Ardea: Festa della Repubblica ed 80° anniversario della Battaglia di Ardea

C’è molta emozione alle note del Canto degli Italiani che risuona nella sala consiliare del Comune di Ardea.
Picchetto d’onore schierato, autorità commosse, i “Congedati Parà” con il loro basco amaranto, i cittadini.

nella foto, davanti al picchetto d’onore schierato, da sx la vicesindaco di Ardea, Lucia Anna Estero, l’onorevole Giuseppe Cangemi, l’assessore Barbara Assaiante ed il colonnello Oreste Casciaro

“Una Festa che unisce”, dice commossa la vicesindaco della Città, Lucia Anna Estero.
“Un giorno di Festa che ricorda il sacrificio di donne e di uomini e … ci sprona a restituire alle nuove generazioni il dovere della memoria” ricorda l’assessore alla Cultura, la dottoressa Barbara Assaiante,

“Le forze armate oggi forze di Pace e di difesa dei valori della Repubblica” ci ricorda il presidente dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia di Ardea, il colonnello Oreste Casciaro.

E come corollario una Mostra Espositiva di Cimeli, uniformi, elmetti, paracaduti ed altro) utilizzati dai paracadutisti italiani dal 1939 ai primi anni ’90 che, come ci racconta il dottor Emilio Scalise, coordinatore della Mostra, “restano presenza viva di una Storia recente di cui dobbiamo mantenere vivo il ricordo e la memoria”.

E poi la “perla” della mattinata: il vicepresidente del Consiglio Regionale del Lazio, Giuseppe Emanuele Cangemi, che indossa commosso, dopo anni, il basco amaranto e con la voce piena di emozione ricorda il sacrificio e l’impegno delle Forze Armate.
“La Festa per eccellenza”, chiama così il 2 giugno, Festa della Repubblica.

il vicepresidente del Consiglio Regionale del Lazio, Giuseppe Cangemi

Nel pomeriggio una importante conferenza tenuta dal professor Francesco Fagnani, scrittore, storico e giornalista, che rievoca quei giorni di ottanta anni fa che portarono alla liberazione di Roma con il commosso sacrificio di uomini che, da entrambi gli schieramenti, offrirono esempi puri di eroismo.

Ogni millimetro di queste zone dice commosso il professor Fagnani, ricordano gli uomini che combatterono con onore e dedizione

Ed ancora l’associazione dei carabinieri Moto Club Carabinieri MotorDay, sezione di Roma, che “smessa”, si fa per dire, la divisa d’ordinanza, resta “nei secoli fedele” all’impegno sociale ed umano per i più fragili.

l’assessore Barbara Assaiante consegna una targa ricordo al Moto Club Carabinieri MotorDay, sezione di Roma

Ed in conclusione Michele Sbardella, istruttore e direttore tecnico dei Paracadutisti, ci illustra le tecniche di volo con Paracadute lasciando la platea esterrefatta.
Una Festa che si chiude tra gli applausi e lacrime commosse.

la squadra che ha organizzato ed allestito la mostra con al centro il dottor Emilio Scalise e l’istruttore Michele Sbardella

Perché i valori del 2 giugno, i valori difesi dalle Forze Armate, i valori di questa Storia Repubblicana restano la linfa del nostro Paese, l’anima della nostra Repubblica.




Satanismo e chiesa evangelica: due poli opposti. Analisi di alcuni singolari casi di cronaca

Il satanismo e la chiesa evangelica rappresentano due poli opposti del panorama religioso. Tuttavia, in alcuni casi, si sono verificati episodi di crimini efferati commessi da individui legati alla chiesa evangelica, i quali hanno talvolta giustificato le loro azioni con un fervore religioso che, sebbene non legato al satanismo, mostra tratti di fanatismo simili.

Chiesa Evangelica: caratteristiche e dottrina

La chiesa evangelica è un ramo del cristianesimo protestante, caratterizzato da un’enfasi sulla Bibbia come unica fonte di autorità religiosa, la necessità della conversione personale e un forte impegno missionario. Alcuni gruppi evangelici adottano posizioni estremamente conservatrici su temi morali, sociali e politici.

Crimini efferati e legami con la Chiesa Evangelica

Nonostante la chiara separazione tra satanismo e fede evangelica, si sono verificati episodi di crimini violenti commessi da individui legati alla chiesa evangelica. Questi casi non implicano un legame diretto con il satanismo, ma mostrano un fanatismo che può portare a comportamenti estremi.

Casi di Cronaca

  1. Delitti di matrice religiosa: In alcuni casi, individui con forti convinzioni evangeliche hanno commesso crimini violenti giustificandoli con motivazioni religiose. Ad esempio, omicidi di familiari o di persone ritenute “peccatori” o “posseduti”.
  2. Omofobia e crimini contro la comunità LGBTQ+: Alcuni crimini violenti sono stati commessi contro persone LGBTQ+ da individui legati alla chiesa evangelica, motivati da interpretazioni estreme delle Scritture che condannano l’omosessualità. Questi crimini non sono legati al satanismo, ma al fondamentalismo religioso.

Motivazioni e Contesto

Le motivazioni dietro questi crimini spesso includono:

  1. Fondamentalismo Religioso: Una rigida interpretazione della Bibbia può portare alcuni individui a giustificare azioni violente come “giudizio divino” o “purificazione”.
  2. Psicopatologie: Disturbi mentali non diagnosticati o mal gestiti possono contribuire a comportamenti violenti, aggravati dal fanatismo religioso.
  3. Pressione Sociale e Isolamento: In comunità chiuse o isolate, l’indottrinamento e la pressione dei pari possono spingere gli individui a compiere atti estremi per conformarsi alle aspettative del gruppo.

Differenze tra Satanismo e Fondamentalismo Evangelico

Nonostante alcune somiglianze superficiali nel comportamento estremo, il satanismo e il fondamentalismo evangelico differiscono radicalmente nei loro principi e obiettivi:

  1. Credenze di Base: Il satanismo razionalista vede Satana come simbolo di libertà e ribellione, mentre il fondamentalismo evangelico vede Satana come il male assoluto.
  2. Obiettivi e Pratiche: Il satanismo promuove l’individualismo e il piacere personale, mentre il fondamentalismo evangelico promuove l’obbedienza a Dio e la diffusione della fede.
  3. Origine della Violenza: La violenza nel satanismo è rara e solitamente simbolica, mentre nel fondamentalismo evangelico può derivare da interpretazioni estreme della Bibbia.

Sebbene esistano episodi di crimini efferati commessi da individui legati alla chiesa evangelica, questi non sono collegati al satanismo. Entrambi i fenomeni possono dare origine a comportamenti estremi, ma le loro radici e motivazioni sono profondamente diverse. È fondamentale distinguere tra il fanatismo religioso e le pratiche sataniche per evitare malintesi e stigmatizzazioni.

Bibliografia

  1. LaVey, A. S. (1969). The Satanic Bible. New York: Avon.
  2. Introvigne, M. (1997). Il ritorno del satanismo. Torino: Einaudi.
  3. Boyer, P. (1992). When Time Shall Be No More: Prophecy Belief in Modern American Culture. Harvard University Press.
  4. Balch, R. W., & Taylor, D. (2002). Seekers and Saviors: Group Dynamics and Mass Suicide in a Millennial Sect. American Sociological Review.
  5. Jenkins, P. (2000). Mystics and Messiahs: Cults and New Religions in American History. Oxford University Press.

Questa bibliografia include fonti che esplorano sia il fenomeno del satanismo che il fondamentalismo religioso, offrendo un contesto utile per comprendere le dinamiche dei crimini efferati associati a tali movimenti.




Satanismo e strage di Altavilla: nel 1996 successe un caso analogo

La strage di Altavilla, avvenuta nel 1996, è uno dei casi più emblematici associati al satanismo in Italia. Il massacro coinvolse la morte di tre persone: Nadia, un’adolescente, e i suoi genitori. Gli omicidi furono eseguiti con una brutalità che suggerì immediatamente un movente rituale.

Dettagli del Caso

  1. Le Vittime: Nadia, 16 anni, e i suoi genitori furono trovati morti nella loro abitazione. I corpi presentavano segni di tortura e mutilazione.
  2. Il Contesto: Nadia era nota per essere coinvolta in un gruppo satanico locale. Gli investigatori scoprirono che il gruppo organizzava rituali notturni nei boschi circostanti Altavilla.
  3. Le Indagini: Le indagini portarono all’arresto di diversi membri del gruppo satanico. Fu scoperto che Nadia voleva abbandonare il gruppo, il che potrebbe aver innescato la vendetta mortale.

Ora si parla di una strage di Altavilla recente, avvenuta questo maggio. Ancora nello stesso territorio e ancora una triste cronaca legata al satanismo.

C’è il fanatismo religioso dietro alla Strage di Altavilla Milicia. Una famiglia distrutta perché Giovanni Barreca, padre e marito delle vittime, era convinto che i figli fossero possseduti dal demonio. E’ stato Barreca a chiamare i carabinieri e a costituirsi. Lui, muratore di 54 anni, nella sua casa di Altavilla Milicia ha massacrato (e forse torturato) i due figli maschi, Emanuel di 5 anni e Kevin di 16. La terzogenita, 17enne,  è stata risparmiata ma avrebbe assistito ai delitti. L’ultima vittima, la moglie del muratore, Antonella Salamone, di 13 anni più giovane, viene trovata dopo ore.  E’ stata uccisa diversi giorni prima e i l suo corpo dato alle fiamme. Oltre a Giovanni Barreca, sono sospettati di aver preso parte all’omicidio della moglie e dei due figli dell’uomo, Sabrina Fina e Massimo Carandente, due fanatici religiosi. Come per il muratore 54enne reo confesso dei delitti, le accuse sono di omicidio plurimo e soppressione di cadavere. La coppi avrebbe conosciuto Barreca durante incontri di preghiera in una chiesa evangelica. Un rapporto quello tra i due fermati e l’uomo che ha alimentato l’ossessione mistica del muratore, anche lui un fanatico religioso. Sarebbero stati i due palermitani a istigarlo a uccidere i familiari per liberare la casa da presenze demoniache.

Altri Casi di Cronaca in Italia

Oltre alla strage di Altavilla, ci sono stati altri casi in cui il satanismo è stato collegato a crimini violenti.

Il Delitto di Chiavenna

Nel 2000, tre adolescenti uccisero suor Maria Laura Mainetti a Chiavenna. Le giovani erano coinvolte in pratiche sataniche e dichiararono di aver ucciso la suora come parte di un rituale.

I Delitti delle “Bestie di Satana”

Tra il 1998 e il 2004, una setta satanica conosciuta come “Le Bestie di Satana” fu responsabile di diversi omicidi nel nord Italia. I membri della setta, principalmente giovani, praticavano rituali violenti e sacrifici umani.

Il Caso di Erica e Omar

Nel 2001, Erica e il suo fidanzato Omar uccisero la madre e il fratellino di lei a Novi Ligure. Sebbene non direttamente collegato al satanismo, il caso presentava elementi di fascinazione per il macabro e l’occulto, con riferimenti a simboli satanici trovati nei diari di Erica.

Impatto Sociale e Mediatico

Questi episodi hanno avuto un forte impatto sull’opinione pubblica, alimentando un clima di paura e sospetto verso i giovani e le subculture alternative. La copertura mediatica ha spesso enfatizzato l’aspetto satanico dei crimini, talvolta esagerando o distorcendo i fatti.

Bibliografia

  1. Introvigne, M. (1997). Il ritorno del satanismo. Torino: Einaudi.
  2. LaVey, A. S. (1969). The Satanic Bible. New York: Avon.
  3. Guiley, R. E. (2009). Encyclopedia of Witchcraft. Checkmark Books.
  4. Bell, R. (2002). Deliver Us from Evil: A New York City Cop Investigates the Supernatural. St. Martin’s Press.
  5. Antichi, A., & Bisi, R. (2011). Satanismo. Un’indagine tra cronaca e leggenda. Armando Editore



Satanismo oggi: a Nemi pratiche oscure

Nemi, un piccolo comune nei Colli Albani vicino a Roma, è avvolto da un’aura di mistero e fascino, dovuta in gran parte alle sue antiche tradizioni religiose e leggende.

Storia e Mitologia di Nemi

Nemi è famoso per il suo lago, noto come il “Lago di Diana”, e per il tempio dedicato a Diana Nemorensis, la dea della caccia e della luna. Nel periodo romano, il culto di Diana a Nemi era uno dei più importanti e misteriosi dell’Italia antica. La leggenda narra che il sacerdote di Diana, chiamato “Rex Nemorensis”, doveva conquistare il suo titolo uccidendo il precedente sacerdote in un duello rituale.

Riti Pagani a Nemi

Il Culto di Diana

Il culto di Diana a Nemi era caratterizzato da vari riti, tra cui:

  1. Rituali di Caccia: Diana, essendo la dea della caccia, vedeva i suoi devoti impegnarsi in riti che coinvolgevano sacrifici simbolici di animali, spesso rappresentati da statue o effigi.
  2. Feste della Luna: Durante le fasi lunari, specialmente la luna piena, si svolgevano celebrazioni in cui i partecipanti invocavano la dea per la protezione e la fertilità.
  3. Riti di Passaggio: Il famoso duello per il titolo di Rex Nemorensis era il rito di passaggio supremo. Questo simbolizzava la morte e la rinascita, un ciclo eterno di vita che rispecchiava i ritmi della natura.

Pratiche Oscure e Moderne

Con il passare dei secoli, i riti pagani si sono evoluti e, in alcuni casi, hanno preso una connotazione più oscura, legata all’esoterismo e al satanismo. Oggi, Nemi è talvolta associato a pratiche occulte che attraggono sia curiosi che devoti.

Pratiche Esoteriche

  1. Riti di Invocazione: Alcuni gruppi esoterici utilizzano il lago e i boschi circostanti per invocare spiriti o entità antiche, spesso tramite cerchi magici e incantesimi basati su testi antichi.
  2. Sacrifici Simbolici: Anche se non si tratta di sacrifici reali, vengono utilizzati oggetti simbolici come frutta, fiori o effigi per rappresentare offerte agli spiriti.
  3. Meditazioni e Rituali di Purificazione: Questi rituali coinvolgono spesso bagni nel lago durante specifiche fasi lunari, accompagnati da canti e preghiere.

Partecipare ai Riti

Entrare in contatto con queste pratiche e partecipare ai riti può essere un processo complesso, spesso riservato a coloro che dimostrano un genuino interesse e rispetto per le tradizioni.

Contattare i Gruppi

  1. Reti Sociali e Forum Online: Esistono forum e gruppi sui social media dove appassionati di esoterismo e antichi culti si scambiano informazioni e organizzano incontri.
  2. Eventi Pubblici: Alcuni gruppi organizzano eventi aperti al pubblico durante particolari festività pagane, come il solstizio d’estate o Samhain (Halloween).
  3. Biblioteche e Librerie Esoteriche: Luoghi specializzati in testi esoterici spesso hanno bacheche o eventi dove è possibile incontrare persone con interessi simili.

Partecipazione ai Riti

Per partecipare ai riti, è spesso necessario:

  1. Riservatezza e Discrezione: I partecipanti devono mantenere segrete le informazioni sui luoghi e sui dettagli dei rituali.
  2. Preparazione Spirituale: Alcuni gruppi richiedono ai nuovi membri di passare attraverso un periodo di preparazione, che può includere studi, meditazione e prove rituali.
  3. Rispetto delle Tradizioni: È fondamentale rispettare le usanze e i leader del gruppo, mostrando devozione e partecipazione attiva.

Nemi rimane un luogo di grande interesse per studiosi di religioni antiche e appassionati di esoterismo. Le sue antiche tradizioni pagane e le moderne pratiche oscure continuano ad attrarre persone da tutto il mondo, mantenendo vivo il mistero e il fascino di questo luogo unico.

Bibliografia

  1. Frazer, J. G. (1922). The Golden Bough: A Study in Magic and Religion. Macmillan.
  2. Pennick, N. (1992). The Pagan Source Book. Rider & Co.
  3. De Martino, E. (1959). Sud e magia. Feltrinelli.
  4. Guiley, R. E. (2009). Encyclopedia of Witchcraft. Checkmark Books.
  5. Introvigne, M. (1997). Il ritorno del satanismo. Einaudi



Il satanismo oggi: le radici affondano nel Medioevo

Il satanismo è un fenomeno complesso e controverso, che ha suscitato un ampio dibattito in Italia, specialmente nella regione Lazio. Questo articolo si propone di esplorare le radici storiche, le pratiche e i simbolismi associati al satanismo in Italia, con un’attenzione particolare alle attività nella regione Lazio. Verranno inoltre esaminati i luoghi noti per essere associati a rituali satanici e i codici utilizzati dai gruppi per comunicare.

Radici Storiche del Satanismo in Italia

Il satanismo, inteso come culto organizzato del diavolo, ha radici che risalgono al Medioevo, sebbene la sua forma moderna abbia preso piede principalmente nel XX secolo. In Italia, le prime tracce di pratiche sataniche sono spesso collegate a eresie medievali e movimenti esoterici rinascimentali. La Chiesa cattolica ha a lungo combattuto queste pratiche, etichettandole come eresie e stregoneria.

Il Satanismo Contemporaneo

Il satanismo moderno in Italia può essere suddiviso in varie correnti principali:

  1. Satanismo Razionalista: Fondato da Anton LaVey con la sua Chiesa di Satana nel 1966, questo movimento vede il diavolo come simbolo di ribellione e individualismo. Non crede in un’entità sovrannaturale, ma utilizza il satanismo come una filosofia di vita.
  2. Satanismo Teistico: Questo gruppo crede effettivamente nell’esistenza del diavolo come entità reale e venera Satana come un dio.
  3. Sette Sataniche: Gruppi che praticano rituali magici e possono essere coinvolti in attività illegali, tra cui sacrifici di animali o umani, anche se questi ultimi sono estremamente rari e spesso oggetto di esagerazioni mediatiche.

Il Lazio come Centro di Attività Sataniche

Il Lazio, con la sua ricca storia di antichi culti e misticismo, è diventato un centro per alcune attività legate al satanismo. Diversi luoghi nella regione sono noti per essere punti di ritrovo per pratiche esoteriche e sataniche.

Luoghi di Ritrovo

  1. Nemi: Conosciuta per il suo lago e il bosco sacro a Diana, Nemi ha una lunga storia di leggende legate a riti pagani che si sono evoluti in pratiche più oscure.
  2. Parco dei Mostri di Bomarzo: Questo parco, con le sue statue enigmatiche e atmosfere surreali, è stato associato a pratiche esoteriche e occulte.
  3. Grotta dei Massacci: Situata nei pressi di Rieti, questa grotta è stata citata in vari racconti come luogo di riti satanici.

Simbolismo e Messaggi in Codice

I gruppi satanici spesso utilizzano simboli e codici per comunicare e per marcare i luoghi dei loro rituali. Alcuni dei simboli più comuni includono:

  1. Pentacolo Invertito: Utilizzato come simbolo del rovesciamento dell’ordine divino e della ribellione contro la tradizione cristiana.
  2. Croce Rovesciata: Spesso erroneamente associata al satanismo, è in realtà un simbolo più complesso con radici cristiane, ma utilizzata da alcuni gruppi satanici per rappresentare l’anti-cristianesimo.
  3. 666: Conosciuto come il “Numero della Bestia”, è uno dei simboli più riconoscibili del satanismo.

Messaggi Codificati

I messaggi codificati possono variare notevolmente tra i gruppi. Alcuni utilizzano cifrari semplici basati sull’alfabeto latino, mentre altri possono creare complessi sistemi simbolici per evitare la decodifica da parte di estranei. Questi codici sono spesso utilizzati per pianificare incontri, scambiarsi informazioni su rituali e proteggere l’identità dei membri.

Il fenomeno del satanismo nel Lazio riflette un intreccio di storia, cultura e miti che si evolve costantemente. Sebbene spesso dipinto in modo sensazionalistico dai media, la realtà del satanismo è variegata e spesso meno drammatica di quanto si creda. L’importanza di un approccio critico e informato è fondamentale per comprendere appieno questo fenomeno.

Bibliografia

  1. Introvigne, M. (1997). Il ritorno del satanismo. Torino: Einaudi.
  2. LaVey, A. S. (1969). The Satanic Bible. New York: Avon.
  3. Rudgley, R. (2006). Pagans: An Investigation into the Dark Side of the Ancient Religions. London: Arrow Books.
  4. Pasi, M. (2009). Aleister Crowley and the Temptation of Politics. London: Routledge.
  5. Guenon, R. (2004). The Reign of Quantity and the Signs of the Times. Baltimore: Penguin Books.



Monte Compatri, caso Tekneko: il sit-in dei Cobas in piazza Marco Mastrofini

Marco, il lavoratore che ha rischiato di morire, visibilmente commosso durante la manifestazione

Stamattina piazza Marco Mastrofini era uno sventolare di bandiere dei Cobas.
La manifestazione organizzata dal Sindacato tesa a far valere i diritti dei lavoratori della Tekneko si è svolta un clima estremamente pacifico alla presenza di decine di persone accorse sulla piazza.
Presenti, ovviamente, Domenico Teramo, responsabile Cobas Igiene Ambientale, Marco, il lavoratore che il 24 aprile ha rischiato di morire, Claudio Betti, consigliere nazionale e presidente dell’ANMIL, l’associazione nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi, di Roma.
A loro abbiamo rivolte le nostre domande
Presidente la sua presenza è estremamente importante in questa manifestazione. Lei rappresenta tutte le vittime dei Lavoratori Mutilati ed Invalidi. Si parla molto, oggi di sicurezza sul lavoro. Di incidenti ne vediamo, purtroppo, molti; assistiamo, me lo consenta, troppe volte, alla “conta dei morti”.

Claudio Betti, consigliere nazionale e presidente dell’ANMIL di Roma.

Lo scorso anno sono morte 1041 persone sul lavoro. Ma questo numero corrisponde solo ai morti sul lavoro ed in itinere. Ci dimentichiamo troppe volte delle malattie professionali che sono, in maniera, esponenziale in aumento. Si muore maggiormente in conseguenza ad una malattia professionale in un anno che sui cantieri, nelle fabbriche, negli uffici.
Quindi Lei dice che è questa il fatto che viene maggiormente sottovalutato?
Vero! Oltre la sicurezza, manca la salute nei luoghi di lavoro. Le faccio un esempio: noi abbiamo il 10-15% di scuole dove troviamo amianto.
Cosa si può fare?
Noi andiamo avanti per la nostra strada. Il nostro obiettivo è la tutela di chi ha subito infortuni o malattie professionali. Andiamo nei cosiddetti “palazzi del potere” a dire ciò: mettere in sicurezza ed in salute tutti i luoghi di lavoro.
Il nostro lavoro è “disseminare” la cultura della sicurezza raccontando le storie del nostro vissuto.

Domenico Teramo, lunedì ci siamo incontrati sempre qui a Monte Compatri: sembra che qualcosa si muova visti gli ultimi due comunicati di Tekneko e del Comune. C’è uno spiraglio nella possibilità di un colloquio?

Domenico Teramo, responsabile Cobas Igiene Ambientale

Ma in realtà, come facciamo sempre, in occasione di iniziative come queste, una richiesta d’incontro al Sindaco, perché pensiamo che lui debba dedicare il suo tempo a queste cose che riguardano i cittadini di Monte Compatri però per risposta, ovviamente, abbiamo messo per conoscenza la società Tekneko, e abbiamo ricevuto una comunicazione di disponibilità all’incontro per il 6 di giugno (da parte di Tekneko nds) però subordinata alla non presenza in piazza.
Mi spieghi cosa significa?
Un tentativo di dire “parliamo con Voi solo se non rendete pubblico quello che sta succedendo”.
Ma è già pubblico dopo la nostra intervista?
Certo che è pubblica. Ma un conto una manifestazione di piazza che rende plateale di fronte alla cittadinanza tale situazione specie per una cittadina come Monte Compatri dove basta una piccola iniziativa per far diventare importante il caso.
Monte Compatri ha “raramente” ospitato situazioni come questa. Te lo ripeto come ci siamo detti la volta scorsa: si sta scoperchiando un vaso di Pandora?
Certo e non si vuole scoprirlo o perlomeno si sta provando a richiuderlo però in modo maldestro perché non è nostro uso revocare il giorno prima un’iniziativa, tra l’altro a scatola chiusa. Che questa iniziativa si svolgesse è notorio da tempo, se l’azienda voleva ci convocava prima dell’incontro e li si sanano le divergenze e le criticità: non abbiamo nessun interesse a fare “casino” per il gusto di farlo.
Dal famoso vaso di Pandora uscì per ultima la speranza. Oggi qual’è la speranza per questa vertenza?
La nostra speranza e che si inizino ad utilizzare i ragionamenti congrui specie quando si amministra una città come Monte Compatri perché obbligo per il primo cittadino occuparsi di queste problematiche. Quindi non avremmo neanche dovuto neanche chiedere la convocazione. Ci doveva essere, da parte del sindaco, almeno una convocazione dei lavoratori, qualora non si volesse parlare con l’organizzazione sindacale . Dire invece che oggi si è occupati per altri impegni quando si sa che c’era questa iniziativa è una scelta di non essere presenti. Noi saremo qui fintanto la situazione non si risolva.
E con molta emozione incontriamo Marco, il protagonista involontario di questa brutta storia. Da parte nostra c’è emozione nel guardare questo ragazzo che pochi giorni fa ha rischiato di morire.
Marco, la nostra prima domanda, te la sei vista brutta?

Marco, il lavoratore che ha rischiato di morire, visibilmente commosso durante la manifestazione

Si, e non capisco per quale motivo . Io non so mai tirarmi dietro perché ho una famiglia da portare avanti, una figlia, con dei problemi importanti, da crescere. Non mi posso permettere di buttarmi fuori dal lavoro perché per me è tutto. Sono innamorato del mio lavoro. Per me ogni giorno è come una finale quando inizio a lavorare. Per me è passione e non capisco e non accetto questo accanimento nei miei confronti e spero che venga fuori la verità.
Traspare emozione dalle tue parole, caro Marco, l’emozione di un papà. Hai rischiato di divenire, dicevo prima al presidente Betti un loro associato?
Io lo sono già. Una manovra sbagliata nel posto di lavoro nel giro di raccolta ho avuto un incidente importante per il quale sono stato operato ad una gamba ma sono sempre rientrato senza farne un problema con la società perché la mia passione per il lavoro è più forte delle vicissitudini. Adesso, però, siamo arrivati al limite massimo ed ho dovuto per forza scendere in piazza perché non accetto più tutto questo.
Stai chiedendo i tuoi diritti, o sbaglio?
Non posso pensare che non ci sia più tutela per un ragazzo che purtroppo è invalido permanente, è una categoria protetta sul posto di lavoro e non posso pensare che un ordine di servizio piova dal cielo così senza una valida motivazione ed io venga messo a rischio vita da parte della società e da parte del capocantiere che ha addirittura firmato questo ordine di servizio. Ho provato a chiedere il perché non ho mai ricevuto risposta e mi piange il cuore …
L’intervista si interrompe perché l’emozione di Marco traspare sempre di più.

Sul palco improvvisato si alternano gli interventi di Domenico Teramo, del presidente Claudio Betti e di Marco stesso tra gli applausi dei presenti.
Le richieste restano le stesse dell’intervista che il responsabile Cobas ci aveva comunicato:
un incontro tra le parti e quella censura all’atteggiamento del sindaco, ripetendo le parole di Domenico Teramo durante l’intervista “per le mancate risposte sia perché, incomprensibilmente, si è schierato da una parte, quella della società, e in questo abuso dei social su un commento del capo cantiere, evidentemente indirizzato e critico al lavoratore che si era sentito male”.

Ed alla fine abbiamo rivolte un paio di domande all’ex sindaco di Monte Compatri, attuale consigliere, l’avvocato Marco de Carolis.
Consigliere de Carolis, a suo avviso, cosa sta mancando in questa situazione?
Una posizione dell’amministrazione comunale, la quale non ha detto nulla seppure investita del compito di vigilare su quello che sta accadendo ed intervenire, laddove possibile, compatibilmente verificare il rispetto del contratto di appalto, verificare che tutto avvenga a norma. Tutto ciò non è accaduto.
Lei è stato per un decennio sindaco di Monte Compatri. Si è trovato mai in situazioni analoghe e se si come ne è uscito fuori, Ricordiamoci che fu accusato molte volte di essere “un uomo solo al comando” (il consigliere de Carolis sorride alla nostra affermazione) consigliere meglio sorridere in queste occasioni concorda?
Sembra che i risultati mi abbiano dato ragione. In una circostanza analoga a questa mi chiesero un appuntamento, li ho ricevuti, abbiamo parlato e abbiamo chiarito.
Mi permetta la battuta “non l’hanno mangiata”?
No, no! Non mi hanno mangiato
Mi scusi l’ironia ma credo sia meglio prenderla a sorridere perché la questione è assai grave.
(sospira) Questo continuo nascondere la testa sotto la sabbia è sinonimo di paura, di mancanza di vicinanza ai problemi del territorio, perché questo è un fenomeno che coinvolge il territorio e quindi il sindaco avrebbe dovuto intervenire e verificare quello che stesse accadendo, trovando soluzioni compatibilmente alla possibilità di trovarle.
Le faccio una domanda: oggi noi potevano essere qui a piangere la morte di Marco; secondo Lei ci si è resi davvero conto della gravità della situazione?
Il problema è che l’amministrazione comunale questa cosa non la sa e non l’ha voluta sapere. Perché quando Marco è stato ricoverato avrebbero dovuto verificare le condizioni di salute, soprattutto sotto il profilo umano … un minimo di sensibilità umana oltre che istituzionale avrebbe dovuto suggerire all’amministrazione di prendere contatti e quali fossero le condizioni, E poi verificare in quel frangente se era stato rispettato il contratto o se c’erano delle anomalie. Verificare la possibilità di trovare una sintesi. Invece ci si è chiusi nelle stanze, barricati, paura del confronto ed è questa la situazione drammatica.
Presente alla manifestazione anche la consigliere Agnese Mastrofrancesco che dal palco dice di essere qui a titolo personale e nel suo ruolo di consigliere comunale.
Consigliere Mastrofrancesco, Lei è sempre molto attiva sui social ma Lei per rispetto ha evitato di innescare una discussione politica per rispetto ai fatti accaduti a Marco. Sul palco ha parlato della grande importanza di questi lavoratori. Ci dica un suo pensiero
Ho parlato da persona che mette al centro la dignità dell’essere umano. Perché al di là dei colori politici, dei colori delle bandiere che oggi sono qui, quello che va rispettato è l’essere umano ed in questa circostanza sia emerso tutt’altro piuttosto che il rispetto della persona stessa.
Lei è sempre molto attenta al rispetto delle persone e questa amministrazione, a parole ha sempre predicato il rispetto. A suo avviso cosa sta succedendo?
Non ha mai predicato a parole questo rispetto. Forse lo faceva prima l’ex consigliere Francesco Ferri quando strillava dai banchi della minoranza per avere, diciamo, più popolarità. Perché da quando siede, da primo cittadino, a Palazzo Borghese tutta questa umanità verso i suoi lavoratori non è apparsa mai non l’abbiamo mai riscontrata. E la cosa mi dispiace, ci dispiace molto perché è il solito “predicare bene e razzolare male”. In questa circostanza il proverbio calza a pennello. Ripeto, ce ne dispiaciamo perché fare propaganda politica indossando i guanti per pulire il muro per far vedere che c’erano dei rifiuti e tacere, invece, ignorare e omettere nel comunicare quello che è successo, lo trovo alquanto grave sia come amministratore sia come cittadino.
Un’ultima domanda, la stessa che ho fatto al consigliere De Carolis: Marco poteva morire, ci si è resi conto di tutto ciò?
Io si! Solo un folle non lo capirebbe. Quello che mi dispiace è che nessuno abbia alzato il telefono o abbia preso la macchina per andare a trovare questo ragazzo. Di dodici persone (i componenti di magggioranza in Consiglio Comunale a Monte Compatri nds) nemmeno una. È questa la cosa più grave e non va assolutamente sottovalutata.

Ricordiamo che la nostra testata ha ripetutamente chiesto e all’amministrazione comunale ed alla società Tekneko un incontro per comprende le ragioni di questi fatti.
Restiamo a completa disposizione in quanto il ruolo che l’informazione riveste, da sempre, è quello di consentire a tutti di poter esporre le proprie ragioni ed i propri pensieri nella speranza che su questi fatti si faccia presto chiarezza.




D- Day: 80 anni dallo sbarco in Normandia

Un camion bisarca è partito con alcune Jeep ed un Dodge Ambulanza, rigorosamente funzionanti, della Seconda Guerra Mondiale.
Destinazione le celebrazioni in terra francese dello storico sbarco in Normandia, nome in codice “Operazione Neptune” del 6 giugno 1944: 80 anni fa.
Ma cosa rappresenta ancora oggi questa data?
Fu una delle maggiori operazioni di sbarco della storia militare di tutti i tempi.
Il cosiddetto “D-Day”, preceduto da un bombardamento aereonavale, aprì un fronte di ottanta chilometri che portò alla creazione di ben 5 teste di ponte delle truppe alleate sul Continente Europeo.
Oltre 200.000 uomini tra forze alleate e truppe tedesche schierate sul campo.
Oltre 12.000 morti e dispersi tra le truppe alleate e tra i 4.000 ed i 9.000, tra morti e dispersi, tra le truppe tedesche: una vera e propria carneficina.

Ma l’occasione della celebrazione di questo ottantesimo anniversario porterà sulle coste francesi, mezzi d’epoca e collezionisti italiani in rappresentanza del club HW6 che riunisce anche tanti collezionisti dei Castelli romani.
L’ Associazione HighWay Six Club è stata fondata nel 2004 da un gruppo di collezionisti ed appassionati di veicoli storici militari. Il nome HighWay Six deriva dall’appellativo ironico con cui gli Alleati chiamavano la Strada Statale n. 6 Casilina che dal Sud portava a Roma. Questa strada che, come noto era tutt’altro che una Superstrada, divenne la chiave di volta per l’avanzata alleata da Napoli a Roma tra l’autunno del 1943 e l’estate del 1944.

L’ Associazione, apolitica ed apartitica, promuove il collezionismo dei veicoli storici militari, la divulgazione e la conservazione della memoria storica delle vicende della Campagna d’Italia nella Seconda Guerra Mondiale attraverso varie iniziative (manifestazioni, dibattiti, rievocazioni etc.). Col passare degli anni l’ Associazione si è sviluppata sia quantitativamente che qualitativamente.

La passione e le competenze dei soci fondatori e di tanti altri che si sono progressivamente aggiunti ha consentito il recupero ed il restauro di molti mezzi d’epoca anche di particolare pregio e rarità, ed oggi l’ Associazione vanta un parco mezzi soci e di sua proprietà notevole.
Parallelamente all’incremento dei veicoli e dei soci, si è sviluppata una particolare sensibilità attenzione agli aspetti storico-militari, museali ed all’uniformologia.

In questa ricorrenza, che verrà celebrata da diversi Capi di Stato in rappresentanza delle Nazioni in conflitto, i collezionisti del Club HW6 hanno deciso di dedicare questa trasferta in Normandia al loro compianto socio amico Ennio Arena che qualche anno fa prematuramente per una malattia improvvisa ha interrotto i suoi progetti collezionistici sulla costa francese e museali a Colonna … L’attuale Presidente, Paolo Damiani, ci tiene a ribadire con un pò di malcelata commozione: “saremo con la nostra presenza, come tanti da tutto il mondo, a ricordare i tanti caduti in combattimento di tutte le bandiere. Ma nel cuore il nostro amato Ennio”.




Soriano nel Cimino, restauro Palazzo Chigi Albani: sabato 1 giugno la presentazione ufficiale

Sarà presentato ufficialmente l’importante progetto di restauro di Palazzo Chigi Albani a Soriano nel Cimino. Un’opera da 5 milioni di euro che permetterà di recuperare, valorizzare e promuovere la storica struttura.

La conferenza di presentazione, che si svolgerà sabato 1 giugno alle 18.30 nell’incantevole cornice di Palazzo Chigi Albani, sarà moderata dal vicesindaco, e assessore alla Cultura e Turismo, Rachele Chiani.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco Roberto Camilli seguiranno gli interventi dell’architetto Margherita Eichberg, Soprintendente per Viterbo e Etruria meridionale, dell’onorevole Mauro Rotelli, Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, degli architetti Yuri Strozzieri e Giuseppe Borzillo, funzionari della Soprintendenza dei Beni Culturali e dell’architetto Alessandro Aimola, responsabile dell’ufficio tecnico di Soriano nel Cimino.

“Sarà una giornata ricca di emozioni, – commenta l’amministrazione comunale – poiché si tratta di un progetto dal grande valore storico, culturale e, per i sorianesi, anche affettivo. Un ringraziamento speciale a tutti coloro che stanno lavorando per la realizzazione di questa opera significativa”.




Rocca Priora, elezioni: intervista a 360°a Milco Rufini

Milco Rufini, classe 1974, sposato, papà di Sofia. Architetto, attualmente nella direzione regionale ambiente della Regione Lazio e candidato sindaco di Rocca Priora con la lista Verdi, Bianchi, Rossi.
Ci incontriamo in Largo Pallotti a Rocca Priora e poi seguo il suo consiglio: saliamo su nella parte alta del paese fino a giungere a due passi dalla “sergiata” (spero si scriva così, non me ne vogliano i roccaprioresi) al bar di sua mamma; un angoletto davvero delizioso dove lo accolgono i sorrisi e gli abbracci di molti cittadine e cittadini di Rocca Priora.
Milco mi sorprendono davvero questi attestati di affetto nei tuoi confronti.
Si imbarazza un po’ (diventa rosso, non lo nascondo) ed allora vado giù dritto: ma chi te l’ha fatto fare a buttarti di nuovo in politica?
La militanza affonda agli anni della mia gioventù. Ho iniziato come attivista nei Verdi fino a giungere oggi ad Alleanza Verdi e Sinistra dove sono nell’esecutivo regionale di cui è portavoce Filiberto Zaratti, mio concittadino. Ho lavorato sin da subito nella politica nello staff di Filiberto quando divenne, sotto la presidenza Marrazzo, assessore regionale all’Ambiente.
Quindi ti sei fatto davvero le ossa sul campo?
Si! Anche perché sono un architetto e mi occupo di pianificazione ambientale e paesaggistica nello specifico della Pianificazione delle Aree protette ed in una regione con il 25% del territorio ricoperto da aree naturali il mio impegno, il mio lavoro diventa determinante nelle azioni di governo. Quando nella regione Lazio, sotto la presidenza di Nicola Zingaretti, si è notevolmente aumentato il numero dei piani delle aree protette il mio compito è stato quello di fare sintesi tra le necessità di salvaguardia ambientale e di salvaguardia delle richieste dei cittadini in ambito urbanistico. In questo modo siamo passati da 2 piani delle aree protette ad oltre 10.
Beh con questa tua risposta mi hai anticipato una delle domande che mi ero preparato prima di venire qui da te: come si può coniugare la salvaguardia ambientale con lo sviluppo economico ed abitativo della realtà di Rocca Priora?
Io ritengo che Rocca Priora debba diventare la città dell’ambiente e degli Sport: necessita di una sua identità. Mi spiego meglio: declinando le sue caratteristiche principali che sono appunto l’ambiente, la qualità della vita, la cultura e gli sport questo può diventare il volano per una rinascita dell’economia. Quello che critico maggiormente alla classe politica che ha guidato Rocca Priora negli ultimi anni è che non hanno mai cercato di dare una identità precisa al paese. Vedo scelte nei paesi vicini che hanno trovato un qualcosa di peculiare e riconducibile al loro territorio: magari puntando all’enogastronomia con prodotti tipici, vedi Ariccia e la porchetta, Frascati che ha la sua identità, oltre che con le ville ed il vino, con un dolce tipico la cosiddetta “pupa frascatana” con tre seni. Rocca Priora che potrebbe averne a decine di specifiche, ad oggi, non ha nulla che la caratterizzi e la identifichi.
Valorizzando l’ecoturismo ambientale ed il turismo sportivo si può crescere economicamente e socialmente. Ti faccio un esempio diretto: a Rocca Priora ci sono moltissimi sentieri ma non esiste una mappa che li divulghi e li faccia conoscere e, soprattutto, non vi è nessuna struttura recettiva tale da far rimanere in paese i fruitori di queste meraviglie che la natura ci offre.

Torniamo alla politica roccapriorese. Il 6 aprile scrivevi: “Ora è il tempo del coraggio e le cittadine e i cittadini hanno una grande opportunità: cambiare il volto di Rocca Priora e liberarsi di quella politica che non pensa al bene comune.” era il post per l’apertura dei Comitati Elettorali per Anna Gentili Sindaca. Cosa è successo dopo quel giorno?
Ti faccio una premessa; ho cercato di ricostruire una coalizione partendo da quella esperienza politica che ci aveva visto governare insieme. Come gruppo siamo rimasti sempre al fianco di Anna Gentili. Ma ad dato punto c’è stata una divergenza nei contenuti politici e delle persone che li dovessero incarnare, interpretare. Questi veti che poi hanno portato alla rottura probabilmente erano veti sui contenuti e, di conseguenza, non vi era più la coesione della base programmatica che poi dovrebbe portare al governo della città. Noi abbiamo una visione che resta la tutela del capitale naturale del nostro paese che è l’unico volano per la sua rinascita non ti nascondo (si sente comunque dal tono dimesso delle sue parole) che da parte mia e del mio gruppo c’è stata una profonda amarezza nel dover poi compiere questa scelta di rottura perché era ampia la possibilità di vincere e governare insieme.
Sempre sulla tua pagina facebook ho letto un pensiero: “Noi abbiamo rispetto per tutte e tutti coloro che non la pensano come noi ma non partecipiamo a liste che esprimono persone di destra”. Sei una persona estremamente liberale ed attenta alle diversità. Non pensi, concretamente, che questo possa allontanare da te possibili elettori che ti stimano anche se sono di pensiero politico diverso?
Ovviamente si! Ma vedi la lista che esprime come candidato sindaco Claudio Fatelli non ha una identità politica è un progetto che nasce esclusivamente per governare e la stessa lista di Anna Gentili sembra modellata sullo stesso progetto, un “surrogato”. Avere costruito una lista ecologista e progressista mantiene un’anima politica ben chiara e riconosciuta e di conseguenza, con il mio gruppo, non ce la siamo sentita di fare un, passami il termine, “patto con il diavolo”.
È un rischio che corro ma lo faccio sulla base di quella che è la mia coerenza politica che, da sempre, manifesto e tutelo. Resta sempre un fatto, comunque, ho una educazione che mi porta ad ascoltare comunque sempre tutte le persone che incontro e conosco e mi prendo l’impegno di risolvere le loro problematiche.
Ti faccio un esempio concreto: la valle Latina oggi è un luogo che manca di spazi di aggregazione e un luogo che va ricollegato al centro del paese; per il nostro gruppo inammissibile una coesione con chi, di quella località, non ha avuto mai un interesse di riportargli un livello di qualità della vita degno di tale nome.
Poi, tornando alla tua domanda, io declino tutto con quello che è il mio pensiero ecologista e progressista.

Ora nell’ascoltare la tua risposta, consentimelo, ho pensato che non ti riferissi espressamente alle “persone di destra” ma a quella ideologia che potrebbero incarnare. Mi sbaglio?
Hai centrato la questione; è questo il tema. Costruire una casa, una piazza, un parco non è né di destra né di sinistra è un qualcosa che va fatto fermo restando quella che è la mia vocazione ecologista e progressista. Te la faccio diretta: se la vuoi costruire la cuccia del cane, animale che io adoro, laddove non si può costruire … mi spiace ma non te la faccio costruire (sorride serio)
Ti faccio un’altra osservazione che in apparenza può sembrare slegata al discorso ma capirai al termine dove voglio arrivare; rincorrere sempre i finanziamenti per costruire un qualcosa da poter dire “l’abbiamo fatto” a nostro avviso rischia di diventare inutile e dannoso. Se io costruisco una scuola, ad esempio, e poi non ci sono servizi che la collegano, strutture che la raccordino, etc, non faccio un bene alla collettività. Manca la prospettiva politica e la politica stessa. È solo un correre dietro ai finanziamenti senza nessuna programmazione. Io ho un programma di governo che nasce proprio da una visione di città coniugata dentro il mio ambito politico ecologista e progressista. E qui ti anticipo io: se avessi la bacchetta magica …
E no … quella domanda spetta a me (stavolta sono io a sorridere)
Ho studiato pure io, mica solo tu! (aggiunge sorridendo assieme a me) Quindi se avessi la bacchetta magica vorrei attuare il mio programma nella mia interezza perché è una scommessa e perché Rocca Priora rinascerà da questo.
Però mi riprendo la bacchetta magica. Siamo qui al bar Baldina, tua nonna, poco fa ho conosciuto tua mamma ma dietro le mie spalle c’è la strada dove tanti anni fa nacque mio papà Franco, quindi ci troviamo entrambi, consentimelo, a casa. Ed alla tua famiglia, alla tua casa che cosa vorresti regalare?
Guarda dal punto di vista della famiglia sono molto riservato, sui miei social parlo davvero raramente dei miei cari. Se proprio debbo vorrei che mia figlia crescesse in un mondo con una qualità della vita veramente migliore di come l’abbiamo trovata noi.

“Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di come l’avete lasciato”, chiudo questa intervista pensando a questo pensiero di Robert Baden- Powell che altro non è che la chiusura della chiacchierata con Milco Rufini.
Una mattinata serena passata con lui con alle spalle un parte importante della mia vita, la casa dove nacque mio padre: emozione pura.
Un grazie davvero immenso a Milco ed a sua mamma per l’eccellente caffè.




Monte Porzio Catone, elezioni: Massimo Pulcini presenta la sua squadra

Non lo nascondo: per fare questo “mestiere” anche la fortuna ha la sua importanza.
Ed è fondamentale quando, un giorno, arrivi a Monte Porzio Catone, fai le tue commissioni e … poi incontri per strada Massimo Pulcini con una nutrita parte della sua squadra intenti a fare campagna elettorale.
Beh! Vi sareste fatti sfuggire l’occasione di un’ intervista corale? Io no.
Dopo qualche tentennamento e, visto il caldo e la stanchezza, ci mettiamo seduti in un bar e da li iniziamo la chiacchierata.
Oltre Massimo Pulcini sono con me al tavolo il “colonnello” Massimo Cosmelli, Roberto Primavera, Giordano Riccardi, Federico Rossetti e, dulcis in fundo, Francesca Valdambrini.
Sindaco, allora con chi inizio? Chi se la sente di rispondere alla prima domanda?
Io – dice con estrema serenità Massimo Cosmelli, il decano del gruppo, l’anima del Cuore di Monte Porzio Catone e proprio da qui nasce la prima domanda.
Su questo progetto ti sei speso in prima persona. Il grande lavoro che hai messo in campo, oltre quello di mettere a disposizione per la città un quantitativo considerevole di defibrillatori, è stata la capacità di organizzare una formazione continua di donne ed uomini: un progetto davvero esemplare. Che bilancio tracci da questa esperienza?
Proprio in questi giorni ci è arrivata la comunicazione che Monte Porzio Catone è uno dei comuni più cardioprotetti d’Italia. Non è di sicuro un punto di arrivo ma è la soddisfazione di poter avere contributo ad una maggiore sicurezza per i monteporziani e da medico non posso che esserne felice.
E ti dirò di più
(e lo dice con la voce strozzata dall’emozione): sapere che, negli ultimi tempi, ben due persone grazie proprio alla presenza dei defibrillatori ed alla prontezza di persone formate al loro utilizzo hanno potuto raccontare serenamente questa, passami il termine, “brutta avventura” riempie il cuore di estrema gioia.
Parlando con amici e conoscenti ho saputo che nei giorni bui del Covid la tua voce, la tua presenza è stata davvero fondamentale per uscire fuori da uno dei momenti più tristi del nostro paese. Che cosa ti resta di quei giorni?
(emozione traspare ancora di più dal suo viso) Mi sono sentito utile. Può sembrare banale come risposta ma ancora oggi il grazie delle persone riesce a darmi forza.
Per molti sei il vero motore di questa squadra: dove trovi l’energia per andare avanti?
(sorride) Sono arrivato 30 anni fa a Monte Porzio Catone, mi sono innamorato di questo luogo ed ho scelto di viverci.
Ed è proprio questo amore la benzina che alimenta ogni mia azione. Non lo nascondo
, aggiunge con un briciolo di commozione, è Monte Porzio Catone stessa che mi da la forza di andare avanti.
Francesca (Francesca Valdambrini nds) sei stata oggetto di una forte campagna denigratoria. Personalmente trovo le offese “ad personam” poco edificanti in un confronto politico. C’è qualcosa che vuoi dire a riguardo?
Ho evitato in ogni modo di alimentare le polemiche. Questi attacchi, questa cattiveria, permettimi di chiamarla così, non ha fatto altro che darmi una ulteriore spinta ad andare avanti. Pensavano di farmi del male ma gli attestati di stima che ho ricevuto in quei giorni sono stati la risposta più vera alle accuse che mi venivano rivolte.
Cinque anni al timone dell’assessorato alla Cultura ed allo Spettacolo. 5 anni, fatta eccezione per la parentesi Covid, in cui Monte Porzio Catone è balzato agli onori della cronaca: festa delle Orchidee, il Carnevale, la nascita del Museo del Vino. Dove vuoi arrivare?
A fare ancora di più, dice con estrema forza. Come diceva prima Massimo (Massimo Cosmelli n.d.s.) questi cinque anni non sono il punto di arrivo ma lo sprone a fare ancora di più e ancora meglio per la nostra città, per i nostri cittadini.
Federico (Federico Rossetti n.d.s.) sei uno dei “nuovi acquisti” di questa squadra. Un professionista affermato nel tuo settore. Ma nessuno ti ha detto: chi te l’ha fatto fare?
Beh in molti, non lo nascondo ma la risposta è semplice: la “colpa” (sorride) è di Massimo Pulcini.
Mi spiego meglio: la sua forza, la sua energia mi hanno convinto a rompere gli indugi e a mettermi a disposizione di una squadra consolidata che, seppure tra mille e mille difficoltà, è riuscita in cinque anni ad uscire da un dissesto economico e a mettere in atto un’opera di riqualificazione dell’intero territorio.
Che valore aggiunto pensi di portare con la tua esperienza professionale?
Guarda io semplicemente mi metto a disposizione della mia città. Sono un monteporziano doc e quindi sento nell’animo di poter dare il mio personale contributo nella città in cui sono nato e vivo da sempre.
Giordano (Giordano Riccardi, consigliere comunale uscente nds) mi è capitato qualche giorno fa di vedere il video nel quale presentavi la tua candidatura. Mi ha profondamente colpito l’uso della parola futuro. Cosa intendi con tale affermazione?
Sappiamo bene come ci sia una forte disaffezione alla politica e questo troppe volte è determinato da situazioni in cui gli esempi che la politica stessa offre di certo non sono positivi.
Io, come tutta la squadra, vogliamo essere figure che possano essere viste come uno sprone ad andare avanti. Ci siamo messi ogni giorno, in questi cinque anni, all’ascolto delle esigenze di tutti, senza preclusione alcuna. Poter esssere lo stimolo, nei confronti degli altri carica certo di responsabilità ma nel contempo responsabilizza tutti alla partecipazione al benessere del proprio Paese.

Quindi vuoi dirmi che futuro per te è ricreare una fiducia verso le Istituzioni?
Certo che si. Dare l’esempio, metterci la faccia, sporcarsi le mani ma, ti ripeto, avere il coraggio di ascoltare ma soprattutto avere il coraggio di affrontare le questioni con determinazione e sorriso, elementi questa, che fanno di certo la differenza.
Roberto (Roberto Primavera n.d.s.) sei l’assessore ai Lavori Pubblici. Mi spieghi come sei riuscito, in una situazione di dissesto finanziario, a mettere in cantiere così tante opere per la tua città?
Hai detto bene: abbiamo affrontato un dissesto finanziario e ne siamo usciti. Ed in più, con una sinergia con uffici, Regione, Città Metropolitana, siamo riusciti a calamitare un grande quantitativo di risorse tali da poter realizzare una serie. Non è stato facile ma ci siamo messi con la determinazione e la voglia di fare. Ma soprattutto, ci tengo a dire, che fino ad ora quello che abbiamo messo in opera proviene davvero in minima parte dal PNRR.
Se io ti dico Museo del Vino, che mi rispondi?
(c’è emozione sul suo viso) Bella domanda! Sai sono stato per anni nella Banda di Monte Porzio Catone e quello spazio lo usavamo come deposito per il materiale della Festa della Banda. Poi leggo di un bando per la valorizzazione dei Luoghi della Cultura. Tu che avresti fatto? Io mi sono messo subito al lavoro con gli uffici ed ho cercato di far nascere dentro una struttura di proprietà del Comune di Monte Porzio Catone quel Museo del Vino che oggi, lo dico senza fronzoli, è un Valore Aggiunto per la nostra città.
Vuoi sapere una cosa che non ho detto mai a nessuno fino ad oggi? Qualcuno diceva che c’erano ancora i binari della linea del treno. Ho scavato con le mie mani alla ricerca.

Un novello Indiana Jones monteporziano?
(arrossisce ma poi sorride) E si! Qualcuno mi aveva detto che c’erano ma non li abbiamo trovati però posso dirti che ci saranno altre sorprese. Vogliamo valorizzare ogni elemento di questo nostro piccolo ma importante luogo di Cultura.

il sindaco Massimo Pulcini nei giorni di Orchidee dal Mondo 2024

Sindaco, tocca a te, non mi scappare (e nel frattempo sorride e mi guarda attento)
Ti faccio una domanda diretta e so che mi risponderai, prima di tutto, con il Cuore.
Che sensazione hai provato una volta indossata la fascia tricolore dovendoti per questi cinque anni confrontarti con un Dissesto Finanziario?

(il sorriso diventa serio ma poi, senza esitazione mi risponde) Ho scoperto e vissuto sentimenti contrastanti: la paura ed il coraggio, la sofferenza e la determinazione.
Ma uno ha alimentato l’altro e mi hanno consentito di mantenere una lucidità perché il mio ruolo, il mio impegno non poteva e non doveva farsi “afferrare” da sgomento, paure, dubbi.

Hai avuto paura?
(risponde immediatamente, senza indugi) Sarei uno sciocco a dirti di no. Ma ho evitato di trasmetterla perché dovevo essere io il Primo a crederci, il Primo a lottare, il Primo a poter gioire quando questo brutto momento sarebbe passato e sapevo che sarebbe passato in fretta.
Ho qui un “pezzo” della mia squadra ed oggi, glielo dico negli occhi: sono stati loro a darmi questa forza, questa energia, questa voglia di non mollare nemmeno un millimetro.
(i suoi occhi si fanno lucidi e questo è il senso vero della sua risposta)
L’emozione, non lo nascondo, contagia pure me perchè immagino la difficoltà di sedere su di un ruolo di responsabilità e dover, ogni istante, essere l’animo che da coraggio, l’animo che, seppure spaventato, non può darlo a vedere.
Cosa insegna, Sindaco, tutto ciò?
Una domanda con la quale dovrò convivere fino al 10 giugno, giorno in cui ci sarà il risultato delle elezioni.
Ti anticipo io, lo sai che durante le interviste ho i “bottoni” del comando.
Siamo all’11 giugno e sei stato confermato. Cosa ti senti di dire ai tuoi concittadini?

Di sicuro grazie e che hanno compreso il valore e la forza delle nostre scelte.
Hanno avuto una presa di coscienza ed il risultato è il riconoscimento del nostro lavoro.

Francesca, colonnello, Roberto, Giordano, Federico, faccio a voi una domanda corale: mi risponde chi se la sente. Quale è il miglior pregio ed il peggior difetto di Massimo Pulcini?
C’è un attimo di esitazione, Massimo Pulcini sorride divertito (non se lo sarebbe mai aspettato).
Io – anche stavolta risponde per primo e con forza il colonnello Cosmelli – all’inizio perdeva con facilità le staffe. Ma considerato che ho qualche “capello bianco” in più di esperienza, da padre, ho cercato di fargli capire la necessità di vivere questa situazione in serenità. Massimo (Massimo Pulcini nds) è uomo sanguigno, vive ogni situazione nel profondo dell’animo e quindi era normale che il suo carattere potesse scontarsi con una quotidianità alta di responsabilità e di questioni da affrontare ma debbo dire che è stato davvero superlativo nell’accettare i miei consigli. Oggi comprende la necessità di “respirare” profondamente e lasciare correre affrontando i problemi con la testa … e non lo nascondo un’eccellente testa.
Il pregio è facile: ha tenuto unita la squadra. Non credo ci sia altro da aggiungere.

Stavolta lascio a casa la bacchetta magica perché “la magia” l’ho letta negli occhi di queste persone di fronte a me che sono riuscite a fare squadra. L’hanno fatta nelle difficoltà ed, a mio avviso, è stato il collante vero di questa gruppo; il desiderio l’hanno fatto avverare in questo quinquennio.
Un grazie davvero immenso a Massimo Pulcini ed a tutta la sua squadra per la disponibilità




Giornalisti come i narcotrafficanti: Massimo Giannini svegliato alle 4 di notte per notificargli una querela

Montano le polemiche politiche, dal vicepresidente di Azione, Enrico Costa, al leader di Avs, Nicola Fratoianni, che arriva a chiedere l’intervento del ministro dell’Interno Piantedosi, dopo che l’ex direttore della Stampa ed editorialista di Repubblica Massimo Giannini ha raccontato durante la puntata di ‘Otto e mezzo’ in onda ieri sera su La7 un episodio che lo riguardava, mentre in studio si discuteva delle polemiche sui tre giornalisti fermati a Roma dalla polizia mentre documentavano un blitz di ‘Ultima Generazione’. “Due mesi fa a Milano, reduce da una puntata di Fazio, nella quale avevo dato giudizi critici rispetto a questa maggioranza, sono andato a dormire in hotel – ha raccontato Giannini – e alle 4 di notte mi hanno svegliato 4 agenti di polizia per notificarmi una querela per diffamazione”.

“Alle 4 di notte”, ribadisce il giornalista che poi spiega di aver chiesto ai poliziotti il motivo dell’urgenza di questa notifica. “Si fa, è la prassi”, la risposta degli agenti. “Ma è la prassi quando dovete prendere un narcotrafficante, non quando dovete notificare una querela a un giornalista”, la replica di Giannini che poi si è detto convinto che non ci sia “alcun dubbio” che dietro c’è una regia politica: “Qualcuno ha dato ordine agli agenti di notificare una querela alle 4 di notte in albergo, così come avevano dato ordine alla Digos – ha aggiunto – di identificare il loggionista della Scala che aveva urlato ‘Viva l’Italia antifascista’, cosi’ come hanno dato ordine di prendere e chiudere in cella per un’ora tre giornalisti”. “Con tutto ciò che rappresenta il dissenso rispetto a questa maggioranza, a questa coalizione e al partito che guida il governo – ha concluso – si adotta il manganello, l’intimidazione”.

Cronisti fermati, Piantedosi: “Un equivoco”

E sulla vicenda dei tre giornalisti fermati a Roma durante una manifestazione di Ultima Generazione, interviene il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

“Come spiegato nei comunicati ufficiali della Questura di Roma e del Dipartimento della Pubblica sicurezza si è trattato probabilmente di un equivoco fondato sul fatto che legittimamente le persone che sono state fermate non hanno dichiarato subito le proprie generalità e pertanto la propria condizione di giornalista e altrettanto legittimamente sono state poi assoggettate a procedure di identificazione che hanno fatto un po’ rumore”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenuto al festival dell’Economia di Trento al tavolo “Criminalità, confisca, gestione e destinazione dei beni”, in merito ai tre cronisti fermati ieri a Roma dalla polizia prima di un’azione di Ultima Generazione a via Veneto.

“Talvolta può succedere pure che ci siano delle sbavature, non è stato in questo caso ma può succedere – ha spiegato il ministro Piantedosi – non faccio professione di perfezione dell’azione delle forze di polizia, mi dispiace quando viene ricondotta ad un clima generale presunto o dalle direttive perché questo va contro quella che è la professionalità intrinseca delle nostre forze di polizia che prescinde da qualsiasi direttiva politica”. “In Italia non si può dire che ci sia un limitazione del dissenso – ha concluso – e men che meno della libera manifestazione di quella che è una nobile professione come quella del giornalista”.