SAVONA, VADO LIGURE AUTISMO E DISAGIO PSICHIATRICO: 12 ARRESTI PER MALTRATTAMENTI, AGGHIACCIANTI LE URLA DI DOLORE DEI PAZIENTI

Redazione

Savona – I finanzieri del Comando Provinciale di Savona hanno eseguito 12 provvedimenti cautelari (nove in carcere e tre ai domiciliari) e quattordici misure interdittive a carico di operatori socio-sanitari addetti alla cura di persone affette da problemi neurologici e psichiatrici ricoverate presso una struttura di degenza di Vado Ligure, nel reparto denominato 3D.
E' la fiducia dei cittadini nella Guardia di Finanza che ha portato agli arresti di oggi. Alcuni parenti di persone ricoverate avevano, infatti, telefonato al 117 del Comando Provinciale di Savona per segnalare i loro sospetti circa maltrattamenti sopportati dai loro cari.
Nelle telefonate al 117 i familiari dei ricoverati hanno riportato il disagio dei loro figli che vivevano nella paura e parlando di un operatore, dicevano: "con lui non ci voglio stare, quello mi massacra!".
Le indagini avviate hanno subito fatto intravvedere la possibile triste realtà e, sotto la direzione del Sostituto Procuratore Dott. Giovanni Battista Ferro, il Gruppo di Savona ha avviato accertamenti tecnici che hanno fissato, in circa cinquanta giorni di riprese, più di cento episodi di maltrattamenti (pugni calci schiaffi umiliazioni) resi evidenti dalla drammatica efficacia delle immagini e dei suoni registrati con l'ausilio delle microspie e telecamere collocati all'interno della struttura.

I finanzieri hanno purtroppo dovuto ripercorrere tutte le agghiaccianti immagini e urla di dolore provenienti dal "Nucleo 3D" al fine di attribuire a ciascuno le sue responsabilità. Alla fine degli accertamenti, il G.I.P. Fiorenza Giorgi, accogliendo l'istanza del Pubblico Ministero, ha ordinato l'arresto di dodici operatori di cui nove con responsabilità più gravi in carcere e tre ai domiciliari. Solo quattro operatori su sedici sono risultati del tutto estranei agli episodi accaduti.
Le aziende sanitarie pagano cifre ingenti per garantire l'assistenza umana e dignitosa di persone con disturbi che spaziano dall'autismo al grave disagio psichiatrico, certo magari difficili da trattare ma per questo ancor più bisognose di assistenza attenta e qualificata.




TORINO: RITROVATA UN'IMPORTANTE OPERA D'ARTE DOPO 80 ANNI

Redazione

Torino – Si conclude con la restituzione alla Diocesi di Acqui Terme da parte dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale del Piemonte e Valle d'Aosta, la lunga assenza "da casa" di una pregiata opera d'arte ecclesiastica particolarmente significativa per la comunità religiosa della cittadina di Incisa Scapaccino. Si tratta di un dipinto risalente al XV secolo, tempera e oro su tavola, la cui realizzazione è attribuita al pittore conosciuto con il nome di "Maestro Incisa di Scapaccino", costituente la cuspide di un polittico che, sino al momento della sparizione avvenuta tra gli anni 1920 e il 1940, era esposta nella Chiesa di San Giovanni Battista nel territorio del piccolo borgo astigiano. L'importante ritrovamento, che va ad aggiungersi ai numerosi recuperi effettuati negli anni dai Carabinieri dello specializzato Reparto dell'Arma istituito nel 1969 per contrastare il fenomeno dei furti di opere d'arte, conferma il principio secondo il quale la ricerca di beni d'arte illecitamente sottratti, nonostante il trascorrere del tempo, per gli investigatori del Tutela Patrimonio Culturale non perde mai d'attualità e si può ritenere conclusa solo con l'individuazione, il recupero e la restituzione del "maltolto" a chi ne aveva subito la perdita, indipendentemente che possa trattarsi di un'opera di natura pubblica o appartenente a privati. Il dipinto, le cui misure corrispondono perfettamente a quelle di catalogazione (cm. 38 altezza, cm. 30 larghezza e cm. 3 spessore), secondo gli esperti della Soprintendenza per i Beni Storico Artistici e Etnoantropologici del Piemonte che ne hanno curato lo studio, appartiene senza ombra di dubbio al polittico smembrato e originariamente composto da 9 tavole, oggi conservate ed esposte presso la chiesa di Nostra Signora del Carmine, la cui realizzazione è stata indicata nel 1410 ca.. La cuspide lignea, dopo la scomparsa, era stata sostituita così come la tavola centrale ancora mancante raffigurante "Madonna con Bambino", da una copia fatta realizzare appositamente per l'esposizione, in sostituzione dell'originale illecitamente sottratto. L'attività d'indagine che ha portato i Carabinieri del Nucleo TPC torinese sulle tracce ed al successivo recupero del pregiato manufatto ha avuto origine nel 2008, quando il dipinto è ricomparso, dopo più di settant'anni, sul mercato antiquario e, tramite un noto mercante d'arte di Torino che lo aveva acquistato nel corso di un'asta avvenuta a Milano nel 2001, venduto ad un privato collezionista. Gli accertamenti attraverso la "Banca Dati dei Beni Illecitamente Sottratti", congiunti agli approfondimenti richiesti agli esperti funzionari della Soprintendenza, hanno confermato l'illecita provenienza. Il positivo riscontro immediatamente comunicato all'Autorità Giudiziaria ha portato al sequestro dell'opera, effettuato dai Carabinieri presso l'abitazione del detentore il quale, va sottolineato, l'aveva acquistata in buonafede ignaro della vicenda.




TREVISO, OPERAZIONE "MAROCCO": IN MANETTE 25 TRAFFICANTI E SPACCIATORI

Redazione

Treviso – Sono in totale 25 gli arresti eseguiti dalla Squadra mobile di Treviso al termine dell'operazione "Marocco", che ha fatto luce su un traffico di droga proveniente dalla Spagna.

Gli stupefacenti, prevalentemente hashish e marijuana, ma anche cocaina, arrivavano a Treviso passando attraverso la Francia e alimentavano le piazze di spaccio a nord della provincia veneta.

Questa mattina gli agenti dell'antidroga hanno messo le manette a 11 appartenenti al gruppo criminale composto da italiani e marocchini: 9 in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare e 2 in flagranza di reato effettuate durante le 18 perquisizioni svolte.

L'inchiesta ha anche portato alla denuncia in stato di libertà di 20 persone, per detenzione di quantità limitate di droga, e alla segnalazione di 108 giovani all'autorità amministrativa.

Sequestrati anche più di 15 chili di hashish, divisi in ovuli e panetti. Data la particolare qualità della merce, contenente un principio attivo 10 volte superiore alla media, la droga immessa sul mercato avrebbe fruttato più di 200 mila euro.

L'indagine della Mobile è iniziata nel luglio 2013, dopo l'arresto di un pusher italiano e, partendo da lui, gli investigatori hanno ricostruito l'attività del gruppo di spacciatori.

Una volta arrivato in città lo stupefacente veniva ripartito tra i vari pusher per essere poi venduto a ragazzi dai 13 ai 20 anni, nei principali luoghi di ritrovo dei giovanissimi come parchi pubblici e centri commerciali.

L'attività operativa di questa mattina ha coinvolto 120 poliziotti, unità cinofile ed elementi del Reparto prevenzione crimine Veneto.




VIAREGGIO: PRESO LO STUPRATORE SERIALE

Redazione

Viareggio – Era diventato il terrore delle "squillo" della Versilia, lo straniero arrestato ieri dagli uomini del Commissariato di pubblica sicurezza di Viareggio. L'uomo, nell'ultimo anno e mezzo, aveva stuprato e rapinato 7 prostitute tutte residenti in provincia di Lucca.

Il modus operandi era sempre lo stesso: lo stupratore, un romeno di 37 anni, sceglieva sempre donne che si prostituivano all'interno di abitazioni; approfittando della propria forza fisica legava le donne dopo averle denudate e, poi, le stuprava.

Al termine il rapinatore prendeva soldi, gioielli ed ogni oggetto prezioso custodito in casa, dileguandosi rapidamente.

Le indagini della Squadra mobile e degli uomini del Commissariato erano confluite sull'arrestato che, per le sue caratteristiche fisiche, era stato ormai individuato. Le vittime infatti erano concordi nel descrivere lo stupratore come un uomo alto un metro e 90, molto forte, dall'accento romeno.

Gli accertamenti tecnici effettuati sui telefoni cellulari hanno dato consistenza alle testimonianze e, ieri, gli agenti del Commissariato lo hanno sorpreso mentre stava scappando dopo l'ultimo stupro ai danni dell'ottava prostituta. La donna è stata trovata legata ed è stata trasportata in ospedale. A casa del rapinatore è stata trovata refurtiva collegata alle precedenti rapine.




BERGAMO PROSTITUZIONE: 20 ARRESTI TRA BERGAMO, LALLIO, DALMINE E OSIO SOTTO

Redazione

Bergamo – Alle prime luci dell'alba di oggi i Carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo hanno dato esecuzione a 20 provvedimenti cautelari emessi dal GIP del Tribunale di Bergamo nei confronti degli appartenenti ad un gruppo criminale composto da soggetti di origine rumena, albanese ed italiana dedito al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione nella provincia di Bergamo, lungo la strada provinciale SP 525 che attraversa i territori dei comuni di Bergamo, Lallio, Dalmine e Osio Sotto.
L'indagine iniziava nel mese di settembre del 2012 a seguito della denuncia presentata da una prostituta rumena.
Sono state circa un centinaio le prostitute costrette a corrispondere ingenti somme di denaro al gruppo criminale per garantirsi il diritto ad occupare le piazzole di sosta ed essere tutelate dalla intromissione di altri gruppi criminali rivali.




PEDOFILIA IN RETE: 24 DENUNCIATI PER I REATI DI PORNOGRAFIA MINORILE E VIOLENZA SESSUALE

Redazione

Sono Impiegati, liberi professionisti, studenti, operai e pensionati i pedofili finiti nella rete della polizia postale di Udine.

Con l'operazione "Micione mio" gli agenti hanno scoperto una community di pedofili che adescavano minorenni e si scambiavano poi i loro contatti.

Le indagini avviate circa un anno fa e concluse oggi, sono partite dalla denuncia dei genitori di una bambina di 12 anni della provincia di Udine che, una volta adescata, era stata indotta ad inviare video ed immagini che la riprendevano in atteggiamenti erotici.

Nel corso delle investigazioni i poliziotti hanno individuato una rete di persone che adescavano le bambine mediante una community di "Netlog" e che, dopo essersi scambiati i riferimenti, intrattenevano rapporti con loro attraverso Messenger, Skype e WhatsApp, acquisendo filmati e foto delle loro conversazioni.

Numerose sono state le perquisizioni, coordinate dal Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online del Servizio polizia postale e delle comunicazioni ed eseguite dagli agenti di Udine.

Le indagini hanno portato al sequestro di materiale informatico: 22 computer, 46 hard disk, 508 supporti CD e DVD, 46 pendrive, 50 telefoni cellulari e sim card, 11 memory card e documentazione varia ritenuta utile per successivi sviluppi.

Le città interessate dall'inchiesta sono Pesaro, Udine, Roma, Palermo, Caserta, Vibo Valentia, Brescia, Latina, Cagliari, Avellino, Monza e Brianza, Enna, Milano, Verbania, Lecce, Savona, Lucca, Forlì e Cesena, Genova, Torino, Bari, Verona e Benevento.

I 24 denunciati, hanno quasi tutti un'età compresa tra i 29 e i 54 anni; ci sono inoltre anche due ultrasessantacinquenni. Tra gli indagati ci sono anche quattro recidivi per reati di pornografia minorile e violenza sessuale.




TORINO VIOLENZA IN FAMIGLIA: PICCHIAVA E MINACCIAVA LA MOGLIE E I FIGLI MINORI

Redazione

Torino – I carabinieri di Castiglione T.se hanno notificato, il 5 aprile scorso, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Ivrea, a un 30enne di Castiglione T.se per maltrattamenti e violenze nei confronti della moglie e dei figli minori.
I militari erano intervenuti a casa dell'uomo il 24 marzo scorso, quando si era reso responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia aggravati, in danno della convivente. A dare l'allarme ai carabinieri era stata la stessa donna che ai carabinieri ha denunciato il suo compagno e rivelato loro quello che lei e i suoi figli erano stati costretti a subire: maltrattamenti, percosse, vessazioni psicologiche.
La donna ha raccontato di minacce con un coltello puntato alla gola ed alla pancia, incinta della secondogenita, danneggiamenti di suppellettili e aggressioni verbali molto violente. Tutto questo alla presenza delle quattro figlie minori.




VINITALY: LA GERMANIA PORTA IL FERNET MAFIOSI E L'ITALIA GLI STENDE IL TAPPETO ROSSO… VERGOGNA!

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Verona – Un “Fernet Mafiosi”, con tanto di gangster e pistola disegnati, che viene venduto in uno degli Stati europei dove la presenza degli italiani è maggiore, la Germania. Il nuovo esempio di prodotto che richiama una delle forme di criminalità organizzata più dolorose ed odiose per il nostro Paese è stato presentato alla Coldiretti al proprio stand nel Centro Servizi Arena – stand A, tra il padiglione 6 e 7, alle 10,00 del 6 Aprile in occasione dell’apertura del Vinitaly  con l’incontro “Alla ricerca della legalità perduta”, organizzato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, dalla Coldiretti e dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare nella sala riunione dell’area MIPAAF presso Palaexpo al piano terra alle ore 16,00 con l’intervento del Ministro dell’Interno Angelino Alfano, del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, del Presidente del comitato scientifico dell’osservatorio sulla criminalità Gian Carlo Caselli e del Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.  Sull’etichetta della bottiglia compare il nome “Mafioso”, con tanto di disegno di un padrino, mentre sul collarino della bottiglia è addirittura raffigurata una pistola, sotto la scritta “Stop!”. Il fernet è prodotto dalle Distillerie Altenburger, ditta tedesca che si trova nella cittadina di Alterburg, centro con oltre trentamila abitanti della Turingia. Sul sito dell’azienda (www.distillerie.de) è possibile acquistare il prodotto al prezzo di 8,50 euro, ma è in vendita in tutto il mondo compresi gli scaffali della “Hetzi Hinam” di Tel Aviv, una delle più grandi e famose catene di supermercati di Israele.
 
“Un vero e proprio schiaffo all’immagine del nostro Paese, ma anche a tutti quegli italiani che tanti anni fa emigrarono in Germania, dando un contributo sicuramente non secondario alla crescita di quella che è oggi la principale potenza economica europea – ha sottolineato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo -. Occorre dunque un intervento delle Istituzioni nazionali e comunitarie per fermare comportamenti commerciali inaccettabili che danneggiano l’immagine dell’Italia all’estero, ma soprattutto colpiscono profondamente i tanti italiani che sono stati o sono purtroppo vittima della criminalità organizzata”. Proprio per contrastare l’espandersi delle organizzazioni malavitose nel comparto del cibo Coldiretti ha costituito un Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, con la Presidenza del Comitato Scientifico del procuratore Gian Carlo Caselli.
 
Ma il “Fernet Mafiosi” non è l’unico esempio di prodotto alcolico che associa all’estero l’Italia alla mafia, ma c’è anche il vino Syrah “Il Padrino” prodotto nella Santa Maria Valley California da Paul Late “For those who dare to feel” (per quelli che osano sentirsi). Un business che coinvolge anche l’Italia dove a Corleone in Sicilia si imbottiglia il vino il “Padrino – Vito Corleone”, ma anche il liquore d’erbe “Don Corleone” a base di miscela d’erbe ed estratti naturali e con lo stesso nome si vende anche un limoncello, senza dimenticare l’amaro “Il Padrino” anch’esso nato da una antica ricetta corleonese per acchiappare qualche turista. Secondo una indagine Coldiretti/Ixe’ il 52 per cento degli italiani che si esprime non assaggerebbe mai una bottiglia di “Il Padrino” perchè la mafia è un grave danno all'immagine del Paese mentre il 38 per cento sorriderebbe ritenendolo un classico stereotipo dell'Italia.
 




VIGEVANO: PRESO IL FINTO DIPLOMATICO RUMENO CHE SI DICHIARAVA SINDACO DI CRAIOVA

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Vigevano (PV) – I Carabinieri di Vigevano hanno arrestato il latitante Bonculescu Ion, nato in Romania cl. 1981, residente a Craiova (Romania), celibe, nullafacente, pregiudicato, che si dichiarava “Sindaco” della città di Craiova e diplomatico rumeno.
Latitante rumeno che da quasi un anno  si era reso irreperibile sul territorio nazionale dovendo scontare una pena detentiva di due anni di reclusione emessa nell’agosto 2013 dalla Procura Generale presso il  Tribunale di Milano e di essere in attesa della notifica di altri cinque anni di reclusione. Dal 2005 al 2013 infatti si era reso responsabile, in una ventina di comuni del hinterland milanese e della provincia pavese, di un centinaio di furti e ricettazioni. Lo stesso inoltre era censito nella banca dati in dotazione alle Forze di Polizia con trenta alias. Scappato in Romania era riuscito a sottrarsi alla giustizia italiana, per il tempo necessario a rifarsi una nuova identità grazie ai documenti rilasciatigli dalle autorità della città di Craiova (Romania). Nei giorni scorsi, avendo appreso che la sua promessa sposa, una connazionale residente a Vigevano, aveva ufficializzato il fidanzamento con un ragazzo italiano e che la stessa era in attesa di un bambino, decideva di tornare in Italia, per “chiarire” la situazione e riportare a Craiova anche la futura sposa. Giunto a Vigevano con un pullman, Bonculesco veniva riconosciuto dai Carabinieri di Vigevano, che già in passato avevano avuto a che fare con lui e richiesto dei documenti,  esibiva i nuovi che ne attestavano un’altra identità (un nome e cognome di fantasia che non quelli reali) e che a suo dire (ciò perché aveva compreso di essere stato riconosciuto), secondo la “nuova normativa europea” lui era un’altra persona, con la fedina penale pulita e senza nessun obbligo da dover scontare nei confronti della giustizia Italiana. I Carabinieri  gli spiegavano di non conoscere la “nuova legge” ed operavano invece con le metodologie che utilizzano da 200 anni, pertanto sottoponevano a rilievi fotodattiloscopici il rumeno, verificando che sullo stesso pendeva effettivamente un mandato di cattura. Bonculesco allora tentava di giocare ancora d’astuzia, nella speranza di “intimorire” i militari, aggiungeva, che in Romania, con la nuova identità era il sindaco di Craiova nonché assistente di parlamentare rumeno a Strasburgo presso la UE, munito di passaporto diplomatico  ed incaricato di mantenere i rapporti con le comunità estere dei propri cittadini e pertanto tutelato da immunità diplomatica. Concludeva dicendo che il bambino atteso dalla sua ex promessa sposa era suo e quindi aveva il diritto di assistere la donna e di occuparsi del figlio di prossima nascita. 

I Carabinieri di Vigevano, al comando del Cap. Rocco Papaleo, dopo averlo aiutato nel calcolo dei giorni trascorsi dal suo allontanamento dall’Italia all’inizio della gestazione della donna e verificato quindi che difficilmente poteva essere lui il padre, lo accompagnavano presso il carcere Piccolini della città Ducale dove lo stesso trascorrerà almeno due anni, forse preparando la campagna elettorale per il suo rientro in Romania.          
 




MODENA ACCADEMIA MILITARE: GLI ALLIEVI UFFICIALI GIURANO FEDELTA' ALLA REPUBBLICA

Redazione

Modena – Ieri mattina presso l'Accademia Militare di Modena, alla presenza del Ministro della Difesa Senatrice Roberta Pinotti, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli,  del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Claudio Graziano e del Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Generale Leonardo Gallitelli, gli Allievi Ufficiali del 195° corso “Impeto” hanno prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica.
 
Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, dopo aver salutato e ringraziato le autorità intervenute e gli ospiti, rivolgendosi agli Allievi Ufficiali del 195° corso "IMPETO",  ha ricordato la storia del prestigioso Istituto e i valori che hanno costituito la guida degli Ufficiali formatisi presso l'Accademia Militare.
 
Il Generale Graziano ha esortato gli Allievi a improntare il proprio "stile di vita alla sobrietà, concretezza, onestà intellettuale e professionale, rispetto delle Istituzioni e coraggio, giustamente considerato la prima delle qualità umane e certamente la fondamentale per un Comandante, perché è quella che garantisce tutte le altre" ha sottolineato il Generale Graziano.
 
"Le stesse doti vi dovranno accompagnare anche nell'impegnativo servizio all'estero, un ambito in cui l'Esercito ha garantito lo sforzo principale in termini di risorse umane e materiali, con il 75% del totale delle Forze impiegate nelle varie missioni durante le quali ha versato un elevatissimo tributo di sangue".
"Il coraggio è necessario tanto nelle operazioni fuori dai confini quanto nel quotidiano operare nel territorio nazionale a servizio della collettività, quanto ancora nell'addestramento che pure presenta rischi correlati alla vita e all'unicità della condizione militare"  ha aggiunto il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito che ha poi ricordato le figure del Maggiore Giuseppe La Rosa, medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria, caduto in Afghanistan lo scorso anno, del Generale Calligaris e del Capitano Lozzi, caduti in servizio a seguito di un incidente durante un volo addestrativo.
 
Il Generale Graziano ha poi indicato agli Allievi "il momento di profonda trasformazione della Forza Armata nell'intento costante di fronteggiare in modo efficace le nuove esigenze operative con l'ambizioso, quanto indispensabile, obiettivo di ridurre le dimensioni quantitative dello strumento terrestre non inficiandone, nel contempo, l'efficienza operativa e mantenendo inalterati gli standard qualitativi della Forza Armata."
 
"Una modernizzazione – ha concluso il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito –  che deve essere rivolta alla sicurezza del personale in operazioni e che significa anche disporre di sistemi in grado di garantire la conoscenza della situazione informativa e l'indispensabile interoperabilità operativa con i Paesi amici e alleati".
 
Nella stessa cerimonia è stato attribuito il titolo di "cadetto ad honorem" alla Signora Silvia Guarda, madre di un allievo precocemente scomparso.
 
Il 195° corso “Impeto” è composto da 164 allievi Ufficiali, di cui 25 donne.
 
L'accademia ospita anche 27 frequentatori stranieri provenienti da Afghanistan, Albania, Giordania, Armenia, Niger, Tailandia e Libia.
L'Accademia Militare, attualmente comandata dal generale dell'Esercito, Giuseppenicola Tota, fu istituita il primo gennaio del 1678 con il nome di Reale Accademia ed è l'Istituto Militare di formazione più antico del mondo, precedendo l'Accademia russa di San Pietroburgo, la Royal Military Academy, la Ecole Royale Militaire e West Point.
 




MUGGIO': BANDA DEI RICAMBISTI E TOPI D'AUTO: ARRESTATE 5 PERSONE

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Muggiò (MB)
– Quando i Carabinieri della Compagnia di Desio hanno fatto irruzione all’interno di un capannone industriale sito in via Bezzecca a Muggiò non hanno creduto ai loro occhi. Si sono trovati davanti una vera e propria azienda di ricambi auto. Motori, scocche, sportelli, gruppi ottici, cruscotti, pneumatici, componentistica elettronica e navigatori satellitari tutti catalogati, per marca e tipologia, in perfetto ordine, pronti per essere ceduti “in nero” a chiunque fosse interessato.

Nessun registro di carico, nessuna bolla di accompagnamento, nessun documento attestante la legittima provenienza. All’atto dell’intervento i militari hanno sorpreso cinque persone intenti a smontare due auto provento di furto  e sistemare i “ricambi”. Sono scattate le perquisizioni ed ulteriori verifiche che hanno consentito di individuare altri sette box al cui interno erano custoditi pezzi di ricambio di varie case automobilistiche da immettere sul mercato parallelo del commercio illegale. I cinque arrestati, quattro italiani ed un albanese, sono stati accompagnati in carcere; le indagini proseguono per stabilire l’esatta provenienza del materiale rinvenuto e ricostruire la natura dei rapporti eventualmente esistenti tra la “banda dei ricambisti” e quelle dei “topi d’auto”.