REGGIO CALABRIA: LA POLIZIA DI STATO IMPEGNATA NELLA REPRESSIONE DEI REATI DI NATURA PREDATORIA

Redazione

Reggio Calabria – Nell’ambito di un piano straordinario predisposto dal Questore di Reggio Calabria, Guido Longo, di intensificazione dei servizi di controllo del territorio, finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio, la Polizia di Stato reggina ha potenziato l’attenzione, peraltro già alta, verso gli obiettivi sensibili, come tabaccherie, uffici postali ed esercizi commerciali, anche per una maggiore tutela dei loro frequentatori, nonché ha accresciuto i controlli mirati nei riguardi di soggetti abitualmente dediti a reati di natura predatoria.   In questo contesto operativo, si inquadrano le operazioni portate a termine, in quest’ultime ore,  da personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, in piena sinergia con l’Ufficio Prevenzione Generale  e Soccorso Pubblico.

1)    Nel pomeriggio di ieri 16 maggio u..s personale della Squadra Mobile, al termine di un’intensa attività investigativa, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha tratto in arresto, in esecuzione dell’Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, Cedro Carmelo, nato a Reggio Calabria 19.05.91, ivi residente, pregiudicato. ritenuto responsabile  di rapina aggravata in pregiudizio di una tabaccheria.   
Si rappresenta, in merito, che in data 3 novembre 2013, tre individui, con il volto travisato da sciarpe, si introducevano all’interno della tabaccheria, ubicata in questo centro, e sotto la minaccia delle armi ( due erano armati di pistola) si impossessavano della somma di 3.000 (tremila) euro, dileguandosi, successivamente, a piedi per le vie circostanti, unitamente ad un quarto complice, rimasto all’esterno  dell’esercizio commerciale.  
L’attività investigativa posta in essere da personale della Sezione reati contro il patrimonio della Squadra Mobile, ha consentito di individuare uno degli autori della rapina nel predetto CEDRO, il quale, nel corso dell’azione criminosa, aveva svolto il ruolo di ricognitore o palo.
In particolare dalle indagini emergeva che il prevenuto, nei minuti immediatamente precedenti la rapina, dopo aver “ispezionato” l’interno della tabaccheria, si avvicinava ai tre complici dialogando brevemente.
Quest’ultimi, quindi, ricevute le necessarie informazioni si introducevano nell’esercizio commerciale perpetrando la rapina.     
L’attività investigativa, coordinata dalla locale Procura, è stata interamente accolta dal G.I.P. che emetteva il provvedimento restrittivo in argomento , eseguito nel pomeriggio di ieri.   
Dopo le formalità di rito il Cedro è stato associato presso la locale casa Circondariale.
Sono in corso ulteriori indagini al fine di individuare i complici del Cedro.         

2)    Nella mattinata odierna  personale della Squadra Mobile, al termine di un’intensa attività investigativa, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha tratto in arresto, in esecuzione dell’Ordinanza di custodia cautelare in carcere dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria le sottonotate persone  ritenute responsabili, in concorso tra loro, di furto con strappo  (scippo) ed uso fraudolento di carte di credito:
–    Bevilacqua Federico, nato a Melito P.S. il 22.12.1991, residente a Reggio Calabria, pregiudicato;     
–    Bevilacqua Alessandro, nato a a Melito P.S. il 3.1.1987, residente a Reggio Calabria, pregiudicato;     

L’attività investigativa posta in essere da personale della Sezione reati contro il patrimonio della Squadra Mobile, ha consentito di individuare i predetti Bevilacqua, quale responsabili di uno scippo, avvenuto in questo centro,  in data 30 gennaio u.s., in pregiudizio di un’anziana signora.
In particolare la donna, verso le ore 20 di detto giorno, dopo essere scesa dalla propria autovettura, veniva avvicinata da due giovani, a bordo di uno scooter di colore nero, che con gesto violento e fulmineo le scippavano la borsa, dileguandosi per le vie  del centro.  
La vittima precisava che entrambi i soggetti indossavano dei caschi di colore scuro e che  il passeggero indossava un piumino di colore rosso.  che all’interno della borsa, oltre alla somma contante di 50 euro, erano custoditi documenti personale e le sue carte di credito.
Nel corso della denuncia la donna riferiva che all’interno della borsa, oltre alla somma contante di 50 euro, erano custoditi documenti personale e le sue carte di credito, precisando, altresì, che i malviventi, nonostante il blocco della carta, avevano avuto il tempo di prelevare la somma di 600 euro, agevolati dal rinvenimento del pin all’interno della borsa sottratta.
La parallela attività investigativa posta in essere dal personale della Sezione falchi della squadra Mobile  consentiva di acquisire importanti elementi investigativi in ordine all’episodio delittuoso in argomento.
Difatti, alle ore 19.30 del 30 gennaio 2014, cioè circa 30 minuti prima dello scippo, una pattuglia della Squadra Mobile, transitando per questa via Micene, notava fermo uno scooter di colore scuro, con a bordo i due BEVILACQUA, i quali alla vista degli operatori si davano a precipitosa fuga.     
Nella circostanza gli agenti notavano che i due calzavano caschi tipo jet di colore scuro ed uno di loro, BEVILACQUA Federico, indossava un giubbotto tipo piumino di colore rosso.
La successiva attività investigativa  consentiva di acquisire ulteriori e ancor più probanti elementi indiziari nei confronti dei due indagati che pertanto venivano deferiti alla locale Procura, che accogliendo in toto le risultanze investigative richiedeva al G.I.P.  l’emissione dell’odierno provvedimento restrittivo, eseguito nelle prime ore della mattinata odierna.
I due prevenuti, dopo le formalità di rito, sono stati associati presso la locale casa Circondariale.  

3)    Nella giornata di ieri, a seguito di una complessa attività investigativa, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria – Sezione Reati contro la persona in danno di minori e sessuali, ha tratto in arresto in esecuzione dell’Ordinanza di applicazione della misura della Custodia Cautelare in Carcere emessa in data 14 u. s., dal G.I.P. del locale Tribunale su richiesta del P.M. della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, a carico di Domenico Tirinato, classe 1954.
Quest’ultimo è stato ritenuto responsabile dei reati di atti persecutori, violenza sessuale, sequestro di persona e violenza privata nei confronti di P.A., persona affetta da ritardo cognitivo.
L’indagine ha avuto origine a seguito di alcune segnalazioni circa presunte molestie poste in essere dal Tirinato Domenico nei confronti della persona offesa, alle quali è seguita una minuziosa indagine che ha permesso di  fare luce  su un vissuto di vessazioni fisiche e morali perpetrate dall’odierno arrestato da diversi anni nei confronti della giovane donna e sfociate poi in una violenza sessuale, dopo averla condotta in una casa nella disponibilità del Tirinato.
La ricostruzione operata dal personale di quest’Ufficio, ha accertato  effettivamente in capo al Tirinato Domenico l’attuazione di una serie di comportamenti insistenti, pervasivamente intrusivi e persecutori nei confronti della donna, tanto da indurla anche ad ipotizzare un estremo gesto autolesionistico.
Il Tirinato al termine delle formalità di rito, è stato associato presso la locale Casa a disposizione dell’A.G.
Inoltre, nel corso di servizi straordinari di controllo del territorio, è stato tratto in arresto Bevilacqua Patrizio, nato a Reggio Calabria il 30.08.1986, individuato quale autore di rapina in danno di un’anziana signora.
 




CAMORRA: PRESO IL BOSS VINCENZO CESARANO "O MUSS". SI TROVAVA IN ROMANIA

Redazione

Napoli – Era ricercato dall'aprile 2011 perché nei suoi confronti pendeva un mandato di arresto europeo emesso dal Tribunale di Napoli per tentata rapina ed estorsione, aggravata del metodo mafioso.

Il boss della camorra Vincenzo Cesarano, detto "O muss" è stato arrestato dalla Polizia di Stato mentre si nascondeva sotto falso nome a Calarasi, un comune che si trova a circa 100 chilometri da Bucarest (Romania).

Cesarano fa parte dell'elenco dei latitanti pericolosi del programma speciale di ricerca del ministero dell'Interno, e dopo l'arresto del capo clan nonché fratello, Ferdinando, è considerato l'attuale reggente del clan Cesarano, attivo nei comuni napoletani di Pompei, Castellammare di Stabia, Santa Maria la Carità e zone limitrofe.

L'arresto è stato eseguito grazie al particolare impulso conferito alle attività di rintraccio dei latitanti dal Dipartimento della pubblica sicurezza, attesa la recente costituzione della task force italo-romena siglata dai rispettivi capi della Polizia, Alessandro Pansa e Petre Toba, nel quadro delle già consolidate attività di collaborazione tra i due Paesi, concretizzatesi anche con l'invio di un ufficiale di collegamento rumeno presso il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (Scip) per le esigenze della XV fase del progetto ITA.RO., in costante raccordo con l'esperto per la sicurezza italiano a Bucarest.Tale collaborazione ha permesso, grazie ad accertamenti immediati, di appurare la vera identità del latitante, consentendone l'arresto.

"I reparti speciali della polizia romena – ha precisato Gennaro Capoluongo, direttore del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia – hanno fatto irruzione alle ore 14.30 odierne, dopo alcuni giorni di osservazione della villetta in cui viveva, bloccando il latitante, che non opponeva resistenza, e recuperando anche 5 mila euro".




VERCELLESE STRAGE IN FAMIGLIA: IL NIPOTE LORENZO MANAVELLA CONFESSA IL TRIPLICE OMICIDIO

Redazione

Vercellese – Chissà cosa può essere scattato in mente di questo ragazzo con un precedente per spaccio. Certo, nella sua apparente calma probabilmente si nascondeva una irrequietezza fin da quando era bambino. Su Facebook ci sono moltissimi commenti di amici del ragazzo che lo difendono a spada tratta, difendono una macabra verità: Lui è l'autore del triplice omicidio e l'ha confessato. "Se non lo conoscevate non potete parlare, era un ragazzo d'oro, e c' è sempre stato in ogni momento, lui era ed è così, un ragazzo semplice, che faceva solo sorridere la gente, ecco Lore era così, voi chi siete per giudicarloE.

Lorenzo è stato trovato a Venezia, con i vestiti sporchi di sangue, e ha confessato Lorenzo Manavella, il giovane 25enne di Santhià cercato fin dalla mattina dopo che sono stati trovati morti nella loro abitazione di Santhià i nonni e la zia. "Mi voglio costituire da voi e non a Vercelli – ha detto al posto di polizia della stazione di Venezia -. Sono io l'autore del triplice omicidio di Santhià". Il ragazzo è stato notato da alcuni uomini delle forze dell'ordine nella zona della stazione di Venezia, aveva i vestiti sporchi di sangue e per questo è stato fermato per essere controllato. Il giovane si trova ora piantonato alla stazione. Le forze dell' ordine di Venezia sono in costante contatto con la Procura di Vercelli. Le vittime sono Tullio Manavella e la moglie Pina Bono, entrambi di 80 anni, e la loro figlia Patrizia, di 56 anni. L'anziana madre da tempo era immobilizzata su una sedia a rotelle. Sui tre cadaveri sono stati trovati numerosi colpi di coltello o di arma contundente. I tre sarebbero stati uccisi ieri sera. Increduli i vicini, che parlano di "famiglia tranquillissima". Non è stata esclusa alcuna ipotesi: dalla strage familiare al tentativo di rapina finita male. Pare che la figlia, Patrizia Manavella, si fosse recata nell'appartamento dove vivevano i genitori in seguito a un furto subito nella propria abitazione. Sul corpo della donna sarebbero state inferte molte ferite, con un corpo contundente o con un punteruolo, alcune delle quali al capo. È stato il figlio dei signori Manavella, Gianluca, in questi giorni in Sardegna per un corso di aggiornamento professionale, il primo ad avere il sospetto che a Santhià potesse essere successo qualcosa. Gianluca abita accanto ai genitori con il figlio Lorenzo che ieri sera è stato visto uscire tranquillamente dall'appartamento dei nonni, con i quali – dicono – aveva ottimi rapporti. Gianluca Manavella ha chiamato in mattinata dalla Sardegna a casa della madre, ma non ha avuto risposta. Allora ha provato sul cellulare la sorella Patrizia, ma anche in questo caso non ha avuto risposta. Infine Gianluca ha chiamato un amico di Santhià, chiedendogli di andare a controllare. L'amico è andato in via Marconi 14, ha citofonato e non ha ottenuto risposta. In quel frangente è arrivata la badante della signora Bono, la quale ha provato ad aprire con le sue chiavi che non hanno funzionato. Allora sono stati chiamati i vigili del fuoco che hanno sfondato la porta. 

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VERCELLESE GIALLO DI UNA STRAGE IN FAMIGLIA: FIGLIA E ANZIANI GENITORI TROVATI MORTI A COLTELLATE IN CASA




VERCELLESE GIALLO DI UNA STRAGE IN FAMIGLIA: FIGLIA E ANZIANI GENITORI TROVATI MORTI A COLTELLATE IN CASA

Redazione

Vercellese – Un'altro giallo a cui al momento non si sà dare una spiegazione e chissà per quanto tempo sarà così. Il fatto è che cè stata una vera e propria strage in famiglia nel Vercellese: gli anziani genitori e la figlia di 56 anni sono stati trovati morti questa mattina nella loro abitazione a Santhià. Il corpo della donna era disteso sul letto, mentre ancora non si hanno informazioni sul luogo dove sarebbero stati ritrovati quelli dei genitori. Le vittime sono Tullio Manavella e la moglie Pina Bono, entrambi di 80 anni, e la loro figlia Patrizia, di 56 anni. L'anziana madre da tempo era immobilizzata su una sedia a rotelle. Sui tre cadaveri risultano numerosi colpi di coltello o di arma contundente. Con tutta probabilità i tre sarebbero stati uccisi ieri sera. Il nipote delle vittime, Lorenzo Manavella di 25 anni, manca all'appello. Increduli i vicini, che parlano di "famiglia tranquillissima". Sul posto ci sono i carabinieri, la scientifica e i vigili del fuoco. Non è esclusa alcuna ipotesi: dalla strage familiare al tentativo di rapina finita male. Pare che la figlia, Patrizia Manavella, si fosse recata nell'appartamento dove vivevano i genitori in seguito a un furto subito nella propria abitazione. L'unico particolare trapelato dalle indagini per ora è che sul corpo della donna sarebbero state inferte molte ferite, con un corpo contundente o con un punteruolo, alcune delle quali al capo. È stato il figlio dei signori Manavella, Gianluca, in questi giorni in Sardegna per un corso di aggiornamento professionale, il primo ad avere il sospetto che a Santhià potesse essere successo qualcosa. Gianluca abita accanto ai genitori con il figlio Lorenzo che ieri sera è stato visto uscire tranquillamente dall'appartamento dei nonni, con i quali – dicono – aveva ottimi rapporti. Gianluca Manavella dalla Sardegna ha chiamato in mattinata a casa della madre, ma non ha avuto risposta. Allora ha provato sul cellulare la sorella Patrizia, ma anche in questo caso non ha avuto risposta. Infine Gianluca ha chiamato un amico di Santhià, chiedendogli di andare a controllare. L'amico è andato in via Marconi 14, ha citofonato e non ha ottenuto risposta. In quel frangente è arrivata la badante della signora Bono, la quale ha provato ad aprire con le sue chiavi che non hanno funzionato. Allora sono stati chiamati i vigili del fuoco che hanno sfondato la porta.




ASTI, DROGA DAI CARAIBI PER RIFORNIRE LA PIAZZA DEL PIEMONTE: 14 PERSONE IN ARRESTO

Redazione

Asti – La droga arrivava in Italia dai Caraibi per rifornire le "piazze" di spaccio di Asti e provincia. Questo è quanto scoperto dalla Squadra mobile della provincia piemontese che ha arrestato 14 persone responsabili di traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Le indagini, iniziate nel 2012, hanno permesso agli agenti di individuare una rete di corrieri, prevalentemente dominicani residenti in Italia e un italiano, attraverso i quali la cocaina arrivava in Italia, ad Asti, per rifornire le locali "piazze" di spaccio. I poliziotti sono riusciti quindi a identificare i fornitori, i corrieri, gli agenti della polizia dominicana compiacenti e, naturalmente, altri destinatari della droga localizzati in numerose regioni italiane.

L'importazione della cocaina avveniva tramite i cosiddetti "ovulatori", remunerati in base alla quantità di sostanza stupefacente trasportata: mille euro ogni 80 ovuli di cocaina, corrispondenti a circa un chilogrammo di "polvere bianca".
I trafficanti provvedevano ad ordinare la sostanza dai fornitori a Santo Domingo e ad ingaggiare i corrieri "ovulatori", a volte dopo aver regalato loro biglietti aerei e soggiorno nell'isola di Santo Domingo. A quest'ultimi chiedevano di trasportare un chilo di cocaina, cambiando aeroporto di arrivo e di scalo a seconda della presenza di controlli più o meno blandi anche in altri Paesi tra cui Belgio, Olanda, Spagna e Turchia ed infine giunti in possesso della sostanza a piazzarla sul mercato, con un guadagno economico corrispondente a circa 30 mila euro per ogni chilogrammo importato.




CASERTA CAMORRA: ALTRO COLPO AL CLAN DEI CASALESI CON 18 ARRESTI NELLE FAMIGLIE SCHIAVONE, IOVINE, RUSSO

Redazione

Caserta – Le Squadre mobili di Caserta e Firenze, coordinate dal Servizio centrale operativo, hanno arrestato 18 persone; tredici sono finite in carcere e cinque ai domiciliari; tutti sono affiliati al clan camorristico dei Casalesi e in particolare alle famiglie Schiavone-Iovine-Russo.

L'indagine ha consentito ai poliziotti di ricostruire dettagliatamente le estorsioni commesse in un primo momento dalla famiglia Iovine e successivamente dalla famiglia Russo. In particolare nella zona di Viareggio (Lucca) dove le richieste alle vittime, quasi tutti imprenditori, variavano dai 3mila ai 10mila euro. In un'occasione la richiesta del pizzo ha toccato addirittura i 40mila euro.

Oltre alle estorsioni il clan dei Casalesi gestiva un traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, servendosi di collaboratori casertani, che partendo dalla città campana con grandi quantità di droga, le trasportavano ogni settimana nelle diverse province della Toscana.

Contestualmente agli arresti, gli agenti hanno anche eseguito numerose perquisizioni.

I reati contestati, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, di concorso esterno in associazione mafiosa, detenzione di armi, estorsione, traffico e spaccio di stupefacenti.

Dalle indagini, svolte in numerose località del territorio nazionale, è emerso che un gruppo di imprenditori provenienti dalla zona di Gricignano d'Aversa (Caserta) da oltre 30 anni in Toscana (in particolare in Versilia) era ormai diventato un punto di riferimento per gli affari illeciti del clan dei Casalesi. Fornivano il supporto logistico e agevolavano la latitanza degli affiliati. Grazie a loro, il clan è riuscito a introdursi nel tessuto economico di quella regione investendo grandi capitali in attività commerciali e imprenditoriali.




CIAMPINO ELEZIONI: SEI CANDIDATI A CONFRONTO

di Daniele Rizzo
 

Ciampino (RM) – Presso la sala consiliare di Via Quattro novembre a Ciampino si è  tenuto oggi il primo confronto pubblico tra i candidati alla carica più importante della città, quella di primo cittadino le cui elezioni si terranno  l'ormai prossimo 25 maggio. Presenti tutti e sei al dibattito, nessuno escluso, c'era Marco Bartolucci, Ivan Boccali, Alessandro Porchetta, Gabriella Sisti, Giovanni Terzulli e Mauro Testa.

Il dibattito, iniziato alle 17:30 circa, è durato un’ora e mezza ed è andato componendosi in tre fasi. La prima fase, che assegnava a ciascun candidato circa sette/otto minuti per parlare, è servita a tutti per esporre il proprio programma, ad alcuni per lanciare anche invettive contro gli altri candidati. La seconda fase, della durata di tre/quattro minuti, ha permesso ai candidati precedentemente tirati in ballo di rispondere e di dire la propria sulla questione delle aziende municipalizzate, problema che come i lettori più attenti noteranno è stato già affrontato abbondantemente nelle interviste faccia a faccia con i candidati pubblicate a mia firma da L'osservatore d'Italia. Nell’ultima fase del dibattito, della durata di un minuto, si è lanciato l'appello agli elettori.

Analizzando il dibattito da un punto di vista meramente estetico, c’è da dire che al colpo d’occhio risaltava sicuramente Porchetta, unico tra i candidati che all’abbigliamento formale, ha preferito indossare una t-shirt con sopra una scritta recante l’invito a mantenere i nidi pubblici, scelta (quella di Porchetta) che sicuramente riflette un certo tipo di militanza forse ormai assente nella politica odierna.


Da un punto di vista programmatico possiamo invece dire che non ci sono state grosse novità; i programmi, a poco meno di due settimane dal voto, sono ormai ben assodati e noti ai più. Chi si aspettava il colpo a sorpresa, retaggio della politica berlusconiana, è rimasto dunque deluso dalla linearità e dalla (passatemi il termine) banalità della grande maggioranza dei programmi. Sì perché anche ai meno addetti ai lavori può apparire evidente un certo superficiale allineamento tra le varie proposte partitiche, quasi come se il modo di affrontare un determinato tema fosse unico. Non a caso però usiamo il termine superficiale: se infatti i programmi ad una prima lettura possono sembrare uguali, nascondono invece grosse dissimilitudini su quei temi che sono forse meno da prima pagina e più da approfondimento culturale (con riferimento, sia chiaro, ai quotidiani).
Detto questo, passiamo ad analizzare i vari interventi nell’ordine con cui il moderatore del dibattito ha dato parola ai candidati; riassumeremo per ogni candidato tutte e tre le fasi dell’intervento, così da avere il quadro completo riassuntivo.

MARCO BARTOLUCCI
Bartolucci, da buon attivista del Movimento 5 Stelle, ha iniziato il suo discorso affermando che i programmi degli altri candidati racchiudono tutta una serie di questioni che già potevano essere state affrontate se solo avessero voluto (evidente il riferimento ai candidati della passata amministrazione); poiché ciò non è stato fatto, non bisogna stupirsi del disaffezionamento alla politica e dello scollamento che c’è stato tra questa e la società. Il candidato grillino, partito forte con questa frecciatina, è andato invece via via spegnendosi, lasciando posto all’emozione; il programma è stato quindi enunciato all’interno di un discorso che è apparso decisamente disomogeneo, i cui punti erano slegati tra loro. C’è da dire però che Bartolucci è al suo esordio nel quadro politico ciampinese, quadro che è forse uno tra i più difficili dell’intera zona; è dunque accettabile una certa titubanza che siamo sicuri sparirà con l’accumulo di esperienza. A dimostrazione di ciò il fatto che già dal secondo intervento non sono mancati gli attacchi diretti agli altri candidati, come a Testa sul tema del PRINT di Ciampino2 (un progetto che a dire di Bartolucci non è utile ai cittadini ma serve solamente a nascondere 62 abusi edilizi) o a Boccali e Sisti, accusati di voler anteporre il profitto ricavabile dall’aeroporto alla salute dei cittadini. Bartolucci ha poi chiuso nel terzo intervento facendo appello ai cittadini, promettendogli che in caso di elezione tra cinque anni potranno dire ai 5 Stelle “grazie, avete fatto un ottimo lavoro”.

GIOVANNI TERZULLI
Giovanni Terzulli aveva un compito non facile: convincere i presenti della sua buona fede. Non ce ne voglia Terzulli, ma i fatti del PD ciampinese li conosciamo tutti; tentare di sostituire un sindaco che è restato in carica solo per un anno e mezzo e che poi si è fatto eleggere in Regione non è un’impresa facile, perché ci sono da convincere tutte quelle persone che sono rimaste deluse dal comportamento di Simone Lupi. Se Terzulli sia riuscito o meno in questa impresa probabilmente lo sapremo solo dopo le elezioni. Pur trovandosi inevitabilmente al centro degli attacchi degli altri candidati, si è comunque battuto bene, ha risposto per le rime e, talvolta, ha sferrato il gancio decisivo. Alle provocazioni di Boccali ha risposto affermando che quest’ultimo aveva voluto fortemente quest’iniziativa perché non aveva mai avuto l’occasione di strillare dinanzi a così tanta gente; a Bartolucci ha risposto sulle inesattezze riguardo le aziende partecipate, a Porchetta sugli asili nido, accusandolo di voler fare solo uno spot elettorale. E infine ha risposto a Testa, l’antagonista per eccellenza del PD, che aveva rimarcato l’episodio di Lupi; Terzulli ha evidenziato che Lupi è sì criticabile, ma non da chi negli ultimi anni si è candidato a qualsivoglia elezione. Insomma la parlantina spedita e la prontezza di riflessi sono sembrati non mancare al candidato democratico.

MAURO TESTA
Se la veloce parlantina ha contraddistinto il discorso di Terzulli, esattamente l’opposto possiamo dire per Testa. L’ex vice sindaco nella prima fase del dibattito ha dato prova di grande sicurezza nei propri mezzi e grande calma, tessendo un discorso ben articolato e logico nel suo susseguirsi. Ha parlato di un programma (il suo) fatto dai cittadini, i cui punti sono tutti indissolubilmente legati tra loro e parte di un progetto comune. Nella seconda parte si è poi lasciato andare la mano, rispondendo colpo su colpo alle critiche mosse dagli altri candidati, una su tutte l’aver fatto parte dell’amministrazione uscente e nonostante tutto non aver portato avanti quei punti programmatici che invece erano nelle sue possibilità. Testa ha poi concluso chiedendo ai cittadini di votarlo perché il suo è un programma politico fattibile e la campagna elettorale non è stata fatta con l’intervento dei grandi sponsor politici, ma fianco a fianco con i cittadini stessi.

IVAN BOCCALI
Che qualcuno tra i candidati avesse potuto sparigliare le carte in tavola ne eravamo tutti consapevoli. Bisognava solo scommettere su Boccali o Porchetta. Nel dubbio, ci hanno pensato entrambi. A Boccali, per questioni burocratiche legate al sorteggio, è toccato per primo. Il candidato di Gente Libera ha sin da subito alzato i toni del confronto, auspicando che la claque sarebbe stata forte anche per lui come per i candidati precedenti. La requisitoria è poi continuata con una provocazione a Terzulli, reo secondo Boccali di essersi definito orgoglioso di Ciampino, città che invece secondo lui è decisamente brutta e triste; e poi ancora le accuse sono continuate riguardo il fatto che in data odierna hanno riasfaltato le strade a Ciampino, e questo rientrerebbe in una mera manovra elettorale; oppure ancora il richiamo ad una politica nuova che può essere fatta solo da chi non ha amministrato la città ma ha avuto modo di capire come funziona la macchina amministrativa. Infine Boccali ha invitato gli elettori a votarlo perché la sua lista è composta da gente nuova e motivata. Gente disposta a cambiare davvero le cose a Ciampino.

ALESSANDRO PORCHETTA
Alzare il tiro arrivando dopo Boccali non sarebbe stato facile per nessuno. Ma le imprese impossibili sono il pane quotidiano del candidato sindaco di Città In Comune, piccola lista che niente ha a che vedere con le grandi corazzate elettorali degli altri candidati. E così Porchetta è riuscito nell’intento di aggredire e incalzare gli altri candidati sulle questioni a lui più care, come la mala gestione dei beni comuni e la mala amministrazione, di cui a suo parere sono responsabili sia la maggioranza (all’epoca composta da Terzulli-Testa-Sisti) che l’opposizione (con Boccali). Porchetta non ha risparmiato nessuno, e ha poi incentrato il suo discorso sul bisogno di portare la politica nelle strade, in mezzo alla gente, uscendo così da una logica speculativa e affaristica propria del palazzo; ha poi ricordato l’importanza del legame tra politica locale e europea, perché solo partendo dal comune è possibile cambiare un intero sistema politica che ad oggi chiede solamente sacrifici ai lavoratori, ai precari, ecc (in quest’ottica ha anche annunciato l’eventuale disobbedienza al patto di stabilità, scatenando l’indignazione e la reprimenda di Mauro Testa).

GABRIELLA SISTI
L’unica donna candidata a queste elezioni (con NCD e UDC) è sembrata "unica" in toto. Nel dibattito tra candidati la Sisti non è voluta entrare limitandosi, con fare sicuro e cadenzato, all’esporre il suo programma punto per punto. Il fervore certamente non le è mancato, ma si è concentrato, perlopiù nel riportare esattamente i punti del programma. Momento di sussulto quello in cui un arzillo signore dalla platea è intervenuto accusando la Sisti di non conoscere i dati sull’aeroporto, dal momento che questa stava sostenendo che l’aumento di malattie non è dovuto ai troppi voli (e niente di meno ci saremmo aspettati da una candidata sostenuta dalla lista “Ciampino Città del Volo”). Comunque la Sisti ha chiuso dicendo di votare per lei in quanto donna, in quanto promotrice di politiche sociali e in quanto dotata di una grande esperienza sovracomunale.

UN EVENTO DA RIPETERE?
A chi noterà che nel resoconto mancano i punti di programma esposti dai vari candidati diciamo di andare a leggere le interviste già pubblicate da questo giornale: nulla di più è stato detto oggi nel confronto; ciò che c’era in meno è stato invece riportato.
Ultima considerazione: la sala era gremita di gente. Come ha fatto giustamente però notare anche Boccali la sensazione è che ci fosse una grande presenza di claque. L’evento è stato dunque abbastanza interessante, ma l’impressione è che tra i presenti ci fossero davvero pochi indecisi (spettatori a cui l’evento era dedicato) e molti habitué dei salotti politici nostrani. Al lettore lasciamo le considerazioni sull’eventuale bisogno di ripetere un tale evento.

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INTERNET FRODI: CONTRAFFAZIONE ONLINE, 130 MILIONI DI PRODOTTI CONTRAFFATTI

Redazione

Prosegue l'attività di contrasto alla contraffazione online della Guardia di Finanza.
L'operazione, avviata all'inizio di quest'anno su input del Comando Unità Speciali del Corpo, è il risultato del continuo monitoraggio della Rete operato dai finanzieri e finalizzato alla prevenzione e repressione dei fenomeni illeciti di natura economico-finanziaria perpetrati in Internet.
Il Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche ha individuato questa volta una inedita e particolare fenomenologia criminosa finalizzata alla proliferazione di vetrine virtuali di negozi (store) on-line dediti alla vendita di prodotti contraffatti.
I militari hanno rilevato, infatti, la compromissione di ben 53 siti web italiani dove sono state pubblicate pagine web che rimandano ad alcuni portali di e-commerce ospitati su server esteri.
In tali negozi virtuali venivano commercializzati prodotti della nota maison di moda "Louis Vuitton", a prezzi nettamente, e quindi sospettosamente, inferiori a quelli normalmente praticati nel mercato legale.
I 53 siti web, la cui alterazione è avvenuta all'insaputa dei legittimi titolari, sono riconducibili sia a soggetti pubblici (ad esempio Comuni e Scuole), sia ad altre realtà private italiane, che non hanno alcuna correlazione con la vendita di oggetti di moda.
Gli autori dell'incursione informatica hanno sfruttato, con successo, alcune vulnerabilità informatiche relative alle tecnologie utilizzate sui siti web attaccati, che hanno consentito l'accesso non autorizzato sui sistemi e condotto, quindi, alla pubblicazione arbitraria di pagine web per la vendita di prodotti contraffatti.
Tale tipologia di attacco informatico, cosiddetto defacement, orientata a pubblicare contenuti estranei all'originaria struttura del sito, ha come obiettivo l'aumento del c.d. pagerank sui motori di ricerca venendo a costituire, in tal modo, un complesso di "vetrine virtuali" rivolto a dare maggiore risalto in Rete ai portali di e-commerce illeciti.
L'attività investigativa ha portato al sequestro preventivo dei portali www.lvwholesalesit.com e www.eefnement.com tramite l'inibizione dell'accesso.
I provvedimenti sono stati emessi dal GIP di Roma su richiesta della Procura capitolina.
I militari, inoltre, hanno provveduto ad avvisare i gestori dei siti web compromessi informandoli della vulnerabilità informatica cui sono esposti per la tempestiva messa in sicurezza. Sono stati, altresì, acquisiti i file di log dei sistemi informatici relativi alle realtà telematiche della pubblica amministrazione per individuare i responsabili delle condotte illecite perpetrate in danno dei siti web istituzionali.
La contraffazione continua ad essere una vera piaga per l'economia e le imprese italiane, specie in un momento di crisi come questo. Oltre a far perdere posti di lavoro, il mercato del falso sottintende fenomeni di lavoro nero, evasione fiscale, sfruttamento di soggetti deboli, legami col crimine organizzato. Inoltre, sempre maggiori sono gli effetti dannosi per i consumatori sul piano della salute e della sicurezza. La sola Guardia di Finanza nel 2013 ha sequestrato 130 milioni di prodotti contraffatti, una cifra che rappresenta un incremento del 25% rispetto all'anno precedente, mentre 9.445 sono state le persone denunciate in 11.409 interventi.
Di recente il Corpo ha istituito un sistema informativo anticontraffazione: collegandosi al sito https://siac.gdf.it/Pagine/default.aspx si trovano tutte le notizie aggiornate sui sequestri e sulle varie operazioni anticontraffazione".




L'AQUILA: DOGANIERE CHIEDE MAZZETTE IN CAMBIO DELLA NON APPLICAZIONE DI PRESUNTE MULTE

Redazione

L'Aquila – 500 euro. Questo il prezzo contrattato da D.A.R., 55 anni di Avezzano, in servizio presso l'Agenzia delle Dogane e Monopoli – Sezione Operativa Territoriale di Avezzano. La vittima, un imprenditore agricolo romano che era stato oggetto di un controllo doganale.
L'infedele doganiere, abusando della sua qualità e prospettando all'imprenditore pesanti contestazioni amministrative ed anche di carattere penale, legate all'acquisto di gasolio agricolo agevolato, si mostrava disponibile a chiudere un occhio in cambio di un adeguato compenso certamente inferiore rispetto alle sanzioni previste.
In pratica offriva all'imprenditore di evitare una multa di quasi 8000 euro in cambio di un compenso di 500 euro.
Il contribuente decideva di stare al gioco ma, immediatamente dopo aver trovato un accordo di massima, si recava alla Guardia di Finanza di Avezzano per raccontare quanto stava accadendo.
I finanzieri, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Avezzano, Maurizio Maria CERRATO, predisponevano un blitz in vista della consegna del denaro. Alla vittima, istruita, e munta di microfono e microtelecamera sulla persona, venivano consegnate dieci banconote da 50 euro preventivamente segnate e fotocopiate.
Questi, nel tardo pomeriggio di ieri si presentava all'incontro con il doganiere, previsto in un parcheggio di Luco dei Marsi, discretamente sorvegliato dai finanzieri.
Lo scambio del denaro è avvenuto a bordo dell'autovettura dell'imprenditore al quale, il funzionario delle Dogane ha anche fornito istruzioni e consigli per cancellare ogni traccia dell'illecito acquisto di gasolio.
Immediatamente dopo sono intervenuti i finanzieri che hanno recuperato le banconote in possesso del funzionario doganale.
L'uomo, dichiarato in arresto in flagranza del reato di concussione è stato colto da un malore e per tale ragione è stato accompagnato presso il vicino pronto soccorso di Avezzano.
Quindi, come da indicazioni della Magistratura, è stato accompagnato dai finanzieri presso la propria abitazione, agli arresti domiciliari.
Le indagini sono ora rivolte a verificare se si sia trattato o meno di un episodio isolato.




COTRAL APRIAMO IL VASO DI PANDORA – SESTA PARTE: MANUTENZIONE ESTERNA FUORI CONTROLLO. ALTO RISCHIO DI FRODE

 

E' emerso come su 22.531 fatture registrate ben 9.381 fatture presentavano importi ricorrenti, parliamo di quasi il 50 percento di fatture con stessi importi.

 

di Chiara Rai

Cotral / L'inchiesta – Nel mirino la gestione degli acquisti di servizi di manutenzione esterna di Cotral S.p.A. Torniamo a parlarne con ancora più dettagli e più precisione. Le immagini che immortalano l’officina Arma piena di mezzi Cotral è una ennesima dimostrazione di come gran parte del

le manutenzioni esterne siano affidate a discrezione del Cda Cotral, senza gara di appalto.

Arma ha un volume di affari con Cotral di circa 1 mlione e 600 mila euro l’anno. In questa sesta puntata della nostra inchiesta ci soffermeremo in particolare, sugli aspetti di gestione di chi autorizza. Insomma, la lingua batte dove il dente duole.

E’ utile ricordare che la nostra inchiesta è partita con foto e video di mezzi Cotral in officine private. Ci siamo chiesti se ci fosse stata qualche gara di affidamento della manutenzione esterna ed i pezzi di carta ci hanno confermato che quelle autofficine, così come altre, non hanno vinto appalti di manutenzione e quei mezzi entrano ed escono da alcuni siti privati, ma ripetiamo ce ne sono anche altri, perché qualcuno a sua totale discrezione e senza gara di appalto ha deciso che finissero lì.

Dunque gran parte dei servizi e le attività di manutenzione esterna avvengono sulla base di “proroghe tacite” o altri accordi. E’ il caso di dire che l’amministratore delegato Vincenzo Surace insieme al Cda decidono il bello e il cattivo tempo in Cotral, addirittura accentrando mansioni che dovrebbero essere “controllate” da terzi, come la divisione ingegneria ad esempio, che invece vedono un solo uomo artefice di tutto il processo di affidamento: lui accentra e sceglie, ordina e affida.

Questo modo di operare rende labile il sistema e porta ad un rischio frode molto alto.

C’è dunque anche discrezionalità nell’affidamento all’esterno dei servizi di manutenzione. Ricordiamo che la manutenzione è divisa tra circa 20 ditte delle quali soltanto tre o quattro hanno vinto, di recente, l’appalto per la esternalizzazione della manutenzione, tra cui Ceriv, Palleschi, Officina Pontina.

Ma ci si domanda, queste ditte hanno i requisiti che Cotral sembra richiedere?

Poi ci sono le altre: Pennesi, Amati, Arma, Effedi e Amiata Motori che non hanno partecipato a gara pubblica ma rispettivamente hanno migliaia e migliaia di euro di manutenzioni effettuate per Cotral nel 2013:

Pennesi ha manutenzioni per circa 2 milioni di euro, Amati (tra Officina 2000 e Drive Line Service) circa 5 milioni di euro, Arma circa 1 milione e 600 mila euro, Effedi circa 1 milione e 700 mila euro, Amiata Motori circa 1 milione e 200 mila euro.

Chi ha vinto l’appalto, ha manutenzioni per costi decisamente inferiori rispetto a chi non ha neppure partecipato alla gara. Palleschi ad esempio si aggira intorno 95 mila euro mentre Ceriv ai 63 mila euro.

Qual è la prassi che Cotral utilizza per la gestione degli affidamenti della manutenzione esterna dei bus? La manutenzione esterna, saltata la gara non aggiudicata proprio dalla solita commissione nominata dall’AD, viene affidata sulla base di contratti quadro formalmente scaduti e, in certi casi, assenti ovvero a discrezione.

L’eccessivo accentramento di poteri e l’assenza di adeguate deleghe operative provoca l’ingessamento del rilascio e dell’invio degli ordini di acquisto: gli ordini di acquisto di manutenzione esterna sono firmati all’Amministratore Delegato. Di conseguenza le officine esterne non inseriscono in fattura i riferimenti all’ordine di acquisto, necessari per la corretta contabilizzazione dei documenti, con inevitabili ritardi nello smaltimento di tali autorizzazioni e difficoltà di riscontro tra prestazioni fatturate e prestazioni ordinate.

Fatto ancora più grave è che aumenta notevolmente il rischio di doppia fatturazione della stessa prestazione di manutenzione dovuta a una prima registrazione manuale della fattura senza riferimento all’ordine e, a distanza di tempo, all’invio di una nuova fattura contenente il riferimento all’ordine.

Non ci risulta che ci sia un monitoraggio di massimali annui sul valore complessivo delle forniture per singola officina che garantisca un esatto controllo del numero delle manutenzioni affidate. Dopo la scadenza degli ultimi contratti quadro in essere (risalenti al periodo 2008-2009) sono andate a buon fine procedure di gara per l’affidamento dei servizi e le attività di manutenzione esterna? Non dovremmo essere noi a dover rispondere a queste domande, ma in mancanza di interlocuzione, in attesa di smentita ben argomentata, a noi risulta ancora di no.

Altre criticità in questo opinabile sistema di gestione, che appare fuori controllo, risiedono proprio nella fase di definizione e approvazione dei preventivi di manutenzione.

Vediamo nel dettaglio cosa succede:

Il responsabile locale di manutenzione del deposito predispone l’ordine di manutenzione a sistema, rendendolo così visibile all’officina esterna. Sulla base di tale ordine l’officina predispone un preventivo che diviene visibile al responsabile locale di manutenzione, il quale, in completa autonomia, lo approva.

Questo comporta sempre la cosiddetta adozione del criterio di “discrezionalità”: le differenze tra gli ordini di manutenzione e i preventivi predisposti dalle officine esterne vengono di fatto approvate dalla stessa persona che emette l’ordine di manutenzione e non da un terza funzione (che per ipotesi dovrebbe essere la divisione di ingegneria DIVING e il Magazzino come era in procedura ). Ciò determina il rischio che il valore delle lavorazioni preventivate possano essere differenti dal valore equo delle manutenzioni necessarie. Nel predisporre il preventivo, il sistema informatico Cotral, teoricamente, obbliga l’officina ad utilizzare l’anagrafica dei materiali, delle prestazioni e dei tempi standard per l’esecuzione delle manutenzioni che di fatto sono già codificati in SAP e stabiliti sulla base di riferimenti interni a Cotral.

Il SAP non è altro che un sistema informatico automatico interno a Cotral creato appositamente per garantire trasparenza e per seguire dalla A alla Z tutta la procedura di affidamento della manutenzione.

Succede però frequentemente che nel SAP ci sono perlopiù le richieste di affidamento però poi, fato vuole, che spesso e volentieri si proceda manualmente.

E inoltre, le officine esterne hanno la possibilità di inserire nei preventivi prestazioni di tipo generico in cui, discrezionalmente, possono determinare tempi e tariffe orarie differenti da quelle standard e che non rientrano quindi nel protocollo stabilito da Cotral e quindi codificati nel sistema informatico SAP.

Poi che succede?

Il responsabile locale di manutenzione mezzi, alla riconsegna del veicolo riparato, compila a sistema il verbale d’ispezione finale (VIF), richiamando il numero dell’ordine di acquisto nel frattempo creato. Tale controllo viene eseguito perlopiù analizzando la documentazione dell’officina esterna (verbale di collaudo e scheda di lavorazione), senza effettuare, in diversi casi, una verifica fisica sul mezzo o prove funzionali.

A seguire, il verbale d’ispezione finale (VIF) diviene visibile al responsabile di manutenzione che procede al suo rilascio dopo aver verificato, manualmente, la coerenza rispetto all’ordine di acquisto. Il responsabile della divisione ingegneria/manutenzione rilascia il verbale d’ispezione finale, creando in questo modo l’entrata in servizio nel sistema informatico SAP e contestualmente la cosidetta entrata merce che costituisce il benestare al pagamento della prestazione.

Questa dinamica non consente una corretta e completa valutazione della lavorazione dell’officina esterna e, di conseguenza, la possibilità di verificare eventuali comportamenti delle officine non conformi agli ordinativi emessi.

Si capisce bene che in questo modo c’è un forte rischio di frode.

Dunque ci soffermiamo su questa modalità gestionale che di fatto produce un alto rischio di doppia fatturazione della stessa prestazione di manutenzione dovuto a una “prima registrazione manuale” della fattura senza riferimento all’ordine e, a distanza di tempo, all’invio di una nuova fattura contenente il riferimento all’ordine inserita a sistema. Può accadere quindi che l'Ente pubblico paghi, con soldi pubblici, due volte lo stesso servizio!

Questa procedura è stata ufficialmente analizzata nel periodo 1 gennaio 2011 / 28 maggio 2012, studiando proprio i costi di manutenzione registrati sul sistema SAP e considerando ben 51 fornitori.

Ebbene, occorre prestare molta attenzione a questo prossimo dato perché è emerso come su 22.531 fatture registrate ben 9.381 fatture presentavano importi ricorrenti, parliamo di quasi il 50 percento di fatture con stessi importi.

Inoltre, esiste la coesistenza di attività incompatibili in capo ad uno stesso utente. Sono state identificate 6.466 situazioni di incompatibilità distribuite tra 3.371 coppie di transazioni tra loro incompatibili. Ciò significa in soldoni che l’inserimento manuale non corrisponde a quanto effettivamente caricato sul sistema informatico.

Cosa produce nel concreto questo modo di operare?

La possibilità di modificare arbitrariamente le condizioni previste per la fornitura di materiali all'officina esterna in termini di prezzo di acquisto dell'articolo codificato a sistema. Le officine possono effettuare modifiche su preventivi già approvati. Presenza di fatture registrate manualmente. Ma sono in effetti registrate?

In assenza di ordine di acquisto creato a sistema e teoricamente emesse dal fornitore prima della creazione a sistema dell’ordine. Presenza di ordini di acquisto aperti per cui sono già state registrate fatture. Rischio di mancata chiusura di un ordine di acquisto e quindi di doppia fatturazione. Presenza di doppia fattura a causa ad esempio della registrazione manuale della fattura e della contemporanea presenza di entrata merci.

Alla luce di tutto quanto narrato è naturale che la nostra attenzione si sia soffermata su dei documenti che chiaramente dimostrano come chi è preposto a dare indirizzi politici subentri in realtà in decisioni gestionali di stretta competenza delle divisioni preposte all’interno di Cotral e indirizzi in merito a cifre molto alte. Cifre che addirittura non ritornano al gestore del contratto (DIVING – Divisione Ingegneria dell’azienda Cotral) e conseguentemente non ritenute attestabili al pagamento.

Sono stati leciti i nostri dubbi precedentemente sollevati nelle scorse puntate?

Noi pensiamo di sì perché si tratta di dubbi circa i limiti di discrezionalità messi alla prova dall’AD Vincenzo Surace e dal consigliere di amministrazione Giovanni Libanori nel firmare un verbale d’incontro il 22 dicembre 2011 che sostanzialmente avvalora un riconoscimento economico di circa 1 milione e 700 mila euro iva inclusa alla società Cometa srl che si occupa della pulizia in Cotral. Questa somma, addirittura emerge da conteggi presenti in una presunta perizia stilata dal dottor Salvidio, incaricato di redigere la stessa proprio dall’amministratore delegato Vincenzo Surace, della quale però non vi è traccia come allegato al verbale stesso.

Il dato eclatante è che questo riconoscimento economico viene messo in discussione, per quanto di competenza, dalla Divisione Ingegneria DIVING essendo, di fatto, il gestore del contratto con Cometa srl.

Ma la divisione ingegneria non solo non ha potuto verificare il contenuto della famosa perizia tecnica perché “non in possesso” e non allegata al famoso verbale firmato da Vincenzo Surace e Giovanni Libanori, ma addirittura nel parlare delle “effettive prestazioni rese” conferma che l’importo corrispondente che Cotral deve a Cometa Srl è di circa 535 mila euro iva inclusa anziché 1 milione e 700 mila euro iva inclusa e che per quanto riguarda altra fattura, di importo pari a 988 mila euro e rotti per la manodopera dal 1 marzo 2009 al 28 febbraio 2011, deve essere verificata.

Dunque, tutto in mano a pochi soggetti che fanno il brutto e il bel tempo? Sembrerebbe proprio di sì ma non è così che dovrebbe funzionare un’azienda pubblica che viene gestita con i soldi dei cittadini.

Nella prossima puntata altri particolari su come vengono gestiti i soldi pubblici.

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CELLINO ATTANASIO: RUBA AL PARROCO E IN CHIESA, MA VIENE BLOCCATO DAI FEDELI

Redazione

Cellino Attanasio (TE) – Ieri sera i Carabinieri della Stazione di Cellino Attanasio, in collaborazione con i colleghi della Stazione di Castelnuovo Vomano, hanno arrestato per rapina impropria in concorso Spinelli Alvaro, 48enne di Città Sant’Angelo (PE), di etnia Rom, già noto per fatti di giustizia. Verso le ore 19.00, l’uomo dopo aver forzato una finestra si è introdotto all’interno della casa canonica del parroco della Chiesa “Santa Maria La Nova”, ubicata in Piazza Garibaldi di Cellino Attanasio, asportando la somma contante di milleduecento euro. Subito dopo lo Spinelli, non contento del bottino asportato, ha pensato bene di introdursi nella sacrestia della parrocchia, tentando di scardinare la cassaforte ove sono custoditi i beni della Chiesa.

I forti rumori però hanno attirato l’attenzione del prete che si è trovato di fronte il rom, il quale, vistosi scoperto si è dileguato a piedi. Durante la precipitosa fuga il malvivente dapprima è caduto rovinosamente a terra per poi strattonare e spintonare diversi fedeli presenti fuori la chiesa allertati nel frattempo dallo stesso parroco. Sono stati proprio i fedeli ad impedire all’uomo di scappare e quando poco dopo i Carabinieri di Cellino Attanasio e Castelnuovo Vomano sono arrivati sul posto lo hanno arrestato. Lo Spinelli è stato trovato in possesso dell’intera refurtiva, restituita al legittimo proprietario, nonché di alcuni arnesi da scasso sottoposti a sequestro. Sono in corso indagini finalizzate ad identificare il complice dell’arrestato, che è riuscito a dileguarsi prima dell’arrivo dei militari. Dopo le formalità di rito Spinelli è stato accompagnato presso la Casa Circondariale di Teramo a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Teramo, in attesa dell’udienza di convalida.