Napoli: gli assiri danno spettacolo sul Vesuvio

“Gli Assiri all’ombra del Vesuvio” al Museo Archeologico Nazionale di Napoli fino al 16 settembre. Una straordinaria exhibition nella Sala Meridiana del polo museale campano che mostra lati della vita quotidiana del popolo dell’alto Tigri, un focus della regione dell’Assiria, l’odierna Iraq.
“L’impero assiro rivive al Museo Archeologico di Napoli in tutto il suo splendore parlandoci di eredità profonde” ha dichiarato il Direttore del MANN, Paolo Giulierini, un percorso espositivo ad anello in tre sale che accompagna i viaggiatori in un immersion nella storia e alla scoperta di una grande civiltà grazie all’aiuto della multimedialità e l’archeologia.

Il progetto scientifico è una sinergia tra il MANN e l’Università degli stufi di Napoli “L’Orientale” selezionando oltre quarantacinque reperti, provenienti dal British Museum, Ashmolean Museum, Musei Vaticani, Museo Baracco, Musei Civici di Como e Musei Reali di Torino: fulcro dell’allestimento, i calchi ottocenteschi, appartenenti alle collezioni del MANN e non esposti da molti anni.

Il lato innovativo del Museo Archeologico partenopeo è il
percorso espositivo grazie all’utilizzo delle dotazioni tecnologiche, il cui
coordinamento progettuale è stato affidato al Prof. Ludovico Solima (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”) con la finalità di diventare uno spazio permanente del museo: filmati, musiche originali, occhiali multimediali, diffusori di fragranze che riproducono i giardini assiri e il gusto, con degustazioni che i viaggiatori potranno assaggiare con prodotti alla liquirizia che il popolo assiro usava a scopi medicinali. La
conferenza stampa della mostra “Gli Assiri all’ombra del Vesuvio” è avvenuta il 3 luglio, ed hanno partecipato il Direttore del Museo archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini, il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.

Giuseppina Ercole




A Firenze la storia dell’Italia ebraica nell’arte del tessuto

Agli Uffizi fino alla fine di ottobre una mostra inedita con 140 opere tra arazzi, merletti, stoffe e addobbi

La storia degli ebrei italiani osservata da una prospettiva inedita e cromaticamente caleidoscopica, quella dell’arte del tessuto: è Tutti i colori dell’Italia ebraica, grande mostra dal 27 giugno al 27 ottobre nell’aula magliabechiana della Galleria degli Uffizi di Firenze.

Circa 140 opere, tra arazzi, stoffe, addobbi, merletti, abiti, dipinti ed altri oggetti di uso religioso e quotidiano, presentano per la prima volta la storia degli ebrei italiani attraverso una delle arti meno conosciute, ossia la tessitura, che nel mondo ebraico ha sempre rivestito un ruolo fondamentale nell’abbellimento di case, palazzi e luoghi di culto.

Ne emerge un ebraismo attento alla tradizione, ma anche gioioso, colorato, ricco di simboli. Si riconosce inoltre il carattere interculturale e internazionale di questo popolo, soprattutto grazie all’eccezionale varietà dei motivi sui tessuti, dove il colore spesso predomina in maniera stupefacente.

Si parte dai tempi antichi e si arriva fino alla moda del Novecento e all’imprenditoria tessile moderna, affrontando temi chiave quali il ruolo della scrittura come motivo decorativo, l’uso dei tessuti nelle sinagoghe, il ricamo come lavoro segreto, il ruolo della donna. Protagoniste già nella Bibbia, anche nei secoli recenti le stoffe hanno la capacità di esprimere l’anima del popolo ebraico attraverso capolavori assoluti, spesso provenienti dal vicino e dal più lontano Oriente con cui gli ebrei italiani entravano in contatto per legami familiari e per commerci: si veda la spettacolare tenda (la parokhet), di manifattura ottomana del primo quarto del XVI secolo, prestata dal Museo della Padova Ebraica.

Le diverse comunità ebraiche italiane, in osmosi con la società circostante con cui si confrontavano, finivano per acquisire linguaggi ed espressioni artistiche locali: nelle opere tessili provenienti da Livorno, Pisa, Genova e Venezia, ad esempio, è manifesta l’influenza del vicino Oriente, molto diversa da quanto vediamo in quelle romane, fiorentine o torinesi, che si confrontavano con il gusto dei poteri dominanti in Italia.

Nel percorso della mostra è possibile ammirare alcuni pezzi rarissimi, provenienti da musei e collezioni straniere, che conducono idealmente il visitatore attraverso le feste ebraiche: tra questi i frammenti ricamati provenienti dal Museum of Fine Arts di Cleveland, le due tende dal Jewish Museum di New York e dal Victoria and Albert Museum di Londra che insieme a quella di Firenze formano un trittico di arredi (per la prima volta riuniti insieme) simili per tecnica e simbologia.

Straordinario e unico è un cofanetto a niello della fine del Quattrocento proveniente dall’Israel Museum di Gerusalemme che, come una specie di computer ante litteram ad uso della padrona di casa, tiene il conto della biancheria che via via era consumata dai componenti della famiglia.
Dagli abiti – in particolare quelli femminili – spesso si ricavavano le stoffe preziose per confezionare paramenti e arredi sinagogali, dove talvolta è possibile individuare le linee delle vesti e il loro uso originario.

Nel Ritratto del conte Giovanni Battista Vailetti di Fra Galgario, del 1720 (un prestito eccezionale dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia) il personaggio indossa una splendida marsina in prezioso broccato e nell’Allegoria dei cinque sensi di Sebastiano Ceccarini (1745), ad esempio, la veste della bambina è dello stesso tessuto della mappà Ambron realizzata a Roma nel 1791-92.

Splendidi i ricami, alcuni con ‘stemmi parlanti’ (gli ebrei non potevano ricevere un titolo nobiliare) entro fastose cornici barocche. Vere e proprie “pitture ad ago” che brillavano alle luci mobili delle candele e delle torce, in un trionfo di sete colorate, di fili d’oro e d’argento, sono opera delle abili mani delle donne che, pur rinchiuse tra le mura domestiche, esprimono una stupefacente inventiva e ampiezza di conoscenze.

Tra i tessuti più antichi in mostra, databili al Quattrocento, sono una tenda per l’armadio sacro proveniente dal Museo Ebraico di Roma, un’altra proveniente dalla Sinagoga di Pisa e un telo del ‘Parato della Badia Fiorentina’ che in origine ricopriva per le feste solenni tutte le pareti della chiesa. Sono tutti eseguiti in un velluto cesellato e tramato di fili d’oro nel motivo della ‘griccia’ – una melagrana su stelo ondulato – che è forse il disegno tessile più tipico del Rinascimento in Toscana.

Una scoperta sorprendente è l’Aron Ha Qodesh, un armadio sacro proveniente dalla più antica sinagoga di Pisa. Le decorazioni dipinte e le dorature del mobile, ora riscoperto come originale del XVI secolo, sono riemerse sotto le innumerevoli mani di tinta bianca che l’avevano deturpato.

Le sezioni tematiche della mostra giungono ai giorni nostri, passando attraverso il collezionismo tessile dell’Ottocento, di cui fu massimo esponente Giulio Franchetti, che ha donato la sua raccolta al Museo del Bargello, ma anche l’imprenditoria – in particolare di quella pratese con la famiglia Forti-Bemporad – e la creatività di alcune famose stiliste.
L’esposizione termina con un capolavoro assoluto, il merletto lungo otto metri disegnato da Lele Luzzati per il transatlantico Oceanic. È un collage di pezzi antichi e moderni che riproduce I fasti e le immagini della Commedia dell’Arte Italiana, in un medium inusitato, che unisce l’antica manualità a un’incredibile forza espressionista.

Come afferma il direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt: “è una rassegna di amplissimo respiro su un tema mai affrontato prima. Il visitatore rimarrà sorpreso dalla varietà e ricchezza degli oggetti esposti, che spaziano dai solenni parati liturgici ai doni diplomatici, dagli abiti ai ricami, dai ritratti al prêt-à-porter e molto altro: sono le fitte, preziose trame del popolo ebraico in Italia”.

La presidente della fondazione per il Museo Ebraico di Roma Alessandra Di Castro, commenta: “La produzione ebraica dei tessuti, come anche degli argenti e di altre tipologie di arti decorative, è intimamente legata alla storia dell’arte italiana in una dimensione più generale; ha risentito nei secoli dei cambiamenti di gusto della civiltà artistica italiana e a sua volta li ha determinati, influenzati. E per questa ragione la mostra riguarda tutti e accende le luci della ribalta su un patrimonio comune – incredibile per qualità e quantità – che va valorizzato, promosso, tutelato e soprattutto raccontato perché lo si conosca in tutta la sua ricchezza”.




Bracciano, la Tosca di Giacomo Puccini inaugura la rassegna estiva operistica:

L’appuntamento è per mercoledì 10 luglio 2019 alle ore 21:00 in piazza Mazzini 14/a Castello Odescalchi. L’ingresso è gratuito

BRACCIANO (RM) – Apertura in grande stile per la seconda edizione di “Bracciano Opera sotto le stelle” con la Tosca di Giacomo Puccini, un capolavoro italiano e tra le opere liriche più conosciute e apprezzate al mondo.

“L’amministrazione Tondinelli ha fortemente voluto riportare a Bracciano la Cultura con la maiuscola – ha dichiarato l’Assessore alle Politiche Sociali Claudia Marini – e aprire la stagione con un’opera simbolo della lirica made in Italy, ricca di colpi di scena e di momenti di pathos che saranno ancora più vissuti e sentiti grazie all’orchestra che si esibirà dal vivo nella splendida cornice di Castello Odescalchi”.

L’assessore Claudia Marini

“Siamo lieti – ha detto il Sindaco di Bracciano Armando Tondinelli – di poter proseguire con la rassegna estiva operistica consegnando alla cittadinanza un calendario ricco di appuntamenti, tutti ad ingresso gratuito. A partire dal 10 luglio fino al 6 settembre ci saranno ben otto appuntamenti con l’Opera ma allo stesso tempo avremo altre rassegne di alto spessore artistico perché il nostro obiettivo è quello di richiamare a Bracciano un “turismo eccellente” offrendo una tangibile progettualità anche sotto il profilo dell’intrattenimento culturale. Più Bracciano volerà alto e più risposta avremo in termini di visitatori e di rilancio della nostra splendida Città. Vi aspettiamo numerosi per la Tosca che sono sicuro sarà un autentico successo”.

“A Bracciano quest’anno l’Amministrazione Tondinelli ha messo in cantiere tantissimi eventi che saranno di volta in volta ampiamente comunicati e promossi : “Abbiamo altre importanti rassegne – ha aggiunto l’assessore Marini – come la Musica dal Mondo, le Tradizioni Popolari e la Musica Popolare delle regioni italiane ma anche moda, festival , concerti e liscio. Sarà mia cura aggiornare di volta in volta la cittadinanza con le specifiche dei singoli eventi, gli orari e i particolari. Per il momento abbiamo voluto comunicare alla cittadinanza le date e gli eventi per fissare in calendario tutti gli appuntamenti”.




Napoli: vince il fascino di “Lampadedromia”

Nell’ambito delle manifestazioni collaterali all’Universiadi Napoli 2019, torna la “Lampadedromia” giunta alla sua IV Edizione, la corsa con le fiaccole su un percorso di 25 chilometri (mezza staffetta ultra, staffetta non competitiva), che si è snodata venerdì 28 giugno tra l’antica l’Acropoli di Cuma dei Campi flegrei e il Castel dell’Ovo di Napoli.

L’iniziativa è stata promossa da Amartea-Isolympia, con le associazioni di
Napoli e afro Napoli, con il patrocinio del Comune di Napoli e del Comune di Pozzuoli. La cerimonia è stata aperta con il rituale dell’accensione della fiaccola isolimpica con la coreografia del Gruppo IXOR di Atene e dell’Art Dance Theater diretto da Artemis Ignation, con un suggestivo spettacolo all’interno del sito flegreo, l’Acropoli di Cuma che si trova nel territorio dei comuni di Bacoli e di Pozzuoli appartenente al Parco archeologico dei Campi Flegrei e risale in linea di massima tra al 740 a.C. e fu tra le più antiche e più lontane colonie elleniche.

Tra le testimonianze ricordano che sin dal V sec. a.C., quando il navarca ateniese Diotimo giunse a Neàpolis per allearvisi in funzione antispartana, trovò che gli abitanti celebravano una corsa con le fiaccole durante i riti funebri in onore della sirena Partenope. Egli quindi potenziò tale usanza, che quindi può essere fatta risalire sino alle origini, nel VII sec. a. C., istituendo la “Lampedromìa Neapolitana”, che divenne presto tra le più antiche e note del Mediterraneo. Quando Augusto istituì gli “Italika Romaia Sebastò Isolympia”, sacri agoni alla greca “simili ai Giochi di Olympia”, aveva ben presto tale rituale legato ai miti fondativi della Graeca Urbs, ed
incluse la corsa con le fiaccole tra le competizioni sportive degli Isolympia.




Anguillara Sabazia, tutto pronto per “Zu-Zu Zuppa di Lago”: alla scoperta dei sapori antichi

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Tradizione contadina per l’evento “Zu-Zu Zuppa di Lago” in programma domenica 30 giugno ad Anguillara al Museo della Civiltà Contadina e della Cultura Popolare “Augusto Montori”.

Sarà un viaggio alla riscoperta di saperi e sapori antichi con pesce rigorosamente pescato in zona e con una articolata preparazione della zuppa secondo i gusti anguillarini. L’evento è inserito nel calendario Tesori Naturali promosso in collaborazione con il Parco di Bracciano-Martignano, ed è in programma in via Doria D’Eboli 2 il 30 giugno alle ore 20.30 (il forte caldo di questi giorni ha infatti indotto gli organizzatori a spostare l’orario).

L’Associazione Culturale Sabate nella stessa giornata propone inoltre la minicrociera Carpe Diem con visita guidata al centro storico di Anguillara. Partenza alle 16.30 dal Molo degli Inglesi di Bracciano. Ale 17.05 si sbarca ad Anguillara per visita guidata del centro storico di Anguillara, del palazzo baronale Orsini e della Collegiata. Alle 18.30 imbarco sulla motonave per il rientro a Bracciano. I partecipanti verranno muniti di auricolari che consentirà loro di ascoltare le spiegazioni della guida e allo stesso tempo di godersi in libertà la vista del paesaggio lacustre.




Frascati: sabato arriva la Festa della Musica

La Festa della Musica si terrà sabato 29 giugno 2019 a Frascati. Promossa e organizzata dall’Amministrazione comunale, su ideazione e in stretta collaborazione con l’Unione Imprese Frascati (UIF), si svolgerà dalle ore 17 fino alle 24 con concerti live, eventi e negozi aperti in 16 luoghi tra piazze,
strade e vicoli della città. La festa offrirà l’occasione per passeggiare tra le caratteristiche vie e piazze del centro urbano cittadino, con concerti funk, jazz, reggae, pop, nuovo cantautorato, formazioni corali, boy band, cover band e musicisti del territorio.
«Sarà una coinvolgente e originale Notte della Musica, posticipata di una settimana in segno di rispetto per la scomparsa del Sindaco di Rocca di Papa Emanuele Crestini, a cui dedichiamo con tutto il cuore questa edizione – dichiara il Consigliere delegato alle Attività Produttive Mattia Ambrosio -. Ringrazio per l’impegno, e per la disponibilità a far slittare di una settimana la festa, la UIF e gli altri commercianti che in autonomia si sono attivati ed è stato possibile organizzare un programma coinvolgente che abbraccia
tutte le principali piazze di Frascati».
Le piazze e le strade del centro storico coinvolte sono: P.za Marconi, P.za Roma, P.za Paolo III, P.za dell’Olmo, P.za del Mercato, P.za San Pietro, P.za delle Scuole Pie, Via Mentana, Via Farnetti, Via Cairoli, Via Bezzecca, Via del Matone, Via Ajani, L.go Pentini, P.za Monte Grappa, Via Borgo San Rocco.




Frascati, tornano i cento pittori di via Margutta

Tornano a Frascati i pittori di via Margutta con un’esposizione en plein air che per tre giorni animerà la Passeggiata Belvedere di via Veneto. La mostra, che presenta il meglio della pittura contemporanea romana, si inaugura venerdì 28 giugno 2019 e sarà visitabile per l’intero weekend (29 e 30 giugno).
«Sarà un lungo e originale weekend all’insegna della pittura – dice l’Assessore alla Cultura Emanuela Bruni – e la Città accoglierà oltre 80 artisti, italiani e stranieri, che vivono e lavorano a Roma e che dal 1953 espongono le loro opere nella celebre via Margutta. Ospitare i pittori è una tradizione che l’Amministrazione comunale ha voluto riproporre dopo molti anni e che l’estate scorsa ha fatto registrato un alto gradimento con migliaia di visitatori. Con i loro storici e tradizionali stand-cavalletti, gli artisti
animeranno la Passeggiata Belvedere, uno degli scorci più affascinanti della Città di Frascati».
«Siamo felici ed onorati di esporre a Frascati – precisa l’Arch. Luigi Salvatori, Presidente dell’Associazione – culla della cultura dei Castelli Romani, centro storico- artistico che affonda le proprie radici nella lontana epoca romana con gli affascinanti siti archeologici fino agli sviluppi rinascimentali e barocchi e a quelli contemporanei che fanno della città un polo culturale attrattivo. In questo scenario i Cento Pittori scenderanno a Frascati per attualizzare questa tradizione storico-artistica. Tutti i
cittadini di Frascati, ma anche i tanti turisti che affolleranno questo weekend, avranno la grande occasione di poter ammirare le opere e i lavori di tanti artisti straordinari. Tutti gli artisti presenteranno il proprio lavoro e le proprie esperienze attraverso le migliaia di opere esposte: la passeggiata di Frascati diventerà per questi tre giorni un museo all’aperto pensato come un grande luogo di incontro tra gli artisti e i cittadini, dove arte e società si incontreranno».




Velletri, tutti pazzi per il vino con “Tutti giù in cantina”

VELLETRI (RM) – “Tutti giù in cantina – Festival della Cultura del Vino” si è concluso domenica 23 giugno dopo tre giorni di eventi, presentazioni, degustazioni, tanti vini da ogni parte d’Italia e dalla Georgia (Paese straniero ospite di questa edizione) e soprattutto in un’atmosfera di festa e di apprezzamento unanime. Tantissime le persone, molte da Roma e dal territorio circostante, che hanno animato con la loro presenza la splendida sede CREA Viticoltura Enologia di Velletri, attirate dal grande banco d’assaggio con circa 300 vini in rotazione e da personaggi come Luigi Moio e Riccardo Ricci Curbastro. I contenuti infatti continuano ad essere una delle chiavi del successo della manifestazione organizzata dall’Associazione “Idee in fermento” e dal CREA Viticoltura Enologia, con il sostegno importante del Comune di Velletri e di una serie di sponsor privati che credono nelle potenzialità di un evento capace come pochi altri di richiamare a Velletri così tante persone interessate e preparate.

Sì perché questo è un altro degli aspetti che sono saltati agli occhi ancora una volta, centinaia di visitatori e nessun problema, tutti attratti da un’offerta di alto livello e in un contesto ricco di storia e fascino ma anche ordinato, tranquillo, piacevole.

L’apertura ufficiale, venerdì 21 giugno, ha visto la partecipazione del Primo Consigliere dell’Ambasciata di Georgia a Roma Sofia Kartsivadze, accolta dell’assessore regionale all’Agricoltura Enrica Onorati, dal sindaco di Velletri Orlando Pocci e dal direttore del CREA Viticoltura Enologia Riccardo Velasco. Conclusa la parte istituzionale si è dato il via al grande banco d’assaggio, gestito dai sommelier della Fisar Roma e Castelli Romani e attivo per tutti e tre i giorni, e alla degustazione di vini georgiani guidata da Antonio Mazzitelli, relatore Fisar. A seguire Luigi Moio, enologo e docente universitario oltre che vicepresidente OIV (Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino) ha presentato il suo libro, un best seller per gli appassionati di degustazione, “Il respiro del vino”. In chiusura di serata invece Riccardo Ricci Curbastro, diciotto generazioni di produttori di vino in Franciacorta ma anche presidente Federdoc, ha guidato personalmente una degustazione delle migliori etichette dell’azienda di famiglia.

Sabato 22 giugno la manifestazione si è aperta con la “passeggiata scientifica in vigna” a cura dei ricercatori del CREA Viticoltura Enologia, seguita dall’intervento di Mario Mineo – archeologo, direttore coordinatore del Museo delle Civiltà e Museo della Preistoria e etnografia Luigi Pigorini di Roma – dal titolo “Coltivare la vite 8000 anni fa”. Poi ancora grandi vini, con la degustazione guidata “Omina Romana: la grande verticale!” condotta da Paolo Pietromarchi – ricercatore, docente universitario e relatore Fisar – con Paula Pachecho e Simone Sarnà, agronoma ed enologo della prestigiosa azienda con sede a Velletri. Infine musica di classe con il “SJC Live Set”, il concerto live di Sara Jane Ceccarelli accompagnata alla chitarra da Lorenzo De Angelis, e abbinamento per intenditori con l’evento “Sigari & Vino” guidato da Fabrizio Ercolani, relatore Fisar, in collaborazione con Moderno Opificio del Sigaro Italiano.

L’ultima giornata si è aperta con il lancio dell’edizione 2020 tramite il concorso “Dall’Uva al Vino”, ovvero la Premiazione del miglior disegno realizzato dagli alunni delle scuole primarie di Velletri che sarà utilizzato come copertina dei ticket del prossimo anno. Quest’anno a vincere – secondo la Giuria d’eccezione presieduta dal Maestro pittore Giorgio Giacinto Corona – è stato Leonardo Capretti, della quinta B della Scuola Primaria Casale, con un disegno dedicato a tutti i lavori che riguardano la produzione del vino, dalla vigna alla cantina appunto. Premio speciale a Federico Pelacci (quinta A della Scuola Primaria Fontana della Rosa) e già vincitore della scorsa edizione, ma ovviamente un ringraziamento sentito è andato a tutte le scuole che hanno partecipato, ovvero l’Istituto Comprensivo “Velletri Nord” con le scuole primarie Fontana della Rosa, Casale e Colonnella; e l’Istituto Comprensivo “Gino Felci” con le scuole Novelli e Mariani. Nel pomeriggio protagonisti lo spazio verde, il parco e l’orto botanico del CREA con gli interventi di Romina Vettese “La multifunzionalità dei vimini, dai cesti al trasporto e al packaging dei nostri nonni”, poi è stata la volta della visita guidata “Le piante raccontano” a cura di Renato Pavia, che ha dato anche una splendida dimostrazione pratica dell’arte dell’innesto, e Fiorella Capozzi. Infine “…su un mare colore del vino…”, viaggio enoico sulle rotte del vino con Stefano Del Lungo, ricercatore archeologo del CNR, e “Il vino fa buon sangue”, incontro con Luciano Rutigliano, Presidente AVIS Comunale Velletri. Nel frattempo alcune artigiane di Giulianello e Velletri hanno dato vita alla produzione-esibizione di pasta fatta a mano, “cellitti” per la precisione, prima di lasciare spazio all’asta di beneficienza in favore dell’associazione “Impariamo ad imparare” e all’ultimo appuntamento in terrazza, dedicato all’abbinamento essenze e vini, un viaggio sensoriale condotto da Andrea Ciafrocca.

“Tutti giù in cantina” si conferma insomma un concentrato di buoni contenuti, tanta voglia di fare e una grande passione che coinvolge decine di persone nell’organizzazione. A breve sul sito www.ideeinfermento.it saranno pubblicate tutte le immagini, foto e video, della manifestazione insieme agli ulteriori ringraziamenti alle cantine che da tutta Italia continuano a dare il loro supporto con grandissimi vini. “Ora bisogna rimettere tutto a posto, poi un po’ di riposo – confermano dall’Associazione Idee in fermento – e da settembre si comincerà a pensare all’edizione 2020, migliorando qualche dettaglio che non ci è piaciuto e aumentando ancora il livello già alto dei contenuti dell’evento in collaborazione con i partner privati e le istituzioni che, per fortuna, ci stanno dimostrando fiducia. D’altronde una manifestazione come questa, forse unica nel suo genere per i Castelli Romani, può avere un ruolo ampio, che vada oltre il semplice approfondimento sul vino, toccando settori come il turismo e l’economia del territorio”.




Roma, tutto pronto per la XIX Edizione del FormelloLive Free Music Concert

Tutto pronto per la XIX Edizione del FormelloLive Free Music Concert che si terrà domenica 7 Luglio a partire dalle 17. Nato nel 2001 e portato avanti ogni anno dalla passione per la musica di un gruppo di amici, il FormelloLive è un lungo concerto che comincia nel pomeriggio e prosegue fino a notte.




Monte Compatri, fino al 22 giugno si tiene Jémbe, manifestazione di teatro ed educazione artistica ai Castelli Romani

Giunta alla sua terza edizione, Jémbe (iembé) – dal dialetto monticiano: riempire – è una manifestazione di teatro ed educazione artistica iniziata lunedì 17 giugno a Monte Compatri (RM), nell’area dei Castelli Romani, e che proseguirà fino a sabato 22 giugno. Lo scopo è quello di favorire lo scambio internazionale di giovani provenienti da tutta Europa, un’ambizione condivisa da vari gruppi e professionisti di teatro sociale europei che, dopo anni di collaborazione, hanno voluto creare un evento annuale dove incontrarsi.

Venerdì 17 giugno è prevista la conferenza internazionale “Sopravvivenze culturali” tenuta da Jordi Forcadas.

L’associazione culturale Iustumò (Monte Compatri, Italia) e MODO – Circus with Purpose (Peterhead, Scozia) hanno dato vita a Jémbe nel giugno 2017, partendo da un concetto base: la necessità di creare occasioni d’incontro per giovani appartenenti a culture e linguaggi diversi.

Per una settimana, i ragazzi di età compresa tra i 7 ed i 18 anni provenienti da vari comuni dei Castelli Romani e oltre si mescolano a una decina di adolescenti provenienti dalle periferie scozzesi, più precisamente dall’Aberdeenshire. Durante la settimana, grazie al supporto di docenti italiani e internazionali, si tengono laboratori di Commedia dell’Arte, percussioni, teatro in inglese, circo, trampoli, clown, fuoco e bandiere, tutti con lo scopo di creare un evento finale itinerante che parte dal cuore del centro storico di Monte Compatri e arriva nel suo punto più frequentato e più caratteristico: la passeggiata.

Favorire incontri internazionali stimola l’apertura culturale, permette a giovani che vivono le varie periferie europee di confrontarsi, di comunicare, di stabilire legami di amicizia attraverso l’ausilio dell’arte: ecco perché il progetto non mira a coinvolgere le grandi realtà cittadine ma si rivolge ad aree con bassa concentrazione sociale. Offrire l’opportunità di vivere quest’esperienza a chi potrebbe non averne l’occasione altrimenti e l’obbiettivo che unisce lo staff plurinazionale di Jémbe. 

L´edizione 2019 di Jémbe, progettata dalla cooperativa di professionisti dell’educazione Doc Educational nella persona di Alberto Ferraro, direttore artistico del festival, è arricchita da quattro spettacoli e una conferenza dibattito aperta ai professionisti del settore ed al pubblico in generale presieduta da Jordi Forcadas, uno dei massimi esperti del Teatro dell´Oppresso. Dopo la grandissima partecipazione delle due scorse edizioni, il Comune di Monte Compatri, che dà il patrocinio all´evento, si prepara a un’audience e un flusso di partecipazione eccezionali.

Jémbe mira a diventare un punto di incontro internazionale di educazione teatrale, un progetto dedicato al teatro fatto da giovani, per dimostrare l’impatto formativo che quest’ultimo può avere. Gli spettacoli, infatti, sono gratuiti e aperti a tutta la cittadinanza, con l’obbiettivo di far vivere e riempire le piazze e le strade di Monte Compatri di giovani, di arte e di vita.

PROGRAMMA DEGLI EVENTI SERALI DEL 21 E 22 GIUGNO

Tutti gli eventi si terranno all’aperto, tra la passeggiata e il belvedere, tranne la conferenza del 21 giugno che si terrà al Tinello Borghese.

Venerdi 21 giugno, ore 17.00 – SOPRAVVIVENZE CULTURALI

Conferenza Internazionale tenuta da Jordi Forcadas: Il Teatro dell’Oppresso come strumento di analisi sociale e ruolo  del teatro e delle arti come mezzi di impatto ed educazione nei contesti ad alto rischio e dispersione sociale. Interverranno il Dott. Paolo Buonaiuto, vice preside dell´Ist. Alberghiero Vittorio Veneto di Scampia, regista, docente e formatore teatrale, Martin Danziger, regista e direttore di Modo Circus with purpose,  Alberto Ferraro, regista e formatore, presidente dell´Ass. Culturale Iustumò. Relatrice e traduttrice: Anita Feher, Iustumò, Italia.

Venerdì 21 giugno, ore 20.00 – LIBERTÉ, ÉGALITÉ, ABSURDITÉ

Spettacolo in francese con qualche stravaganza in lingua napoletana. Collage di alcuni testi del teatro dell’assurdo francese (Jonesco, Tardieu, Cros) legati insieme da un gioco di teatro nel teatro. Dalla compagnia teatrale Le Gagagas di Scampia, Napoli.

Sabato 22 giugno alle ore 18.00 –PARATA DI CHIUSURA

Parata di chiusura itinerante con tutt’i partecipanti che percorrerà il paese, da Piazza Manfredo Fanti alla passeggiata (Viale Busnago), passando per il Belvedere (piazza della Repubblica).




Al via la 3 edizione di Pompeii Thetrum Mundi: l’appuntamento con la drammaturgia sul palcoscenico risalente al II sec. a.C.

Al via
l’attesissima rassegna di drammaturgia antica ‘Pompeii Theatrum  Mundi’ al Teatro Grande di Pompei giunta alla
terza edizione fino al 13 luglio ed è promossa da Teatro stabile di
Napoli-Teatro Nazionale e Parco Archeologico di Pompei, in coproduzione con
Fondazione Campania dei Festival- Napoli Teatro Festival 2019, Teatro Nazionale
di Genova, Teatro di Roma-Teatro Nazionale, Fondazione Matera Basilicata 2019.

L’appuntamento con la drammaturgia sul palcoscenico risalente al II sec. a.C. è divenuto fra le manifestazioni di punta dell’estate a livello nazionale ed offre ai viaggiatori ben tre prime assolute, la rassegna apre con “La Tempesta” di William Shakespeare con la regia di Luca De Fusco dal 20 al 22 giugno; Edipo a Colono regia di Rimas Tuminas e scrittura di Ruggero Cappuccio dal 27 al 29 giugno; Satyricon, dal 4 al 6 luglio di Francesco Piccolo ispirato a Petronio con la regia di Andrea De Rosa; Il paradiso perduto. Leela, dal 11 al 13 luglio nuova creazione di Noa Wertheim di Vertigo Dance Company (Isralele).

Il progetto
di Pompeii Thetrum Mundi è quadriennale che prevede una continuità per il 2020
ed è immaginato per il Teatro Grande del più imponente sito archeologico a
livello globale e si inserisce nel programma di promozione del Parco
archeologico di Pompei dando la possibilità ai visitatori di vivere appieno la
grande suggestione dei viaggiatori del passato, nella suggestiva atmosfera degli
scavi, e quest’anno sono promossi anche nell’ambito della sezione Progetti
speciali della dodicesima edizione del Napoli Teatro Festival Italia diretto da
Ruggero Cappuccio. Alla conferenza è avvenuta il 17 giugno al Teatro Mercadante
di Napoli ed hanno partecipato il Sindaco di Pompei, Pietro Amitrano, il
Direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna,
l’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Nino Daniele, il
Regista Luca De Fusco, il regista Andrea De Rosa ed il regista Rimas Tuminas.

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