POMPEI: RIAPRE AL PUBBLICO LA VILLA DEI MISTERI

di Christian Montagna

Pompei – Primo giorno di Primavera ed è già festa agli scavi di Pompei: la bellissima Villa dei Misteri riapre dopo un anno di restauri. Presentata alla stampa dal ministro Dario Franceschini e dal soprintendente Massimo Osanna, i restauri hanno coinvolto tutte le pareti decorate. Riportata alla luce nel 1909, è da sempre stato l'edificio più visitato agli scavi di Pompei. Gli affreschi che rappresentano riti misterici ben conservati furono resi noti al pubblico nel 1931 dall'archeologo Amedeo Maiuri. Inizialmente soprannominata Villa Item, questo edificio ha da sempre meravigliato gli archeologi per le scoperte effettuate al suo interno: a partire dalla statua di Livia in abiti da sacerdotessa, ai numerosi resti umani. La villa si suppone sia stata costruita nel II sec A.C. ed ebbe il suo massimo splendore durante l'impero di Augusto. Sviluppata su più lati e ampliata nel corso degli anni, conserva tutt'oggi le ampie sale e i giardini pensili simboli di una villa dedita all'ozio. Anche la posizione panoramica a pochi passi dal mare farebbe pensare a quella che oggi chiameremo una villa lussuosa di Hollywood. Nel 62 d.C. però si è scoperto che in seguito ad un terremoto, sarebbe letteralmente crollata e trasformata in seguito in una villa rustica con ambienti agricoli e attrezzi per la lavorazione. Le pitture famose all'interno della villa con il passare degli stavano cedendo sotto l'azione continua di muffe, batteri così come anche il pavimento in mosaico e i decori in stucco ma fortunatamente sono stati ripresi in tempo dai restauratori di Giancarlo Napoli, coordinati da Stefano Vanacore, responsabile del Laboratorio di restauro della Soprintendenza di Pompei e supervisionati da Grete Stefani, archeologa direttrice degli scavi Pompei.




PAPA FRANCESCO E I MOLISANI: LA VISITA DEL SANTO PADRE DIVENTA UN FILM

di Simonetta D’Onofrio

Le immagini come filo conduttore della memoria, per ricordare la visita del papa in Molise, per dare più valore allo scorso 5 luglio. Il legame tra il passato e il futuro di una regione, il Molise, passa anche attraverso le parole , il modo di agire, il modo di fare, semplice, diretto, verace, che papa Francesco ha lasciato in quell’occasione e che ci invita a riflettere, tutti, fedeli e non, sui vari temi che costantemente accompagnano la vita quotidiana.

C’è tutto questo nel film-documentario “Con le periferie nel cuore, pensieri e parole di Papa Francesco”, una bella storia incentrata sull’incontro del Santo Padre con i molisani. Ma non solo. Dal tono emotivo, dal respiro realistico, il film racconta aneddoti in esclusiva, le storie dei protagonisti, dai detenuti ai semplici agricoltori, per annodare nel tempo il significato più profondo che ne deriva, recuperare il senso di quanto ci ha rammentato Papa Francesco, dove la dignità e la capacità di andare “oltre” devono essere sempre presenti nel nostro percorso, per ritrovare i semplici gesti, il valore del tempo.

Chi ha già visto il film rivive quei momenti con marcia in più, abbondano le emozioni evocate dalle sequenze sceniche, che donano una profonda serenità, lasciando la mente germogliare per altre mete lontane, piene di speranza. Come pure il messaggio che arriva in modo schiacciante dal racconto di una disabile costretta a stare per una malattia sulla sedia a rotelle.

“Con le periferie nel cuore, pensieri e parole di Papa Francesco” racconta non una storia qualunque, ma di una donna, una come tante, che rappresenta la speranza, malgrado la sofferenza che deriva dalla sua invalidità permanente, continua ad avere un amore sorprendente per la vita, senza mai arrendersi, con un occhio particolare rivolto a Dio.

Accompagnato dalle note di De André, il regista ha confezionato il tutto con un linguaggio cinematografico ricco di inquadrature, di diversi punti di vista, di dialoghi che fanno accrescere l’amore per il Molise, straordinariamente colmo di itinerari e di paesaggi meravigliosi. Una piccola regione che in questi ultimi anni ha deciso di “esserci” . Un obiettivo che non è di facciata, ma di sostanza.

Un territorio coraggioso della nostra Penisola che sta mettendo in atto tutte le azioni per farsi ammirare in tutto il mondo per le bellezze artistiche e naturali, che si estendono tra mare e montagna.
L’occasione per vedere il film, assieme a colui che è stato il “regista” della visita a Campobasso di Bergoglio, Monsignor Giancarlo Bregantini, Arcivescovo della diocesi di Campobasso-Bojano, è martedì 24 marzo alle ore 16, quando sarà proiettato presso la sala Marconi della radio Vaticana, piazza Pia 3. Un appuntamento speciale, a Roma, che ha in sé la straordinaria volontà di sostenere quanto ci dice di “fare” Papa Francesco, una narrazione che ancora una volta ci sorprende.
Interverranno il regista del film Pierluigi Giorgio; Raffaele Luise, giornalista vaticanista, autore del libro “Il fascino di Gesù nelle Periferie”; don Dario Edoardo Viganò, direttore “Centro Televisivo Vaticano”, padre Ciro Benedettini, vice direttore Sala Stampa Vaticana. Moderatrice dell’evento: dott.ssa Rita D’Addona, giornalista, responsabile Ufficio Stampa Arcidiocesi Campobasso-Bojano.

Sarà presente alla presentazione del docu-film anche Michele Petraroia, Vicepresidente e Assessore al Lavoro della Regione Molise.




NAPOLI: UN FLASH MOB PER RICORDARE PINO DANIELE

di Giuseppa Guglielmino

Napoli – Il prossimo 19 marzo Pino Daniele avrebbe compiuto 60 anni. E la sua Napoli per l’occasione lo ricorderà con tanta musica e con momenti di raccoglimento. E’ infatti in programma, per il prossimo 19 marzo, un flash mob al Maschio Angioino in cui chiunque potrà intonare il brano "Je sto vicino a te".

Prima, nella Sala dei Baroni, si svolgerà una cerimonia nel corso della quale saranno consegnati alla famiglia Daniele gli undici libri con i messaggi dei napoletani che andarono proprio al Maschio Angioino a portare l'ultimo saluto al grande cantautore scomparso il 5 gennaio scorso. Il figlio più piccolo di Pino Daniele, Francesco, riceverà poi una targa della città.

La giornata proseguirà con una celebrazione liturgica a San Lorenzo Maggiore durante la quale sarà suonato lo "Stabat Mater" scritto da Avitabile. Grande concerto, la sera, al teatro Mediterraneo della Mostra d'Oltremare dove saliranno sul palco, accanto a Nello Daniele, Bennato, Avitabile, Baccini, Teresa De Sio, Toni Cercola, Pietra Montecorvino, Peppe Lanzetta e lo scrittore Maurizio De Giovanni.
Non sono queste le uniche iniziative in programma nel 2015 per ricordare Pino Daniele. Il Comune ha intenzione di dedicare all'artista partenopeo una piazza nel centro storico vicino ai luoghi dove ha vissuto, come ha annunciato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris che ha anche detto di aver presentato richiesta formale ai vertici dell'aeroporto affinchè possa essere intitolato a Pino Daniele.
 




8 MARZO NEL RICORDO DELLE GRANDI DONNE DEL PASSATO

di Silvio Rossi

Parlare di donne, nel giorno a loro dedicato, senza cadere nella retorica, è particolarmente difficile. Esistono numerosi esempi di esponenti del “gentil sesso” che hanno nobilitato il loro impegno, e quello degli uomini che hanno condiviso con loro una parte della loro esistenza. In quest’occasione, vorremmo parlare di quella che può essere considerata la prima grande prova dell’impegno femminile avvenuta nel risorgimento italiano, una delle vicende che sono sconosciute alla maggior parte delle persone, ma che rappresentano la nascita di una storia italiana non più coniugata solamente al maschile, ma condivisa tra i generi.

Nel 1849, durante quel movimento liberale che ha coinvolto le grandi città europee, conosciuto come la “primavera dei popoli”, a Roma si è sperimentata una delle forme più avanzate di democrazia dell’epoca, durata solo cinque mesi, ma che ha posto tra l’altro, le basi ideali su cui è stata realizzata la Costituzione repubblicana quasi un secolo più tardi.

Durante questo esperimento democratico, una degli aspetti più rivoluzionari è stato determinato dall’attenzione a particolari che fino ad allora erano praticamente sconosciuti, a Roma sono iniziati gli scavi archeologici ai Fori imperiali, è stata organizzata una distribuzione delle derrate di stampo socialista, è stato organizzato un ospedale di guerra, con un’organizzazione moderna.

Proprio in quest’ultima esperienza, l’importanza delle donne è stata determinante. Direttrice dell’Ospedale dei Pellegrini, nato tre secoli prima per accogliere i visitatori durante i giubilei, e convertito alla cura dei feriti di guerra (indifferentemente italiani e francesi), era la contessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, tra le sue più strette collaboratrici c’erano la marchesa Giulia Bovio Paulucci de Calboli, Anna de Cadillac, Giulia Calame Modena, Enrichetta di Lorenzo Pisacane e la giornalista americana Margaret Fuller Ossoli.
Cinque anni prima che Florence Nightingale creò l’ordine delle infermiere volontarie, base della croce rossa internazionale, la Belgioioso e le sue collaboratrici avevano regolarizzato allo stesso modo l’assistenza dei combattenti della Repubblica Romana. In due mesi di assedio nell’ospedale diretto dalle volontarie, sono stati curati oltre 1.500 feriti, alcuni hanno visto la fine dei propri giorni, come l’autore dei versi dell’inno d’Italia, Goffredo Mameli.
Celebriamo le donne di oggi, portando l’esempio di grandi donne del passato.




Oscar al lavoro italiano

di Silvio Rossi

 

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Solo un’italiana partecipava da protagonista alla Notte degli Oscar, vincendo la sua quarta statuetta per i costumi del film The Grand Budapest Hotel. Una delle categorie considerate nella “hall of fame” come minori, che testimoniano però il livello di professionalità impiegato nei dettagli di una produzione cinematografica.

Milena Canonero, torinese trasferita a Los Angeles, alla sua nona nomination, ha portato a casa la quarta statuetta, tante quante ne hanno vinte Fellini e De Sica. Costumi che nel passato hanno visto premiare due volte Piero Gherardi, Vittorio Nino Novarese e Danilo Donati, per una Francesca Squarciapino e Gabriella Pescucci. Una tradizione che si sposa col successo della moda italiana nel mondo.

Non solo i costumi hanno premiato l’Italia cinematografica. Gli effetti speciali hanno visto Carlo Rambaldi salire tre volte sul palco dell’Academy Award (per King Kong, Alien ed E.T.), la scenografia altrettante Dante Ferretti e Federica Lo Schiavo, la fotografia sempre tre volte Vittorio Storaro. Altri professionisti hanno vinto la statuetta per trucco, montaggio, scenografia.

Una nazione che esprime, nella settima arte, oltre ai grandi nomi, che si impongono per i film, soprattutto una élite di lavoratori di successo, di onesti professionisti, che dimostrano come, quando ci mettiamo all’opera, sappiamo essere apprezzati in tutto il mondo.

Un esempio che può, e deve, essere riproposto in altri campi. Per decenni l’industria italiana ha rappresentato l’eccellenza nella meccanica di precisione, nell’ottica, nella chimica. Abbiamo avuto la leadership nel settore della moda. L’agroalimentare italiano ha il maggior numero di prodotti DOP dell’Unione Europea.

Non sembriamo però più capaci di valorizzare queste qualità, non sappiamo venderci in un mercato globale dove non basta solo la manualità, ma bisogna investire nelle eccellenze per mantenere il brand Italia desiderabile.

Milena Canonero, come Fabiola Gianotti al CERN, come Samantha Cristoforetti, come molti manager di importanti aziende multinazionali, devono essere i modelli da imitare da parte di molti giovani italiani, che forse non ne conoscono neanche i nomi, mentre conoscono tutto su tronisti e veline di mediocri trasmissioni televisive.




PETROSINO: RIFLETTORI ACCESI SULLA PRIMA EDIZIONE DEL "OASI D'ARTE-ART'S OASIS"

di Angelo Barraco

Petrosino (TP) – Petrosino è un comune di circa 7.900 abitanti, comune dislocato tra Marsala e Mazara del Vallo ed  è un punto nevralgico per il turismo. Qual è l’elemento territoriale che attira il turista verso una città? Le attrattive, Che sono a loro volta strettamente collegate al decoro urbano e alle iniziative e ai punti nevralgici che si creano nelle aree della città che vengo tenute pulite e diventano luogo di formazione sociale.

Le nostre città, al giorno d’oggi, sono in continuo mutamento ed è in continuo mutamento anche Petrosino che grazie al Sindaco Gaspare Giacalone è riuscita a riacquistare vigore. Il Sindaco è riuscito a far riabbracciare i suoi cittadini con una città che era dimenticata e abbandonata a se stessa, e adesso invece ha riconquistato il suo splendore con la semplicità e con tutto ciò che era estraneo alle vecchie amministrazioni. Solitamente nelle città, quando si effettuano le operazioni di riqualifica delle aree, il tutto viene effettuato in maniera distaccata dai cittadini. Questa volta no! Questa volta sono i cittadini ad attivarsi in modo diretto.

Il Comune di Petrosino indice la Prima Edizione “Oasi d’Arte – Art’s Oasis”, un concorso con il fine di attivare un processo culturale e sociale che educhi i cittadini a riappropriarsi dei loro spazi pubblici, finora abbandonati e degradati, attraverso la progettazione di istallazioni artistiche da loro scelte.

Oasi d’Arte – Art’s Oasis un mezzo di speranza per dare un volto nuovo alla città, per consentirle di rientrare nei circuiti internazionali del turismo legato all’arte contemporanea. Per questa 1ª edizione del premio, il sistema degli spazi in cui verranno collocate le opere degli artisti partecipanti, comprenderà gli accessi alla città, i quartieri popolari, la nuova piazza e le aree costiere. Il bando ha l’obiettivo di creare uno shock culturale volto alla realizzazione del Distretto Culturale Evoluto. Un grande fermento culturale e artistico per innescare meccanismi futuri ed eventi legati al bando stesso. I luoghi scelti per la localizzazione delle opere sono quattro: Piazza Santa Venera, Lungomare Biscione (area “Piattaforma”), Lungomare Biscione (area “casa con la barca”), Piazzale Roma.  Il primo premio per il vincitore del concorso sarà di 1.000 euro, mentre i quattro selezionati per ciascuna area potranno realizzare le loro opere.


Cittadinanza attiva è un portale web per dare la possibilità ai Cittadini di poter gestire direttamente, una somma del bilancio comunale, attraverso le loro proposte con lo strumento di democrazia diretta “Bilancio Partecipato”. La Votazione del Premio Oasi d’arte – Art’s Oasis, che si terrà  dal 13 al 27 febbraio 2015, è la prima occasione per l’utilizzo di questo nuovo e democratico strumento per Petrosino.

Le otto opere selezionate, due per area di progetto sono state valutate da una giuria tecnica di professionisti, presieduta da Silvio Cattani, pittore e presidente dell’Accademia di Belle Arti “Trentino Art Academy” di Trento, e composta da: Enzo Fiammetta, architetto, docente dell’Accademia delle Belle Arti di Palermo e attuale Direttore del Museo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi di Gibellina; Elke Weisbarth, designer tedesca, dal 2005 responsabile DesignworksUSA di Bmw Group; Florinda Saieva, rappresentante di Farm Cultural Park, galleria d’arte e residenza per artisti di Favara (Ag), primo parco turistico culturale costruito in Sicilia; Teresa Lucia Cicciarella, marsalese, storica dell’arte contemporanea, critica d’arte e freelance. Il concorso non è circoscritto per la sola provincia di Trapani ma è Nazionale e vi sono state partecipazioni anche dal Cile, Tunisia, Corea, Marocco, Spagna e Francia.

I  progetti selezionati del concorso sono attualmente esposti al Centro Polivalente Don Giacomo Ingarra, tale da permettere ai Cittadini residenti nel Comune di Petrosino di visionare le proposte selezionate e poter effettuare la votazione online tramite una postazione dedicata.I 4 vincitori saranno scelti in base ai criteri di valutazione del Bando, che sarà la sintesi del punteggio attribuito, per il 50% dalla giuria esaminatrice e, per il restante 50%, dalla cittadinanza.I Cittadini potranno scegliere un candidato per area di progetto tra le seguenti proposte scelte dalla giuria tecnica:Lungomare Biscione,  area “casa con la barca”:  Palmizi Girolamo con Faro del Mediterraneo e  Giuseppe Zummo con L'urlo della Terra. Area Piazzale Roma: Les Gens Nouveaux con Corto circuito e Ambra Rinaldo con The Vine.Area Piazza Santa Venera: Les Gens Nouveaux con Ombre urbane e Rocca Maffia con A contemporary history. Lungomare Biscione,  area “Piattaforma”: Alberto De Braud con Birds e Massimo Palumbo con Buon vento.       
 




GINO PAOLI: SAPORE DI… DIMISSIONI

di Silvio Rossi

Dopo l’accusa di evasione fiscale, per aver trasferito due milioni di euro in Svizzera, per farli rientrare in Italia “scudati”, il cantautore genovese Gino Paoli, sta valutando se è il caso di dimettersi dall’incarico di presidente della SIAE.

L’avvocato di Gino Paoli, Andrea Vernazza, consiglia invece una sospensione, in attesa di chiarire. L’inchiesta che ha inguaiato l’autore di numerosi successi, è partita da alcune truffe ai danni di Banca Carige, che hanno visto coinvolto il commercialista del cantautore, Andrea Vallebuona, nelle indagini seguite, è stata intercettata una telefonata tra i due che lascia pochi dubbi sulla natura degli spostamenti di valori.

Gino Paoli, che ha avuto anche un passato in Parlamento, dal 1987 al 1992, è considerato il regista principale dell’aumento del “compenso per copia privata”, una tassa su smartphone e tablet, per compensare i diritti d’autore che potrebbero essere persi con l’ascolto di musica su questi supporti, rincaro di circa il 450%, passando da 0,90 a 4 euro ogni apparecchio.

Ci chiediamo a questo punto, però, cosa attende ancora a dimettersi. Gino Paoli ha un vitalizio da ex deputato, ha venduto milioni di dischi, per altri milioni di copie brani cantati da altri artisti ha incassato i diritti d’autore, ha cantato in migliaia di concerti da oltre mezzo secolo, ha superato, lo scorso settembre ottanta anni.

Quando si arriva, in Italia, a renderci conto che un incarico in un’azienda pubblica deve essere affidato a un manager in età da lavoro, che possa far funzionare l’ente a tutela dei dipendenti e dei cittadini, e non “regalare” la carica a una cariatide, messa lì solo per mantenere vivi, e magari incrementare vecchi privilegi.

E la difesa di Grillo al suo amico indagato, contro quanto chiesto dai parlamentari del movimento, che hanno chiesto le dimissioni di Paoli, non nasconde la strenua difesa del presidente alle rendite dei super ricchi? Perché forse, i due, sono accomunati da una voglia di ricchezza, parafrasando uno dei primi successi del cantautore, che è “senza fine”.




Lega Pro (o contro) Lotito

di Silvio Rossi

 

Il mondo del calcio italiano è spaccato da guerre intestine al confronto delle quali le battaglie parlamentari per l’approvazione delle riforme costituzionali sembrano delle scaramucce tra bambini.
L’ultima querelle ha riguardato il Presidente della Lega Pro, terza organizzazione del calcio professionistico nostrano, quella con il maggior numero di squadre presenti, sessanta, organizzate in tre gironi da venti squadre l’uno.
Il presidente della lega, Mario Macalli, è già da mesi al centro di una contestazione, portata avanti da un certo numero di formazioni, con a capo Paolo Toccafondi, patron del Prato, e Pino Iodice, Direttore Generale dell’Ischia. Nell’assemblea del 16 febbraio la “fronda” ha chiesto la sospensione dell’assemblea, respinta con un solo voto di vantaggio (29 a 28), ma col voto favorevole dell’Ascoli, che non è stato ammesso al voto per mancanza del “requisito d’anzianità”, ragione che è apparsa al club marchigiano una scusa per condizionare il risultato, e presenterà ricorso contro la decisione.
La spaccatura nella lega è però insanabile. La scelta del consigliere del direttivo di Lega (Claudio Arpaia, presidente della Vigor Lamezia) se viene vista da Macalli come una vittoria, ha visto ben 27 rappresentanti su 60 abbandonare l’assemblea.
Macalli è legato, nel gioco delle alleanze che si creano in questi contesti, alla cordata che fa riferimento a Claudio Lotito, patron della Lazio e della Salernitana, che proprio in virtù del ruolo rivestito nella squadra campana, ha partecipato attivamente alle votazioni. Il manager romano è sempre al centro delle polemiche, si può affermare che, ogni volta che si assumono le decisioni sulla governance del calcio. Pochi giorni fa il nome di Lotito è balzato agli onori della cronaca per la telefonata registrata da Iodice, che ha fatto indignare i vertici dello sport italiano, da Abete a Malagò, e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Del Rio, con delega allo sport.
Claudio Lotito continua a dividere il calcio italiano. La sua tanto annunciata azione “didascalica e moralizzatrice” come amava annunciare, tanto da essere stata usata come base per le parodie che alcuni comici gli hanno prontamente confezionato, non appare però reale. Lui e i suoi “compagni di cordata”, come Tavecchio e Macalli non rappresentano certo quel rinnovamento di cui il calcio italiano ha bisogno.
Non possiamo relegare lo sport più seguito e praticato, che muove un fatturato di rispetto, a figure che a livello internazionale non possiamo portare ad esempio di chiarezza e rinnovamento. Lotito ha avuto due condanne giudiziarie per aggiotaggio e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza, in appello (nel 2014 l’aggiotaggio si è prescritto mentre la Cassazione ha chiesto di rideterminare le pene per i reati connessi), e una condanna in primo grado per lo scandalo Calciopoli del 2006. Intanto in questi giorni il procuratore federale Palazzi ha aperto altri due fascicoli d’inchiesta che coinvolgono Lotito, per alcune dichiarazioni contro gli arbitri e per la telefonata a Iodice.
Se in prima persona il patron biancazzurro non fornisce un esempio illuminante, gli uomini a lui più vicini non possono essere citati come esempio di rinnovamento, che servirebbe enormemente al nostro calcio. Carlo Tavecchio, 71 anni, è l’uomo voluto da Lotito alla presidenza della FIGC, con un curriculum di tutto rispetto, comprese le cinque condanne penali (per reati finanziari e per violazione alle norme sull’inquinamento), e la sospensione decisa dall’UEFA e dalla FIFA, per sei mesi, a tutti gli incarichi internazionali, per le famose frasi pronunciate dall’allora candidato alla presidenza sui calciatori del nostro campionato provenienti dall’Africa.
Macalli invece di controversie ne ha una, minore, per l’acquisto del Pergocrema, società militante nello stesso campionato di cui è presidente di Lega. Ci si chiede però se, a 78 anni (che compirà tra un mese esatto), non sia stato più opportuno far godere al dirigente sportivo la meritata pensione, invece di vederlo avvinghiato alla poltrona. Anche la Fornero non avrebbe avuto nulla da obiettare.




SANREMO 2015: GRAZIE CARLO, CHE BEL FESTIVAL!

di Christian Montagna
Fioccano le critiche dopo il Festival, ma di ciò, l'ormai invincibile Carlo Conti non se ne curerà minimamente. Non c'è Festival che si rispetti senza le critiche che il giorno dopo arrivano da ogni parte. Perplessità, dubbi e ombre sulle votazioni sono state largamente esposte sui social. Perchè durante la classifica Nek dalla nona posizione è passato improvvisamente sul podio? Possibile che una macchina come quella di Sanremo possa incepparsi proprio nella parte più importante? Beh, tutto può succedere ma, sulla possibilità di manomissioni io non ho alcun dubbio. Il Festival si è svolto nella massima onestà, non posso e non voglio credere nei favoritismi. Eppure, sui social, c'è qualcuno che non la pensa come me. Perchè dunque dover a tutti costi criticare il bravissimo presentatore? Conti ha eseguito magistralmente il compito che gli era stato affidato; ha messo in scena uno spettacolo adatto ad ogni generazione tenendo incollati un italiano su due per cinque serate consecutive al televisore. Ha realizzato nella spontaneità e nella semplicità dei suoi ospiti un lavoro eccezionale, incassando meritatamente il boom di ascolti di questi giorni. E se l'auditel lo ha premiato perchè non dovremo farlo anche noi? In fondo, critiche a parte, non si fa altro che parlare di questa edizione. Le vallette? Altro spunto di critica di questa edizione: perchè pretendere da due cantanti ed una modella una conduzione magistrale? Le tre ragazze hanno saputo a loro modo simpatico e lodevole condurre le cinque serate. Emozione dei primi giorni a parte, hanno saputo scherzare sui loro punti deboli, mettendoli in primo piano e costruendovi su un personaggio che gli italiani hanno molto gradito! Gli ospiti? Internazionali e stellari, nazionali, regionali, da ogni dove, simpatici, famosi e non, ironici al punto giusto e attenti alle richieste del pubblico.Sanremo come avevo già detto in precedenza è un'arma letale a doppio taglio che sa distruggere carriere degne di stima e sa far spiccare il volo. Proprio quest'anno è stato Il Volo a trionfare… Ora che qualche gruppo di fan possa manifestare la sua ira sui social per l'eliminazione del proprio idolo ci sta, ma addirittura parlare di vittoria non meritata proprio no. Quello de Il Volo è stato un trio che dalla prima sera non ha mai deluso: impeccabile, spontaneo, bravo ed emozionante. Non ha deluso i pronostici che sin dal pomeriggio di ieri lo aveva dato vincitore. E allora perchè meravigliarsi? Si è vero, c'erano tanti altri cantanti che hanno fatto la storia della musica italiana ma, molto probabilmente non hanno fatto i conti con i gusti del pubblico che sono decisamente cambiati. Un Alex Britti così antico ed una Irene Grandi per nulla innovativa, fatemelo dire, non meritavano questa vittoria. Il trio scoperto dalla Antonellona Nazionale dunque ha convinto il 56% dei votanti e vi chiedo nel loro rispetto di mettere a tacere i vostri animi insensatamente accesi…D'altronde, tutti amano Sanremo, indipendentemente dai suoi vincitori. Lasciamoci di questo Festival un bel ricordo!




Sanremo. Il volo sopra le polemiche

di Silvio Rossi

 

Non c’è Sanremo senza la sua buona dose di polemica, e l’edizione di quest’anno non ha fatto eccezione alla regola. La vittoria dei tre ragazzi de “Il volo” non è piaciuta alla stragrande maggioranza della “intellighenzia” musicale, ai critici saputoni che stabiliscono chi avesse meritato o meno il riconoscimento del pubblico. Gli stessi critici che negli anni ottanta relegavano puntualmente Zucchero, Vasco Rossi o gli Stadio all’ultimo posto della classifica generale.
Forse, da parte di alcune firme, si rimprovera al trio di non essere “particolarmente accondiscendenti” nei confronti di chi scrive sui giornali col piglio del professorino di scuola pronto a mettere il voto “con la penna rossa”. Forse alcuni non riconoscono come reali i successi ottenuti dai giovani artisti oltreoceano, cosa che è avvenuta per molti artisti, in genere dotati di buone qualità vocali, e di un repertorio legato alla tradizione melodica italiana, conosciuti oltreoceano o nei paesi nordeuropei, ma apprezzati in Italia solo da pochi affezionati.
Qualcuno contesta il fatto che la canzone “Grande amore”, con la quale hanno trionfato alla kermesse sanremese, sia poco orecchiabile, difficile da cantare, troppo “costruito”, troppo retrò.
Non si pongono il problema che musicalmente la nostra nazione non è ricordata per aver lanciato i Beatles o Elvis Presley, ma la sua caratteristica meglio conosciuta in tutto il mondo è proprio il “belcanto”? Si sono per caso resi conto che a New York o a Rio sono più conosciute le note di “Volare” o di “Quando Quando” rispetto alle canzoni di Vasco Rossi o di Ligabue?
Premiare un prodotto che non limita il suo successo non solo tra le “quattro mura” della penisola, ma che potrebbe essere cantato anche da folle lontane dalla riviera dei fiori, non è una limitazione della nostra creatività musicale. Far vincere chi esprime delle qualità vocali superiori alla media della concorrenza, e che riesce a valorizzare un brano ben costruito, che forse non risulta innovativo, ma che, a differenza di alcuni vincitori degli anni passati, non è mediocre, come è avvenuto per vincitori precedenti, troppo spesso scomparsi dal Gotha.
Sentendo i commentatori televisivi del giorno dopo c’è chi ha detto che la canzone che ha vinto Sanremo verrà cantata solo nelle pizzerie di New York. Forse in suo cuore avrebbe preferito un brano che veniva ignorato ovunque?




FESTIVAL DI SANREMO: ECCO COSA E' ACCADUTO DURANTE LA FINALE.

di Christian Montagna
Una finale magistralmente condotta dal super abbronzato Carlo Conti ha avuto inizio alle 20.45 in diretta dall'Ariston di Sanremo. In tema con la giornata di San Valentino, i primi a salire sul palco sono stati i ballerini, i cantanti e gli attori di "Romeo e Giulietta", il Musical che più di ogni altro sta riscuotendo enorme successo in Italia e all'estero. Conti appare come un gladiatore in un arena sazio dei suoi ascolti record e delle soddisfazioni di Giancarlo Leone direttore di Rai 1. Saluta la schiera di privilegiati in platea e passa a presentare anche i ragazzi della fiction "Braccialetti Rossi 2" record di ascolti. Ma gli ospiti non finiscono perchè arriva il momento della Pfm con la banda dell'Esercito Italiano che nel ricordare i cento anni dalla prima guerra mondiale, si esibiscono in una rivisitata versione del Nabucco. E' il momento poi dei big, primo a cantare Masini. Un attimo prima dell'esibizione però Carlo annuncia un messaggio di incoraggiamento da parte di amici vip. Da Pieraccioni, a Fiorella Mannoia, J- Ax, Alessandra Amoroso, Marco Bocci, Rossana Casale, in tantissimi hanno recato il loro in bocca al lupo ai campioni in gara. Tra un big e un altro Conti presenta le sue vallette, ospita la coppia di anziani coniugi sposati da oltre sessanta cinque anni, ride e scherza fino a quando non comincia a diventare serio e annuncia la super ospite: Gianna Nannini. Visibilmente emozionata e di bianco vestita Gianna canta "Immensità" dal suo ultimo album "Hitalia" e ripropone "Sei nell'anima", sua canzone di enorme successo. Nonostante qualche piccola anticipazione sul tempo di Gianna rispetto alle coriste, il pubblico in platea apprezza molto l'esibizione lodandola con una standing ovation di almeno tre minuti. Improvvisamente arriva vestito come un albero di Natale, l'imitatore per eccellenza, Giorgio Panariello. Divertente più che mai in un monologo affronta numerose problematiche attuali, dalla politica di Renzi, alla cattura del boss Matteo Denaro, al processo di Schettino. In seguito altri ospiti: Ed Sheeran, famosissimo cantante in Italia e nel resto del mondo con le sue note canzoni ha sbancato le classifiche italiane; i Boiler divertenti come sempre intervengono dalla platea con simpaticissime gag che mettono in imbarazzo perfino il duro Carlo; Will Smith che canta "Nel blu dipinto di blu" con la sua simpatia innata e accompagnato dalla bellissima Margot, sua partner in un film che a breve uscirà in Italia; i comici Marta e Gianluca più simpatici che mai ed Enrico Ruggieri che sponsorizza l'AIRC e canta l'ultimo brano scritto. Non sono mancati i riferimenti di Conti ai problemi degli italiani: breve momento per ricordare i lavoratori dell' Ilva di Taranto da mesi senza stipendio; i malati di Sla e i malati di tumore. Il palco però tutto d'un tratto si tinge di serio. Dopo le esibizioni dei sedici big soltanto i primi tre in classifica si sfideranno per la finalissima. Problemi tecnici durante la grafica della classifica che posiziona Nek prima al nono posto e in seguito ai fischi del pubblico sul podio lasciano quell'ombra di dubbio sfociata in insulti e disapprovazioni sul web. Tra i primi tre rientrano Il Volo, Nek e Malika Ayane. Una sfida a suon di televoto che premia i giovani ragazzi de Il Volo. Coriandoli, urla di gioia ed emozioni per la fine di questo sessantacinquesimo Festival di Sanremo.