Conoscere alcuni brani capolavoro come “La canzone di Marinella”, “il Pescatore” , “La guerra di Piero” e “Canzone dell’amore perduto” significa solo disconoscere tutta una serie di album capolavoro che hanno trattato argomenti forti e che hanno suscitato e causato non poche polemiche nella stampa con cui il cantautore si è dovuto scontrare più volte.

Per fare un esempio, l’album concept “La buona novella” narra con canzoni pregne di frasi poetiche di una bellezza disarmante la vita di Giuseppe e Maria fino all’avvento di Gesù e la sua successiva crocefissione. L’album uscì nel 1970, anno caldissimo dove contestazioni e terrorismo affliggevano l’Italia intera e un argomento cosi delicato suscitò nella stampa e ammiratori non pochi dubbi e lui stesso da anarchico qual’era dovette spiegare che il suo intento era solo quello di raccontare dai vangeli apocrifi la storia di un rivoluzionario fuori dagli schemi di quei tempi e quindi non anacronistico ma in perfetta simbiosi con i tempi in cui la gioventù studentesca era in fermento rivoluzionario costante.

Tutto questo nel film non viene evidenziato e ancora peggio tre anni dopo quando Fabrizio De Andrè fece uscire un ennesimo capolavoro dal titolo “Storia di un impiegato” dove racconta la storia di un lavoratore disilluso e deluso in un suo presente di conflitti fra stato e borghesia che progetta di fare esplodere un ordigno durante una festa in maschera presenziata da politici e personaggi del governo; altro album che gli procurò non poche grane ma che nella fiction vengono accennate e riassunte in pochi secondi nei quali Fabrizio De Andrè confida a Dori le sue preoccupazioni per frasi tratte da testi del suo album urlate come slogan durante le manifestazioni dei giovani che ogni giorno riempivano le strade delle grandi città.

Contestazioni ed interruzioni di concerti che dovette pure subire quando progettò una turnèe di concerti in tutta Italia insieme alla band di successo PFM ripercorrendo parecchi brani del suo repertorio con un arrangiamento “progressive” magistralmente suonato dal complesso PFM che destò scalpore e venne spesso interpretato come una sorta di tradimento del modo prevalentemente folk con cui Fabrizio De Andrè suonava e registrava i suoi brani.

Spesso nelle interruzioni, fra urla e insulti, De Andrè riusciva a malapena a spiegare che dietro questo progetto c’era solo la voglia di suonare le sue canzoni in una modalità diversa ed arricchita di spunti diversi. Detto questo, ad oggi quel doppio album uscito al termine della tournèe viene considerato e venerato come uno dei concerti più belli di sempre e prepotentemente entrato nella storia della musica italiana. La fortuna e la popolarità del cantautore ebbe inizio quando Mina decise di cantare “La storia di Marinella” durante il programma “Studio Uno” del 1965 e nel tempo Fabrizio De Andrè compose album diversi ma sempre attenti al suo presente e sempre dalla parte degli emarginati, dei perseguitati e di coloro la cui vita gli si ritorceva contro in una morsa di sfortuna e ingiustizia.

Nella fiction tutti questi lati fondamentali sono stati sacrificati sull’altare della storia romanzata del suo primo difficile matrimonio e del sequestro che durò mesi duri fra le sofferenze dei parenti e le difficili trattative per la liberazione. La fiction seppur interpretata bene lascia l’amaro in bocca e sembra invece messa in atto come una operazione commerciale, avallata da Dori Ghezzi, dispiace dirlo, che ha concesso il permesso di raccontare una storia che non ha evidenziato quello che emergeva dai capolavori, unici veri testimoni di quello che è stato Fabrizio De Andrè.
Paolino Canzoneri




Frascati: alla sala degli Specchi si parla di medicina tradizionale cinese

FRASCATI (RM) – Medicina Tradizionale Cinese: attualità e prospettive. È questo il titolo dell’incontro previsto per venerdì 16 febbraio 2018 alle ore 17 nella Sala degli Specchi del Comune di Frascati. Il Sindaco di Frascati Roberto Mastrosanti aprirà l’incontro con i saluti istituzionali. Introduce la conferenza la dott.ssa Ada Pambianco, delegata del Comune di Frascati in Analisi e studio dei bisogni socio sanitari e specialista in igiene e medicina preventiva.
La conferenza sarà condotta dal Prof. Aldo Liguori, medico, agopuntore e omeopata. È docente del Master di Agopuntura della World Federation in Acupuncture; membro fondatore dell’Istituto Paracelso di Roma (Ente Morale del Ministero della Salute), istituto che opera nel campo delle tematiche della Salute e delle Medicine non convenzionali. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche indicizzate sulla Me dicina Tradizionale Cinese e di oltre 200 lavori scientifici presentati nei congressi di settore in tutto il mondo.




Milano, presentata a palazzo Reale l’8 edizione di “Mia Photo Fair”

MILANO – E’ stata presentata ieri a Palazzo Reale alla presenza di Filippo Del Corno – Assessore alla Cultura del Comune di Milano – la conferenza stampa di presentazione di MIA PHOTO FAIR, la prima e unica fiera italiana dedicata alla fotografia d’arte giunta alla sua ottava edizione che si terrà dal 9 al 12 marzo a The Mall – Milano, nel quartiere di Porta Nuova.

Numerose le novità di quest’anno presentate dal Comitato Organizzativo:

Eberhard & Co. partner consolidato della manifestazione che da tempo sostiene iniziative di particolare interesse in ambito artistico e culturale, presenterà all’interno del proprio spazio il “Premio Archivi Aperti”, che ha l’obiettivo di riportare alla luce e conservare immagini simbolo della nostra storia, realizzate nel passato da autori spesso dimenticati. Il riconoscimento è andato all’Archivio Carla Cerati: eclettica, indomita e curiosa fotografa e scrittrice italiana che cominciò la professione nel 1960 come fotografa di scena per poi dedicarsi al reportage e al ritratto.

Il premio consiste in un contributo da parte di Eberhard & Co., per supportare i costi relativi agli interventi necessari all’inventariazione, catalogazione, digitalizzazione in alta risoluzione, conservazione tutela dell’archivio vincitore.

All’interno del progetto sono state inoltre assegnate due menzioni d’onore a Gianpaolo Barbieri e a Paola Mattioli e due delle loro opere saranno esposte all’interno dello Spazio espositivo Eberhard a Mia (vd: comunicato Eberhard & Co. in allegato).




Marsala, rivoluzione scuole: il Comune presenta sette progetti alla Regione

MARSALA – Migliorare la fruibilità degli ambienti scolastici, riqualificare gli edifici e facilitarne l’accessibilità alle persone con disabilità. Risponde a queste esigenze il bando regionale PON-FESR – che consente l’accesso a finanziamenti comunitari – per il quale il Comune di Marsala ha predisposto e presentato sette progetti per altrettante scuole.

Un investimento complessivo di circa 2 milioni e 300 mila euro, inclusa la quota di cofinanziamento per il quale la Giunta Di Girolamo ha impegnato in bilancio poco più di 100 mila euro. Le scuole interessate sono “Mario Nuccio” (237 mila euro), “Paolini XI Maggio” (270 mila), “Santi Filippo e Giacomo” (325 mila), “Stefano Pellegrino” (514 mila), “Pestalozzi” (460 mila), “Garibaldi” (101 mila) e “Asta” (383 mila euro). “La sicurezza nelle scuole è un obiettivo prioritario, su cui investiamo ancora una volta per la serenità di alunni e operatori, incluse le famiglie, sottolinea il sindaco Alberto Di Girolamo.

Mi auguro che si possa accedere alle risorse previste dai fondi europei, tenuto conto anche delle positive ricadute in termini occupazionali”Complessivamente, i lavori nei suddetti edifici scolastici riguardano la loro messa in sicurezza ai fini dell’agibilità (interventi su infissi, mura portanti, servizi igienici), nonchè il loro adeguamento in un’ottica ecosostenibile (impianti di fotovoltaico, solare termico, climatizzazione). In aggiunta a questi interventi, dalle relazioni tecniche che accompagnano i progetti si evince che nelle scuole “Stefano Pellegrino” e “Garibaldi” sarà altresì realizzato un ascensore per consentire ai disabili di accedere al primo piano; mentre nella “Pestalozzi” sarà collocata una porta tagliafuoco per adeguarsi alla normativa antincendio. Infine, nel plesso “Asta” si riqualificherà un terreno incolto realizzando un campo di calcio a 5 in erba sintetica, una pista di atletica e una fossa per il salto in lungo.




Festival di Sanremo, Meta e Moro: una vittoria quasi annunciata

Meta e Moro, la coppia di cantautori che ha presentato il brano “Non mi avete fatto niente”, ha trionfato alla 68sima edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo.

Una vittoria quasi annunciata

I due cantanti erano in testa già dalla prima serata, il loro brano è stato il più programmato in questi giorni di festival, i loro profili i più seguiti sui social. La vicenda della possibile esclusione del brano per l’accusa di plagio perché simile alla canzone “Silenzio”, presentata due anni fa a Sanremo Giovani da Ambra Calvani e Gabriele De Pascali, non ha fatto altro che aumentarne la popolarità, in quell’effetto ben rappresentato dalla frase attribuita a Oscar Wilde “bene o male, purchè se ne parli”, in questo caso declinato comunque con una certa eleganza. La loro canzone forse non era la più bella, tecnicamente parlando. La giuria degli esperti aveva preferito la canzone di Annalisa, poi giunta terza, nelle serate precedenti il successo di Meta e Moro è stato determinato principalmente dal televoto.

Un tema importante ha comunque nobilitato i vincitori

La canzone è stata scritta dopo l’attentato di Manchester, durante il concerto di Ariana Grande, che ha provocato 23 morti e centinaia di feriti. Nel testo sono infatti citati alcuni dei luoghi oggetto delle azioni di morte dell’Isis, e il coraggio delle persone che vogliono riprendersi la vita nonostante tutto. Il titolo si ispira alla lettera scritta da Antoine Leiris, padre di un bimbo di 17 mesi, rimasto vedovo dopo aver perso la sua Hélène negli attentati parigini la notte del Bataclan. Lettera che è stata letta da Simone Cristicchi, l’ospite che ha affiancato i due nella serata di venerdì, all’inizio dell’esecuzione. Il tema sociale è ricorrente nelle canzoni dei due vincitori. Moro vinse undici anni fa tra le nuove proposte con il brano “Pensa”, che si aggiudicò anche il premio della critica, dedicato alle figure di Falcone e Borselino, mentre Meta ha trattato spesso la violenza domestica, come nel brano “Vietato Morire” presentato lo scorso anno.

Una delle caratteristiche di questo Festival, nel panorama degli interpreti, è stato l’alto numero di accoppiate

Oltre ai vincitori, Meta e Moro, che individualmente avevano ottenuto entrambi un podio, il primo lo scorso anno dietro a Gabbani e la Mannoia, Moro invece nel 2008 con “Eppure mi hai cambiato la vita”, hanno calcato il palco anche Enzo Avitabile con Peppe Servillo, Diodato con Roy Paci, Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico, Riccardo Fogli con Roby Facchinetti, in coppia dopo la scissione dei Pooh, oltre alla reunion dei Decibel con Enrico Ruggeri, dopo la partecipazione del 1980.

Una considerazione a parte va fatta sui presentatori. Baglioni non è un presentatore, lo si è visto

Non aveva certo i tempi dell’altro capitano coraggioso, Gianni Morandi, che ha condotto in prima persona due edizioni sanremesi del 2011 e 2012. Ha quindi scelto di passare in secondo piano, facendo la spalla agli altri due comprimari, affidandosi alla vitalità della Hunziker e al talento di Favino. Data per scontata la professionalità della conduttrice svizzera, che ha sempre azzeccato le sue presentazioni, da Zelig a Striscia, proprio l’attore romano è stata la vera rivelazione del Festival. Se erano note le sue qualità interpretative, la capacità di tenere i tempi televisivi, le doti canore e la naturalezza che ha dimostrato quando si è improvvisato ballerino hanno sorpreso i più. Un Favino che ha accompagnato Baglioni, ha scherzato abilmente con la Hunziker, ha legittimato la scelta fatta sulla sua persona dal Direttore Artistico.

Silvio Rossi




Campi Flegrei: tra magia, ricchezze e vini da degustare. Intervista a Rita Martino

Campi Flegrei sono famosi in tutto il mondo per gli innumerevoli siti archeologici lasciati dagli antichi, dagli splendidi scenari paesaggistici che fanno da scenografia a tutto il territorio, ma anche perché è una zona ricca di storia enogastronomica ed è anch’essa la “memoria storica” che caratterizza tutta l’area. Il mare ed i monti che circondano quasi tutta l’area insieme all’attività tellurica hanno reso possibile produrre vino autoctono ed identicativo, le vigne sono coltivate a “piede franco” grazie alle terre, che sono anche ricche dal punto di vista nutritivo.
L’etimologia dei Campi Flegrei rispecchia appieno il suo significato, infatti dal greco Flègo, che significa “brucio”, ”ardo”.

I Campi flegrei si trovano ad Ovest del golfo della città di Napoli, ne fanno parte i comuni di Giugliano in Campania, Quarto, alcune zone del comune di Napoli, Monte di Procida, Bacoli e Pozzuoli. Tutta l’area è stata abitata da diverse popolazioni, ed è stata anche meta degli antichi per soggiornarvi durante l’estate, è stata fra i siti preferiti dei “Viaggiatori del Passato” durante il Grand Tour del sette ed ottocento, infatti ci sono tantissime testimonianze pervenute a noi dal punto di vista artistico e letterario.

Tutta l’eredità di reperti, di bellezze architettoniche e anche di scritti non mi è possibile elencare in un solo articolo, tuttavia ho fatto un piccolo itinerario che mette insieme storia enogastronomica, bellezze architettoniche e dipinti che sono patrimonio non solo dei Flegrei.
Tutta l’eredità lasciata dagli artisti agisce da documento storico a tutta l’area Flegrea, perché danno al fruitore una chiara visione di com’era la zona in passato. Fra i pittori che scelsero la zona Flegrea durante i loro viaggi culturali nel settecento ed ottocento, ossia durante il Gran Tour in visita nei Campi Flegrei sono Pietro Fabris, Saverio Della Gatta e Salvatore Luigi Gentile, ma anche molte gouaches che ritraevano i Campi Flegrei sono pervenute a noi in forma anonima, anch’esse danno una chiara visione della vita di qualche secolo fa, attualmente sono custodite nei musei, oppure molte fanno parte di collezioni private sparse in tutta l’Italia.
Chi viene da fuori e sceglie di visitare la “Penisola Flegrea” che ne fanno parte Monte di Procida, Bacoli e Pozzuoli fra le prime opere architettoniche che incontra è “L’Arco Felice Vecchio” che si trova alle porte di Cuma, la costruzione venne ricavata dal taglio del Monte Grillo, era l’arteria di comunicazione più rapida per Roma, ed è fra i primi “tesori Flegrei”, nei pressi si trovano gli Scavi Archeologici di Cuma che secondo gli studiosi è risalente all’età del bronzo. Nella terra “ricca di miti e di storia” si nota l’importanza che i Flegrei danno al cibo e al buon vino, famoso è il vino dal nome “Falanghina” e il “Piedirosso” chiamato anche “Pèr e Palummo” , generalmente i piatti preferiti sono a base di mare, infatti questa terra è famosa anche per la coltivazione di cozze. Il rapporto tra i Campi Flegrei e il mare e i “suoi frutti” è millenaria, infatti le cozze erano tra i piatti preferiti dagli antichi Romani, gli studiosi concordano che già vi era la coltivazione nei primi insediamenti, fra gli esempi da citare è “ll Lago di Lucrino”, infatti venivano coltivate le cozze nel bacino lacustre nel II sec.d.C. dai Romani.

Attualmente “La zuppa di cozze” e fra le più tipiche pietanze della tradizione pasquale di tutta l’area che generalmente viene preparata il “Giovedì Santo”.
Da non mancare di visitare “Il Real Casino” chiamata anche “La Casina Vanvitelliana” che si trova sul Lago Fusaro, costruita dall’Architetto Reale Carlo Vanvitelli. I lavori di questo “gioiello architettonico” finirono nel 1782, nel lago in quell’epoca venivano coltivate le ostriche, ma si hanno notizie della coltivazione di questo frutto nel lago sin dal 1764. Attualmente vengono coltivate le cozze, la pesca nei secoli scorsi generalmente avveniva prima di Natale, alcune testimonianze le troviamo in alcuni scritti di Hackert, le ostriche venivano coltivate in un modo speciale, ben spiegato dall’Enciclopedia Traccani –“Venivano raccolte per mezzo di facine”. la Casina Vanvitelliana è stata soggetto preferito di molti artisti che venivano in visita per realizzare le gouaches.

Fra le tappe da visitare è Monte di Procida, è chiamata anche la “Terrazza dei Campi Flegrei”, affaccia sulle isole di Capri, Procida e Ischia, in tutto l’anno è meta di turisti che si recano su questa area per ammirare i suoi “Punti Panoramici” mozzafiato, e per poter gustare cibi generalmente a base di mare e il vino, in estate organizzano “La Sagra del Mare” che attira turisti anche fuori regione. Ad arricchire la visione per chi è in visita in questa località sono anche gli splendidi tramonti che colorano la località a calar del sole, e in determinate giornate è possibile vedere anche l’isola di Ventotene. Il paesaggio di Monte di Procida è arricchito anche dai vigneti di aziende agricole e di privati che fanno da cornice al paesaggio, tutta l’area è legata alla tradizione della produzione del vino e danno una nota di sapore antico.

Tra le località che i visitatori della Penisola Flegrea non può mancare di visitare è il porto di “BAIA”, questa frazione appartiene al comune di Bacoli. Il porto affaccia di fronte al Golfo di Pozzuoli e la città di Napoli, era nell’antichità tra le più rinomate località preferite dell’antico Impero Romano, ed era la stazione balneare più ricca di quell’epoca, veniva chiamata dai romani “Sitius et litium Bajanum”, che italianizzato è “In seno di Baia”.

La loro presenza è testimoniata da Cicerone, Ortensio e da Orazio che quest’ultimo la descrive la piccola frazione ricca di vitalità “Nessun golfo al mondo risplende più dell’amena Baia…”divenne
il centro termale dell’antica Italia, del fasto e dei banchetti.
Nella città di Pozzuoli vi sono numerosi edifici monumentali di interesse storico ed archeologico di epoca Romana, fra questi è l’antico mercato (Macellum) chiamato “Tempio di Serapide”. Il Tempio fino al 1983 era parzialmente sommerso dal mare, tra le colonne marmoree più alte sono caratterizzate dalla presenza di “fori di datteri di mare”. Il Tempio permette agli studiosi di rilevare dati in merito al fenomeno del bradisismo.

Quale sono le peculiarità dei vini che possiamo consigliare ai visitatori che soggiornano nei Campi Flegrei? A rispondere è un’esperta del settore la Dottoressa Rita Martino di Bacoli, Laurea in Viticoltura ed Enologia, conseguita presso L’Università Federico II di Napoli.

Vi parlerò dei vitigni autoctoni di queste terre, mi riferisco alla “Falanghina” ed al “Piedirosso”. La Falanghina è un vitigno a bacca bianca dai profumi neutri, proprio per questo motivo, fino a qualche decennio fa il vino ottenuto da uve falanghine, veniva erroneamente considerate un vino di scarsa qualità.
Fortunatamente la conoscenza ci è venuta in contro facendo la qualità dei vini, poiché grazie a questa si sono messe in atto pratiche colturali e protocolli di vinificazione in modo da incrementare i precursori aromatici nelle varietà neutre, come la Falanghina e non perderli durante le operazioni di ammostatura e fermentazione. In effetti, a seconda del progetto enologico perseguibile dal produttore, è possibile adottare diverse strategie per arricchire il “boquet” del vino ottenuto da queste uve.

Per tanto il produttore potrebbe scegliere di spingere sugli esteri fermentativi, niente altro che molecole odorose prodotte dai lieviti selezionati ed usati per la fermentazione alcolica, oppure favorire una leggera surmaturazione su una parte delle uve da vinificare per ottenere quei profumi che ci ricordano la frutta secca e sciroppata derivanti dalla degradazione dei carotenoidi. Infine è possibile attuare dei protocolli di vinificazione che hanno come obbiettivo quello di valorizzare il serbatoio aromatico proveniente dall’insieme delle condizioni naturali del luogo di coltivazione, che definiamo con la parola “terroir” in cui si racchiude il concetto di suolo, clima, ambiente, esposizione e pratiche colturali.
Il “Piedirosso” è un vitigno a bacca nera ed anche questo è stato demonizzato per molto tempo considerando i vini derivati da queste uve come poco corposi, banali e di scarso carattere. Oggi invece i vini rossi leggeri, poco tannici ed eleganti sembrano essere molto più apprezzati. Il Piedirosso, quando allevato e vinificato con maestria, sprigiona note odorose che ricordano il geranio ed i frutti rossi, lo si abbina facilmente anche ai piatti di mare proprio per le caratteristiche organolettiche delicate.

Giuseppina Ercole




Marsala: presentato il progetto del Museo del Vino

MARSALA – L’idea l’abbiamo illustrata lo scorso anno al Vinitaly. Ora è stata definita nei dettagli, grazie anche al recente completamento di Palazzo Fici che lo ospiterà, e il progetto è pronto per entrare nella sua fase esecutiva. Mi auguro che si possa accedere al relativo finanziamento regionale e che ci sia il pieno sostegno dell’intera città, a cominciare dalle Aziende vinicole”. E all’auspicio del sindaco Alberto Di Girolamo – manifestato nel corso del suo intervento introduttivo alla presentazione del Museo del Vino di Marsala – hanno risposto positivamente sia imprenditori che cittadini presenti ieri sera all’incontro al Monumento ai Mille.

Ma gli apprezzamenti sono giunti anche per quanto il Museo vuole rappresentare, cioè il racconto di un territorio unico, ricco di risorse e che ha nel Dna la cultura del vino. All’assessore Rino Passalacqua il compito di esporre la storia del progetto che, da ultimo, ha avuto un importante impulso con l’inserimento di Palazzo Fici tra il “Luoghi della Cultura” siciliani. A seguire, l’illustrazione del progetto da parte dell’arch. Maurizio Giammarinaro, significando che il Museo del Vino – che si sviluppa attraverso percorsi tematici multimediali – è stato concepito in forma interattiva, dove il visitatore può acquisire conoscenze esperienziali, vivere emozioni tridimensionali, ma anche degustare i vini di cui ha appreso passato e presente. Interessante, infine, l’intervento del prof. Ferdinando Trapani (Università di Palermo) componente del Comitato tecnico scientifico del Museo del Vino. Il docente, in sintesi, ha sottolineato che la musealizzazione di Palazzo Fici risponde anche ad una esigenza di sistema organizzato di marketing territoriale “che ha in imprese e vini gli attori principali di una storytelling affascinante che Marsala esprime”. I contributi al dibattito di alcuni titolari di Aziende vinicole e di un paio di cittadini hanno chiuso l’incontro, al termine del quale il sindaco Di Girolamo ha comunicato che il progetto verrà ora inviato alla Regione Siciliana per partecipare al bando che consente l’accesso ai finanziamenti PO FESR 2014-2020.