REGGIO CALABRIA: DURO COLPO ALLA COSCA GALLICO. SEQUESTRATI BENI PER CIRCA 7 MILIONI DI EURO

Redazione

Reggio Calabria – Prosegue, senza soluzione di continuità, l’aggressione ai patrimoni illecitamente acquisiti da parte di soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta.
Su disposizione del Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, la Polizia di Stato ha eseguito due provvedimenti di sequestro dei beni nei confronti dell’Avv. MINASI Vincenzo cl.56 e dell’imprenditore MATTIANI Pasquale cl.’63, entrambi ritenuti contigui alla cosca di ‘ndrangheta “GALLICO”  operante sul territorio di Palmi e con ramificazioni nel nord Italia.
I provvedimenti di sequestro traggono origine dalle nuove tranche dell’operazione “COSA MIA”, frutto di indagini coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
L’avvocato Vincenzo MINASI è stato ritenuto, nell’ambito della suddetta operazione, “consigliori” della famiglia Gallico e curatore dei loro interessi economici. Lo stesso ha, infatti,  costituito società sia nel nord Italia che all’estero col fine di acquistare diversi immobili in nome e per conto della predetta cosca.
Il Tribunale – Sez. Mis. Prev. di Reggio Calabria, accogliendo le risultanze delle correlate indagini patrimoniali, ha disposto a carico del MINASI il sequestro di diversi beni mobili, immobili e società in Lombardia e Calabria e più in particolare:
•    Un fabbricato e due appezzamenti di terreno siti nel comune di Alserio (CO);
•    Due fabbricati di cui uno a tre piani fuori terra con seminterrato sito in Como;
•    Un fabbricato a tre piani fuori terra con seminterrato sito nel comune di Fino Mornasco (CO);
 
       
QUESTURA di REGGIO CALABRIA

•    Due terreni siti nel comune di Rizziconi (RC) di oltre 30.000 ettari;
•    Quote sociali e patrimonio aziendale della società “SAK s.r.l.”, avente sede legale in Alserio (CO) esercente l’attività di gestione di ristoranti, pizzerie, tavole calde e fredde, bar e gelateria con commercio al minuto;
•    Quote sociali e patrimonio aziendale della società “INTERCISA s.r.l.”, avente sede legale in Fino Mornasco (CO) esercente l’attività di intermediazione e consulenza per la cessione e l’affitto di beni mobili ed immobili ed aziende;
•    Tre veicoli di cui un fuoristrada HAMMER, una Jaguar ed una moto;
•    Due polizze assicurative e conti correnti.
    Il provvedimento di sequestro a carico di MATTIANI Pasquale, fa seguito ad analoghi provvedimenti eseguiti nei decorsi mesi di novembre’13 e gennaio’14. In quelle occasioni venne sequestrato un ingente patrimonio, comprendente società e numerosi beni mobili e immobili tra cui due alberghi a quattro stelle, l’hotel “ARCOBALENO” sito in Palmi e il prestigioso «GRAND HOTEL DEL GIANICOLO» sito in Roma.
Con quest’ultimo provvedimento il Tribunale – Sez. Mis. Prev. di Reggio Calabria ha sequestrato una lussuosa villa a due piani fuori terra con ampia corte, sita in località panoramica di Palmi, di proprietà del predetto MATTIANI Pasquale.
         Il valore del patrimonio complessivamente sequestrato ammonta a circa sette milioni di euro.
 




BARI: I CARABINIERI SGOMINANO ORGANIZZAZIONE CRIMINALE DEDITA ALLA RAPINE AI TIR CON SEQUESTRO DI PERSONA.

La banda, che operava con equipaggiamento e tecniche militari, disponeva di armi e auto super veloci che erano state dotate di una blindatura in d’acciaio per resistere ad eventuali conflitti a fuoco con le forze dell’ordine.

 

Redazione
Bari
– Dalle prime ore dell’alba è in corso una vasta operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bari che, con l’impiego di un centinaio di militari e due Elicotteri, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Trani su richiesta della locale Procura della Repubblica di Trani a carico dei componenti di un’organizzazione dedita a rapine ai TIR con sequestro di persona.

La banda, che operava con equipaggiamento e tecniche militari, disponeva di armi e auto super veloci che erano state dotate di una blindatura in d’acciaio per resistere ad eventuali conflitti a fuoco con le forze dell’ordine. I mezzi pesanti venivano affiancati dal commando su autostrade e strade statali del nord barese e costretti ad accostare sotto la minaccia della armi, l’autista veniva sequestrato e spesso picchiato per poi essere rilasciato in aperta campagna, mentre i TIR scomparivano nel nulla con il loro prezioso carico. Scoperta anche la base operativa della banda in un insospettabile condominio, dove venivano nascoste le auto con targa di copertura, con le quali venivano fatte le rapine, tra queste una potentissima Audi S4 rapinata ad un coppia di coniugi milanesi venuti in vacanza in Puglia. La banda colpiva indiscriminatamente qualsiasi TIR, dal quelli carichi di gasolio, a quelli che trasportavano olio alimentare, mandorle, pesce surgelato, ecc.. Le indagini hanno permesso di recuperare diversi mezzi pesanti rapinati, rinvenuti in un deposito della banda nelle campagne di Trani. Per tutti l’accusa è associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine a mano armata con sequestro di persone, ricettazione e riciclaggio.
 




RUTIGLIANO: BADANTE RIPULISCE IL CONTO DELL'ANZIANO CHE ACCUDISCE

Redazione

Bari – Pensando di non essere scoperta si era impossessata del postamat dell'anziano 80enne che accudiva come badante effettuando, in diverse circostanze, numerosi prelievi dallo sportello postamat dell'Ufficio Postale di Rutigliano. Scoperta dai carabinieri della locale Stazione è stata deferita in stato di libertà con l'accusa di furto aggravato. L'indagine ha consentito di appurare che la donna, una 22enne del luogo, nel periodo compreso tra i mesi di gennaio e marzo di quest'anno, dopo essersi impossessata della carta intestata al signore avrebbe effettuato alcun prelievi dall'ufficio postale per un importo complessivo di 1500 euro. La perquisizione eseguita nell'abitazione della stessa ha consentito di rinvenire e sottoporre a sequestro il "postamat".




BARI, ANTI MAFIA: OLTRE 50 MILIONI DI BENI SEQUESTRATI

Redazione


Bari – I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito un sequestro preventivo di beni ai sensi della legislazione antimafia, disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. Il sequestro riguarda centinaia di slot machine e 6 società di gestione e commercio del settore del gioco d'azzardo, nonché una società di commercio all'ingrosso di ortofrutta, una società di gestione di un bar pizzeria, 13 immobili tra locali commerciali e appartamenti, due terreni agricoli, 13 auto e 20 conti correnti accesi in 6 istituti di credito. I beni, per un valore di oltre 50 milioni di euro, sono risultati tutti riconducibili ad un 59enne barese pluripregiudicato.




CALTANISSETTA: SEQUESTRATI I BENI AL BOSS GIUSEPPE AMEDEO ARCERITO

Redazione

Caltanissetta – In data odierna la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Caltanissetta, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni, emesso lo scorso 5 marzo dal Tribunale di Caltanissetta – Sezione Misure di Prevenzione, riconducibili direttamente al boss niscemese ARCERITO Giuseppe Amedeo, seppur formalmente intestati a terzi, segnatamente ai coniugi LA ROSA Calogero e ARCERITO Rosaria, rispettivamente cognato e sorella del proposto.
La misura ablativa chiesta dalla D.D.A. di Caltanissetta colpisce i seguenti beni:
–    sette capannoni
–    un fabbricato adibito ad uso dormitorio
–    un box destinato ai servizi igienici
–    una struttura in legno adibita a cucina.
–    il rifacimento del tetto di copertura del fabbricato in catasto al foglio 35, particelle 44 sub 3 e 45 sub 2 (divenuti a seguito di aggiornamenti catastali foglio 35, particelle 44 e 45), adibito ad abitazione
–    l’ampliamento del fabbricato medesimo, consistito nella realizzazione di veranda
–    l’ampliamento del fabbricato già esistente, al catasto al foglio 35, particella 44sub2 (divenuto foglio 35, particella 44), consistito nella realizzazione di vano adibito a servizio igienico
–    la realizzazione di un cancello autoportante
–    la realizzazione di un cancello con due pilastri in mattoni pressati
–    la realizzazione di una recinzione lungo il perimetro dell’area
–    l’innalzamento di un muro in calcestruzzo
–    Impianto di lavaggio all’aperto per mezzi industriali.

ARCERITO Giuseppe Amedeo, medico dentista, con studio già sito in Niscemi (CL), è stato più volte denunciato per associazione di tipo mafioso; tratto in arresto nell’ambito dell’operazioni di polizia “Ricostruzione”, nel giugno 2001 veniva condannato nel 2002 dal Tribunale di Catania alla pena di anni 3 di reclusione perché ritenuto colpevole di associazione mafiosa e di vari episodi di estorsione ed incendio, la cui sentenza è divenuta definitiva nel 2003. Attualmente risulta essere detenuto presso la casa Circondariale Pagliarelli di Palermo, poichè tratto in arresto da personale della Squadra Mobile nel corso dell’operazione di Polizia denominata “Parabellum”,  eseguita in data 25 luglio 2011, in quanto indagato, in concorso con altri, dell’omicidio di CAMPISI Alfredo, consumato in agro di Acate (RG) il 6 novembre 1996.
Il relativo processo si sta celebrando presso la Corte d’Assise di Siracusa.

Il proposto ARCERITO Giuseppe Amedeo, in data  21/01/2013, nell’ambito del medesimo procedimento penale istruito dal Tribunale M.P. di Caltanissetta, a seguito di richiesta del Questore di Caltanissetta, veniva raggiunto da analogo provvedimento di sequestro che colpiva i seguenti beni :
–    Fabbricato sito in Niscemi, contrada Ulmo snc, piano T – Contraddistinto al catasto fabbricati al foglio 63, particella 156, della consistenza di 191 m², vani (cat. A/3 classe 1). Rendita catastale 187,47 euro;
–    Terreno sito in Niscemi, contrada Ulmo.  Contraddistinto al catasto terreni al foglio 63, particella 44, della consistenza di 14 are e 30 centiare;
–    Fabbricato rurale sito in Niscemi, contrada Ulmo.  Contraddistinto al catasto terreni al foglio 63, particella 45, della consistenza di 80 centiare;
–    Terreno sito in Niscemi, contrada Ulmo.  Contraddistinto al catasto terreni al foglio 63, particella 106, della consistenza di 17 are e 60 centiare;
–    Terreno sito in Niscemi, contrada Ulmo.   Contraddistinto al catasto terreni al foglio 63, particella 157, della consistenza di 27 are e 80 centiare;
–    Terreno sito in Niscemi, contrada Ulmo.   Contraddistinto al catasto terreni al foglio 63, particella 159, della consistenza di 45 are e 70 centiare;
–    Autovettura Audi A4 Avant, targata DP 541 LN, telaio WAUZZZ8EX7A108547;
–    Rimorchio agricolo Stima 60, targato CL001504, telaio 1526;
–    Trattore agricolo Fiat 80, targato CL010205, telaio 843433;
–    Trattore agricolo Fiat 505, targato CT007373, telaio 620204;
–    Conti correnti, libretti di risparmio, depositi titoli e dossier titoli.

Ciò nonostante, indagini della Squadra Mobile hanno permesso di individuare altri beni, oggetto del sequestro in questione, il cui beneficiario, sebbene non figurasse ufficialmente, era proprio l’ARCERITO Giuseppe Amedeo.

Scattavano così ulteriori investigazioni patrimoniali condotte in particolare, dai poliziotti della Squadra Mobile di Caltanissetta, da quelli del Commissariato di P.S. di Niscemi e dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, inizialmente su delega della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – presso il Tribunale di Catania, emessa dal Sostituto Procuratore dr. Lucio Setola.

Si accertava anzitutto documentalmente, presso il Comune di Niscemi, che i beni oggetto del sequestro, indicati dai collaboratori di giustizia come “i capannoni di Arcerito” erano strutture abusive, tant’è che, in data 7 novembre 2011, il Dirigente della Ripartizione Urbanistica del Comune di Niscemi ordinava la demolizione delle opere.

Quindi venivano svolti mirati accertamenti economico-patrimoniali sia nei confronti del proposto ARCERITO Giuseppe Amedeo, sia nei confronti del suo nucleo familiare, in particolare nei riguardi della sorella – ARCERITO Rosaria che, unitamente al coniuge LA ROSA Calogero,  risulta intestataria dei beni in argomento.
Al riguardo, il G.I.C.O. di Caltanissetta ricostruiva la reale situazione patrimoniale e finanziaria del nucleo familiare LA ROSA/ARCERITO e dello stesso proposto, facendo così emergere una netta sproporzione rispetto ai redditi dichiarati ed alle movimentazioni di denaro.
Successivamente venivano attivate indagini tecniche che venivano coordinate, dal mese di settembre 2013, dalla Procura della Repubblica – D.D.A. presso il Tribunale di Caltanissetta, Sost. Proc. Dr. Onelio Dodero, i cui esiti positivi permettevano di avanzare richiesta per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di ARCERITO Giuseppe Amedeo anche in relazione ai succitati beni, oggetto del sequestro de quo.
Infatti, dai colloqui in carcere effettuati dal detenuto in questione con la sorella Rosaria e con il cognato LA ROSA Gaetano emergeva in maniera lapalissiana l’interesse personale dell’ARCERITO nella gestione “dei capannoni”, informandosi il predetto dell’andazzo di quegli affari.

Dette opere, infatti, ad oggi, oltre a non essere state demolite, sono state incrementate di ulteriori costruzioni, consistenti in capannoni, che analogamente verranno sottoposte a sequestro in forza del medesimo provvedimento.

L’importante ed incisiva azione sinergica assicurata dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza nell’aggressione ai patrimoni illeciti costituiti dalla criminalità organizzata, si è così concretizzata nel sequestro di beni immobili/mobili per un valore complessivo, da una prima stima, di circa cinque milioni di euro.
 




FOGGIA, ASSALTO AL TIR: PRESI OTTO BANDITI

Redazione

Foggia – Erano specializzati nell'assaltare, armi in pugno, autotreni carichi di merci. Ma il gruppo di lavoro predisposto per far fronte a questo genere di reati, molto diffusi nella zona del foggiano, ha dato i suoi frutti.

Questa mattina, al termine dell'operazione "Fast & furious", gli uomini del Servizio centrale operativo (Sco), della Squadra mobile di Foggia e del commissariato di Cerignola, hanno arrestato otto persone.

Le accuse nei loro confronti sono di rapina a mano armata in concorso, sequestro di persona a scopo di rapina e porto abusivo di armi.

Sono state anche eseguite alcune perquisizioni a carico di altri soggetti ritenuti coinvolti nell'attività del gruppo criminale.

L'indagine è iniziata subito dopo il colpo messo a segno il 4 marzo scorso lungo la strada statale 16. I banditi affiancarono un autotreno carico di fitofarmaci e, mostrando una paletta simile a quella in uso alle forze di polizia, lo costrinsero a fermarsi, sequestrarono il conducente e rubarono il carico.

Dall'analisi delle celle telefoniche sono risultate essere in zona anche alcune persone con precedenti per reati analoghi, e quindi potenzialmente coinvolti nell'assalto al tir.

I sospettati sono stati "attenzionati" dagli investigatori, cioè sottoposti a monitoraggio con intercettazioni telefoniche e ambientali.

Questa attività tecnica ha portato a individuare l'intero commando che partecipò all'assalto.

Dalle intercettazioni gli investigatori sono venuti a conoscenza del colpo che la banda stava preparando, previsto proprio per oggi.

I rapinatori avevano già fatto i sopralluoghi nei punti dove prevedevano di bloccare la vittima designata, e tutto era stato annotato con precisione su una mappa.

Dalle registrazioni è emerso inoltre che per l'assalto era previsto l'utilizzo di un kalashnikov e di una pistola.




CATANZARO LIDO, SPACCIO GESTITO DA SETTE ROM: UTILIZZAVANO MINORI PER SPACCIARE

Redazione

Catanzaro – Sono sette i rom che gestivano lo spaccio di droga a Catanzaro lido; cinque di loro sono stati arrestati dalla Squadra mobile del capoluogo calabrese; uno è finito ai domiciliari e per una settima persona è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia. Sono invece 57 le persone denunciate a piede libero e coinvolte a vario titolo nel traffico di droga.

I nomadi erano diventati un punto di riferimento per tutti i tossicodipendenti del quartiere e non solo; molti, infatti, venivano a rifornirsi dai paesi della provincia.

Gli spacciatori, per assicurarsi l'impunità, facevano maneggiare le dosi da minori non imputabili utilizzati come veri e propri pusher.

Altre volte, gli stessi minorenni erano utilizzati come vedette per allertare gli adulti dell'arrivo della polizia o del bisogno di rifornimento di altro stupefacente.

I ragazzini assicuravano un "servizio" efficiente anche grazie alle biciclette utilizzate che, se da una parte mascheravano il loro ruolo di spacciatori o vedette, dall'altra assicuravano estrema mobilità sul territorio.

La spaccio avveniva nei pressi della stazione ferroviaria di Catanzaro lido e in via Stretto Antico; gli spacciatori non disdegnavano però anche di rifornire di eroina e cocaina anche i clienti di alcuni locali notturni della città.




GELA, DELITTO PASSIONALE: SCOPERTI I COLPEVOLI DELL'OMICIDIO DI ORAZIO SOTTI….DOPO 14 ANNI

Redazione

Gela (Caltanissetta) – Dopo 14 anni dall'omicidio del giovane 22enne Orazio Sotti, i poliziotti del commissariato di Gela (Caltanissetta) sono riusciti a scoprire i colpevoli.

Su richiesta del padre del ragazzo gli agenti hanno riaperto il caso che, nel 2011, era stato archiviato come "ad opera di ignoti".

Seguendo la pista passionale, gli investigatori sono arrivati a due fratelli di Niscemi Giuseppe e Salvatore Cilio (Caltanissetta) di 38 e 36 anni, entrambi pregiudicati.

L'inchiesta, denominata "Cold Case", ha fatto luce sul perché i due decisero di eliminare il ragazzo: Orazio detto Salvatore, considerato in paese un dongiovanni, avrebbe sedotto le ex fidanzate dei due suoi compaesani, sulle quali i fratelli ritenevano di poter vantare una sorta di arcaico diritto di proprietà.
Quelle relazioni avrebbero provocato la reazione del fratello più grande, che si trovava in carcere per altri reati, tanto da indurlo a concordare con il più piccolo l'uccisione di Sotti perché quel "fimminaru" li aveva disonorati.

Il giovane venne ucciso a Gela, nel garage della sua abitazione, poco dopo la mezzanotte del 23 dicembre 2000, con sette colpi di pistola.

All'epoca non fu individuato alcun testimone oculare dell'omicidio ma, i poliziotti, risentendo tutte le persone interrogate al tempo, hanno trovato alcune discordanze nelle dichiarazioni e anche conferme sul possibile movente, incastrando i due fratelli ora finiti in carcere.




PALERMO, OMICIDIO MAFIOSO: FREDDATO A COLPI DI PISTOLA GIUSEPPE DI GIACOMO, FRATELLO DEL BOSS DEL GRUPPO DI PIPPO CALO'

di Alberto De Marchis

Una ucciosione di mafia che probabilmente potrebbe aprire faide interne. Queste ore sono frenetiche a palermo dove ad essere freddato è stato proprio il fratello di un grosso boss mafioso che sta scontando in carcere l'ergastolo per omicidio. Giuseppe Di Giacomo, 47 anni, è stato ucciso nel corso di una sparatoria in via Eugenio l’Emiro, nel popolare quartiere della Zisa, mentre si trovava in auto davanti a un bar.
Il delitto è di chiaro stampo mafioso. L’uomo, che si trovava in compagnia del figlio, sembra avesse lasciato il congiunto pochi istanti prima. Stava percorrendo la via Eugenio L’Ermiro a bordo della sua smart quando, in prossimità di un bar e di una sala giochi, la sua auto veniva affiancata da due killer in motocicletta. Il primo colpo contro l’auto veniva esploso dal lato del passeggero. Capito che era una trappola Di Giacomo abbandonava l’auto e tentava di fuggire a piedi ma veniva inseguito, raggiunto e freddato. Sul posto sono giunti anche il procuratore aggiunto Leonardo Agueci, il pm di turno Malagodi e i vertici delle forze dell’ordine: il comandante provinciale dei carabinieri Salvatore Altavilla e il capo della Squadra mobile di Palermo, Maurizio Calvino.
 




NAPOLI, QUARTIERE CHIAIA: DONNA RAPINATA E FERITA CON UNA SIRINGA

di Christian Montagna

Deve essere stato grande lo spavento della donna che ieri sera nel bel quartiere Chiaia di Napoli è stata vittima di una rapina. Residente a Caserta, la trentunenne di cui non sono note le generalità, è stata avvicinata poco dopo le ore venti da un malvivente. Sicuramente a compiere tale gesto si è trattato di un tossicodipendente in crisi di astinenza. L’uomo le ha intimato di consegnargli il cellulare e una volta eseguito l’ordine, non soddisfatto del bottino, ha ferito la donna. La ferita all’addome per fortuna non ha portato gravi conseguenze se non un grande shock. L’oggetto non è stato identificato poiché la donna in stato confusionale non è riuscita a riconoscerlo. Si suppone però sia stata una siringa. Una volta soccorsa dai passanti, sono state allertate le forze dell’ordine. Non è ancora stato però identificato il colpevole. E’ proprio la microcriminalità che a Napoli non si riesce a debellare. All’ordine del giorno scippi e rapine che spesso finiscono anche in tragedia. Giovani malviventi esaltati o per alterazioni dovute all’assunzione di stupefacenti o per necessità o per legami con la criminalità organizzata, terrorizzano quotidianamente le strade partenopee. Sono gli eventi ,questi,che fanno balzare alle cronache la bella Napoli come una città criminale spaventando se non terrorizzando i turisti che non la scelgono come meta da visitare. Nonostante i lavori del sindaco e della giunta riguardo l’ impiego maggiore di forze dell’ordine sul suolo cittadino, il fenomeno non accenna a diminuire. Ed è così che la gente ora ha timore anche ad uscire per strada.




NAPOLI, 16 ENNE MOLESTATA: SCOPPIA LA VENDETTA CON L'ASSALTO AL CAMPO ROM

Redazione

Napoli – Hanno cercato di vendicare il violento episodio a sfondo sessuale a modo loro. E' successo a Napoli dove una cinquantina di persone ha provato ad assaltare il campo Rom di Poggioreale, alla periferia orientale di Napoli, dopo che una ragazza di 16 anni aveva riferito di essere stata molestata da due nomadi. Il fatto è avvenuto martedì sera e polizia e carabinieri sono dovuti intervenire per riportare la situazione alla calma. Nei tafferugli un paio di persone sono rimaste ferite lievemente. La rappresaglia è iniziata poco prima delle 21, quando la giovane ha fatto ritorno a casa, in via Oreste Salomone raccontando ai familiari di essere stata molestata da due nomadi. La ragazza era in stato d'agitazione e in ospedale le è stato riscontrato uno stato d'ansia. Poco dopo due suoi cugini, poco più che ventenni, hanno raggiunto il campo rom di via del Riposo per punire i molestatori. E' nata una collutazione con alcuni nomadi, dalla quale i due parenti della ragazza sono usciti con lievi ferite, medicate in ospedale e giudicate guaribili in 5 e 7 giorni. Più tardi, un'altra cinquantina di persone si è diretta verso l'insediamento dei rom. Qui è scattata una sassaiola, seguita dal tentativo della folla di assaltare le baracche. Sono quindi dovute intervenute le Volanti dell'Upg e del Commissariato di Poggioreale, appoggiate da alcune Gazzelle di carabinieri. La rivolta è proseguita fino alle 23, quando la situazione è tornata alla calma, al momento senza nessuna denuncia. Non è la prima volta che il campo rom, nel quale vivono 250 persone, in questione finisce al centro delle cronache. Il degrado igenico dell'insediamento aveva già scatenato proteste e tentativi d'incendio da parte di abitanti della zona.