BARLETTA: SORVEGLIATO SPECIALE SORPRESO AL BAR CON DEI PREGIUDICATI

Redazione


Barletta – I Carabinieri della Stazione di Barletta hanno tratto in arresto nella flagranza del reato con l'accusa di violazione degli obblighi imposti dalla sorveglianza speciale un 26enne del luogo in quanto sorpreso nella tarda serata all'interno di una bar e in compagnia di un nutrito gruppo di pregiudicati. Alla contestazione delle violazioni il sorvegliato speciale tentava di giustificare la propria presenza all'interno del locale aperto al pubblico affermando di essere in attesa della fidanzata in quel momento ai servizi igienici. Quanto dichiarato non ha però tratto in inganno i militari che da più di un'ora stavano osservando l'uomo intrattenersi con i soggetti controindicati all'interno del locale. Il pregiudicato alla luce delle violazioni commesse veniva dunque ristretto presso la locale casa circondariale a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani




TRANI: QUATTRO ANNI DI MALTRATTAMENTI ALLA CONVIVENTE

Redazione


Trani (BA) – I Carabinieri della Stazione di Trani hanno arrestato un 33enne del luogo, con l'accusa di maltrattamenti, lesioni personali e violenza privata nei confronti della convivente. Così si è conclusa la triste vicenda che ha visto per ben quattro anni una 30enne tranese, già separata e madre di tre figli, vittima di una lunga serie di violenze fisiche e psicologiche da parte dell'uomo, con cui dal 2010 aveva una relazione. Fin dall'inizio della loro convivenza il 33enne, con qualche precedente giudiziario alle spalle ed in cura al Sert per problemi di tossicodipendenza, mostrando un carattere irascibile, aveva molte volte aggredito la donna, che, intimorita per le possibili conseguenze dei suoi comportamenti o forse sperando in un suo ravvedimento, aveva più di una volta rinunciato a rivolgersi alle Forze dell'Ordine.
Le continue vessazioni sono culminate la scorsa mattina, quando la povera donna è stata per l'ennesima volta malmenata dal compagno, prima a bordo della loro auto poi in casa, tanto da dover ricorrere alle cure dei sanitari del locale ospedale. A quel punto, ancora con i segni delle percosse appena subite, ha chiesto aiuto agli uomini dell'Arma, ai quali ha raccontato tutta la sua storia. Il 33enne è stato rintracciato e tratto in arresto. Quindi, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, è stato associato presso la locale casa circondariale.




MILANO: TASSISTI IN RIVOLTA CONTRO UBER

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Milano – Nel capoluogo lombardo nel pomeriggio di sabato 17 maggio 2014 più di trecento tassisti hanno presidiato i giardini pubblici “Indro Montanelli”, dove era stata annunciata la presentazione del nuovo servizio della società Uber. Non sono mancati striscioni di protesta anche contro il Comune di Milano e alcuni soggetti hanno lanciato petardi di fronte al palco dove avrebbe dovuto tenersi la presentazione. La zona è stata presidiata dalla polizia in tenuta anti-sommossa. Lancio di uova per la general manager di Uber Italia, Benedetta Arese Lucini, nel momento in cui ha cercato di parlare.
Dopo alcuni minuti di confronto fra gli organizzatori e i tassisti la presentazione è stata sospesa. Il Comune di Milano "deve chiudere immediatamente l'applicazione di noleggio con conducente Uber, altrimenti nei prossimi giorni potremmo decidere di attuare dei fermi del servizio – ha fatto sapere il portavoce del Comitato tassisti milanesi, Cosimo Tartaglia – Uber lavora contro la legge quadro 21 del 1992 che stabilisce in modo chiaro ruolo e caratteristiche di tassisti e di servizio noleggio con conducente". Dal palco è arrivata la replica di Maran che ha chiarito: "Il Comune non può chiudere applicazioni, serve un meccanismo per regolare e capire chi rispetta o meno le regole. L' amministrazione – ha proseguito Maran tra i vari fischi e le urla dei tassisti che gli davano del "buffone" – darà sanzioni come ha sempre fatto ai singoli conducenti".

La protesta dei tassisti è poi proseguita alla stazione Centrale di Milano dove è stato messo in atto un altro presidio. Parziale sospensione del servizio taxi, sono state accettate corse solo per persone anziane, donne incinte, portatori di handicap. Altri  tassisti invece hanno proseguito normalmente il lavoro caricando e scaricando clienti di fronte alla stazione Centrale. "È una protesta spontanea – ha precisato Tartaglia – in attesa di decidere modalità e tempi della mobilitazione".
 




ROMA QUARTIERE AFRICANO: ARRESTATO CALABRESE AUTORE DEL SEQUESTRO DI UNO STUDENTE CALABRESE FIGLIO DI UN BOSS DELLA 'NDRANGHETA

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I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno arrestato un 40enne, di origini calabresi, con precedenti, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, per il reato di sequestro di persona.
L'uomo è ritenuto responsabile, in concorso con altri non ancora identificati, del sequestro di persona di uno studente 23enne, di origini calabresi, che il pomeriggio del 27.11.2013, fu aggredito in strada da un gruppo di persone sconosciute che lo caricarono di forza su un'autovettura, allontanandosi ad alta velocità dal luogo dell'aggressione. La violenta scena, avvenuta in pieno giorno, a Roma, in una via del quartiere "Africano", fu notata da alcuni passanti che diedero l'allarme al numero di pronto intervento 112, facendo scattare le immediate ricerche da parte dei Carabinieri.
I primi accertamenti sulla vicenda consentirono di identificare il sequestrato in un giovane studente universitario, domiciliato poco distante dal luogo ove era avvenuta l'aggressione, incensurato ma figlio di uno dei principali esponenti di un clan della 'ndrangheta calabrese. Le immediate indagini finalizzate a rintracciare il giovane sequestrato furono quindi assunte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci, anche in considerazione della possibilità che la vicenda potesse essere maturata nell'ambito di uno scontro tra clan calabresi. Il predetto clan infatti, operante nella zona di Roccella Ionica (RC), è ritenuto una delle compagini calabresi più attive nella gestione del narcotraffico internazionale dal Sudamerica.
Alcune ore dopo, il giovane fu rilasciato dai sequestratori e, lungamente interrogato dai Carabinieri, fornì una versione palesemente reticente, senza spiegare i motivi alla base del suo sequestro, né fornire indicazioni utili all'identificazione dei suoi aggressori. Dalle testimonianze acquisite dai passanti che avevano assistito alla scena e dalle immagini riprese da alcune telecamere di sorveglianza presenti sul luogo del sequestro, emerge come l'azione fu attuata da un gruppo di almeno 5 persone giunte sul posto con due autovetture e appostatesi nei pressi dell'abitazione della vittima per prelevarlo con violenza.
Nonostante la reticenza della vittima, i Carabinieri di via in Selci sono comunque riusciti a identificare uno dei rapitori che è stato denunciato all'Autorità Giudiziaria. L'uomo è stato rintracciato e arrestato a Maropati, in provincia di Reggio Calabria, con la collaborazione dell'Arma locale e ora si trova recluso nel carcere di Palmi (RC).




LIVORNO STALKING: PER MESI PEDINA E MINACCIA LA EX CONVIVENTE E LA EX SUOCERA PER MESI

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Livorno – Per mesi non ha dato pace alla ex convivente ed alla suocera con continui pedinamenti, telefonate a tutte le ore del giorno e della notte, minacce ed ingiurie anche attraverso i social network, poiché incapace di accettare la fine della relazione. Nonostante un primo provvedimento cautelare applicato nei suoi confronti ad aprile scorso, il divieto cioè di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla ex, lo stalker 45enne, un operaio di Livorno, ha continuato imperterrito a porre in essere nuovi e sempre più insistenti atti persecutori nei confronti della donna e della madre di quest'ultima, rispettivamente di 27 e 46 anni.
Esauste hanno provveduto a presentare ai Carabinieri nuove denunce contro l'uomo che, vista la recidività nei comportamenti molesti, è stato tratto in arresto in esecuzione di un misura cautelare emessa dal Tribunale di Livorno. L'uomo è stato posto in regime di arresti domiciliari.




BENEVENTO TERRA DEI FUOCHI: REALIZZA UNA DISCARICA ABUSIVA NEI PRESSI DI UN CENTRO SPORTIVO A SAN GIORGIO DEL SANNIO

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Benevento – I Carabinieri della Stazione di San Giorgio del Sannio, nel prosieguo dei servizi di vigilanza finalizzati al contrasto dei reati ambientali e dell'abbandono indiscriminato dei rifiuti predisposti dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Benevento, hanno scoperto una nuova discarica abusiva di rifiuti. Dalle verifiche effettuate dai militari, infatti, è emerso che un imprenditore di 50 anni aveva realizzato nelle immediate adiacenze di un campo di calcetto annesso all'impianto sportivo comunale sito in frazione "San Giacomo", una discarica abusiva di circa 15 metri cubi di rifiuti speciali non pericolosi consistente scarti di materiali di risulta edili.
Dopo avere isolato la zona interessata, i Carabinieri hanno poi eseguito i rilievi tecnici di circostanza e posto l'area interessata sotto sequestro. Al termine degli accertamenti, i militari, come detto, anche in ottemperanza alla cosiddetta normativa chiamata "terra dei fuochi", hanno segnalato all'Autorità Giudiziaria l'uomo per la violazione della normativa in materia di realizzazione di discariche per rifiuti, interessando anche i competenti uffici dell'ARPAC per gli accertamenti di specifica competenza e per stabilire l'esatta natura e tipologia dei rifiuti




LECCO: GROSSA TRUFFA ALLE ASSICURAZIONI

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Lecco – I Carabinieri della Stazione di Costa Masnaga (LC), a conclusione di mirata attività d'indagine, hanno denunciato in stato di libertà nove persone tutte italiane ad eccezione di una, originaria dell'Equador ritenute responsabili di concorso in truffa e falsità ideologia commessa da privato in atto pubblico.
L'indagine era stata avviata alcuni mesi fa, allorquando i militari, nel corso di una perquisizione effettuata per altra attività presso l'abitazione di un 30enne pregiudicato residente a Nibionno, si erano imbattuti in una serie cospicua di moduli C.I.D. per la constatazione di incidenti stradali che vedevano l'uomo protagonista dei sinistri. Insospettiti dalla cosa i carabinieri hanno quindi approfondito le indagini, accertando che il 30enne citato, nel periodo compreso tra il febbraio 2010 ed il gennaio 2012, con la complicità nei singoli episodi delle altre otto persone denunciate, cinque uomini e tre donne di età compresa tra i trenta ed i quaranta anni, aveva simulato sinistri stradali con propria responsabilità, al fine di far ottenere alla controparte il conseguente risarcimento del danno, il cui ammontare, peraltro quasi sempre "gonfiato", veniva poi diviso.




VENEZIA NUOVA "MALA DEL BRENTA" SCOPERTA DALLA POLIZIA

Redazione

Venezia – Sono 13 le persone finite in carcere, 4 ai domiciliari e 9 sono le persone indagate in stato di libertà.

Questo è l'esito finale delle indagini compiute dalla Squadra mobile di Venezia e che ha riguardato una banda di rapinatori che ha terrorizzato negli ultimi tempi il Nord Est e in Toscana.

I delinquenti, alcuni di elevata capacità criminale e vicini, all'epoca, alla storica "Mala del Brenta", hanno compiuto decine di rapine a centri commerciali, tabaccherie, oreficerie e banche. E della "Mala del Brenta" avevano copiato struttura organizzativa e modus operandi.

L'organizzazione utilizzava fucili mitragliatori e pistole per compiere gli assalti agli esercizi commerciali. Nel corso delle perquisizioni, che hanno impegnato più di 150 agenti, sono stati sequestrati anche lampeggianti simili a quelli utilizzati dalle forze dell'ordine, palette segnaletiche, pettorine della Guardia di finanza e poi maschere in lattice oltre ovviamente all'arsenale completo della banda.

I criminali disponevano inoltre di apparecchi elettronici che rilevavano le eventuali microspie delle forze dell'ordine su auto e negli appartamenti utilizzati.




REGGIO CALABRIA: LA POLIZIA DI STATO IMPEGNATA NELLA REPRESSIONE DEI REATI DI NATURA PREDATORIA

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Reggio Calabria – Nell’ambito di un piano straordinario predisposto dal Questore di Reggio Calabria, Guido Longo, di intensificazione dei servizi di controllo del territorio, finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio, la Polizia di Stato reggina ha potenziato l’attenzione, peraltro già alta, verso gli obiettivi sensibili, come tabaccherie, uffici postali ed esercizi commerciali, anche per una maggiore tutela dei loro frequentatori, nonché ha accresciuto i controlli mirati nei riguardi di soggetti abitualmente dediti a reati di natura predatoria.   In questo contesto operativo, si inquadrano le operazioni portate a termine, in quest’ultime ore,  da personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, in piena sinergia con l’Ufficio Prevenzione Generale  e Soccorso Pubblico.

1)    Nel pomeriggio di ieri 16 maggio u..s personale della Squadra Mobile, al termine di un’intensa attività investigativa, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha tratto in arresto, in esecuzione dell’Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, Cedro Carmelo, nato a Reggio Calabria 19.05.91, ivi residente, pregiudicato. ritenuto responsabile  di rapina aggravata in pregiudizio di una tabaccheria.   
Si rappresenta, in merito, che in data 3 novembre 2013, tre individui, con il volto travisato da sciarpe, si introducevano all’interno della tabaccheria, ubicata in questo centro, e sotto la minaccia delle armi ( due erano armati di pistola) si impossessavano della somma di 3.000 (tremila) euro, dileguandosi, successivamente, a piedi per le vie circostanti, unitamente ad un quarto complice, rimasto all’esterno  dell’esercizio commerciale.  
L’attività investigativa posta in essere da personale della Sezione reati contro il patrimonio della Squadra Mobile, ha consentito di individuare uno degli autori della rapina nel predetto CEDRO, il quale, nel corso dell’azione criminosa, aveva svolto il ruolo di ricognitore o palo.
In particolare dalle indagini emergeva che il prevenuto, nei minuti immediatamente precedenti la rapina, dopo aver “ispezionato” l’interno della tabaccheria, si avvicinava ai tre complici dialogando brevemente.
Quest’ultimi, quindi, ricevute le necessarie informazioni si introducevano nell’esercizio commerciale perpetrando la rapina.     
L’attività investigativa, coordinata dalla locale Procura, è stata interamente accolta dal G.I.P. che emetteva il provvedimento restrittivo in argomento , eseguito nel pomeriggio di ieri.   
Dopo le formalità di rito il Cedro è stato associato presso la locale casa Circondariale.
Sono in corso ulteriori indagini al fine di individuare i complici del Cedro.         

2)    Nella mattinata odierna  personale della Squadra Mobile, al termine di un’intensa attività investigativa, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha tratto in arresto, in esecuzione dell’Ordinanza di custodia cautelare in carcere dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria le sottonotate persone  ritenute responsabili, in concorso tra loro, di furto con strappo  (scippo) ed uso fraudolento di carte di credito:
–    Bevilacqua Federico, nato a Melito P.S. il 22.12.1991, residente a Reggio Calabria, pregiudicato;     
–    Bevilacqua Alessandro, nato a a Melito P.S. il 3.1.1987, residente a Reggio Calabria, pregiudicato;     

L’attività investigativa posta in essere da personale della Sezione reati contro il patrimonio della Squadra Mobile, ha consentito di individuare i predetti Bevilacqua, quale responsabili di uno scippo, avvenuto in questo centro,  in data 30 gennaio u.s., in pregiudizio di un’anziana signora.
In particolare la donna, verso le ore 20 di detto giorno, dopo essere scesa dalla propria autovettura, veniva avvicinata da due giovani, a bordo di uno scooter di colore nero, che con gesto violento e fulmineo le scippavano la borsa, dileguandosi per le vie  del centro.  
La vittima precisava che entrambi i soggetti indossavano dei caschi di colore scuro e che  il passeggero indossava un piumino di colore rosso.  che all’interno della borsa, oltre alla somma contante di 50 euro, erano custoditi documenti personale e le sue carte di credito.
Nel corso della denuncia la donna riferiva che all’interno della borsa, oltre alla somma contante di 50 euro, erano custoditi documenti personale e le sue carte di credito, precisando, altresì, che i malviventi, nonostante il blocco della carta, avevano avuto il tempo di prelevare la somma di 600 euro, agevolati dal rinvenimento del pin all’interno della borsa sottratta.
La parallela attività investigativa posta in essere dal personale della Sezione falchi della squadra Mobile  consentiva di acquisire importanti elementi investigativi in ordine all’episodio delittuoso in argomento.
Difatti, alle ore 19.30 del 30 gennaio 2014, cioè circa 30 minuti prima dello scippo, una pattuglia della Squadra Mobile, transitando per questa via Micene, notava fermo uno scooter di colore scuro, con a bordo i due BEVILACQUA, i quali alla vista degli operatori si davano a precipitosa fuga.     
Nella circostanza gli agenti notavano che i due calzavano caschi tipo jet di colore scuro ed uno di loro, BEVILACQUA Federico, indossava un giubbotto tipo piumino di colore rosso.
La successiva attività investigativa  consentiva di acquisire ulteriori e ancor più probanti elementi indiziari nei confronti dei due indagati che pertanto venivano deferiti alla locale Procura, che accogliendo in toto le risultanze investigative richiedeva al G.I.P.  l’emissione dell’odierno provvedimento restrittivo, eseguito nelle prime ore della mattinata odierna.
I due prevenuti, dopo le formalità di rito, sono stati associati presso la locale casa Circondariale.  

3)    Nella giornata di ieri, a seguito di una complessa attività investigativa, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria – Sezione Reati contro la persona in danno di minori e sessuali, ha tratto in arresto in esecuzione dell’Ordinanza di applicazione della misura della Custodia Cautelare in Carcere emessa in data 14 u. s., dal G.I.P. del locale Tribunale su richiesta del P.M. della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, a carico di Domenico Tirinato, classe 1954.
Quest’ultimo è stato ritenuto responsabile dei reati di atti persecutori, violenza sessuale, sequestro di persona e violenza privata nei confronti di P.A., persona affetta da ritardo cognitivo.
L’indagine ha avuto origine a seguito di alcune segnalazioni circa presunte molestie poste in essere dal Tirinato Domenico nei confronti della persona offesa, alle quali è seguita una minuziosa indagine che ha permesso di  fare luce  su un vissuto di vessazioni fisiche e morali perpetrate dall’odierno arrestato da diversi anni nei confronti della giovane donna e sfociate poi in una violenza sessuale, dopo averla condotta in una casa nella disponibilità del Tirinato.
La ricostruzione operata dal personale di quest’Ufficio, ha accertato  effettivamente in capo al Tirinato Domenico l’attuazione di una serie di comportamenti insistenti, pervasivamente intrusivi e persecutori nei confronti della donna, tanto da indurla anche ad ipotizzare un estremo gesto autolesionistico.
Il Tirinato al termine delle formalità di rito, è stato associato presso la locale Casa a disposizione dell’A.G.
Inoltre, nel corso di servizi straordinari di controllo del territorio, è stato tratto in arresto Bevilacqua Patrizio, nato a Reggio Calabria il 30.08.1986, individuato quale autore di rapina in danno di un’anziana signora.
 




CAMORRA: PRESO IL BOSS VINCENZO CESARANO "O MUSS". SI TROVAVA IN ROMANIA

Redazione

Napoli – Era ricercato dall'aprile 2011 perché nei suoi confronti pendeva un mandato di arresto europeo emesso dal Tribunale di Napoli per tentata rapina ed estorsione, aggravata del metodo mafioso.

Il boss della camorra Vincenzo Cesarano, detto "O muss" è stato arrestato dalla Polizia di Stato mentre si nascondeva sotto falso nome a Calarasi, un comune che si trova a circa 100 chilometri da Bucarest (Romania).

Cesarano fa parte dell'elenco dei latitanti pericolosi del programma speciale di ricerca del ministero dell'Interno, e dopo l'arresto del capo clan nonché fratello, Ferdinando, è considerato l'attuale reggente del clan Cesarano, attivo nei comuni napoletani di Pompei, Castellammare di Stabia, Santa Maria la Carità e zone limitrofe.

L'arresto è stato eseguito grazie al particolare impulso conferito alle attività di rintraccio dei latitanti dal Dipartimento della pubblica sicurezza, attesa la recente costituzione della task force italo-romena siglata dai rispettivi capi della Polizia, Alessandro Pansa e Petre Toba, nel quadro delle già consolidate attività di collaborazione tra i due Paesi, concretizzatesi anche con l'invio di un ufficiale di collegamento rumeno presso il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (Scip) per le esigenze della XV fase del progetto ITA.RO., in costante raccordo con l'esperto per la sicurezza italiano a Bucarest.Tale collaborazione ha permesso, grazie ad accertamenti immediati, di appurare la vera identità del latitante, consentendone l'arresto.

"I reparti speciali della polizia romena – ha precisato Gennaro Capoluongo, direttore del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia – hanno fatto irruzione alle ore 14.30 odierne, dopo alcuni giorni di osservazione della villetta in cui viveva, bloccando il latitante, che non opponeva resistenza, e recuperando anche 5 mila euro".




VERCELLESE STRAGE IN FAMIGLIA: IL NIPOTE LORENZO MANAVELLA CONFESSA IL TRIPLICE OMICIDIO

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Vercellese – Chissà cosa può essere scattato in mente di questo ragazzo con un precedente per spaccio. Certo, nella sua apparente calma probabilmente si nascondeva una irrequietezza fin da quando era bambino. Su Facebook ci sono moltissimi commenti di amici del ragazzo che lo difendono a spada tratta, difendono una macabra verità: Lui è l'autore del triplice omicidio e l'ha confessato. "Se non lo conoscevate non potete parlare, era un ragazzo d'oro, e c' è sempre stato in ogni momento, lui era ed è così, un ragazzo semplice, che faceva solo sorridere la gente, ecco Lore era così, voi chi siete per giudicarloE.

Lorenzo è stato trovato a Venezia, con i vestiti sporchi di sangue, e ha confessato Lorenzo Manavella, il giovane 25enne di Santhià cercato fin dalla mattina dopo che sono stati trovati morti nella loro abitazione di Santhià i nonni e la zia. "Mi voglio costituire da voi e non a Vercelli – ha detto al posto di polizia della stazione di Venezia -. Sono io l'autore del triplice omicidio di Santhià". Il ragazzo è stato notato da alcuni uomini delle forze dell'ordine nella zona della stazione di Venezia, aveva i vestiti sporchi di sangue e per questo è stato fermato per essere controllato. Il giovane si trova ora piantonato alla stazione. Le forze dell' ordine di Venezia sono in costante contatto con la Procura di Vercelli. Le vittime sono Tullio Manavella e la moglie Pina Bono, entrambi di 80 anni, e la loro figlia Patrizia, di 56 anni. L'anziana madre da tempo era immobilizzata su una sedia a rotelle. Sui tre cadaveri sono stati trovati numerosi colpi di coltello o di arma contundente. I tre sarebbero stati uccisi ieri sera. Increduli i vicini, che parlano di "famiglia tranquillissima". Non è stata esclusa alcuna ipotesi: dalla strage familiare al tentativo di rapina finita male. Pare che la figlia, Patrizia Manavella, si fosse recata nell'appartamento dove vivevano i genitori in seguito a un furto subito nella propria abitazione. Sul corpo della donna sarebbero state inferte molte ferite, con un corpo contundente o con un punteruolo, alcune delle quali al capo. È stato il figlio dei signori Manavella, Gianluca, in questi giorni in Sardegna per un corso di aggiornamento professionale, il primo ad avere il sospetto che a Santhià potesse essere successo qualcosa. Gianluca abita accanto ai genitori con il figlio Lorenzo che ieri sera è stato visto uscire tranquillamente dall'appartamento dei nonni, con i quali – dicono – aveva ottimi rapporti. Gianluca Manavella ha chiamato in mattinata dalla Sardegna a casa della madre, ma non ha avuto risposta. Allora ha provato sul cellulare la sorella Patrizia, ma anche in questo caso non ha avuto risposta. Infine Gianluca ha chiamato un amico di Santhià, chiedendogli di andare a controllare. L'amico è andato in via Marconi 14, ha citofonato e non ha ottenuto risposta. In quel frangente è arrivata la badante della signora Bono, la quale ha provato ad aprire con le sue chiavi che non hanno funzionato. Allora sono stati chiamati i vigili del fuoco che hanno sfondato la porta. 

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