NAPOLI: RAPINA A POZZUOLI. UN CARABINIERE FUORI SERVIZIO INTERVIENE

Chr. Mont.

Napoli – Doveva essere una rapina come le altre ma dietro l’auto presa di mira c’era un carabiniere fuori servizio. E’ accaduto questa notte a Pozzuoli, un malvivente con volto parzialmente scoperto, approfittando del semaforo rosso, ha tentato di rapinare due giovani ragazze in attesa del semaforo. L’uomo si è avvicinato alla vettura, ha infranto il vetro e intimato con un cacciavite di scendere. Un maresciallo dei carabinieri della compagnia locale, fuori servizio e in vettura privata, una volta accortosi dell’accaduto è intervenuto intimando l’alt al rapinatore che a piedi si è dato alla fuga. Ha attraversato la carreggiata della Tangenziale,Scavalcando il guard-rail all’altezza di Pozzuoli- Via Campana è riuscito a mimetizzarsi nelle campagne circostanti. Le indagini sono in corso per l’identificazione del malvivente.
 




REGGIO CALABRIA, 'NDRANGHETA: BENI PER 5 MILIONI DI EURO SEQUESTRATI AL BOSS COSIMO ALVARO

Redazione

Reggio Calabria – Un patrimonio del valore di circa 5 milioni di euro riconducibile a Cosimo Alvaro, ritenuto presunto esponente di spicco della omonima cosca della 'ndrangheta, e' stato sequestrato dalla Dia di Reggio Calabria che ha eseguito un decreto emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, Sezione misure di prevenzione. Si tratta di una casa di riposo, "Villa Speranza", uno stabilimento balneare, il lido "Calajunco", e un bar-enoteca, "Old Gallery", formalmente intestati a presunti prestanome di Alvaro. Cosimo Alvaro, 49enne, e' detenuto perche' condannato in via definitiva per violazione della disciplina in materia di sostanze stupefacenti. E' inoltre destinatario della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno emessa il 14 gennaio 1993, scontata dopo una lunga latitanza, nel comune di Reggio Calabria dal 7 gennaio 2006 al 07 gennaio 2009. La scelta di scontare la misura di sicurezza nella citta' dello Stretto in luogo del piccolo comune aspromontano, secondo gli inquirenti, si e' rivelata strategica per le ampie possibilita' di inserirsi in svariate lucrose iniziative imprenditoriali tramite prestanomi. Nel giugno 2010 Cosimo Alvaro, insieme ad altre 41 persone, e' stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Reggio Calabria, nell'ambito dell'"Operazione Meta" condotta dai Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Reggio Calabria. Da ultimo, il 4 settembre 2013, Cosimo Alvaro sarebbe risultato ancora coinvolto con altre 6 persone nell'Operazione "Xenopolis" che ha disvelato un intreccio esistente tra mafia, politica ed appalti, condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale Operativo di Roma. Per questi i fatti e' attualmente imputato.




PALERMO OMICIDIO DI ANDREA COTTONE: PRESI GLI ASSASSINI MANDANTI DI BERNARDO PROVENZANO

Redazione

Palermo – I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo, al termine di una complessa attività d’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia (Procuratore Capo dott. Francesco Messineo, Procuratore Aggiunto dott. Leonardo Agueci e Sostituti Procuratori dott.ssa Francesca Mazzocco e dott.ssa Caterina Malagoli), hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Palermo (dr. Nicola Aiello), nei confronti degli autori dell’omicidio di Cottone Andrea, scomparso nel novembre 2002 a Ficarazzi, con il metodo della “lupara bianca”.

Gli arrestati, che dovranno rispondere oltre che del reato di omicidio anche del reato di soppressione di cadavere, sono:

– Ignazio Fontana, nato a Palermo il 14 maggio 1973, detenuto dal 25 gennaio 2005 quando venne tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Grande Mandamento”;

– Onofrio Morreale, nato a Bagheria il 25 dicembre 1965, detenuto dal 25 gennaio 2005 quando venne tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Grande Mandamento”;

– Michele Rubino, nato a Palermo l’8 dicembre 1960, tratto in arresto nella mattinata odierna.

In aggiunta agli elementi indiziari già acquisiti, si sono rivelate decisive le ulteriori indagini svolte a seguito delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

La vittima

Cottone Andrea, in data 6 settembre 1995, era stato arrestato per “associazione di tipo mafioso” in quanto ritenuto capodecina della famiglia mafiosa di Villabate. Nel 1999, dopo la sua scarcerazione, aveva continuato ad essere vicino” ai “Montalto” di Villabate.

Già in quel periodo venne chiesta l’autorizzazione alla sua “eliminazione” ai reggenti di quella consorteria, Picciurro Biagio e Pitarresi Salvatore (contrapposti ai “Montalto”) ma, solo dopo il loro arresto, Bernardo Provenzano diede il consenso all’omicidio.


La ricostruzione dei fatti

Il 13 novembre 2002, alle ore 12.30, Cottone Andrea venne accompagnato, a bordo della propria autovettura, presso il ristorante-minigolf di Ficarazzi, apparentemente per discutere con Morreale Onofrio in merito a dei furti verificatisi in quel Comune, alcuni dei quali perpetrati ai danni dello stesso Cottone.

Da quel giorno, però, si persero le sue tracce. Il successivo 27 novembre 2002, a Termini Imerese, venne rinvenuta l’autovettura regolarmente parcheggiata.

Ad attendere il Cottone al minigolf c’erano, tra gli altri, Onofrio Morreale, Ezio Fontana e Michele Rubino.

In quell’occasione il commando avrebbe dovuto eliminare anche la persona che aveva accompagnato il Cottone all’appuntamento, che però si salvò solo perché uno dei killer si era accorto della presenza di un testimone.

Secondo quanto accertato, il Cottone venne strangolato con una cintura e il suo corpo venne “sciolto” in un deposito di marmi di Bagheria; nel pomeriggio dello stesso giorno, vennero gettati nel mare di Aspra anche alcuni monili appartenuti alla vittima.

Il commando, prima di uccidere il Cottone, avrebbe dovuto interrogarlo per sapere se i “Montalto” avessero intenzioni ostili nei confronti del gruppo contrapposto capeggiato da Nicola MANDALÀ.

A distanza di qualche anno dall’omicidio, lo stesso Onofrio Morreale confidò a un sodale: “… nuatri fuammu ad affucallu”.

 




GELA DROGA: PRESA BANDA DI SPACCIATORI, 19 ARRESTI

Redazione

Gela (CL) – Sono finiti in carcere in 5, altri 5 ai domiciliari e a 9 è stato imposto di presentarsi regolarmente negli uffici di polizia. Sono i componenti di una banda di spacciatori al centro dell'operazione "Villaggio Aldisio II", condotta stamattina dalla Squadra mobile di Caltanissetta e dagli uomini del commissariato di pubblica sicurezza di Gela.

Le indagini sono la naturale prosecuzione di una precedente indagine, chiusa nel giugno scorso; in questi nove mesi gli investigatori hanno tirato le fila di una serie di riscontri investigativi sul gruppo criminale che spacciava hashish e marjuana nel centro di Gela e in tutte le zone rurali, limitrofe. Il "rifornimento" dello stupefacente avveniva a Catania e veniva poi nascosto e custodito in casolari di campagna, nelle contrade Burgio e Priolo.

La droga, oltre a finanziare il gruppo stesso, serviva anche come attività collaterale, utile alla gestione del traffico di armi comuni da sparo, clandestine e alterate, messo in luce con la precedente operazione "Villaggio Aldisio", che prendeva il nome da un quartiere di Gela dove vivevano molti degli arrestati.




NAPOLI PONTICELLI: COMMANDO DI KILLER ARMATI SPARA ALL'IMPAZZATA CONTRO LE VETRINE DI UN CENTRO SCOMMESSE

di Christian Montagna


Napoli – Come in un far west, a Napoli, si spara senza pensarci più di una volta. E’ di ieri sera il raid a Ponticelli, nella periferia di Napoli. Una donna si è miracolosamente salvata, dopo che un commando di killer armati di pistole ha sparato all’impazzata contro le vetrine di un centro scommesse. Poteva finire in tragedia. Il centro Eurobet di corso Ponticelli alle 21,15 dopo poco la chiusura è diventato un campo di battaglia. Chi ha sparato aveva intenzione di uccidere. Solo poco prima, in occasione della partita Torino- Napoli, una folla di clienti popolava il centro. Sarebbe potuta essere una vera e propria strage. Per fortuna la titolare, una giovane 29enne, si era spostata nel retro prima della sparatoria. Le piste investigative seguite sono varie. Escluso a priori il tentativo di rapina vista la modalità dell’accaduto. I carabinieri si sono recati subito sul posto per esaminare la scena e repertare i bossoli esplosi. La proprietaria è stata interrogata fino a tarda sera ed ha negato di aver ricevuto mai minacce di alcun genere. Quella di Ponticelli è una zona in cui da tempo sono molto attive le faide tra i gruppi camorristici per la gestione del territorio. Al momento proprio lo stampo camorristico è quello che gli inquirenti stanno seguendo, bisognerà capire chi e perché ha usato tanta violenza in questo gesto che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi.




NAPOLI, PRESUNTA TRUFFA: NEL MIRINO DELLA FINANZA IL COORDINATORE DELLA SEGRETERIA DI CALDORO

Ch. Mont.

Napoli – Stavolta a finire nel mirino delle Fiamme Gialle è Sandro Santangelo, coordinatore della segreteria del governatore Stefano Caldoro. L’inchiesta condotta dal pool mani pulite dell'aggiunto Alfonso D'Avino, indaga sull'acquisto di un immobile di via Toledo, che ha ospitato una società di consulenza riconducibile allo stesso Santangelo. L’ipotesi vagliata dalla Procura è quella di truffa ma le indagini sono ancora in corso. Eccellente il lavoro che le forze dell’ordine in collaborazione con la guardia di finanza stanno svolgendo sul territorio campano. Proprio a Napoli infatti truffe allo stato, emissione di fatture false, evasione delle imposte sui redditi e sull’Iva sono problemi all’ordine del giorno. Soltanto il mese scorso, è stata scoperta la truffa più clamorosa di 250 miliardi di euro sottratti al fisco. Le indagini finanziare rappresentano in questo modo un fondamentale strumento di supporto all’attività dell’Agenzia delle Entrate. E’ vero che la crisi ci sta annientando, ma non è che evadendo le tasse si possono cambiare le cose. Fiduciosi del lavoro della procura, attendiamo la fine delle indagini per accertare se quella di stamane sia stata oppure no una truffa.




POMPEI: FURTO NELLA DOMUS DI NETTUNO

di Christian Montagna


Ancora una volta mi trovo a raccontare un sacrilegio. E’ accaduto a Pompei. Nella domus di Nettuno, è scomparso l’affresco della dea Artemide. Inestimabile il valore di questa perdita. La scoperta del furto fatta da un addetto alla sorveglianza del sito risale ad una settimana fa ma soltanto oggi viene resa nota la notizia. L’ambiente in cui è stato compiuto il brutale gesto, non rientra in quelli accessibili ai visitatori. I carabinieri stanno indagando sul possibile autore del furto nonostante le telecamere di sorveglianza non siano attive su Via Consolare, area in cui si è consumato il reato. Sarà difficile dunque identificare il o i colpevoli. Inizialmente si è pensato che la parte d’affresco in cui la dea siede ai piedi di Apollo,potesse essere nel laboratorio di restauro della soprintendenza vista la precisione della tecnica utilizzata per estrarlo dal resto dell’opera. Poiché però la domus di Nettuno non è coinvolta nei lavori di restauro, è scattato l’allarme. Le indagini si allargano sui traffici di opere d’arte. Che si tratti di un furto su commissione o di un azione di un turista ignaro dell’ingente danno poco importa, necessario è ricomporre questa spettacolare opera d’arte. I turisti in visita al sito archeologico, oggi, assistevano attoniti all’accaduto. E’ proprio sull’arte che la nostra nazione dovrebbe investire. E’ davvero sconcertante pensare che, chiunque, possa intrufolarsi nella città più famosa del mondo distrutta dall’eruzione del 79 d.C. e privare il resto dell’umanità di un pezzo di storia.

L'altro furto
Secondo notizie diffuse in mattinata questo non è l'unico caso recente di furto agli scavi di Pompei. A Gennaio scorso, secondo quanto rivelano fonti delle forze dell'ordine, era stato recapitato un pacchetto contenente un frammento di pochi centimetri. Il frammento raffigurava un decoro di foglie, probabilmente appartenente a una decorazione rimossa dalla domus di provenienza e sottoposta a restauro in un laboratorio specializzato all'interno dell'area archeologica. Il pacchetto risultò inviato da Firenze ma senza mittente

LEGGI ANCHE: 

POMPEI:RESTAURATA LA DOMUS DEL CRIPTOPORTICO

 




BARI BRACCIANTI AGRICOLI: MEGA TRUFFA ALL'INPS DA 10MILIONI DI EURO

Redazione

Bari – Una mega truffa all'Inps e danni alle casse dello Stato per più di dieci milioni di euro. I carabinieri del comando provinciale di Bari, in collaborazione con gli ispettori della direzione provinciale pugliese dell'ente di previdenza, hanno scoperto che numerose società operanti nel settore agricolo avevano fittiziamente assunto un totale di 831 braccianti cui negli anni sono stati erogati sussidi di disoccupazione, malattia, maternità e assegni familiari.

Per un centinaio di loro è scattata anche l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alle truffe ai danni dello Stato. Coinvolti, oltre ai singoli braccianti agricoli, mediatori, imprenditori del settore agricolo e commercialisti che, a vario titolo, avevano messo in piedi il meccanismo di truffa che ha interessato, oltre la provincia di Bari, anche il sud Foggiano e le province di Brindisi, Taranto e Matera.




NAPOLI: GRUPPO CRIMINALE PRELEVAVA DAI CONTI DEGLI INVALIDI CIVILI

Redazione

Napoli – I Carabinieri della Compagnia Napoli-Centro questa notte hanno arrestato 9 soggetti e notificato l'obbligo di dimora ad altre 11 persone. Tutti sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alle truffe, possesso e fabbricazione di documenti d'identità falsi e sostituzione di persona e raggiunti da Ordinanza emessa dal GIP di Napoli. Nel corso delle indagini, coordinate dalle Procura partenopea, i militari dell'Arma hanno accertato che il gruppo criminale, con la complicità di un dipendente pubblico, aveva acquisito dati bancari, stampati con firme e generalità di numerosi pensionati, per poi fabbricare documenti d'identità falsi; con questi ultimi aveva illecitamente prelevato ingenti somme di denaro dai conti correnti di 64 invalidi civili, alcuni dei quali depredati più volte, presentandosi a riscuotere in vari istituti di credito lontani dalle residenze delle vittime.




NAPOLI, CAMORRA: PRESO "ANGIULILLO 0' FRATONE" AD ARDEA

Redazione

Napoli – Il capo clan dei quartieri Barra e Ponticelli di Napoli, Angelo Cuccaro, soprannominato "Angiulillo o' fratone", è stato sorpreso dai poliziotti ad Ardea, in provincia di Roma.

Al blitz hanno preso parte gli agenti della Squadra mobile di Napoli e Roma, coordinati dal Servizio centrale operativo e con la collaborazione del Servizio polizia scientifica.

Cuccaro, che figura nella lista dei 100 latitanti più ricercati, aveva trovato alloggio in una villetta ma la polizia lo ha sorpreso e arrestato a bordo di una Mercedes insieme alla moglie. Le vetture della Polizia gli hanno sbarrato la strada, lui ha cercato di speronarle ma poi si è arreso. Non era armato e nella villetta dove aveva trovato rifugio sono stati trovati numerosi elementi utili alle indagini.

Il latitante, che ha 42 anni, era stato condannato all'ergastolo per l' omicidio di Luigia Esposito avvenuto nel 1996. Con i fratelli Michele e Luigi, entrambi latitanti, gestiva gli affari dell'omonimo clan, attivo nella parte orientale di Napoli già dalla fine degli anni '80, che attualmente detiene il monopolio di tutte le attività illecite del quartiere di Barra e delle aree confinanti inclusa Ponticelli.

Lo scorso 8 marzo, a Capodrise (Caserta), la polizia ha arrestato un pregiudicato ritenuto un esponente di spicco dello stesso clan: si tratta di Vincenzo Amodio, di 50 anni, condannato a otto anni di carcere per concorso in estorsione e usura, aggravati dal metodo mafioso nei confronti di titolari di sale di videogiochi e di agenzie di scommesse online, ai quali venivano imposte tangenti.

Insieme ad Amodio venne condannato anche Angelo Cuccaro.

Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha fatto giungere, tramite il capo della Polizia, Alessandro Pansa, le congratulazioni agli investigatori del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, delle Squadre mobili di Napoli e Roma e della polizia scientifica per l'arresto eseguito.




REGGIO CALABRIA: SEQUESTRATA FABBRICA DI ARMI DELLA 'NDRANGHETA

Redazione

Reggio Calabria – Doveva essere l'officina di un maneggio, in realtà nascondeva una vera e propria fabbrica di armi con cui la 'Ndrangheta alimentava il proprio arsenale.

Nel laboratorio clandestino, situato a Terranova Sacco Minulio, in Contrada Castello, gli artigiani delle 'Ndrine fabbricavano pezzi particolari come canne, caricatori o silenziatori, oltre a riparare e modificare armi di ogni genere.

Gli agenti del commissariato di Gioia Tauro (Reggio Calabria), hanno fatto irruzione nel capannone, arrestando due cittadini romeni, entrambi incensurati, che in quel momento si trovavano nella struttura.

I poliziotti hanno posto sotto sequestro la fabbrica abusiva e tutto il suo contenuto: due torni, un trapano a colonna, attrezzature per lavorare i metalli e decine di parti di armi come caricatori, molle di recupero, cani, percussori e materiale per effettuare la ricarica delle munizioni.

Sequestrati anche una pistola, tipo revolver, calibro 38 e un fucile calibro 12, appena revisionati e pronti a sparare