La spada dell’impero. Un viaggio tra gli intrighi al potere ai tempi di Nerone

Esce in Italia il nuovo thriller storico dello scrittore britannico Simon Scarrow: un libro dal ritmo incalzante, che ben rappresenta non solo le dinamiche politiche e militari dell’impero, ma strizza l’occhio al lettore attento delineando scenari di scottante attualità.

Pubblicato in Italia da Newton Compton, “La spada dell’impero” è la nuova fatica letteraria dello scrittore britannico Simon Scarrow, parte della fortunata collana “The Eagle Series”.

Sin dai primi anni della sua carriera, il romanziere nato a Lagos, Nigeria, aveva privilegiato, come tema centrale delle sue opere, le vicende di eroi e centurioni. In questa ennesima prova, Scarrow approfondisce le sanguinose vicende che, dopo la morte dell’imperatore Claudio, coinvolgono i suoi figli: Nerone, asceso al potere con l’appoggio della Guardia Pretoriana, e il fratellastro Britannico, legittimo erede di Claudio che rivendica a sua volta il proprio ruolo come successore del padre.

Alle controversie e agli scontri dei due rampolli della dinastia giulio-claudia si affiancano le aspirazioni del prefetto Catone e del centurione Macrone, desiderosi di prendere il comando dell’esercito. I due, rientrati a Roma dalla spedizione in Spagna, iniziano a nutrire il sospetto, nutrito da voci popolari, che l’imperatore Claudio non sia morto per cause naturali.

Nella scrittura fluida e magnetica di Scarrow, i personaggi vengono delineati con una grande dose di fedeltà alle ricostruzioni storiche. Al tempo stesso il narratore non si esime dal mettere in luce alcune contraddizioni assolutamente moderne che ben riflettono alcuni dettami comuni tanto al periodo storico a cui fa riferimento, quanto alla nostra epoca. Nerone, imperatore e stratega, è una figura complessa. Erano noti i suoi eccessi, ma anche il suo amore per la musica, gli spettacoli e il gioco. Il suo ritratto sembra quasi una maschera sotto cui potrebbe celarsi il volto di un qualsiasi aspirante dittatore del mondo contemporaneo. Al tempo stesso, la narrazione indugia su alcuni suoi momenti di fragilità e umanità.

Eppure non nelle lunghe descrizioni, bensí nell’azione trova la propria dimensione naturale la scrittura di Scarrow. Degne dell’epoca classica sono le descrizioni delle battaglie, delle morti sul campo, delle ultime parole pronunciate dagli eroi. Dietro le spalle dei potenti e a volte sotto i loro occhi, fitta è la trama degli intrighi, degna dei coniugi Underwood (o, sarebbe meglio dire, di Claire, considerando i recenti risvolti) in una qualsiasi puntata di “House of cards”.

In tal senso, rilevante è l’apporto dei personaggi minori, delle spie e degli aiutanti, che spesso hanno un quadro della situazione persino più chiaro rispetto ai protagonisti, spiazzati da una serie rocambolesca di eventi.
Le figure femminili sono solo apparentemente in secondo piano rispetto a quelle maschili: la loro influenza si avverte tra le righe, in particolare per quanto riguarda quella della frastagliata e al tempo stesso poderosa personalità di Domizia, moglie di Vespasiano, che cerca in varie occasioni di convincere Catone ad appoggiare i nemici di Nerone.

Il mondo creato dalla penna di Simon Scarrow è un mondo in cui arrivismo e sete di potere consumano i rapporti umani, ma è anche un avvincente riflessione sull’estrema fragilità dei meccanismi legati a quel potere stesso. Con una serie di impressionanti colpi di scena che rovesciano continuamente le sorti dei protagonisti, Scarrow sembra utilizzare l’espediente storico per delineare la traiettoria incerta dell’insorgere degli assolutismi moderni. Un messaggio che va ben al di là, dunque, delle vicende degli imperatori, dei centurioni, delle donne di corte.

Come tutti i classici moderni, “La spada dell’impero” è un libro che prevede vari livelli di lettura: dall’intrattenimento puro e semplice, degno di un ottimo dramma politico, alla riflessione sui nostri tempi, e su come, in maniera circolare, la storia si renda maestra di vita, spodestando i potenti e mostrandone i lati più fragili.

Non è un caso che Scarrow venga considerato, dai critici letterari e dalla stampa specializzata, uno dei più grandi scrittori di romanzi storici dei nostri tempi: a pochi appartiene la capacità di infrangere le barriere dei secoli per imporre una visione assolutamente umanizzata della storia. Le passioni, gli intrighi, gli affanni, i tradimenti improvvisi che i protagonisti delle sue novelle vivono e subiscono scaturiscono da eventi di certo legati al contesto storico, dato il certosino lavoro di investigazione compiuto da Scarrow. Eppure le loro reazioni e le relative conseguenze emotive sono comuni a un ampio ventaglio di umanità che lo scrittore descrive, mettendo a nudo dinamiche interiori in cui tutti, in una certa misura, possiamo riconoscere noi stessi e il mondo in cui viviamo.

 




La video intervista alla poetessa Flaminia Colella

Per Flaminia Colella la poesia è un mondo dal quale si sente accarezzare, un tempo migliore nel quale ha capito di essere davvero sé stessa. Ma è anche un imperativo che Flaminia non svolge con leggerezza, e come lei, la sua arte non è eterea e morbida ma frontale, diretta, viva.

Gianpaolo Plini




Poesia, la 22enne Flaminia Colella debutta con la raccolta ‘Sul crinale’ ed è subito successo

‘Sul crinale’ è il titolo della raccolta di poesie firmata dalla 22enne Flaminia Colella edita Aletti Editore. Flaminia è una giovane poetessa, ma spera anche di fare il giudice da grande.

Se si leggono le sue poesie, infatti, si capisce immediatamente che non le scrive per vivere ma per sentirsi viva. La scrittura è sempre stata un’urgenza. Flaminia ha cominciato a scrivere diari nel momento in cui ha imparato anche a leggere. Dopo non ha mai smesso di crearsi quel rifugio, quel Tempo salvo. Fino a 20 anni le sue opere consistevano principalmente in canovacci di racconti, tanti mai completati.

L’incontro con la poesia

L’incontro con la poesia, come accade quasi sempre, è avvenuto per caso. Una notte dopo un incubo spaventevole ha scritto di getto Questa notte ho più paura di morire dove ci immergiamo in un’atmosfera onirica e velleitaria da cui ci salvano solo delle mani e degli occhi, anche se per un breve istante perché la sensazione del vento nero, per dirla con Malaparte, rimane. Il giorno seguente, Flaminia scrive un inno all’ardore di vivere con una veemenza quasi dannunziana in Non parlarmi mai di cose che non hanno anima.

‘Sul crinale’ nasce dalla fiducia della madre, a cui è dedicata la raccolta, e da quella della migliore amica che spingono Flaminia a partecipare a vari concorsi. Flaminia vince. Il telefono comincia a squillare: le persone le scrivono per ringraziarla delle sue poesie che sentono loro, gli organizzatori la vogliono nelle presentazioni nelle librerie, nelle radio, addirittura in un programma in Argentina.

Come fa a raggiungere una platea tanto vasta?

Per Flaminia Colella la poesia è un mondo dal quale si sente accarezzare, un tempo migliore nel quale ha capito di essere davvero sé stessa. Ma è anche un imperativo che Flaminia non svolge con leggerezza, e come lei, la sua arte non è eterea e morbida ma frontale, diretta, viva. Esclude le forme e predilige il verso libero che le permette quella sonorità che lega in modo naturale le parole. Secondo Flaminia la poesia rimane un genere di nicchia, ma ciò che può arrivare a tutti è l’autenticità delle emozioni espresse. La scrittura ha accompagnato Flaminia tenendola per mano. Ha compreso che il romanzo ha la capacità di far concentrare su qualcosa mentre la poesia ti dice qualcosa. La poesia in realtà è il regno della libertà totale: ti può dire tutto!

 

Gianpaolo Plini




Bohemian Rhapsody, la storia dei Queen approda nelle sale italiane

Bohemian Rhapsody è arrivato nelle sale cinematografiche italiane. La biografia di una delle band più note, importanti, iconiche e leggendarie della storia del rock: i Queen.
Bohemian Rhapsody il biopic sul frontman dei Queen, interpretato da un ottimo Rami Malek nei panni di Freddie Mercury, non è solo la storia di una band che sfida le convenzioni e racconta le imprese di una tra le più grandi star del rock di sempre. Dalla pellicola emergono alcune figure importanti nella vita personale e artistica di Freddie che nel bene e nel male lo hanno accompagnato fino all’ultimo giro di giostra.

Si parte da Mary Austin, interpretata da Lucy Boynton, compagna di tutta la vita di Freddie Mercury da lui amata e che inizialmente voleva sposare. I due si sono conosciuti quando lei aveva 19 anni. “Sebbene mi mettesse abbastanza in soggezione fui affascinata da questo musicista dall’aspetto selvaggio. Non avevo mai conosciuto nessuno come lui prima. Era molto sicuro di sé e io non ero mai stata così certa di ciò che provavo. Crescemmo insieme,” dichiarò Mary nella prima intervista dopo la morte della star che accudì seduta accanto al suo letto fino all’ultimo alito di vita.
“All’inizio pensai di averlo perso perché era gay. Ma anche se fosse stato totalmente etero, penso che col tempo l’avrei perso per un’altra donna, specialmente quando arrivò la fama. Avrei dovuto andarmene io per prima, avrei preferito mancare io a lui e non lui a me.”

Non meno importante è stato nella vita di Freddie, Paul Prenter, interpretato nel film da Allen Leech. Fu il suo manager personale dal 1977 al 1986. Amico e amante non fu per nulla apprezzato dai fan dei Queen che gli affibbiarono il soprannome di Giuda, dopo alcune sue dichiarazioni alla stampa. Oltre a descrivere dettagliatamente il suo stile di vita, Paul affermò che Freddie aveva dormito con centinaia di uomini e che due suoi ex amanti erano morti per AIDS.

John Reid, interpretato da Aidan Gillen, fu il primo manager dei Queen poi abbandonato per colpa di Prenter molto più influente nella vita personale di Freddie. John è conosciuto anche per essere stato il manager di Elton John, con cui fondò la Rocket Records ed ebbe una relazione della durata di circa 5 anni.

Jim Hutton, che rivive nei film grazie all’interpretazione di Aaron McCusker, fu il fidanzato di Freddie Mercury, ultimo partner e vero amore conosciuto tardi. Nel 1994 Jim ha scritto un libro Mercury and me in cui racconta la sua storia d’amore fino agli ultimi giorni di vita. Ereditò mezzo milione di sterline e un terreno in Irlanda dove fece costruire una casa continuando a lavorare come carpentiere insieme al fratello. Chiunque lo avesse conosciuto rimarcava la sua sensibilità e i suoi modi da vero gentleman.
Jim Beach, interpretato da Tom Hollander, fu l’avvocato che diventò secondo manager della band. Uscito dal Cheltenham College e laureato in giurisprudenza a Cambridge, Jim ha sempre avuto un grande fiuto artistico. Come partner musicale senior dello studio legale Harbottle & Lewis, ha costruito uno degli studi musicali più importanti a Londra negli anni ’70. Collaborazione che abbandonò nel 1978 per dedicarsi alla gestione artistica e alla produzione musicale, cinematografica e televisiva. Fu così che conobbe Freddie contribuendo con la sua navigata esperienza televisiva a diffondere in tutto il mondo i più spettacolari Live della band.




Napoli, 20 anni di “Taranta Power”: Eugenio Bennato il 1 dicembre a piazza del Plebiscito

NAPOLI – Il noto artista partenopeo originario della zona di Bagnoli dirigerà il concerto che celebra il primo ventennale di “Taranta Power”, movimento che lo ha reso celebre in tutto il mondo, durante la manifestazione sarà accompagnato sul palco da artisti a livello nazionale ed internazionale. Lo spettacolo è un vero live vulcanico che celebra in un solo slancio il carattere del mezzogiorno, un grande fattore di un’identità riappropriata, coinvolgendo tra cui anche le nuove generazioni.

Un viaggio che gli spettatori faranno nelle radici del proprio passato e nelle contaminazione che sono state la mole della sua attuale trasformazione, la manifestazione comincia dalle ore 17 in via Toledo e via San Carlo con due parate di suonatori itineranti, con la Tarantella di Montemarano e i Bottari di Macerata Campania, l’intento di tutta la kermesse è di far dialogare nella serata di “Taranta Power” gli artisti con gli spettatori in maniera partecipativa.

Eugenio Bennato nel 1998 fondò il movimento “Taranta Power” che, sulla scia di uno straordinario rinnovato interesse del grosso pubblico giovanile per il ritmo della taranta rituale, egli propose nuove strade di creatività artistica segnando una frattura con il passato modo d’intendere la musica popolare in Italia, tra gli cui il Festival del Womad fondato da Peter Gabriel in Australia nel 2001, la “nuova musica” lo hanno portato ad esibirsi in centinaia di concerti in tutto il mondo.

Eugenio Bennato sarà accompagnato sul palco da: Daniele Sepe, Dolcenera, Pietra Montecorvino, Arisa, Alfio Antico, M’Barka Ben Taleb, Mario Incudine, Il tesoro di San Gennaro, Officina Zoè, Marcello Colasunto, Muujura, Voci del Sud, Phaleg e Rione Junno.
L’artista partenopeo nella sua carriera ha avuto tantissimi riconoscimenti tra cui anche il Nastro d’argento nel 1989 e nel 1999, con questo evento mette in connessione il passato e il futuro creando dialoghi fra generazioni, “Algebra e la magia” frase da un celebre lavoro dell’artista
partenopeo nel 2002 intitolato, “Che il Mediterraneo sia”.

Taranta Power- racconta Eugenio Bennato – “E’ un movimento che fondai 20 anni fa, e nacque nell’entusiasmo di maestri e artisti della musica
anonima del Sud, e si diffuse grazie ad un favore popolare diretto ed indipendente dai mezzi di comunicazione”- prosegue sempre Bennato –
“La leggenda del ragno nero che avvelena e induce al ritmo trasgressivo della taranta ha conquistato nuove generazioni, che ritroviamo nei passi della danza e nella tecnica degli strumenti la conoscenza e la riconquista delle proprie radici. La manifestazione del 1° dicembre a Piazza Plebiscito, voluta e sponsorizzata dal Comune di Napoli, è una chiamata a raccolta dei maestri e delle nuove leve dalla musica popolare di tutte le regioni del Sud: dalla Sicilia alla Puglia, alla Calabria e alla Campania”.

La presentazione della manifestazione è avvenuta a Palazzo San Giacomo- Comune di Napoli il giorno 27 novembre, vi erano presenti il Sindaco Luigi de Magistris, l’Assessore alla Cultura e al Turismo Nino Daniele ed Eugenio bennato, durante la rassegna sono emerse qualche anticipazione del programma “Matera 2019 Capitale europea della Cultura”, l’estate prossima Eugenio Bennato sarà protagonista di un progetto ad hoc che vedrà gemellate nel focus sonico la Fondazione – Notte della Taranta di Melpignano e il Comune di Napoli. Ed inoltre Luigi de Magistris anche della Città metropolitana, ha annunciato che nei prossimi mesi si darà il via a una speciale iniziativa (che si realizzerà nel triennio 2019/2020/ 2021)incentrata sul ritmo della taranta, sull’asse duplice Sviluppo-Cultura e che coinvolgerà in maniera diretta e organica proprio il compositore e il musicista Eugenio Bennato.

Giuseppina Ercole




“Genzano com’era”

Riceviamo e pubblichiamo da una lettrice

Ridateci Genzano, Genzano com’era

Genzano che c’era, senza buche è una chimera.

Se attraversi non lo fare, è inesistente la segnaletica stradale!

L’immondizia è ancora lì, verrà presa lunedì?

Il cornicione cade giù, “non ce ne po’ fregà de più”

Le olmate con le foglie ammucchiate sono ormai degradate!

E poi…e poi…e poi…

Genzano la sera si addormenta ma la luna guarda attenta

Giuly

 




Una cura che si chiama “Cultura”. In Canada si è già iniziato

Sulla base dei risultati di alcune ricerche condotte da medici appartenenti a “Médicins francophones du Canada (MFDC)” a Montreal fra le prescrizioni mediche inizieranno ad esserci visite gratuite al Musée des beaux-arts.

Ciascun medico ne potrà prescrivere fino a 50 per anno, per i pazienti e per il personale sanitario. Per ogni “prescrizione” sarà emesso un biglietto che permette al paziente, in modo altrettanto gratuito, di portare con sé un altro adulto e fino a due bambini o ragazzi entro i 17 anni.

Hélène Boyer, che è la vicepresidente dell’associazione medica francofona del Canada, ha dichiarato: “Abbiamo studiato che gli ormoni del benessere che vengono secreti quando si pratica esercizio fisico sono simili a quelli prodotti durante una visita al museo”.

Per la prima volta viene riconosciuta – da un sistema sanitario nazionale – la valenza benefica dell’arte.

Il Museo di Belle Arti di Montreal grida giustamente vittoria e il suo direttore generale, Nathalie Bondil, esulta: “Nel XXI secolo, la cultura sarà ciò che l’attività fisica è stata per la salute nel ventesimo secolo”.

Ci auguriamo che questa visione virtuosa e globale della salute della persona faccia presto capolino dalle nostre parti, dove pare che anche gli assunti più banali legati all’importanza fondamentale dello sviluppo culturale e artistico come garanzia di equilibrio e benessere psicofisico sembrino vacillare.

Del resto, in un mondo sempre più olistico nel quale – attraverso la fisica quantistica e le neuroscienze – varchiamo alla velocità della luce le frontiere scientifiche di ciò che prima sembrava soltanto una fantasia esoterica, sarebbe del tutto antistorico relegare la salute della persona ad un puro ambito medico di diagnosi, protocolli e statistiche sui valori chimici senza guardare a tutti quei pharmakoi naturali dell’anima e del corpo quali l’abitudine al bello, all’armonico, alla cultura e all’arte in generale i quali, come finalmente è stato dimostrato, possono essere una vera a propria terapia senza alcun effetto collaterale se non quello dell’innalzamento della qualità di vita del singolo e della sua nazione.

Da questa bella prospettiva speriamo sia possibile augurarsi, per il futuro di tutti, un veloce regresso di quella vera e propria epidemia di analfabeti funzionali così sottovalutati e così preoccupanti.

Veleria De Luca




Napoli, successo per Bidonville: la Fiera del Baratto e dell’Usato alla Mostra d’Oltremare

Grande affluenza di persone alla 45a Edizione di Bidonville, la Fiera del Baratto e dell’Usato alla Mostra d’Oltremare di Napoli dal 24 al 25
novembre. La fiera propone di vedere ai visitatori amanti del collezionismo e del vintage ben 800 stalli appartenente a qualsiasi genere: dall’antiquariato al modernariato, dall’artigianato contemporaneo all’antico, all’abbigliamento datato fino ad oggetti di qualsiasi genere.
L’appuntamento annuale come assicurano gli organizzatori dell’evento di consueto attira ben 20mila visitatori circa (escludendo bambini e 70enni), la fiera con il tempo è diventata una vera realtà non solo Campana, ma è diventata itinerante perché è organizzata anche in altre regioni come il Lazio e la Basilicata, attirando anche venditori e compratori provenienti dall’estero.

E’ un viaggio che i visitatori ripercorreranno tra oggetti che risalgono all’800, manufatti provenienti dal lontano Oriente ai giorni nostri, è un
vero paradiso per chi è appassionato del mobilio antico, dei pezzi unici che raccontano storie di decenni e anche di secoli pronti a rivivere ancora una nuova vita.

Bidonville esprime una vera filosofia di vita, un modus vivendi attraverso il riutilizzo e la rigenerazione di oggetti pronti a cambiare anche la loro destinazione d’uso, si sceglie di “viaggiare” nei padiglioni di Bidonville, alla fiera del baratto e dell’usato per svariati motivi, sia per chi vuole fare affari, ma anche per motivi economici perché offrono opportunità, ed anche per rispetto verso l’ambiente e degli animali (Cruelty free). La fiera trova la sua collocazione negli appuntamenti annuali oramai nazionali da non perdere perché il vintage non è passato mai di moda, cosa ben risaputa anche da noti Brand, infatti sempre più spesso ripropongono a prezzi accessibili prodotti fuori moda dei loro magazzini.

Il percorso espositivo della fiera offre ai visitatori la possibilità di vedere oggetti che fanno parte dei ricordi passati, dal vinile al giradischi, abiti griffati di noti Brand, oppure provenienti dall’antica Cina appartenenti al secolo scorso, bottoni, passamanerie e biancheria che risalgono ai tempi delle nostre nonne, auto d’epoca e motociclette, foto e degli anni ’60 e ’70 che immortalano miti come Totò, oppure del grande Salvator Dalì, manifesti di inizio ‘900, oggetti che nella nostra quotidianità è difficile vedere, ad esempio nel settore “DI TUTTO DI PIU’” si possono trovare aggetti come il ferri di cavallo da regalare in prossimità delle festività natalizie.

Giuseppina Ercole




Vi presento due “Egregi Signori”, padre poliziotto e figlio Avvocato, attenti alla difesa della vita e della dignità umana

di Francesco Tagliente

“Durante il mio mandato da Prefetto di Pisa ho avuto il privilegio di conoscere tanti cittadini benemeriti con una vocazione sociale meritevole di grande rispetto.

Quando ho deciso di istituire il “Servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari di soggetti in situazioni di disagio originate da motivi economici incolpevoli o comunque riconducibili alla situazione di crisi” ho registrato una immediata convinta disponibilità da parte ti tanti rappresentanti di istituzioni, enti, e associazioni con una forte vocazione istituzionale e sociale.

Tra i primi a manifestare la pronta entusiastica disponibilità, incoraggiante per portare avanti l’iniziativa, fu il presidente dell’Associazione Forense Unione Giuristi Cattolici Unione Locale di Pisa.

L’avvocato Giuseppe Mazzotta, che mi apparve da subito una persona per bene, una grande Uomo particolarmente sensibile alla difesa della vita e della dignità umana, un Egregio Signore.

Con mio grande piacere ora sono stato invitato a presentare il volume.

Il libro sarà presentato a Pisa lunedì 26 novembre 2018 alle ore 17,30, nella sala del Palazzo dei Dodici, piazza dei Cavalieri. Interverrà anche Alfonso Iacono, Ordinario di Storia della Filosofia all’Università di Pisa. Paolo Giommarelli leggerà alcuni brani del libro. Gli interventi saranno moderati da Valeria Martinelli. Sarà presente l’Autore Giuseppe Mazzotta.

La pubblicazione si articola in brevi episodi, di una relazione tra genitore e figlio da cui traspare la personalità ereditata dell’Egregio Signore. La potenza del linguaggio rispettoso della persona anche quando sottoposta a misure coercitive, il portamento signorile elegante, la capacità di ascolto, la famiglia numerosa del sud ricca di valori, il poliziotto servitore della gente con grande umanità e l’eredità di tanti momenti di piccoli semplici gesti e silenziosa ed intima confidenza tra genitore e figlio. Dalla lettura riaffiora la memoria di una relazione genitoriale che prosegue nel corso di tutta l’esistenza.

In questo si sperimenta il “valore dei valori”, quando la relazione coi nostri cari prosegue anche in loro assenza, sulla traccia lasciata. In un mondo ove ciascuno insegue la costruzione di un’identità attraverso quanto ritiene di riuscire a fare; i valori ci mettono in contatto con l’identità che scaturisce da ciò che già siamo, e che offre all’onestà, all’ascolto, alla presenza, alla generosità e comprensione, il contenuto che ci accomuna tutti, rendendoci parte di una comunità.

 

E’ per questo che le storie come quelle narrate nel volume riflettono il contenuto costituzionale dei valori evocati, riportandoci alla nostra Costituzione come alla Carta che tutti sappiamo (qualche volta limitandoci, purtroppo, a ripeterlo acriticamente) avere recepito e incarnato i valori sui quali si fonda la nostra convivenza civile: che ne sarebbe della funzione del poliziotto senza il rispetto per chi, anche dolorosamente, beneficia del suo intervento con la cura il rispetto che ne riceve per la sua intangibile dignità umana e per la conseguente speranza di un suo recupero?

Non sarebbe il caso di fermarsi a riflettere sul favore che rispetta i limiti del diritto ma è al contempo espressione generosa di una presenza che si fa tale anche oltre l’orario in cui si deve compiere il proprio dovere? E che dire, ancora, dell’Autorità con la quale, invece di fornire sempre risposte, si aiuta ad individuare correttamente le domande che dobbiamo porci? E non dimentichiamoci della cultura, nella quale ognuno ha un posto, anche e soprattutto chi si limita, senza la pretesa di realizzare opere d’arte, a ricrearle ogni giorno custodendole con la sua opera, quella del bambino del racconto che salva i libri dal macero o quella di chi ne lascia pulito il luogo che le ospita. Una comunità, appunto.

Dentro a questa comunità possiamo senz’altro ritrovarci e riconoscerci, anche grazie al registro espressivo dell’antologia, nei fatti sospesi in un tempo attualissimo proprio perché remoto, cioè nel nostro caso profondo, tipicamente narrativo, nostro.

La lettura del libro “Egregio Signore” ci offre l’occasione per tenere vivi i valori, condividendoli e declinandoli, anche nell’intimità della nostre relazioni familiari.




Napoli, al Museo Archeologico Nazionale 2000 anni di storia di cultura della tavola: la mostra che chiude l’anno del cibo italiano

NAPOLI – “RES RUSTICA. Archeologia, botanica e cibo nel 79 d.C.” è il titolo della nuova mostra – esposizione al Mann Museo Archeologico Nazionale di Napoli dal 21 novembre al 18 febbraio 2019.

L’intento dell’esposizione è di far conoscere le abitudini quotidiane legate al cibo degli antichi romani, la mostra offre un’ampia prospettiva sull’alimentazione di duemila anni fa, un viaggio che i visitatori faranno durante il percorso espositivo nelle radici dove nascono le nostre abitudini.

Nell’allestimento archeobotanico sono esposti anche utensili che utilizzavano i romani per cucinare, pentole ancora intatte come la padella per cucinare le uova, dipinti che avevano come soggetto il cibo degli antichi fino all’eruzione del Vesuvio.

Nell’allestimento grazie all’utilizzo della più recente tecnologia della comunicazione proiezioni video (in italiano ed in inglese) illustrano gli antichi reperti botanici in un costante rapporto con le conoscenze acquisite nel nostro presente. L’allestimento propone anche cibo appartenente al mondo antico come una fresella, un tarallo e una bottiglia con olio di oliva già presentata da Alberto Angela durante la rassegna stampa per il programma “Stanotte a Pompei”, un’esposizione Ante litteram della nostra dieta mediterranea e sulle nostre origini.

Ad accogliere i viaggiatori nella ‘Collezione dei Commestibili’ di Pompei una grande carta geografica, di cui sono tracciate le rotte seguite, delle singole specie, spesso approdate sulle coste italiane dall’Oriente. L’intera Collezione dei commestibili non veniva esposta dal 1989, attualmente l’allestimento è situato nella sala 94 (adiacente al Plastico di Pompei), un percorso che mostra i cibi dell’antichità ed anche le “connessioni” tra le varie civiltà, un continuo dialogo dei popoli iniziato nell’antichità. Il percorso espositivo offre ai visitatori un’ulteriore spiegazione delle nostre abitudini legate all’alimentazione che sono alla base della nostra dieta.

La ‘Collezione dei Commestibili’ come la ‘Collezione dei Tessuti’ fanno parte del patrimonio appartenente al Mann, le due collezioni vennero scoperte dalle prime campagne di scavo da Carlo di Borbone, egli raccolse tutti i materiali provenienti da Herculanem e Pompei alla Reggia estiva di Portici, includendo anche fragilissimi materiali come tessuti, prossimamente in mostra al museo del capoluogo campano.

Paolo Giulierini: “Una mostra dedicata alle radici della nostra ricchezza agro-alimentare”

Come spiega il Direttore del Museo Archeologico di Napoli, Paolo Giulierini: “Chiudiamo l’anno del Cibo italiano voluto da MIBAC e MIPAAFT con una mostra dedicata alle radici della nostra ricchezza agro-alimentare: 2000 anni di storia della cultura, della terra e della tavola sono i testimoniati da resti materiali conservati al MANN”- prosegue sempre Giulierini -“resti che costituiscono un tesoro unico al mondo. L’esposizione rappresenta un’opportunità straordinaria non solo per rappresentare per la prima volta la Collezione dei Commestibili, ma anche, nello spirito del Progetto I Tesori del MANN inaugurato con successo dalle armi dei Gladiatori, per raccontare al grande pubblico cosa significa fare ricerca scientifica su questi rari materiali”.

Un’immersione tra le piante dove si evincono i viaggi degli antichi, fra le testimonianze vi sono esposti gli “Affreschi dei peschi” arrivato a noi pochi decenni prima dell’eruzione del 79 d. C., come spiega il Professore Gaetano De Pasquale durante la presentazione, un percorso che racconta la “vera grande ricchezza” del territorio.

Res Rustica è una mostra dedicata alle radici della nostra ricchezza agro-alimentare, ma che svela anche falsi storici come i 5 chilogrammi d’uva, costituite da vinacce (da graspi, bucce e vinaccioli) non appartenevano al mondo antico come si si credeva che appartenessero, ma in realtà appartengono al ‘700.

Le vinacce fanno parte degli oggetti conservati nei depositi del museo partenopeo e dalle analisi effettuate dimostrano che sono di origine ben più recenti, infatti risalgono alle coltivazioni del diciottesimo secolo come dimostrano i risultati della datazione effettuata presso il Laboratorio CIRCE (Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
La conferenza di tutto il percorso espositivo è avvenuta mercoledì 21 novembre, hanno partecipato all’incontro il Direttore del Museo Nazionale Archeologico di Napoli, Paolo Giulierini, l’Archeologo Luigia Melillo, Referente Scientifico per i Progetti Speciali e per le Relazioni Internazionali del Mann, il Professore Gaetano Di Pasquale (Dipartimento di Agraria, Università degli Studi di Napoli “Federico II”).

Elenco delle specie archeobotaniche in esposizione: Vite (vinaccioli), olivo (olive e noccioli), fico (frutti interi e spaccati), pino domestico (pigne e pinoli), melograno (frutti piccoli) e “bucce”, nocciolo (nocciole sgusciate), pesco (noccioli), mandorlo (frutti), carrubo (frutti), cereali (orzo, miglio, farro), legumi (semi di lenticchie, favino), castagno(una castagna), aglio (diversi spicchi), cipolla scalogno (bulbi), palma da dattero (datteri).

Giuseppina Ercole




Agrigento: atteso l’evento ANCRI contro stalking e condotte persecutorie

AGRIGENTO –  Per il prossimo 25 novembre la sezione territoriale dell’ANCRI di Agrigento, ha organizzato a Porto Empedocle un convegno tematico su “Stalking e condotte persecutorie: aspetti psicologici, sociologici e disfunzionali. La rappresentazione sui media e social”

Sono programmati gli interventi di Salvatore Cardinale, già presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, di Iva Marino, Psicologa, esperta in scienze forensi e criminologiche e di Francesco Pira, sociologo, docente di comunicazione e giornalismo presso l’Università di Messina.

Gli interventi saranno moderati dalla giornalista Daniela Spalanca, autrice di pubblicazioni tematiche e dal Cavaliere Pietro Sicurelli, presidente della sezione ACRI di Agrigento.

L’associazione nazionale insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica di Agrigento prosegue così il suo impegno sociale organizzando manifestazioni e incontri-dibattiti di interesse socio-culturale a difesa dei diritti dei minori e contro ogni forma di violenza sulle donne, sui bambini ed in generale sulle categorie sociali più fragili. Solo qualche settimana fa aveva organizzato un convegno dal titolo “Dalla parte dei bambini, contro ogni forma di violenza”